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Daniel Quinn - I Cristalli dei Rapanah (parabola)
1. Daniel Quinn
I Cristalli dei Rapanah
Traduzione di Dr-Jackal (nrt_ita@libero.it)
Originale tratto da: www.ishmael.org
Le altre opere di Daniel Quinn sono disponibili in italiano nel sito:
NuovaRivoluzioneTribale.uphero.com
Il destino non ha scelto bene quando ha scelto me per essere lo
scopritore dei Rapanah, abitanti di un pianeta che orbita intorno a
una stella di Orione. Per il bene della nostra razza, avrebbero
dovuto venire scoperti da un linguista e scienziato esperto, e io
non sono nessuna delle due cose. Tuttavia, ho vissuto con loro e
ho imparato quello che potevo con le mie risorse limitate.
All'inizio, naturalmente, non capivo quasi nulla di ciò che vedevo
tra i Rapanah. La mia prima impressione fu che si trattasse di una
razza molto giovane, dato che ce n'erano pochissimi e che
vivevano molto semplicemente (anche se in uno stato di perfetto
comfort che sembrava quasi elegante). Man mano che imparavo
faticosamente i rudimenti della loro lingua, cominciai a capire
quanto mi sbagliavo.
I Rapanah erano già antichi quando i nostri antenati primati
vivevano ancora sugli alberi. Solo gradualmente cominciai a
riconoscere che quello che stavo vedendo era una civiltà. Era una
struttura così raffinata e delicata che i miei occhi, condizionati a
considerare edifici giganteschi e macchinari come i segni della
civiltà, inizialmente non riuscirono nemmeno a percepirla. La loro
tecnologia era così sottile e trasparente che faceva sembrare la
nostra la rozza devastazione di un rinoceronte.
Noi terrestri siamo creature a base di carbonio, il che significa
che alla resa dei conti abbiamo un'affinità con carbone e diamanti.
I Rapanah non riuscirono a farmi capire esattamente da cosa
2. fossero costituiti, ma non erano a base di carbonio. Tuttavia, anche
loro avevano un'affinità con sostanze cristalline che agli occhi
umani sembrano inerti quanto carbone o diamanti. Una di esse,
affermarono in modo semi-ironico, era una distante cugina. Me ne
mostrarono un esemplare che posso solo inadeguatamente
descrivere come bello da togliere il fiato - un cristallo che
sembrava un frammento di arcobaleno, pulsante di colori
evanescenti. Lo chiamavano una Pietra Tava; "tava" è una parola
che in inglese verrebbe tradotta come qualcosa a metà tra un
consigliere e un consolatore.
Anziché spiegare l'uso del cristallo nella loro cultura, volevano
vedere se potessi reagire a esso come un "cugino" senza istruzioni.
Mi dissero di tenerlo con me per il resto della giornata e di
metterlo dentro o sotto il letto quella notte. Lo feci, e il mattino
seguente riferii di aver avuto sogni molto commoventi e deliziosi,
intessuti da una voce le cui parole non riuscii esattamente a capire
ma che mi lasciarono in uno stato di infinita estasi in cui mi sentii
con sicurezza una cosa sola con l'universo.
Dato che avevo dimostrato la mia affinità con la pietra, mi
spiegarono che ogni bambino dei Rapanah ne riceveva una e
sperimentava il suo potere quando veniva iniziato all'età adulta. La
Pietra Tava veniva considerata una sorta di "amico per le
situazioni di bisogno", un conforto a cui ricorrere in tempi di
profonda perdita e stress. Era risaputo a tutti che usarla
continuamente ne avrebbe ridotto gli effetti. Ciononostante, in
ogni generazione c'erano alcuni individui che sperimentavano una
speciale affinità con la pietra e si ritiravano in una vita
contemplativa incentrata sulla sua influenza. Ma non dovrei
parlare troppo della Pietra Tava. Fu solo una delle diecimila
meraviglie che incontrai tra i Rapanah.
Man mano che acquisivo padronanza della loro lingua, divenni
gradualmente consapevole che mi stava venendo nascosto un
segreto. All'inizio i miei insegnanti mi assicurarono che me lo
3. stavo solo immaginando , ma con il passare del tempo i segnali
divennero sempre più inequivocabili. Implorai, domandai,
persuasi, minacciai e alla fine li estenuai fino al punto in cui
dovettero rivelarmi ciò che avevano tanto cercato di tenermi
nascosto. Come già sapevo, non erano una specie numerosa.
C'erano solo poche migliaia di loro nell'intero pianeta. Ma la
situazione, come stavo imparando ora, non era sempre stata così.
Al contrario, un tempo, solo pochi secoli prima, c'erano stati
centinaia di milioni di loro. Da allora erano diventati una specie in
estinzione. Le poche migliaia che vedevo ora sarebbero state solo
poche centinaia nella generazione successiva e solo poche dozzine
in quella dopo ancora. L'estinzione per i Rapanah non era distante
più di cinquant'anni.
Non c'era nulla di sbagliato in loro, per quanto ne sapessero.
Non erano malati. Di sicuro non erano sofferenti. Per qualche
motivo impossibile da scoprire, il loro tasso di natalità era
semplicemente precipitato pericolosamente vicino allo zero. Come
specie, erano finiti. Questo era il modo in cui la vedevano. La loro
epoca era stata gloriosa - ma era finita. Non avevano rimpianti -
ma io sì. Perché capivo molto chiaramente che possedevano un
segreto disperatamente importante per gli abitanti della Terra. I
Rapanah sapevano come costruire una civiltà che non viva
divorando il mondo - e avevano usato e dimostrato questa
conoscenza durante letteralmente milioni di generazioni.
Cominciai immediatamente i preparativi per tornare sulla Terra
per cercare aiuto - aiuto possibilmente per loro ma di sicuro per
noi. Sapete già cosa comporta un viaggio simile - quindici anni di
sonno criogenico. Non sono nessuno di speciale. Al mio arrivo,
non ci fu nessuna folla esultante a salutarmi. Nessuna
commissione venne radunata per interrogarmi. Al contrario,
dovetti combattere per ottenere attenzione, con lettere, articoli,
lezioni, libri. Perfino vacillando sull'orlo dell'estinzione, la gente
della nostra cultura sembrava difficile da interessare alla
4. possibilità di imparare qualcosa di vitale per il futuro umano. Ci
vollero quasi tre anni per organizzare una nuova spedizione,
adeguatamente attrezzata. Fisicamente impossibilitato a
sottopormi a un altro congelamento così presto, non fui in grado di
andare. Dovetti accettare la possibilità di non vedere mai i risultati
dei miei sforzi. La nuova spedizione avrebbe impiegato quindici
anni per arrivare lì, quindici anni lavorando sul posto e altri
quindici per tornare - quarantacinque anni in tutto, ovviamente.
Potete ben immaginare la mia sorpresa, quindi, quando seppi
che la spedizione era tornata dopo soli trent'anni. Questa volta ci
fu un interrogatorio, e io fui presente, cercando di scoprire se le
mie peggiori paure si fossero realizzate - se i Rapanah non fossero
riusciti a sopravvivere abbastanza a lungo da venire contattati da
una spedizione. Venni rassicurato che non era questo il caso.
"C'erano ancora circa ottocento Rapanah vivi e in buona salute,
quando siamo arrivati", mi informò il comandante.
"Allora perché non siete rimasti?" chiesi. "Per andare e tornare
in trent'anni, dovete esservene andati non appena arrivati!"
"Si calmi", disse il comandante. "Abbiamo ciò per cui siamo
andati lì."
"Di che diavolo sta parlando?"
Posizionò una cassa sul tavolo da conferenze. "Ce ne sono altre
cinquanta di queste", disse, aprendola.
Un bagliore d'arcobaleno riempì la stanza, e tutti si sporsero per
afferrare un cristallo.
5. Riguardo "I Cristalli dei Rapanah"
In un certo senso, io sono lo "scopritore" delle culture Lascia, il
primo a riconoscere che i popoli Lascia sono qualcosa di più che
semplici "selvaggi", che possiedono un segreto che li ha mantenuti
in vita per tre milioni di anni e che terrà NOI in vita - se solo lo
ascolteremo.
Gli imbonitori New Age invece hanno un interesse diverso nei
popoli Lascia. Vogliono saccheggiarli per le loro Pietre Tava - le
loro capanne del sudore, le loro ruote medicinali, i loro rituali
sciamanici, e così via. Una volta che hanno queste cose, gettano
via il resto - hanno ottenuto ciò per cui sono venuti. E' pieno di
persone che vogliono le Pietre Tava, come questi imbroglioni
sanno benissimo, persone a cui non importa nulla dei Rapanah e
della loro saggezza. Sono assetati di novità e specialmente di
novità "consolatorie", novità che li facciano sentire più "spirituali"
e meno vuoti. Possano vivere a lungo e prosperare.
Il significato finale di questa parabola, immagino, è che non
tutti gli esploratori cercano le stesse cose.
Daniel Quinn.