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La terra della città
Dall’agricoltura urbana
un progetto per la città
una ricerca a cura di:
Francesca Cognetti, Serena Conti, Valeria Fedeli,
Daniele Lamanna, Cristiana Mattioli
marzo 2012
Programma di ricerca di
Rilevante Interesse Nazionale
Il Progetto di Territorio:
metodi, tecniche ed esperienze
Unità di Milano
Coordinatori Prof. Alessandro Balducci,
Prof. Giorgio Ferraresi
Indice
Introduzione
Riferimenti bibliografici
1. Mappatura
1.1. Orti urbani a Milano: un quadro d’insieme
1.2. Le mappe
m1. Nuclei ortivi
m2. Dimensionamento
m3. Inquadramento: spazi aperti, vuoti urbani, infrastrutture
m4. Inquadramento: cascine, città pubblica
m5. Soglie storiche
m6. Attori: proprietà dei terreni
m7. Attori: occupazione del suolo
2. Storie
2.1. Terra in comune: una tassonomia
Il mio orto
L’orto del mio quartiere
L’orto sul retro
L’orto per altro
2.2. Le coltivazioni
Riferimenti bibliografici
3. Politiche pubbliche
3.1. Le esperienze milanesi
L’iniziativa pioniera di Italia Nostra e i suoi sviluppi
Dalle prime sperimentazioni alla diffusione degli orti nei parchi urbani
Orti didattici e terapeutici
Esperienze istituzionali non comunali
3.2. Strumenti e cambiamenti in atto
3.3. Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Riferimenti web
Interviste
4. Parole chiave
4.1. Margini
4.2. Dispositivi
4.3. Riattivazione
4.4. Radicamento locale e relazione con i luoghi
4.5. Oggetti verdi: la relazione processo / prodotto
4.6. Identità territoriali
Riferimenti bibliografici
5. Strumenti: il sito
5.1. Le esperienze milanesi
Home page
Atlante
Mappa
Storie
Riflessioni
Autori
Fonti delle immagini
Allegati
Fedeli V. (2011),A. Detroit, la città in discussione. Crisi urbana e agricoltura urbana,
in «Il progetto sostenibile» n. 29.
Cognetti F. e Conti S. (2012),B. Oggetti verdi come dispositivi. Milano, note da una
ricerca sull’agricoltura urbana, in atti della «Prima Biennale dello Spazio Pubblico»
(in corso di pubblicazione).
Cognetti F. e Conti S. (2012),C. Milano, coltivazione urbana e percorsi di vita in co-
mune. Note da una ricerca in corso, in «Territorio» n. 60.
La terra della città | 5
Introduzione
La raccolta di materiali che qui presentiamo rappresenta lo stato di fatto di un’indagine
relativa alle esperienze di coltivazione agricola nella città di Milano.
L’occasione per intraprendere questo percorso di ricerca è stata la partecipazione al pro-
gramma Prin 2008 «Il progetto di territorio: metodi, tecniche, esperienze», coordinato per
l’unità di Milano dai proff. A. Balducci e G. Ferraresi.
All’interno di questo contenitore, la ricerca ha inteso interrogare gli episodi di coltivazione
urbana come possibili indicatori della composizione di una prospettiva progettuale inedita
per la città.
Le esperienze prese in considerazione, infatti, nella maggior parte dei casi guardano altro-
ve, a modi di vivere extra-urbani (per esempio propri della campagna, appunto) o alle con-
suetudini di un presunto passato; a un primo sguardo si potrebbe parlare di progetti urbani
per semplice collocazione spaziale, anzi, si potrebbe dire che si tratti di pratiche in un certo
senso anti-urbane, dotate di una forte ed esplicita volontà critica nei confronti della forma
organizzativa propria della città. Ma proprio il fatto che guardino intenzionalmente altrove
senza rinunciare alla città, anzi, utilizzandola come fondamentale materiale progettuale, ne
costituisce il motivo di interesse.
In questi progetti la città sembra presente non solo come localizzazione, ma soprattutto
come sistema di relazioni, di organizzazione sociale e spaziale, senza cui i progetti stessi
non avrebbero senso. Ciò permette di considerare queste sperimentazioni come percorsi
che, pur implicitamente e indirettamente, esprimono una chiara volontà di progetto per la
città a partire dalla riorganizzazione e dal potenziamento delle risorse in essa già presen-
ti.
Di per sé l’agricoltura in città non è certo una novità. Negli Stati Uniti i primi programmi a
sostegno della coltivazione ad orto di aree urbane abbandonate risalgono alla fine dell’Ot-
tocento. Da allora, le città americane sono state ciclicamente il terreno fertile per la cre-
scita di giardini imprevisti, frutto della voglia di fare e di guardare al di là del presente dei
loro giardinieri impropri, ma anche – in tempi e proporzioni differenti – della capacità delle
amministrazioni di sfruttare l’integrazione di un ambito informale nella composizione delle
loro politiche (Pasquali, 2008; McDonbald, 2009; Harris, 2010; Fedeli, 2012).
Se pur con una storia in genere più recente e in parte con risonanza minore, iniziative
simili sono diffuse in molti altri paesi. I community gardens inglesi sono il modello a cui
si ispirano buona parte delle esperienze europee; in Francia la recente organizzazione dei
jardins partagés recupera e aggiorna la tradizione dei jardins ouvriers (Uttaro, 2009); in
Argentina, dopo l’apice della crisi del 2001, la coltivazione urbana è sfruttata come strate-
gia integrata di crescita sociale ed economica (Calori, 2009; Cognetti e Cottino, 2009).
Ad un primo sguardo, in Italia, il fenomeno sembra ricostruibile principalmente attraverso
la composizione di fatti isolati o alla pratica più consolidata degli orti urbani. Negli ultimi
anni, però, la diffusione e soprattutto la differenziazione delle pratiche di agricoltura urba-
na, assieme al dibattito che le riguarda, stanno assumendo proporzioni che lasciano intra-
vedere il potenziale passaggio da un campo punteggiato di episodi alla maglia più fitta di
un fenomeno urbano di portata rilevante. Un fenomeno che vale la pena di indagare come
sintomo, appunto, del desiderio di un nuovo progetto per la città.
6 | La terra della città
L’organizzazione di questo report e dei suoi capitoli ricalca le tappe del percorso di ricer-
ca, che a partire da una semplice ricognizione del fenomeno ha cercato di interrogarsi
gradualmente sulle sue diverse forme d’interazione con l’organizzazione urbana e la sua
progettualità.
La prima operazione intrapresa è stata la costruzione di una mappatura delle esperienze
(capitolo 1), inquadrate inizialmente nel generico frame della coltivazione orticola in area
urbana e considerate rispetto ad alcune prime caratteristiche distintive (dimensioni, aggre-
gazioni, storia, …).
Da questa prima individuazione di casi di potenziale interesse sono state selezionate alcune
storie (capitolo 2), che, per ragioni diverse, ci è parso si mettessero in gioco più di altre in
una relazione interattiva con la città.
In apparenza, si tratta nella quasi totalità dei casi di esperienze autorganizzate, in cui il
soggetto pubblico pare sostanzialmente assente. Ma è davvero così? O forse l’apparente
estraneità delle politiche pubbliche per gli episodi di coltivazione urbana più significativi
non fa che segnalare un nodo critico su cui ragionare? Alla criticità di questa relazione è
dedicata un’ulteriore tappa della ricerca (capitolo 3).
Parallelamente a queste considerazioni sul ruolo del soggetto pubblico, le storie raccolte
hanno segnalato ulteriori dimensioni ricorrenti su cui riflettere per valutare la portata del
fenomeno nella definizione degli assetti organizzativi della città (capitolo 4).
Infine, questo lavoro si chiude con l’apertura a una potenziale prosecuzione della ricerca,
attraverso la predisposizione di un sito internet (capitolo 5) che raccoglie i materiali pro-
dotti, una sorta di banca dati provvisoria per ulteriori percorsi.
Riferimenti bibliografici
Calori, A. (2009), Coltivare la città. Giro del mondo in dieci progetti di filiera corta, Terre di
Mezzo Editore, Milano.
Cognetti, F. e Conti, S. (2012), Milano, coltivaizone urbana e percorsi di vita in comune.
Note da una ricerca in corso, in «Territorio», n. 60.
Cognetti, F. e Cottino, P. (2009), «Da politiche settoriali di lotta alla povertà alla politica
integrata del ‘Progetto di Agricoltura Urbana’», in Partecipazione oltre la parola, ICEI,
Milano.
Fedeli, V. (2012), Detroit, la città in discussione: crisi urbana e agricoltura urbana, in «Il
Porgetto Sostenibile», n. 29.
Harris, P. (2010), Detroit riparte dalla verdura, in «Internazionale», n. 860.
McDonald, N. (2009), As the economy struggles, urban gardens grow, in «Newsweek», lu-
glio, traduzione italiana in: http://mall.lampnet.org/article/ articleview/12471/0/214/.
Pasquali, M. (2008), I giardini di Manhattan. Storie di guerrilla gardens, Bollati Boringhieri,
Torino.
Uttaro, A. (2009), Dove si coltiva la città. L’esperienza dei jardins partagés parigini, tra
interstizi, scarti e germogli di pratiche urbane emergenti, in: http://www.urbanisticatre.
uniroma3.it/RICERCA/caudo_abitare_ferraro/12_Uttaro.pdf
La terra della città | 7
1. Mappatura
La costruzione di una mappatura delle esperienze di agricoltura urbana corrisponde alla
ricerca di una risposta ad alcuni primi interrogativi relativi alla consistenza del fenomeno,
alle sue evoluzioni negli anni recenti, alle modalità di interazione con la città, con le sue
pratiche e i suoi spazi.
Il tipo di rappresentazione cartografica che presentiamo di seguito, zenitale e a scala urba-
na, certo non consente di cogliere buona parte delle qualità empiriche del fenomeno e delle
sue singole manifestazioni. In compenso, proprio la distanza del punto di osservazione e la
relativa astrazione della descrizione permettono di ipotizzare forme di concentrazione e di
relazioni con e nella città che sfuggirebbero a raffigurazioni più ravvicinate.
Da semplici osservazioni di carattere quantitativo, dimensionale e distributivo le mappe
prodotte, infatti, passano a prendere in considerazione le interazioni degli episodi di agri-
coltura con alcune tracce fondamentali della città, con le sue principali concentrazioni spa-
ziali e d’uso. Ciascuna di esse è da intendere come uno dei livelli sovrapponibili di un ra-
gionamento complessivo su alcune delle dinamiche generali che interessano le esperienze
di coltivazione orticola nell’area milanese; per questo a partire da ogni mappa è possibile
avanzare delle prime riflessioni, riportate in calce alle singole rappresentazioni, che funga-
no da tracce ipotetiche per successivi approfondimenti.
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8 | La terra della città
1.1. Orti urbani a Milano: un quadro d’insieme
La necessità di possedere uno strumento grafico, attraverso il quale elaborare e controllare
una serie di dati in continua evoluzione, è ciò che sta alla base della scelta di produrre una
matrice delle colonie ortive. Tale strumento è costruito in maniera da rendere visibili le
informazioni relative ai singoli nuclei e contemporaneamente consentire la visualizzazione
del fenomeno nella sua interezza.
In ogni casella infatti sono raccolte tutte le informazioni relative ad una singola colonia
ortiva, ognuna delle quali fa riferimento ad uno specifico livello nel disegno: in questo
modo, attraverso la selezione dei layers è possibile incrociare le informazioni disponibili e
visualizzarle in una tabella complessiva dalla quale si possono avviare alcune riflessioni di
carattere generale.
Matrice 1: informazioni generali
6.220mq
via Missaglia
5 (8.700mq)
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158
dimensione 2012
contorno
dimensione 1999
storialocalizzazione
zona
n° 1999
n° 2012
links
proprietà
La Matrice 1 contiene dati di carattere generale utili a forni-
re una prima descrizione della colonia ortiva rappresentata
all’interno di ogni singola casella. Nell’esempio riportato si
può vedere come al suo interno sono strutturate le infor-
mazioni. Il colore del riquadro in alto a sinistra chiarisce chi
sono i proprietari del terreno sul quale sorge il nucleo in
questione: in questo caso i colori arancio e azzurro stanno
a significare che esso risiede in un’area in parte pubbli-
ca (arancione) e in parte privata (azzurro). All’interno del
riquadro colorato vi sono poi 3 cifre: quella al centro più
grande corrisponde al numero di riferimento assegnato alla
colonia ortiva in questione nel corso di questa ricerca; il numero più piccolo in alto a sini-
stra corrisponde a quello assegnatogli all’interno del censimento compiuto da Italia Nostra
e dal CFU nel 1999: la scelta di mantenere entrambe le numerazioni di riferimento dipende
dalla volontà di facilitare il confronto tra le informazioni raccolte nel 2012 e quelle raccolte
nel 1999; infine la cifra più piccola in basso a destra corrisponde alla Zona nella quale il
nucleo è situato: tale riferimento serve non solo a facilitarne la localizzazione, ma anche a
confrontare i dati zona per zona. Alla destra del riquadro colorato sta il nome della via nei
pressi della quale si trova il nucleo; il cerchio colorato racconta l’evoluzione della colonia
ortiva tra il 1999 e il 2012 (in questo caso i colori del cerchio stanno a significare che la sua
dimensione è diminuita). Al di sotto del cerchio e nella parte in basso a sinistra del riquadro
si trovano i dati relativi alla dimensione del nucleo: il valore tra parentesi sotto il cerchio
definisce l’estensione al 1999; viceversa il valore in basso a sinistra definisce l’estensione
al 2012. La sagoma al centro si riferisce alla forma del nucleo rilevata dalle immagini sa-
tellitari di Google Earth. Infine i riquadri neri alla sinistra della casella si riferiscono a tutte
quelle informazioni qualitative raccolte durante la ricerca: interviste, schede, fotografie,
filmati, regolamenti e link.
La terra della città | 9
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3.735mq
via Rho
(11.500mq)2
3.504mq
via Conti
(17.950mq)2
11.300mq
via Ugolini/Giuliani
2
675mq
via Comune Antico
2
3.125mq
via De Marchi
2
12.775mq
via Rucellai/Breda
2
1.000mq
via Breda
2
2.500mq
via Prospero Finzi
2
450mq
via Prospero Finzi/Tofane
2 (1.550mq)
4.500mq
via Alghero/Nuoro
2
33.970mq
via Crescenzago
2
2.000mq
via Nenni
2
2.325mq
via Adriano
2
1.409mq
via San Mamete
2
3.950mq
via San Mamete
2
5.370mq
via Idro
2
19.250mq
Svincolo C.na Gobba
2 (15.000mq)
30.625mq
Str. Padana Superiore
2
2.900mq
Cavalcavia M.no Dosso
3
9.500mq
via Olgettina
3
1.675mq
via Olgettina
3
1.125mq
via Rizzoli/ Svincolo C.na Gobba
3
6.465mq
via Palmanova
3 (4.250mq)
4.375mq
via Palmanova/Roggia Molina
3
27.500mq
via Rizzoli
3 (47.450mq)
(1.675mq)
1.500mq
via Rombon
3
27.575mq
via Canelli/Feltre/Folli
3
600mq
via Folli
3
3.675mq
via Rombon/Ofanto
3
1.500mq
via Folli/Rombon
3
3.050mq
via Passo Rolle
3
250mq
via San Faustino
3
5.475mq
via Milesi
3
2.110mq
via Cima
3
1.550mq
via Cima
3
2.920mq
via Corelli
4
2.700mq
via Corelli
3
7.500mq
via Salesiana
3
1.500mq
via Salesiana
3
11.135mq
C.na Case Nuove
3
700mq
vis Corelli
3
1.050mq
via Corelli
3
25.725mq
via Forlanini
4
400mq
via Decemviri
4
1.050mq
via Decemviri
4
225mq
via Decemviri
4
4.950mq
via Bonfadini/P.co Alessandrini
4
925mq
via Vismara
4
1.950mq
via Toffetti
4
19.000mq
via Zama/Bonfadini/Pestagalli
4
4.375mq
via Bofadini/L.go Guerrieri Gonzaga
4
300mq
via Bonfadini
4
23.200mq
via Bonfadini/Toledo
4
3.150mq
via Vittorini
4
1.500mq
via Vittorini
4
2.770mq
via Camaldoli/Rilke
4
3.200mq
Svincolo Autostradale
4
3.900mq
Svincolo Rogoredo
4
5.000mq
via Medea
4
1.240mq
via Feltrinelli
4
20.625mq
via Feltrinelli
4
625mq
Cavalcavia Pontinia
4
7.000mq
Cavalcavia Pontinia
4
1.400mq
via Nemi
4
1.700mq
via Serrati
4
8.500mq
via S. Arialdo
5
1.300mq
via S.Arialdo
5
2.075mq
via S.Arialdo
5
3.840mq
via S.Arialdo/Vaiano Valle
5
7.335mq
via S.Bernardo
5
300mq
via S.Arialdo
5
3.000mq
via S.Arialdo/C.na Fornace
5
3.100mq
via S.Dionigi
5
10.200mq
via S.Dionigi
5
9.000mq
via S.Dionigi
5
3.375mq
via dell’Assunta
5
8.500mq
via Cassano d’Adda
5
100mq
via dell’Assunta C.na Valle
5
450mq
via dell’Assunta
5
2.385mq
via dell’Assunta
5
5.725mq
via Selvanesco
5
4.425mq
via Selvanesco
5
209mq
via Ferrari
5
5.400mq
via Monti Sabini
5
1.700mq
via Ferrari
5
7.620mq
via Campazzino
5
175mq
via Campazzino
5
21.800mq
via Valla
5
475mq
via Treccani degli Alfieri
5
450mq
via Campazzino
5
200mq
via Campazzino
5
800mq
via Campazzino
5
1000mq
via Campazzino
5
425mq
via Campazzino
5
5.350mq
via Campazzino/C.na Campazzino
5
6.875mq
via Dudovich
5
6.220mq
via Missaglia
5
6.400mq
via Sant’Abbondio/Della Chiesa Rossa
5
7.855mq
via Della Chiesa Rossa
5
9.090mq
via Pienza/C.na Santa Croce
5
100mq
via Gratosoglio
5
2.360mq
via Della Chiesa Rossa
5
1.875mq
via Calzolari/C.na Basmetto
5
1.025mq
via Calzolari/C.na Basmetto
5
13.725mq
alzaia Lambro Meridionale
5
2.500mq
via Rozzano/alzaia Lambro Meridionale
5
10.200mq
via Rozzano/alzaia Lambro Meridionale
5
6.000mq
via Rozzano
5
2.475mq
via Della Chiesa Rossa/Gattinara
5
5.000mq
alzaia Naviglio Pavese
5
3.300mq
alzaia Naviglio Pavese
5
900mq
via Fornace Caimera
5
4.160mq
via San Paolino
6
15.175mq
via De Pretis
6
8.280mq
via Danusso/Finetti
6
1.275mq
via Del Mare/Q.re Cantalupa
6
575mq
via Del Mare
6
16.670mq
via Del Mare/Q.re Cantalupa
6
500mq
via C.na San Marchetto
6
1.325mq
via C.na Marcaccio
6
825mq
via Bardolino
6
2.375mq
via Bardolino
6
5.400mq
via De Pretis
6
3.025mq
via Tre Cstelli/C.na Castel Roma
6
1.950mq
via Chiodi
6
2.825mq
via Chiodi/Pepere
6
3.225mq
via San Giuseppe Cottolengo
6
1.975mq
via Rossi
6
2.225mq
via Rossi/Parenzo
6
825mq
via Tre Castelli
6
18.570mq
via Tre Castelli
6
8.965mq
via Martinelli
6
4.850mq
via Martinelli
6
9.810mq
via Enna/Merula
6
6.665mq
via Buccinasco
6
4.254mq
via Buccinasco/C.na di Mezzo
6
150mq
via Buccinasco
6
375mq
via Buccinasco
6
650mq
via Buccinasco
6
2.010mq
via Buccinasco/Lodovico il Moro
6
5.000mq
alzaia Naviglio Grande
6
2.300mq
alzaia Naviglio Grande
6
8.075mq
via Lorenteggio
6
1.575mq
via Giambellino
6
200mq
via Bisceglie
6
52.000mq
via Calchi Taeggi
6
9.400mq
via Bisceglie/Ciconi
6
9.050mq
via Viterbo/Lucca
7
250mq
via Viterbo
7
2.025mq
via Valsesia
7
2.975mq
via Valsesia
3
262mq
via Viterbo
7
9.000mq
via Valsesia
7
1.375mq
via Bagarotti
7
720mq
via Bagarotti
7
10.150mq
via Mosca
7
8.075mq
via Degli Ulivi
7
32.500mq
via Muggiano
7
48.125mq
via Muggiano
7
1.285mq
strada vicinale nuova
7
7.575mq
tangenziale ovest
7
6.025mq
via Guascona
7
71.875mq
via Muggiano
7
2.480mq
via Muggiano
7
73.425mq
via Cusago
7
2.000mq
via Muggiano
7
2.125mq
via Mosca
7
350mq
via Lombardi
7
1.000mq
via Lombardi
7
1.340mq
via Newton
7
475mq
via Stigliano
7
325mq
via Cusago
7
375mq
via Seguro
7
8.180mq
via Amantea
7
8.125mq
via Quinto Romano
7
450mq
via F.lli di Dio/Camozzi
7
1.450mq
via Camozzi
7
3.750mq
via Camozzi
7
2.000mq
via Broggini
7
10.380mq
via C.na Barocco
7
9.390mq
via C.na Barocco
7
57.975mq
via Cardinale Tosi
7
6.290mq
via Broggini
7
767mq
via Diotti
7
275mq
via Quinto Romano
7
1.050mq
via Rombon
7
4.625mq
via Airaghi/De Sica
7
19.500mq
via Caio Mario
7
2.750mq
via Caldera
7
3.225mq
via Rasario
7
2.200
via Novara
7
9.565mq
via Rasario
7
1.450mq
strada consorziale Romanello
8
3.708mq
via Novara
7
3.000mq
via Rombon
7
1.120mq
via Ippodromo
8
175mq
via Ippodromo
8
350mq
via Calvino
8
1.800mq
via De Lemene
8
1.800mq
via De Lemene
8
2.400mq
via Chiarelli
8
4.950mq
via Appennini/Castellanza
8
2.220mq
via Appennini
8
775mq
via Consolini
8
11.050mq
via Keplero
8
4.775mq
via Torrazza
8
6.975mq
via Triboniano
8
14.280mq
via Varesina/Cavalcavia Palizzi
8
5.125mq
Cavalcavia Palizzi
8
7.500mq
via Castellammare
8
19.375mq
via Aldini
8
4.250mq
via Grassi
8
30.625mq
via De Pisis
8
6.300mq
via Maffi
9
875mq
via C.na Dei Prati
9
2.290mq
via Cerkovo/C.na Dei Prati
9
52.500mq
via Lisiade/Pedroni/Leningrado
9
12.500mq
via Moneta/Pedroni
9
225mq
via Novaro/Taccioli
9
700mq
via Ippocrate
9
5.250mq
via Bivona
9
27.500mq
via Salemi
9
925mq
via Oroboni
9
2.500mq
via Dora Baltea
9
13.580mq
via Senigallia
9
2.500mq
via Acerbi
9
250mq
via Don Minzoni
9
720mq
l.go Gino Allegri
9
3.200mq
via Benefattori dell’Ospedale
9
3.275mq
via Gatti/Siderno
9
2.820mq
via Bottoni
5
3.600mq
via Peressutti
5
5.075mq
via Rogers
5
1.050mq
via Peressutti
5
1.125mq
via Peressutti
5
5.550mq
via Ripamonti
5
500mq
via Macconago
5
2.350mq
via Ripamonti
5
2.700mq
via Ripamonti
5
10.000mq
via Quinto Sole
5
1.400mq
via Quinto Sole
5
23.450mq
via Pescara
5
2.475mq
via Pescara
5
1.750mq
traversa via Pescara
5
2.730mq
via Manduria/Ronchetto delle Rane
5
11.025mq
via Manduria/Missaglia
5
525mq
via Selvanesco/C.na Cascinetta
5
4.570mq
via Selvanesco C.na Cascinetta
5
25.500mq
via Selvanesco/C.na Cascinetta
5
1.225mq
via Selvanesco
5
1.325mq
via Caio Mario
7
800mq
via Benefattori dell’Ospedale
9
4.375mq
via Baccelli
9
1.075mq
via Pasta
9
875mq
via Baccelli
9
7.950mq
via Faiti/Graziano Imperatore
9
1.050mq
via Pozzobonelli
9
1.100mq
via Aldo Moro
9
1.975mq
strada consorziale della Bicocca
9
3.260mq
via Cherso Adriatico
9
3.490mq
via Della Pila/Suzzani
9
850mq
via Fulvio Testi
9
920mq
via Chiese
9
325mq
via Porto Corsini/Cavalcavia Breda
9
(4.415mq)
(23.750mq)
(5.000mq)
(4.075mq)
(320mq)
(6.250mq)
(5.625mq)
(625mq)
(17.550mq)
(1.350mq)
(750mq)
(11.950mq)
(4.425mq)
(4.425mq)
(1.150mq)
(4.950mq)
(975mq)
(30.650mq)
(200mq)
(27.075mq)
(5.275mq)
(8.700mq)
(700mq)
(20.450mq)
(5.300mq)
(4.350mq)
(15.325mq)
(2.075mq)
(32.311mq)
(11.025mq)
(3.650mq)
(2.100mq)
(3.475mq)
(14.025mq)
(4.000mq)
(1.400mq)
(11.250mq)
(7.800mq)
(5.075mq)
(8.075mq)
(44.800mq)
(13.075mq)
(5.100mq)
(2.650mq)
(7.000mq)
(13.750mq)
(5.675mq)
(2.750mq)
(4.085mq)
(1.700mq)
(850mq)
(15.200mq)
(34.725mq)
(875mq)
(2.975mq)
(1.000mq)
(476mq)
(1.500mq)
(1.250mq)
(2.675mq)
(12.400mq)
(8.750mq)
(15.250mq)
(1.800mq)
(2.025mq)
(900mq)
(550mq)
(1.425mq)
490mq
via Rho/Malvestiti
2
1.670mq
via Watteau
2
590mq
via Tanaro
2
465mq
via De Notaris/Martesana
2
2.250mq
via Giuseppe Maria Giulietti
2
400mq
via Meucci
2
163mq
via Elio Adriano
2
27.920mq
via Idro/Tangenziale Nord
2
5.250mq
via Bormio/Idro
2
3.745mq
viale Europa/Tangenziale Nord
2
5.050mq
via Rublioff
3
3.430mq
via Cassanese
3
6.460mq
via Abruzzi/Rubattino
3
890mq
via Corelli
3
1.265mq
via Corelli/Tangenziale Est
3
900mq
via Taverna
4
11.615mq
viale dell’Aviazione
4
1000mq
via Piranesi
4
4.890mq
via Bonfadini
4
485mq
via Elio Vittorini/Ponte Lambro
4
2.990mq
via Camaldoli/Ponte Lambro
4
1.925mq
via Toffetti
4
669mq
via Sulmona
4
755mq
via delle Puglie
4
4.640mq
via Vaiano Valle
5
1.250mq
via dell’Assunta
5
785mq
via Ripamonti
5
2.020mq
via Borsellino/Le Rovendine
5
870mq
via Borsellino/Le Rovendine
5
745mq
via Verro
5
1.615mq
via Verro
5
2.400mq
via Ferrari
5
1.135mq
via Campazzino
5
1.915mq
via C.na Gandina
5
4.420mq
via C.na Gandina
5
560mq
Ronchetto
5
2.580mq
Ronchetto
5
3.310mq
Ronchetto delle Rane
5
860mq
Ronchetto delle Rane
5
430mq
Ronchetto delle Rane
5
7.450mq
Tangenziale Ovest/Depuratore
5
12.120mq
via Olona
5
17.070mq
alzaia Naviglio Pavese
5
5.680mq
via della Chiesa Rossa
5
3.024mq
via della Chiesa Rossa
5
760mq
via Boffalora
5
1.820mq
via di Rudini
6
5.530mq
via Don Primo Mazzolari
6
2.035mq
via Bardolino
6
4.490mq
via Bardolino
6
2.400mq
via Garibaldi
6
2.380mq
via Mantegna
6
12.140mq
via Chiodi
6
1.650mq
via Giambellino
6
3.165mq
via Pesto
6
28.775mq
via Guascona
7
1.065mq
via Guascona/Muggiano
7
4.880mq
via Lucera/Muggiano
7
610mq
via Mosca
7
3.320mq
via Mosca
7
3.850mq
M.no Paradiso
7
4.063mq
via degli Ulivi/Cavalcavia Luraghi
7
5.955mq
via Benozzi Gozzoli
7
300mq
via Benozzi Gozzoli
7
695mq
via Benozzi Gozzoli
7
1.445mq
via Benozzi Gozzoli
7
335mq
via Cividale del Friuli
7
3.030mq
via F.lli di Dio
7
945mq
via F.lli Zoia
7
530mq
via C.na Barocco
7
590mq
via C.na Barocco
7
670mq
via privata Scanini
7
1.190mq
via privata Taggia
7
2.220mq
via privata Taggia
7
610mq
via privata Sora
7
1.060mq
via C.na Bellaria
7
150mq
strada consorziale Romanello
7
1.920mq
via Cavaliere
7
4.430mq
via Ponte del Giuscano
7
5.870mq
via Silla
7
960mq
Cimitero Monumentale
9
2.710mq
via Pasta
9
4.510mq
via Bologna/Seveso
9
2.555mq
via Baracca
9
3.520mq
via Suzzani
9
2.660mq
via Suzzani
9
1.410mq
via Empoli
9
355mq
via Ippodromo
5
500mq
C.na Basmetto
5
4.170mq
via Lambro Meridionale
5
2.245mq
via privata Bisceglie
6
2.310mq
via Frigerio
7
1.765mq
via Verdi/Stigliano
7
1.090mq
via Marconi/Cave
7
1.865mq
via Uruguay
8
2.265mq
via privata Cefalù
8
2.609mq
via Jona
8
2.120mq
via Barzaghi
8
3.640mq
via Monte Spluga
8
4.740mq
via Monte Spluga
8
37.710mq
via Lessona
8
2.350mq
via Bovisasca
9
2.985mq
via Assietta
9
2.360mq
via Clelia Merloni
9
2.630mq
via Gabbro
9
350mq
via Moneta
9
1.130mq
via Chiasserini/Luther King
9
4.320mq
via Chiasserini
9
21.850mq
via Bovisasca
9
465mq
via Bovisasca
9
600mq
via 5 Maggio
8
3.620mq
via Pericle Negrotto
8
1.190mq
via Cretese/Maggianico
8
1.770mq
via Calvino
9
(1.275mq)
(1.050mq)
(3.650mq)
(11.500mq)
(7.575mq)
(3.650mq)
(6.700mq)
(3.750mq)
(21.000mq)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
101
102
103
104
105
106
107
108
109
110
111
112
113
114
115
116
117
118
119
120
121
122
123
124
125
126
127
128
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130
131
132
133
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135
136
137
138
139
140
141
142
143
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146
147
148
149
150
151
152
153
154
155
156
157
158
159
160
161
162
163
164
165
166
167
168
169
170
171
172
173
174
175
176
177
178
179
180
181
182
183
184
185
186
188
189
190
191
192
193
194
195
196
197
198
199
200
201
202
203
204
205
206
207
208
209
210
211
212
213
214
215
216
217
218
219
220
221
222
223
224
225
226
227
228
229
230
231
232
233
234
235
236
237
238
239
240
241
242
243
244
245
246
247
248
249
250
251
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
100
265
252
253
254
255
256
257
258
259
260
261
262
263
264
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
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52
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54
55
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57
58
59
60
61
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63
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65
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67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
101 102
103
104
105
106
107108
109
110
111
112
113
114
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
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98
99
100
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
18
19
20
21
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23
24
25
26
30
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32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
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nuclei che hanno diminuito la loro dimensione*
nuclei che hanno incrementato la loro dimensione*
nuclei che hanno mantenuto la loro dimensione*
nuclei scomparsi*
nuclei nuovi*
storia
comune di Milano/pubblica*
privata*
altri enti*
non pervenuto*
proprietà terreni
10 | La terra della città
Matrice 2: contesto
La Matrice 2 contiene informazioni relative al contesto in cui la colonia ortiva si colloca.
La foto satellitare (catturata durante le ricerche svolte attreverso Google Earth) offre una
prima immagine del contesto nel quale è inserito il nucleo cui fa riferimento la casella. La
cifra in nero in alto a sinistra si riferisce anche in questo caso al numero di riferimento
assegnato alla colonia ortiva in questione nel corso di questa ricerca. I riquadri e i dise-
gni colorati in basso a destra fanno invece riferimento agli elementi che caratterizzano il
contesto nel quale il nucleo è inserito: le informazioni in questione sono state selezionate
durante il lavoro di mappatura, nel corso del quale sono stati evidenziati quei fattori che
tendono a favorire la generazione ed il mantenimento dei nuclei ortivi (parchi, agricoltura,
infrastrutture, acqua, cascine, città pubblica, vuoti).
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n° 2012
foto satellitare
caratteristiche
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P
parchi
ferrovia
strade principali
presenza di corsi d’acqua
cascine di proprietà pubblica
cascine di proprietà privata
vuoti urbani
agricoltura
città pubblica
contesto
12 | La terra della città
1.2. Le mappe
m1. colonie ortive
In questa prima mappa sono individuate le varie colonie ortive presenti all’interno dei
confini comunali della città di Milano. Le colonie attualmente rilevate sono 194 per un’area
totale coltivata di circa 1.670.000 mq. Il processo attraverso il quale è stato possibile map-
pare le colonie inizia con uno studio comparato delle immagini satellitari di Google Earth
(aggiornate al 2010) con il Censimento degli orti urbani realizzato da Italia Nostra e dal
Centro Forestazione Urbana (CFU) nel 1999. Successivamente, dopo aver rilevato alcuni
dati relativi ai contesti nei quali gli orti si sviluppano con maggiore frequenza, si è procedu-
to all’ampliamento della mappatura facendo riferimento alle sole immagini satellitari. Una
quarantina di casi sono stati rilevati in loco.
La terra della città | 13
m2. Dimensionamento
In questa mappa vengono localizzate le varie colonie ortive in base alla loro dimensione:
più grande è il cerchio che la rappresenta più grande è la colonia a cui si fa riferimento.
I cerchi si suddividono in 12 fasce dimensionali: inferiore a 500mq (marrone scuro), tra
500 e 1000mq (porpora), tra 1000 e 2000mq (rosso), tra 2000 e 3000mq (arancione
scuro), tra 3000 e 4000mq (arancione chiaro), tra 4000 e 5000mq (giallo), tra 5000 e
10.000mq (verde chiaro), tra 10.000 e 20.000mq (verde scuro), tra 20.000 e 30.000mq
(verde acqua), tra 30.000 e 40.000mq (azzurro scuro), tra 40.000 e 60.000mq (blu), oltre
i 60.000mq (viola). Le colonie ortive più diffuse risultano quelle comprese tra i 2000 e i
3000mq (52 colonie su 194), quelle comprese tra i 1000 e i 2000mq (45 su 194) e quelle
comprese tra 5000 e 10.000mq (40 su 194).
<500
<1000500<
<20001000<
<30002000<
<40003000<
<50004000<
<10.0005000<
<20.00010.000<
<30.00020.000<
<40.00030.000<
<60.00040.000<
60.000<
14 | La terra della città
Gli insediamenti più piccoli tendono a spargersi indistintamente su tutta la superficie del
territorio comunale (fatta eccezione per le zone più centrali, incluse nella circonvallazione
sterna, dove si incontrano pochissime colonie); al contrario le colonie superiori a 5000mq
tendono a localizzarsi nelle zone più periferiche ad Est e a Sud di Milano, laddove il terreno
libero dall’urbanizzazione in cui persistono vaste aree destinate all’agricoltura lascia spazio
sufficiente a favorire la nascita e la permanenza delle colonie ortive più grandi.
293345522221402511552
10
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statoattuale
362845272524405223332
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stato1999
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132121211012843100
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scomparsi
0
1912204851522210
10
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30
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50
0
nuovi
La terra della città | 15
m3. Inquadramento: spazi aperti, vuoti urbani, infrastrutture
In questa mappa il disegno di Milano è filtrato attraverso la selezione di alcune caratte-
ristiche territoriali che ci sembra possano interagire con la nascita e la permanenza delle
colonie ortive: tutte le aree edificate (strade, marciapiedi, piazze e parcheggi compresi)
risultano bianche su questa mappa. Ciò che viene invece evidenziato sono da un lato il
sistema degli spazi aperti, quindi i terreni agricoli, i parchi e i vuoti della città, dall’altro i
sistemi infrastrutturali, ovvero la rete ferroviaria, le strade principali e la rete idrografica.
Ad un primo sguardo sembra che l’incidenza del fenomeno orticolo si concentri maggior-
mente proprio nei pressi degli spazi aperti, lungo i tracciati infrastrutturali e nelle vicinanze
dei corsi d’acqua.
16 | La terra della città
Le informazioni rilevate nel corso della ricerca mostrano che il 62% delle colonie ortive
(121 su 194) siano situate in adiacenza o molto vicino a fonti dalle quali è possibile rifornir-
si di acqua (sebbene in effetti, come dimostrano anche le ricerche compiute da Italia Nostra
e dal CFU nel 1999, la maggioranza degli ortisti tenda ad approvvigionarsi dell’acqua ne-
cessaria per l’irrigazione tramite la raccolta delle acque piovane). Il 64% si trova su terreni
agricoli o nei pressi degli stessi, mentre il 61% occupa gli spazi dimenticati della città.
Nei pressi degli assi infrastrutturali l’incidenza del fenomeno cala sensibilmente, ma resta
comunque significativa: quasi il 30% degli orti sorge a ridosso delle grandi arterie stradali,
mentre il 23% occupa gli spazi interstiziali lungo la ferrovia.
A sostegno ulteriore delle considerazioni precedenti si può dire che il 56% di tutti gli orti
mai censiti a Milano si nelle Zone 4, 5 e 6, ovvero nelle zone in cui si concentra la maggio-
ranza delle aree destinate ad uso agricolo e la più consistente densità di acque superficiali
(canali, rogge, fiumi, fontanili, ecc). In queste aree, in compenso, la concentrazione di co-
lonie intorno agli assi infrastrutturali diminuisce notevolmente, soprattutto se si compara
il dato con quello delle zone 8,9,2 e 3, nelle quali l’incidenza del fenomeno a ridosso degli
spazi ferroviari è notevolissima.
45 54 97 136 130 30 22131 P A V
La terra della città | 17
m4. Inquadramento: cascine, città pubblica
In questa mappa sono rappresentate le colonie ortive in relazione a tre elementi che nel
corso della ricerca sono emersi come fattori rilevanti nella definizione del contesto ideale
nel quale il fenomeno orticolo può nascere e radicarsi. Gli elementi selezionati sono del
componenti della città pubblica, ovvero le aree all’interno delle quali sono nettamente
preponderanti le residenze di iniziativa e proprietà pubblica (comunale o di pertinenza
dell’ALER), indicate in rosa scuro sulla carta, e le cascine pubbliche e private (rispettiva-
mente in arancione e in rosso), che costruiscono un fittissimo - e inaspettato - paesaggio
all’interno dei confini comunali.
18 | La terra della città
La scelta di rilevare l’incidenza del rapporto di contiguità tra le colonie ortive, la città
pubblica e le cascine deriva dalla curiosa compresenza di questi elementi in molti dei casi
studio visitati: da una parte, infatti, è emersa la frequente necessità della popolazione resi-
dente in abitazioni di proprietà pubblica di avere un appezzamento di terra da coltivare, per
svagarsi e per uscire dalle mura della propria casa (si consideri inoltre che, nei periodi di
forte immigrazione verso Milano, molte delle case popolari furono affidate ad ex contadini o
a persone cresciute in contesti rurali); dall’altra spesso tra cascine ed orti si sono instaurati
rapporti formali ed informali che, pur modificandosi nel corso del tempo, a volte persistono
da decenni (basti pensare alla pratica piuttosto diffusa in contesti rurali per cui ai contadini
dipendenti di una tenuta veniva concesso dal padrone un fazzoletto di terra per coltivare
ortaggi e frutta). Analizzando i dati in effetti emerge come circa il 50% delle colonie ortive
sia situata a non più di 1000m dai principali insediamenti di edilizia pubblica. Allo stesso
modo, circa il 27% delle colonie mappate sono localizzate in prossimità di cascine.
La terra della città | 19
m5. Soglie storiche
In questa mappa le colonie ortive sono rappresentate in forma schematica con cerchi di
diverse dimensioni e colori, nel tentativo di restituire sulla carta l’evoluzione temporale del
fenomeno degli orti urbani milanesi. Sebbene le soglie storiche sulle quali si è potuto fare
affidamento fossero solamente due, ovvero il 1999, anno in cui il Comune di Milano rese
pubblico il Censimento degli orti urbani realizzato da Italia Nostra e del CFU, e il 2011,
ovvero il periodo di raccolta dei dati di questa ricerca, le informazioni raccolte evidenziano
comunque alcune tendenze del fenomeno. Innanzi tutto si può dire che in generale, tenen-
do conto della superficie occupata dalle colonie ortive, la tendenza è decrescente: infatti se
nel 1999 la somma delle aree tutti i nuclei censiti fosse di 1.781.968 mq, ad oggi si rileva
un calo abbastanza significativo, quantificabile nell’ordine dei 100.000mq circa (ricordiamo
che i dati raccolti nel corso di questa ricerca parlano di una cifra che si aggira intorno a
1.670.000mq).
20 | La terra della città
Tuttavia, facendo riferimento ad un altro censimento (realizzato sempre da Italia Nostra e
dal CFU) relativo all’anno 1994, emerge, infatti, un andamento sia piuttosto stabile: il dato
relativo a quella data parla di 1.693.784mq di superficie coltivata ad orti.
Gli orti urbani sembrano essere piuttosto fluidi nelle loro fasi di aggregazione, ricompo-
sizione e scomposizione. Se osserviamo i dati rilevati tra il 1994 e il 1999 infatti, emerge
come circa 220.000mq di orti siano scomparsi e come, allo stesso tempo, le nuove super-
fici coltivabili adibite ad uso ortivo, nello stesso arco di tempo, siano aumentate di circa
300.000mq. Allo stesso modo possiamo dire che tra il 1999 e il 2011 l’andamento della pre-
senza orticola abbia seguito un percorso simile: a fronte di una perdita di 430.000mq circa
relativi alle colonie completamente scomparse (spesso a causa dei grandi interventi infra-
strutturali ed edilizi messi in atto negli ultimi anni) a cui si aggiungono i circa 265.000mq
di aree sottratte alle colonie esistenti (che comunque rimangono attive), si rileva tuttavia
un diffusione della pratica in aree nuove quantificabile in circa 400.000mq, ai quali si ag-
giungono i circa 180.000mq relativi a quelle colonie che hanno aumentato la loro superficie
tra il 1999 ed il 2011.
Dal punto di vista della semplice presenza, il fenomeno, insomma, sembra essere assolu-
tamente fluido, secondo un trend pressoché costante: le aree occupate dagli orti urbani si
modificano, a volte aumentano di dimensione, oppure scompaiono da una parte per riap-
parire altrove.
90 49 34184 114
La terra della città | 21
m6. Attori: Proprietà dei terreni
In questa mappa le colonie ortive sono rappresentate con dei cerchietti di colore diverso:
ad ogni colore (o combinazione di colori) corrisponde una diversa proprietà del terreno su
cui sorge la colonia. Le informazioni presentate in questa mappa sono quasi completamen-
te desunte dallo studio del Censimento degli orti urbani del 1999; nuovi dati sono stati
collezionati attraverso le indagini sul campo e la ricerca su internet.
Dai dati relativi al 1999 risultava come circa il 65% di tutte le colonie ortive sorgesse su
aree di proprietà privata: di enti estranei al Comune o allo Stato e di privati cittadini; il 35%
è localizzato invece in terreni di proprietà pubblica.
22 | La terra della città
Non è possibile fare delle comparazioni attendibili con il presente per mancanda di dati certi
estesi riferiti al periodo attuale; la maggioranza delle colonie ortive mappate nel 2011 sono
state classificate nell’ambito delle aree di proprietà da verificare. Nonostante ciò, in base
alle informazioni raccolte, si può ipotizzare che la situazione non sia cambiata di molto.
Se si osserva la posizione geografica delle colonie ortive, ordinate secondo il criterio della
proprietà dei terreni, possiamo dire, inoltre, che, se nelle zone 8,9,2,3 e 4 il fenomeno si
manifesta su aree di proprietà in prevalenza pubbliche, mentre a Sud, nelle aree interessa-
te dal Parco Agricolo, e ad Ovest (zone 5,6,7) si registra un andamento inverso, che vede
protagonisti i terreni privati.
117
138 41
113
41 113117 138
La terra della città | 23
m7. Attori: occupazione del suolo
In questa mappa sono raccolti i dati relativi all’occupazione dei suoli, ovvero alle dinami-
che di regolazione attraverso le quali le colonie ortive vengono realizzate, riconosciute e
mantenute.
Anche in questo ambito il panorama è estremamente fluido e variegato: sono molti, infatti,
gli accordi informali tra proprietari e ortisti che garantiscono a questi ultimi la permanenza
in terreni sui quali non avrebbero alcun diritto formale.
24 | La terra della città
La prima categorizzazione quindi si basa su una semplice selezione: infatti, se si esclude
la possibilità di accordi informali tra pubblico e privato (fatta eccezione per la pratica dif-
fusa del chiudere un occhio) e, al contrario, si considera che gli accordi tra privati cittadini
possono assumere innumerevoli forme (comprese quelle in cui è previsto uno scambio di
denaro in nero o la cessione a titolo gratuito del terreno per un determinato periodo di
tempo), si è scelto di stabilire una prima suddivisione tra legale/abusivo (pallino verde/pal-
lino rosso) concentrando la ricerca sulle sole colonie situate in aree di proprietà pubblica.
In questo modo, tutti gli orti che non sono segnati nei registri comunali come orti urbani
pubblici (dei quali si può facilmente verificare l’esistenza navigando nel sito del Comune di
Milano) vengono automaticamente annoverati tra gli abusivi. Da questa prima selezione
emerge un dato interessante: se nel 1999 infatti solo l’11% degli orti che sorgevano su
aree di proprietà pubblica erano da considerarsi legali, ad oggi il tasso sale al 23% (ovvero
21 nuclei ortivi comunali su 90 situati in aree di proprietà pubblica).
I dati più rilevanti restano comunque quelli che descrivono il fenomeno degli orti urbani
come una pratica sostanzialmente informale: il 77% degli orti selezionati con questo me-
todo permangono in uno stato di illegalità. Inoltre, se si riprende il dato considerato per
la mappa precedente relativa alla proprietà dei terreni, quello che indica il 65% di tutte le
colonie ortive su terreni privati, il panorama si fa ancora più ambiguo: in questo contesto
infatti è stato verificato che solo 7 colonie ortive su 104 (ovvero il 6,7%) sono regolari, cioè
di proprietà o legalmente riconosciute dal Comune. Per la maggior parte il fenomeno quindi
sembra quantomeno sfuggire al controllo normativo.
069 21 184
La terra della città | 25
2. Storie
A Milano, accanto a poche esperienze consolidate, negli ultimi anni si sono moltiplicati i
progetti dedicati all’agricoltura urbana: orti di quartiere legati ad associazioni di promozio-
ne sociale, orti didattici coltivati nelle scuole da gruppi di genitori e alunni, giardini terapeu-
tici, aiuole e spazi abbandonati trasformati da gruppi di giardinieri occasionali, piccoli orti
per l’auto-produzione in spazi sociali, ma anche aree orticole integrate in numerosi parchi
urbani.
La raccolta di queste storie di coltivazione urbana rappresenta un approfondimento concre-
to della mappatura precedente. Probabilmente più che in altre forme di lettura, in questo
tipo di sguardo entrano in gioco fattori come le modalità di auto-rappresentazione dei sin-
goli soggetti, le propensioni individuali, le casualità contingenti. Ma di contro la narrazione
ravvicinata delle vicende consente meglio di altre rappresentazioni di rintracciare traietto-
rie di relazione con la città, annunciate e/o sperimentate. Proprio sfruttando le proprietà di
questa lente narrativa, in questo approfondimento abbiamo privilegiato quelle esperienze
che meglio di altre sembrano funzionare come dispositivi d’attivazione per il trattamento di
questioni altre rispetto alla semplice attività di coltivazione.
Il repertorio che ne risulta prende in considerazione storie anche molto diverse tra loro,
spesso legate a doppio filo a un contesto, a un passato e ad obiettivi propri. In questo sen-
so la definizione inglese community gardens, che pur pone un’enfasi forse eccessiva sugli
aspetti comunitari, sembra apparentemente più appropriata per indicare questo tipo di
coltivazioni della traduzione italiana corrente orti urbani. In molti casi, infatti, non si tratta
di orti in senso proprio, ma di esperienze che mettono in relazione secondo proporzioni
anche molto variabili la pratica della coltivazione con la costruzione di percorsi di vita in
comune.
2.1. Terra in comune. Una tassonomia
Ciascuna esperienza milanese di coltivazione urbana porta con sé l’intreccio di diversi signi-
ficati e contenuti e può essere osservata e rappresentata da diversi punti di vista. Un primo
tentativo di lettura del disordine naturale in cui si collocano queste storie considera l’idea
di rintracciare in esse un carattere dominante, a partire dal quale comporre un piccolo ca-
talogo. Quella che abbiamo iniziato a costruire è quindi una breve tassonomia, da sfruttare
come prima mappa per orientarsi (Weick, 1997), consapevoli che le sue voci sconfineranno
l’una nell’altra a seconda della prospettiva d’osservazione adottata. Si tratta di una ripar-
tizione parziale e in fieri, che ha il valore di uno spunto per intraprendere riflessioni più
ampie e complesse su alcune categorie di carattere collettivo, legate a stili di vita che in
vario modo potremmo definire in comune.
Il mio orto
Quello che normalmente identifichiamo come orto urbano è soprattutto una coltivazione
di carattere personale (individuale o familiare), intrapresa, in forma abusiva o autorizzata,
soprattutto per soddisfare esigenze proprie, che siano effettive necessità alimentari o sem-
26 | La terra della città
plici espediente ricreativi1
.
A prima vista questi episodi hanno ben poco di quel carattere dispositivo che abbiamo de-
ciso di applicare come frame di riferimento per la raccolta di queste storie urbane. Eppure
ad uno sguardo più attento anche queste esperienze individuali interagiscono attivamente
con l’organizzazione della città per lo meno in due sensi: da una parte segnalando con la
loro semplice presenza l’esigenza di un luogo altro, disallineato rispetto alle consuete diffe-
renziazioni funzionali; dall’altra identificando e marcando fisicamente degli spazi di libertà,
luoghi filtro, che mentre svolgono l’importante ruolo di raccordo morbido tra lo spazio ur-
bano determinato e tutto ciò che la sua definizione non riesce ad accogliere, rappresentano
anche la culla per l’elaborazione di possibili configurazioni nuove.
L’orto del mio quartiere
Un’ulteriore categoria individuata fa riferimento alla dimensione della vita comune e della
quotidianità di piccole comunità urbane. L’orto del mio quartiere2
, sulla scorta dei commu-
nity gardens anglosassoni, può essere considerato un modello piuttosto consolidato: alla
base di questo tipo di iniziative si trova l’idea di una sinergia di effetti di rigenerazione dello
spazio urbano e di potenziamento del senso di appartenenza e di responsabilità di chi vi
partecipa.
Facendo leva sull’accessibilità connaturata a questo tipo di attività e sulla dimensione della
prossimità, i giardini e gli orti di comunità assumono esplicitamente la coltivazione come
strumento di aggregazione e integrazione sociale in ambiti territoriali circoscritti. In que-
sto gruppo rientrano gli esperimenti in cui orticoltura e giardinaggio sono dichiaratamente
finalizzati al recupero di aree in disuso, di spazi simbolici e di riconoscimento, o ad una
riqualificazione locale ad ampio spettro; ma anche gli orti didattici, in cui l’impegno per
la formazione di bambini e ragazzi diventa un’occasione d’incontro per popolazioni locali
diverse. Spesso queste esperienze si collocano in spazi in origine appartati, come giardini
scolastici, cascine abbandonate, piccole aree intercluse, che, anche attraverso la pratica
dell’orto, vengono aperti al quartiere e alla città.
L’orto sul retro
Il riuso degli spazi è un carattere che le coltivazioni di quartiere hanno in comune con le
esperienze che incontriamo alla voce de l’orto sul retro3
, in cui includiamo i progetti in qual-
che modo vicini alle note pratiche di guerrilla gardening.
La definizione guerrilla gardening, consolidatasi a partire da alcune esperienze statunitensi
degli anni Settanta, indica iniziative di dissenso che usano il verde come fatto rivendicati-
vo e dimostrativo. In Italia la pratica della guerriglia verde si diffonde solo in anni recenti
1 È questo in realtà il fenomeno maggiormente esteso. I casi visitati che ci sembra di poter inclu-
dere in questo gruppo sono: gli orti comunali del Parco Alessandrini; gli orti di Via Chiodi; gli Orti
Missaglia; gli orti del Bosco in città;gli orti comunali del Parco Nord. Per una ricognizione esaustiva
ed aggiornata degli orti urbani a Milano ci riferiamo al lavoro di ricerca di Daniele Lamanna nell’am-
bito della preparazione dell’elaborato finale per il corso «Azione locale partecipata e sviluppo urbano
sostenibile», Iuav, Venezia, a.a. 2010-2011.
2 Alla voce «L’orto del mio quartiere» troviamo: l’associazione Piano Terra; il community garden I
Giardini del Sole; gli orti della Cascina Cuccagna; l’associazione di quartiere Ortinconca.
3 Tra i casi esplorati, in questo gruppo abbiamo incluso: il movimento Critical Garden; il gruppo
Landgrab; il movimento italiano Guerrilla Gardening; il giardino Playground; l’orto della Cascina Au-
togestita Torchiera.
La terra della città | 27
maturando caratteri specifici. A differenza di quanto avviene in altri paesi, dove assume le
forme di un vero e proprio movimento antagonista, a Milano e nelle principali città italiane
il movimento è costellato di episodi più disordinati, che non si preoccupano di mescolarsi
con esperienze dal carattere meno dissenziente.
L’idea che guida le iniziative è di base molto semplice: la cura degli spazi trascurati della
città diviene il manifesto politico di una possibile via per la trasformazione quegli stessi
spazi e di altri di natura affine. Queste iniziative di giardinaggio improvvisato lavorano su
e per il lato B della città, cercando non solo, e non tanto, di riportarlo sul fronte pubblico,
quanto di farne un traino immaginario verso una direzione di cambiamento. Non a caso il
terreno privilegiato degli attacchi verdi sono le frange dello spazio urbano, spesso anche in
prossimità di spazi sociali e autogestiti. «Gli edifici hanno un fronte e un retro, malgrado
gli sforzi degli architetti di trasformarli in sculture a tutto tondo» (Lynch, 1992, p. 58). Il
retro è il luogo dove la vita si esprime più facilmente, perché la sua posizione più celata gli
permette di sottrarsi al rispetto dell’ordine che regola il fronte pubblico; sul retro quindi si
realizza un legame più diretto tra lo spazio e il suo uso, svincolato in buona parte dai con-
dizionamenti della ripartizione funzionale dell’ambiente costruito.
Le iniziative di guerrilla gardening sfruttano a pieno questo intrinseco potenziale delle zone
d’ombra, che la (parziale, temporanea, …) sospensione di alcune forme di controllo rende il
rifugio abituale di una varietà di pratiche non concesse altrove, ma anche il terreno fertile
e la riserva di materiali per la sperimentazione di nuovi assetti organizzativi.
L’orto per altro
Nella categoria de l’orto per altro4
comprendiamo i progetti in cui il lavoro della terra
è soprattutto finalizzato al raggiungimento di obiettivi di altra natura. La coltivazione è
un’attività che non richiede particolari prerequisiti: non necessita a priori di particolari
competenze tecnico-teoriche – mentre, al contrario, favorisce l’apprendimento contingente
e sperimentale –, né comporta di per sé l’adesione a specifici orientamenti ideali o l’appar-
tenenza a determinati gruppi sociali. Queste prerogative di accessibilità e semplicità ope-
rativa fanno dei progetti di coltivazione dei potenziali dispositivi di attivazione di percorsi
diversi rispetto alla semplice attività di coltura.
Come si è detto, questo carattere molteplice appartiene trasversalmente pressoché ad
ogni esperienza di coltivazione urbana, ma alcune delle vicende considerate sfruttano più
esplicitamente di altre l’efficacia del dispositivo-orto, privilegiando chiaramente la dimen-
sione strumentale implicita in questo tipo di attività. In questi casi l’orto e il giardino sono
soprattutto l’occasione per fare altro. In questo raggruppamento si incontrano le iniziative
che assumono intenzionalmente il coltivare come mezzo terapeutico o formativo, come i
progetti dedicati al coinvolgimento e all’integrazione di persone provenienti da situazioni di
disagio e di esclusione, ma anche, più in generale, i percorsi in cui la concretezza dell’orto
e dei suoi prodotti è soprattutto funzionale ad altri obiettivi.
4 Tra i casi incontrati, abbiamo associato a questo gruppo: la Cascina Bollate; Il Giardino degli aro-
mi; la rete delle Libere Rape Metropolitane; il progetto Libero orto; l’Orto in città.
28 | La terra della città
2.2. Le coltivazioni
L’elenco che segue raccoglie le esperienze orticole milanesi che si è scelto di approfondire.
Per ciascuna di essa è stata compilata una scheda (le schede sono presentate di seguito)
che ne riassume brevemente la storia, i modi di azione, le principali relazioni intraprese.
Come primo tentativo di inquadramento delle esperienze ciascuna di esse è collocata in
una delle voci della tassonomia descritta in precedenza, a seconda di quella che ci è parsa
la caratterizzazione prevalente.
Il mio orto
L’orto del mio quartiere
L’orto sul retro
L’orto per altro
Boscoincittà / Centro Forestazione Urbana
http://www.cfu.it/
via Novara
Cascina Bollate
http://www.cascinabollate.org/cms/index.php
carcere di Bollate
Cascina Cuccagna
http://www.cuccagna.org/
via Muratori
I Giardini del Sole
http://giardinidelsole.parcotrotter.org/
via Padova (Parco Trotter)
Il Giardino degli aromi
http://www.olinda.org/2005/giardino.htm
ex OP Paolo Pini, via Ippocrate
Landgrab
http://landgrab.noblogs.org/
Libero orto
http://www.provincia.milano.it/diritticittadini/Altre_iniziative/libero_orto.html
ex OP Paolo Pini, via Ippocrate
Movimento italiano Guerrilla Gardening
http://www.guerrillagardening.it/
Orti a Molino Dorino
via Molino Dorino
Orti a Ronchetto delle Rane
strada vicinale di Ronco / via Manduria
Orti di Chiesa Rossa
via Chiesa Rossa
La terra della città | 29
Orti di Franco
via dell’Assunta
Orti di via Cardinal Tosi
via Tosi / via Gabetti
Orti di via Chiodi
http://www.angoliditerra.org/
via Chiodi
Orti di via Rizzoli
via Rizzoli
Orti Missaglia
http://www.ortimissaglia.com/
via dei Missaglia
Ortinconca
http://www.ortinconca.it/
L’orto sul tetto del bar ATM
http://www.atmbarmilano.com/
bastioni di Porta Volta 18/a
Ortodiffuso / Libere Rape Metropolitane
http://ortodiffuso.noblogs.org/
http://www.facebook.com/LibereRapeMetropolitane
Orto in città
http://ortoincitta.blog.tiscali.it/
ex OP Paolo Pini, via Ippocrate
Playground
http://playground.noblogs.org/
via Torricelli angolo via Conchetta
Piano Terra
http://piano-terra.org/wordpress/
via Vallorsa e via Oglio
30 | La terra della città
Boscoincittà / Centro Forestazione Urbana
Via Novara
http://www.cfu.it/
Contesto
Il progetto Boscoincittà nasce nel 1974, quando Italia Nostra ottiene in concessione dal
Comune di Milano la gestione di 35 ettari di terreno agricolo incolto, situato nella periferia
Ovest della città. L’idea alla base delle richieste dell’associazione è ambiziosa: sperimen-
tare per la prima volta un intervento di forestazione urbana con i cittadini. E’ stata
un’esperienza partecipativa nella quale sono intervenute moltissime scuole, associazioni e
migliaia di soggetti singoli, interessati a prendere parte in prima persona ad un progetto
innovativo e di forte valenza ambientale.
Il Boscoincittà oggi ha un’estensione tre volte superiore a quella iniziale: il parco è pas-
sato dai 35 ettari del 1974 ai 110 odierni. Tra i servizi più interessanti offerti dal parco ci
sono le circa 350 particelle di orto (dislocate tra Boscoincittà e la sua naturale estensione,
ovvero il Parco delle Cave, situati entrambi nella zona di San Siro) che i lavoratori di Italia
Nostra gestiscono con la collaborazione dei cittadini, i quali accedono alle graduatorie di
concessione delle piccole aree coltivabili attraverso un bando pubblico. I primi orti realizzati
dal CFU (Centro Forestazione Urbana), istituito da Italia Nostra proprio per la gestione del
progetto, risalgono alla metà degli anni ottanta e sono situati nell’area denominata Spinè
di Boscoincittà: il progetto degli orti (originariamente individuati con il nome di Orti del
Tempo Libero) è uno dei risultati della campagna “Sprecare No”, lanciata dall’associazione
per offrire spunti su stili di vita possibili e per fronteggiare la crisi energetica della prima
metà degli anni ‘70. A questo primo nucleo ortivo ne sono seguiti altri, realizzati nelle aree
denominate rispettivamente: San Romanello, Maiera, Violè, Violè 2, Ghiglio, Masone, Pa-
rea, Barocco, Olonella, Acquani. Le aree gestite da Italia Nostra e quindi dai lavoratori e
dai volontari del CFU sono state assegnate in concessione dalla Provincia di Milano e dal
Parco Agricolo Sud.
Approccio
I progetti del Centro Forestazione Urbana sono volti alla realizzazione di opere collettive
viventi, che hanno bisogno di una manutenzione continua e che quindi rendono
necessario il coinvolgimento in prima persona di tutti i fruitori dei servizi offerti. I
processi partecipativi sono alla base di qualsiasi azione volta alla modifica o al manteni-
mento del bosco e, ovviamente, dei nuclei ortivi: gli ortisti infatti, organizzati dagli addetti
del CFU, si mobilitano per ripulire i canali di irrigazione, per aggiustare le strutture colletti-
La terra della città | 31
ve, per discutere su come reagire ai problemi comuni (come ad esempio gli atti vandalici)
e per organizzare assemblee, feste e workshop. Tra ortisti, volontari e addetti del Boscoin-
città sembra essersi creata una buona sintonia e una certa reciprocità: non manca certo la
presenza di soggetti più carismatici interessati alla gestione dei servizi collettivi, che fun-
gono da rappresentanti delle varie comunità di ortisti, ma in generale i rapporti sembrano
essere prevalentemente orizzontali.
Strumenti
Gli strumenti di gestione messi a punto dal Centro Forestazione Urbana seguono il più pos-
sible un criterio partecipativo che renda gli stessi ortisti protagonisti dei relativi
progetti:
Gli ortisti partecipano alla costruzione (e, nel caso in cui vi siano orti preesisten-•
ti, anche alla demolizione e alla raccolta differenziata dei materiali di scarto) dei
capanni, delle recinzioni, delle panche e di tutto ciò di cui gli orti hanno bisogno
per funzionare senza intoppi. I lavori si svolgono sotto la supervisione del CFU
e gli ortisti, con l’ausilio di un capocantiere, costruiscono manufatti in legno, si
prendono cura delle parti comuni, gestiscono insieme i canali per l’acqua.
Per ogni parcella, che misura dai 65 ai 100 mq, ogni ortista è tenuto a pagare•
annualmente al CFU una cifra pari a 85 euro: la validità del contratto si estende
fino alla rinuncia o alla morte della persona alla quale è stata affidata la terra
(o nel caso in cui l’amministrazione comunale o l’associazione rescindano il
rapporto di concessione/collaborazione). Questo tipo di contratto si basa sulla
convinzione che tra l’ortista e la terra che gli viene assegnata si crei nel tempo
un legame inscindibile. Inoltre la certezza del possesso induce gli ortisti a vigi-
lare più attentamente sulle proprie parcelle e a sviluppare un certo rispetto per
la cosa pubblica.
Per ogni nucleo ortivo è presente un servizio dedicato ai frequentatori del parco•
(area giochi bimbi, frutteto, campo da bocce, aiuole fiorite) e una parcella ortiva
dedicata alle scuole o ai portatori di handicap.
Gli ortisti vengono sensibilizzati a vigilare sulle loro terre infatti, dopo ogni•
episodio di furto o vandalismo, compilano un registro per monitorare la situa-
zione e ottenere le informazioni necessarie per decidere come contrastare tali
episodi.
Ogni anno il CFU propone corsi di formazione per la coltivazione biologica e•
per l’apprendimento delle tecniche di compostaggio, per la conservazione e
la trasformazione dei prodotti, visite guidate, momenti di convivialità, feste e
concorsi.
Relazioni
L’influenza del CFU nella storia degli orti urbani a Milano supera di molto i limiti del Bo-
scoincittà: dal progetto 1993 per la realizzazione degli orti di via Valla, affidato al Centro
dall’AEM, alla gestione del Parco delle Cave, alla riqualificazione partecipata (ancora in
atto) degli orti di via Livorno a Sesto San Giovanni, gli esperti di Italia Nostra sono da sem-
pre proiettati verso l’esterno. Essi si muovono all’interno di una rete molto fitta di soggetti
pubblici, associazioni, amministrazioni e privati, sotto l’egida e con la forza derivante da
una grande associazione nazionale. Non mancano comunque i contatti con le realtà più
minute: Boscoincittà e il CFU sono certamente un punto di riferimento per tutti coloro
che hanno interessi nel campo dell’orticoltura a Milano.
32 | La terra della città
Cascina Cuccagna
Via Muratori 2
http://www.cuccagna.org/
Contesto
La Cascina Cuccagna è un piccolo complesso agricolo realizzato alla fine del Seicento
e conservatosi fino ad oggi nel cuore di Milano, poco distante da Porta Romana.
Da alcuni anni la cascina è oggetto di un progetto di recupero volto a farne un «centro po-
lifunzionale di iniziativa e partecipazione culturale territoriale»1
.
Promotore dell’iniziativa, alla fine degli anni Novanta, è stato un piccolo gruppo di abitanti
della zona, che ha cominciato ad incontrarsi per discutere sui possibili modi per recuperare
la cascina ad uso del quartiere, fondando a questo scopo la Cooperativa Cuccagna. L’inten-
so e sistematico lavoro di coinvolgimento e sensibilizzazione di quel gruppo originario ha
raccolto attorno al progetto di recupero della cascina l’interesse degli abitanti della zona ma
anche quello di importanti realtà culturali e istituzionali milanesi; grazie a questo lavoro,
negli anni l’iniziativa ha modificato la sua originaria connotazione di iniziativa di quartiere:
oggi il progetto di recupero e riuso della Cascina Cuccagna ha una chiara connotazione
urbana.
In occasione dell’emissione da parte del Comune di Milano di un bando per l’assegnazione
degli spazi della cascina viene costituito il Consorzio Cascina Cuccagna, cui prendono parte
differenti cooperative sociali e associazioni, che, risultato vincitore del bando, a tutt’oggi si
occupa della gestione e dello sviluppo del Progetto Cuccagna.
Approccio
L’obiettivo generale del Progetto Cuccagna è la conservazione e riabilitazione di una testi-
monianza storica del passato della città attraverso il suo utilizzo come spazio di aggrega-
zione e diffusione culturale.
Da un punto di vista operativo il progetto prevede un’articolazione in tre aree tematiche:
ambiente e alimentazione; cultura e territorio; coesione e integrazione. A ciascuno di que-
sti capitoli corrispondono obiettivi specifici e una dettagliata descrizione delle attività pre-
viste.
In vista dei suoi obiettivi concreti il Progetto Cuccagna punta alla costruzione di una sorta
di ponte culturale, spaziale e temporale, tra i costumi e le pratiche che la cascina agri-
cola rappresenta (i suoi usi passati e le attuali attività affini) e le consuetudini urbane che
la circondano.
1 Si veda la presentazione completa del Progetto Cuccagna scaricabile dal suo sito internet.
La terra della città | 33
Attraverso lo sviluppo di attività e iniziative legate al mondo agricolo, ma anche attraverso
l’uso condiviso e integrato degli spazi, il progetto vorrebbe fare della cascina un pezzo di
campagna in città e al tempo stesso una piattaforma di lancio per percorsi di esplorazione
al di fuori di essa.
Con questo approccio il Progetto Cuccagna intende proporsi anche come modello per la
valorizzazione del patrimonio storico e ambientale rappresentato dalle cascine urbane (il
progetto ha rappresentato un punto di riferimento per il Progetto Cascine inserito nei pro-
grammi previsti da Expo 2015).
Strumenti
Verso la realizzazione nella sua interezza del complesso programma di intervento nella
cascina sono state implementate, in alcuni casi anche solo provvisoriamente, alcune delle
attività previste ed ospitate temporaneamente alcune iniziative autonome. Nel loro insie-
me queste attività svolgono un’importante azione di sensibilizzazione e contribuiscono alla
costruzione della rete di gestione della cascina.
Le attività stabili insediate nella cascina oggi sono:
il Mercato agricolo• : un mercato di prodotti biologici, ogni martedì pomeriggio,
provenienti dalle cascine dell’area milanese. Il mercato settimanale rappresenta
un importante passo verso la realizzazione del Progetto Cuccagna, che prevede
l’apertura nella cascina di una bottega permanente del consumo consapevole,
con prodotti, agricoli ma non solo, a filiera corta.
l’Ecomuseo del territorio Milano sud• : con l’avvio di questo progetto la Cascina
Cuccagna si fa promotrice di un museo diffuso del territorio sud di Milano. Nella
prima fase del progetto, avviata nel 2007 ad opera di uno dei gruppi di lavoro
della Cascina, sono state raccolte una serie di interviste agli abitanti del cosid-
detto Quartiere Cuccagna, poi approfondite in un indagine su tutta la zona 4 (la
zona di decentramento a cui appartiene la cascina). La seconda fase, tutt’ora in
corso, ha come oggetto uno studio etnografico sulle pratiche agricole della zona
a sud di Milano, con una particolare attenzione per il Parco Agricolo Sud.
il punto informativo Parco Agricolo Sud• : dal 2009 la Cascina è punto informativo
del Parco Sud, con il compito di informare sulle sue attività, sulle strutture di
accoglienza e sui percorsi tematici.
l’Ostello• : grazie a un cofinanziamento pubblico ottenuto nell’ambito del pro-
gramma “Nuova generazione di idee. Le politiche e le linee di intervento per
i giovani” della Regione Lombardia a partire dal 2011 nella Cascina è prevista
l’apertura di un ostello con 10-15 posti letto gestito da persone inferiori ai 30
anni.
il Gruppo Verde• : un gruppo di circa 20 volontari gestisce la cura del giardino
e dei due orti della Cascina. Il gruppo organizza laboratori, esposizioni, fiere e
collabora alla gestione di progetti specifici centrati sulle attività orticole, come il
progetto “Orto nella scuola”, realizzato assieme ad altri soggetti presenti nella
cascina e a un’associazione esterna.
Il Gruppo Verde, come altri gruppi volontari che operano nella cascina, è frutto dell’azione
del Gruppo Partecipazione, organizzato direttamente dal Consorzio Cuccagna allo scopo di
coinvolgere attivamente le persone nella gestione del progetto. In questo senso la Cascina
è intesa come un’opportunità per dare spazio a percorsi autonomi, che sviluppandosi lungo
la loro strada specifica contribuiscono a costruirne l’identità.
Il Consorzio Cantiere Cuccagna inoltre ha messo a punto un particolare strumento per il
34 | La terra della città
sostegno finanziario del progetto, l’iniziativa Contadini Urbani: attraverso l’acquisto di una
sottoscrizione del valore di 250 euro i sostenitori del Progetto Cuccagna ottengono il certi-
ficato di Contadino Urbano e acquisiscono il diritto alla partecipazione al Gruppo Consultivo
Permanente del Consorzio, dove possono esprimere pareri e suggerimenti sull’andamento
del progetto.
La particolare gestione del Progetto Cuccagna, volta all’integrazione di ambiti, prospet-
tive, approcci e attori differenti, ha permesso negli anni di dare concretezza e spessore
a un progetto di riqualificazione voluto inizialmente da un piccolo gruppo di vicini, di per sé
privi delle risorse operative necessarie al raggiungimento dei loro obiettivi.
Relazioni
Il Progetto Cuccagna è stato portato avanti negli anni grazie a un costante e scrupoloso
lavoro di diffusione che potremmo definire come una sorta di found raising sociale; le
forze attorno al progetto sono cresciute progressivamente come i bracci di una spirale, in-
cludendo soggetti anche molto diversi tra loro: i singoli abitanti della zona, i piccoli gruppi
auto-organizzati, così come note associazioni culturali o importanti gruppi editoriali. Proprio
questa apertura verso attori e prospettive differenti, assieme alla propensione a costruire
anzitutto un’immagine buona e spendibile per il progetto, distingue questo percorso
da iniziative simili, spesso limitate da dinamiche di appartenenza (soprattutto in occasioni
che interessano il recupero di spazi fisici), che le trasformano in progetti di nicchia.
La terra della città | 35
Il giardini del Sole
http://giardinidelsole.parcotrotter.org/
via Padova (Parco Trotter)
Contesto
Poche centinaia di metri quadrati coltivati in modo vario: vasche di fiori, aiuole ad orto, ro-
seti; contro il muro di cinta che separa il giardino da via Padova alcune gabbie per animali
da cortile: polli, conigli e l’oca Matilde, mascotte del giardino.
I Giardini del Sole sono il community garden del Parco Trotter, tra viale Monza e via
Padova, nella zona nord della città. Quello del Trotter è un parco urbano molto parti-
colare, parte integrante di un complesso scolastico (elementari e medie) che ha fatto della
relazione diretta con la natura un principio guida. Fin dalle sue origini, negli anni Venti, la
Casa del Sole – così si chiama la scuola – disponeva di una fattoria e di spazi dedicati alla
sperimentazione dell’allevamento e della coltivazione. Nel tempo – forse anche a causa del
passaggio da scuola a statuto speciale a una gestione ordinaria – la fattoria, così come altre
parti di questo articolato complesso, è stata curata ed utilizzata progressivamente sempre
meno.
Nei primi anni Novanta, un gruppo di persone per motivi diversi vicine all’esperienza del
Trotter (insegnanti, genitori, abitanti del quartiere), ha fondato l’associazione Amici del
Parco Trotter, allo scopo di valorizzare il parco e le numerose strutture che ospita attra-
verso la promozione di forme associative e cooperative che le mettano in relazione con il
quartiere e la città.
I Giardini del Sole sono l’esito dell’incontro tra questa associazione e i suoi obiettivi di rivi-
talizzazione del parco e le idee di un giardiniere impegnato nella promozione delle qualità
sociali dell’attività di coltivazione. Con il progetto frutto di questo incontro, articolato e
rielaborato in collaborazione con la Casa del Sole, l’associazione Amici del Parco Trotter
partecipa a un bando della Fondazione Cariplo indirizzato alla coesione sociale e ottiene il
finanziamento che permette di avviare il giardino.
Approccio
L’idea di fondo de I Giardini del Sole prende spunto dalla specificità della zona in cui il
progetto si colloca: in uno dei quartieri più multietnici della città, in antitesi al poliziotto
di quartiere (dal 2008 Via Padova è presidiata anche da pattuglie dell’esercito),
incaricato di controllare e sedare i potenziali conflitti di una convivenza a volte
difficile, il progetto propone il giardiniere di quartiere, con l’intento di lavorare
proprio sulla costruzione di nuovi percorsi di collaborazione.
36 | La terra della città
In questo senso il progetto può essere definito piuttosto precisamente come community
garden di ispirazione anglosassone: un giardino condiviso, che solleciti la partecipazione
nella cura di un bene comune proponendo al contempo occasioni di socialità e praticando
la riqualificazione di un luogo.
Strumenti
Dopo l’avvio del giardino, che ha richiesto l’impegno costante di persone competenti in
tema di coltivazione e di gestione collettiva, ai frequentatori è stata lasciata un’autonomia
organizzativa e pratica di volta in volta maggiore.
Oggi Francesco, il giardiniere ideatore del progetto assieme agli Amici del Parco Trotter,
è ancora il referente tecnico del giardino, ma il suo ruolo è progressivamente sempre più
defilato, da coordinatore a occasionale consigliere: «L’anno scorso abbiamo avuto il finan-
ziamento Cariplo e c’è bastato, quest’anno abbiamo un finanziamento più ridotto, perché
comunque è giusto che il tecnico piano piano si allontani e li lasci andare un po’ per i fatti
loro. Le competenze aumentano. Il rovescio della medaglia di avere un referente è che si
riescono poco a sviluppare le capacità individuali; io adesso faccio più da mediatore, vedi
qui per esempio [riferendosi a uno scambio precedente sulla quantità di pomodori da pian-
tare]: “Voglio seminare questo – Sì, ma renditi conto che qua non c’è spazio...”»1
Oltre che all’autonomia organizzativa, la prospettiva a cui puntano i Giardini del
Sole guarda anche verso un completo autofinanziamento, attraverso la vendita
di piccoli prodotti, lo scambio con altre associazioni e il riuso di materiali di scar-
to, forti dell’idea di praticare uno strumento efficace, anche economicamente,
per occuparsi della città e dei suoi luoghi: «Il finanziamento c’è servito a comprare
gli attrezzi e a pagare il mio stipendio; poi per il resto come vedi è tutto materiale di re-
cupero, non spendiamo niente... i mattoni che circondano le aiuole vengono dal cantiere
qui di fianco, i cerchioni dalla ciclofficina... In generale un’attività di giardino comunitario
è poco onerosa. Se le amministrazioni comunali decidessero di utilizzarla come strumento
per riqualificare la città farebbero veramente un grande affare, anche da un punto di vi-
sta puramente economico; anche pagando un tecnico per due o tre anni e i primi lavori di
sistemazione, che a seconda della zona possono essere più o meno consistenti... Poi però
tutto si ripaga assolutamente... e la gente sta bene.»
Relazioni
I Giardini del Sole vengono inaugurati all’inizio dell’ottobre 2009 con un primo ciclo di in-
contri formativi. Oggi, dopo più di due anni di attività, i Giardini contano una ventina di
attivisti formalmente iscritti all’associazione e molti frequentatori assidui.
L’idea originaria di fare di questo spazio coltivato un punto di incontro e di socializzazione
per il quartiere sembra aver funzionato soprattutto per persone già sensibili rispetto alla
possibilità di condivisione di percorsi pratici collettivi; di certo un ruolo importante nella
definizione dei frequentatori del Giardino l’ha svolto la sua afferenza al comples-
so della Casa del Sole e all’associazione Amici del Parco Trotter, per lo meno in due
direzioni e a due scale: da una parte, a scala locale, favorendo la partecipazione soprattut-
to dei piccoli alunni della scuola, dei loro genitori e dei frequentatori delle attività del parco;
dall’altra, a scala urbana, immettendo il Giardino nel circuito a cui la scuola già partecipa
da molti anni grazie alla particolarità della sua offerta.
1 Questo e i successivi brani citati sono tratti da un’intervista a Francesco, giardiniere coordinatore
del Parco Trotter, del marzo 2011.
La terra della città | 37
Il giardino degli aromi
http://www.olinda.org/giardinodegliaromi/giardino
via Ippocrate 45, ex OP Paolo Pini
Contesto
Nell’aprile del 2003 un gruppo di donne con esperienza di coltivazione e raccolta di
piante aromatiche e officinali costituisce l’associazione di utilità sociale Il Giar-
dino degli Aromi che ha trovato una propria sede nel parco dell’ex Ospedale Psichiatrico
Paolo Pini.
Dopo la dismissione dell’Ospedale Psichiatrico, la grande area del Paolo Pini, per anni isola-
ta, è risultata come potenziale snodo metropolitano di spazi collettivi che, opportunamente
relazionati alla città, possono contribuire in maniera significativa ad elevare la qualità del
vivere in questa parte di periferia. Una porzione del parco e delle sue strutture sono ge-
stite dalla cooperativa e dalla associazione “Olinda” che si occupano della promozione di
occasioni di integrazione tra fruitori dell’ex ospedale e le persone con disagio psichico che
tutt’ora ne frequentano gli spazi. Il giardino degli aromi fa riferimento proprio a queste
organizzazioni, integrando le proprie attività con il loro lavoro.
L’iniziativa è stata realizzata nell’ambito del progetto Europeo Equal “Luoghi della qualità
sociale”, promosso dall’associazione Lavoro e Integrazione. Il suo risultato è un angolo di
parco organizzato ad orto botanico con piante aromatiche e officinali, coltivate secondo
metodi biologici. Un giardino con un forte impatto visivo e olfattivo, completato da un set-
tore con piante autoctone, una collezione di rose antiche, un laghetto con piante acquati-
che e un giardino roccioso.
Approccio
L’associazione promuove la conoscenza e la pratica di una corretta relazione
dell’uomo con le piante e con l’ambiente nel suo insieme: studia e promuove la prati-
ca e la conoscenza di tecniche naturali e biologiche di coltivazione, raccolta, conservazione,
trasformazione, con particolare attenzione alle piante medicinali e aromatiche e alle ortico-
le; approfondisce la conoscenza dell’uso tradizionale delle piante medicinali e aromatiche
per il benessere dell’uomo; promuove la conoscenza della biodiversità, del suo ripristino
e della sua conservazione. Inoltre Il Giardino degli Aromi si propone anche di dar voce e
spazio a soggetti che provengono da un’esperienza di disagio, di emarginazione sociale, di
intolleranza, di violenza, di ingiustizia, di discriminazione, di razzismo, di solitudine forzata,
attraverso un rapporto di studio, di osservazione o di lavoro con la terra e le piante.
38 | La terra della città
Strumenti
I principali strumenti di promozione, formazione e integrazione adottati dall’associazione
sono la semplice coltivazione con metodo biologico e la vendita di piante aroma-
tiche, officinali, orticole, piccoli frutti e piante da frutto; ma anche la raccolta delle
piante spontanee e la trasformazione delle piante coltivate in prodotti alimentari (olii, sali,
aceti, vini aromatici) e prodotti per il benessere (cuscini di erbe, pot-pourri, olii e unguenti
per massaggi).
Queste attività sono condotte da operatori esperti nella coltivazione, con competenze spe-
cifiche nell’ambito del rapporto con le persone con disabilità, che accolgono gli ospiti in
piccoli gruppi, accompagnandoli in un percorso di lavoro formativo che privilegia la dimen-
sione della collaborazione e della partecipazione al gruppo.
Alle occupazioni di base si affiancano percorsi specifici, come il progetto “Il parco nello
zaino”, che prevede attività didattiche di educazione ambientale rivolte alle scuole, o la
realizzazione de “Il Mandala delle erbe”, un orto didattico dedicato alle attività con persone
svantaggiate.
Gli stessi operatori del Giardino degli Aromi, inoltre, sono disponibili per la consulenza sulla
progettazione, manutenzione e gestione di giardini, orti e terrazzi, ma anche sulla predi-
sposizione di percorsi specifici da realizzare presso altre strutture, fornendo agli operatori
delle comunità un’adeguata formazione in merito. Infine, l’associazione ospita un centro di
documentazione e consultazione sulle piante aromatiche e officinali e sulle piante sponta-
nee e si occupa dell’organizzazione di seminari aperti al pubblico sulla loro coltivazione.
Relazioni
Attraverso l’attività di coltivazione l’associazione il Giardino degli Aromi promuove occa-
sioni di incontro e di scambio tra gruppi di persone che normalmente seguono traiettorie
di vita autonome: le donne fondatrici dell’associazione, i frequentatori e gli acquirenti del
giardino, le persone persone svantaggiate che seguono i suoi percorsi formativi. Ma so-
prattutto, le relazioni istituite dall’associazione – pioniera nella coltivazione orticola urbana
– con altre vicende di agricoltura in città (come l’adesione alla rete di recente formazione
delle Libere Rape Metropolitane1
), nonché la sua collocazione nell’ambito del progetto Olin-
da, la posizionano in un contesto dal respiro urbano, contribuendo a portare i temi che
tratta sulla scena della discussione pubblica.
1 Si veda scheda apposita.
La terra della città | 39
Movimento italiano Guerrilla Gardening
http://www.guerrillagardening.it/
Contesto
Il nome Guerrilla Gardening indica una serie di piccoli atti dimostrativi, definiti dai loro
protagonisti chiamano attacchi verdi, volti ad abbellire con piante e fiori le piccole aree
dimenticate della città (aiuole, bordi stradali, aree dismesse, …).
Più che di un progetto specifico si tratta di una sorta di movimento sociale diffuso volto
alla rivincita del verde tra le dense costruzioni delle città. I guerriglieri verdi, infatti,
non formano un gruppo strutturato, ma si riuniscono in formazioni aperte, informali e va-
riabili, che si incontrano in forme differenti attorno alle occasioni in cui si esprimono.
Il contesto di riferimento di Guerrilla Gardening è lo spazio urbano in genere, senza limi-
tazioni di sorta; il movimento potrebbe interessare potenzialmente qualsiasi città in cui
qualcuno decida di coltivare illegalmente uno spazio trascurato. Dai primi anni ‘70, quando
la definizione è stata coniata per indicare l’attività del gruppo newyorkese Green Guerrilla,
l’idea si è diffusa in numerosi paesi. In Italia il progetto, che oggi conta numerosi attivisti
– singole persone, guerriglieri occasionali, ma anche gruppi specificamente organizzati – è
stato avviato alcuni anni fa da un gruppo di giovani milanesi, che ancora oggi gestiscono
il sito di riferimento di Guerrilla Gardening e si occupa di coordinare e consigliare i gruppi
autonomi e i singoli attivisti.
Approccio
L’obiettivo di Guerrilla Gardening è incrementare la qualità ambientale della vita in città (in
senso estetico-formale, ma anche in direzione di una sua migliore fruibilità) attraverso una
maggiore e più curata diffusione del verde.
Per far questo le pratiche della guerriglia verde cercano un’interazione con lo spazio
urbano in ottica positiva e propositiva. In questa prospettiva gli attacchi verdi sono
atti di denuncia attivi, che intendono avviare concretamente l’inversione di ten-
denza che auspicano di fronte ad usi della città che privilegiano l’ambiente costruito e
la valorizzazione economica dello spazio urbano, trascurando la cura degli spazi aperti, dei
margini interstiziali e delle aree temporaneamente escluse dai principali processi costruzio-
ne e trasformazione della città.
Strumenti
Le azioni di Guerrilla Gardening sono differenti l’una dall’altra ed organizzate in totale
40 | La terra della città
autonomia rispetto alla scelta del luogo, dei tempi e dei modi. Gli strumenti opera-
tivi sono gli attrezzi e i materiali che ciascun aderente all’iniziativa utilizza per compiere la
sua spedizione. Alcune azioni vengono realizzate di notte in relativa segretezza, altre sono
organizzate apertamente, in alcuni casi cercando la complicità e la partecipazione degli
abitanti della zona prescelta.
Attraverso il sito web di riferimento del movimento italiano i promotori svolgono
un’azione di diffusione e coordinamento: tramite un indirizzo di posta elettronica rac-
colgono i racconti delle azioni svolte e danno visibilità agli annunci di progetti che cercano
sottoscrittori; sempre via posta elettronica organizzano l’adesione di singole persone ad
iniziative già previste, indirizzandole verso le azioni che necessitano di un aiuto nella loro
zona di riferimento; con la stessa modalità raccolgono donazioni, in forma di materiali
(piante e terriccio) o di finanziamenti, da utilizzare per la realizzazione degli attacchi.
Il sito contiene anche alcuni consigli pratici per la gestione degli attacchi (relativi per esem-
pio all’utilizzo delle piante spontanee e dei semi delle piante già presenti, alla preparazione
delle spedizioni, alla protezione delle nascenti aree verdi) e spiega le modalità di realizza-
zione di alcuni sistemi di piantumazione, come la “bomba di semi”, un’idea messa a punto
dal gruppo americano Green Guerriglia, che prevede la preparazione di un pacchetto di
terra, semi, fertilizzante ed acqua da lanciare negli spazi abbandonati poco raggiungibili in
altro modo.
Relazioni
A partire dall’iniziativa dei pochi attivisti milanesi in pochi anni gli attacchi verdi di Guerrilla
Gardening sono diventati in Italia pratiche piuttosto diffuse.
I risultati della coltivazione di questi giardini clandestini sono in genere accolti con favore,
come uno strumento poco invadente e semplice da realizzare per migliorare la qualità del
paesaggio urbano; ammirando l’iniziativa alcuni vivai dell’area milanese regalano le pianti-
ne e il terriccio utilizzati dai guerriglieri del verde.
La diffusione di queste piccole pratiche di coltivazione abusiva ha dato adito negli
ultimi anni alla formazione di gruppi stabili di guerrilla gardeners e a forme di in-
terazione e coordinamento con un più esplicito contenuto politico e progettuale,
come il movimento Critical Garden, che riunisce a livello nazionale i diversi esponenti del
giardinaggio spontaneo.
La terra della città | 41
Orti di via Cardinal Tosi
via Cardinal Tosi
Contesto
La colonia ortiva di via Cardinal Tosi si trova a Sud/Est del grande Ospedale San
Carlo, sul retro di un deposito dell’Atm e in adiacenza alla base militare di via Edoardo Chi-
notto. L’area occupata dal nucleo in questione (che ricopre una superficie pari a 58.000mq)
è situata all’interno di un enorme brandello verde ad ovest della città, nel quartiere di San
Siro, a poche decine di metri da via Novara. La storia di questa occupazione abusiva ri-
sale ai tempi delle grandi migrazioni, durante le quali migliaia di contadini si riversavano
nell’area metropolitana, cambiandone definitivamente il volto. La colonia ortiva resiste
quindi da oltre 50 anni e molti dei soggetti che oggi la popolano sono figli o amici degli
immigrati che colonizzarono quei luoghi abbandonati. Il terreno sui cui sorge il nucleo è di
proprietà del Ministero della Difesa, il quale, da qualche anno a questa parte, sta tentando
di cederlo agli imprenditori immobiliari. Tuttavia, la lunghissima permanenza di molti degli
occupanti rende la vita difficile ai proprietari in divisa, poiché a seguito di un presidio dura-
to oltre mezzo secolo i diritti acquisiti sulla terra sono difficili da cancellare.
Approccio
Vista la lunga storia di occupazione unita alla vastità dell’insediamento e al numero degli
attori in campo non è possibile offrire una chiave di lettura univoca per questa vicenda.
Si possono comunque fare alcune considerazioni di carattere generale. Per prima cosa bi-
sogna considerare le ragioni storiche che spinsero un cospicuo numero di immigrati dalle
campagne ad occupare gli spazi vuoti della metropoli per coltivare un orto. Lo scioglimento
dei legami con la vita contadina, l’asfissia di una vita metropolitana spesso opprimente e la
necessità di compensare le carenze dei salari con la coltivazione, furono spesso alla base
delle prime occupazioni di suolo finalizzate all’uso orticolo. Gli orti per molti immigrati fun-
zionavano come luoghi di compensazione e riconciliazione con la terra, nonché come mez-
zo di sostentamento. Inizialmente questo genere di pratica (estremamente diffusa fino alla
fine degli anni settanta) veniva tollerata dalle amministrazioni, più propense a chiudere un
occhio, e sfruttata dai proprietari terrieri, che spesso preferivano concedere la propria ter-
ra (in cambio di un affitto informale o a titolo gratuito) piuttosto che lasciarla inutilizzata.
Col passare degli anni la superficie dei vuoti urbani coltivabili si fece sempre più scarsa, il
valore dei terreni aumentò vertiginosamente e, di conseguenza, gli interessi dei proprietari
mutarono entrando in conflitto con quelli degli ortisti, spesso costretti ad abbandonare le
42 | La terra della città
terre che curavano. Oggi ogni frammento residuale di terreno urbano possiede un grande
valore potenziale e le pressioni nei confronti degli insediamenti abusivi sono molto aumen-
tate: sfratti, sgomberi e demolizioni sono all’ordine del giorno.
D’altro canto, per le aree come quella di via Cardinal Tosi, la percezione stessa dello spazio
destinato all’orticoltura è cambiata: nei casi in cui l’occupazione della terra procede ininter-
rotta da moltissimi anni, gli obiettivi in base ai quali quella stessa terra era stata occupata
risultano, in alcuni casi, assolutamente snaturati. Camminando per le stradine (o per le
strade: la via principale è larga almeno sette metri) degli orti di via Tosi ci si rende conto di
come alcune parcelle abbiano assunto una valenza tutt’altro che agricola: i vecchi orti
sono ormai diventati dei garage, dei piccoli giardini con piscina o addirittura delle
seconde case. Col tempo la percezione di aver acquisito la proprietà delle aree fa si che
molti finiscano per investire sforzi e denaro sul loro fazzoletto di terra occupato, creando
tuttavia delle situazioni disordinate al limite della legalità e della sicurezza.
Strumenti
La resistenza pluridecennale degli orti di via Cardinal Tosi è dovuta principalmente a due or-
dini di fattori. In primo luogo la vastità dell’insediamento e quindi il gran numero di persone
coinvolte, fa sì che qualsiasi azione legale voglia essere intrapresa nei confronti della colo-
nia ortiva debba essere ben ponderata. La tendenza che nei decenni ha portato gli ortisti a
radunarsi gli uni vicini agli altri, non è certo dovuta alla volontà di fare nuove conoscenze,
quanto piuttosto alla necessità: inserirsi in un contesto abusivo già radicato e colonizzato
da tempo costituisce una sicurezza maggiore per i nuovi occupanti. Di conseguenza più
grande è l’insediamento, più tende ad espandersi, almeno fino a quando gli stessi abusivi
non decidono di porre un freno agli eventuali allargamenti. La rete degli occupanti si pre-
occupa di svolgere quei ruoli che in un contesto normale sarebbero di competenza degli
organi dell’amministrazione: le regole per la successione di una parcella o l’estensione
dell’insediamento o l’allontanamento dei soggetti indesiderabili, così come la pulizia degli
spazi collettivi, sono gestiti da gruppi interni. In secondo luogo, il fattore numerico unito
alla proprietà pubblica dell’area e alla possibilità, dopo vent’anni di occupazione di un’area,
di invocare per vie legali l’usucapione, ha fatto in modo che alcune minacce di sgombero
siano già state respinte, sebbene permanga un senso diffuso di incertezza.
«Questa è una realtà che va tutelata e valorizzata», queste sono le parole del consigliere
comunale Giulio Gallera raccolte in un articolo de “Il Giornale” nel Luglio del 2009. Proprio
in questo periodo egli si schierò contro gli sgomberi dichiarando che in quell’area gli orti co-
stituivano «il principale presidio contro il degrado». Sebbene non tutti siano d’accordo con
le opinioni di Gallera, uno strumento vincente per gli ortisti abusivi, consiste spesso
nel convincere le amministrazioni del ruolo positivo di presidio interpretato dalla
loro pratica in contesti urbani marginali e dimenticati.
Relazioni
Gli ortisti di via cardinal Tosi spesso si conoscono fra loro e si aiutano a vicenda nelle ope-
razioni di gestione e manutenzione degli orti: l’occupazione pluridecennale non solo
li ha resi vicini, ma ha fatto in modo di rafforzare una sorta di complicità nella
reazione alle minacce che provenienti dall’esterno. Proprio per questo, specie nelle
emergenze, la rete interna tra gli ortisti è piuttosto efficiente, tanto da consentire l’ingag-
gio di un avvocato comune per molti degli occupanti. Tuttavia le relazioni che si instaurano
sono esclusivamente proiettate verso l’interno ed escludono un qualsiasi interesse nei con-
fronti della altre realtà simili al di fuori del loro insediamento.
La terra della città | 43
Orti di via Chiodi
http://www.angoliditerra.org/
via Chiodi
Contesto
Gli orti urbani di via Cesare Chiodi sorgono al limite tra il costruito e la campagna e confi-
nano a nord con il Parco Teramo, nel quartiere Barona. Si tratta dell’unica colonia ortiva
a Milano realizzata e gestita da un privato cittadino: il signor Claudio Cristofani, una
personalità ormai riconosciuta in città nell’ambito dell’orticoltura urbana. L’idea di questo
progetto scaturisce dalla necessità di sfruttare un terreno di proprietà, vincolato a verde
dal PRG (su quel terreno era prevista un’espansione del Parco Teramo) e mai acquisito dal
Comune. Per evitare che l’area restasse inutilizzata e per provare a trasformarla in uno
strumento generatore di reddito, il signor Cristofani, alla luce di alcune constatazioni re-
lative alla diffusione degli orti abusivi e alla necessità di spazi per il contatto con la terra,
decide di tentare la realizzazione di alcuni orti urbani attrezzati da affittare ai milanesi. La
risposta eccezionale e l’altissima richiesta di spazi in affitto portano il progettista a raddop-
piare il numero delle parcelle offerte nell’arco di due anni. Oggi il signor Cristofani gestisce
130 orti in via Chiodi e si sta adoperando per diffondere la cultura di quelli che chiama
“giardini familiari” oltre i confini della Barona.
Approccio
L’intento non celato dell’ideatore del progetto è semplice: capitalizzare in maniera innova-
tiva un terreno di sua proprietà per trasformarlo in un bene in grado di generare reddito.
Quella del signor Cristofani è senza dubbio una attività di tipo imprenditoriale: il prezzo
per l’affitto di 75mq di terra infatti, corrisponde a circa 360 euro per un anno. Tuttavia è
necessario fare alcune considerazioni.
In primo luogo il promotore dell’iniziativa è attento alle questioni urbane per professione e
per vocazione (Cristofani fa l’architetto); il suo punto di vista, quindi, è quello di un impren-
ditore cosciente dell’apporto delle sue scelte sulla configurazione della città. In questo sen-
so Cristofani considera il suo lavoro come una sorta di battaglia contro il degrado
e il disordine dell’abbandono della terra, ma anche degli orti abusivi, e, allo stes-
so tempo, contro la speculazione immobiliare classica che privilegia evidentemente
l’edificazione intensa, piuttosto che immaginare soluzioni nuove.
In secondo luogo il signor Cristofani è un convinto sostenitore della filosofia sottesa al
movimento dei “giardini familiari”, un’associazione europea che conta circa tre milioni di
associati sparsi in 14 Stati europei. Questo elemento colloca il progetto imprenditoriale
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  • 1. La terra della città Dall’agricoltura urbana un progetto per la città una ricerca a cura di: Francesca Cognetti, Serena Conti, Valeria Fedeli, Daniele Lamanna, Cristiana Mattioli marzo 2012 Programma di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale Il Progetto di Territorio: metodi, tecniche ed esperienze Unità di Milano Coordinatori Prof. Alessandro Balducci, Prof. Giorgio Ferraresi
  • 2.
  • 3. Indice Introduzione Riferimenti bibliografici 1. Mappatura 1.1. Orti urbani a Milano: un quadro d’insieme 1.2. Le mappe m1. Nuclei ortivi m2. Dimensionamento m3. Inquadramento: spazi aperti, vuoti urbani, infrastrutture m4. Inquadramento: cascine, città pubblica m5. Soglie storiche m6. Attori: proprietà dei terreni m7. Attori: occupazione del suolo 2. Storie 2.1. Terra in comune: una tassonomia Il mio orto L’orto del mio quartiere L’orto sul retro L’orto per altro 2.2. Le coltivazioni Riferimenti bibliografici 3. Politiche pubbliche 3.1. Le esperienze milanesi L’iniziativa pioniera di Italia Nostra e i suoi sviluppi Dalle prime sperimentazioni alla diffusione degli orti nei parchi urbani Orti didattici e terapeutici Esperienze istituzionali non comunali 3.2. Strumenti e cambiamenti in atto 3.3. Conclusioni Riferimenti bibliografici Riferimenti web Interviste 4. Parole chiave 4.1. Margini 4.2. Dispositivi 4.3. Riattivazione 4.4. Radicamento locale e relazione con i luoghi 4.5. Oggetti verdi: la relazione processo / prodotto 4.6. Identità territoriali Riferimenti bibliografici
  • 4. 5. Strumenti: il sito 5.1. Le esperienze milanesi Home page Atlante Mappa Storie Riflessioni Autori Fonti delle immagini Allegati Fedeli V. (2011),A. Detroit, la città in discussione. Crisi urbana e agricoltura urbana, in «Il progetto sostenibile» n. 29. Cognetti F. e Conti S. (2012),B. Oggetti verdi come dispositivi. Milano, note da una ricerca sull’agricoltura urbana, in atti della «Prima Biennale dello Spazio Pubblico» (in corso di pubblicazione). Cognetti F. e Conti S. (2012),C. Milano, coltivazione urbana e percorsi di vita in co- mune. Note da una ricerca in corso, in «Territorio» n. 60.
  • 5. La terra della città | 5 Introduzione La raccolta di materiali che qui presentiamo rappresenta lo stato di fatto di un’indagine relativa alle esperienze di coltivazione agricola nella città di Milano. L’occasione per intraprendere questo percorso di ricerca è stata la partecipazione al pro- gramma Prin 2008 «Il progetto di territorio: metodi, tecniche, esperienze», coordinato per l’unità di Milano dai proff. A. Balducci e G. Ferraresi. All’interno di questo contenitore, la ricerca ha inteso interrogare gli episodi di coltivazione urbana come possibili indicatori della composizione di una prospettiva progettuale inedita per la città. Le esperienze prese in considerazione, infatti, nella maggior parte dei casi guardano altro- ve, a modi di vivere extra-urbani (per esempio propri della campagna, appunto) o alle con- suetudini di un presunto passato; a un primo sguardo si potrebbe parlare di progetti urbani per semplice collocazione spaziale, anzi, si potrebbe dire che si tratti di pratiche in un certo senso anti-urbane, dotate di una forte ed esplicita volontà critica nei confronti della forma organizzativa propria della città. Ma proprio il fatto che guardino intenzionalmente altrove senza rinunciare alla città, anzi, utilizzandola come fondamentale materiale progettuale, ne costituisce il motivo di interesse. In questi progetti la città sembra presente non solo come localizzazione, ma soprattutto come sistema di relazioni, di organizzazione sociale e spaziale, senza cui i progetti stessi non avrebbero senso. Ciò permette di considerare queste sperimentazioni come percorsi che, pur implicitamente e indirettamente, esprimono una chiara volontà di progetto per la città a partire dalla riorganizzazione e dal potenziamento delle risorse in essa già presen- ti. Di per sé l’agricoltura in città non è certo una novità. Negli Stati Uniti i primi programmi a sostegno della coltivazione ad orto di aree urbane abbandonate risalgono alla fine dell’Ot- tocento. Da allora, le città americane sono state ciclicamente il terreno fertile per la cre- scita di giardini imprevisti, frutto della voglia di fare e di guardare al di là del presente dei loro giardinieri impropri, ma anche – in tempi e proporzioni differenti – della capacità delle amministrazioni di sfruttare l’integrazione di un ambito informale nella composizione delle loro politiche (Pasquali, 2008; McDonbald, 2009; Harris, 2010; Fedeli, 2012). Se pur con una storia in genere più recente e in parte con risonanza minore, iniziative simili sono diffuse in molti altri paesi. I community gardens inglesi sono il modello a cui si ispirano buona parte delle esperienze europee; in Francia la recente organizzazione dei jardins partagés recupera e aggiorna la tradizione dei jardins ouvriers (Uttaro, 2009); in Argentina, dopo l’apice della crisi del 2001, la coltivazione urbana è sfruttata come strate- gia integrata di crescita sociale ed economica (Calori, 2009; Cognetti e Cottino, 2009). Ad un primo sguardo, in Italia, il fenomeno sembra ricostruibile principalmente attraverso la composizione di fatti isolati o alla pratica più consolidata degli orti urbani. Negli ultimi anni, però, la diffusione e soprattutto la differenziazione delle pratiche di agricoltura urba- na, assieme al dibattito che le riguarda, stanno assumendo proporzioni che lasciano intra- vedere il potenziale passaggio da un campo punteggiato di episodi alla maglia più fitta di un fenomeno urbano di portata rilevante. Un fenomeno che vale la pena di indagare come sintomo, appunto, del desiderio di un nuovo progetto per la città.
  • 6. 6 | La terra della città L’organizzazione di questo report e dei suoi capitoli ricalca le tappe del percorso di ricer- ca, che a partire da una semplice ricognizione del fenomeno ha cercato di interrogarsi gradualmente sulle sue diverse forme d’interazione con l’organizzazione urbana e la sua progettualità. La prima operazione intrapresa è stata la costruzione di una mappatura delle esperienze (capitolo 1), inquadrate inizialmente nel generico frame della coltivazione orticola in area urbana e considerate rispetto ad alcune prime caratteristiche distintive (dimensioni, aggre- gazioni, storia, …). Da questa prima individuazione di casi di potenziale interesse sono state selezionate alcune storie (capitolo 2), che, per ragioni diverse, ci è parso si mettessero in gioco più di altre in una relazione interattiva con la città. In apparenza, si tratta nella quasi totalità dei casi di esperienze autorganizzate, in cui il soggetto pubblico pare sostanzialmente assente. Ma è davvero così? O forse l’apparente estraneità delle politiche pubbliche per gli episodi di coltivazione urbana più significativi non fa che segnalare un nodo critico su cui ragionare? Alla criticità di questa relazione è dedicata un’ulteriore tappa della ricerca (capitolo 3). Parallelamente a queste considerazioni sul ruolo del soggetto pubblico, le storie raccolte hanno segnalato ulteriori dimensioni ricorrenti su cui riflettere per valutare la portata del fenomeno nella definizione degli assetti organizzativi della città (capitolo 4). Infine, questo lavoro si chiude con l’apertura a una potenziale prosecuzione della ricerca, attraverso la predisposizione di un sito internet (capitolo 5) che raccoglie i materiali pro- dotti, una sorta di banca dati provvisoria per ulteriori percorsi. Riferimenti bibliografici Calori, A. (2009), Coltivare la città. Giro del mondo in dieci progetti di filiera corta, Terre di Mezzo Editore, Milano. Cognetti, F. e Conti, S. (2012), Milano, coltivaizone urbana e percorsi di vita in comune. Note da una ricerca in corso, in «Territorio», n. 60. Cognetti, F. e Cottino, P. (2009), «Da politiche settoriali di lotta alla povertà alla politica integrata del ‘Progetto di Agricoltura Urbana’», in Partecipazione oltre la parola, ICEI, Milano. Fedeli, V. (2012), Detroit, la città in discussione: crisi urbana e agricoltura urbana, in «Il Porgetto Sostenibile», n. 29. Harris, P. (2010), Detroit riparte dalla verdura, in «Internazionale», n. 860. McDonald, N. (2009), As the economy struggles, urban gardens grow, in «Newsweek», lu- glio, traduzione italiana in: http://mall.lampnet.org/article/ articleview/12471/0/214/. Pasquali, M. (2008), I giardini di Manhattan. Storie di guerrilla gardens, Bollati Boringhieri, Torino. Uttaro, A. (2009), Dove si coltiva la città. L’esperienza dei jardins partagés parigini, tra interstizi, scarti e germogli di pratiche urbane emergenti, in: http://www.urbanisticatre. uniroma3.it/RICERCA/caudo_abitare_ferraro/12_Uttaro.pdf
  • 7. La terra della città | 7 1. Mappatura La costruzione di una mappatura delle esperienze di agricoltura urbana corrisponde alla ricerca di una risposta ad alcuni primi interrogativi relativi alla consistenza del fenomeno, alle sue evoluzioni negli anni recenti, alle modalità di interazione con la città, con le sue pratiche e i suoi spazi. Il tipo di rappresentazione cartografica che presentiamo di seguito, zenitale e a scala urba- na, certo non consente di cogliere buona parte delle qualità empiriche del fenomeno e delle sue singole manifestazioni. In compenso, proprio la distanza del punto di osservazione e la relativa astrazione della descrizione permettono di ipotizzare forme di concentrazione e di relazioni con e nella città che sfuggirebbero a raffigurazioni più ravvicinate. Da semplici osservazioni di carattere quantitativo, dimensionale e distributivo le mappe prodotte, infatti, passano a prendere in considerazione le interazioni degli episodi di agri- coltura con alcune tracce fondamentali della città, con le sue principali concentrazioni spa- ziali e d’uso. Ciascuna di esse è da intendere come uno dei livelli sovrapponibili di un ra- gionamento complessivo su alcune delle dinamiche generali che interessano le esperienze di coltivazione orticola nell’area milanese; per questo a partire da ogni mappa è possibile avanzare delle prime riflessioni, riportate in calce alle singole rappresentazioni, che funga- no da tracce ipotetiche per successivi approfondimenti. 1 222222 33 4444444 55 6 88 99999999999 1 2 6 9 21 35 36 47 5751 54 56 65 67 70 72 80 84 99 145 105 115 116 118 124 139 140 144 147 154 158 160 161 163 167 169 181 183 197 203204 206 207 212 213 218 219 226 233 235 242 244 263 269 270 272278 288 311 314 323 345 354 357 358 368 369 98 3 4 5 7 8 10 18 19 20 22 23 24 25 26 30 31 32 33 34 37 3839 40 41 45 46 48 5253 55 58 59 60 61 66 68 69 71 73 81 82 83 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 100 101 102 103 106 107 108 109 110 114 117 121 122 123 125 138 141 142 143 104 146 148 149 150 151 152 153 155 156 157 159 162 164 165 166 168 170 171 172 173 182 184185 186 187 188 189 190 195 196 198 199 200 201 202 205 208 209 210 211 214 215 216 217 227 228 229 230231 232234 236 237 238 239240 241 243 245 246 247248 249 261 262 264 265 266 267 268 271 279 280 281 282 283 284 285 286 303 287 304 305 306 307 308 309 310 312 313 315 324 325 326 327 328 343 344 346 347 348 349 350 351 352 353 355 356 359360 361 362 363 364 365 366 367 370 371 372 302 11 12 13 14 15 16 17 27 28 29 42 43 44 49 50 62 63 64 74 75 76 77 78 79 111 112 113 119 120 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 174 175 176 177 178 191 192 193 194 220 221 222 223 224 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 273 274 275 276 277 289 290 291 292 293 294 295 296 297 316 317 318 319 320 321 322 334 335 336 337 338 339 340 341 342 329 330 331 332 333 373 374 375 376 377 378 298 179 180 225 299 300 301
  • 8. 8 | La terra della città 1.1. Orti urbani a Milano: un quadro d’insieme La necessità di possedere uno strumento grafico, attraverso il quale elaborare e controllare una serie di dati in continua evoluzione, è ciò che sta alla base della scelta di produrre una matrice delle colonie ortive. Tale strumento è costruito in maniera da rendere visibili le informazioni relative ai singoli nuclei e contemporaneamente consentire la visualizzazione del fenomeno nella sua interezza. In ogni casella infatti sono raccolte tutte le informazioni relative ad una singola colonia ortiva, ognuna delle quali fa riferimento ad uno specifico livello nel disegno: in questo modo, attraverso la selezione dei layers è possibile incrociare le informazioni disponibili e visualizzarle in una tabella complessiva dalla quale si possono avviare alcune riflessioni di carattere generale. Matrice 1: informazioni generali 6.220mq via Missaglia 5 (8.700mq) 117 158 dimensione 2012 contorno dimensione 1999 storialocalizzazione zona n° 1999 n° 2012 links proprietà La Matrice 1 contiene dati di carattere generale utili a forni- re una prima descrizione della colonia ortiva rappresentata all’interno di ogni singola casella. Nell’esempio riportato si può vedere come al suo interno sono strutturate le infor- mazioni. Il colore del riquadro in alto a sinistra chiarisce chi sono i proprietari del terreno sul quale sorge il nucleo in questione: in questo caso i colori arancio e azzurro stanno a significare che esso risiede in un’area in parte pubbli- ca (arancione) e in parte privata (azzurro). All’interno del riquadro colorato vi sono poi 3 cifre: quella al centro più grande corrisponde al numero di riferimento assegnato alla colonia ortiva in questione nel corso di questa ricerca; il numero più piccolo in alto a sini- stra corrisponde a quello assegnatogli all’interno del censimento compiuto da Italia Nostra e dal CFU nel 1999: la scelta di mantenere entrambe le numerazioni di riferimento dipende dalla volontà di facilitare il confronto tra le informazioni raccolte nel 2012 e quelle raccolte nel 1999; infine la cifra più piccola in basso a destra corrisponde alla Zona nella quale il nucleo è situato: tale riferimento serve non solo a facilitarne la localizzazione, ma anche a confrontare i dati zona per zona. Alla destra del riquadro colorato sta il nome della via nei pressi della quale si trova il nucleo; il cerchio colorato racconta l’evoluzione della colonia ortiva tra il 1999 e il 2012 (in questo caso i colori del cerchio stanno a significare che la sua dimensione è diminuita). Al di sotto del cerchio e nella parte in basso a sinistra del riquadro si trovano i dati relativi alla dimensione del nucleo: il valore tra parentesi sotto il cerchio definisce l’estensione al 1999; viceversa il valore in basso a sinistra definisce l’estensione al 2012. La sagoma al centro si riferisce alla forma del nucleo rilevata dalle immagini sa- tellitari di Google Earth. Infine i riquadri neri alla sinistra della casella si riferiscono a tutte quelle informazioni qualitative raccolte durante la ricerca: interviste, schede, fotografie, filmati, regolamenti e link.
  • 9. La terra della città | 9 i i i i i i i i i i i i i i i i i i i i i 3.735mq via Rho (11.500mq)2 3.504mq via Conti (17.950mq)2 11.300mq via Ugolini/Giuliani 2 675mq via Comune Antico 2 3.125mq via De Marchi 2 12.775mq via Rucellai/Breda 2 1.000mq via Breda 2 2.500mq via Prospero Finzi 2 450mq via Prospero Finzi/Tofane 2 (1.550mq) 4.500mq via Alghero/Nuoro 2 33.970mq via Crescenzago 2 2.000mq via Nenni 2 2.325mq via Adriano 2 1.409mq via San Mamete 2 3.950mq via San Mamete 2 5.370mq via Idro 2 19.250mq Svincolo C.na Gobba 2 (15.000mq) 30.625mq Str. Padana Superiore 2 2.900mq Cavalcavia M.no Dosso 3 9.500mq via Olgettina 3 1.675mq via Olgettina 3 1.125mq via Rizzoli/ Svincolo C.na Gobba 3 6.465mq via Palmanova 3 (4.250mq) 4.375mq via Palmanova/Roggia Molina 3 27.500mq via Rizzoli 3 (47.450mq) (1.675mq) 1.500mq via Rombon 3 27.575mq via Canelli/Feltre/Folli 3 600mq via Folli 3 3.675mq via Rombon/Ofanto 3 1.500mq via Folli/Rombon 3 3.050mq via Passo Rolle 3 250mq via San Faustino 3 5.475mq via Milesi 3 2.110mq via Cima 3 1.550mq via Cima 3 2.920mq via Corelli 4 2.700mq via Corelli 3 7.500mq via Salesiana 3 1.500mq via Salesiana 3 11.135mq C.na Case Nuove 3 700mq vis Corelli 3 1.050mq via Corelli 3 25.725mq via Forlanini 4 400mq via Decemviri 4 1.050mq via Decemviri 4 225mq via Decemviri 4 4.950mq via Bonfadini/P.co Alessandrini 4 925mq via Vismara 4 1.950mq via Toffetti 4 19.000mq via Zama/Bonfadini/Pestagalli 4 4.375mq via Bofadini/L.go Guerrieri Gonzaga 4 300mq via Bonfadini 4 23.200mq via Bonfadini/Toledo 4 3.150mq via Vittorini 4 1.500mq via Vittorini 4 2.770mq via Camaldoli/Rilke 4 3.200mq Svincolo Autostradale 4 3.900mq Svincolo Rogoredo 4 5.000mq via Medea 4 1.240mq via Feltrinelli 4 20.625mq via Feltrinelli 4 625mq Cavalcavia Pontinia 4 7.000mq Cavalcavia Pontinia 4 1.400mq via Nemi 4 1.700mq via Serrati 4 8.500mq via S. Arialdo 5 1.300mq via S.Arialdo 5 2.075mq via S.Arialdo 5 3.840mq via S.Arialdo/Vaiano Valle 5 7.335mq via S.Bernardo 5 300mq via S.Arialdo 5 3.000mq via S.Arialdo/C.na Fornace 5 3.100mq via S.Dionigi 5 10.200mq via S.Dionigi 5 9.000mq via S.Dionigi 5 3.375mq via dell’Assunta 5 8.500mq via Cassano d’Adda 5 100mq via dell’Assunta C.na Valle 5 450mq via dell’Assunta 5 2.385mq via dell’Assunta 5 5.725mq via Selvanesco 5 4.425mq via Selvanesco 5 209mq via Ferrari 5 5.400mq via Monti Sabini 5 1.700mq via Ferrari 5 7.620mq via Campazzino 5 175mq via Campazzino 5 21.800mq via Valla 5 475mq via Treccani degli Alfieri 5 450mq via Campazzino 5 200mq via Campazzino 5 800mq via Campazzino 5 1000mq via Campazzino 5 425mq via Campazzino 5 5.350mq via Campazzino/C.na Campazzino 5 6.875mq via Dudovich 5 6.220mq via Missaglia 5 6.400mq via Sant’Abbondio/Della Chiesa Rossa 5 7.855mq via Della Chiesa Rossa 5 9.090mq via Pienza/C.na Santa Croce 5 100mq via Gratosoglio 5 2.360mq via Della Chiesa Rossa 5 1.875mq via Calzolari/C.na Basmetto 5 1.025mq via Calzolari/C.na Basmetto 5 13.725mq alzaia Lambro Meridionale 5 2.500mq via Rozzano/alzaia Lambro Meridionale 5 10.200mq via Rozzano/alzaia Lambro Meridionale 5 6.000mq via Rozzano 5 2.475mq via Della Chiesa Rossa/Gattinara 5 5.000mq alzaia Naviglio Pavese 5 3.300mq alzaia Naviglio Pavese 5 900mq via Fornace Caimera 5 4.160mq via San Paolino 6 15.175mq via De Pretis 6 8.280mq via Danusso/Finetti 6 1.275mq via Del Mare/Q.re Cantalupa 6 575mq via Del Mare 6 16.670mq via Del Mare/Q.re Cantalupa 6 500mq via C.na San Marchetto 6 1.325mq via C.na Marcaccio 6 825mq via Bardolino 6 2.375mq via Bardolino 6 5.400mq via De Pretis 6 3.025mq via Tre Cstelli/C.na Castel Roma 6 1.950mq via Chiodi 6 2.825mq via Chiodi/Pepere 6 3.225mq via San Giuseppe Cottolengo 6 1.975mq via Rossi 6 2.225mq via Rossi/Parenzo 6 825mq via Tre Castelli 6 18.570mq via Tre Castelli 6 8.965mq via Martinelli 6 4.850mq via Martinelli 6 9.810mq via Enna/Merula 6 6.665mq via Buccinasco 6 4.254mq via Buccinasco/C.na di Mezzo 6 150mq via Buccinasco 6 375mq via Buccinasco 6 650mq via Buccinasco 6 2.010mq via Buccinasco/Lodovico il Moro 6 5.000mq alzaia Naviglio Grande 6 2.300mq alzaia Naviglio Grande 6 8.075mq via Lorenteggio 6 1.575mq via Giambellino 6 200mq via Bisceglie 6 52.000mq via Calchi Taeggi 6 9.400mq via Bisceglie/Ciconi 6 9.050mq via Viterbo/Lucca 7 250mq via Viterbo 7 2.025mq via Valsesia 7 2.975mq via Valsesia 3 262mq via Viterbo 7 9.000mq via Valsesia 7 1.375mq via Bagarotti 7 720mq via Bagarotti 7 10.150mq via Mosca 7 8.075mq via Degli Ulivi 7 32.500mq via Muggiano 7 48.125mq via Muggiano 7 1.285mq strada vicinale nuova 7 7.575mq tangenziale ovest 7 6.025mq via Guascona 7 71.875mq via Muggiano 7 2.480mq via Muggiano 7 73.425mq via Cusago 7 2.000mq via Muggiano 7 2.125mq via Mosca 7 350mq via Lombardi 7 1.000mq via Lombardi 7 1.340mq via Newton 7 475mq via Stigliano 7 325mq via Cusago 7 375mq via Seguro 7 8.180mq via Amantea 7 8.125mq via Quinto Romano 7 450mq via F.lli di Dio/Camozzi 7 1.450mq via Camozzi 7 3.750mq via Camozzi 7 2.000mq via Broggini 7 10.380mq via C.na Barocco 7 9.390mq via C.na Barocco 7 57.975mq via Cardinale Tosi 7 6.290mq via Broggini 7 767mq via Diotti 7 275mq via Quinto Romano 7 1.050mq via Rombon 7 4.625mq via Airaghi/De Sica 7 19.500mq via Caio Mario 7 2.750mq via Caldera 7 3.225mq via Rasario 7 2.200 via Novara 7 9.565mq via Rasario 7 1.450mq strada consorziale Romanello 8 3.708mq via Novara 7 3.000mq via Rombon 7 1.120mq via Ippodromo 8 175mq via Ippodromo 8 350mq via Calvino 8 1.800mq via De Lemene 8 1.800mq via De Lemene 8 2.400mq via Chiarelli 8 4.950mq via Appennini/Castellanza 8 2.220mq via Appennini 8 775mq via Consolini 8 11.050mq via Keplero 8 4.775mq via Torrazza 8 6.975mq via Triboniano 8 14.280mq via Varesina/Cavalcavia Palizzi 8 5.125mq Cavalcavia Palizzi 8 7.500mq via Castellammare 8 19.375mq via Aldini 8 4.250mq via Grassi 8 30.625mq via De Pisis 8 6.300mq via Maffi 9 875mq via C.na Dei Prati 9 2.290mq via Cerkovo/C.na Dei Prati 9 52.500mq via Lisiade/Pedroni/Leningrado 9 12.500mq via Moneta/Pedroni 9 225mq via Novaro/Taccioli 9 700mq via Ippocrate 9 5.250mq via Bivona 9 27.500mq via Salemi 9 925mq via Oroboni 9 2.500mq via Dora Baltea 9 13.580mq via Senigallia 9 2.500mq via Acerbi 9 250mq via Don Minzoni 9 720mq l.go Gino Allegri 9 3.200mq via Benefattori dell’Ospedale 9 3.275mq via Gatti/Siderno 9 2.820mq via Bottoni 5 3.600mq via Peressutti 5 5.075mq via Rogers 5 1.050mq via Peressutti 5 1.125mq via Peressutti 5 5.550mq via Ripamonti 5 500mq via Macconago 5 2.350mq via Ripamonti 5 2.700mq via Ripamonti 5 10.000mq via Quinto Sole 5 1.400mq via Quinto Sole 5 23.450mq via Pescara 5 2.475mq via Pescara 5 1.750mq traversa via Pescara 5 2.730mq via Manduria/Ronchetto delle Rane 5 11.025mq via Manduria/Missaglia 5 525mq via Selvanesco/C.na Cascinetta 5 4.570mq via Selvanesco C.na Cascinetta 5 25.500mq via Selvanesco/C.na Cascinetta 5 1.225mq via Selvanesco 5 1.325mq via Caio Mario 7 800mq via Benefattori dell’Ospedale 9 4.375mq via Baccelli 9 1.075mq via Pasta 9 875mq via Baccelli 9 7.950mq via Faiti/Graziano Imperatore 9 1.050mq via Pozzobonelli 9 1.100mq via Aldo Moro 9 1.975mq strada consorziale della Bicocca 9 3.260mq via Cherso Adriatico 9 3.490mq via Della Pila/Suzzani 9 850mq via Fulvio Testi 9 920mq via Chiese 9 325mq via Porto Corsini/Cavalcavia Breda 9 (4.415mq) (23.750mq) (5.000mq) (4.075mq) (320mq) (6.250mq) (5.625mq) (625mq) (17.550mq) (1.350mq) (750mq) (11.950mq) (4.425mq) (4.425mq) (1.150mq) (4.950mq) (975mq) (30.650mq) (200mq) (27.075mq) (5.275mq) (8.700mq) (700mq) (20.450mq) (5.300mq) (4.350mq) (15.325mq) (2.075mq) (32.311mq) (11.025mq) (3.650mq) (2.100mq) (3.475mq) (14.025mq) (4.000mq) (1.400mq) (11.250mq) (7.800mq) (5.075mq) (8.075mq) (44.800mq) (13.075mq) (5.100mq) (2.650mq) (7.000mq) (13.750mq) (5.675mq) (2.750mq) (4.085mq) (1.700mq) (850mq) (15.200mq) (34.725mq) (875mq) (2.975mq) (1.000mq) (476mq) (1.500mq) (1.250mq) (2.675mq) (12.400mq) (8.750mq) (15.250mq) (1.800mq) (2.025mq) (900mq) (550mq) (1.425mq) 490mq via Rho/Malvestiti 2 1.670mq via Watteau 2 590mq via Tanaro 2 465mq via De Notaris/Martesana 2 2.250mq via Giuseppe Maria Giulietti 2 400mq via Meucci 2 163mq via Elio Adriano 2 27.920mq via Idro/Tangenziale Nord 2 5.250mq via Bormio/Idro 2 3.745mq viale Europa/Tangenziale Nord 2 5.050mq via Rublioff 3 3.430mq via Cassanese 3 6.460mq via Abruzzi/Rubattino 3 890mq via Corelli 3 1.265mq via Corelli/Tangenziale Est 3 900mq via Taverna 4 11.615mq viale dell’Aviazione 4 1000mq via Piranesi 4 4.890mq via Bonfadini 4 485mq via Elio Vittorini/Ponte Lambro 4 2.990mq via Camaldoli/Ponte Lambro 4 1.925mq via Toffetti 4 669mq via Sulmona 4 755mq via delle Puglie 4 4.640mq via Vaiano Valle 5 1.250mq via dell’Assunta 5 785mq via Ripamonti 5 2.020mq via Borsellino/Le Rovendine 5 870mq via Borsellino/Le Rovendine 5 745mq via Verro 5 1.615mq via Verro 5 2.400mq via Ferrari 5 1.135mq via Campazzino 5 1.915mq via C.na Gandina 5 4.420mq via C.na Gandina 5 560mq Ronchetto 5 2.580mq Ronchetto 5 3.310mq Ronchetto delle Rane 5 860mq Ronchetto delle Rane 5 430mq Ronchetto delle Rane 5 7.450mq Tangenziale Ovest/Depuratore 5 12.120mq via Olona 5 17.070mq alzaia Naviglio Pavese 5 5.680mq via della Chiesa Rossa 5 3.024mq via della Chiesa Rossa 5 760mq via Boffalora 5 1.820mq via di Rudini 6 5.530mq via Don Primo Mazzolari 6 2.035mq via Bardolino 6 4.490mq via Bardolino 6 2.400mq via Garibaldi 6 2.380mq via Mantegna 6 12.140mq via Chiodi 6 1.650mq via Giambellino 6 3.165mq via Pesto 6 28.775mq via Guascona 7 1.065mq via Guascona/Muggiano 7 4.880mq via Lucera/Muggiano 7 610mq via Mosca 7 3.320mq via Mosca 7 3.850mq M.no Paradiso 7 4.063mq via degli Ulivi/Cavalcavia Luraghi 7 5.955mq via Benozzi Gozzoli 7 300mq via Benozzi Gozzoli 7 695mq via Benozzi Gozzoli 7 1.445mq via Benozzi Gozzoli 7 335mq via Cividale del Friuli 7 3.030mq via F.lli di Dio 7 945mq via F.lli Zoia 7 530mq via C.na Barocco 7 590mq via C.na Barocco 7 670mq via privata Scanini 7 1.190mq via privata Taggia 7 2.220mq via privata Taggia 7 610mq via privata Sora 7 1.060mq via C.na Bellaria 7 150mq strada consorziale Romanello 7 1.920mq via Cavaliere 7 4.430mq via Ponte del Giuscano 7 5.870mq via Silla 7 960mq Cimitero Monumentale 9 2.710mq via Pasta 9 4.510mq via Bologna/Seveso 9 2.555mq via Baracca 9 3.520mq via Suzzani 9 2.660mq via Suzzani 9 1.410mq via Empoli 9 355mq via Ippodromo 5 500mq C.na Basmetto 5 4.170mq via Lambro Meridionale 5 2.245mq via privata Bisceglie 6 2.310mq via Frigerio 7 1.765mq via Verdi/Stigliano 7 1.090mq via Marconi/Cave 7 1.865mq via Uruguay 8 2.265mq via privata Cefalù 8 2.609mq via Jona 8 2.120mq via Barzaghi 8 3.640mq via Monte Spluga 8 4.740mq via Monte Spluga 8 37.710mq via Lessona 8 2.350mq via Bovisasca 9 2.985mq via Assietta 9 2.360mq via Clelia Merloni 9 2.630mq via Gabbro 9 350mq via Moneta 9 1.130mq via Chiasserini/Luther King 9 4.320mq via Chiasserini 9 21.850mq via Bovisasca 9 465mq via Bovisasca 9 600mq via 5 Maggio 8 3.620mq via Pericle Negrotto 8 1.190mq via Cretese/Maggianico 8 1.770mq via Calvino 9 (1.275mq) (1.050mq) (3.650mq) (11.500mq) (7.575mq) (3.650mq) (6.700mq) (3.750mq) (21.000mq) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 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216 217 218 219 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 278 279 280 281 282 283 284 285 286 303 287 288 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 323 324 325 326 327 328 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 104 105 106 107 108 109 110 114 115 116 117 118 121 122 123 124 125 138 139 140 141 302 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 11 12 13 14 15 16 17 27 28 29 42 43 44 49 50 62 63 64 74 75 76 77 78 79 111 112 113 119 120 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 174 175 176 177 178 191 192 193 194 220 221 222 223 224 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 273 274 275 276 277 289 290 291 292 293 294 295 296 333 373 374 375 376 377 378298 179 180 225 299 300 301 297 316 317 318 319 320 321 322 334 335 336 337 338 339 340 341 342 329 330 331 332 nuclei che hanno diminuito la loro dimensione* nuclei che hanno incrementato la loro dimensione* nuclei che hanno mantenuto la loro dimensione* nuclei scomparsi* nuclei nuovi* storia comune di Milano/pubblica* privata* altri enti* non pervenuto* proprietà terreni
  • 10. 10 | La terra della città Matrice 2: contesto La Matrice 2 contiene informazioni relative al contesto in cui la colonia ortiva si colloca. La foto satellitare (catturata durante le ricerche svolte attreverso Google Earth) offre una prima immagine del contesto nel quale è inserito il nucleo cui fa riferimento la casella. La cifra in nero in alto a sinistra si riferisce anche in questo caso al numero di riferimento assegnato alla colonia ortiva in questione nel corso di questa ricerca. I riquadri e i dise- gni colorati in basso a destra fanno invece riferimento agli elementi che caratterizzano il contesto nel quale il nucleo è inserito: le informazioni in questione sono state selezionate durante il lavoro di mappatura, nel corso del quale sono stati evidenziati quei fattori che tendono a favorire la generazione ed il mantenimento dei nuclei ortivi (parchi, agricoltura, infrastrutture, acqua, cascine, città pubblica, vuoti). 158 P n° 2012 foto satellitare caratteristiche
  • 11. La terra della città | 11 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 18 19 20 21 22 23 24 25 26 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 45 46 47 48 57 51 52 53 54 55 56 58 59 60 61 65 66 67 68 69 70 71 72 73 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 278 279 280 281 282 283 284 285 286 303 287 288 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 323 324 325 326 327 328 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 104 105 106 107 108 109 110 114 115 116 117 118 121 122 123 124 125 138 139 140 141 302 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 11 12 13 14 15 16 17 27 28 29 42 43 44 49 50 62 63 64 74 75 76 77 78 79 111 112 113 119 120 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 174 175 176 177 178 191 192 193 194 220 221 222 223 224 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 273 274 275 276 277 289 290 291 292 293 294 295 296 333 373 374 375 376 377 378298 179 180 225 299 300 301 297 316 317 318 319 320 321 322 334 335 336 337 338 339 340 341 342 329 330 331 332 V V A V V V V V V A V A V A V P V V V V V P V P V P V V V P V P V V A A A A A V V A V V A P A A P A V V V A V P A A A A A V P A V P A V A V A V P A V A P A A A A A A A A A A A A V A A V V A A P P A A A A V A A A A A A A V P V A A A A A A V P A A V P V P V P V P V P V P A P A P A A P P V P V V P V V P A V P P V P V P V P A P A P A A A A A A A A A V P V P V A P P A P A V P A A A A A A V V P P V P P V P V P V P P V A V V V P V P V P V V P V P V P A P V P V P P P V P P A V V V V V V A V A V A A A A V V P V P A P A P V V V A V A A A A A A A A V A A A A A A P V A P A P V V P P A A A A P A P P V A A A A A P A P V P V V V V P V P P P A V P A A A A V P V P A V V A V P V V P V V V P V V V P V V P V V A V P P PP V P V P A A A A A V P parchi ferrovia strade principali presenza di corsi d’acqua cascine di proprietà pubblica cascine di proprietà privata vuoti urbani agricoltura città pubblica contesto
  • 12. 12 | La terra della città 1.2. Le mappe m1. colonie ortive In questa prima mappa sono individuate le varie colonie ortive presenti all’interno dei confini comunali della città di Milano. Le colonie attualmente rilevate sono 194 per un’area totale coltivata di circa 1.670.000 mq. Il processo attraverso il quale è stato possibile map- pare le colonie inizia con uno studio comparato delle immagini satellitari di Google Earth (aggiornate al 2010) con il Censimento degli orti urbani realizzato da Italia Nostra e dal Centro Forestazione Urbana (CFU) nel 1999. Successivamente, dopo aver rilevato alcuni dati relativi ai contesti nei quali gli orti si sviluppano con maggiore frequenza, si è procedu- to all’ampliamento della mappatura facendo riferimento alle sole immagini satellitari. Una quarantina di casi sono stati rilevati in loco.
  • 13. La terra della città | 13 m2. Dimensionamento In questa mappa vengono localizzate le varie colonie ortive in base alla loro dimensione: più grande è il cerchio che la rappresenta più grande è la colonia a cui si fa riferimento. I cerchi si suddividono in 12 fasce dimensionali: inferiore a 500mq (marrone scuro), tra 500 e 1000mq (porpora), tra 1000 e 2000mq (rosso), tra 2000 e 3000mq (arancione scuro), tra 3000 e 4000mq (arancione chiaro), tra 4000 e 5000mq (giallo), tra 5000 e 10.000mq (verde chiaro), tra 10.000 e 20.000mq (verde scuro), tra 20.000 e 30.000mq (verde acqua), tra 30.000 e 40.000mq (azzurro scuro), tra 40.000 e 60.000mq (blu), oltre i 60.000mq (viola). Le colonie ortive più diffuse risultano quelle comprese tra i 2000 e i 3000mq (52 colonie su 194), quelle comprese tra i 1000 e i 2000mq (45 su 194) e quelle comprese tra 5000 e 10.000mq (40 su 194). <500 <1000500< <20001000< <30002000< <40003000< <50004000< <10.0005000< <20.00010.000< <30.00020.000< <40.00030.000< <60.00040.000< 60.000<
  • 14. 14 | La terra della città Gli insediamenti più piccoli tendono a spargersi indistintamente su tutta la superficie del territorio comunale (fatta eccezione per le zone più centrali, incluse nella circonvallazione sterna, dove si incontrano pochissime colonie); al contrario le colonie superiori a 5000mq tendono a localizzarsi nelle zone più periferiche ad Est e a Sud di Milano, laddove il terreno libero dall’urbanizzazione in cui persistono vaste aree destinate all’agricoltura lascia spazio sufficiente a favorire la nascita e la permanenza delle colonie ortive più grandi. 293345522221402511552 10 20 30 40 50 statoattuale 362845272524405223332 10 20 30 40 50 stato1999 0 132121211012843100 10 20 30 40 50 scomparsi 0 1912204851522210 10 20 30 40 50 0 nuovi
  • 15. La terra della città | 15 m3. Inquadramento: spazi aperti, vuoti urbani, infrastrutture In questa mappa il disegno di Milano è filtrato attraverso la selezione di alcune caratte- ristiche territoriali che ci sembra possano interagire con la nascita e la permanenza delle colonie ortive: tutte le aree edificate (strade, marciapiedi, piazze e parcheggi compresi) risultano bianche su questa mappa. Ciò che viene invece evidenziato sono da un lato il sistema degli spazi aperti, quindi i terreni agricoli, i parchi e i vuoti della città, dall’altro i sistemi infrastrutturali, ovvero la rete ferroviaria, le strade principali e la rete idrografica. Ad un primo sguardo sembra che l’incidenza del fenomeno orticolo si concentri maggior- mente proprio nei pressi degli spazi aperti, lungo i tracciati infrastrutturali e nelle vicinanze dei corsi d’acqua.
  • 16. 16 | La terra della città Le informazioni rilevate nel corso della ricerca mostrano che il 62% delle colonie ortive (121 su 194) siano situate in adiacenza o molto vicino a fonti dalle quali è possibile rifornir- si di acqua (sebbene in effetti, come dimostrano anche le ricerche compiute da Italia Nostra e dal CFU nel 1999, la maggioranza degli ortisti tenda ad approvvigionarsi dell’acqua ne- cessaria per l’irrigazione tramite la raccolta delle acque piovane). Il 64% si trova su terreni agricoli o nei pressi degli stessi, mentre il 61% occupa gli spazi dimenticati della città. Nei pressi degli assi infrastrutturali l’incidenza del fenomeno cala sensibilmente, ma resta comunque significativa: quasi il 30% degli orti sorge a ridosso delle grandi arterie stradali, mentre il 23% occupa gli spazi interstiziali lungo la ferrovia. A sostegno ulteriore delle considerazioni precedenti si può dire che il 56% di tutti gli orti mai censiti a Milano si nelle Zone 4, 5 e 6, ovvero nelle zone in cui si concentra la maggio- ranza delle aree destinate ad uso agricolo e la più consistente densità di acque superficiali (canali, rogge, fiumi, fontanili, ecc). In queste aree, in compenso, la concentrazione di co- lonie intorno agli assi infrastrutturali diminuisce notevolmente, soprattutto se si compara il dato con quello delle zone 8,9,2 e 3, nelle quali l’incidenza del fenomeno a ridosso degli spazi ferroviari è notevolissima. 45 54 97 136 130 30 22131 P A V
  • 17. La terra della città | 17 m4. Inquadramento: cascine, città pubblica In questa mappa sono rappresentate le colonie ortive in relazione a tre elementi che nel corso della ricerca sono emersi come fattori rilevanti nella definizione del contesto ideale nel quale il fenomeno orticolo può nascere e radicarsi. Gli elementi selezionati sono del componenti della città pubblica, ovvero le aree all’interno delle quali sono nettamente preponderanti le residenze di iniziativa e proprietà pubblica (comunale o di pertinenza dell’ALER), indicate in rosa scuro sulla carta, e le cascine pubbliche e private (rispettiva- mente in arancione e in rosso), che costruiscono un fittissimo - e inaspettato - paesaggio all’interno dei confini comunali.
  • 18. 18 | La terra della città La scelta di rilevare l’incidenza del rapporto di contiguità tra le colonie ortive, la città pubblica e le cascine deriva dalla curiosa compresenza di questi elementi in molti dei casi studio visitati: da una parte, infatti, è emersa la frequente necessità della popolazione resi- dente in abitazioni di proprietà pubblica di avere un appezzamento di terra da coltivare, per svagarsi e per uscire dalle mura della propria casa (si consideri inoltre che, nei periodi di forte immigrazione verso Milano, molte delle case popolari furono affidate ad ex contadini o a persone cresciute in contesti rurali); dall’altra spesso tra cascine ed orti si sono instaurati rapporti formali ed informali che, pur modificandosi nel corso del tempo, a volte persistono da decenni (basti pensare alla pratica piuttosto diffusa in contesti rurali per cui ai contadini dipendenti di una tenuta veniva concesso dal padrone un fazzoletto di terra per coltivare ortaggi e frutta). Analizzando i dati in effetti emerge come circa il 50% delle colonie ortive sia situata a non più di 1000m dai principali insediamenti di edilizia pubblica. Allo stesso modo, circa il 27% delle colonie mappate sono localizzate in prossimità di cascine.
  • 19. La terra della città | 19 m5. Soglie storiche In questa mappa le colonie ortive sono rappresentate in forma schematica con cerchi di diverse dimensioni e colori, nel tentativo di restituire sulla carta l’evoluzione temporale del fenomeno degli orti urbani milanesi. Sebbene le soglie storiche sulle quali si è potuto fare affidamento fossero solamente due, ovvero il 1999, anno in cui il Comune di Milano rese pubblico il Censimento degli orti urbani realizzato da Italia Nostra e del CFU, e il 2011, ovvero il periodo di raccolta dei dati di questa ricerca, le informazioni raccolte evidenziano comunque alcune tendenze del fenomeno. Innanzi tutto si può dire che in generale, tenen- do conto della superficie occupata dalle colonie ortive, la tendenza è decrescente: infatti se nel 1999 la somma delle aree tutti i nuclei censiti fosse di 1.781.968 mq, ad oggi si rileva un calo abbastanza significativo, quantificabile nell’ordine dei 100.000mq circa (ricordiamo che i dati raccolti nel corso di questa ricerca parlano di una cifra che si aggira intorno a 1.670.000mq).
  • 20. 20 | La terra della città Tuttavia, facendo riferimento ad un altro censimento (realizzato sempre da Italia Nostra e dal CFU) relativo all’anno 1994, emerge, infatti, un andamento sia piuttosto stabile: il dato relativo a quella data parla di 1.693.784mq di superficie coltivata ad orti. Gli orti urbani sembrano essere piuttosto fluidi nelle loro fasi di aggregazione, ricompo- sizione e scomposizione. Se osserviamo i dati rilevati tra il 1994 e il 1999 infatti, emerge come circa 220.000mq di orti siano scomparsi e come, allo stesso tempo, le nuove super- fici coltivabili adibite ad uso ortivo, nello stesso arco di tempo, siano aumentate di circa 300.000mq. Allo stesso modo possiamo dire che tra il 1999 e il 2011 l’andamento della pre- senza orticola abbia seguito un percorso simile: a fronte di una perdita di 430.000mq circa relativi alle colonie completamente scomparse (spesso a causa dei grandi interventi infra- strutturali ed edilizi messi in atto negli ultimi anni) a cui si aggiungono i circa 265.000mq di aree sottratte alle colonie esistenti (che comunque rimangono attive), si rileva tuttavia un diffusione della pratica in aree nuove quantificabile in circa 400.000mq, ai quali si ag- giungono i circa 180.000mq relativi a quelle colonie che hanno aumentato la loro superficie tra il 1999 ed il 2011. Dal punto di vista della semplice presenza, il fenomeno, insomma, sembra essere assolu- tamente fluido, secondo un trend pressoché costante: le aree occupate dagli orti urbani si modificano, a volte aumentano di dimensione, oppure scompaiono da una parte per riap- parire altrove. 90 49 34184 114
  • 21. La terra della città | 21 m6. Attori: Proprietà dei terreni In questa mappa le colonie ortive sono rappresentate con dei cerchietti di colore diverso: ad ogni colore (o combinazione di colori) corrisponde una diversa proprietà del terreno su cui sorge la colonia. Le informazioni presentate in questa mappa sono quasi completamen- te desunte dallo studio del Censimento degli orti urbani del 1999; nuovi dati sono stati collezionati attraverso le indagini sul campo e la ricerca su internet. Dai dati relativi al 1999 risultava come circa il 65% di tutte le colonie ortive sorgesse su aree di proprietà privata: di enti estranei al Comune o allo Stato e di privati cittadini; il 35% è localizzato invece in terreni di proprietà pubblica.
  • 22. 22 | La terra della città Non è possibile fare delle comparazioni attendibili con il presente per mancanda di dati certi estesi riferiti al periodo attuale; la maggioranza delle colonie ortive mappate nel 2011 sono state classificate nell’ambito delle aree di proprietà da verificare. Nonostante ciò, in base alle informazioni raccolte, si può ipotizzare che la situazione non sia cambiata di molto. Se si osserva la posizione geografica delle colonie ortive, ordinate secondo il criterio della proprietà dei terreni, possiamo dire, inoltre, che, se nelle zone 8,9,2,3 e 4 il fenomeno si manifesta su aree di proprietà in prevalenza pubbliche, mentre a Sud, nelle aree interessa- te dal Parco Agricolo, e ad Ovest (zone 5,6,7) si registra un andamento inverso, che vede protagonisti i terreni privati. 117 138 41 113 41 113117 138
  • 23. La terra della città | 23 m7. Attori: occupazione del suolo In questa mappa sono raccolti i dati relativi all’occupazione dei suoli, ovvero alle dinami- che di regolazione attraverso le quali le colonie ortive vengono realizzate, riconosciute e mantenute. Anche in questo ambito il panorama è estremamente fluido e variegato: sono molti, infatti, gli accordi informali tra proprietari e ortisti che garantiscono a questi ultimi la permanenza in terreni sui quali non avrebbero alcun diritto formale.
  • 24. 24 | La terra della città La prima categorizzazione quindi si basa su una semplice selezione: infatti, se si esclude la possibilità di accordi informali tra pubblico e privato (fatta eccezione per la pratica dif- fusa del chiudere un occhio) e, al contrario, si considera che gli accordi tra privati cittadini possono assumere innumerevoli forme (comprese quelle in cui è previsto uno scambio di denaro in nero o la cessione a titolo gratuito del terreno per un determinato periodo di tempo), si è scelto di stabilire una prima suddivisione tra legale/abusivo (pallino verde/pal- lino rosso) concentrando la ricerca sulle sole colonie situate in aree di proprietà pubblica. In questo modo, tutti gli orti che non sono segnati nei registri comunali come orti urbani pubblici (dei quali si può facilmente verificare l’esistenza navigando nel sito del Comune di Milano) vengono automaticamente annoverati tra gli abusivi. Da questa prima selezione emerge un dato interessante: se nel 1999 infatti solo l’11% degli orti che sorgevano su aree di proprietà pubblica erano da considerarsi legali, ad oggi il tasso sale al 23% (ovvero 21 nuclei ortivi comunali su 90 situati in aree di proprietà pubblica). I dati più rilevanti restano comunque quelli che descrivono il fenomeno degli orti urbani come una pratica sostanzialmente informale: il 77% degli orti selezionati con questo me- todo permangono in uno stato di illegalità. Inoltre, se si riprende il dato considerato per la mappa precedente relativa alla proprietà dei terreni, quello che indica il 65% di tutte le colonie ortive su terreni privati, il panorama si fa ancora più ambiguo: in questo contesto infatti è stato verificato che solo 7 colonie ortive su 104 (ovvero il 6,7%) sono regolari, cioè di proprietà o legalmente riconosciute dal Comune. Per la maggior parte il fenomeno quindi sembra quantomeno sfuggire al controllo normativo. 069 21 184
  • 25. La terra della città | 25 2. Storie A Milano, accanto a poche esperienze consolidate, negli ultimi anni si sono moltiplicati i progetti dedicati all’agricoltura urbana: orti di quartiere legati ad associazioni di promozio- ne sociale, orti didattici coltivati nelle scuole da gruppi di genitori e alunni, giardini terapeu- tici, aiuole e spazi abbandonati trasformati da gruppi di giardinieri occasionali, piccoli orti per l’auto-produzione in spazi sociali, ma anche aree orticole integrate in numerosi parchi urbani. La raccolta di queste storie di coltivazione urbana rappresenta un approfondimento concre- to della mappatura precedente. Probabilmente più che in altre forme di lettura, in questo tipo di sguardo entrano in gioco fattori come le modalità di auto-rappresentazione dei sin- goli soggetti, le propensioni individuali, le casualità contingenti. Ma di contro la narrazione ravvicinata delle vicende consente meglio di altre rappresentazioni di rintracciare traietto- rie di relazione con la città, annunciate e/o sperimentate. Proprio sfruttando le proprietà di questa lente narrativa, in questo approfondimento abbiamo privilegiato quelle esperienze che meglio di altre sembrano funzionare come dispositivi d’attivazione per il trattamento di questioni altre rispetto alla semplice attività di coltivazione. Il repertorio che ne risulta prende in considerazione storie anche molto diverse tra loro, spesso legate a doppio filo a un contesto, a un passato e ad obiettivi propri. In questo sen- so la definizione inglese community gardens, che pur pone un’enfasi forse eccessiva sugli aspetti comunitari, sembra apparentemente più appropriata per indicare questo tipo di coltivazioni della traduzione italiana corrente orti urbani. In molti casi, infatti, non si tratta di orti in senso proprio, ma di esperienze che mettono in relazione secondo proporzioni anche molto variabili la pratica della coltivazione con la costruzione di percorsi di vita in comune. 2.1. Terra in comune. Una tassonomia Ciascuna esperienza milanese di coltivazione urbana porta con sé l’intreccio di diversi signi- ficati e contenuti e può essere osservata e rappresentata da diversi punti di vista. Un primo tentativo di lettura del disordine naturale in cui si collocano queste storie considera l’idea di rintracciare in esse un carattere dominante, a partire dal quale comporre un piccolo ca- talogo. Quella che abbiamo iniziato a costruire è quindi una breve tassonomia, da sfruttare come prima mappa per orientarsi (Weick, 1997), consapevoli che le sue voci sconfineranno l’una nell’altra a seconda della prospettiva d’osservazione adottata. Si tratta di una ripar- tizione parziale e in fieri, che ha il valore di uno spunto per intraprendere riflessioni più ampie e complesse su alcune categorie di carattere collettivo, legate a stili di vita che in vario modo potremmo definire in comune. Il mio orto Quello che normalmente identifichiamo come orto urbano è soprattutto una coltivazione di carattere personale (individuale o familiare), intrapresa, in forma abusiva o autorizzata, soprattutto per soddisfare esigenze proprie, che siano effettive necessità alimentari o sem-
  • 26. 26 | La terra della città plici espediente ricreativi1 . A prima vista questi episodi hanno ben poco di quel carattere dispositivo che abbiamo de- ciso di applicare come frame di riferimento per la raccolta di queste storie urbane. Eppure ad uno sguardo più attento anche queste esperienze individuali interagiscono attivamente con l’organizzazione della città per lo meno in due sensi: da una parte segnalando con la loro semplice presenza l’esigenza di un luogo altro, disallineato rispetto alle consuete diffe- renziazioni funzionali; dall’altra identificando e marcando fisicamente degli spazi di libertà, luoghi filtro, che mentre svolgono l’importante ruolo di raccordo morbido tra lo spazio ur- bano determinato e tutto ciò che la sua definizione non riesce ad accogliere, rappresentano anche la culla per l’elaborazione di possibili configurazioni nuove. L’orto del mio quartiere Un’ulteriore categoria individuata fa riferimento alla dimensione della vita comune e della quotidianità di piccole comunità urbane. L’orto del mio quartiere2 , sulla scorta dei commu- nity gardens anglosassoni, può essere considerato un modello piuttosto consolidato: alla base di questo tipo di iniziative si trova l’idea di una sinergia di effetti di rigenerazione dello spazio urbano e di potenziamento del senso di appartenenza e di responsabilità di chi vi partecipa. Facendo leva sull’accessibilità connaturata a questo tipo di attività e sulla dimensione della prossimità, i giardini e gli orti di comunità assumono esplicitamente la coltivazione come strumento di aggregazione e integrazione sociale in ambiti territoriali circoscritti. In que- sto gruppo rientrano gli esperimenti in cui orticoltura e giardinaggio sono dichiaratamente finalizzati al recupero di aree in disuso, di spazi simbolici e di riconoscimento, o ad una riqualificazione locale ad ampio spettro; ma anche gli orti didattici, in cui l’impegno per la formazione di bambini e ragazzi diventa un’occasione d’incontro per popolazioni locali diverse. Spesso queste esperienze si collocano in spazi in origine appartati, come giardini scolastici, cascine abbandonate, piccole aree intercluse, che, anche attraverso la pratica dell’orto, vengono aperti al quartiere e alla città. L’orto sul retro Il riuso degli spazi è un carattere che le coltivazioni di quartiere hanno in comune con le esperienze che incontriamo alla voce de l’orto sul retro3 , in cui includiamo i progetti in qual- che modo vicini alle note pratiche di guerrilla gardening. La definizione guerrilla gardening, consolidatasi a partire da alcune esperienze statunitensi degli anni Settanta, indica iniziative di dissenso che usano il verde come fatto rivendicati- vo e dimostrativo. In Italia la pratica della guerriglia verde si diffonde solo in anni recenti 1 È questo in realtà il fenomeno maggiormente esteso. I casi visitati che ci sembra di poter inclu- dere in questo gruppo sono: gli orti comunali del Parco Alessandrini; gli orti di Via Chiodi; gli Orti Missaglia; gli orti del Bosco in città;gli orti comunali del Parco Nord. Per una ricognizione esaustiva ed aggiornata degli orti urbani a Milano ci riferiamo al lavoro di ricerca di Daniele Lamanna nell’am- bito della preparazione dell’elaborato finale per il corso «Azione locale partecipata e sviluppo urbano sostenibile», Iuav, Venezia, a.a. 2010-2011. 2 Alla voce «L’orto del mio quartiere» troviamo: l’associazione Piano Terra; il community garden I Giardini del Sole; gli orti della Cascina Cuccagna; l’associazione di quartiere Ortinconca. 3 Tra i casi esplorati, in questo gruppo abbiamo incluso: il movimento Critical Garden; il gruppo Landgrab; il movimento italiano Guerrilla Gardening; il giardino Playground; l’orto della Cascina Au- togestita Torchiera.
  • 27. La terra della città | 27 maturando caratteri specifici. A differenza di quanto avviene in altri paesi, dove assume le forme di un vero e proprio movimento antagonista, a Milano e nelle principali città italiane il movimento è costellato di episodi più disordinati, che non si preoccupano di mescolarsi con esperienze dal carattere meno dissenziente. L’idea che guida le iniziative è di base molto semplice: la cura degli spazi trascurati della città diviene il manifesto politico di una possibile via per la trasformazione quegli stessi spazi e di altri di natura affine. Queste iniziative di giardinaggio improvvisato lavorano su e per il lato B della città, cercando non solo, e non tanto, di riportarlo sul fronte pubblico, quanto di farne un traino immaginario verso una direzione di cambiamento. Non a caso il terreno privilegiato degli attacchi verdi sono le frange dello spazio urbano, spesso anche in prossimità di spazi sociali e autogestiti. «Gli edifici hanno un fronte e un retro, malgrado gli sforzi degli architetti di trasformarli in sculture a tutto tondo» (Lynch, 1992, p. 58). Il retro è il luogo dove la vita si esprime più facilmente, perché la sua posizione più celata gli permette di sottrarsi al rispetto dell’ordine che regola il fronte pubblico; sul retro quindi si realizza un legame più diretto tra lo spazio e il suo uso, svincolato in buona parte dai con- dizionamenti della ripartizione funzionale dell’ambiente costruito. Le iniziative di guerrilla gardening sfruttano a pieno questo intrinseco potenziale delle zone d’ombra, che la (parziale, temporanea, …) sospensione di alcune forme di controllo rende il rifugio abituale di una varietà di pratiche non concesse altrove, ma anche il terreno fertile e la riserva di materiali per la sperimentazione di nuovi assetti organizzativi. L’orto per altro Nella categoria de l’orto per altro4 comprendiamo i progetti in cui il lavoro della terra è soprattutto finalizzato al raggiungimento di obiettivi di altra natura. La coltivazione è un’attività che non richiede particolari prerequisiti: non necessita a priori di particolari competenze tecnico-teoriche – mentre, al contrario, favorisce l’apprendimento contingente e sperimentale –, né comporta di per sé l’adesione a specifici orientamenti ideali o l’appar- tenenza a determinati gruppi sociali. Queste prerogative di accessibilità e semplicità ope- rativa fanno dei progetti di coltivazione dei potenziali dispositivi di attivazione di percorsi diversi rispetto alla semplice attività di coltura. Come si è detto, questo carattere molteplice appartiene trasversalmente pressoché ad ogni esperienza di coltivazione urbana, ma alcune delle vicende considerate sfruttano più esplicitamente di altre l’efficacia del dispositivo-orto, privilegiando chiaramente la dimen- sione strumentale implicita in questo tipo di attività. In questi casi l’orto e il giardino sono soprattutto l’occasione per fare altro. In questo raggruppamento si incontrano le iniziative che assumono intenzionalmente il coltivare come mezzo terapeutico o formativo, come i progetti dedicati al coinvolgimento e all’integrazione di persone provenienti da situazioni di disagio e di esclusione, ma anche, più in generale, i percorsi in cui la concretezza dell’orto e dei suoi prodotti è soprattutto funzionale ad altri obiettivi. 4 Tra i casi incontrati, abbiamo associato a questo gruppo: la Cascina Bollate; Il Giardino degli aro- mi; la rete delle Libere Rape Metropolitane; il progetto Libero orto; l’Orto in città.
  • 28. 28 | La terra della città 2.2. Le coltivazioni L’elenco che segue raccoglie le esperienze orticole milanesi che si è scelto di approfondire. Per ciascuna di essa è stata compilata una scheda (le schede sono presentate di seguito) che ne riassume brevemente la storia, i modi di azione, le principali relazioni intraprese. Come primo tentativo di inquadramento delle esperienze ciascuna di esse è collocata in una delle voci della tassonomia descritta in precedenza, a seconda di quella che ci è parsa la caratterizzazione prevalente. Il mio orto L’orto del mio quartiere L’orto sul retro L’orto per altro Boscoincittà / Centro Forestazione Urbana http://www.cfu.it/ via Novara Cascina Bollate http://www.cascinabollate.org/cms/index.php carcere di Bollate Cascina Cuccagna http://www.cuccagna.org/ via Muratori I Giardini del Sole http://giardinidelsole.parcotrotter.org/ via Padova (Parco Trotter) Il Giardino degli aromi http://www.olinda.org/2005/giardino.htm ex OP Paolo Pini, via Ippocrate Landgrab http://landgrab.noblogs.org/ Libero orto http://www.provincia.milano.it/diritticittadini/Altre_iniziative/libero_orto.html ex OP Paolo Pini, via Ippocrate Movimento italiano Guerrilla Gardening http://www.guerrillagardening.it/ Orti a Molino Dorino via Molino Dorino Orti a Ronchetto delle Rane strada vicinale di Ronco / via Manduria Orti di Chiesa Rossa via Chiesa Rossa
  • 29. La terra della città | 29 Orti di Franco via dell’Assunta Orti di via Cardinal Tosi via Tosi / via Gabetti Orti di via Chiodi http://www.angoliditerra.org/ via Chiodi Orti di via Rizzoli via Rizzoli Orti Missaglia http://www.ortimissaglia.com/ via dei Missaglia Ortinconca http://www.ortinconca.it/ L’orto sul tetto del bar ATM http://www.atmbarmilano.com/ bastioni di Porta Volta 18/a Ortodiffuso / Libere Rape Metropolitane http://ortodiffuso.noblogs.org/ http://www.facebook.com/LibereRapeMetropolitane Orto in città http://ortoincitta.blog.tiscali.it/ ex OP Paolo Pini, via Ippocrate Playground http://playground.noblogs.org/ via Torricelli angolo via Conchetta Piano Terra http://piano-terra.org/wordpress/ via Vallorsa e via Oglio
  • 30. 30 | La terra della città Boscoincittà / Centro Forestazione Urbana Via Novara http://www.cfu.it/ Contesto Il progetto Boscoincittà nasce nel 1974, quando Italia Nostra ottiene in concessione dal Comune di Milano la gestione di 35 ettari di terreno agricolo incolto, situato nella periferia Ovest della città. L’idea alla base delle richieste dell’associazione è ambiziosa: sperimen- tare per la prima volta un intervento di forestazione urbana con i cittadini. E’ stata un’esperienza partecipativa nella quale sono intervenute moltissime scuole, associazioni e migliaia di soggetti singoli, interessati a prendere parte in prima persona ad un progetto innovativo e di forte valenza ambientale. Il Boscoincittà oggi ha un’estensione tre volte superiore a quella iniziale: il parco è pas- sato dai 35 ettari del 1974 ai 110 odierni. Tra i servizi più interessanti offerti dal parco ci sono le circa 350 particelle di orto (dislocate tra Boscoincittà e la sua naturale estensione, ovvero il Parco delle Cave, situati entrambi nella zona di San Siro) che i lavoratori di Italia Nostra gestiscono con la collaborazione dei cittadini, i quali accedono alle graduatorie di concessione delle piccole aree coltivabili attraverso un bando pubblico. I primi orti realizzati dal CFU (Centro Forestazione Urbana), istituito da Italia Nostra proprio per la gestione del progetto, risalgono alla metà degli anni ottanta e sono situati nell’area denominata Spinè di Boscoincittà: il progetto degli orti (originariamente individuati con il nome di Orti del Tempo Libero) è uno dei risultati della campagna “Sprecare No”, lanciata dall’associazione per offrire spunti su stili di vita possibili e per fronteggiare la crisi energetica della prima metà degli anni ‘70. A questo primo nucleo ortivo ne sono seguiti altri, realizzati nelle aree denominate rispettivamente: San Romanello, Maiera, Violè, Violè 2, Ghiglio, Masone, Pa- rea, Barocco, Olonella, Acquani. Le aree gestite da Italia Nostra e quindi dai lavoratori e dai volontari del CFU sono state assegnate in concessione dalla Provincia di Milano e dal Parco Agricolo Sud. Approccio I progetti del Centro Forestazione Urbana sono volti alla realizzazione di opere collettive viventi, che hanno bisogno di una manutenzione continua e che quindi rendono necessario il coinvolgimento in prima persona di tutti i fruitori dei servizi offerti. I processi partecipativi sono alla base di qualsiasi azione volta alla modifica o al manteni- mento del bosco e, ovviamente, dei nuclei ortivi: gli ortisti infatti, organizzati dagli addetti del CFU, si mobilitano per ripulire i canali di irrigazione, per aggiustare le strutture colletti-
  • 31. La terra della città | 31 ve, per discutere su come reagire ai problemi comuni (come ad esempio gli atti vandalici) e per organizzare assemblee, feste e workshop. Tra ortisti, volontari e addetti del Boscoin- città sembra essersi creata una buona sintonia e una certa reciprocità: non manca certo la presenza di soggetti più carismatici interessati alla gestione dei servizi collettivi, che fun- gono da rappresentanti delle varie comunità di ortisti, ma in generale i rapporti sembrano essere prevalentemente orizzontali. Strumenti Gli strumenti di gestione messi a punto dal Centro Forestazione Urbana seguono il più pos- sible un criterio partecipativo che renda gli stessi ortisti protagonisti dei relativi progetti: Gli ortisti partecipano alla costruzione (e, nel caso in cui vi siano orti preesisten-• ti, anche alla demolizione e alla raccolta differenziata dei materiali di scarto) dei capanni, delle recinzioni, delle panche e di tutto ciò di cui gli orti hanno bisogno per funzionare senza intoppi. I lavori si svolgono sotto la supervisione del CFU e gli ortisti, con l’ausilio di un capocantiere, costruiscono manufatti in legno, si prendono cura delle parti comuni, gestiscono insieme i canali per l’acqua. Per ogni parcella, che misura dai 65 ai 100 mq, ogni ortista è tenuto a pagare• annualmente al CFU una cifra pari a 85 euro: la validità del contratto si estende fino alla rinuncia o alla morte della persona alla quale è stata affidata la terra (o nel caso in cui l’amministrazione comunale o l’associazione rescindano il rapporto di concessione/collaborazione). Questo tipo di contratto si basa sulla convinzione che tra l’ortista e la terra che gli viene assegnata si crei nel tempo un legame inscindibile. Inoltre la certezza del possesso induce gli ortisti a vigi- lare più attentamente sulle proprie parcelle e a sviluppare un certo rispetto per la cosa pubblica. Per ogni nucleo ortivo è presente un servizio dedicato ai frequentatori del parco• (area giochi bimbi, frutteto, campo da bocce, aiuole fiorite) e una parcella ortiva dedicata alle scuole o ai portatori di handicap. Gli ortisti vengono sensibilizzati a vigilare sulle loro terre infatti, dopo ogni• episodio di furto o vandalismo, compilano un registro per monitorare la situa- zione e ottenere le informazioni necessarie per decidere come contrastare tali episodi. Ogni anno il CFU propone corsi di formazione per la coltivazione biologica e• per l’apprendimento delle tecniche di compostaggio, per la conservazione e la trasformazione dei prodotti, visite guidate, momenti di convivialità, feste e concorsi. Relazioni L’influenza del CFU nella storia degli orti urbani a Milano supera di molto i limiti del Bo- scoincittà: dal progetto 1993 per la realizzazione degli orti di via Valla, affidato al Centro dall’AEM, alla gestione del Parco delle Cave, alla riqualificazione partecipata (ancora in atto) degli orti di via Livorno a Sesto San Giovanni, gli esperti di Italia Nostra sono da sem- pre proiettati verso l’esterno. Essi si muovono all’interno di una rete molto fitta di soggetti pubblici, associazioni, amministrazioni e privati, sotto l’egida e con la forza derivante da una grande associazione nazionale. Non mancano comunque i contatti con le realtà più minute: Boscoincittà e il CFU sono certamente un punto di riferimento per tutti coloro che hanno interessi nel campo dell’orticoltura a Milano.
  • 32. 32 | La terra della città Cascina Cuccagna Via Muratori 2 http://www.cuccagna.org/ Contesto La Cascina Cuccagna è un piccolo complesso agricolo realizzato alla fine del Seicento e conservatosi fino ad oggi nel cuore di Milano, poco distante da Porta Romana. Da alcuni anni la cascina è oggetto di un progetto di recupero volto a farne un «centro po- lifunzionale di iniziativa e partecipazione culturale territoriale»1 . Promotore dell’iniziativa, alla fine degli anni Novanta, è stato un piccolo gruppo di abitanti della zona, che ha cominciato ad incontrarsi per discutere sui possibili modi per recuperare la cascina ad uso del quartiere, fondando a questo scopo la Cooperativa Cuccagna. L’inten- so e sistematico lavoro di coinvolgimento e sensibilizzazione di quel gruppo originario ha raccolto attorno al progetto di recupero della cascina l’interesse degli abitanti della zona ma anche quello di importanti realtà culturali e istituzionali milanesi; grazie a questo lavoro, negli anni l’iniziativa ha modificato la sua originaria connotazione di iniziativa di quartiere: oggi il progetto di recupero e riuso della Cascina Cuccagna ha una chiara connotazione urbana. In occasione dell’emissione da parte del Comune di Milano di un bando per l’assegnazione degli spazi della cascina viene costituito il Consorzio Cascina Cuccagna, cui prendono parte differenti cooperative sociali e associazioni, che, risultato vincitore del bando, a tutt’oggi si occupa della gestione e dello sviluppo del Progetto Cuccagna. Approccio L’obiettivo generale del Progetto Cuccagna è la conservazione e riabilitazione di una testi- monianza storica del passato della città attraverso il suo utilizzo come spazio di aggrega- zione e diffusione culturale. Da un punto di vista operativo il progetto prevede un’articolazione in tre aree tematiche: ambiente e alimentazione; cultura e territorio; coesione e integrazione. A ciascuno di que- sti capitoli corrispondono obiettivi specifici e una dettagliata descrizione delle attività pre- viste. In vista dei suoi obiettivi concreti il Progetto Cuccagna punta alla costruzione di una sorta di ponte culturale, spaziale e temporale, tra i costumi e le pratiche che la cascina agri- cola rappresenta (i suoi usi passati e le attuali attività affini) e le consuetudini urbane che la circondano. 1 Si veda la presentazione completa del Progetto Cuccagna scaricabile dal suo sito internet.
  • 33. La terra della città | 33 Attraverso lo sviluppo di attività e iniziative legate al mondo agricolo, ma anche attraverso l’uso condiviso e integrato degli spazi, il progetto vorrebbe fare della cascina un pezzo di campagna in città e al tempo stesso una piattaforma di lancio per percorsi di esplorazione al di fuori di essa. Con questo approccio il Progetto Cuccagna intende proporsi anche come modello per la valorizzazione del patrimonio storico e ambientale rappresentato dalle cascine urbane (il progetto ha rappresentato un punto di riferimento per il Progetto Cascine inserito nei pro- grammi previsti da Expo 2015). Strumenti Verso la realizzazione nella sua interezza del complesso programma di intervento nella cascina sono state implementate, in alcuni casi anche solo provvisoriamente, alcune delle attività previste ed ospitate temporaneamente alcune iniziative autonome. Nel loro insie- me queste attività svolgono un’importante azione di sensibilizzazione e contribuiscono alla costruzione della rete di gestione della cascina. Le attività stabili insediate nella cascina oggi sono: il Mercato agricolo• : un mercato di prodotti biologici, ogni martedì pomeriggio, provenienti dalle cascine dell’area milanese. Il mercato settimanale rappresenta un importante passo verso la realizzazione del Progetto Cuccagna, che prevede l’apertura nella cascina di una bottega permanente del consumo consapevole, con prodotti, agricoli ma non solo, a filiera corta. l’Ecomuseo del territorio Milano sud• : con l’avvio di questo progetto la Cascina Cuccagna si fa promotrice di un museo diffuso del territorio sud di Milano. Nella prima fase del progetto, avviata nel 2007 ad opera di uno dei gruppi di lavoro della Cascina, sono state raccolte una serie di interviste agli abitanti del cosid- detto Quartiere Cuccagna, poi approfondite in un indagine su tutta la zona 4 (la zona di decentramento a cui appartiene la cascina). La seconda fase, tutt’ora in corso, ha come oggetto uno studio etnografico sulle pratiche agricole della zona a sud di Milano, con una particolare attenzione per il Parco Agricolo Sud. il punto informativo Parco Agricolo Sud• : dal 2009 la Cascina è punto informativo del Parco Sud, con il compito di informare sulle sue attività, sulle strutture di accoglienza e sui percorsi tematici. l’Ostello• : grazie a un cofinanziamento pubblico ottenuto nell’ambito del pro- gramma “Nuova generazione di idee. Le politiche e le linee di intervento per i giovani” della Regione Lombardia a partire dal 2011 nella Cascina è prevista l’apertura di un ostello con 10-15 posti letto gestito da persone inferiori ai 30 anni. il Gruppo Verde• : un gruppo di circa 20 volontari gestisce la cura del giardino e dei due orti della Cascina. Il gruppo organizza laboratori, esposizioni, fiere e collabora alla gestione di progetti specifici centrati sulle attività orticole, come il progetto “Orto nella scuola”, realizzato assieme ad altri soggetti presenti nella cascina e a un’associazione esterna. Il Gruppo Verde, come altri gruppi volontari che operano nella cascina, è frutto dell’azione del Gruppo Partecipazione, organizzato direttamente dal Consorzio Cuccagna allo scopo di coinvolgere attivamente le persone nella gestione del progetto. In questo senso la Cascina è intesa come un’opportunità per dare spazio a percorsi autonomi, che sviluppandosi lungo la loro strada specifica contribuiscono a costruirne l’identità. Il Consorzio Cantiere Cuccagna inoltre ha messo a punto un particolare strumento per il
  • 34. 34 | La terra della città sostegno finanziario del progetto, l’iniziativa Contadini Urbani: attraverso l’acquisto di una sottoscrizione del valore di 250 euro i sostenitori del Progetto Cuccagna ottengono il certi- ficato di Contadino Urbano e acquisiscono il diritto alla partecipazione al Gruppo Consultivo Permanente del Consorzio, dove possono esprimere pareri e suggerimenti sull’andamento del progetto. La particolare gestione del Progetto Cuccagna, volta all’integrazione di ambiti, prospet- tive, approcci e attori differenti, ha permesso negli anni di dare concretezza e spessore a un progetto di riqualificazione voluto inizialmente da un piccolo gruppo di vicini, di per sé privi delle risorse operative necessarie al raggiungimento dei loro obiettivi. Relazioni Il Progetto Cuccagna è stato portato avanti negli anni grazie a un costante e scrupoloso lavoro di diffusione che potremmo definire come una sorta di found raising sociale; le forze attorno al progetto sono cresciute progressivamente come i bracci di una spirale, in- cludendo soggetti anche molto diversi tra loro: i singoli abitanti della zona, i piccoli gruppi auto-organizzati, così come note associazioni culturali o importanti gruppi editoriali. Proprio questa apertura verso attori e prospettive differenti, assieme alla propensione a costruire anzitutto un’immagine buona e spendibile per il progetto, distingue questo percorso da iniziative simili, spesso limitate da dinamiche di appartenenza (soprattutto in occasioni che interessano il recupero di spazi fisici), che le trasformano in progetti di nicchia.
  • 35. La terra della città | 35 Il giardini del Sole http://giardinidelsole.parcotrotter.org/ via Padova (Parco Trotter) Contesto Poche centinaia di metri quadrati coltivati in modo vario: vasche di fiori, aiuole ad orto, ro- seti; contro il muro di cinta che separa il giardino da via Padova alcune gabbie per animali da cortile: polli, conigli e l’oca Matilde, mascotte del giardino. I Giardini del Sole sono il community garden del Parco Trotter, tra viale Monza e via Padova, nella zona nord della città. Quello del Trotter è un parco urbano molto parti- colare, parte integrante di un complesso scolastico (elementari e medie) che ha fatto della relazione diretta con la natura un principio guida. Fin dalle sue origini, negli anni Venti, la Casa del Sole – così si chiama la scuola – disponeva di una fattoria e di spazi dedicati alla sperimentazione dell’allevamento e della coltivazione. Nel tempo – forse anche a causa del passaggio da scuola a statuto speciale a una gestione ordinaria – la fattoria, così come altre parti di questo articolato complesso, è stata curata ed utilizzata progressivamente sempre meno. Nei primi anni Novanta, un gruppo di persone per motivi diversi vicine all’esperienza del Trotter (insegnanti, genitori, abitanti del quartiere), ha fondato l’associazione Amici del Parco Trotter, allo scopo di valorizzare il parco e le numerose strutture che ospita attra- verso la promozione di forme associative e cooperative che le mettano in relazione con il quartiere e la città. I Giardini del Sole sono l’esito dell’incontro tra questa associazione e i suoi obiettivi di rivi- talizzazione del parco e le idee di un giardiniere impegnato nella promozione delle qualità sociali dell’attività di coltivazione. Con il progetto frutto di questo incontro, articolato e rielaborato in collaborazione con la Casa del Sole, l’associazione Amici del Parco Trotter partecipa a un bando della Fondazione Cariplo indirizzato alla coesione sociale e ottiene il finanziamento che permette di avviare il giardino. Approccio L’idea di fondo de I Giardini del Sole prende spunto dalla specificità della zona in cui il progetto si colloca: in uno dei quartieri più multietnici della città, in antitesi al poliziotto di quartiere (dal 2008 Via Padova è presidiata anche da pattuglie dell’esercito), incaricato di controllare e sedare i potenziali conflitti di una convivenza a volte difficile, il progetto propone il giardiniere di quartiere, con l’intento di lavorare proprio sulla costruzione di nuovi percorsi di collaborazione.
  • 36. 36 | La terra della città In questo senso il progetto può essere definito piuttosto precisamente come community garden di ispirazione anglosassone: un giardino condiviso, che solleciti la partecipazione nella cura di un bene comune proponendo al contempo occasioni di socialità e praticando la riqualificazione di un luogo. Strumenti Dopo l’avvio del giardino, che ha richiesto l’impegno costante di persone competenti in tema di coltivazione e di gestione collettiva, ai frequentatori è stata lasciata un’autonomia organizzativa e pratica di volta in volta maggiore. Oggi Francesco, il giardiniere ideatore del progetto assieme agli Amici del Parco Trotter, è ancora il referente tecnico del giardino, ma il suo ruolo è progressivamente sempre più defilato, da coordinatore a occasionale consigliere: «L’anno scorso abbiamo avuto il finan- ziamento Cariplo e c’è bastato, quest’anno abbiamo un finanziamento più ridotto, perché comunque è giusto che il tecnico piano piano si allontani e li lasci andare un po’ per i fatti loro. Le competenze aumentano. Il rovescio della medaglia di avere un referente è che si riescono poco a sviluppare le capacità individuali; io adesso faccio più da mediatore, vedi qui per esempio [riferendosi a uno scambio precedente sulla quantità di pomodori da pian- tare]: “Voglio seminare questo – Sì, ma renditi conto che qua non c’è spazio...”»1 Oltre che all’autonomia organizzativa, la prospettiva a cui puntano i Giardini del Sole guarda anche verso un completo autofinanziamento, attraverso la vendita di piccoli prodotti, lo scambio con altre associazioni e il riuso di materiali di scar- to, forti dell’idea di praticare uno strumento efficace, anche economicamente, per occuparsi della città e dei suoi luoghi: «Il finanziamento c’è servito a comprare gli attrezzi e a pagare il mio stipendio; poi per il resto come vedi è tutto materiale di re- cupero, non spendiamo niente... i mattoni che circondano le aiuole vengono dal cantiere qui di fianco, i cerchioni dalla ciclofficina... In generale un’attività di giardino comunitario è poco onerosa. Se le amministrazioni comunali decidessero di utilizzarla come strumento per riqualificare la città farebbero veramente un grande affare, anche da un punto di vi- sta puramente economico; anche pagando un tecnico per due o tre anni e i primi lavori di sistemazione, che a seconda della zona possono essere più o meno consistenti... Poi però tutto si ripaga assolutamente... e la gente sta bene.» Relazioni I Giardini del Sole vengono inaugurati all’inizio dell’ottobre 2009 con un primo ciclo di in- contri formativi. Oggi, dopo più di due anni di attività, i Giardini contano una ventina di attivisti formalmente iscritti all’associazione e molti frequentatori assidui. L’idea originaria di fare di questo spazio coltivato un punto di incontro e di socializzazione per il quartiere sembra aver funzionato soprattutto per persone già sensibili rispetto alla possibilità di condivisione di percorsi pratici collettivi; di certo un ruolo importante nella definizione dei frequentatori del Giardino l’ha svolto la sua afferenza al comples- so della Casa del Sole e all’associazione Amici del Parco Trotter, per lo meno in due direzioni e a due scale: da una parte, a scala locale, favorendo la partecipazione soprattut- to dei piccoli alunni della scuola, dei loro genitori e dei frequentatori delle attività del parco; dall’altra, a scala urbana, immettendo il Giardino nel circuito a cui la scuola già partecipa da molti anni grazie alla particolarità della sua offerta. 1 Questo e i successivi brani citati sono tratti da un’intervista a Francesco, giardiniere coordinatore del Parco Trotter, del marzo 2011.
  • 37. La terra della città | 37 Il giardino degli aromi http://www.olinda.org/giardinodegliaromi/giardino via Ippocrate 45, ex OP Paolo Pini Contesto Nell’aprile del 2003 un gruppo di donne con esperienza di coltivazione e raccolta di piante aromatiche e officinali costituisce l’associazione di utilità sociale Il Giar- dino degli Aromi che ha trovato una propria sede nel parco dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini. Dopo la dismissione dell’Ospedale Psichiatrico, la grande area del Paolo Pini, per anni isola- ta, è risultata come potenziale snodo metropolitano di spazi collettivi che, opportunamente relazionati alla città, possono contribuire in maniera significativa ad elevare la qualità del vivere in questa parte di periferia. Una porzione del parco e delle sue strutture sono ge- stite dalla cooperativa e dalla associazione “Olinda” che si occupano della promozione di occasioni di integrazione tra fruitori dell’ex ospedale e le persone con disagio psichico che tutt’ora ne frequentano gli spazi. Il giardino degli aromi fa riferimento proprio a queste organizzazioni, integrando le proprie attività con il loro lavoro. L’iniziativa è stata realizzata nell’ambito del progetto Europeo Equal “Luoghi della qualità sociale”, promosso dall’associazione Lavoro e Integrazione. Il suo risultato è un angolo di parco organizzato ad orto botanico con piante aromatiche e officinali, coltivate secondo metodi biologici. Un giardino con un forte impatto visivo e olfattivo, completato da un set- tore con piante autoctone, una collezione di rose antiche, un laghetto con piante acquati- che e un giardino roccioso. Approccio L’associazione promuove la conoscenza e la pratica di una corretta relazione dell’uomo con le piante e con l’ambiente nel suo insieme: studia e promuove la prati- ca e la conoscenza di tecniche naturali e biologiche di coltivazione, raccolta, conservazione, trasformazione, con particolare attenzione alle piante medicinali e aromatiche e alle ortico- le; approfondisce la conoscenza dell’uso tradizionale delle piante medicinali e aromatiche per il benessere dell’uomo; promuove la conoscenza della biodiversità, del suo ripristino e della sua conservazione. Inoltre Il Giardino degli Aromi si propone anche di dar voce e spazio a soggetti che provengono da un’esperienza di disagio, di emarginazione sociale, di intolleranza, di violenza, di ingiustizia, di discriminazione, di razzismo, di solitudine forzata, attraverso un rapporto di studio, di osservazione o di lavoro con la terra e le piante.
  • 38. 38 | La terra della città Strumenti I principali strumenti di promozione, formazione e integrazione adottati dall’associazione sono la semplice coltivazione con metodo biologico e la vendita di piante aroma- tiche, officinali, orticole, piccoli frutti e piante da frutto; ma anche la raccolta delle piante spontanee e la trasformazione delle piante coltivate in prodotti alimentari (olii, sali, aceti, vini aromatici) e prodotti per il benessere (cuscini di erbe, pot-pourri, olii e unguenti per massaggi). Queste attività sono condotte da operatori esperti nella coltivazione, con competenze spe- cifiche nell’ambito del rapporto con le persone con disabilità, che accolgono gli ospiti in piccoli gruppi, accompagnandoli in un percorso di lavoro formativo che privilegia la dimen- sione della collaborazione e della partecipazione al gruppo. Alle occupazioni di base si affiancano percorsi specifici, come il progetto “Il parco nello zaino”, che prevede attività didattiche di educazione ambientale rivolte alle scuole, o la realizzazione de “Il Mandala delle erbe”, un orto didattico dedicato alle attività con persone svantaggiate. Gli stessi operatori del Giardino degli Aromi, inoltre, sono disponibili per la consulenza sulla progettazione, manutenzione e gestione di giardini, orti e terrazzi, ma anche sulla predi- sposizione di percorsi specifici da realizzare presso altre strutture, fornendo agli operatori delle comunità un’adeguata formazione in merito. Infine, l’associazione ospita un centro di documentazione e consultazione sulle piante aromatiche e officinali e sulle piante sponta- nee e si occupa dell’organizzazione di seminari aperti al pubblico sulla loro coltivazione. Relazioni Attraverso l’attività di coltivazione l’associazione il Giardino degli Aromi promuove occa- sioni di incontro e di scambio tra gruppi di persone che normalmente seguono traiettorie di vita autonome: le donne fondatrici dell’associazione, i frequentatori e gli acquirenti del giardino, le persone persone svantaggiate che seguono i suoi percorsi formativi. Ma so- prattutto, le relazioni istituite dall’associazione – pioniera nella coltivazione orticola urbana – con altre vicende di agricoltura in città (come l’adesione alla rete di recente formazione delle Libere Rape Metropolitane1 ), nonché la sua collocazione nell’ambito del progetto Olin- da, la posizionano in un contesto dal respiro urbano, contribuendo a portare i temi che tratta sulla scena della discussione pubblica. 1 Si veda scheda apposita.
  • 39. La terra della città | 39 Movimento italiano Guerrilla Gardening http://www.guerrillagardening.it/ Contesto Il nome Guerrilla Gardening indica una serie di piccoli atti dimostrativi, definiti dai loro protagonisti chiamano attacchi verdi, volti ad abbellire con piante e fiori le piccole aree dimenticate della città (aiuole, bordi stradali, aree dismesse, …). Più che di un progetto specifico si tratta di una sorta di movimento sociale diffuso volto alla rivincita del verde tra le dense costruzioni delle città. I guerriglieri verdi, infatti, non formano un gruppo strutturato, ma si riuniscono in formazioni aperte, informali e va- riabili, che si incontrano in forme differenti attorno alle occasioni in cui si esprimono. Il contesto di riferimento di Guerrilla Gardening è lo spazio urbano in genere, senza limi- tazioni di sorta; il movimento potrebbe interessare potenzialmente qualsiasi città in cui qualcuno decida di coltivare illegalmente uno spazio trascurato. Dai primi anni ‘70, quando la definizione è stata coniata per indicare l’attività del gruppo newyorkese Green Guerrilla, l’idea si è diffusa in numerosi paesi. In Italia il progetto, che oggi conta numerosi attivisti – singole persone, guerriglieri occasionali, ma anche gruppi specificamente organizzati – è stato avviato alcuni anni fa da un gruppo di giovani milanesi, che ancora oggi gestiscono il sito di riferimento di Guerrilla Gardening e si occupa di coordinare e consigliare i gruppi autonomi e i singoli attivisti. Approccio L’obiettivo di Guerrilla Gardening è incrementare la qualità ambientale della vita in città (in senso estetico-formale, ma anche in direzione di una sua migliore fruibilità) attraverso una maggiore e più curata diffusione del verde. Per far questo le pratiche della guerriglia verde cercano un’interazione con lo spazio urbano in ottica positiva e propositiva. In questa prospettiva gli attacchi verdi sono atti di denuncia attivi, che intendono avviare concretamente l’inversione di ten- denza che auspicano di fronte ad usi della città che privilegiano l’ambiente costruito e la valorizzazione economica dello spazio urbano, trascurando la cura degli spazi aperti, dei margini interstiziali e delle aree temporaneamente escluse dai principali processi costruzio- ne e trasformazione della città. Strumenti Le azioni di Guerrilla Gardening sono differenti l’una dall’altra ed organizzate in totale
  • 40. 40 | La terra della città autonomia rispetto alla scelta del luogo, dei tempi e dei modi. Gli strumenti opera- tivi sono gli attrezzi e i materiali che ciascun aderente all’iniziativa utilizza per compiere la sua spedizione. Alcune azioni vengono realizzate di notte in relativa segretezza, altre sono organizzate apertamente, in alcuni casi cercando la complicità e la partecipazione degli abitanti della zona prescelta. Attraverso il sito web di riferimento del movimento italiano i promotori svolgono un’azione di diffusione e coordinamento: tramite un indirizzo di posta elettronica rac- colgono i racconti delle azioni svolte e danno visibilità agli annunci di progetti che cercano sottoscrittori; sempre via posta elettronica organizzano l’adesione di singole persone ad iniziative già previste, indirizzandole verso le azioni che necessitano di un aiuto nella loro zona di riferimento; con la stessa modalità raccolgono donazioni, in forma di materiali (piante e terriccio) o di finanziamenti, da utilizzare per la realizzazione degli attacchi. Il sito contiene anche alcuni consigli pratici per la gestione degli attacchi (relativi per esem- pio all’utilizzo delle piante spontanee e dei semi delle piante già presenti, alla preparazione delle spedizioni, alla protezione delle nascenti aree verdi) e spiega le modalità di realizza- zione di alcuni sistemi di piantumazione, come la “bomba di semi”, un’idea messa a punto dal gruppo americano Green Guerriglia, che prevede la preparazione di un pacchetto di terra, semi, fertilizzante ed acqua da lanciare negli spazi abbandonati poco raggiungibili in altro modo. Relazioni A partire dall’iniziativa dei pochi attivisti milanesi in pochi anni gli attacchi verdi di Guerrilla Gardening sono diventati in Italia pratiche piuttosto diffuse. I risultati della coltivazione di questi giardini clandestini sono in genere accolti con favore, come uno strumento poco invadente e semplice da realizzare per migliorare la qualità del paesaggio urbano; ammirando l’iniziativa alcuni vivai dell’area milanese regalano le pianti- ne e il terriccio utilizzati dai guerriglieri del verde. La diffusione di queste piccole pratiche di coltivazione abusiva ha dato adito negli ultimi anni alla formazione di gruppi stabili di guerrilla gardeners e a forme di in- terazione e coordinamento con un più esplicito contenuto politico e progettuale, come il movimento Critical Garden, che riunisce a livello nazionale i diversi esponenti del giardinaggio spontaneo.
  • 41. La terra della città | 41 Orti di via Cardinal Tosi via Cardinal Tosi Contesto La colonia ortiva di via Cardinal Tosi si trova a Sud/Est del grande Ospedale San Carlo, sul retro di un deposito dell’Atm e in adiacenza alla base militare di via Edoardo Chi- notto. L’area occupata dal nucleo in questione (che ricopre una superficie pari a 58.000mq) è situata all’interno di un enorme brandello verde ad ovest della città, nel quartiere di San Siro, a poche decine di metri da via Novara. La storia di questa occupazione abusiva ri- sale ai tempi delle grandi migrazioni, durante le quali migliaia di contadini si riversavano nell’area metropolitana, cambiandone definitivamente il volto. La colonia ortiva resiste quindi da oltre 50 anni e molti dei soggetti che oggi la popolano sono figli o amici degli immigrati che colonizzarono quei luoghi abbandonati. Il terreno sui cui sorge il nucleo è di proprietà del Ministero della Difesa, il quale, da qualche anno a questa parte, sta tentando di cederlo agli imprenditori immobiliari. Tuttavia, la lunghissima permanenza di molti degli occupanti rende la vita difficile ai proprietari in divisa, poiché a seguito di un presidio dura- to oltre mezzo secolo i diritti acquisiti sulla terra sono difficili da cancellare. Approccio Vista la lunga storia di occupazione unita alla vastità dell’insediamento e al numero degli attori in campo non è possibile offrire una chiave di lettura univoca per questa vicenda. Si possono comunque fare alcune considerazioni di carattere generale. Per prima cosa bi- sogna considerare le ragioni storiche che spinsero un cospicuo numero di immigrati dalle campagne ad occupare gli spazi vuoti della metropoli per coltivare un orto. Lo scioglimento dei legami con la vita contadina, l’asfissia di una vita metropolitana spesso opprimente e la necessità di compensare le carenze dei salari con la coltivazione, furono spesso alla base delle prime occupazioni di suolo finalizzate all’uso orticolo. Gli orti per molti immigrati fun- zionavano come luoghi di compensazione e riconciliazione con la terra, nonché come mez- zo di sostentamento. Inizialmente questo genere di pratica (estremamente diffusa fino alla fine degli anni settanta) veniva tollerata dalle amministrazioni, più propense a chiudere un occhio, e sfruttata dai proprietari terrieri, che spesso preferivano concedere la propria ter- ra (in cambio di un affitto informale o a titolo gratuito) piuttosto che lasciarla inutilizzata. Col passare degli anni la superficie dei vuoti urbani coltivabili si fece sempre più scarsa, il valore dei terreni aumentò vertiginosamente e, di conseguenza, gli interessi dei proprietari mutarono entrando in conflitto con quelli degli ortisti, spesso costretti ad abbandonare le
  • 42. 42 | La terra della città terre che curavano. Oggi ogni frammento residuale di terreno urbano possiede un grande valore potenziale e le pressioni nei confronti degli insediamenti abusivi sono molto aumen- tate: sfratti, sgomberi e demolizioni sono all’ordine del giorno. D’altro canto, per le aree come quella di via Cardinal Tosi, la percezione stessa dello spazio destinato all’orticoltura è cambiata: nei casi in cui l’occupazione della terra procede ininter- rotta da moltissimi anni, gli obiettivi in base ai quali quella stessa terra era stata occupata risultano, in alcuni casi, assolutamente snaturati. Camminando per le stradine (o per le strade: la via principale è larga almeno sette metri) degli orti di via Tosi ci si rende conto di come alcune parcelle abbiano assunto una valenza tutt’altro che agricola: i vecchi orti sono ormai diventati dei garage, dei piccoli giardini con piscina o addirittura delle seconde case. Col tempo la percezione di aver acquisito la proprietà delle aree fa si che molti finiscano per investire sforzi e denaro sul loro fazzoletto di terra occupato, creando tuttavia delle situazioni disordinate al limite della legalità e della sicurezza. Strumenti La resistenza pluridecennale degli orti di via Cardinal Tosi è dovuta principalmente a due or- dini di fattori. In primo luogo la vastità dell’insediamento e quindi il gran numero di persone coinvolte, fa sì che qualsiasi azione legale voglia essere intrapresa nei confronti della colo- nia ortiva debba essere ben ponderata. La tendenza che nei decenni ha portato gli ortisti a radunarsi gli uni vicini agli altri, non è certo dovuta alla volontà di fare nuove conoscenze, quanto piuttosto alla necessità: inserirsi in un contesto abusivo già radicato e colonizzato da tempo costituisce una sicurezza maggiore per i nuovi occupanti. Di conseguenza più grande è l’insediamento, più tende ad espandersi, almeno fino a quando gli stessi abusivi non decidono di porre un freno agli eventuali allargamenti. La rete degli occupanti si pre- occupa di svolgere quei ruoli che in un contesto normale sarebbero di competenza degli organi dell’amministrazione: le regole per la successione di una parcella o l’estensione dell’insediamento o l’allontanamento dei soggetti indesiderabili, così come la pulizia degli spazi collettivi, sono gestiti da gruppi interni. In secondo luogo, il fattore numerico unito alla proprietà pubblica dell’area e alla possibilità, dopo vent’anni di occupazione di un’area, di invocare per vie legali l’usucapione, ha fatto in modo che alcune minacce di sgombero siano già state respinte, sebbene permanga un senso diffuso di incertezza. «Questa è una realtà che va tutelata e valorizzata», queste sono le parole del consigliere comunale Giulio Gallera raccolte in un articolo de “Il Giornale” nel Luglio del 2009. Proprio in questo periodo egli si schierò contro gli sgomberi dichiarando che in quell’area gli orti co- stituivano «il principale presidio contro il degrado». Sebbene non tutti siano d’accordo con le opinioni di Gallera, uno strumento vincente per gli ortisti abusivi, consiste spesso nel convincere le amministrazioni del ruolo positivo di presidio interpretato dalla loro pratica in contesti urbani marginali e dimenticati. Relazioni Gli ortisti di via cardinal Tosi spesso si conoscono fra loro e si aiutano a vicenda nelle ope- razioni di gestione e manutenzione degli orti: l’occupazione pluridecennale non solo li ha resi vicini, ma ha fatto in modo di rafforzare una sorta di complicità nella reazione alle minacce che provenienti dall’esterno. Proprio per questo, specie nelle emergenze, la rete interna tra gli ortisti è piuttosto efficiente, tanto da consentire l’ingag- gio di un avvocato comune per molti degli occupanti. Tuttavia le relazioni che si instaurano sono esclusivamente proiettate verso l’interno ed escludono un qualsiasi interesse nei con- fronti della altre realtà simili al di fuori del loro insediamento.
  • 43. La terra della città | 43 Orti di via Chiodi http://www.angoliditerra.org/ via Chiodi Contesto Gli orti urbani di via Cesare Chiodi sorgono al limite tra il costruito e la campagna e confi- nano a nord con il Parco Teramo, nel quartiere Barona. Si tratta dell’unica colonia ortiva a Milano realizzata e gestita da un privato cittadino: il signor Claudio Cristofani, una personalità ormai riconosciuta in città nell’ambito dell’orticoltura urbana. L’idea di questo progetto scaturisce dalla necessità di sfruttare un terreno di proprietà, vincolato a verde dal PRG (su quel terreno era prevista un’espansione del Parco Teramo) e mai acquisito dal Comune. Per evitare che l’area restasse inutilizzata e per provare a trasformarla in uno strumento generatore di reddito, il signor Cristofani, alla luce di alcune constatazioni re- lative alla diffusione degli orti abusivi e alla necessità di spazi per il contatto con la terra, decide di tentare la realizzazione di alcuni orti urbani attrezzati da affittare ai milanesi. La risposta eccezionale e l’altissima richiesta di spazi in affitto portano il progettista a raddop- piare il numero delle parcelle offerte nell’arco di due anni. Oggi il signor Cristofani gestisce 130 orti in via Chiodi e si sta adoperando per diffondere la cultura di quelli che chiama “giardini familiari” oltre i confini della Barona. Approccio L’intento non celato dell’ideatore del progetto è semplice: capitalizzare in maniera innova- tiva un terreno di sua proprietà per trasformarlo in un bene in grado di generare reddito. Quella del signor Cristofani è senza dubbio una attività di tipo imprenditoriale: il prezzo per l’affitto di 75mq di terra infatti, corrisponde a circa 360 euro per un anno. Tuttavia è necessario fare alcune considerazioni. In primo luogo il promotore dell’iniziativa è attento alle questioni urbane per professione e per vocazione (Cristofani fa l’architetto); il suo punto di vista, quindi, è quello di un impren- ditore cosciente dell’apporto delle sue scelte sulla configurazione della città. In questo sen- so Cristofani considera il suo lavoro come una sorta di battaglia contro il degrado e il disordine dell’abbandono della terra, ma anche degli orti abusivi, e, allo stes- so tempo, contro la speculazione immobiliare classica che privilegia evidentemente l’edificazione intensa, piuttosto che immaginare soluzioni nuove. In secondo luogo il signor Cristofani è un convinto sostenitore della filosofia sottesa al movimento dei “giardini familiari”, un’associazione europea che conta circa tre milioni di associati sparsi in 14 Stati europei. Questo elemento colloca il progetto imprenditoriale