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FRANCO PESARESI
BLOG WELFARE 2018
Commenti sul welfare: tutti i post del blog
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.
31/12/2018
Tutti i post pubblicati nel 2018 sul blog di Franco Pesaresi dedicati agli accadimenti del welfare:
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1
INDICE
Pag.
1. Il welfare 2
2. L’assistenza – Italia 4
3. L’assistenza – Marche 16
4. La sanità – Italia 20
5. La sanità – Marche 32
6. Previdenza 40
7. Immigrazione – Italia 42
8. Housing sociale 44
2
IL WELFARE
AUMENTO DELL’IRES PER IL NON PROFIT: NON FINISCE QUI’
Il Governo con la legge di bilancio 2019 ha raddoppiato l’IRES (imposta sul reddito delle società)
per gli enti e le organizzazioni non profit che si occupano di assistenza e beneficienza, portandola
dal 12% al 24%. Il governo contava di incassare da questo aumento 118 milioni in più nel 2019
(158 in più nel 20120 e 158 nel 2021).
Risulta del tutto evidente che aumentare le tasse di questi organismi significa sottrarre 118 milioni a
chi ha bisogno, ai poveri, ai disabili e alle altre attività di solidarietà. Così come risulta del tutto
sbagliato colpire le organizzazioni benefiche senza scopo di lucro ed equipararle alle società
commerciali ed alle imprese.
Poi c’è stata la giusta rivolta del mondo del Terzo settore e delle forze sociali. La protesta è salita in
tutto il Paese e il Governo ha riconosciuto l’errore. A questo punto ci sono state dichiarazioni
concilianti o di sollievo dal mondo del terzo settore.
In realtà occorrerà vigilare perché il problema non è ancora risolto, perché:
1. Il governo e la maggioranza parlamentare per ora mantengono l’aumento dell’IRES che
verrà modificato con un atto successivo nel prossimo futuro;
2. In realtà il Presidente Conte, nella sua conferenza stampa di fine anno, non ha parlato di
eliminazione della maggiorazione dell’IRES ma ha testualmente detto che “Valuteremo
come ricalibrare la misura ascoltando le istanze del Terzo settore”. Per cui non ci sarà una
eliminazione dell’aumento dell’IRES ma una sua diversa articolazione;
3. L’operazione non è facile perché occorrerà nel contempo reperire i 118 milioni (o una parte
di essi) che servono per la copertura finanziaria della nuova operazione.
Tutti questi elementi mi portano a dire che quasi sicuramente non si tornerà all’IRES al 12% per
tutti gli organismi attualmente coinvolti. (29/12/2018).
3
QUELLO CHE SERVE PER IL WELFARE
La legge di bilancio che il governo sta preparando prevede provvedimenti di grande impatto per il
welfare. Infatti si prevede di spendere 7 miliardi per il contrasto della povertà con il reddito di
cittadinanza e 9 miliardi per la previdenza di cui 7 miliardi per la modifica della legge Fornero e 2
miliardi per la pensione di cittadinanza. Poco viene invece previsto per la sanità che sembrerebbe
crescere meno del Prodotto interno lordo (PIL) previsto.
Per un attimo voglio dimenticarmi del fatto che questi provvedimenti non hanno copertura
finanziaria con tutto quello che ne consegue per la finanza pubblica, per lo spread crescente e per i
rapporti con l’Unione Europea. Per un attimo voglio solo chiedermi se sono queste le priorità giuste
all’interno del sistema di welfare, ma solo in termini di spesa.
Ebbene, come è noto, l’Italia spende per il sistema pensionistico il 16,9% del PIL (dati Eurostat
riferiti al 2015). Più dell’Italia spende solo la Grecia (17,1% del PIL). La spesa italiana è di molto
superiore alla spesa media dei paesi dell’Unione europea che è del 12,5%. Una differenza di 4,4
punti percentuali che in termini di PIL è una cifra enorme (equivale a due terzi del fondo sanitario).
Con i provvedimenti annunciati dal governo la spesa previdenziale italiana supererà anche quella
greca e si avvicinerà al 17,5% del PIL. La più alta d’Europa.
Bassa invece rispetto ai paesi europei la spesa italiana per il contrasto della povertà, molto sotto la
media, anche se nel 2018 è aumentata sensibilmente. Per cui sarebbe giusto aumentarla soprattutto
in questo momento di crisi economica in cui la povertà continua a crescere ma qui il problema
semmai è quello di non buttare a mare il lavoro avviato con il Reddito di inclusione (REI).
Sensibilmente sotto la media europea è la spesa sanitaria al 6,7% mentre la spesa media europea è
all’8,2% ma la legge che si sta preparando non sembra tenerne conto.
Sotto la media europea le spese pubbliche per le politiche a sostegno delle famiglie e dei figli (Italia
1,7% del Pil contro la media europea del 2,4%) e a sostegno della disabilità e della non
autosufficienza (Italia 1,7% del Pil contro la media europea del 2,0%). L’Italia è uno dei pochi paesi
che non ha ancora approvato una riforma globale di sostegno per le persone non autosufficienti.
L’Italia non spende poco per il welfare. Spende il 30% circa del prodotto interno lordo rispetto ad
una media europea del 29%. Ma spende molto di più degli altri paesi per la previdenza e quindi tutti
gli altri settori del welfare soffrono di una spesa insufficiente. Il nostro sistema di welfare è
fortemente squilibrato ed in molti settori inefficace.
Purtroppo la manovra del governo peggiora la situazione andando ad aumentare ulteriormente la
spesa previdenziale.
Quali sono le priorità del welfare per l’Italia?
1. Sicuramente investire di più nel contrasto della povertà, dato che la popolazione in povertà
assoluta è in crescita da quando è iniziata la crisi economica;
2. Garantire al servizio sanitario nazionale le risorse aggiuntive almeno pari al tasso di crescita del
PIL;
3. Dare all’Italia finalmente una legge sulla non autosufficienza (come la Germania, Francia,
Spagna, ecc.) che provveda all’assistenza degli anziani che diventano non autosufficienti e dei
disabili;
4. Politiche di sostegno alla famiglie con figli, perché l’Italia è il paese che fa meno figli e questo
fenomeno, se non contrastato subito, porterà a dei sconvolgimenti sociali ed economici nel nostro
paese. (14/10/2018).
4
L’ASSISTENZA
ITALIA
POLITICHE DI CONTRASTO DELLA POVERTA’
ECCESSI DEL REDDITO DI CITTADINANZA: ANCHE CON 30.500 EURO
Il Governo ha sempre detto che potranno accedere al Reddito di cittadinanza le famiglie con un
ISEE di 9.360 euro. Come è noto l’ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) è un
indicatore che non evidenzia il reddito familiare disponibile perché oltre a questo tiene conto anche
del patrimonio posseduto, dell’affitto pagato, del numero dei membri della famiglia ecc.. Ma allora
a quale reddito familiare annuo corrisponde un ISEE di 9.360 euro?
Nel sito dell’INPS è presente un simulatore dell’ISEE per cui ognuno può calcolarlo
(https://servizi2.inps.it/servizi/Iseeriforma/FrmSimHome.aspx ). Con il simulatore ISEE dell’INPS
ho ipotizzato una famiglia di quattro persone (padre, madre e due figli minori) che abita in una casa
in affitto che costa 500 euro al mese e che ha un c/c/b di 3.000 euro. Ho verificato che una famiglia
come quella ipotizzata con un ISEE di 9.300 euro ha un reddito annuo di 30.500 euro. Per cui una
famiglia con un reddito annuo di 30.500 euro può accedere al reddito di cittadinanza!
Con questa soglia di accesso al Reddito di cittadinanza avremo una platea di beneficiari potenziali
straordinariamente ampia e non sostenibile dal punto di vista della spesa pubblica. Ben più ampia
delle famiglie in povertà assoluta e in povertà relativa. Ancora una volta c’è qualcosa che non
quadra nel progetto di Reddito di cittadinanza.
Tutto questo è confermato dall’ultimo rapporto nazionale sull’ISEE elaborato proprio quest’anno
dal Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali. Si legge nel rapporto che il 56% di tutte le
certificazioni ISEE rilasciate dall’INPS nel 2016 sono inferiori al valore di 9.000 euro.
Così non può funzionare! Se non si corregge la soglia di accesso il Reddito di cittadinanza produrrà
una quantità enorme di aspettative non soddisfatte o di spese non coperte. (18/12/2018)
5
REDDITO DI CITTADINANZA? MEGLIO DEL LAVORO
Da Il sole 24 ore del 30 novembre apprendo che una prima bozza del legge di 20 articoli sul Reddito di
cittadinanza sarebbe stato inviato al Ministero dell’Economia per una prima valutazione. Rimangono i 780
euro al mese a persona che aumentano di 300 euro al mese in caso di famiglia in affitto (o si riducono se la
casa è di proprietà di 300 euro). L’assegno cresce di uno 0,2 per ogni adulto oltre il primo e di 0,4 per ogni
minore. Per una coppia di disoccupati con due figli che sta in affitto il reddito di cittadinanza mensile sarebbe
di 1.560 euro netti (non sono previste trattenute). Non conviene lavorare o cercare lavoro.
Qualcuno a questo punto dirà che non possiamo fidarci dei giornali. Possiamo forse fidarci del Ministro Di
Maio e del sottosegretario Castelli che annunciano la stampa di 6 milioni di card per il Reddito di
cittadinanza anche se non è vero nulla? Per ora, meglio i grandi giornali. (1/12/2018).
6
SEMPRE MENO RISORSE PER IL REDDITO DI CITTADINANZA.
Finalmente conosciamo la legge di bilancio 2019.
Per il reddito di cittadinanza, per le pensioni di cittadinanza e per i Centri per l'impiego vengono stanziati 9
miliardi.
Di questi, un miliardo andrà ai Centri per l'Impiego. 2 miliardi dovrebbero andare alle pensioni di
cittadinanza e dunque 6 miliardi dovrebbero andare al reddito di cittadinanza.
Ma di questi 6 miliardi, solo 3,8 miliardi sono in più rispetto alla situazione attuale perchè gli altri 2,2
miliardi vengono presi dal Reddito di Inclusione che è attualmente attivo. Molto, molto, molto di meno delle
cifre annunciate in campagna elettorale (17 miliardi) e dopo.
Altro non c'è sulla Legge di Bilancio perchè la legge sul reddito di cittadinanza verrà presentata l'anno
prossimo. (30/10/2018)
7
NUOVO COLPO DI SCENA SUL REDDITO DI CITTADINANZA
Non parte più a gennaio, non parte più a marzo, parte ad aprile.
2. La gestione e la selezione dei beneficiari non viene più affidata ai centri per l’impiego ma all’INPS che
utilizzerà la stessa piattaforma oggi utilizzata per erogare il Reddito di inclusione (REI). Evidentemente
anche il Governo si è reso conto che il sistema non poteva fondarsi sulla rete dei Centri per l’impiego che
oggi vivono un momento di grande difficoltà organizzativa. Ma il governo continua a non puntare sui
comuni convinto – e qui dimostra di non conoscere la povertà – che questa dipenda solo ed esclusivamente
dal lavoro. La realtà è molto più complessa. Il REI era da buttare ma intanto il Governo decide di riutilizzare
la sua piattaforma usata appunto per l’erogazione del contributo attuale.
3. Non si dovrà più presentare la domanda ma ci penserà direttamente lo Stato ad identificare chi ne ha
diritto e a comunicarlo al beneficiario (circa 5 milioni di adulti e 1,5 milioni di pensionati). Di per sé
potrebbe sembrare una buona idea. E lo sarebbe se i nostri sistemi informativi fossero integrati ed
intercomunicanti. In realtà per sapere chi sono i beneficiari del Reddito di cittadinanza occorre incrociare
molti dati in possesso di enti diversi. Un lavoro che allo stato attuale appare improbabile. Di certo se il
governo riuscisse a FARE BENE una cosa di questo genere dovremmo fargli dei grandi complimenti.
4. Pare che con la card, oltre ai beni cosiddetti “immorali”, non si potranno comprare beni non prodotti
in Italia (così si legge nei giornali di oggi). Mi sembra un vincolo eccessivo. Già mi immagino le code alle
casse dei supermercati con i beneficiari del reddito di cittadinanza stigmatizzati e rimandati indietro perché
hanno comprato un prodotto che viene da un altro paese (una scatoletta di tonno, per esempio).
5. I centri per l’impiego si dovranno solo occupare di monitorare se i beneficiari accetteranno o meno le
tre proposte di lavoro obbligatorie, le 8 ore di volontariato nei comuni e i percorsi di formazione.
6. Questi continui mutamenti nella proposta di reddito di cittadinanza del Governo (prima ce ne sono
state molte altre sugli importi da erogare, sulla decorrenza, sulla durata del beneficio, ecc.) preoccupano
perché fanno capire che le idee non sono chiare e che si procede per ipotesi. (27/10/2018)
8
CRESCE IL REDDITO DI INCLUSIONE (REI)
A fine settembre erano 379.000 i nuclei familiari che beneficiavano del REI, pari a oltre un milione di
persone (fonte INPS).
La sorpresa è che gli extracomunitari rappresentano il 10% dei nuclei familiari.
L'importo medio mensile è di 305 euro che ovviamente varia in relazione alla dimensione della famiglia.
L'importo medio mensile per le famiglie monocomponenti è di 177 euro che arriva a 433 euro per le famiglie
con 6 e più componenti. C'è un'altra sorpresa nei dati. Il 62% delle famiglie beneficiarie è composta
solamente da 1 o 2 componenti.
C'è ancora molta strada da fare. Le famiglie raggiunte sono ancora poche e l'importo medio mensile
andrebbe aumentato ma sarebbe un grave errore buttare a mare il Reddito di inclusione per implementare un
sistema che gli assomiglia molto ma che si chiama in modo diverso. Non sarebbe meglio potenziare e
migliorare il REI che ha già dimostrato di funzionare e che è in grado di implementare subito le nuove
risorse stanziate dal Governo? (25/10/2018)
9
L'IMPORTO DEL REDDITO DI CITTADINANZA
E' stato da poco pubblicata la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2018.
138 pagine fitte in cui non si dice nulla sui costi delle singole operazioni che si vogliono approvare nel 2019.
Però si conferma che il reddito di cittadinanza sarà di 780 euro al mese per una persona. Il reddito di
cittadinanza va poi riparametrato in base al numero dei familiari.
SI TRATTA DEL SUSSIDIO CONTRO LA POVERTA' PIU' GENEROSO D'EUROPA. Di solito non si
superano i 500 euro. Per un confronto si veda la tabella quì sotto.
Per contro siamo al 4° posto tra i paesi più indebitati al mondo. Secondo alcuni giornali (del 29/9/2018) per
una famiglia di 4 persone il sussidio mensile sarebbe di 1.638 euro.
Con importi di questo tipo ci sono forti rischi che le famiglie beneficiarie non abbiano stimoli a ricercare un
lavoro.
Credo che sia molto giusto che lo Stato spenda di più di quanto spenda ora per il contrasto della povertà ma
questi numeri sono eccessivi e mancano di buon senso. (9/10/2018).
10
REDDITO DI CITTADINANZA E CENTRI PER L’IMPIEGO.
Il Contratto di governo del M5S/Lega prevede che al fine di consentire il reinserimento del cittadino nel
mondo del lavoro, l’erogazione del reddito di cittadinanza richiede al beneficiario di aderire alle offerte di
lavoro provenienti dai centri dell’impiego (massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni), con
decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta.
In realtà oggi le persone che vengono effettivamente avviate al lavoro dai Centri per l’impiego sono solo
34.000 l’anno. Non c’è la possibilità di fare tre proposte di lavoro ai milioni di persone (si parla di 6,5
milioni) che beneficeranno del Reddito di cittadinanza. Non c’è la possibilità neanche di fare una sola vera
proposta a tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza finché non crescerà la nostra economia.
Le assunzioni annue in realtà sono molte di più ma queste non passano per i Centri per l’impiego. E’ per
questo che è necessario dosare bene l’importo del reddito di cittadinanza per evitare che i disoccupati
smettano di ricercare un lavoro dato che, almeno per il medio periodo, non saranno purtroppo i Centri per
l’impiego a fornire le tre proposte di lavoro a qualche milione di disoccupati. L’ipotesi che abbiamo letto sui
giornali di assegnare un importo di 1.638 euro mensili ad una famiglia di 4 persone non va in direzione di
incentivare la ricerca di un lavoro. (9/10/2018).
11
Il Reddito di cittadinanza si avvicina sempre di più al Reddito di inclusione (REI)
Il Reddito di cittadinanza si avvicina sempre di più al Reddito di inclusione (REI), almeno da quel
che si legge nei giornali.
Per avere il reddito di cittadinanza bisognerà presentare l'ISEE proprio come il REI. Ma se occorre
presentare l'ISEE non si può definire Reddito di cittadinanza per il quale la teoria non prevede
condizioni di sorta. Il cosiddetto Reddito di cittadinanza non sarà più perpetuo ma verrà erogato per
un periodo di tempo proprio come il REI. Pare addirittura che verrà erogato anche agli stranieri
proprio come il REI ma non lo si dirà direttamente per non contrastare apertamente con il contratto
di governo. Si dirà più probabilmente che viene erogato ai cittadini che sono residenti in italia da
almeno 10 anni. Il reddito di cittadinanza sarà più generoso del REI ma questo non è male. il rischio
però è che sia troppo generoso e produca effetti distorsivi e sprechi risorse. Credo che sia troppo
erogare ad una famiglia di 5 persone 2.028 euro al mese, come si legge nei giornali. Le famiglie
saranno indotte a pensare che è meglio non lavorare e non cercarsi un lavoro. Quante famiglie oggi
hanno un reddito mensile più basso di questo? Tante. Bene più risorse per il contrasto della povertà
ma senza eccessi e sprechi. E soprattutto senza buttare a mare il lavoro che si sta facendo con il
REI. Quello che si risparmia si può investire nell'unica riforma che ancora manca all'Italia, quella
dell'assistenza alle persone non autosufficienti. (25/9/2018)
12
REDDITO DI CITTADINANZA, IN UNA MOZIONE PARLAMENTARE.
L’11 settembre la Camera dei Deputati ha approvato una mozione del M5S-Lega che impegna il Governo ad
istituire il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza.
Il reddito di cittadinanza, viene detto nella mozione 1-00018, deve essere erogato nella misura di 780 euro al
mese a tutti i cittadini italiani senza condizioni. Ma poi si dice che deve essere commisurato allo standard di
povertà relativa per cui i percettori non saranno tutti i cittadini italiani ma quelli che vivono in condizione di
povertà relativa che sono 9.368.000. Il prof. Baldini dell’università di Modena ha stimato che questo costi
24,5 miliardi all’anno (solo italiani). Il M5S ritiene invece che costerà 17 miliardi.
La stessa mozione impegna ad erogare la pensione di cittadinanza di 780 euro mensili a coloro che hanno
una pensione più bassa. Le pensioni sotto i 780 euro mensili sono 2.600.000. La stima del costo di tale
intervento è di circa 4,8 miliardi di euro all’anno.
Riflessioni:
1) Il costo di questi due interventi, nella migliore delle ipotesi, sarà di 22 miliardi di euro circa all’anno ma
potrebbe arrivare anche a 30 miliardi. Una cifra enorme che, è già stato detto dal Ministro dell’Economia,
non c’è, ma neanche lontanamente. Ovviamente questo la maggioranza lo sa benissimo. E allora quale è il
senso di questa proposta chiaramente impraticabile fatta dalla maggioranza di governo? Quella di poter dire
noi del M5S-Lega, stiamo rispettando i patti, volevamo farla approvare ma la colpa è del ministro tecnico
TRIA, che non ha trovato i soldi. Possibile che dopo tre mesi siamo ancora solo ed esclusivamente alla
propaganda?
2) Aiutare i poveri è un’ottima cosa. Raccontare frottole speculando sulla povertà è una cosa vile.
(13/9/2018)
13
CRESCE IL REI.
Il reddito di inclusione (REI), nel primo semestre 2018, ha assistito 310.902 famiglie raggiungendo
1.018.902 persone. Nel secondo semestre i beneficiari cresceranno ulteriormente perché sono
cambiati i criteri di accesso. Come è noto, il Reddito di inclusione è la misura di contrasto della
povertà che si compone di due parti:
1) un beneficio economico, erogato mensilmente (che in media è stato di 308 euro);
2)un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento
della condizione di povertà.
Il REI funziona. Non va cancellato, semmai va potenziato per allargarlo a tutte le famiglie povere. Il
Reddito di cittadinanza che il governo vuole istituire non deve cancellare una cosa che funziona ma
deve servire per potenziare e sviluppare quello che si è faticosamente costruito negli ultimi anni.
(28/7/2018)
14
POLITICHE FAMILIARI
Ripristinato il bonus bebé.
Il governo si era dimenticato di inserirlo nella legge di bilancio e così qualche giorno fa con un
mendamento è stato ripristinato per il 2019. I genitori dei bambini che nasceranno o che saranno
adottati nel 2019 riceveranno 80 euro al mese per un anno se hanno un ISEE inferiore a 25.000
euro.
Se invece l'ISEE è inferiore a 7.000 euro il contribito mensile raddoppia.
C'è inoltre un aumento del 20% in presenza di un secondo figlio. (29/11/2018).
NON C’E’ PIU’ IL BONUS BEBE’
La Legge di Bilancio 2019, in discussione in Parlamento, non prevede più il “bonus
bebè”.
Al Ministero per la Famiglia probabilmente questo aspetto era sfuggito. Adesso il
Ministro Fontana ha annunciato un apposito emendamento per rimediare. Occorrerà però
trovare ulteriori 200 milioni circa.
Come si ricorderà, la norma, introdotta con la legge di Bilancio del 2014, valeva per i
nati del triennio 2015-2017 e lo scorso anno era stato prorogato ai nati del 2018.
L'assegno era rimasto sempre a 960 euro l'anno (80 euro al mese) ma era stato ridotto
l'arco temporale al solo primo anno di vita del bambino. (12/11/2018)
15
POLITICHE PER LA NON AUTOSUFFICIENZA
IL DECRETO DIGNITA’ AUMENTA I COSTI DELLE BADANTI.
Il “Decreto dignità” prevede un aumento dei costi a carico delle famiglie per i contratti con le
assistenti familiari/badanti che garantiscono l’assistenza ai disabili e agli anziani non
autosufficienti. Il decreto prevede infatti, un contributo aggiuntivo dello 0,5% in occasione di
ciascun rinnovo del contratto a tempo determinato.
Il costo aggiuntivo sul contratto standard di una badante/assistente familiare assunta per 24 ore
settimanali è di circa 160 euro l’anno.
Si tratta esattamente del contrario di quanto affermato nel “contratto di governo” M5S-Lega che
invece prevede “provvedimenti volti ad agevolare le famiglie con anziani a carico, compresa
l’assistenza domiciliare anche tramite colf e badanti”
Nel lavoro domestico è difficile parlare di abuso dei contratti a termine che invece costituiscono la
norma per la specificità propria del settore. La norma rischia di far crescere ancora di più il lavoro
nero in un settore in larga parte già sommerso. E’ necessario che il Parlamento, in sede di
conversione in legge del decreto, provveda ad eliminare questo balzello che penalizza ulteriormente
quelle centinaia di migliaia di famiglie che si fanno carico con proprie risorse dell’assistenza dei
loro familiari. (21/7/2018)
16
L’ASSISTENZA
MARCHE
CHE TRISTEZZA!
Che tristezza!
Non ci sono solo i gendarmi francesi a deportare i migranti.
Cose simili accadono anche vicino a noi.
Qualche giorno fa un sindaco marchigiano stanco di vedere un disabile straniero senza famiglia
girovagare nel suo territorio ha caricato il disabile nella sua auto, ha fatto addirittura un centinaio di
chilometri ed ha abbandonato il disabile nel territorio del comune di Jesi .
Siamo ormai rassegnati a tutto.
A me è rimasta ancora un po' di indignazione. La metto quì.(18/10/2018)
TROPPO PRECARIATO NEI SERVIZI SOCIALI DELLE MARCHE
Nel 2014 i lavoratori precari degli Ambiti sociali territoriali delle Marche erano 151. Tre anni dopo, nel 2017,
erano 152. Nessun miglioramento.
Come è noto gli Ambiti territoriali sociali sono gli organismi che gestiscono e coordinano i servizi sociali di tutti i
comuni marchigiani. La regione affida loro competenze sempre crescenti eppure la quasi totalità degli Ambiti
sociali delle Marche si regge sul personale precario. Personale con una grande varietà di contratti. I bisogni sociali
della nostra società sono crescenti, la povertà aumenta eppure il sistema che dovrebbe farvi fronte si regge su una
organizzazione precaria.
Con la precarietà non si costruisce una società inclusiva e non si rafforza la coesione sociale. I comuni
marchigiani non fanno abbastanza in questa direzione, pur con alcune lodevoli eccezioni. La regione deve
occuparsi del rafforzamento delle politiche sociali che necessariamente passa per il rafforzamento degli ambiti
sociali e nella riduzione del precariato. (13/10/2018)
17
PIU’ ATTENZIONE AL SETTORE SOCIALE DELLE MARCHE
Dal 2015 la regione Marche non ha più finanziato il Fondo sociale di Ambito. Si trattava di un importo che
annualmente oscillava fra i 5 e i 10 milioni euro che andava a finanziare i 23 Ambiti territoriali sociali delle
Marche.
Con il Fondo indistinto di Ambito, tutti gli Ambiti sociali delle Marche finanziavano soprattutto le spese di
organizzazione dell’Ambito e gli interventi sociali di interesse generale per tutto il territorio dell’Ambito.
Senza il Fondo non ci sono le risorse per una struttura organizzativa adeguata, si favorisce una organizzazione
precaria e si obbliga il sistema ad ingegnarsi a reperire finanziamenti altrettanto temporanei e precari per
mantenere in piedi l’organizzazione del sistema.
In questi ultimi anni sono costantemente aumentate le competenze degli Ambiti territoriali sociali e nel contempo
sono scomparsi i finanziamenti atti a garantire la loro organizzazione. Le due cose sono in netta contraddizione.
Non si può pensare di assolvere efficacemente le tante attività sociali e le relative funzioni senza risorse. E questo
proprio oggi con necessità che la crisi economica ha reso sempre più impegnative e crescenti nei settori della
povertà, della disabilità, della vecchiaia e dei minori.
In questo quadro, nel territorio regionale, si sono mantenuti altissimi livelli di precariato. Il personale precario
degli Ambiti sociali delle Marche era costituito da 151 unità nel 2014. Tre anni dopo, nel 2017, erano 152. Questa
situazione si può migliorare solo dando finanziamenti certi e costanti agli Ambiti territoriali sociali.
La Regione Marche deve ripristinare il Fondo sociale indistinto di Ambito. Conosco le difficoltà finanziarie della
regione ma non servono risorse in più o risorse proprie. Il Fondo indistinto di Ambito può essere finanziato (come
nelle altre regioni) dal Fondo nazionale politiche sociali riducendo le risorse per gli altri settori del sociale. Non si
può pensare di dare attuazione alle diverse attività nei vari settori sociali se non c’è una organizzazione che se ne
occupa. Questa è la pre-condizione per la costruzione di un welfare che aiuti efficacemente le persone.
(10/10/2018).
18
Fondo di solidarieta’
. Un mese fa la Regione Marche ha approvato l’istituzione di un Fondo di solidarietà (DGR 1065/2018) di 2
milioni di euro per il settore dell’assistenza. Tanta era l’attesa. Purtroppo tanta è stata anche la delusione,
perché la delibera:
1) CONTRASTA CON LA LEGGE. Il Fondo è stato progettato con l’idea di sostenere gli enti locali che
sono chiamati a contribuire al pagamento delle rette di tutte le strutture per gli utenti parzialmente o
totalmente incapienti. Tutte le strutture vuol dire anziani, disabili, salute mentale, ecc.. L’art. 10 della LR
35/2016 che ha istituito il fondo è chiarissimo su questo. La proposta della Giunta regionale, invece, propone
di riservare il fondo solo alle strutture residenziali psichiatriche. La delibera, pertanto, contrasta con la legge
regionale.
2) E’ ETICAMENTE SBAGLIATA. La DGR 1065/2018 non bada al bisogno ma la selezione
dell’intervento avviene per categorie (una sola) di beneficiari. Pertanto è sbagliata dal punto di vista politico
ed etico stabilendo delle categorie di persone che hanno diritto ad un sostegno (soggetti psichatrici) ed altre
(anziani, disabili, ecc.) che non ne hanno diritto. Inoltre, La delibera stabilisce che gli utenti psichiatrici con
un ISEE inferiore a 2.850 sono esentati dal pagare la quota alberghiera. Occorre dire che in questo settore
quasi tutti gli utenti psichiatrici hanno un ISEE inferiore a 2.850 euro. Per cui di fatto sono tutti o quasi
esentati dal pagare la loro retta alberghiera. Sarebbe una bella notizia se non ci ponessimo la seguente
domanda: perché i soggetti psichiatrici sono esentati dal pagare la loro retta mentre i disabili e gli anziani
ospiti di strutture non lo sono? Come giustifica questa scelta la regione?
3) E’ INIQUA, perché non tiene conto dei redditi esenti (come l’indennità di accompagnamento o la
pensione di invalidità) degli utenti delle strutture psichiatriche. (3/9/2018)
19
POVERTA’.
E’ necessario che la Regione Marche adotti il Piano regionale per la lotta alla povertà come prevede la legge.
Da pochi giorni il Ministero ha erogato agli Ambiti sociali delle Marche le risorse per finanziare i servizi e il
personale per far funzionare il Reddito di inclusione (REI). Si tratta di 5.576.000 euro per tutte le Marche
messi a disposizione dalla legge sul REI.
Il Piano regionale serve a definire quali interventi e servizi sociali rafforzare per il contrasto della povertà.
Senza il Piano ogni territorio andrà per suo conto. Qualcuno non si muoverà.
Il Piemonte, l’Emilia Romagna, il Veneto e Il Molise hanno già approvato il Piano contro la povertà. E’
importante che lo approvi anche la regione Marche. (20/8/2018).
ANZIANI MARCHE.
Nei giorni scorsi la regione Marche ha approvato (DGR 1115/2018) il convenzionamento di 275 nuovi posti
di residenza protetta per anziani. Inoltre è stata autorizzata la trasformazione di 186 posti già convenzionati
in residenza protetta per demenza. L'atto è un po' squilibrato a favore delle province di Ascoli Piceno e
Fermo, tradizionalmente poco dotate di strutture. Si tratta comunque di un buon provvedimento, atteso da
tempo, che va incontro alle esigenze degli anziani e delle strutture residenziali per anziani. (13/8/2018).
20
LA SANITA’
ITALIA
DOPO LA POVERTA’ ABOLITO ANCHE IL TITOLO DI STUDIO
Nella legge di bilancio il M5S ha voluto inserire il comma 283bis che ha stabilito una deroga per
l'iscrizione agli ordini anche da parte dei professionisti sanitari senza titolo che svolgono o abbiano
svolto un’attività professionale in regime di lavoro dipendente o autonomo , nell'arco degli ultimi
10 anni, almeno per 36 mesi (anche non continuativi).
Sarà sufficiente avere questo requisito per continuare a svolgere la professione sanitaria
infermieristica, ostetrica, riabilitativa, tecnico-sanitaria o della prevenzione senza il possesso di un
titolo abilitante per l'iscrizione all'albo professionale previsto dal profilo della professione sanitaria
di riferimento, purché ci si iscriva, entro il 31 dicembre 2019, in appositi elenchi speciali ad
esaurimento.
Il sistema è stato costruito per imporre alle professioni sanitarie un percorso formativo di base e di
specializzazione, l’acquisizione di competenze e abilità, il superamento di esami e prove al fine di
garantire all’utenza competenza, sicurezza e qualità delle prestazioni.
Via tutto. Adesso non ci sono più distinzioni fra chi è in regola e chi non è in regola, fra chi ha il
titolo di studio e chi non lo ha. Si va veloci verso il medioevo. (23/12/2018)
21
UNA SI ED UNA NO
Il governo ha stabilito che quando una regione è in grave disavanzo finanziario i commissari ad acta che
dovranno provvedere al risanamento economico dei bilanci sanitari non potranno più essere i presidenti delle
giunte regionali.
Si tratta di una decisione che condivido. Era troppo stridente l’idea che il presidente di una giunta regionale,
che probabilmente aveva contribuito al disavanzo della propria regione, era poi lo stesso che come
commissario veniva incaricato del risanamento.
Nei giorni scorsi il Ministro alla salute Grillo ha nominato i commissari ad acta della regione Calabria e della
regione Molise. Si tratta rispettivamente del generale dei Carabinieri Saverio Cotticelli e del generale della
Guardia di finanza Angelo Giustini. Ambedue in pensione.
Non condivido questa decisione. Che idea della sanità c’è dietro la nomina di due generali a capo della
sanità di due regioni? (10/12/2018)
IL NUOVO SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE
Luca Coletto è il nuovo sottosegretario alla salute. Ha giurato ed ha subito dichiarato
che ha "un solo obbiettivo: dare una mano per garantire agli italiani e ai veneti una
sanità sempre migliore". Qualcuno gli spieghi che il Veneto sta in Italia. (7/12/2018).
22
IL SUPERTICKET RIMANE (ma non in Emilia Romagna)
Ormai è certo il superticket sanitario rimane. La legge di bilancio 2019 non lo cancellerà.
Le promesse del Ministro Grillo non sono state rispettate.
Si tratta, come è noto, di un ticket ulteriore di 10 euro, introdotto nel 2011, che si applica sulle
prestazioni diagnostiche e di specialistica ambulatoriale. Per abolire il superticket servono 414
milioni.
Peccato perché avrebbe ridotto i costi a carico dei cittadini, avrebbe ridotto il numero di coloro che
rinunciano alle prestazioni sanitarie a causa del loro costo ed avrebbe eliminato lo svantaggio del
pubblico nei confronti del settore privato. Infatti, il superticket fa sì che molte prestazioni di
laboratorio abbiano un ticket superiore al costo della prestazione. Per cui è conveniente rivolgersi
direttamente ai laboratori privati perché il prezzo che si paga è inferiore al ticket previsto.
Niente più superticket invece in Emilia Romagna, a partire dal primo gennaio 2019, per i nuclei
familiari con redditi fino a 100mila euro. E addio anche al ticket base da 23 euro sulle prime visite
specialistiche per le famiglie con almeno due figli a carico. Lo ha deciso la Giunta regionale.
Evidentemente si può fare. (15/12/2019).
L'ABOLIZIONE DEL SUPERTICKET
L'abolizione del superticket entra ed esce dalla manovra di governo. Si tratta, come è noto, di un
ticket ulteriore di 10 euro, introdotto nel 2011, che si applica sulle prestazioni diagnostiche e di
specialistica ambulatoriale.
Abolirlo sarebbe un'ottima decisione perchè:
1) riduce i costi di accesso alla sanità a carico dei cittadini e quindi riduce il numero di coloro che
rinunciano alle prestazioni santiarie a causa del loro costo;
2) aumenta l'equità del sistema sanitario perchè rende tutti i cittadini uguali . Oggi invece alcune
regioni, finanziandolo con risorse proprie, hanno già abolito il superticket;
3) elimina la sperequazione pubblico/privato. Oggi il superticket fa sì che molte prestazioni di
laboratorio abbiano un ticket superiore al costo della prestazione. Per cui è conveniente rivolgersi
direttamente ai laboratori privati perchè il prezzo che si paga è inferiore al ticket previsto.
Per abolire il superticket servono 414 milioni (non 800 come qualcuno ha detto) perchè la Corte dei
conti ha recentemente spiegato che questo è l'importo che le regioni attualmene incassano con il
superticket.
Se si è abolita la povertà non credo che sarà un grosso sforzo abolire anche il superticket.
(11/10/2018)
23
LA SANITA’ NELLA LEGGE DI BILANCIO 2019
Il fondo sanitario sale di un miliardo rispetto al 2018, lo stesso importo previsto nel
bilancio pluriennale dal governo precedente (da 113,4 a 114,4 miliardi). L’aumento è
dello 0,9%.
COSA C’E’ DI NUOVO? Ci sono 32,5 milioni in più per aumentare le borse di studio
per la medicina generale (+300) e le borse per le scuole di specializzazione (+900).
Vengono stanziati 50 milioni per realizzare le infrastrutture tecnologiche per la
prenotazione elettronica delle visite specialistiche. Aumentano di 2 miliardi i fondi
pluriennali per i programmi di edilizia sanitaria ma questo non avrà alcun impatto nel
2019. Questi provvedimenti sono utili al sistema sanitario e vanno valutati
positivamente.
COSA NON C’E’?
1) I soldi per i rinnovi contrattuali non ci sono. Dovranno essere le regioni a farsene
carico.
2) Non ci sono provvedimenti per modificare le attuali norme vincolanti sul turn over
del personale. Con l’approvazione della cosiddetta “Quota 100” il Servizio sanitario,
secondo le previsioni, perderà molto personale e la permanenza delle attuali norme non
ne permetterà la piena sostituzione.
3) Nel 2017 sono stati approvati i nuovi LEA ma non finanziati per cui restano al
palo. Il maggior costo non finanziato è di 800-1.600 milioni, secondo le diverse stime.
4) Purtroppo anche questo anno non è stata prevista l’eliminazione del superticket
(costo circa 414 milioni).
CHE COSA ACCADRA’? Il miliardo in più verrà utilizzato per il rinnovo dei contratti
ma così, di fatto, le risorse per il Servizio sanitario arretreranno rispetto al 2018 perché
intanto l’inflazione (1,6% circa) ha eroso il Fondo sanitario nazionale. Probabilmente ci
saranno problemi significativi nella sostituzione del personale che andrà prematuramente
in pensione e la legge fondamentale sui LEA e sui diritti dei cittadini rimarrà
parzialmente inapplicata.
Si tratta di criticità importanti. Nel complesso, pertanto, la manovra potrebbe
probabilmente portare ad un arretramento del servizio sanitario per cui il giudizio
complessivo deve essere negativo. Speriamo che in sede parlamentare la manovra venga
migliorata. (1/11/2018)
24
4° IN SANITA' MA PERCHE' SPENDIAMO POCO
E' stata pubblicata l’ultima classifica Bloomberg che calcola quali sono i sistemi sanitari più
efficienti al mondo analizzando il rapporto tra costi e aspettativa di vita. E il nostro Paese ci fa una
bella figura collocandosi al 4° posto guadagnando due posizioni rispetto all’anno precedente.
Al top Hong Kong. In Europa ci supera solo la Spagna. Francia al 13° posto. Male Regno Unito
(35° posto) e Germania (45° posto). Usa a fondo classifica al 54°.
Per inquadrare correttamente questo risultato e stemperare l’eccessivo entusiasmo è necessario
precisare che questo indicatore valuta l’efficienza dei sistemi sanitari mettendo in relazione
l’aspettativa di vita con la percentuale di PIL destinato alla sanità.
Considerato che l’elevata aspettativa di vita nel nostro Paese è dovuta soprattutto a motivazioni non
sanitarie (genetica, dieta mediterranea, clima, etc.), a parità di aspettativa di vita la scalata di questa
classifica va di pari passo con la riduzione delle risorse investite in sanità. E questo non è un dato
positivo. (11/10/2018)
L’Italia in classifica
Ogni anno escono delle classifiche internazionali che mettono a confronto i sistemi sanitari dei
diversi paesi. Il sistema di valutazione più completo è quello dell'OCSE (Vedi l'analisi di Gimbe).
Rispetto agli altri paesi i risultati sono molto buoni nella aspettativa di vita (4°), nel basso livello di
obesità negli adulti (4°), nella disponibilità delle tecnologie (4°) e - udite, udite - nei tempi di attesa
di alcune prestazioni sanitarie. Va male invece nella mortalità per tumore e per malattie
cerebrovascolari, nella spesa a carico delle famiglie (out of pocket), nei tassi di copertura di alcune
vaccinazioni e nella percentuale di adolescenti fumatori. Molto male (negli ultimi posti fra i paesi
sviluppati) il confronto con gli altri paesi per quel che riguarda il personale dipendente ed in
particolare la percentuale di medici ≥ 55 anni, il numero di laureati in scienze infermieristiche e il
rapporto medici/infermieri. C'E' ANCORA DA LAVORARE PER IL NOSTRO SISTEMA
SANITARIO. (18/9/2018)
25
QUANDO LA POLITICA PREVALE SULLA SCIENZA.
Il consigliere regionale della Lega Marco Maria Mariani durante una seduta in Regione Lombardia
ha tentato di spiegare da dove arrivi la legionella dopo i casi registrati in Brianza. Ha detto: "Perché
si chiama Legionella? Perché è la malattia dei legionari, che non hanno mai operato in Austria o in
Svezia o in Nord Tirolo, ma hanno operato dove ben sappiamo. Lungi da me fare illazioni… E'
meglio, per il bene di tutti, piantarla di vedere l’acqua o il fiume e le ricerche dovrebbero essere
estese a 365 gradi". Con questa frase il consigliere regionale lasciava intendere la necessità di
abbandonare le indagini sulle acque e di indirizzarle invece fra coloro che provengono dal nord
Africa. In realtà la legionellosi prende il nome da una epidemia che colpì l'American Legion, una
associazione di veterani statunitensi, nel 1976, durante un convegno a Philadelfia in un albergo, e
che causò 34 morti. (15/9/2018)
26
MORBILLO: SECONDI IN EUROPA
Casi di morbillo a Bari. Il contagio è partito da una bambina di 8 anni, figlia di una
coppia no-vax, trasmesso a suo fratello di 11 anni e ai due cuginetti di 2 e 16 anni, tutti
non vaccinati. Poi il contagio si è diffuso ad altri quattro. Tutti ricoverati in ospedale.
Perché c’è allarme? Perché il morbillo è pericoloso ed estremamente contagioso. Nel
2017 i casi di morbillo in Italia sono stati 5.000 mentre i morti sono stati 4.
Statisticamente si registra un decesso ogni 2.000-3.000 casi di morbillo. Nel 2018 si
sono già registrati altri 4 morti per morbillo. Sono tanti i casi registrati e
conseguentemente anche i morti. L’Italia è seconda in Europa, solo dopo la Romania,
per numero di casi registrati.
Perché accadono ancora questi casi di morbillo? Perché l’Italia ha visto ridursi
gradualmente la copertura vaccinale sotto il 95% che è la quota che garantisce
l’immunità di gruppo (o protezione di comunità) e cioè la copertura dal rischio di
diffusione della malattia. Occorre rammentare che in epoca pre-vaccinale i casi di
morbillo erano circa 74.000 l’anno.
Nel 2017, in Italia, la copertura vaccinale per il morbillo era del 91,7%. Solo la regione
Lazio garantiva l’immunità di gruppo con una copertura del 95,3% dei vaccinati in età
pediatrica. La copertura più bassa dei bambini si registrava invece nella provincia
autonoma di Bolzano con il 71,9% (sotto il 90% anche Abruzzo, Friuli VG, Marche,
Sicilia).
Fornisco questi dati perché è iniziata la discussione in commissione Sanità del Senato
del Disegno di Legge 770 della maggioranza lega-stellata sull’eliminazione dell’obbligo
vaccinale. Occorre ricordare che l’obbligo vaccinale approvato con la L. 119/2017 è
stato istituito non per motivi ideologici ma perché negli anni 2013-2015 si era registrata
una pericolosa riduzione del numero dei vaccinati in età pediatrica. Per rimanere al caso
del morbillo in quegli anni la copertura vaccinale è scesa all’85% eliminando così
l’immunità di gruppo ed esponendo la popolazione a rischi di epidemie che si sono
puntualmente verificate (per esempio in provincia di Catania nel 2017).
Le coperture vaccinali dopo l’approvazione dell’obbligo di legge sono in aumento per
cui l’obbligo si sta dimostrando un valido strumento per perseguire l’obiettivo
dell’immunità di gruppo. E allora perché rimuovere l’obbligo quando non abbiamo
ancora raggiunto la copertura che garantisce l’immunità di gruppo?
Inoltre, l’idea contenuta nel disegno di legge relativa alla possibilità di introdurre
l’obbligo vaccinale solo a livello di singole regioni o comuni qualora si riscontrino
delle situazioni di criticità rischierebbe di far arrivare l’intervento quando è troppo tardi
e non tutelerebbe la popolazione che è abituata a spostarsi e quindi sarebbe esposta ai
differenti gradi di copertura vaccinale delle diverse regioni. Superare le politiche
nazionali sui temi della vaccinazione non è ragionevole. (16/11/2018)
27
Nuova giravolta sui vaccini.
Stanotte le Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio della Camera hanno approvato
un emendamento del M5S-Lega al Milleproroghe che dà forza di legge alla circolare Grillo-Bussetti
sulle autocertificazioni per le iscrizioni a scuola. Basterà l’autocertificazione per essere ammessi a
scuola ma in questo caso i genitori dovranno produrre la documentazione comprovante
l’effettuazione delle vaccinazione obbligatorie entro il 10 marzo 2019.
Questi cambi di rotta continui causano una straordinaria confusione nei genitori e nelle scuole. Non
è chiara la logica di questo ennesimo provvedimento che sembra essere costruito per le situazioni di
emergenza (la documentazione effettiva deve comunque essere presentata entro 6 mesi) quando
l’emergenza non c’è più. Semmai c’è stata l’anno scorso. L’anno di prima applicazione della legge
Lorenzin. Che cosa accadrà adesso? Con l’autocertificazione, in tutte le regioni in cui non c'è
ancora l'anagrafe vaccinale, tutti i bambini entreranno a scuola ma poi che cosa accadrà a marzo se
qualche genitore non produrrà la documentazione effettiva sulle vaccinazioni, il bambino verrà
escluso da scuola o vi rimarrà? Vogliamo esporre questi bambini a questa situazione? Su questo
l’emendamento non dice nulla. E che cosa accadrà, in questo caso, a quei bambini che non si possono
vaccinare per motivi di salute e che contano sulla vaccinazione di tutti gli altri per preservare la loro salute?
(7/9/2018)
Vaccinazioni
Il M5S ha presentato alla Camera una proposta per cancellare l’emendamento sempre del M5S
votato al Senato che prevede di poter frequentare per quest’anno asili e scuole dell’infanzia anche
se non si consegna la documentazione vaccinale. E' una vittoria del buon senso e della scienza.
Avrebbe creato ulteriore caos in materia visto che la legge sarebbe stata approvata a scuola iniziata.
Adesso rimangono in vigore la legge Lorenzin e la circolare Grillo-Bussetti. Secondo la legge
Lorenzin i bimbi per poter accedere a nidi e scuole dell'infanzia devono portare la certificazione dei
vaccini fatti, mentre secondo la circolare ministeriale è sufficiente l'autocertificazione. Questo crea
una situazione di grande confusione all'avvio dell'anno scolastico. Tutto viene lasciato alla
interpretazione dei presidi che in maggioranza giustamente preferiscono rispettare la legge e non la
circolare (almeno dai primi dati). Ma è accettabile che un argomento così delicato per la salute della
collettività venga gestito in questo modo così dilettantesco e pericoloso? (5/9/2018)
28
Vaccini: la proposta del M5S
La proposta di legge M5S/Lega sui vaccini prevede che potrà scattare l’obbligo per una o più
vaccinazioni solo in caso di: 1) emergenze sanitarie/epidemie 2) significativi scostamenti dagli
obiettivi fissati tali da ingenerare il rischio di compromettere l’immunità di gruppo.
Nel primo caso, occorre rammentare che l’obbligo vaccinale serve a tenere alte le coperture per
evitare le epidemie; che senso ha attivare l’obbligo dopo lo scoppio di epidemie, dopo la produzione
dei danni che queste comportano?
Nel secondo caso, il Ministero approverebbe un Piano straordinario di intervento con il
coinvolgimento del territorio nazionale, regionale o locale ogni qualvolta si registrerebbero in quei
territori un andamento di ogni singolo vaccino al di sotto della soglia di sicurezza. Potrebbero anche
esserci interventi che coinvolgano singoli comuni per singoli vaccini. Un quadro arlecchinesco del
territorio.
Applicato alla situazione attuale, quali sarebbero gli effetti? Scatterebbe in quasi tutto il territorio
nazionale il Piano di intervento straordinario con l’obbligo di vaccinazione. Poi una volta raggiunto
l’obiettivo della soglia di sicurezza la vaccinazione tornerebbe ad essere raccomandata ma non
obbligatoria. Tempo pochissimi anni il livello delle vaccinazioni potrebbe tornare al di sotto delle
soglie di sicurezza ed allora scatterebbe di nuovo l’obbligo che stavolta coinvolgerebbe anche
coloro non avevano vaccinato i propri figli negli anni precedenti quando era facoltativo. Un
meccanismo complicato e contorto dalla efficacia altalenante di cui non si capisce l’utilità.
Il Ministro Grillo afferma che i no-vax sono il 2,8%. Non sarà mica per accontentare questo piccolo
gruppo? (11/8/2018).
Le vaccinazioni per il personale sanitario
Ieri, il ministro per la salute Grillo alla tv La 7 ha dichiarato: "Taverna, nel video circolato in questi
giorni, ha detto cose sacrosante." E GIA' QUESTO BASTEREBBE. Ma poi ha proseguito dicendo:
"Il personale sanitario si deve vaccinare."
Senonché meno di una settimana fa proprio il Governo Conte, alla presenza della ministra Grillo,
nel Consiglio dei ministri del 2 agosto ha deciso di bloccare ed impugnare la legge con la quale la
Puglia estendeva l'obbligo vaccinale agli operatori sanitari. C'E' QUALCOSA CHE NON
QUADRA. (10/8/2018)
29
Taverna
La vaccinazione secondo Paola Taverna (M5S) vice presidente del Senato : "Io quand’ero piccola,
che c’avevo poco a poco un cugino che c’aveva una malattia esantematica facevamo la processione
a casa di mi cugino, perché così la zia se sgrugnava tutti e sette i nipoti, così tutti e sette i nipoti
c’avevano la patologia e se l’erano levata dalle palle. Funzionava così la vita mia. Dopo
cinquant’anni mo’ abbiamo scoperto che se deve esse immuni da tutto e vabbè. Ma posso almeno
decidere io come lo posso immunizzà?". (8/8/2018)
Il consigliere regionale del M5S Barilari
Il consigliere regionale del M5S Barilari primo firmatario della proposta di legge regionale sui
vaccini che vorrebbe mettere in quarantena i bimbi vaccinati ha precisato il suo pensiero; "La
politica viene prima della scienza." NON C'E' PIU' NIENTE DA AGGIUNGERE! (6/8/2018).
Il ministro per la Salute Grillo
Il ministro per la Salute Grillo, dopo la decisione sul rinvio di un anno dell'obbligo vaccinale nelle
scuole per l'infanzia, ha scritto che "garantiremo a tutti i bambini immunodepressi, quelli che non
possono scegliere se vaccinarsi o meno, l'adeguata collocazione in classi in cui è assicurata la
copertura vaccinale". Ma questo è IMPOSSIBILE con l'attuale normativa dato che negli asili nido e
nelle scuole materne nessuno saprà chi si è vaccinato e chi no. E quindi non è possibile sapere se
nelle classi c'è l'adeguata copertura vaccinale. Gli emendamenti M5S/Lega prevedono infatti che la
presentazione del certificato con l'avvenuta vaccinazione o in sostituzione l'autocertificazione, non
saranno più richieste come requisito di accesso per le scuole d'infanzia se non a partire dall'anno
scolastico 2019-2020. L'Istituto superiore di Sanità ha detto che i bambini immunodepressi sono
10.000-15.000. E allora ci dica Signor Ministro, come riuscirà a garantire la salute dei bambini
immunodepressi? Tutti a casa?
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2259696337404692&id=494308557276821
(5/8/2018)
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Un emendamento di M5S e Lega
Un emendamento di M5S e Lega ha posticipato di un anno (si va al 2019/2020) l'entrata in vigore
dell’obbligo delle vaccinazioni per l'ammissione alle scuole dell'infanzia.
La senatrice Taverna (M5S) illustrando l’emendamento ha dichiarato che l’unico obiettivo “ è quello di
permettere ai genitori che hanno tutte le intenzioni di vaccinare i propri figli, di farlo in ambienti che siano in
grado di accogliere dei bambini. Oggi i centri vaccinali sono paragonabili a quelli dove si marchiano le
bestie!".
La presidente M5S della Commissione Affari Sociali alla Camera, Marialucia Lorefice ha poi precisato in
una dichiarazione che l’obiettivo è quello “di garantire a tutti i bambini l’accesso ad asili nido e scuole
materne, evitando il rischio di esclusione sociale.”
MA L’OBIETTIVO DELLA SALUTE, MAI?
Il raggiungimento di soglie di sicurezza è essenziale per tutti i bambini ma anche per garantire il diritto alla
educazione di migliaia di bambini immunodepressi per i quali la frequenza scolastica è impedita dal rischio
di contrarre infezioni, come il morbillo, che per loro può essere letale. (4/8/2018)
VACCINATI IN QUARANTENA.
I consiglieri regionali 5 Stelle della regione Lazio hanno presentato una Proposta di legge (pdl
n.52/2018) sui vaccini che prevede un periodo di quarantena di 4-6 settimane per i bambini
vaccinati “al fine di evitare contagi” (art. 11).
In questa pdl i rischi sono completamente capovolti: I BAMBINI VACCINATI DIVENTANO
PERICOLOSI E VANNO TENUTI LONTANO DA SCUOLA PERCHE’ POSSONO
CONTAGIARE QUELLI NON VACCINATI. E’ il punto più basso ed inverosimile mai toccato
nella discussione sui vaccini.
La cronaca di questi giorni ci dice anche che la pdl è stata scritta da un gruppo di lavoro da cui sono
stati tenuti rigorosamente fuori i medici. Solo associazioni.
La pdl sul sistema vaccinale prevede anche lo stop ad ogni obbligo, vaccinazioni personalizzate con
analisi pre-vaccinali, acquisto di vaccini in formato monocomponente.
Chi poi volesse davvero vaccinarsi dovrebbe essere sottoposto ad uno screening pre-vaccinale
completo che permetta la valutazione delle condizioni del soggetto interessato". Si parla di un
"completo e mirato protocollo di analisi" volto ad accertare:
a) predisposizione genetica alle reazioni autoimmuni e stato immunitario al momento della
valutazione pre-vaccinale;
b) analisi tossicologiche;
c) prima della vaccinazione, il Pediatra o il Medico di Medicina Generale dovrà raccogliere una
"dettagliata anamnesi dei genitori, dei parenti prossimi e del bambino stesso, considerando tutti i
fattori che influenzano la salute di quest'ultimo nella sua globalità ossia dati economici, nutrizionali,
tossicologici e psico-comportamentali dei componenti della sua famiglia". Prima di poter effettuare
una vaccinazione, il medico dovrà quindi produrre un'attenta analisi psico-socio-antropologica
allargata all'intero nucleo familiare, e questo per ogni minore.
La sintesi è: la vaccinazione non è obbligatoria ma se tu proprio vuoi vaccinarti, con questa legge,
te la rendo impossibile.
La pdl supera abbondantemente la mia fantasia. Di molto (31/7/2018)
31
PERLE SUI VACCINI.
L’assessore alla Salute della Liguria Sonia Viale ha annunciato di voler sospendere le sanzioni per i
non vaccinati. Ha dichiarato: “Ho coscienza che questa scelta non causerà un calo delle
vaccinazioni e, anzi, potremo avere colloqui con le famiglia più sereni”. Tra la tutela della salute e
la possibilità di avere colloqui più sereni con i no-vax l’assessore preferisce questo secondo
obiettivo!
In Liguria, per esempio, le coperture vaccinali per il morbillo a giugno erano al 93,6%, ancora al di
sotto della soglia di sicurezza minima del 95%.
La domanda è: che cosa succede se dall’obbligo vaccinale tolgo le sanzioni? Si va alla libertà di
vaccinarsi, in una regione che non ha ancora raggiunto le soglie minime di sicurezza. (30/7/2018).
32
LA SANITA’
MARCHE
OSPEDALI DELLE MARCHE: PICCOLA DELIBERA GRANDI CONTENUTI
La regione Marche qualche giorno fa ha approvato una delibera piccola piccola (DGR 1623/2018) di sole 3
righe ma assai ricca di contenuti.
Che cosa dice la delibera? Che l’Azienda ospedaliera Marche Nord (ospedali di Pesaro e Fano) “sarà da
considerarsi di II livello a seguito della realizzazione dell’Ospedale Unico”.
Che cosa vuol dire? Che quando sarà realizzato il nuovo ospedale di Pesaro/Fano questo non sarà più di
primo livello ma di secondo livello e cioè dovrà disporre anche del DEA di 2° livello, della cardiologia con
emodinamica interventistica h24, neurochirugia, cardiochirurgia e rianimazione cardiochirurgica, chirurgia
vascolare, chirurgia toracica, chirurgia maxillo-facciale, chirurgia plastica, endoscopia digestiva ad elevata
complessità, broncoscopia interventistica, radiologia interventistica, rianimazione pediatrica e neonatale,
medicina nucleare.
Il documento istruttorio contenuto all’interno della delibera che ha il compito di illustrare i contenuti
dell’atto firmato dal dirigente del Servizio Sanità della Regione è fuorviante perché afferma che con la
delibera l’Azienda ospedaliera Marche Nord in futuro “sarà da considerarsi DEA di II livello”. Non è così.
E’ molto, molto, molto di più.
Riflessioni e domande
Si può fare un atto del genere? Certo che si può fare. Il nodo non è questo.
La decisione potrebbe essere giusta o sbagliata. Quello che occorre sapere è quali sono le conseguenze di
questo atto nel resto della regione. L’attuazione di questo atto comporterà una forte concentrazione di risorse
verso l’azienda ospedaliera Marche Nord. Che cosa significherà per il resto del sistema ospedaliero delle
Marche? Ci saranno necessariamente delle conseguenze nel resto del sistema ospedaliero delle Marche che
bisognerebbe preventivamente conoscere.
Ma soprattutto, è corretto che nel mentre si sta preparando il Piano sanitario regionale la decisione più
importante e più condizionante del Piano sul fronte della riorganizzazione ospedaliera venga presa dalla
Giunta regionale senza alcuna discussione pubblica ed in sole tre righe? Non c’è una espropriazione della
funzione del piano sanitario regionale e del Consiglio regionale che deve approvarlo?
E poi ancora, perché viene presa oggi una decisione per un ospedale che ancora non c’è e che sarà realizzato
fra diversi anni, sicuramente oltre la vigenza del prossimo piano sanitario regionale? (13/12/2018)
33
RACCOMANDAZIONI MODERNE
Il Sindaco di Fabriano, nel Corriere Adriatico di domenica 18 novembre 2018, si
esprime sul nuovo primario di pronto soccorso di Fabriano che l’ASUR dovrà nominare
nei mesi prossimi.
Per la copertura di quel posto Il sindaco, secondo il Corriere Adriatico, dichiara
testualmente (virgolettato):”Non posso non farmi portavoce di un sentimento comune di
cittadini e operatori che vorrebbero venisse garantita la continuità all’interno del
reparto”, indicando in questo modo, sempre secondo il giornale un medico ben
individuato.
Per sostenere questa tesi il Sindaco di Fabriano chiede che, per la scelta del primario,
venga applicato il principio della continuità e della conoscenza della struttura del Pronto
soccorso. Le normative infatti – dichiara ancora il Sindaco secondo il Corriere Adriatico
– danno la possibilità di scegliere il primario dalla graduatoria scaturita dal concorso
anche in base alla conoscenza della struttura.
Inutile dire che non c’è traccia di tutto ciò nella normativa. La legge che disciplina le
procedure per la nomina dei primari, ovviamente, non cita affatto questo elemento
privilegiando invece gli aspetti della qualità delle candidature (non certo della
conoscenza della struttura).
L’articolo è di qualche giorno fa. Mi aspettavo molti commenti che invece non ci sono
stati. Eppure siamo di fronte ad una forma di raccomandazione di un politico verso
l’ASUR affinché nomini un primario preciso. Un’attività che in qualche caso ha
determinato anche sentenze di condanna per concussione del politico (si veda per questo
per esempio la sentenza n. 38617/2009 della Corte di cassazione).
In sanità non possono essere questi i principi da rispettare. Coloro che ci curano devono
essere i migliori disponibili. Questo è quello che serve per garantire la qualità
dell’assistenza dell’ospedale. Il Sindaco di Fabriano dovrebbe sapere che il suo compito
è quello di occuparsi della salute dei cittadini e non della nomina dei primari, peraltro
argomentando su norme che non esistono.
L’unica differenza del sindaco del M5S rispetto al malcostume delle raccomandazioni è
che in questo caso la raccomandazione è pubblica e viene fatta sul giornale. Questo fa
sorgere il dubbio se siamo di fronte all’arroganza del potere o
all’analfabetismo politico.
Inoltre va detto che il sindaco di Fabriano ha fatto davvero un brutto servizio al medico
che ha candidato per il posto di primario. Non conosco questo medico che sicuramene è
una persona stimata e quindi è un candidato legittimo. Ma con l’entrata in campo della
politica comunque vada rimarranno delle ombre. Se sarà nominato primario non pochi
penseranno che ha avuto l’incarico perché raccomandato dal sindaco. Se invece non lo
avrà altri penseranno che non lo ha avuto perché raccomandato dal sindaco del M5S.
Nessuno parlerà dei suoi meriti. E sarà un gran peccato. (22/11/2018)
34
Un accordo costoso fra regione e università
La regione Marche ha recentemente approvato il protocollo di intesa con l’Università
Politecnica delle Marche per definire i rapporti fra le aziende sanitarie delle Marche e la
Facoltà di Medicina e Chirurgia (DGR 1092/2018).
La cosa che colpisce di più dell’accordo è che la Regione Marche, per il triennio
2018/2020, assegna all’Università la somma di 6.300.000 euro per “la gestione dei corsi
di studio professionalizzanti di area sanitaria e dei corsi a ciclo unico”. In altre parole la
Regione finanzia presumibilmente l’attività didattica istituzionale della Facoltà di
Medicina e Chirurgia con il fondo sanitario regionale.
Naturalmente nel precedente protocollo di intesa Regione/Università non era previsto
alcun contributo della regione alla Facoltà di Medicina. Si vede che adesso la Regione se
lo può permettere.
Ma non basta. Il finanziamento della regione è al buio. La regione Marche,
infatti, finanzia dei corsi che non sono indicati in alcun modo nel protocollo di intesa.
Non viene indicato il tipo di corso né il numero dei corsi. Nulla.
Forse è opportuno che la Regione Marche integri il protocollo di intesa con la Facoltà di
Medicina specificando quali sono i corsi che intende finanziare così tutti potranno
comprendere che si tratta di un finanziamento congruo per una serie di nuovi corsi
universitari, attualmente non attivati, dedicati ai nostri giovani. (7/11/2018)
35
SARAI PRIMARIO. A PRESCINDERE
C’è un altro aspetto del recente protocollo di intesa fra Regione Marche e la Facoltà di
Medicina e Chirurgia (DGR 1092/2018) che suscita alcune perplessità.
L’art. 20 dell’accordo stabilisce che “ai professori universitari di prima fascia ai quali
non sia possibile attribuire un incarico di struttura complessa è affidato dal Direttore
Generale” dell’Azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti” di Torrette di Ancona “la
responsabilità e la gestione dei programmi inter e/o infradipartimentali finalizzati alla
integrazione delle attività assistenziali didattiche e di ricerca, tali incarichi sono
assimilati, a tutti gli effetti, agli incarichi di struttura complessa”.
Che cosa significa? Significa che se la Facoltà di Medicina dispone di professori di
prima fascia a cui non è possibile affidare la direzione di un reparto o di un servizio
dell’azienda ospedaliera di Torrette o di altre aziende sanitarie questo sarà comunque
personale che verrà “convenzionato” anche ai fini “assistenziali” e ad esso sarà
riconosciuto lo status giuridico ed economico del “primario” con le indennità anche
economiche che sono previste e che si aggiungono a quelle del professore di prima
fascia. Anche se il ruolo di primario non potrà esercitarlo. A questi professori verranno
affidati dei compiti di integrazione delle attività per un ruolo che ovviamente non può
essere apicale (non dirigendo nessun reparto ospedaliero) ma il protocollo di intesa
prevede lo stesso un trattamento economico da primario (indennità aggiuntive).
Non si fa un ragionamento sulle necessità assistenziali, si privilegiano le aspettative del
personale universitario a prescindere dalle necessità assistenziali dell’ospedale di
Torrette (e della altre aziende sanitarie).
Tutto questo accade dopo la recente riduzione del numero dei primariati ospedalieri che
è stata fatta anche nella regione Marche a seguito di norme nazionali.
Allora, nelle Marche, da una parte si riducono i primariati ospedalieri (soprattutto per
ridurre la spesa) e dall’altra si riconoscono nuovi trattamenti economici da primario a
docenti universitari laddove questo non è richiesto da nessuna necessità assistenziale.
Tutto questo rende la decisione della Regione Marche e della Facoltà di Medicina e
Chirurgia contraddittoria e non giustificata. (11/11/2018)
36
LA REGIONE, LA FACOLTA’ DI MEDICINA E LE LAUREE TRIENNALI
Ho qualche perplessità. Vediamole.
La Regione Marche, per il triennio 2018/2020, assegna all’Università la somma di
2.100.000 euro annui (DGR 1092/2018) per “la gestione dei corsi di studio
professionalizzanti di area sanitaria e dei corsi a ciclo unico” (Corsi di laurea per
infermieri, fisioterapisti, ecc.). Il primo elemento di perplessità è che la regione nella sua
deliberazione non indica quali sono i corsi finanziati. E questo non permette di valutare
la congruità dell’operazione.
In precedenza, la regione Marche finanziava la Facoltà di Medicina e Chirurgia con
1.400.000 euro annui (DGR 1197/2015) che garantiva 12 corsi per lauree triennali (per
infermieri, fisioterapisti, ostetriche, ecc.), 2 corsi per lauree specialistiche ed un master
per infermieri (totale 15). Il nuovo accordo regionale prevede dunque un aumento del
contributo regionale di 700.000 euro (+50%) ma non si citano i nuovi corsi da attivare.
Sarebbe utile sapere quali sono i nuovi corsi di laurea triennale che l’Università attiverà
viste anche le numerosissime domande di iscrizione che i giovani esprimono per le
professioni sanitarie. Oppure, se invece non ci sono nuovi corsi di laurea triennali che si
attiveranno, sarebbe utile sapere le motivazioni di un aumento così significativo del
contributo regionale. E questo è il secondo elemento di perplessità.
Il nuovo accordo Regione-Università non esplicita mai quali sono i corsi di laurea che
l’Università è tenuta a realizzare per il suo mandato istituzionale e quali sono invece le
attività in più che vengono richieste dalla regione e che giustificano il contributo
regionale. Viene messo tutto insieme. In questo quadro non si riesce a percepire bene
quale è il ruolo ed il contributo dell’Università, della Regione e delle Aziende sanitarie.
E questo è il terzo elemento di perplessità.
Il quarto ed ultimo elemento di perplessità deriva dalla frase dell’art. 23 del nuovo
protocollo di intesa Regione/Università 2018/2020 che recita: “Il personale
universitario delle professioni sanitarie inserito negli organici delle aziende” sanitarie
“è ad esaurimento”. Si tratta del personale che si occupa dei corsi per le professioni
sanitarie (Infermieri, terapisti, ecc.). Il passaggio non è del tutto chiaro e i commi
successivi non aiutano a comprenderne appieno il senso per cui in questo caso mi limito
a porre alcune domande. Vuol dire che l’Università, nel tempo, non metterà più il
proprio personale (direttori corso, tutor, ecc.) per i corsi e affiderà questo onere
organizzativo ed economico alle aziende sanitarie che ospiteranno i corsi? Ma se fosse
così, ma mi rifiuto di pensarlo, non significa venir meno ai propri compiti istituzionali?
(13/11/2018)
37
SERVE L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA
Tutte le regioni italiane hanno il loro assessore regionale alla sanità ed è normale che sia così.
Si tratta di gestire il servizio più importante per i cittadini ed i tre quarti del bilancio regionale.
La regione Marche invece preferisce avere un consigliere delegato. Può parlare, può ascoltare, può
tagliare nastri ma non va in Giunta a proporre i suoi atti. Mah! (16/10/2018)
ATTIVITA’ FISICA ADATTATA
Diverse regioni italiane (Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Puglia, Umbria, ecc) stanno
sviluppando l'ATTIVITA' FISICA ADATTATA (AFA). Che cosa è l'AFA? Sono programmi di
esercizio per persone anziane o con problemi cronici di salute, svolti in gruppo ed indirizzati alla
acquisizione di stili di vita attivi e alla prevenzione o mitigazione delle disabilità. La regione
Marche nel giugno del 2017 ha deciso di sperimentare l'AFA e di elaborare le linee guida sanitarie
per la sua organizzazione incaricando l'Area Vasta 2 di Ancona dell'ASUR. Da allora non è stato
fatto più nulla. Dovunque l'AFA ha dato buoni risultati nel migliorare la salute e nel prevenire le
malattie. Perchè l'ASUR non è interessata a sviluppare l'ATTIVITA' FISICA ADATTATA?
(28/8/2018)
VACCINI MARCHE.
Oggi il consiglio regionale delle Marche ha approvato l'obbligo vaccinale per l'accesso a settembre agli asili
nido, ai centri per l'infanzia e ai centri di aggregazione per bambini. Si tratta di un atto che tutela la salute di
tutti i bambini. Ottimo lavoro. (27/8/2018).
VACCINI MARCHE.
Mentre grande è la confusione in Italia circa gli adempimenti vaccinali per le scuole, nel Consiglio regionale
delle Marche è stata presentata una proposta di legge (PdL) che prevede l’obbligo vaccinale nelle strutture di
competenza regionale e cioè: asili nido, centri per l’infanzia, centri di aggregazione, ecc..
Si tratta di un’ottima proposta che tutela la salute e fa chiarezza per le famiglie anche se, a scanso di
equivoci, avrei chiarito con quale documentazione certificare l’avvenuta vaccinazione.
Adesso bisogna approvarla in fretta anche se l'importanza di chi ha firmato la PdL (Ceriscioli,
Mastrovincenzo, Minardi, Urbinati, Busilacchi) lascia ben sperare in questo senso.
Rimangono i problemi per le scuole. (21/8/2018)
38
APPROVATA LA LEGGE REGIONALE SUI DIRETTORI DI AREA VASTA ASUR MARCHE.
La legge approvata dal Consiglio regionale è stata riscritta quasi integralmente rispetto alla proposta della
giunta regionale.
La legge è migliorata molto anche se.....
Tornano i direttori di area vasta che saranno nominati dalla Giunta regionale che potranno essere scelti nel
rispetto delle norme nazionali sull'accesso alla dirigenza.
Poi ci sono i dettagli. La legge dopo aver fissato i requisiti generali per la nomina fissa una deroga. Si dice
infatti che: "L'esperienza dirigenziale quinquennale" (che viene richiesta a tutti gli altri) "non è richiesta per i
soggetti che hanno ricoperto incarichi , in enti del servizio sanitario nazionale, di direzione di area vasta o di
direzione amministrativa o di direzione sanitaria". La deroga appare immotivata. L'esperienza quinquennale
si chiede sempre. Perché è stata inserita? Se c'è un motivo lo vedremo nelle prossime nomine dei direttori di
area vasta. Ma a proposito di questo, come verranno scelti questi direttori? Su questo la legge non è
esaustiva. Si sono stabiliti i requisiti, ma ci si potrà candidare? Si farà un elenco dei candidati direttori di area
vasta scegliendo i migliori oppure la nomina avverrà senza alcun percorso pubblico e trasparente?
Rimane, infine, la norma che prevede il rimborso delle spese di viaggio per andare al lavoro dei dipendenti
dell'Agenzia sanitaria. Il rimborso vale per quei dipendenti che provengono da una azienda sanitaria. La
norma regionale è stata fatta perché il contratto di lavoro non prevede il pagamento delle spese di viaggio per
andare al lavoro quando la sede di lavoro è liberamente scelta dai dipendenti. Mantengo le mie perplessità su
questo aspetto. (2/8/2018)
DIRETTORI DI AREA VASTA ASUR MARCHE.
Lunedì 30 luglio verrà discussa dal consiglio regionale delle Marche la proposta di legge della Giunta
regionale sulle nuove procedure di nomina dei direttori di area vasta dell’ASUR.
Il nuovo testo innova rispetto al passato. Nel 2015, i direttori area vasta, in base alla normativa vigente, sono
stati nominati dalla Giunta regionale fra gli iscritti all’albo regionale dei direttori generali. Nel frattempo
l’albo regionale è stato abolito dal Decreto Legislativo 171/2016 e sostituito dall’elenco nazionale dei
direttori generali. Gli attuali direttori di area vasta si sono adeguati e si sono iscritti al nuovo elenco
nazionale ad esclusione di un direttore che non compare nell’elenco nazionale.
Nel testo che viene presentato in aula i direttori di area vasta sono identificati come “dirigenti di area vasta” e
sono nominati dal Direttore generale dell’ASUR ma non più fra gli iscritti ad elenchi che verificano
preventivamente il possesso di certi requisiti. Con il nuovo testo, i dirigenti di area vasta sono individuati tra
soggetti che hanno ricoperto incarichi, in enti del servizio sanitario nazionale, di direzione di area vasta, o di
direzione amministrativa o di direzione sanitaria o, per almeno un quinquennio, di direzione di struttura
complessa.
Ma se sono dirigenti, i criteri per l’accesso alla dirigenza, in assenza di elenchi o albi, non possono che
essere quelli stabiliti dalle leggi nazionali dato che la Costituzione affida allo Stato questa competenza.
Invece la legge regionale limita la possibilità di accedere a tali incarichi ai soli dipendenti del Servizio
sanitario nazionale quando la legge statale prevede che possano candidarsi agli incarichi dirigenziali anche
dipendenti di altre amministrazioni pubbliche ed anche del settore privato. Siamo dunque in presenza di un
profilo di incostituzionalità. Senza parlare della dequalificazione che sempre si ha quando si limita la
possibilità di avere il meglio ampliando le possibilità di scelta.
Il vantaggio della nuova norma è che tutti gli attuali direttori di area vasta, nel caso la Giunta regionale lo
voglia, potranno avere un nuovo incarico come Dirigenti di area vasta compreso chi, non essendo iscritto
nell’elenco nazionale, non avrebbe potuto ricevere l’incarico con la vecchia normativa.(28/7/2018).
39
SANITA’ MARCHE 2.
I direttori di area vasta dell’ASUR Marche stanno per scadere. Adesso non sono più identificati
come direttori generali ma sono classificati come dirigenti nominati dal Direttore generale
dell’ASUR. In previsione delle nuove nomine, la Giunta regionale ha presentato una proposta di
legge che stabilisce che possono essere selezionati solo fra i dirigenti del Servizio sanitario. Per la
verità, la norma per l’accesso alla dirigenza nel Servizio sanitario nazionale (art. 26 del D. LGS
165/2001) prevede che possano candidarsi agli incarichi dirigenziali anche dipendenti di altre
amministrazioni pubbliche ed anche del settore privato. (4/7/2018)
SANITA' MARCHE
Qualche giorno fa la Giunta regionale delle Marche ha presentato una proposta di legge che prevede
il rimborso delle spese di viaggio per andare al lavoro dei dipendenti dell'Agenzia sanitaria. Il
rimborso vale per quei dipendenti che provengono da una azienda sanitaria. C'è da chiedersi se sia
legittimo questo trattamento economico in presenza di una scelta volontaria dei dipendenti di andare
a lavorare all'Agenzia sanitaria delle Marche. Naturalmente la risposta la so.... (3/7/2018)
40
PREVIDENZA
PENSIONE DI CITTADINANZA CON IL TRUCCO?
Il contratto di governo M5S/Lega prevede di integrare la pensione affinché raggiunga i 780 euro al mese,
secondo i medesimi parametri previsti per il reddito di cittadinanza.
Le pensioni sotto i 780 euro mensili sono circa 2.600.000. La stima del costo di tale intervento è di circa 5
miliardi di euro all’anno. Ma il governo per ora ha reperito, in disavanzo, circa 2-2,5 miliardi. I soldi non
bastano ed allora emerge la stessa ipotesi che il governo sta studiando per il reddito di cittadinanza e cioè che
a chi ha una abitazione di proprietà verrà applicata una riduzione che oscilla da 280 a 380 euro mensili a
seconda della composizione del nucleo familiare.
In Italia gli anziani che possiedono una casa sono circa il 90%. Per cui se le norme rimarranno queste
l’integrazione piena della pensione fino a raggiungere i 780 euro riguarderà solo il 10% dei pensionati. Per il
resto dei pensionati che possiedono una casa e che sono il 90% applicando la riduzione minima di 280 euro
che la proprietà della casa comporta, il minimo pensionistico scende a 500 euro e quindi non beneficeranno
di alcun aumento. L’unica eccezione è costituita dai pensionati che beneficiano esclusivamente dell’assegno
sociale (perché non hanno versato contributi durante la loro vita) e che vedranno aumentare di 47 euro al
mese il loro assegno sociale. Ma si tratta di di circa 450.000 anziani (gli assegni sociali sono circa 875.000
ma la metà circa beneficia anche di un’altra pensione).
Per cui, se le regole saranno queste, potranno beneficiare della pensione di cittadinanza il 10% di coloro che
hanno pensioni più basse di 780 euro. Un altro 17% di pensionati sotto la soglia potranno beneficiare solo di
un piccolo aumento per arrivare a 500 euro (se non si tiene contro della tredicesima). Se questo sarà l’esito
finale, i 2 miliardi stanziati dal governo saranno sufficienti ma il risultato sarà lontanissimo da quanto
promesso in campagna elettorale e nel contratto di governo.
La grande maggioranza degli anziani con pensioni sotto i 780 euro non riceveranno alcun beneficio.
(7/10/2018)
PREVIDENZA 1.
M5S e Lega hanno presentato alla Camera il disegno di legge per il ricalcolo dei trattamenti
pensionistici superiori a 4.000 euro mensili il 6 agosto scorso. Ieri ed oggi sono usciti i primi
commenti critici. Quello che colpisce di più è la stroncatura di Alberto Brambilla, esperto di
previdenza e consigliere di Salvini per queste tematiche. Sono andato a vedere nel suo sito
("Itinerari previdenziali") ed ho trovato un documento di ben 37 pagine di critiche radicali del
disegno di legge. La prima domanda che mi pongo è: quale é la posizione della Lega, quella del
capogruppo che ha firmato il progetto di legge che ha scritto il M5S o quella dell'esperto di
Salvini?
Comunque voglio farmi una idea mia e sono andato nel sito della Camera per leggermi il Progetto
di legge ma non l'ho trovato. Non è ancora disponibile. Difficile il lavoro di un povero artigiano del
welfare come me. (29/8/2018)
41
PREVIDENZA 2.
Il disegno di legge (DDL 1071) per il ricalcolo dei trattamenti pensionistici superiori a 4.000 euro
mensili che M5S e Lega hanno presentato alla Camera è molto complesso. Dovrò ritornarci a
puntate. Che cosa ho capito?
1) Il DDL non colpisce come era stato annunciato le pensioni retributive cioè quelle non calcolate
sui contributi versati. Il DDL interviene indistintamente su tutte le pensioni di oltre 80.000 euro
annui senza distinzione fra pensione retributiva e pensione contributiva. E cioè non fa distinzioni fra
chi ha pagato i contributi e chi no. E questo è iniquo.
2) Il DDL è retroattivo. E questo lo rende a forte rischio di incostituzionalità. Anzi i tecnici dicono
che è quasi una certezza.
3) Il DDL prevede un taglio maggiore per quelle persone che sono andate in pensione prima degli
altri anche se questo era previsto dalla legge. E’ il caso per esempio delle donne che sono colpite di
più dai tagli perché, per legge, l’età del loro pensionamento, per molti anni, era anticipata rispetto a
quella degli uomini. E questo è iniquo.
4) Non rispetta il Contratto di governo che prevede il “taglio delle cd. pensioni d’oro (superiori ai
5.000 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati”. Questo apre un problema politico
significativo sul valore del “contratto di governo”.
Adesso immagino che seguiranno un sacco di commenti negativi se non insultanti sul fatto che
difendo i ricchi contro i poveri che non hanno i soldi per andare avanti ma la sostanza è che il DDL
è scritto male. Molto male. (30/8/2018)
PREVIDENZA 3.
Il Centro studi “Itinerari previdenziali” ha stimato in 330 milioni (al massimo) il risparmio che
deriverà dal disegno di legge (DDL) per il ricalcolo dei trattamenti pensionistici superiori a 4.000
euro mensili del M5S e Lega.
Lo stesso DDL prevede che i risparmi siano destinati ad aumenti riguardanti le pensioni minime e le
pensioni sociali. Le pensioni minime (ovvero quelle con integrazione al trattamento minimo) sono
1.661.121 mentre le pensioni sociali sono 861.811. La ripartizione dei risparmi permetterebbe di
aumentare di 10 euro al mese le citate pensioni. Meglio di niente ma nulla a che vedere con la
pensione di cittadinanza di 780 euro prevista dal “Contratto di governo” e spesso associata ai
risparmi provenienti dal Disegno di legge. Per comprendere la distanza fra dichiarazioni e realtà
occorre sapere che il valore medio della pensione minima è oggi di 493 euro al mese.
In conclusione dei miei tre post sull’argomento: il DDL è scritto molto male, ha seri profili di
incostituzionalità ed avrà un percorso parlamentare travagliato perché anche una parte della Lega è
perplessa. Verrà modificato e probabilmente approvato ma poi la Corte costituzionale dichiarerà
incostituzionale la legge e alla fine non se ne farà nulla. Ma tutto questo è irrilevante a fronte del
vero risultato politico che verrà perseguito con forza ed ottenuto. Per i prossimi mesi il Ministro del
lavoro potrà presentarsi come il paladino del popolo che toglie ai ricchi per dare ai poveri. E potrà
competere con il Ministro dell’Interno nella conquista del consenso. (31/8/2018).
42
IMMIGRAZIONE
ITALIA
LA STORIA DELLA CHIESA VENDUTA E COMPRATA DALLA REGIONE
Succede a Bergamo, qualche giorno fa.
L’azienda “Infrastrutture Lombarde” di proprietà della Regione Lombardia mette in vendita la cappella della
Chiesa dei frati Cappuccini. La cappella è di proprietà della Azienda Socio Sanitaria Territoriale
(ASST) di Bergamo. Una azienda sanitaria la cui proprietà è riconducibile alla regione.
La chiesa è occupata dal 2015 dalla comunità ortodossa romena che partecipa alla gara ma non vince.
Partecipa alla gara anche una Associazione mussulmana che presenta una offerta con un rialzo dell’8%
rispetto alla base d’asta. L’Associazione mussulmana partecipa alla gara per scavalcare la restrittiva legge
regionale lombarda che prevede che nuovi luoghi di culto possono essere costruiti solo se previsti dai piani
urbanistici. Il fatto che la cappella avesse fin dall’inizio una destinazione al culto elude questi vincoli.
Appena saputo l’esito della gara, il presidente della Giunta regionale lombarda ha dichiarato che pur di non
dare la chiesa ai mussulmani la regione eserciterà il diritto di prelazione ed acquisterà la cappella. Così una
cappella già di proprietà di una azienda sanitaria della regione, che viene venduta da una azienda di
proprietà della regione, viene ricomprata dalla Regione Lombardia. Siamo probabilmente di fronte ad
un caso straordinario ed unico.
D'altronde questo epilogo non deve stupire. Se si tratta una chiesa come una merce e la si mette all’asta
occorre sapere che può esser acquistata da chiunque.
La cosa certa è che la regione Lombardia non ha dato un buon contributo all’integrazione e alla coesione dei
cittadini. Quali sentimenti avranno i cittadini musulmani scippati, pur rispettando le regole, del loro diritto di
pregare in un luogo consono? Quali sentimenti avranno gli ortodossi romeni che si trovano a non avere più la
loro chiesa dove pregare?
Io credo che una società multietnica come la nostra per mantenersi coesa ed inclusiva abbia bisogno di +
SICUREZZA E + INTEGRAZIONE. Abbiamo bisogno di tutti e due gli elementi che sono inscindibili ed
interagiscono fra di loro. Se cresce l’integrazione cresce anche la sicurezza della società. Per contro, solo se
viviamo in una società che riteniamo sufficientemente sicura siamo disponibili ad una maggiore integrazione
con gli stranieri. Ostacolando il diritto alla libertà di religione la regione Lombardia ha ridotto l’integrazione
degli stranieri ed in questo modo ha ridotto anche il potenziale di sicurezza di quella società. Esattamente il
contrario di quello che occorrerebbe fare. (3/11/2018)
43
DECRETO SALVINI 1.
Sono tante le norme sul D. Lgs. sull'immigrazione e sicurezza del ministro Salvini, su cui tornerò. Cito
intanto un aspetto su cui, per ora, nessuno si è soffermato. Il Decreto ha infatti stabilito che il ministero nelle
gare d'appalto fino a 5.548.000 euro per la realizzazione o ristrutturazione dei centri di permanenza per il
rimpatrio - in deroga alle norme vigenti- può evitare di rispettare il codice degli Appalti e può evitare di
pubblicare il bando di gara. Può invece procedere invitando discrezionalmente cinque operatori economici, e
si aggiunge curiosamente "se sussistono in tale numero soggetti idonei". Sic!
Come se fosse una "garetta" da 10.000 euro.
Niente trasparenza e rispetto delle regole generali. il Ministero dell'Interno che chiede a tutti il rispetto delle
regole quando tratta di sè stesso si esenta dal rispettarle.(24/9/2018)
44
HOUSING
SOCIALE
LA CIRCOLARE SULLE OCCUPAZIONI ABUSIVE.
Il 1 settembre 2018 il Ministero dell’Interno ha diramato una circolare indirizzata ai Prefetti italiani sulle
occupazioni abusive di immobili.
Prima di occuparmene vorrei dichiarare la mia posizione. Io NON sto con le occupazioni abusive. Nella mia
esperienza lavorativa ho visto troppe volte l’occupazione di immobili da parte di alcuni poveri spregiudicati a
danno di altri poveri, spesso ancora più poveri e fragili e con qualche diritto in più di avere accesso ad un alloggio.
Questi ultimi, senza quelle occupazioni, spesso avrebbero avuto la possibilità di avere una abitazione. Inoltre, non
condivido le occupazione abusive perché uno dei miei valori guida è la legalità e non si può essere per la legalità a
giorni alterni a seconda dei soggetti che coinvolge.
Che cosa dice la circolare, nei suoi contenuti essenziali?
1) Degli sgomberi se ne occupano i Prefetti con l’ausilio della forza pubblica e devono farlo con maggior solerzia
e tempestività.
2) Prima di effettuare lo sgombero, è necessario che i servizi sociali dei comuni identifichino tutti gli occupanti
degli immobili, con particolare riguardo alla presenza di minori ed altre persone in condizioni di fragilità, al fine
di verificare le loro possibilità di autonomia. Mentre il punto 1) è già previsto dalla legge, questo secondo aspetto
non è previsto dalla legge. Il Ministero dell’Interno assegna delle funzioni alle assistenti sociali dei comuni ma
queste non dipendono dalle prefetture. Né sono tenute a dare attuazione alle circolari ministeriali dirette ai prefetti
italiani. Peraltro tutte le prefetture italiane sono dotate di assistenti sociali.
3) Una volta censiti gli occupanti la prefettura provvede comunque allo sgombero.
4) Se gli occupanti sono da ritenere in situazioni di fragilità (per esempio figli minorenni), il comune dovrà
trovare loro una sistemazione sufficiente ed adeguata. Per tutti gli altri occupanti che non si trovano in situazioni
di fragilità i comuni potranno approntare soluzioni “più generali di assistenza” come l’accoglienza in strutture
provvisorie di accoglienza.
In realtà, per problemi complessi come le occupazioni abusive non ci sono risposte semplici. Per avere la
collaborazione dei comuni per questi aspetti, il Governo avrebbe dovuto fare una legge o fare un accordo con i
comuni italiani (ANCI); non dare disposizioni a soggetti che non hanno alcun rapporto gerarchico con le
Prefetture. Possibile che il Ministero dell’Interno non sappia queste cose?
Se si vuole affrontare seriamente il problema occorre fare un Piano che veda collaborare insieme i vari soggetti
istituzionali (Ministero interno, Forze dell’Ordine, Comuni, Agenzie per la casa, ecc.), un quadro normativo
adeguato e delle risorse che rendano possibile lo sgombero e la tutela dei soggetti fragili. Con la circolare invece
si stabilisce la linea dura ma poi si scaricano sui comuni tutti gli oneri della sua applicazione. Facile fare così!
Inoltre la circolare quando sarà ben conosciuta potrebbe produrre ulteriori occupazioni. Infatti, chiunque abbia dei
figli minori potrebbe decidere di occupare abusivamente dato che, in base alla circolare, nella fase dello sgombero
avrebbe diritto ad una casa – a questo punto legittima – fornita dal comune. Alla faccia della giustizia e
dell’equità.
Una azione come quella della circolare così combinata sembra più un atto di propaganda dagli effetti
imprevedibili che un modo serio e concreto di affrontare un problema reale e grave.
Rimango una persona contraria alle occupazioni abusive ma non credo che la circolare del Ministero dell’Interno
sia la chiave per risolverle. Temo anzi gli effetti perversi. (14/10/2018).

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Blog welfare 2018

  • 1. FRANCO PESARESI BLOG WELFARE 2018 Commenti sul welfare: tutti i post del blog https://francopesaresi.blogspot.com/ . 31/12/2018 Tutti i post pubblicati nel 2018 sul blog di Franco Pesaresi dedicati agli accadimenti del welfare: https://francopesaresi.blogspot.com/
  • 2. 1 INDICE Pag. 1. Il welfare 2 2. L’assistenza – Italia 4 3. L’assistenza – Marche 16 4. La sanità – Italia 20 5. La sanità – Marche 32 6. Previdenza 40 7. Immigrazione – Italia 42 8. Housing sociale 44
  • 3. 2 IL WELFARE AUMENTO DELL’IRES PER IL NON PROFIT: NON FINISCE QUI’ Il Governo con la legge di bilancio 2019 ha raddoppiato l’IRES (imposta sul reddito delle società) per gli enti e le organizzazioni non profit che si occupano di assistenza e beneficienza, portandola dal 12% al 24%. Il governo contava di incassare da questo aumento 118 milioni in più nel 2019 (158 in più nel 20120 e 158 nel 2021). Risulta del tutto evidente che aumentare le tasse di questi organismi significa sottrarre 118 milioni a chi ha bisogno, ai poveri, ai disabili e alle altre attività di solidarietà. Così come risulta del tutto sbagliato colpire le organizzazioni benefiche senza scopo di lucro ed equipararle alle società commerciali ed alle imprese. Poi c’è stata la giusta rivolta del mondo del Terzo settore e delle forze sociali. La protesta è salita in tutto il Paese e il Governo ha riconosciuto l’errore. A questo punto ci sono state dichiarazioni concilianti o di sollievo dal mondo del terzo settore. In realtà occorrerà vigilare perché il problema non è ancora risolto, perché: 1. Il governo e la maggioranza parlamentare per ora mantengono l’aumento dell’IRES che verrà modificato con un atto successivo nel prossimo futuro; 2. In realtà il Presidente Conte, nella sua conferenza stampa di fine anno, non ha parlato di eliminazione della maggiorazione dell’IRES ma ha testualmente detto che “Valuteremo come ricalibrare la misura ascoltando le istanze del Terzo settore”. Per cui non ci sarà una eliminazione dell’aumento dell’IRES ma una sua diversa articolazione; 3. L’operazione non è facile perché occorrerà nel contempo reperire i 118 milioni (o una parte di essi) che servono per la copertura finanziaria della nuova operazione. Tutti questi elementi mi portano a dire che quasi sicuramente non si tornerà all’IRES al 12% per tutti gli organismi attualmente coinvolti. (29/12/2018).
  • 4. 3 QUELLO CHE SERVE PER IL WELFARE La legge di bilancio che il governo sta preparando prevede provvedimenti di grande impatto per il welfare. Infatti si prevede di spendere 7 miliardi per il contrasto della povertà con il reddito di cittadinanza e 9 miliardi per la previdenza di cui 7 miliardi per la modifica della legge Fornero e 2 miliardi per la pensione di cittadinanza. Poco viene invece previsto per la sanità che sembrerebbe crescere meno del Prodotto interno lordo (PIL) previsto. Per un attimo voglio dimenticarmi del fatto che questi provvedimenti non hanno copertura finanziaria con tutto quello che ne consegue per la finanza pubblica, per lo spread crescente e per i rapporti con l’Unione Europea. Per un attimo voglio solo chiedermi se sono queste le priorità giuste all’interno del sistema di welfare, ma solo in termini di spesa. Ebbene, come è noto, l’Italia spende per il sistema pensionistico il 16,9% del PIL (dati Eurostat riferiti al 2015). Più dell’Italia spende solo la Grecia (17,1% del PIL). La spesa italiana è di molto superiore alla spesa media dei paesi dell’Unione europea che è del 12,5%. Una differenza di 4,4 punti percentuali che in termini di PIL è una cifra enorme (equivale a due terzi del fondo sanitario). Con i provvedimenti annunciati dal governo la spesa previdenziale italiana supererà anche quella greca e si avvicinerà al 17,5% del PIL. La più alta d’Europa. Bassa invece rispetto ai paesi europei la spesa italiana per il contrasto della povertà, molto sotto la media, anche se nel 2018 è aumentata sensibilmente. Per cui sarebbe giusto aumentarla soprattutto in questo momento di crisi economica in cui la povertà continua a crescere ma qui il problema semmai è quello di non buttare a mare il lavoro avviato con il Reddito di inclusione (REI). Sensibilmente sotto la media europea è la spesa sanitaria al 6,7% mentre la spesa media europea è all’8,2% ma la legge che si sta preparando non sembra tenerne conto. Sotto la media europea le spese pubbliche per le politiche a sostegno delle famiglie e dei figli (Italia 1,7% del Pil contro la media europea del 2,4%) e a sostegno della disabilità e della non autosufficienza (Italia 1,7% del Pil contro la media europea del 2,0%). L’Italia è uno dei pochi paesi che non ha ancora approvato una riforma globale di sostegno per le persone non autosufficienti. L’Italia non spende poco per il welfare. Spende il 30% circa del prodotto interno lordo rispetto ad una media europea del 29%. Ma spende molto di più degli altri paesi per la previdenza e quindi tutti gli altri settori del welfare soffrono di una spesa insufficiente. Il nostro sistema di welfare è fortemente squilibrato ed in molti settori inefficace. Purtroppo la manovra del governo peggiora la situazione andando ad aumentare ulteriormente la spesa previdenziale. Quali sono le priorità del welfare per l’Italia? 1. Sicuramente investire di più nel contrasto della povertà, dato che la popolazione in povertà assoluta è in crescita da quando è iniziata la crisi economica; 2. Garantire al servizio sanitario nazionale le risorse aggiuntive almeno pari al tasso di crescita del PIL; 3. Dare all’Italia finalmente una legge sulla non autosufficienza (come la Germania, Francia, Spagna, ecc.) che provveda all’assistenza degli anziani che diventano non autosufficienti e dei disabili; 4. Politiche di sostegno alla famiglie con figli, perché l’Italia è il paese che fa meno figli e questo fenomeno, se non contrastato subito, porterà a dei sconvolgimenti sociali ed economici nel nostro paese. (14/10/2018).
  • 5. 4 L’ASSISTENZA ITALIA POLITICHE DI CONTRASTO DELLA POVERTA’ ECCESSI DEL REDDITO DI CITTADINANZA: ANCHE CON 30.500 EURO Il Governo ha sempre detto che potranno accedere al Reddito di cittadinanza le famiglie con un ISEE di 9.360 euro. Come è noto l’ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) è un indicatore che non evidenzia il reddito familiare disponibile perché oltre a questo tiene conto anche del patrimonio posseduto, dell’affitto pagato, del numero dei membri della famiglia ecc.. Ma allora a quale reddito familiare annuo corrisponde un ISEE di 9.360 euro? Nel sito dell’INPS è presente un simulatore dell’ISEE per cui ognuno può calcolarlo (https://servizi2.inps.it/servizi/Iseeriforma/FrmSimHome.aspx ). Con il simulatore ISEE dell’INPS ho ipotizzato una famiglia di quattro persone (padre, madre e due figli minori) che abita in una casa in affitto che costa 500 euro al mese e che ha un c/c/b di 3.000 euro. Ho verificato che una famiglia come quella ipotizzata con un ISEE di 9.300 euro ha un reddito annuo di 30.500 euro. Per cui una famiglia con un reddito annuo di 30.500 euro può accedere al reddito di cittadinanza! Con questa soglia di accesso al Reddito di cittadinanza avremo una platea di beneficiari potenziali straordinariamente ampia e non sostenibile dal punto di vista della spesa pubblica. Ben più ampia delle famiglie in povertà assoluta e in povertà relativa. Ancora una volta c’è qualcosa che non quadra nel progetto di Reddito di cittadinanza. Tutto questo è confermato dall’ultimo rapporto nazionale sull’ISEE elaborato proprio quest’anno dal Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali. Si legge nel rapporto che il 56% di tutte le certificazioni ISEE rilasciate dall’INPS nel 2016 sono inferiori al valore di 9.000 euro. Così non può funzionare! Se non si corregge la soglia di accesso il Reddito di cittadinanza produrrà una quantità enorme di aspettative non soddisfatte o di spese non coperte. (18/12/2018)
  • 6. 5 REDDITO DI CITTADINANZA? MEGLIO DEL LAVORO Da Il sole 24 ore del 30 novembre apprendo che una prima bozza del legge di 20 articoli sul Reddito di cittadinanza sarebbe stato inviato al Ministero dell’Economia per una prima valutazione. Rimangono i 780 euro al mese a persona che aumentano di 300 euro al mese in caso di famiglia in affitto (o si riducono se la casa è di proprietà di 300 euro). L’assegno cresce di uno 0,2 per ogni adulto oltre il primo e di 0,4 per ogni minore. Per una coppia di disoccupati con due figli che sta in affitto il reddito di cittadinanza mensile sarebbe di 1.560 euro netti (non sono previste trattenute). Non conviene lavorare o cercare lavoro. Qualcuno a questo punto dirà che non possiamo fidarci dei giornali. Possiamo forse fidarci del Ministro Di Maio e del sottosegretario Castelli che annunciano la stampa di 6 milioni di card per il Reddito di cittadinanza anche se non è vero nulla? Per ora, meglio i grandi giornali. (1/12/2018).
  • 7. 6 SEMPRE MENO RISORSE PER IL REDDITO DI CITTADINANZA. Finalmente conosciamo la legge di bilancio 2019. Per il reddito di cittadinanza, per le pensioni di cittadinanza e per i Centri per l'impiego vengono stanziati 9 miliardi. Di questi, un miliardo andrà ai Centri per l'Impiego. 2 miliardi dovrebbero andare alle pensioni di cittadinanza e dunque 6 miliardi dovrebbero andare al reddito di cittadinanza. Ma di questi 6 miliardi, solo 3,8 miliardi sono in più rispetto alla situazione attuale perchè gli altri 2,2 miliardi vengono presi dal Reddito di Inclusione che è attualmente attivo. Molto, molto, molto di meno delle cifre annunciate in campagna elettorale (17 miliardi) e dopo. Altro non c'è sulla Legge di Bilancio perchè la legge sul reddito di cittadinanza verrà presentata l'anno prossimo. (30/10/2018)
  • 8. 7 NUOVO COLPO DI SCENA SUL REDDITO DI CITTADINANZA Non parte più a gennaio, non parte più a marzo, parte ad aprile. 2. La gestione e la selezione dei beneficiari non viene più affidata ai centri per l’impiego ma all’INPS che utilizzerà la stessa piattaforma oggi utilizzata per erogare il Reddito di inclusione (REI). Evidentemente anche il Governo si è reso conto che il sistema non poteva fondarsi sulla rete dei Centri per l’impiego che oggi vivono un momento di grande difficoltà organizzativa. Ma il governo continua a non puntare sui comuni convinto – e qui dimostra di non conoscere la povertà – che questa dipenda solo ed esclusivamente dal lavoro. La realtà è molto più complessa. Il REI era da buttare ma intanto il Governo decide di riutilizzare la sua piattaforma usata appunto per l’erogazione del contributo attuale. 3. Non si dovrà più presentare la domanda ma ci penserà direttamente lo Stato ad identificare chi ne ha diritto e a comunicarlo al beneficiario (circa 5 milioni di adulti e 1,5 milioni di pensionati). Di per sé potrebbe sembrare una buona idea. E lo sarebbe se i nostri sistemi informativi fossero integrati ed intercomunicanti. In realtà per sapere chi sono i beneficiari del Reddito di cittadinanza occorre incrociare molti dati in possesso di enti diversi. Un lavoro che allo stato attuale appare improbabile. Di certo se il governo riuscisse a FARE BENE una cosa di questo genere dovremmo fargli dei grandi complimenti. 4. Pare che con la card, oltre ai beni cosiddetti “immorali”, non si potranno comprare beni non prodotti in Italia (così si legge nei giornali di oggi). Mi sembra un vincolo eccessivo. Già mi immagino le code alle casse dei supermercati con i beneficiari del reddito di cittadinanza stigmatizzati e rimandati indietro perché hanno comprato un prodotto che viene da un altro paese (una scatoletta di tonno, per esempio). 5. I centri per l’impiego si dovranno solo occupare di monitorare se i beneficiari accetteranno o meno le tre proposte di lavoro obbligatorie, le 8 ore di volontariato nei comuni e i percorsi di formazione. 6. Questi continui mutamenti nella proposta di reddito di cittadinanza del Governo (prima ce ne sono state molte altre sugli importi da erogare, sulla decorrenza, sulla durata del beneficio, ecc.) preoccupano perché fanno capire che le idee non sono chiare e che si procede per ipotesi. (27/10/2018)
  • 9. 8 CRESCE IL REDDITO DI INCLUSIONE (REI) A fine settembre erano 379.000 i nuclei familiari che beneficiavano del REI, pari a oltre un milione di persone (fonte INPS). La sorpresa è che gli extracomunitari rappresentano il 10% dei nuclei familiari. L'importo medio mensile è di 305 euro che ovviamente varia in relazione alla dimensione della famiglia. L'importo medio mensile per le famiglie monocomponenti è di 177 euro che arriva a 433 euro per le famiglie con 6 e più componenti. C'è un'altra sorpresa nei dati. Il 62% delle famiglie beneficiarie è composta solamente da 1 o 2 componenti. C'è ancora molta strada da fare. Le famiglie raggiunte sono ancora poche e l'importo medio mensile andrebbe aumentato ma sarebbe un grave errore buttare a mare il Reddito di inclusione per implementare un sistema che gli assomiglia molto ma che si chiama in modo diverso. Non sarebbe meglio potenziare e migliorare il REI che ha già dimostrato di funzionare e che è in grado di implementare subito le nuove risorse stanziate dal Governo? (25/10/2018)
  • 10. 9 L'IMPORTO DEL REDDITO DI CITTADINANZA E' stato da poco pubblicata la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2018. 138 pagine fitte in cui non si dice nulla sui costi delle singole operazioni che si vogliono approvare nel 2019. Però si conferma che il reddito di cittadinanza sarà di 780 euro al mese per una persona. Il reddito di cittadinanza va poi riparametrato in base al numero dei familiari. SI TRATTA DEL SUSSIDIO CONTRO LA POVERTA' PIU' GENEROSO D'EUROPA. Di solito non si superano i 500 euro. Per un confronto si veda la tabella quì sotto. Per contro siamo al 4° posto tra i paesi più indebitati al mondo. Secondo alcuni giornali (del 29/9/2018) per una famiglia di 4 persone il sussidio mensile sarebbe di 1.638 euro. Con importi di questo tipo ci sono forti rischi che le famiglie beneficiarie non abbiano stimoli a ricercare un lavoro. Credo che sia molto giusto che lo Stato spenda di più di quanto spenda ora per il contrasto della povertà ma questi numeri sono eccessivi e mancano di buon senso. (9/10/2018).
  • 11. 10 REDDITO DI CITTADINANZA E CENTRI PER L’IMPIEGO. Il Contratto di governo del M5S/Lega prevede che al fine di consentire il reinserimento del cittadino nel mondo del lavoro, l’erogazione del reddito di cittadinanza richiede al beneficiario di aderire alle offerte di lavoro provenienti dai centri dell’impiego (massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni), con decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta. In realtà oggi le persone che vengono effettivamente avviate al lavoro dai Centri per l’impiego sono solo 34.000 l’anno. Non c’è la possibilità di fare tre proposte di lavoro ai milioni di persone (si parla di 6,5 milioni) che beneficeranno del Reddito di cittadinanza. Non c’è la possibilità neanche di fare una sola vera proposta a tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza finché non crescerà la nostra economia. Le assunzioni annue in realtà sono molte di più ma queste non passano per i Centri per l’impiego. E’ per questo che è necessario dosare bene l’importo del reddito di cittadinanza per evitare che i disoccupati smettano di ricercare un lavoro dato che, almeno per il medio periodo, non saranno purtroppo i Centri per l’impiego a fornire le tre proposte di lavoro a qualche milione di disoccupati. L’ipotesi che abbiamo letto sui giornali di assegnare un importo di 1.638 euro mensili ad una famiglia di 4 persone non va in direzione di incentivare la ricerca di un lavoro. (9/10/2018).
  • 12. 11 Il Reddito di cittadinanza si avvicina sempre di più al Reddito di inclusione (REI) Il Reddito di cittadinanza si avvicina sempre di più al Reddito di inclusione (REI), almeno da quel che si legge nei giornali. Per avere il reddito di cittadinanza bisognerà presentare l'ISEE proprio come il REI. Ma se occorre presentare l'ISEE non si può definire Reddito di cittadinanza per il quale la teoria non prevede condizioni di sorta. Il cosiddetto Reddito di cittadinanza non sarà più perpetuo ma verrà erogato per un periodo di tempo proprio come il REI. Pare addirittura che verrà erogato anche agli stranieri proprio come il REI ma non lo si dirà direttamente per non contrastare apertamente con il contratto di governo. Si dirà più probabilmente che viene erogato ai cittadini che sono residenti in italia da almeno 10 anni. Il reddito di cittadinanza sarà più generoso del REI ma questo non è male. il rischio però è che sia troppo generoso e produca effetti distorsivi e sprechi risorse. Credo che sia troppo erogare ad una famiglia di 5 persone 2.028 euro al mese, come si legge nei giornali. Le famiglie saranno indotte a pensare che è meglio non lavorare e non cercarsi un lavoro. Quante famiglie oggi hanno un reddito mensile più basso di questo? Tante. Bene più risorse per il contrasto della povertà ma senza eccessi e sprechi. E soprattutto senza buttare a mare il lavoro che si sta facendo con il REI. Quello che si risparmia si può investire nell'unica riforma che ancora manca all'Italia, quella dell'assistenza alle persone non autosufficienti. (25/9/2018)
  • 13. 12 REDDITO DI CITTADINANZA, IN UNA MOZIONE PARLAMENTARE. L’11 settembre la Camera dei Deputati ha approvato una mozione del M5S-Lega che impegna il Governo ad istituire il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza, viene detto nella mozione 1-00018, deve essere erogato nella misura di 780 euro al mese a tutti i cittadini italiani senza condizioni. Ma poi si dice che deve essere commisurato allo standard di povertà relativa per cui i percettori non saranno tutti i cittadini italiani ma quelli che vivono in condizione di povertà relativa che sono 9.368.000. Il prof. Baldini dell’università di Modena ha stimato che questo costi 24,5 miliardi all’anno (solo italiani). Il M5S ritiene invece che costerà 17 miliardi. La stessa mozione impegna ad erogare la pensione di cittadinanza di 780 euro mensili a coloro che hanno una pensione più bassa. Le pensioni sotto i 780 euro mensili sono 2.600.000. La stima del costo di tale intervento è di circa 4,8 miliardi di euro all’anno. Riflessioni: 1) Il costo di questi due interventi, nella migliore delle ipotesi, sarà di 22 miliardi di euro circa all’anno ma potrebbe arrivare anche a 30 miliardi. Una cifra enorme che, è già stato detto dal Ministro dell’Economia, non c’è, ma neanche lontanamente. Ovviamente questo la maggioranza lo sa benissimo. E allora quale è il senso di questa proposta chiaramente impraticabile fatta dalla maggioranza di governo? Quella di poter dire noi del M5S-Lega, stiamo rispettando i patti, volevamo farla approvare ma la colpa è del ministro tecnico TRIA, che non ha trovato i soldi. Possibile che dopo tre mesi siamo ancora solo ed esclusivamente alla propaganda? 2) Aiutare i poveri è un’ottima cosa. Raccontare frottole speculando sulla povertà è una cosa vile. (13/9/2018)
  • 14. 13 CRESCE IL REI. Il reddito di inclusione (REI), nel primo semestre 2018, ha assistito 310.902 famiglie raggiungendo 1.018.902 persone. Nel secondo semestre i beneficiari cresceranno ulteriormente perché sono cambiati i criteri di accesso. Come è noto, il Reddito di inclusione è la misura di contrasto della povertà che si compone di due parti: 1) un beneficio economico, erogato mensilmente (che in media è stato di 308 euro); 2)un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà. Il REI funziona. Non va cancellato, semmai va potenziato per allargarlo a tutte le famiglie povere. Il Reddito di cittadinanza che il governo vuole istituire non deve cancellare una cosa che funziona ma deve servire per potenziare e sviluppare quello che si è faticosamente costruito negli ultimi anni. (28/7/2018)
  • 15. 14 POLITICHE FAMILIARI Ripristinato il bonus bebé. Il governo si era dimenticato di inserirlo nella legge di bilancio e così qualche giorno fa con un mendamento è stato ripristinato per il 2019. I genitori dei bambini che nasceranno o che saranno adottati nel 2019 riceveranno 80 euro al mese per un anno se hanno un ISEE inferiore a 25.000 euro. Se invece l'ISEE è inferiore a 7.000 euro il contribito mensile raddoppia. C'è inoltre un aumento del 20% in presenza di un secondo figlio. (29/11/2018). NON C’E’ PIU’ IL BONUS BEBE’ La Legge di Bilancio 2019, in discussione in Parlamento, non prevede più il “bonus bebè”. Al Ministero per la Famiglia probabilmente questo aspetto era sfuggito. Adesso il Ministro Fontana ha annunciato un apposito emendamento per rimediare. Occorrerà però trovare ulteriori 200 milioni circa. Come si ricorderà, la norma, introdotta con la legge di Bilancio del 2014, valeva per i nati del triennio 2015-2017 e lo scorso anno era stato prorogato ai nati del 2018. L'assegno era rimasto sempre a 960 euro l'anno (80 euro al mese) ma era stato ridotto l'arco temporale al solo primo anno di vita del bambino. (12/11/2018)
  • 16. 15 POLITICHE PER LA NON AUTOSUFFICIENZA IL DECRETO DIGNITA’ AUMENTA I COSTI DELLE BADANTI. Il “Decreto dignità” prevede un aumento dei costi a carico delle famiglie per i contratti con le assistenti familiari/badanti che garantiscono l’assistenza ai disabili e agli anziani non autosufficienti. Il decreto prevede infatti, un contributo aggiuntivo dello 0,5% in occasione di ciascun rinnovo del contratto a tempo determinato. Il costo aggiuntivo sul contratto standard di una badante/assistente familiare assunta per 24 ore settimanali è di circa 160 euro l’anno. Si tratta esattamente del contrario di quanto affermato nel “contratto di governo” M5S-Lega che invece prevede “provvedimenti volti ad agevolare le famiglie con anziani a carico, compresa l’assistenza domiciliare anche tramite colf e badanti” Nel lavoro domestico è difficile parlare di abuso dei contratti a termine che invece costituiscono la norma per la specificità propria del settore. La norma rischia di far crescere ancora di più il lavoro nero in un settore in larga parte già sommerso. E’ necessario che il Parlamento, in sede di conversione in legge del decreto, provveda ad eliminare questo balzello che penalizza ulteriormente quelle centinaia di migliaia di famiglie che si fanno carico con proprie risorse dell’assistenza dei loro familiari. (21/7/2018)
  • 17. 16 L’ASSISTENZA MARCHE CHE TRISTEZZA! Che tristezza! Non ci sono solo i gendarmi francesi a deportare i migranti. Cose simili accadono anche vicino a noi. Qualche giorno fa un sindaco marchigiano stanco di vedere un disabile straniero senza famiglia girovagare nel suo territorio ha caricato il disabile nella sua auto, ha fatto addirittura un centinaio di chilometri ed ha abbandonato il disabile nel territorio del comune di Jesi . Siamo ormai rassegnati a tutto. A me è rimasta ancora un po' di indignazione. La metto quì.(18/10/2018) TROPPO PRECARIATO NEI SERVIZI SOCIALI DELLE MARCHE Nel 2014 i lavoratori precari degli Ambiti sociali territoriali delle Marche erano 151. Tre anni dopo, nel 2017, erano 152. Nessun miglioramento. Come è noto gli Ambiti territoriali sociali sono gli organismi che gestiscono e coordinano i servizi sociali di tutti i comuni marchigiani. La regione affida loro competenze sempre crescenti eppure la quasi totalità degli Ambiti sociali delle Marche si regge sul personale precario. Personale con una grande varietà di contratti. I bisogni sociali della nostra società sono crescenti, la povertà aumenta eppure il sistema che dovrebbe farvi fronte si regge su una organizzazione precaria. Con la precarietà non si costruisce una società inclusiva e non si rafforza la coesione sociale. I comuni marchigiani non fanno abbastanza in questa direzione, pur con alcune lodevoli eccezioni. La regione deve occuparsi del rafforzamento delle politiche sociali che necessariamente passa per il rafforzamento degli ambiti sociali e nella riduzione del precariato. (13/10/2018)
  • 18. 17 PIU’ ATTENZIONE AL SETTORE SOCIALE DELLE MARCHE Dal 2015 la regione Marche non ha più finanziato il Fondo sociale di Ambito. Si trattava di un importo che annualmente oscillava fra i 5 e i 10 milioni euro che andava a finanziare i 23 Ambiti territoriali sociali delle Marche. Con il Fondo indistinto di Ambito, tutti gli Ambiti sociali delle Marche finanziavano soprattutto le spese di organizzazione dell’Ambito e gli interventi sociali di interesse generale per tutto il territorio dell’Ambito. Senza il Fondo non ci sono le risorse per una struttura organizzativa adeguata, si favorisce una organizzazione precaria e si obbliga il sistema ad ingegnarsi a reperire finanziamenti altrettanto temporanei e precari per mantenere in piedi l’organizzazione del sistema. In questi ultimi anni sono costantemente aumentate le competenze degli Ambiti territoriali sociali e nel contempo sono scomparsi i finanziamenti atti a garantire la loro organizzazione. Le due cose sono in netta contraddizione. Non si può pensare di assolvere efficacemente le tante attività sociali e le relative funzioni senza risorse. E questo proprio oggi con necessità che la crisi economica ha reso sempre più impegnative e crescenti nei settori della povertà, della disabilità, della vecchiaia e dei minori. In questo quadro, nel territorio regionale, si sono mantenuti altissimi livelli di precariato. Il personale precario degli Ambiti sociali delle Marche era costituito da 151 unità nel 2014. Tre anni dopo, nel 2017, erano 152. Questa situazione si può migliorare solo dando finanziamenti certi e costanti agli Ambiti territoriali sociali. La Regione Marche deve ripristinare il Fondo sociale indistinto di Ambito. Conosco le difficoltà finanziarie della regione ma non servono risorse in più o risorse proprie. Il Fondo indistinto di Ambito può essere finanziato (come nelle altre regioni) dal Fondo nazionale politiche sociali riducendo le risorse per gli altri settori del sociale. Non si può pensare di dare attuazione alle diverse attività nei vari settori sociali se non c’è una organizzazione che se ne occupa. Questa è la pre-condizione per la costruzione di un welfare che aiuti efficacemente le persone. (10/10/2018).
  • 19. 18 Fondo di solidarieta’ . Un mese fa la Regione Marche ha approvato l’istituzione di un Fondo di solidarietà (DGR 1065/2018) di 2 milioni di euro per il settore dell’assistenza. Tanta era l’attesa. Purtroppo tanta è stata anche la delusione, perché la delibera: 1) CONTRASTA CON LA LEGGE. Il Fondo è stato progettato con l’idea di sostenere gli enti locali che sono chiamati a contribuire al pagamento delle rette di tutte le strutture per gli utenti parzialmente o totalmente incapienti. Tutte le strutture vuol dire anziani, disabili, salute mentale, ecc.. L’art. 10 della LR 35/2016 che ha istituito il fondo è chiarissimo su questo. La proposta della Giunta regionale, invece, propone di riservare il fondo solo alle strutture residenziali psichiatriche. La delibera, pertanto, contrasta con la legge regionale. 2) E’ ETICAMENTE SBAGLIATA. La DGR 1065/2018 non bada al bisogno ma la selezione dell’intervento avviene per categorie (una sola) di beneficiari. Pertanto è sbagliata dal punto di vista politico ed etico stabilendo delle categorie di persone che hanno diritto ad un sostegno (soggetti psichatrici) ed altre (anziani, disabili, ecc.) che non ne hanno diritto. Inoltre, La delibera stabilisce che gli utenti psichiatrici con un ISEE inferiore a 2.850 sono esentati dal pagare la quota alberghiera. Occorre dire che in questo settore quasi tutti gli utenti psichiatrici hanno un ISEE inferiore a 2.850 euro. Per cui di fatto sono tutti o quasi esentati dal pagare la loro retta alberghiera. Sarebbe una bella notizia se non ci ponessimo la seguente domanda: perché i soggetti psichiatrici sono esentati dal pagare la loro retta mentre i disabili e gli anziani ospiti di strutture non lo sono? Come giustifica questa scelta la regione? 3) E’ INIQUA, perché non tiene conto dei redditi esenti (come l’indennità di accompagnamento o la pensione di invalidità) degli utenti delle strutture psichiatriche. (3/9/2018)
  • 20. 19 POVERTA’. E’ necessario che la Regione Marche adotti il Piano regionale per la lotta alla povertà come prevede la legge. Da pochi giorni il Ministero ha erogato agli Ambiti sociali delle Marche le risorse per finanziare i servizi e il personale per far funzionare il Reddito di inclusione (REI). Si tratta di 5.576.000 euro per tutte le Marche messi a disposizione dalla legge sul REI. Il Piano regionale serve a definire quali interventi e servizi sociali rafforzare per il contrasto della povertà. Senza il Piano ogni territorio andrà per suo conto. Qualcuno non si muoverà. Il Piemonte, l’Emilia Romagna, il Veneto e Il Molise hanno già approvato il Piano contro la povertà. E’ importante che lo approvi anche la regione Marche. (20/8/2018). ANZIANI MARCHE. Nei giorni scorsi la regione Marche ha approvato (DGR 1115/2018) il convenzionamento di 275 nuovi posti di residenza protetta per anziani. Inoltre è stata autorizzata la trasformazione di 186 posti già convenzionati in residenza protetta per demenza. L'atto è un po' squilibrato a favore delle province di Ascoli Piceno e Fermo, tradizionalmente poco dotate di strutture. Si tratta comunque di un buon provvedimento, atteso da tempo, che va incontro alle esigenze degli anziani e delle strutture residenziali per anziani. (13/8/2018).
  • 21. 20 LA SANITA’ ITALIA DOPO LA POVERTA’ ABOLITO ANCHE IL TITOLO DI STUDIO Nella legge di bilancio il M5S ha voluto inserire il comma 283bis che ha stabilito una deroga per l'iscrizione agli ordini anche da parte dei professionisti sanitari senza titolo che svolgono o abbiano svolto un’attività professionale in regime di lavoro dipendente o autonomo , nell'arco degli ultimi 10 anni, almeno per 36 mesi (anche non continuativi). Sarà sufficiente avere questo requisito per continuare a svolgere la professione sanitaria infermieristica, ostetrica, riabilitativa, tecnico-sanitaria o della prevenzione senza il possesso di un titolo abilitante per l'iscrizione all'albo professionale previsto dal profilo della professione sanitaria di riferimento, purché ci si iscriva, entro il 31 dicembre 2019, in appositi elenchi speciali ad esaurimento. Il sistema è stato costruito per imporre alle professioni sanitarie un percorso formativo di base e di specializzazione, l’acquisizione di competenze e abilità, il superamento di esami e prove al fine di garantire all’utenza competenza, sicurezza e qualità delle prestazioni. Via tutto. Adesso non ci sono più distinzioni fra chi è in regola e chi non è in regola, fra chi ha il titolo di studio e chi non lo ha. Si va veloci verso il medioevo. (23/12/2018)
  • 22. 21 UNA SI ED UNA NO Il governo ha stabilito che quando una regione è in grave disavanzo finanziario i commissari ad acta che dovranno provvedere al risanamento economico dei bilanci sanitari non potranno più essere i presidenti delle giunte regionali. Si tratta di una decisione che condivido. Era troppo stridente l’idea che il presidente di una giunta regionale, che probabilmente aveva contribuito al disavanzo della propria regione, era poi lo stesso che come commissario veniva incaricato del risanamento. Nei giorni scorsi il Ministro alla salute Grillo ha nominato i commissari ad acta della regione Calabria e della regione Molise. Si tratta rispettivamente del generale dei Carabinieri Saverio Cotticelli e del generale della Guardia di finanza Angelo Giustini. Ambedue in pensione. Non condivido questa decisione. Che idea della sanità c’è dietro la nomina di due generali a capo della sanità di due regioni? (10/12/2018) IL NUOVO SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE Luca Coletto è il nuovo sottosegretario alla salute. Ha giurato ed ha subito dichiarato che ha "un solo obbiettivo: dare una mano per garantire agli italiani e ai veneti una sanità sempre migliore". Qualcuno gli spieghi che il Veneto sta in Italia. (7/12/2018).
  • 23. 22 IL SUPERTICKET RIMANE (ma non in Emilia Romagna) Ormai è certo il superticket sanitario rimane. La legge di bilancio 2019 non lo cancellerà. Le promesse del Ministro Grillo non sono state rispettate. Si tratta, come è noto, di un ticket ulteriore di 10 euro, introdotto nel 2011, che si applica sulle prestazioni diagnostiche e di specialistica ambulatoriale. Per abolire il superticket servono 414 milioni. Peccato perché avrebbe ridotto i costi a carico dei cittadini, avrebbe ridotto il numero di coloro che rinunciano alle prestazioni sanitarie a causa del loro costo ed avrebbe eliminato lo svantaggio del pubblico nei confronti del settore privato. Infatti, il superticket fa sì che molte prestazioni di laboratorio abbiano un ticket superiore al costo della prestazione. Per cui è conveniente rivolgersi direttamente ai laboratori privati perché il prezzo che si paga è inferiore al ticket previsto. Niente più superticket invece in Emilia Romagna, a partire dal primo gennaio 2019, per i nuclei familiari con redditi fino a 100mila euro. E addio anche al ticket base da 23 euro sulle prime visite specialistiche per le famiglie con almeno due figli a carico. Lo ha deciso la Giunta regionale. Evidentemente si può fare. (15/12/2019). L'ABOLIZIONE DEL SUPERTICKET L'abolizione del superticket entra ed esce dalla manovra di governo. Si tratta, come è noto, di un ticket ulteriore di 10 euro, introdotto nel 2011, che si applica sulle prestazioni diagnostiche e di specialistica ambulatoriale. Abolirlo sarebbe un'ottima decisione perchè: 1) riduce i costi di accesso alla sanità a carico dei cittadini e quindi riduce il numero di coloro che rinunciano alle prestazioni santiarie a causa del loro costo; 2) aumenta l'equità del sistema sanitario perchè rende tutti i cittadini uguali . Oggi invece alcune regioni, finanziandolo con risorse proprie, hanno già abolito il superticket; 3) elimina la sperequazione pubblico/privato. Oggi il superticket fa sì che molte prestazioni di laboratorio abbiano un ticket superiore al costo della prestazione. Per cui è conveniente rivolgersi direttamente ai laboratori privati perchè il prezzo che si paga è inferiore al ticket previsto. Per abolire il superticket servono 414 milioni (non 800 come qualcuno ha detto) perchè la Corte dei conti ha recentemente spiegato che questo è l'importo che le regioni attualmene incassano con il superticket. Se si è abolita la povertà non credo che sarà un grosso sforzo abolire anche il superticket. (11/10/2018)
  • 24. 23 LA SANITA’ NELLA LEGGE DI BILANCIO 2019 Il fondo sanitario sale di un miliardo rispetto al 2018, lo stesso importo previsto nel bilancio pluriennale dal governo precedente (da 113,4 a 114,4 miliardi). L’aumento è dello 0,9%. COSA C’E’ DI NUOVO? Ci sono 32,5 milioni in più per aumentare le borse di studio per la medicina generale (+300) e le borse per le scuole di specializzazione (+900). Vengono stanziati 50 milioni per realizzare le infrastrutture tecnologiche per la prenotazione elettronica delle visite specialistiche. Aumentano di 2 miliardi i fondi pluriennali per i programmi di edilizia sanitaria ma questo non avrà alcun impatto nel 2019. Questi provvedimenti sono utili al sistema sanitario e vanno valutati positivamente. COSA NON C’E’? 1) I soldi per i rinnovi contrattuali non ci sono. Dovranno essere le regioni a farsene carico. 2) Non ci sono provvedimenti per modificare le attuali norme vincolanti sul turn over del personale. Con l’approvazione della cosiddetta “Quota 100” il Servizio sanitario, secondo le previsioni, perderà molto personale e la permanenza delle attuali norme non ne permetterà la piena sostituzione. 3) Nel 2017 sono stati approvati i nuovi LEA ma non finanziati per cui restano al palo. Il maggior costo non finanziato è di 800-1.600 milioni, secondo le diverse stime. 4) Purtroppo anche questo anno non è stata prevista l’eliminazione del superticket (costo circa 414 milioni). CHE COSA ACCADRA’? Il miliardo in più verrà utilizzato per il rinnovo dei contratti ma così, di fatto, le risorse per il Servizio sanitario arretreranno rispetto al 2018 perché intanto l’inflazione (1,6% circa) ha eroso il Fondo sanitario nazionale. Probabilmente ci saranno problemi significativi nella sostituzione del personale che andrà prematuramente in pensione e la legge fondamentale sui LEA e sui diritti dei cittadini rimarrà parzialmente inapplicata. Si tratta di criticità importanti. Nel complesso, pertanto, la manovra potrebbe probabilmente portare ad un arretramento del servizio sanitario per cui il giudizio complessivo deve essere negativo. Speriamo che in sede parlamentare la manovra venga migliorata. (1/11/2018)
  • 25. 24 4° IN SANITA' MA PERCHE' SPENDIAMO POCO E' stata pubblicata l’ultima classifica Bloomberg che calcola quali sono i sistemi sanitari più efficienti al mondo analizzando il rapporto tra costi e aspettativa di vita. E il nostro Paese ci fa una bella figura collocandosi al 4° posto guadagnando due posizioni rispetto all’anno precedente. Al top Hong Kong. In Europa ci supera solo la Spagna. Francia al 13° posto. Male Regno Unito (35° posto) e Germania (45° posto). Usa a fondo classifica al 54°. Per inquadrare correttamente questo risultato e stemperare l’eccessivo entusiasmo è necessario precisare che questo indicatore valuta l’efficienza dei sistemi sanitari mettendo in relazione l’aspettativa di vita con la percentuale di PIL destinato alla sanità. Considerato che l’elevata aspettativa di vita nel nostro Paese è dovuta soprattutto a motivazioni non sanitarie (genetica, dieta mediterranea, clima, etc.), a parità di aspettativa di vita la scalata di questa classifica va di pari passo con la riduzione delle risorse investite in sanità. E questo non è un dato positivo. (11/10/2018) L’Italia in classifica Ogni anno escono delle classifiche internazionali che mettono a confronto i sistemi sanitari dei diversi paesi. Il sistema di valutazione più completo è quello dell'OCSE (Vedi l'analisi di Gimbe). Rispetto agli altri paesi i risultati sono molto buoni nella aspettativa di vita (4°), nel basso livello di obesità negli adulti (4°), nella disponibilità delle tecnologie (4°) e - udite, udite - nei tempi di attesa di alcune prestazioni sanitarie. Va male invece nella mortalità per tumore e per malattie cerebrovascolari, nella spesa a carico delle famiglie (out of pocket), nei tassi di copertura di alcune vaccinazioni e nella percentuale di adolescenti fumatori. Molto male (negli ultimi posti fra i paesi sviluppati) il confronto con gli altri paesi per quel che riguarda il personale dipendente ed in particolare la percentuale di medici ≥ 55 anni, il numero di laureati in scienze infermieristiche e il rapporto medici/infermieri. C'E' ANCORA DA LAVORARE PER IL NOSTRO SISTEMA SANITARIO. (18/9/2018)
  • 26. 25 QUANDO LA POLITICA PREVALE SULLA SCIENZA. Il consigliere regionale della Lega Marco Maria Mariani durante una seduta in Regione Lombardia ha tentato di spiegare da dove arrivi la legionella dopo i casi registrati in Brianza. Ha detto: "Perché si chiama Legionella? Perché è la malattia dei legionari, che non hanno mai operato in Austria o in Svezia o in Nord Tirolo, ma hanno operato dove ben sappiamo. Lungi da me fare illazioni… E' meglio, per il bene di tutti, piantarla di vedere l’acqua o il fiume e le ricerche dovrebbero essere estese a 365 gradi". Con questa frase il consigliere regionale lasciava intendere la necessità di abbandonare le indagini sulle acque e di indirizzarle invece fra coloro che provengono dal nord Africa. In realtà la legionellosi prende il nome da una epidemia che colpì l'American Legion, una associazione di veterani statunitensi, nel 1976, durante un convegno a Philadelfia in un albergo, e che causò 34 morti. (15/9/2018)
  • 27. 26 MORBILLO: SECONDI IN EUROPA Casi di morbillo a Bari. Il contagio è partito da una bambina di 8 anni, figlia di una coppia no-vax, trasmesso a suo fratello di 11 anni e ai due cuginetti di 2 e 16 anni, tutti non vaccinati. Poi il contagio si è diffuso ad altri quattro. Tutti ricoverati in ospedale. Perché c’è allarme? Perché il morbillo è pericoloso ed estremamente contagioso. Nel 2017 i casi di morbillo in Italia sono stati 5.000 mentre i morti sono stati 4. Statisticamente si registra un decesso ogni 2.000-3.000 casi di morbillo. Nel 2018 si sono già registrati altri 4 morti per morbillo. Sono tanti i casi registrati e conseguentemente anche i morti. L’Italia è seconda in Europa, solo dopo la Romania, per numero di casi registrati. Perché accadono ancora questi casi di morbillo? Perché l’Italia ha visto ridursi gradualmente la copertura vaccinale sotto il 95% che è la quota che garantisce l’immunità di gruppo (o protezione di comunità) e cioè la copertura dal rischio di diffusione della malattia. Occorre rammentare che in epoca pre-vaccinale i casi di morbillo erano circa 74.000 l’anno. Nel 2017, in Italia, la copertura vaccinale per il morbillo era del 91,7%. Solo la regione Lazio garantiva l’immunità di gruppo con una copertura del 95,3% dei vaccinati in età pediatrica. La copertura più bassa dei bambini si registrava invece nella provincia autonoma di Bolzano con il 71,9% (sotto il 90% anche Abruzzo, Friuli VG, Marche, Sicilia). Fornisco questi dati perché è iniziata la discussione in commissione Sanità del Senato del Disegno di Legge 770 della maggioranza lega-stellata sull’eliminazione dell’obbligo vaccinale. Occorre ricordare che l’obbligo vaccinale approvato con la L. 119/2017 è stato istituito non per motivi ideologici ma perché negli anni 2013-2015 si era registrata una pericolosa riduzione del numero dei vaccinati in età pediatrica. Per rimanere al caso del morbillo in quegli anni la copertura vaccinale è scesa all’85% eliminando così l’immunità di gruppo ed esponendo la popolazione a rischi di epidemie che si sono puntualmente verificate (per esempio in provincia di Catania nel 2017). Le coperture vaccinali dopo l’approvazione dell’obbligo di legge sono in aumento per cui l’obbligo si sta dimostrando un valido strumento per perseguire l’obiettivo dell’immunità di gruppo. E allora perché rimuovere l’obbligo quando non abbiamo ancora raggiunto la copertura che garantisce l’immunità di gruppo? Inoltre, l’idea contenuta nel disegno di legge relativa alla possibilità di introdurre l’obbligo vaccinale solo a livello di singole regioni o comuni qualora si riscontrino delle situazioni di criticità rischierebbe di far arrivare l’intervento quando è troppo tardi e non tutelerebbe la popolazione che è abituata a spostarsi e quindi sarebbe esposta ai differenti gradi di copertura vaccinale delle diverse regioni. Superare le politiche nazionali sui temi della vaccinazione non è ragionevole. (16/11/2018)
  • 28. 27 Nuova giravolta sui vaccini. Stanotte le Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio della Camera hanno approvato un emendamento del M5S-Lega al Milleproroghe che dà forza di legge alla circolare Grillo-Bussetti sulle autocertificazioni per le iscrizioni a scuola. Basterà l’autocertificazione per essere ammessi a scuola ma in questo caso i genitori dovranno produrre la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazione obbligatorie entro il 10 marzo 2019. Questi cambi di rotta continui causano una straordinaria confusione nei genitori e nelle scuole. Non è chiara la logica di questo ennesimo provvedimento che sembra essere costruito per le situazioni di emergenza (la documentazione effettiva deve comunque essere presentata entro 6 mesi) quando l’emergenza non c’è più. Semmai c’è stata l’anno scorso. L’anno di prima applicazione della legge Lorenzin. Che cosa accadrà adesso? Con l’autocertificazione, in tutte le regioni in cui non c'è ancora l'anagrafe vaccinale, tutti i bambini entreranno a scuola ma poi che cosa accadrà a marzo se qualche genitore non produrrà la documentazione effettiva sulle vaccinazioni, il bambino verrà escluso da scuola o vi rimarrà? Vogliamo esporre questi bambini a questa situazione? Su questo l’emendamento non dice nulla. E che cosa accadrà, in questo caso, a quei bambini che non si possono vaccinare per motivi di salute e che contano sulla vaccinazione di tutti gli altri per preservare la loro salute? (7/9/2018) Vaccinazioni Il M5S ha presentato alla Camera una proposta per cancellare l’emendamento sempre del M5S votato al Senato che prevede di poter frequentare per quest’anno asili e scuole dell’infanzia anche se non si consegna la documentazione vaccinale. E' una vittoria del buon senso e della scienza. Avrebbe creato ulteriore caos in materia visto che la legge sarebbe stata approvata a scuola iniziata. Adesso rimangono in vigore la legge Lorenzin e la circolare Grillo-Bussetti. Secondo la legge Lorenzin i bimbi per poter accedere a nidi e scuole dell'infanzia devono portare la certificazione dei vaccini fatti, mentre secondo la circolare ministeriale è sufficiente l'autocertificazione. Questo crea una situazione di grande confusione all'avvio dell'anno scolastico. Tutto viene lasciato alla interpretazione dei presidi che in maggioranza giustamente preferiscono rispettare la legge e non la circolare (almeno dai primi dati). Ma è accettabile che un argomento così delicato per la salute della collettività venga gestito in questo modo così dilettantesco e pericoloso? (5/9/2018)
  • 29. 28 Vaccini: la proposta del M5S La proposta di legge M5S/Lega sui vaccini prevede che potrà scattare l’obbligo per una o più vaccinazioni solo in caso di: 1) emergenze sanitarie/epidemie 2) significativi scostamenti dagli obiettivi fissati tali da ingenerare il rischio di compromettere l’immunità di gruppo. Nel primo caso, occorre rammentare che l’obbligo vaccinale serve a tenere alte le coperture per evitare le epidemie; che senso ha attivare l’obbligo dopo lo scoppio di epidemie, dopo la produzione dei danni che queste comportano? Nel secondo caso, il Ministero approverebbe un Piano straordinario di intervento con il coinvolgimento del territorio nazionale, regionale o locale ogni qualvolta si registrerebbero in quei territori un andamento di ogni singolo vaccino al di sotto della soglia di sicurezza. Potrebbero anche esserci interventi che coinvolgano singoli comuni per singoli vaccini. Un quadro arlecchinesco del territorio. Applicato alla situazione attuale, quali sarebbero gli effetti? Scatterebbe in quasi tutto il territorio nazionale il Piano di intervento straordinario con l’obbligo di vaccinazione. Poi una volta raggiunto l’obiettivo della soglia di sicurezza la vaccinazione tornerebbe ad essere raccomandata ma non obbligatoria. Tempo pochissimi anni il livello delle vaccinazioni potrebbe tornare al di sotto delle soglie di sicurezza ed allora scatterebbe di nuovo l’obbligo che stavolta coinvolgerebbe anche coloro non avevano vaccinato i propri figli negli anni precedenti quando era facoltativo. Un meccanismo complicato e contorto dalla efficacia altalenante di cui non si capisce l’utilità. Il Ministro Grillo afferma che i no-vax sono il 2,8%. Non sarà mica per accontentare questo piccolo gruppo? (11/8/2018). Le vaccinazioni per il personale sanitario Ieri, il ministro per la salute Grillo alla tv La 7 ha dichiarato: "Taverna, nel video circolato in questi giorni, ha detto cose sacrosante." E GIA' QUESTO BASTEREBBE. Ma poi ha proseguito dicendo: "Il personale sanitario si deve vaccinare." Senonché meno di una settimana fa proprio il Governo Conte, alla presenza della ministra Grillo, nel Consiglio dei ministri del 2 agosto ha deciso di bloccare ed impugnare la legge con la quale la Puglia estendeva l'obbligo vaccinale agli operatori sanitari. C'E' QUALCOSA CHE NON QUADRA. (10/8/2018)
  • 30. 29 Taverna La vaccinazione secondo Paola Taverna (M5S) vice presidente del Senato : "Io quand’ero piccola, che c’avevo poco a poco un cugino che c’aveva una malattia esantematica facevamo la processione a casa di mi cugino, perché così la zia se sgrugnava tutti e sette i nipoti, così tutti e sette i nipoti c’avevano la patologia e se l’erano levata dalle palle. Funzionava così la vita mia. Dopo cinquant’anni mo’ abbiamo scoperto che se deve esse immuni da tutto e vabbè. Ma posso almeno decidere io come lo posso immunizzà?". (8/8/2018) Il consigliere regionale del M5S Barilari Il consigliere regionale del M5S Barilari primo firmatario della proposta di legge regionale sui vaccini che vorrebbe mettere in quarantena i bimbi vaccinati ha precisato il suo pensiero; "La politica viene prima della scienza." NON C'E' PIU' NIENTE DA AGGIUNGERE! (6/8/2018). Il ministro per la Salute Grillo Il ministro per la Salute Grillo, dopo la decisione sul rinvio di un anno dell'obbligo vaccinale nelle scuole per l'infanzia, ha scritto che "garantiremo a tutti i bambini immunodepressi, quelli che non possono scegliere se vaccinarsi o meno, l'adeguata collocazione in classi in cui è assicurata la copertura vaccinale". Ma questo è IMPOSSIBILE con l'attuale normativa dato che negli asili nido e nelle scuole materne nessuno saprà chi si è vaccinato e chi no. E quindi non è possibile sapere se nelle classi c'è l'adeguata copertura vaccinale. Gli emendamenti M5S/Lega prevedono infatti che la presentazione del certificato con l'avvenuta vaccinazione o in sostituzione l'autocertificazione, non saranno più richieste come requisito di accesso per le scuole d'infanzia se non a partire dall'anno scolastico 2019-2020. L'Istituto superiore di Sanità ha detto che i bambini immunodepressi sono 10.000-15.000. E allora ci dica Signor Ministro, come riuscirà a garantire la salute dei bambini immunodepressi? Tutti a casa? https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2259696337404692&id=494308557276821 (5/8/2018)
  • 31. 30 Un emendamento di M5S e Lega Un emendamento di M5S e Lega ha posticipato di un anno (si va al 2019/2020) l'entrata in vigore dell’obbligo delle vaccinazioni per l'ammissione alle scuole dell'infanzia. La senatrice Taverna (M5S) illustrando l’emendamento ha dichiarato che l’unico obiettivo “ è quello di permettere ai genitori che hanno tutte le intenzioni di vaccinare i propri figli, di farlo in ambienti che siano in grado di accogliere dei bambini. Oggi i centri vaccinali sono paragonabili a quelli dove si marchiano le bestie!". La presidente M5S della Commissione Affari Sociali alla Camera, Marialucia Lorefice ha poi precisato in una dichiarazione che l’obiettivo è quello “di garantire a tutti i bambini l’accesso ad asili nido e scuole materne, evitando il rischio di esclusione sociale.” MA L’OBIETTIVO DELLA SALUTE, MAI? Il raggiungimento di soglie di sicurezza è essenziale per tutti i bambini ma anche per garantire il diritto alla educazione di migliaia di bambini immunodepressi per i quali la frequenza scolastica è impedita dal rischio di contrarre infezioni, come il morbillo, che per loro può essere letale. (4/8/2018) VACCINATI IN QUARANTENA. I consiglieri regionali 5 Stelle della regione Lazio hanno presentato una Proposta di legge (pdl n.52/2018) sui vaccini che prevede un periodo di quarantena di 4-6 settimane per i bambini vaccinati “al fine di evitare contagi” (art. 11). In questa pdl i rischi sono completamente capovolti: I BAMBINI VACCINATI DIVENTANO PERICOLOSI E VANNO TENUTI LONTANO DA SCUOLA PERCHE’ POSSONO CONTAGIARE QUELLI NON VACCINATI. E’ il punto più basso ed inverosimile mai toccato nella discussione sui vaccini. La cronaca di questi giorni ci dice anche che la pdl è stata scritta da un gruppo di lavoro da cui sono stati tenuti rigorosamente fuori i medici. Solo associazioni. La pdl sul sistema vaccinale prevede anche lo stop ad ogni obbligo, vaccinazioni personalizzate con analisi pre-vaccinali, acquisto di vaccini in formato monocomponente. Chi poi volesse davvero vaccinarsi dovrebbe essere sottoposto ad uno screening pre-vaccinale completo che permetta la valutazione delle condizioni del soggetto interessato". Si parla di un "completo e mirato protocollo di analisi" volto ad accertare: a) predisposizione genetica alle reazioni autoimmuni e stato immunitario al momento della valutazione pre-vaccinale; b) analisi tossicologiche; c) prima della vaccinazione, il Pediatra o il Medico di Medicina Generale dovrà raccogliere una "dettagliata anamnesi dei genitori, dei parenti prossimi e del bambino stesso, considerando tutti i fattori che influenzano la salute di quest'ultimo nella sua globalità ossia dati economici, nutrizionali, tossicologici e psico-comportamentali dei componenti della sua famiglia". Prima di poter effettuare una vaccinazione, il medico dovrà quindi produrre un'attenta analisi psico-socio-antropologica allargata all'intero nucleo familiare, e questo per ogni minore. La sintesi è: la vaccinazione non è obbligatoria ma se tu proprio vuoi vaccinarti, con questa legge, te la rendo impossibile. La pdl supera abbondantemente la mia fantasia. Di molto (31/7/2018)
  • 32. 31 PERLE SUI VACCINI. L’assessore alla Salute della Liguria Sonia Viale ha annunciato di voler sospendere le sanzioni per i non vaccinati. Ha dichiarato: “Ho coscienza che questa scelta non causerà un calo delle vaccinazioni e, anzi, potremo avere colloqui con le famiglia più sereni”. Tra la tutela della salute e la possibilità di avere colloqui più sereni con i no-vax l’assessore preferisce questo secondo obiettivo! In Liguria, per esempio, le coperture vaccinali per il morbillo a giugno erano al 93,6%, ancora al di sotto della soglia di sicurezza minima del 95%. La domanda è: che cosa succede se dall’obbligo vaccinale tolgo le sanzioni? Si va alla libertà di vaccinarsi, in una regione che non ha ancora raggiunto le soglie minime di sicurezza. (30/7/2018).
  • 33. 32 LA SANITA’ MARCHE OSPEDALI DELLE MARCHE: PICCOLA DELIBERA GRANDI CONTENUTI La regione Marche qualche giorno fa ha approvato una delibera piccola piccola (DGR 1623/2018) di sole 3 righe ma assai ricca di contenuti. Che cosa dice la delibera? Che l’Azienda ospedaliera Marche Nord (ospedali di Pesaro e Fano) “sarà da considerarsi di II livello a seguito della realizzazione dell’Ospedale Unico”. Che cosa vuol dire? Che quando sarà realizzato il nuovo ospedale di Pesaro/Fano questo non sarà più di primo livello ma di secondo livello e cioè dovrà disporre anche del DEA di 2° livello, della cardiologia con emodinamica interventistica h24, neurochirugia, cardiochirurgia e rianimazione cardiochirurgica, chirurgia vascolare, chirurgia toracica, chirurgia maxillo-facciale, chirurgia plastica, endoscopia digestiva ad elevata complessità, broncoscopia interventistica, radiologia interventistica, rianimazione pediatrica e neonatale, medicina nucleare. Il documento istruttorio contenuto all’interno della delibera che ha il compito di illustrare i contenuti dell’atto firmato dal dirigente del Servizio Sanità della Regione è fuorviante perché afferma che con la delibera l’Azienda ospedaliera Marche Nord in futuro “sarà da considerarsi DEA di II livello”. Non è così. E’ molto, molto, molto di più. Riflessioni e domande Si può fare un atto del genere? Certo che si può fare. Il nodo non è questo. La decisione potrebbe essere giusta o sbagliata. Quello che occorre sapere è quali sono le conseguenze di questo atto nel resto della regione. L’attuazione di questo atto comporterà una forte concentrazione di risorse verso l’azienda ospedaliera Marche Nord. Che cosa significherà per il resto del sistema ospedaliero delle Marche? Ci saranno necessariamente delle conseguenze nel resto del sistema ospedaliero delle Marche che bisognerebbe preventivamente conoscere. Ma soprattutto, è corretto che nel mentre si sta preparando il Piano sanitario regionale la decisione più importante e più condizionante del Piano sul fronte della riorganizzazione ospedaliera venga presa dalla Giunta regionale senza alcuna discussione pubblica ed in sole tre righe? Non c’è una espropriazione della funzione del piano sanitario regionale e del Consiglio regionale che deve approvarlo? E poi ancora, perché viene presa oggi una decisione per un ospedale che ancora non c’è e che sarà realizzato fra diversi anni, sicuramente oltre la vigenza del prossimo piano sanitario regionale? (13/12/2018)
  • 34. 33 RACCOMANDAZIONI MODERNE Il Sindaco di Fabriano, nel Corriere Adriatico di domenica 18 novembre 2018, si esprime sul nuovo primario di pronto soccorso di Fabriano che l’ASUR dovrà nominare nei mesi prossimi. Per la copertura di quel posto Il sindaco, secondo il Corriere Adriatico, dichiara testualmente (virgolettato):”Non posso non farmi portavoce di un sentimento comune di cittadini e operatori che vorrebbero venisse garantita la continuità all’interno del reparto”, indicando in questo modo, sempre secondo il giornale un medico ben individuato. Per sostenere questa tesi il Sindaco di Fabriano chiede che, per la scelta del primario, venga applicato il principio della continuità e della conoscenza della struttura del Pronto soccorso. Le normative infatti – dichiara ancora il Sindaco secondo il Corriere Adriatico – danno la possibilità di scegliere il primario dalla graduatoria scaturita dal concorso anche in base alla conoscenza della struttura. Inutile dire che non c’è traccia di tutto ciò nella normativa. La legge che disciplina le procedure per la nomina dei primari, ovviamente, non cita affatto questo elemento privilegiando invece gli aspetti della qualità delle candidature (non certo della conoscenza della struttura). L’articolo è di qualche giorno fa. Mi aspettavo molti commenti che invece non ci sono stati. Eppure siamo di fronte ad una forma di raccomandazione di un politico verso l’ASUR affinché nomini un primario preciso. Un’attività che in qualche caso ha determinato anche sentenze di condanna per concussione del politico (si veda per questo per esempio la sentenza n. 38617/2009 della Corte di cassazione). In sanità non possono essere questi i principi da rispettare. Coloro che ci curano devono essere i migliori disponibili. Questo è quello che serve per garantire la qualità dell’assistenza dell’ospedale. Il Sindaco di Fabriano dovrebbe sapere che il suo compito è quello di occuparsi della salute dei cittadini e non della nomina dei primari, peraltro argomentando su norme che non esistono. L’unica differenza del sindaco del M5S rispetto al malcostume delle raccomandazioni è che in questo caso la raccomandazione è pubblica e viene fatta sul giornale. Questo fa sorgere il dubbio se siamo di fronte all’arroganza del potere o all’analfabetismo politico. Inoltre va detto che il sindaco di Fabriano ha fatto davvero un brutto servizio al medico che ha candidato per il posto di primario. Non conosco questo medico che sicuramene è una persona stimata e quindi è un candidato legittimo. Ma con l’entrata in campo della politica comunque vada rimarranno delle ombre. Se sarà nominato primario non pochi penseranno che ha avuto l’incarico perché raccomandato dal sindaco. Se invece non lo avrà altri penseranno che non lo ha avuto perché raccomandato dal sindaco del M5S. Nessuno parlerà dei suoi meriti. E sarà un gran peccato. (22/11/2018)
  • 35. 34 Un accordo costoso fra regione e università La regione Marche ha recentemente approvato il protocollo di intesa con l’Università Politecnica delle Marche per definire i rapporti fra le aziende sanitarie delle Marche e la Facoltà di Medicina e Chirurgia (DGR 1092/2018). La cosa che colpisce di più dell’accordo è che la Regione Marche, per il triennio 2018/2020, assegna all’Università la somma di 6.300.000 euro per “la gestione dei corsi di studio professionalizzanti di area sanitaria e dei corsi a ciclo unico”. In altre parole la Regione finanzia presumibilmente l’attività didattica istituzionale della Facoltà di Medicina e Chirurgia con il fondo sanitario regionale. Naturalmente nel precedente protocollo di intesa Regione/Università non era previsto alcun contributo della regione alla Facoltà di Medicina. Si vede che adesso la Regione se lo può permettere. Ma non basta. Il finanziamento della regione è al buio. La regione Marche, infatti, finanzia dei corsi che non sono indicati in alcun modo nel protocollo di intesa. Non viene indicato il tipo di corso né il numero dei corsi. Nulla. Forse è opportuno che la Regione Marche integri il protocollo di intesa con la Facoltà di Medicina specificando quali sono i corsi che intende finanziare così tutti potranno comprendere che si tratta di un finanziamento congruo per una serie di nuovi corsi universitari, attualmente non attivati, dedicati ai nostri giovani. (7/11/2018)
  • 36. 35 SARAI PRIMARIO. A PRESCINDERE C’è un altro aspetto del recente protocollo di intesa fra Regione Marche e la Facoltà di Medicina e Chirurgia (DGR 1092/2018) che suscita alcune perplessità. L’art. 20 dell’accordo stabilisce che “ai professori universitari di prima fascia ai quali non sia possibile attribuire un incarico di struttura complessa è affidato dal Direttore Generale” dell’Azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti” di Torrette di Ancona “la responsabilità e la gestione dei programmi inter e/o infradipartimentali finalizzati alla integrazione delle attività assistenziali didattiche e di ricerca, tali incarichi sono assimilati, a tutti gli effetti, agli incarichi di struttura complessa”. Che cosa significa? Significa che se la Facoltà di Medicina dispone di professori di prima fascia a cui non è possibile affidare la direzione di un reparto o di un servizio dell’azienda ospedaliera di Torrette o di altre aziende sanitarie questo sarà comunque personale che verrà “convenzionato” anche ai fini “assistenziali” e ad esso sarà riconosciuto lo status giuridico ed economico del “primario” con le indennità anche economiche che sono previste e che si aggiungono a quelle del professore di prima fascia. Anche se il ruolo di primario non potrà esercitarlo. A questi professori verranno affidati dei compiti di integrazione delle attività per un ruolo che ovviamente non può essere apicale (non dirigendo nessun reparto ospedaliero) ma il protocollo di intesa prevede lo stesso un trattamento economico da primario (indennità aggiuntive). Non si fa un ragionamento sulle necessità assistenziali, si privilegiano le aspettative del personale universitario a prescindere dalle necessità assistenziali dell’ospedale di Torrette (e della altre aziende sanitarie). Tutto questo accade dopo la recente riduzione del numero dei primariati ospedalieri che è stata fatta anche nella regione Marche a seguito di norme nazionali. Allora, nelle Marche, da una parte si riducono i primariati ospedalieri (soprattutto per ridurre la spesa) e dall’altra si riconoscono nuovi trattamenti economici da primario a docenti universitari laddove questo non è richiesto da nessuna necessità assistenziale. Tutto questo rende la decisione della Regione Marche e della Facoltà di Medicina e Chirurgia contraddittoria e non giustificata. (11/11/2018)
  • 37. 36 LA REGIONE, LA FACOLTA’ DI MEDICINA E LE LAUREE TRIENNALI Ho qualche perplessità. Vediamole. La Regione Marche, per il triennio 2018/2020, assegna all’Università la somma di 2.100.000 euro annui (DGR 1092/2018) per “la gestione dei corsi di studio professionalizzanti di area sanitaria e dei corsi a ciclo unico” (Corsi di laurea per infermieri, fisioterapisti, ecc.). Il primo elemento di perplessità è che la regione nella sua deliberazione non indica quali sono i corsi finanziati. E questo non permette di valutare la congruità dell’operazione. In precedenza, la regione Marche finanziava la Facoltà di Medicina e Chirurgia con 1.400.000 euro annui (DGR 1197/2015) che garantiva 12 corsi per lauree triennali (per infermieri, fisioterapisti, ostetriche, ecc.), 2 corsi per lauree specialistiche ed un master per infermieri (totale 15). Il nuovo accordo regionale prevede dunque un aumento del contributo regionale di 700.000 euro (+50%) ma non si citano i nuovi corsi da attivare. Sarebbe utile sapere quali sono i nuovi corsi di laurea triennale che l’Università attiverà viste anche le numerosissime domande di iscrizione che i giovani esprimono per le professioni sanitarie. Oppure, se invece non ci sono nuovi corsi di laurea triennali che si attiveranno, sarebbe utile sapere le motivazioni di un aumento così significativo del contributo regionale. E questo è il secondo elemento di perplessità. Il nuovo accordo Regione-Università non esplicita mai quali sono i corsi di laurea che l’Università è tenuta a realizzare per il suo mandato istituzionale e quali sono invece le attività in più che vengono richieste dalla regione e che giustificano il contributo regionale. Viene messo tutto insieme. In questo quadro non si riesce a percepire bene quale è il ruolo ed il contributo dell’Università, della Regione e delle Aziende sanitarie. E questo è il terzo elemento di perplessità. Il quarto ed ultimo elemento di perplessità deriva dalla frase dell’art. 23 del nuovo protocollo di intesa Regione/Università 2018/2020 che recita: “Il personale universitario delle professioni sanitarie inserito negli organici delle aziende” sanitarie “è ad esaurimento”. Si tratta del personale che si occupa dei corsi per le professioni sanitarie (Infermieri, terapisti, ecc.). Il passaggio non è del tutto chiaro e i commi successivi non aiutano a comprenderne appieno il senso per cui in questo caso mi limito a porre alcune domande. Vuol dire che l’Università, nel tempo, non metterà più il proprio personale (direttori corso, tutor, ecc.) per i corsi e affiderà questo onere organizzativo ed economico alle aziende sanitarie che ospiteranno i corsi? Ma se fosse così, ma mi rifiuto di pensarlo, non significa venir meno ai propri compiti istituzionali? (13/11/2018)
  • 38. 37 SERVE L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA Tutte le regioni italiane hanno il loro assessore regionale alla sanità ed è normale che sia così. Si tratta di gestire il servizio più importante per i cittadini ed i tre quarti del bilancio regionale. La regione Marche invece preferisce avere un consigliere delegato. Può parlare, può ascoltare, può tagliare nastri ma non va in Giunta a proporre i suoi atti. Mah! (16/10/2018) ATTIVITA’ FISICA ADATTATA Diverse regioni italiane (Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Puglia, Umbria, ecc) stanno sviluppando l'ATTIVITA' FISICA ADATTATA (AFA). Che cosa è l'AFA? Sono programmi di esercizio per persone anziane o con problemi cronici di salute, svolti in gruppo ed indirizzati alla acquisizione di stili di vita attivi e alla prevenzione o mitigazione delle disabilità. La regione Marche nel giugno del 2017 ha deciso di sperimentare l'AFA e di elaborare le linee guida sanitarie per la sua organizzazione incaricando l'Area Vasta 2 di Ancona dell'ASUR. Da allora non è stato fatto più nulla. Dovunque l'AFA ha dato buoni risultati nel migliorare la salute e nel prevenire le malattie. Perchè l'ASUR non è interessata a sviluppare l'ATTIVITA' FISICA ADATTATA? (28/8/2018) VACCINI MARCHE. Oggi il consiglio regionale delle Marche ha approvato l'obbligo vaccinale per l'accesso a settembre agli asili nido, ai centri per l'infanzia e ai centri di aggregazione per bambini. Si tratta di un atto che tutela la salute di tutti i bambini. Ottimo lavoro. (27/8/2018). VACCINI MARCHE. Mentre grande è la confusione in Italia circa gli adempimenti vaccinali per le scuole, nel Consiglio regionale delle Marche è stata presentata una proposta di legge (PdL) che prevede l’obbligo vaccinale nelle strutture di competenza regionale e cioè: asili nido, centri per l’infanzia, centri di aggregazione, ecc.. Si tratta di un’ottima proposta che tutela la salute e fa chiarezza per le famiglie anche se, a scanso di equivoci, avrei chiarito con quale documentazione certificare l’avvenuta vaccinazione. Adesso bisogna approvarla in fretta anche se l'importanza di chi ha firmato la PdL (Ceriscioli, Mastrovincenzo, Minardi, Urbinati, Busilacchi) lascia ben sperare in questo senso. Rimangono i problemi per le scuole. (21/8/2018)
  • 39. 38 APPROVATA LA LEGGE REGIONALE SUI DIRETTORI DI AREA VASTA ASUR MARCHE. La legge approvata dal Consiglio regionale è stata riscritta quasi integralmente rispetto alla proposta della giunta regionale. La legge è migliorata molto anche se..... Tornano i direttori di area vasta che saranno nominati dalla Giunta regionale che potranno essere scelti nel rispetto delle norme nazionali sull'accesso alla dirigenza. Poi ci sono i dettagli. La legge dopo aver fissato i requisiti generali per la nomina fissa una deroga. Si dice infatti che: "L'esperienza dirigenziale quinquennale" (che viene richiesta a tutti gli altri) "non è richiesta per i soggetti che hanno ricoperto incarichi , in enti del servizio sanitario nazionale, di direzione di area vasta o di direzione amministrativa o di direzione sanitaria". La deroga appare immotivata. L'esperienza quinquennale si chiede sempre. Perché è stata inserita? Se c'è un motivo lo vedremo nelle prossime nomine dei direttori di area vasta. Ma a proposito di questo, come verranno scelti questi direttori? Su questo la legge non è esaustiva. Si sono stabiliti i requisiti, ma ci si potrà candidare? Si farà un elenco dei candidati direttori di area vasta scegliendo i migliori oppure la nomina avverrà senza alcun percorso pubblico e trasparente? Rimane, infine, la norma che prevede il rimborso delle spese di viaggio per andare al lavoro dei dipendenti dell'Agenzia sanitaria. Il rimborso vale per quei dipendenti che provengono da una azienda sanitaria. La norma regionale è stata fatta perché il contratto di lavoro non prevede il pagamento delle spese di viaggio per andare al lavoro quando la sede di lavoro è liberamente scelta dai dipendenti. Mantengo le mie perplessità su questo aspetto. (2/8/2018) DIRETTORI DI AREA VASTA ASUR MARCHE. Lunedì 30 luglio verrà discussa dal consiglio regionale delle Marche la proposta di legge della Giunta regionale sulle nuove procedure di nomina dei direttori di area vasta dell’ASUR. Il nuovo testo innova rispetto al passato. Nel 2015, i direttori area vasta, in base alla normativa vigente, sono stati nominati dalla Giunta regionale fra gli iscritti all’albo regionale dei direttori generali. Nel frattempo l’albo regionale è stato abolito dal Decreto Legislativo 171/2016 e sostituito dall’elenco nazionale dei direttori generali. Gli attuali direttori di area vasta si sono adeguati e si sono iscritti al nuovo elenco nazionale ad esclusione di un direttore che non compare nell’elenco nazionale. Nel testo che viene presentato in aula i direttori di area vasta sono identificati come “dirigenti di area vasta” e sono nominati dal Direttore generale dell’ASUR ma non più fra gli iscritti ad elenchi che verificano preventivamente il possesso di certi requisiti. Con il nuovo testo, i dirigenti di area vasta sono individuati tra soggetti che hanno ricoperto incarichi, in enti del servizio sanitario nazionale, di direzione di area vasta, o di direzione amministrativa o di direzione sanitaria o, per almeno un quinquennio, di direzione di struttura complessa. Ma se sono dirigenti, i criteri per l’accesso alla dirigenza, in assenza di elenchi o albi, non possono che essere quelli stabiliti dalle leggi nazionali dato che la Costituzione affida allo Stato questa competenza. Invece la legge regionale limita la possibilità di accedere a tali incarichi ai soli dipendenti del Servizio sanitario nazionale quando la legge statale prevede che possano candidarsi agli incarichi dirigenziali anche dipendenti di altre amministrazioni pubbliche ed anche del settore privato. Siamo dunque in presenza di un profilo di incostituzionalità. Senza parlare della dequalificazione che sempre si ha quando si limita la possibilità di avere il meglio ampliando le possibilità di scelta. Il vantaggio della nuova norma è che tutti gli attuali direttori di area vasta, nel caso la Giunta regionale lo voglia, potranno avere un nuovo incarico come Dirigenti di area vasta compreso chi, non essendo iscritto nell’elenco nazionale, non avrebbe potuto ricevere l’incarico con la vecchia normativa.(28/7/2018).
  • 40. 39 SANITA’ MARCHE 2. I direttori di area vasta dell’ASUR Marche stanno per scadere. Adesso non sono più identificati come direttori generali ma sono classificati come dirigenti nominati dal Direttore generale dell’ASUR. In previsione delle nuove nomine, la Giunta regionale ha presentato una proposta di legge che stabilisce che possono essere selezionati solo fra i dirigenti del Servizio sanitario. Per la verità, la norma per l’accesso alla dirigenza nel Servizio sanitario nazionale (art. 26 del D. LGS 165/2001) prevede che possano candidarsi agli incarichi dirigenziali anche dipendenti di altre amministrazioni pubbliche ed anche del settore privato. (4/7/2018) SANITA' MARCHE Qualche giorno fa la Giunta regionale delle Marche ha presentato una proposta di legge che prevede il rimborso delle spese di viaggio per andare al lavoro dei dipendenti dell'Agenzia sanitaria. Il rimborso vale per quei dipendenti che provengono da una azienda sanitaria. C'è da chiedersi se sia legittimo questo trattamento economico in presenza di una scelta volontaria dei dipendenti di andare a lavorare all'Agenzia sanitaria delle Marche. Naturalmente la risposta la so.... (3/7/2018)
  • 41. 40 PREVIDENZA PENSIONE DI CITTADINANZA CON IL TRUCCO? Il contratto di governo M5S/Lega prevede di integrare la pensione affinché raggiunga i 780 euro al mese, secondo i medesimi parametri previsti per il reddito di cittadinanza. Le pensioni sotto i 780 euro mensili sono circa 2.600.000. La stima del costo di tale intervento è di circa 5 miliardi di euro all’anno. Ma il governo per ora ha reperito, in disavanzo, circa 2-2,5 miliardi. I soldi non bastano ed allora emerge la stessa ipotesi che il governo sta studiando per il reddito di cittadinanza e cioè che a chi ha una abitazione di proprietà verrà applicata una riduzione che oscilla da 280 a 380 euro mensili a seconda della composizione del nucleo familiare. In Italia gli anziani che possiedono una casa sono circa il 90%. Per cui se le norme rimarranno queste l’integrazione piena della pensione fino a raggiungere i 780 euro riguarderà solo il 10% dei pensionati. Per il resto dei pensionati che possiedono una casa e che sono il 90% applicando la riduzione minima di 280 euro che la proprietà della casa comporta, il minimo pensionistico scende a 500 euro e quindi non beneficeranno di alcun aumento. L’unica eccezione è costituita dai pensionati che beneficiano esclusivamente dell’assegno sociale (perché non hanno versato contributi durante la loro vita) e che vedranno aumentare di 47 euro al mese il loro assegno sociale. Ma si tratta di di circa 450.000 anziani (gli assegni sociali sono circa 875.000 ma la metà circa beneficia anche di un’altra pensione). Per cui, se le regole saranno queste, potranno beneficiare della pensione di cittadinanza il 10% di coloro che hanno pensioni più basse di 780 euro. Un altro 17% di pensionati sotto la soglia potranno beneficiare solo di un piccolo aumento per arrivare a 500 euro (se non si tiene contro della tredicesima). Se questo sarà l’esito finale, i 2 miliardi stanziati dal governo saranno sufficienti ma il risultato sarà lontanissimo da quanto promesso in campagna elettorale e nel contratto di governo. La grande maggioranza degli anziani con pensioni sotto i 780 euro non riceveranno alcun beneficio. (7/10/2018) PREVIDENZA 1. M5S e Lega hanno presentato alla Camera il disegno di legge per il ricalcolo dei trattamenti pensionistici superiori a 4.000 euro mensili il 6 agosto scorso. Ieri ed oggi sono usciti i primi commenti critici. Quello che colpisce di più è la stroncatura di Alberto Brambilla, esperto di previdenza e consigliere di Salvini per queste tematiche. Sono andato a vedere nel suo sito ("Itinerari previdenziali") ed ho trovato un documento di ben 37 pagine di critiche radicali del disegno di legge. La prima domanda che mi pongo è: quale é la posizione della Lega, quella del capogruppo che ha firmato il progetto di legge che ha scritto il M5S o quella dell'esperto di Salvini? Comunque voglio farmi una idea mia e sono andato nel sito della Camera per leggermi il Progetto di legge ma non l'ho trovato. Non è ancora disponibile. Difficile il lavoro di un povero artigiano del welfare come me. (29/8/2018)
  • 42. 41 PREVIDENZA 2. Il disegno di legge (DDL 1071) per il ricalcolo dei trattamenti pensionistici superiori a 4.000 euro mensili che M5S e Lega hanno presentato alla Camera è molto complesso. Dovrò ritornarci a puntate. Che cosa ho capito? 1) Il DDL non colpisce come era stato annunciato le pensioni retributive cioè quelle non calcolate sui contributi versati. Il DDL interviene indistintamente su tutte le pensioni di oltre 80.000 euro annui senza distinzione fra pensione retributiva e pensione contributiva. E cioè non fa distinzioni fra chi ha pagato i contributi e chi no. E questo è iniquo. 2) Il DDL è retroattivo. E questo lo rende a forte rischio di incostituzionalità. Anzi i tecnici dicono che è quasi una certezza. 3) Il DDL prevede un taglio maggiore per quelle persone che sono andate in pensione prima degli altri anche se questo era previsto dalla legge. E’ il caso per esempio delle donne che sono colpite di più dai tagli perché, per legge, l’età del loro pensionamento, per molti anni, era anticipata rispetto a quella degli uomini. E questo è iniquo. 4) Non rispetta il Contratto di governo che prevede il “taglio delle cd. pensioni d’oro (superiori ai 5.000 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati”. Questo apre un problema politico significativo sul valore del “contratto di governo”. Adesso immagino che seguiranno un sacco di commenti negativi se non insultanti sul fatto che difendo i ricchi contro i poveri che non hanno i soldi per andare avanti ma la sostanza è che il DDL è scritto male. Molto male. (30/8/2018) PREVIDENZA 3. Il Centro studi “Itinerari previdenziali” ha stimato in 330 milioni (al massimo) il risparmio che deriverà dal disegno di legge (DDL) per il ricalcolo dei trattamenti pensionistici superiori a 4.000 euro mensili del M5S e Lega. Lo stesso DDL prevede che i risparmi siano destinati ad aumenti riguardanti le pensioni minime e le pensioni sociali. Le pensioni minime (ovvero quelle con integrazione al trattamento minimo) sono 1.661.121 mentre le pensioni sociali sono 861.811. La ripartizione dei risparmi permetterebbe di aumentare di 10 euro al mese le citate pensioni. Meglio di niente ma nulla a che vedere con la pensione di cittadinanza di 780 euro prevista dal “Contratto di governo” e spesso associata ai risparmi provenienti dal Disegno di legge. Per comprendere la distanza fra dichiarazioni e realtà occorre sapere che il valore medio della pensione minima è oggi di 493 euro al mese. In conclusione dei miei tre post sull’argomento: il DDL è scritto molto male, ha seri profili di incostituzionalità ed avrà un percorso parlamentare travagliato perché anche una parte della Lega è perplessa. Verrà modificato e probabilmente approvato ma poi la Corte costituzionale dichiarerà incostituzionale la legge e alla fine non se ne farà nulla. Ma tutto questo è irrilevante a fronte del vero risultato politico che verrà perseguito con forza ed ottenuto. Per i prossimi mesi il Ministro del lavoro potrà presentarsi come il paladino del popolo che toglie ai ricchi per dare ai poveri. E potrà competere con il Ministro dell’Interno nella conquista del consenso. (31/8/2018).
  • 43. 42 IMMIGRAZIONE ITALIA LA STORIA DELLA CHIESA VENDUTA E COMPRATA DALLA REGIONE Succede a Bergamo, qualche giorno fa. L’azienda “Infrastrutture Lombarde” di proprietà della Regione Lombardia mette in vendita la cappella della Chiesa dei frati Cappuccini. La cappella è di proprietà della Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) di Bergamo. Una azienda sanitaria la cui proprietà è riconducibile alla regione. La chiesa è occupata dal 2015 dalla comunità ortodossa romena che partecipa alla gara ma non vince. Partecipa alla gara anche una Associazione mussulmana che presenta una offerta con un rialzo dell’8% rispetto alla base d’asta. L’Associazione mussulmana partecipa alla gara per scavalcare la restrittiva legge regionale lombarda che prevede che nuovi luoghi di culto possono essere costruiti solo se previsti dai piani urbanistici. Il fatto che la cappella avesse fin dall’inizio una destinazione al culto elude questi vincoli. Appena saputo l’esito della gara, il presidente della Giunta regionale lombarda ha dichiarato che pur di non dare la chiesa ai mussulmani la regione eserciterà il diritto di prelazione ed acquisterà la cappella. Così una cappella già di proprietà di una azienda sanitaria della regione, che viene venduta da una azienda di proprietà della regione, viene ricomprata dalla Regione Lombardia. Siamo probabilmente di fronte ad un caso straordinario ed unico. D'altronde questo epilogo non deve stupire. Se si tratta una chiesa come una merce e la si mette all’asta occorre sapere che può esser acquistata da chiunque. La cosa certa è che la regione Lombardia non ha dato un buon contributo all’integrazione e alla coesione dei cittadini. Quali sentimenti avranno i cittadini musulmani scippati, pur rispettando le regole, del loro diritto di pregare in un luogo consono? Quali sentimenti avranno gli ortodossi romeni che si trovano a non avere più la loro chiesa dove pregare? Io credo che una società multietnica come la nostra per mantenersi coesa ed inclusiva abbia bisogno di + SICUREZZA E + INTEGRAZIONE. Abbiamo bisogno di tutti e due gli elementi che sono inscindibili ed interagiscono fra di loro. Se cresce l’integrazione cresce anche la sicurezza della società. Per contro, solo se viviamo in una società che riteniamo sufficientemente sicura siamo disponibili ad una maggiore integrazione con gli stranieri. Ostacolando il diritto alla libertà di religione la regione Lombardia ha ridotto l’integrazione degli stranieri ed in questo modo ha ridotto anche il potenziale di sicurezza di quella società. Esattamente il contrario di quello che occorrerebbe fare. (3/11/2018)
  • 44. 43 DECRETO SALVINI 1. Sono tante le norme sul D. Lgs. sull'immigrazione e sicurezza del ministro Salvini, su cui tornerò. Cito intanto un aspetto su cui, per ora, nessuno si è soffermato. Il Decreto ha infatti stabilito che il ministero nelle gare d'appalto fino a 5.548.000 euro per la realizzazione o ristrutturazione dei centri di permanenza per il rimpatrio - in deroga alle norme vigenti- può evitare di rispettare il codice degli Appalti e può evitare di pubblicare il bando di gara. Può invece procedere invitando discrezionalmente cinque operatori economici, e si aggiunge curiosamente "se sussistono in tale numero soggetti idonei". Sic! Come se fosse una "garetta" da 10.000 euro. Niente trasparenza e rispetto delle regole generali. il Ministero dell'Interno che chiede a tutti il rispetto delle regole quando tratta di sè stesso si esenta dal rispettarle.(24/9/2018)
  • 45. 44 HOUSING SOCIALE LA CIRCOLARE SULLE OCCUPAZIONI ABUSIVE. Il 1 settembre 2018 il Ministero dell’Interno ha diramato una circolare indirizzata ai Prefetti italiani sulle occupazioni abusive di immobili. Prima di occuparmene vorrei dichiarare la mia posizione. Io NON sto con le occupazioni abusive. Nella mia esperienza lavorativa ho visto troppe volte l’occupazione di immobili da parte di alcuni poveri spregiudicati a danno di altri poveri, spesso ancora più poveri e fragili e con qualche diritto in più di avere accesso ad un alloggio. Questi ultimi, senza quelle occupazioni, spesso avrebbero avuto la possibilità di avere una abitazione. Inoltre, non condivido le occupazione abusive perché uno dei miei valori guida è la legalità e non si può essere per la legalità a giorni alterni a seconda dei soggetti che coinvolge. Che cosa dice la circolare, nei suoi contenuti essenziali? 1) Degli sgomberi se ne occupano i Prefetti con l’ausilio della forza pubblica e devono farlo con maggior solerzia e tempestività. 2) Prima di effettuare lo sgombero, è necessario che i servizi sociali dei comuni identifichino tutti gli occupanti degli immobili, con particolare riguardo alla presenza di minori ed altre persone in condizioni di fragilità, al fine di verificare le loro possibilità di autonomia. Mentre il punto 1) è già previsto dalla legge, questo secondo aspetto non è previsto dalla legge. Il Ministero dell’Interno assegna delle funzioni alle assistenti sociali dei comuni ma queste non dipendono dalle prefetture. Né sono tenute a dare attuazione alle circolari ministeriali dirette ai prefetti italiani. Peraltro tutte le prefetture italiane sono dotate di assistenti sociali. 3) Una volta censiti gli occupanti la prefettura provvede comunque allo sgombero. 4) Se gli occupanti sono da ritenere in situazioni di fragilità (per esempio figli minorenni), il comune dovrà trovare loro una sistemazione sufficiente ed adeguata. Per tutti gli altri occupanti che non si trovano in situazioni di fragilità i comuni potranno approntare soluzioni “più generali di assistenza” come l’accoglienza in strutture provvisorie di accoglienza. In realtà, per problemi complessi come le occupazioni abusive non ci sono risposte semplici. Per avere la collaborazione dei comuni per questi aspetti, il Governo avrebbe dovuto fare una legge o fare un accordo con i comuni italiani (ANCI); non dare disposizioni a soggetti che non hanno alcun rapporto gerarchico con le Prefetture. Possibile che il Ministero dell’Interno non sappia queste cose? Se si vuole affrontare seriamente il problema occorre fare un Piano che veda collaborare insieme i vari soggetti istituzionali (Ministero interno, Forze dell’Ordine, Comuni, Agenzie per la casa, ecc.), un quadro normativo adeguato e delle risorse che rendano possibile lo sgombero e la tutela dei soggetti fragili. Con la circolare invece si stabilisce la linea dura ma poi si scaricano sui comuni tutti gli oneri della sua applicazione. Facile fare così! Inoltre la circolare quando sarà ben conosciuta potrebbe produrre ulteriori occupazioni. Infatti, chiunque abbia dei figli minori potrebbe decidere di occupare abusivamente dato che, in base alla circolare, nella fase dello sgombero avrebbe diritto ad una casa – a questo punto legittima – fornita dal comune. Alla faccia della giustizia e dell’equità. Una azione come quella della circolare così combinata sembra più un atto di propaganda dagli effetti imprevedibili che un modo serio e concreto di affrontare un problema reale e grave. Rimango una persona contraria alle occupazioni abusive ma non credo che la circolare del Ministero dell’Interno sia la chiave per risolverle. Temo anzi gli effetti perversi. (14/10/2018).