Comune di Parma
Spazi, modalità, strumenti e significati della partecipazione giovanile. Le 11 ipotesi della partecipazione giovanile.
giovanni campagnoli
3. Alla ricerca della partecipazione
I Ipotesi:
Oggi la partecipazione non è
un bisogno chiaramente
espresso dalla maggioranza
dei giovani (a differenza, ad
es., degli spazi, informazioni,
dell’orientamento, ecc.).
E’ più uno strumento per
rispondere alla ricerca di
identità.
4. La partecipazione giovanile
La partecipazione
però è il percorso
cardine della
democrazia!
E’ allora necessario e fondamentale sperimentare
nuove forme di partecipazione, educando alla
democrazia (attivando dei percorsi) nella Scuola e
nell’Extrascuola (le istituzioni devono prendersi la
funzione di educare alla partecipazione attiva).
5. II Ipotesi: Percorsi di partecipazione
È possibile progettare percorsi
di sviluppo della
partecipazione giovanile* da
parte delle Istituzioni che
possano facilitare i processi di
partecipazione dei giovani alla
vita pubblica, attraverso però
forme e modalità pensati ad
hoc.
* intesi come processi di apprendimento di abilità, competenze e
senso dell’agire partecipativo (la partecipazione non nasce
spontaneamente o per caso, ma è necessaria una intenzionalità).
6. Percorsi di partecipazione
Nel lavoro con i giovani non è
detto che tutte le proposte
debbano venire dal loro! Gli
adulti (gli operatori), i docenti,
hanno il dovere di fare proposte,
anche forti!
Tra cui quelle di promuovere
percorsi di partecipazione attiva
alla vita locale, di educazione
alla cittadinanza, alla legalità.
7. Percorsi di partecipazione
Si tratta di percorsi che più
difficilmente vengono proposti dai
giovani, ma non per questo bisogna
rinunciare a proporli!
Se no vi è il rischio di giovanilismi
facili “solo quello che vogliono i
giovani”…).
Se aggiungiamo poi l’attuale “crisi
dei ruoli di autorità” ed il fatto che i
media sono responsabili del 70% della
trasmissione dei valori ai giovani, si
rischia la “fine di proposte educative
forti”. Che invece piacciono ai giovani!
8. III Ipotesi: partecipazione giovanile oggi
Oggi partecipazione non è più
sinonimo di:
Rappresentanza: crisi delle forme
tradizionali e poco spazio ai
giovani all’interno di queste forme
Appartenenza: oggi più di tipo
user (e, forse, massmediatiche, es.
Nottibianche e Torino 2006)
Militanza: oggi più vicino al
protagonismo dei giovani, a forme
di espressione giovanile
Progetti con questi adolescenti
Bisogna trovare nuove forme e parole per la partecipazione giovanile!
9. IV ipotesi: la lavagna delle
nuove parole della
partecipazione giovanile
Partecipazione: far parte
e sentirsi parte (= star
bene, relazione!)
Assetti variabili
Pluriappartenenza
Gruppi e non gruppo
User partecipation
Protagonismo
Mediatore/
facilitatore
Organizzare/Fare
Coordinare
Vantaggio
Sussidiarietà orizzontale
Cittadinanza attiva giovanile
Carta Europea della
partecipazione dei giovani
alla vita locale
Entusiasmo,
freschezza,
energia,
spontaneità,
passione
Metodo aperto di coordinamento
Co-decisione
Informalità e Non formalità
Ascolto/comunicazione
Informazione/formazione
Partecipazione allargata (a
nuove forme d’impegno +
giovanili)
Capitale sociale
locale=>fiducia
10. La partecipazione attiva alla vita della città
Nei documenti europei il concetto
di partecipazione ha una
doppia dimensione:
1. quella del “prendere parte” (il
modo razionale legato al
campo del diritto-fondamento)
e
2. quella del “sentirsi parte”
(modalità più emotiva, legata
ai processi, alla comunità, a
varie forme di appartenenze
per la ricerca di un “bene
comune”, ma anche del
proprio star bene). Quindi
relazione di qualità con
adulto significativo (colorato)
Progetti con questi adolescenti
11. La partecipazione attiva alla vita della città
3. Non solo: perché la
partecipazione abbia un vero
senso, è indispensabile che i
giovani possano esercitare fin da
ora un’influenza sulle decisioni e
sulle attività, e non unicamente ad
uno stadio ulteriore della loro vita
(Carta…).
4. la partecipazione: “percorso
permanente” a cardine della
democrazia (Libro Bianco…,
Carta…). Progetti con questi adolescenti
12. V IPOTESI: la partecipazione “allargata”
La partecipazione va intesa in senso “allargato”,
intercettando le nuove e diverse forme e modalità
partecipative. E lavorando con “chi ci sta”, nel senso che
questi percorsi soprassiedono, soprattutto nella fase di avvio,
la questione delle rappresentanze giovanili.
13. Infatti la Carta europea di partecipazione dice che…
… le modalità di partecipazione alla vita della città sono:
• associazionismo giovanile (art. 53);
• il creare con le nuove tecnologie siti internet, il chattare, l’uso di
sms ed mms (art. 48);
• essere coinvolti in microprogetti/esperienze (art. 52).
• Ma anche il volontariato, la peer education, le leve civiche,
fare sport e/o musica, frequentare i centri di aggregazione
(oratori, centri sociali, Cag), le forme di espressione giovanile
(graffiti e stikers ad esempio), fare skate, scambi internazionali,
ma anche frequentare il gruppo informale di amici, il prendere
parte ad eventi o movimenti.
• Perché la partecipazione abbia un vero senso, è indispensabile
che i giovani possano esercitare fin da ora un’influenza sulle
decisioni che li riguardano e sulle attività, e non unicamente ad
uno stadio ulteriore della loro vita.
14. Altre sperimentazioni in termini di partecipazione
attiva partono dall’assunto che…
… i giovani stessi affermano che l’educazione alla “cittadinanza
attiva” avviene trasmettendo loro i valori dell’impegno e della
partecipazione, da parte di: a) docenti; b) genitori; c) adulti
significativi. E poi la Scuola e l’Università svolgono funzione di
“palestra di democrazia”. Di conseguenza le sperimentazioni:
• l’educazione civile a Scuola e Uni, peer education e information
• percorsi di formazione per “orientatori alla cittadinanza” rivolti agli
operatori che lavorano con i giovani e docenti;
• sostenendo il potenziale delle organizzazioni giovanili, dei gruppi
informali, dei Cag come “agenzie di educazione non formale alla
cittadinanza”;
• prevedere nuove forme di rappresentanza all’interno degli attuali
modelli di governance territoriale (es. Piani di zona della L. 328);
• esperienze di bilancio partecipato nell’ambito delle politiche giov.
15. Lavorare con “chi ci sta”
Significa estendere la proposta di
prendere parte ai percorsi di
partecipazione a tutti i giovani (o a
tutti quelli di un target preciso, es.
una Scuola).
Non ci si pone quindi la questione
della rappresentanza (es. si
inviterebbe il giovane dei partiti,
degli imprenditori, quello delle ass.
studentesche, ecc.).
Si invitano quindi tutti i giovani (ad es. di un Comune), magari con una “card”,
spedita a casa dall’Assessorato, per un primo appuntamento pubblico.
Si lavora dunque con “chi ci sta”, spesso anche in “assetti variabili”, cioè con
un gruppo fisso di ragazzi (“zoccolo duro”) guidati da un operatore (v. Ip VI).
È poi il gruppo a fare da “volano” per altri che scelgono un coinvolgimento più
“leggero”. In ogni caso poi le iniziative vengono proposte ad altri giovani (ed
alla comunità), per coinvolgerli, comunicando orizzontalmente tra loro,
entrando rapidamente in connessione.
16. VI IPOTESI: le “condizioni facilitanti”
Esistono delle condizioni facilitanti la partecipazione.
A partire dal prevedere un facilitatore/mediatore (operatore socio-culturale?) a
metà tra istituzioni e giovani, un “ponte” tra territori spesso separati, un
“garante” di questi percorsi, in grado di coordinarli, ascoltare e comprendere,
coinvolgere i giovani nelle decisioni che li riguardano (qui e ora! non là
domani…, la c.d. “co-decisione”), informarli e formali nel prendere e
nell’esercitare la parola (Carta di partecipazione (“Assistenza alle strutture di
partecipazione dei giovani”, art. 67-70).
Ma un operatore (adulto) che scommette anche sul loro bisogno di “fare”, di
essere visibili e ri-conoscibili dalla comunità.
Operatore garante per le istituzioni (con un mandato, es. educare alla
cittadinanza) e la comunità.
17. VII IPOTESI: Partecipazione è relazione!
Partecipazione è anche, e molto, relazione (conoscere altre persone” è tra le
motivazioni principali dei giovani per prendere parte a questi percorsi…). Si tratta di
una costruzione di legami sia tra giovani stessi, che con le istituzioni (il mondo
adulto). Quindi per sviluppare partecipazione attiva alla vita della città è necessario:
• promuovere interventi che siano catalizzatori di processi di partecipazione
giovanile, partendo anche dagli interessi dei giovani, proprio grazie ad un
soggetto “facilitatore”;
• garantire spazi per ritrovarsi e scambiarsi idee, dove il “clima” sia buono e con
una dimensione di svago e di piacere, in modo che emergano potenzialità, idee
e risorse di chi vi partecipa;
• occorrono “spazi” in cui rielaborare vissuti e sperimentare emozioni, luoghi in cui vi
sia comunicazione e ascolto, in cui si costruiscano con i giovani orizzonti culturali
e prospettive diverse rispetto a quelle che penetrano quotidianamente dai media
(luoghi invece di “non luoghi”);
• sviluppare un più alto grado di relazionalità, di intensità dei legami, di livello di
fiducia nella comunità (capitale sociale). Come?
18. 1. Attivando le esperienze ed i percorsi indicati dalla
Carta di partecipazione sul protagonismo sociale
dei ragazzi, si contrasta il rischio che le città siano
abitate da in-dividui, cioè soggetti che “non dividono”
il loro spazio sociale con altri, senza un’idea di società
in testa perché non l’hanno sperimentata da giovani.
2. Questi interventi possono diventare uno spazio
urbano laboratorio sociale e culturale dove i giovani
possono trovare stimoli e strumenti per inventare nuovi
mondi possibili, nuove “intra-prese”, contrastando la
tendenza delle città a diventare “non-luoghi”.
3. Lavorare con gruppi sociali di giovani in una città
non è una scelta “povera”, ma “potente”. Ogni gruppo
è organismo che conta e con cui la città deve fare i
conti, produce, ha possibilità e potere per produrre
cambiamento.
19. VIII Partecipazione come “strategia delle connessioni”
La partecipazione come moltiplicatore di
capitale sociale
I percorsi di partecipazione giovanile sono
processi nella comunità locale che partono dalle
relazioni e poi diventano reti sociali (orizzontali,
tipo sms, tra istituzioni, giovani, Scuola,
volontariato, spazi, Informagiovani, ecc.),
permettendo maggior conoscenza, quindi fiducia
e quindi capitale sociale. Generando anche
risorse, grazie ad un effetto moltiplicatore (che
non deve giustificare mai interventi “low cost” nel
lavoro con i giovani).
Significa avviare interventi per:
• aiutare la crescita sociale dei giovani nella
comunità
• produrre piccoli (ma importanti) “beni pubblici”,
riconosciuti e riconoscibili dalla comunità in cui si
possa scoprire la propria soggettività
• Aumentare il capitale sociale. Come?
20. La partecipazione come moltiplicatore di capitale sociale
Facendo e dando vita a microprogetti/microesperienze in cui
l’operatore “sta e produce” con i ragazzi (es. per l’organizzazione di
eventi, scambi europei, ecc.), volontariato, media (Carta di
partecipazione), o riflette e fa riflettere (es. i Tavoli, Consulte, Forum).
Ma anche continuando a “produrre azioni” insieme al “pensiero
sull’azione”, cioè prevedendo “tempi e luoghi” adeguati per riflettere e
valutare quanto progettato ed attuato. Così l’esperienza può divenire
apprendimento e sapere condiviso; ciò significa dare valore al lavoro
sociale.
21. Fare e pensare
Come trasformare le buone prassi in prassi? Perché si documenta così poco il
lavoro sociale? Perché non c’è abitudine a tutto ciò, a partire dal far emergere
le condizioni di replicabilità?
22. IX Ipotesi: luoghi e non-luoghi della partecipazione giovanile
Se un’effettiva partecipazione dei giovani produce “capitale sociale”, sono necessari
dei “luoghi” in cui ciò possa avvenire, in città però piene di “non-luoghi”. Spazi in cui
rielaborare vissuti e sperimentare emozioni, in cui vi sia comunicazione e ascolto, in
cui si costruiscano con i giovani orizzonti culturali e prospettive diverse rispetto a
quelle che penetrano quotidianamente dai media (luoghi invece di “non luoghi”).
Bisogna, dunque, andare ad intercettare quella domanda di impegno e di voglia di
sperimentare da parte dei giovani dando loro opportunità per produrre e poi proporre
ad altri giovani, per coinvolgerli, comunicando orizzontalmente tra loro, entrando
rapidamente in connessione, movendosi con rapidità. E poi tre attenzioni:
1. riconoscere i giovani nelle loro competenze, infondendo coraggio e fiducia;
2. la relazione deve essere il mezzo per crescere e progettare, “credendoci”;
3. introdurre le categorie della “contrattualità”, “responsabilità” e “reciprocità” con
un “adulto colorato”, credibile, autorevole agli occhi dei giovani (il c.d. “facilitatore”).
23. X Ipotesi: La non formalità (o l’informalità).
Il bisogno di spazi fisici di incontro,
sembra oscurare quello legato ai
luoghi di pensiero.
Oggi infatti Consulte e Forum sembrano
essere in difficoltà principalmente per
quattro fattori:
1. il voler replicare meccanismi di
partecipazione standard (es. voto e
rappresentanze formali) oggi già in
“carenza d’appeal” nei confronti dei
giovani,
2. tempi lunghi nell’attuazione delle
decisioni,
3. poca chiarezza dell’oggetto di lavoro,
4. difficoltà nel condurre questo tipo di
percorsi in modo attivo, realmente
partecipativo e coinvolgente e
propulsivo.
24. X Ipotesi: La non formalità (o l’informalità).
Consulte e Forum e vanno
riprogettati tenendo conto di quanto
già fin ora detto e quindi simili a
degli “Open Space” partecipativi,
Tavoli con giovani ed istituzioni (la
e al posto della o) insieme che,
collaborando, fanno formazione e
progettano, guidati ed organizzati
da un “facilitatore” o da un “Bureau”
o una “Segreteria Organizzativa”.
Un lavoro su più livelli: quello “per
e con” i giovani e quello che
prevede un incontro tra loro ed il
mondo adulto, oltre che un lavoro
più di riflessione/formazione con la
parte adulta della città, che si
interroga su come costruire
relazioni educative con i propri
giovani (figli).
25. XI L’ipotesi del binomio informazione/partecipazione
- Libro Bianco: “la partecipazione è
indissociabile dall’informazione dei giovani”.
- Nuova Carta europea di partecipazione:
“l’informazione è elemento chiave della
partecipazione e diritto d’accesso rispetto alle
possibilità offerte e su temi che riguardano i
giovani”.
- Nuova “Carta Europea dell’informazione”:
“l’informazione deve promuove la
partecipazione dei giovani come cittadini attivi
nella società” e “l’informazione è motore di
partecipazione e la partecipazione produce
informazione”… “Va data poi un’attenzione
privilegiata all’uso di nuovi media ed alle
tecnologie di informazione e comunicazione, per
rivolgersi ai giovani e sviluppandoli con loro”.