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Il consulente di Direzione

Il Change Management: nuova
frontiera per la consulenza
Il Change Management: nuova
frontiera per la consulenza
Paolo Petrucciani
Corso di Formazione: ”Il consulente di Direzione”
Roma-31 maggio 1996 (5a giornata)
Contenuti intervento (75’)
 Le

dimensioni del cambiamento
 La preparazione al cambiamento
 Attivazione, gestione e implementazione del
cambiamento
 Possibili profili del consulente di Direzione nei
progetti di Change Management
Le dimensioni del cambiamento
Modifiche ambientali rilevanti:
• nuovi modelli sociali e culturali
• nuovi comportamenti economici e finanziari
• nuovi sistemi aziendali

Approcci hard e soft nel change management
Modifiche ambientali rilevanti (1)
Calo demografico
Nuova composizione della forza lavoro
Discrezionalita’ e senso di responsabilita’ individuale
Ruolo dell’economia dell’informazione
Globalizzazione dei mercati
Economie di scopo
Innovazione tecnologica spinta
Nuovi metodi di produzione
Centralita’ della conoscenza come bene economico
Pressante richiesta di formazione e addestramento
Flessibilita’ organizzativa
Impatti,
interazioni,
feed-back

Nuovi modelli
sociali e culturali

Nuovi comportamenti
economici e finanziari

Sistema di comunicazioni
e relazioni

Nuovi sistemi
aziendali
Modifiche ambientali rilevanti (2)
Le modificazioni sociali, culturali ed economico/finanziarie costringono le
aziende ad una costante e continua ricerca di “messaggi-chiave” per
indirizzare la produzione verso obiettivi che servano puntualmente il
mercato industriale, dei servizi e quello sociale.
Alcune costanti di questi processi sono:
andamento della domanda di mercato fluttuante e instabile
ricerca e analisi continua dei bisogni
studio e individuazione di opportunita’ produttive in grado di creare alti
valori aggiunti e consistenti ritorni sugli investimenti e/o sul capitale
investito in attivita’ (fixed assets)
forte attenzione alla qualita’, affidabilita’ e completezza dei prodotti/servizi
Approcci hard e soft nel change management
3 elementi dell’approccio Hard




Eliminazione dei servizi e delle attivita’ a basso valore aggiunto
Outsourcing di attivita’ e di servizi che possono essere “acquistati” a minor costo, o con piu’ alta qualita’, o
entrambe, da fornitori esterni
Re-engineering delle attivita’ che sono strategicamente troppo importanti da esternalizzare, con l’obiettivo
di tagliare i costi e migliorare la qualita’
.... quasi sempre questo implica downsizing, ristrutturazioni, vendita di rami d’azienda, possibili
licenziamenti, mobilita’, ecc..

3 elementi dell’approccio Soft




Valorizzazione migliore del capitale umano e del know-how accumulato (espansione delle conoscenze
tecniche)
Investimenti in innovazione, creativita’, pensiero laterale, per diversificare le attivita’ e/o ampliare la gamma
di prodotti/servizi (espansione delle capacita’ ideative e intellettive, e delle competenze e skill specialistiche,
uso del cervello destro)
Re-engineering dei sistemi gestionali attraverso introduzione di maggiore partecipazione, coinvolgimento,
teamworking, coesione, identita’ aziendale sui “valori-chiave” (vision & management deployment)
.... quasi sempre questo implica liberare energia, ottimizzare le competenze e i punti forti delle risorse
umane in azienda, dare spazio a iniziativa personale, creare empowerment, ecc.
La preparazione al cambiamento
Gli approcci al cambiamento organizzativo di
Leavitt:
» approccio per compiti
» approccio strutturale
» approccio tecnologico
» approccio nelle risorse umane

Forze favorevoli e sfavorevoli nei tre stadi della
“teoria del cambiamento” (azioni manageriali e
consulenziali conseguenti)
Le interdipendenze di Leavitt nel cambiamento
organizzativo
Secondo Leavitt esistono
cambiamento e livelli di influenza
studiati per valutarne gli
revisioni nella struttura
procedure possono
compiti
l’integrazione e il
come modifiche nella
manager e dei consulenti e’
benefici” economici e comportamentali

struttura

risorse umane

interdipendenze nei vari approcci al
reciproca che vanno opportunamente
effetti positivi e/o negativi (ad es.
organizzativa e/o nelle
facilitare e/o peggiorare
tecnologia
lavoro di gruppo, cosi’
tecnologia. Compito dei
quello esaminare i “costi e i
del/i cambiamento/i introdotti)

Approccio al cambiamento nella struttura: modifiche nell’assetto organizzativo (organigramma) e nelle politiche di business,
implicano nuove guidelines, nuove e/o differenti procedure, introduzione di regole nuove di comportamento aziendale (ad es. sistema
di budgeting), identificazione di regolamenti
Approccio al cambiamento nella tecnologia: modifiche e/o introduzioni di innovazioni su mezzi e impianti, implicano revisioni nei
flussi di lavoro, nuovi layouts fisici, nuovi metodi e strumenti di lavoro, nuovi standard di lavoro
Approccio al cambiamento nelle risorse umane: modifiche nelle attitudini, nelle motivazioni, nei comportamenti organizzativi e nelle
abilita’ di lavoro, implicano nuovi programmi di formazione/addestramento, nuovi criteri di selezione, tecniche avanzate di
valutazione delle prestazioni, nuovi sistemi premianti
Approccio al cambiamento nei compiti: modifiche nel disegno dei ruoli e nelle motivazioni al lavoro, implicano maggiore
focalizzazione sugli individui o sul team, con enfatizzazione piu’ spinta su input e output (job enrichment, job enlargement)
Azioni nei 3 stadi del “cambiamento”
Scongelamento (unfreezing)
creazione di consapevolezza del bisogno di cambiare
creazione del clima adatto per cambiare
alterazione delle forze agenti sugli individui dell’organizzazione in modo che il loro“equilibrio” sia
sufficientemente “sollecitato” per motivarne il cambiamento
azioni di pressione per attuare modifiche
azioni di riduzione delle resistenze

Spostamento (moving)
modifica della “grandezza/importanza” delle forze che definiscono la situazione iniziale
presentazione di una “precisa direzione di cambiamento”
sviluppo di nuovi metodi e processi di apprendimento orientati alle nuove attitudini e comportamenti

Ricongelamento (refreezing)
rinforzo delle modifiche che sono avvenute
ri-creazione e mantenimento stabile del nuovo equilibrio organizzativo generato
azioni di facilitazione dell’integrazione
azioni di facilitazione dell’assimilazione del cambiamento nei singoli individui
Attivazione e gestione del cambiamento
Fase 1: Definire il cambiamento necessario
Fase 2: Raccogliere informazioni
Fase 3: Effettuare diagnosi organizzative
Fase 4: Risolvere problemi
Fase 5: Pianificare le azioni
Fase 1: Definire il cambiamento necessario
“Dove eravate? Dove siete ora? Dove state andando? e come
ci arriverete?”


Nella prima fase di un processo di cambiamento vanno stabiliti
precisamente:
– la nuova direzione, e una sua dettagliata focalizzazione
– il livello di percezione individuale e collettivo delle cose da cambiare (sistemi,
processi produttivi/organizzativi, procedure)
– i passi del piano di cambiamento e una “rotta” preliminare
– una chiara comunicazione dell’obiettivo del cambiamento
– il “ritmo” del cambiamento, attraverso una specificazione di obiettivi collaterali
– una chiara visione di “cosa cambiare” e “come cambiarlo”, per evitare false
partenze e sforzi inutili
Fase 2: Raccogliere informazioni
“Sono aperto a suggerimenti”


Nella seconda fase di un processo di cambiamento vanno eseguiti:
–
–
–
–
–

la costante ricerca accurata di informazioni “di rilievo o significative”
la continua esplorazione di nuove opzioni, all’interno della direzione descritta
la riformulazione dell’agenda del cambiamento, in funzione dei dati raccolti
una o piu’ liste dei “desiderata” (innovazione dei prodotti/processi)
la raccolta di tutti i suggerimenti e le idee possibili nelle popolazioni aziendali
interessate, sia per individuare “punti vulnerabili”, sia per individuare “risorsechiave” (indagini e valutazioni sulle attitudini e le prassi correnti)
– la raccolta di tutti i possibili problemi “di prospettiva” (operativi e/o gestionali),
per chiarire meglio i futuri impegni e le strategie di risposta, anche attraverso il
testing di alcune possibilita’
– la composizione di eventuali conflitti, anche attraverso il superamento di paure
infondate
Fase 3: Effettuare diagnosi organizzative
“Qual’e la nostra strada?”


Nella terza fase di un processo di cambiamento vanno individuati:
– le principali barriere all’innovazione, non tralasciando i “punti vulnerabili”
– gli strumenti di diagnosi piu’ adatti (workshop, idea generation, people audit,
formazione, brainstorming)
– i potenziali problemi dei singoli individui (come funzioni, gruppi o unita’ di
lavoro), in ottica di anticipazione (diagnosi pro e contro, analisi punti di
resistenza e di approvazione, analisi delle ragioni)
– i possibili “partner attivi” nel cambiamento
– gli eventuali problemi di maggior costo economico e/o comportamentale per
l’azienda e i fattori che creano un migliore equilibrio per il business
– gli spazi per dialoghi aperti di “confronto”, evitando pero’ “trappole” emotive
– gli orientamenti per finalizzare lo sforzo del team su tematiche, strategie e
obiettivi, piuttosto che sulle “necessita’ delle personalita’ in gioco”
Fase 4: Risolvere problemi
“Considerare i punti vulnerabili come strategie”


Nella quarta fase di un processo di cambiamento vanno indirizzati:
– i comportamenti creativi, aperti e flessibili
– gli impegni delle persone alla soluzione di problemi che essi stessi possono aver
suggerito come “ostacoli al cambiamento” o “all’innovazione di
prodotto/processo”
– i percorsi di sviluppo individuale e di team
– i corretti interventi e le loro priorita’ per costruire e mantenere “la tensione
sufficiente” allo sforzo
– i suggerimenti piu’ “ascoltati” dai diretti interessati al cambiamento, attraverso
analisi della situazione “attuale” e di quella “desiderata”, per ridurre il “divario”
(gap) esistente
Fase 5: Pianificare le azioni
“Mettere insieme tutti i pezzi”


Nella quinta fase di un processo di cambiamento vanno chiaramente
definiti:
– i singoli passi di lavoro, in modo da renderli piu’ agevoli nell’implementazione
– i segmenti specifici di ogni attivita’, suddividendole in parti piccole e separate
tra loro
– gli output desiderati/necessari, per ogni attivita’
– gli obiettivi da raggiungere, con una serie di caratteristiche “intrinseche”:
significativi, specifici, realistici, ottenibili, misurabili
– le azioni da realizzare per ogni obiettivo
– i tempi di consegna e i “semilavorati” intermedi
– le quantita’ da raggiungere
– le qualita’ attese
Implementazione del cambiamento
Processi top-down, bottom-up e misti
5 processi-chiave per implementare
successo:

con

Processo 1: Chiarire i piani
Processo 2: Integrare le nuove prassi o i nuovi sistemi
Processo 3: Stimolare l’apprendimento del “nuovo” e l’impegno
Processo 4: Velocizzare la “proprieta’ del cambiamento”
Processo 5: Dare e ricevere feed-back continui (monitorare, valutare,
mettere a punto)
Processi top-down, bottom-up e misti

top-down

bottom-up

misto

Approccio top-down: il cambiamento viene iniziato ai piu’ alti livelli manageriali, che devono aiutare e
sostenere i programmi ai vari livelli organizzativi oltre a promuovere coinvolgimento
spinto di tutte le popolazioni aziendali interessate (processo di emulazione)
Approccio bottom-up: il cambiamento viene iniziato ai piu’ bassi livelli operativi, il top management puo’ non
essere coinvolto direttamente, ma deve permettere i cambiamenti necessari (processo di
delega operativa)
Approccio misto:
il cambiamento viene iniziato ai medi livelli manageriali, a livello di impostazione, con
contemporanee comunicazioni verso l’alto (richiesta di suggerimenti/autorizzazioni per
le scelte definitive) e verso il basso (realizzazione dei dettagli operativi dei cambiamenti
produttivi od organizzativi) (processo di diffusione e coinvolgimento)
5 processi-chiave per implementare con successo
“I leader e i consulenti di successo realizzano piani concreti, ma
l’implementazione e’ di piu’ della semplice pianificazione, e’ un
processo”
Processo 1: Chiarire i piani
Un processo in cui gli implementatori definiscono, documentano e specificano il cambiamento

Processo 2: Integrare le nuove prassi o i nuovi sistemi
Un processo nel quale l’organizzazione incorpora il cambiamento nelle sue attivita’ operative

Processo 3: Stimolare l’apprendimento del “nuovo” e l’impegno
Un processo che facilita programmi nei quali gli utenti finali apprendono ed utilizzano i nuovi approcci e le nuove
procedure

Processo 4: Velocizzare la “proprieta’ del cambiamento”
Un processo attraverso il quale gli utenti finali riescono ad identificare i nuovi processi e le nuove procedure
come “propri”, piuttosto che considerarli come cambiamenti imposti dall’alto

Processo 5: Dare e ricevere feed-back continui (monitorare, valutare, mettere a punto)
Un processo in cui viene specificato un obiettivo dettagliato e l’input dal team viene usato per giudicare la sua
efficacia nel piano di implementazione
Possibili profili del consulente (1)
Caratteristiche del consulente di Direzione
come “agente di cambiamento”:
» modello dottore-paziente
» modello ingegneristico
» modello medico (professionale)
» modello di processo
... qualunque sia il modello adottato, ricordare sempre di
integrarsi con le caratteristiche, gli stili, la cultura e i
comportamenti tipici del cliente
CHIAREZZA NELLA DEFINIZIONE DEL PROBLEMA

Il consulente come “agente di cambiamento”
modello ingegneristico

modello medico (professionale)

alta

• il cliente conosce le proprie necessita’

• il cliente conosce le proprie necessita’

definizione

• vuole “la risposta”

• vuole “un secondo parere”

• coinvolgimento limitato, desiderato dal
cliente

• coinvolgimento significativo del cliente

• il cliente riesce ad identificare solo i
sintomi

• il cliente non ha problemi urgenti

bassa
definizione

• ritiene il consulente una “risorsa”

• si rivolge al consulente per identificare
• alto coinvolgimento del
il problema
anticipato e desiderabile
• coinvolgimento limitato del cliente nel
raggiungere la soluzione desiderata
modello dottore/paziente

cliente,

modello di processo

basso
alto
COINVOLGIMENTO DEL CLIENTE NEL PROCESSO DI CONSULENZA
CHIAREZZA NELLA DEFINIZIONE DEL PROBLEMA

Un esempio dei “comportamenti”
modello ingegneristico
alta
definizione

• “vorrei un nuovo sistema
informativo”
• “mi faccia una ricerca di mercato”
• “mi presenti una valutazione delle
alternative possibili”
• “il morale del management e’ basso”

bassa
definizione

• “l’innovazione tecnologica si e’
fermata”

modello medico (professionale)

• “pensa che stiamo affrontando il nostro
sviluppo manageriale in modo
efficace?”
• “vorremmo una seconda opinione su
questo prodotto”
• “forse se ci conoscesse meglio potrebbe
aiutarci”

• “ci piace il modo in cui tratta le
persone. Che ne pensa di
• “l’organizzazione non funziona. Puo’
partecipare
ad alcuni dei nostri
aiutarci?”
meeting?
modello dottore/paziente

modello di processo

basso
alto
COINVOLGIMENTO DEL CLIENTE NEL PROCESSO DI CONSULENZA
Possibili profili del consulente (2)
Alternative di comportamento per il consulente di Direzione in “azione” nei progetti
di Change Management:

1
2
3
4
5
6

inventore
imprenditore
integratore
esperto
manager
sponsor
1. Il consulente “inventore”
“il generatore di idee: l’inventore”
Integra scenari, andamenti e dati in concetti, modelli e piani; prima concepisce la grande
“visione” d’assieme del cambiamento, poi adatta i piani
Origina, crea e scopre nuovi pensieri e processi per generare il “corretto” cambiamento, prima e dopo “i fatti”
Tende all’innovazione risolvendo i problemi in modi nuovi e originali
Continua a proporre “what-if” a un numero di persone
Usa altre persone regolarmente e coerentemente per ridefinire “come” i prodotti e servizi si collocano sul
mercato
Mette se stesso al centro delle attivita’ di soluzione dei problemi organizzativi
Sviluppa l’abitudine a ricercare in modo ampio
Non ha paura di imparare dagli insuccessi
Ricerca nuovi modi per riutilizzare concetti che sono gia’ operativi per scoprire nuove possibilita’
Ha il senso del tempo
E’ un progettista che guarda sempre al futuro per risolvere problemi che non sono ancora completamente
emersi
2. Il consulente “imprenditore”
“trovare una strada migliore: l’imprenditore”
Organizza e gestisce le risorse per massimizzare le opportunita’ di innovazione nel
cambiamento
Guida il processo di cambiamento, “vendendolo” agli altri
Ricerca costantemente prodotti, sistemi, processi e metodologie di lavoro migliori
Seleziona idee e suggerimenti da qualunque fonte per assicurare miglioramenti e successi
Costruisce un’”intelaiatura” intorno ai “concetti” da vendere, promuovendo nuove idee e approcci
Sviluppa una rete di rapporti e relazioni tra le persone per testare le idee e generare nuove possibilita’
Ricerca obiettivi ragionevolmente sfidanti, escludendo progetti ad alto rischio
Adopera la vision e il posizionamento degli obiettivi per mobilitare gli altri
Vede gli ostacoli come opportunita’
Produce un inventario di tutte le risorse disponibili - persone, processi, sistemi, prodotti - per determinare il
potenziale per il successo
3. Il consulente “integratore”
“mettere tutto insieme: l’integratore”
Raccoglie parti e frammenti del processo di cambiamento e “tesse” un coordinato totale,
trovando la “trama” comune tra i diversi interessi
Agisce come un “trasformatore” intelligente: riceve le informazioni e i fatti esistenti, li connette come
“insieme complessivo” e produce “effetti”, creando uno sforzo coordinato totale
Revisiona e reimposta le idee o colloca le informazioni in un nuovo contesto per stimolare nuove prospettive
Mette in contatto diversi gruppi di persone per raggiungere il successo, adoperando strategie interpersonali:
condivisione, ricerca di informazioni, ascolto, ricezione di feed-back, chiarificazione di concetti
Forma solide alleanze senza separarle dai “temi critici” delle persone-chiave
Costruisce i team e sviluppa identita’ di gruppo sullo “sforzo comune” per il cambiamento
Mantiene uno stato di “tutela e salvaguardia” del progetto di cambiamento all’interno dell’organizzazione
Affronta i conflitti e chiarifica le distorsioni attraverso una serie di attributi - chiarezza, interpretazione,
informazione, aggiornamento - sintetizzando le problematiche-chiave provenienti da fonti diverse
Coltiva le abilita’ di “consiglio/raccomandazione” e di ricerca delle informazioni per fare chiarezza sugli
interessi reciproci dei membri del team di cambiamento
Puo’ essere considerato come il “capo” informatore, il maggior comunicatore e presentatore al top
management, agli alleati, al team del cambiamento e agli utenti finali
4. Il consulente “esperto”
“realizzare in modo tecnicamente corretto: l’esperto”
Utilizza le sue capacita’ specialistiche, le sue competenze, abilita’ ed esperienze in aree
tecniche specifiche, per sostenere lo sforzo al cambiamento
Attiva il team del cambiamento con abilita’ “da maestro”, maturate con addestramenti o esperienze speciali e
fornisce un contributo superiore di perizia e competenza
Mette a disposizione le “conoscenze appropriate”, necessarie per l’implementazione del cambiamento, a
coloro che devono vivere con il cambiamento
Aggiorna regolarmente dei progressi, degli sforzi sugli obiettivi e degli specifici risultati raggiunti, sia gli
implementatori del cambiamento che gli utenti finali
Mantiene un dialogo aperto con gli utenti finali, per assicurare la “rilevanza” del loro lavoro e fissare il
“tono” del cambiamento
Coltiva le abilita’ di presentazione e comunicazione efficace per trasferire le proprie conoscenze
Presenta idee complesse in termini comprensibili e adeguati al “linguaggio” degli utenti finali
Impiega metodi specifici per la rilevazione e l’identificazione dei problemi
Assicura la strumentazione e le procedure piu’ aggiornate e attuali in aree specializzate
Cura i dettagli tecnici dei progetti e agisce come interfaccia tra gli implementatori del cambiamento e l’intera
organizzazione
5. Il consulente “manager”
“mantenere le cose in traiettoria: il manager”
Stimola e motiva il team a lavorare per obiettivi comuni; amministra, guida, regola e controlla
le attivita’ operative senza essere autoritario
Fornisce una guida ai singoli membri del team del cambiamento, semplificando e delegando i compiti,
fissando priorita’ e allenando gli altri a completare gli impegni-chiave
Agisce come “timone” di tutto il team del cambiamento, utilizzando contemporaneamente i punti forti del
gruppo con frequente periodicita’, evitando comunque un supercoinvolgimento personale
Opera come “agente” per incrementare la produttivita’ e innalzare la qualita’ degli output delle persone
coinvolte (implementatori, utenti finali)
Pesa con molta cura le risorse e il tempo necessario per l’innovazione, valutando il rischio di non completare
l’implementazione con successo
Traccia l’andamento del progetto di cambiamento e testa progressivamente il lavoro prodotto
Focalizza gli sforzi per il cambiamento sui risultati finali
Ricerca continuamente nuovi modi per coinvolgere gli altri
Offre supporto tangibile e scambio di risorse per sostenere lo sforzo del team del cambiamento
Opera per creare un clima di fiducia e di sicurezza nel team del cambiamento (implementatori, utenti finali)
6. Il consulente “sponsor”
“sostegno dall’alto: lo sponsor”
Ottiene supporto dal top management per assicurare prontezza organizzativa al cambiamento
oltre ai mezzi e le risorse necessarie
Assicura che lo sforzo per il cambiamento abbia un’ampio sostegno organizzativo e le risorse necessarie
Produce entuasismo, combatte per il progetto di cambiamento e mette in gioco la sua credibilita’ per
assicurarne il completamento
Agisce con abilita’ per giustificare al top management i fondamenti logici “dietro” il cambiamento e per
collegarli ai piani di di azione
Focalizza la sua comunicazione mettendo in relazione il progetto di cambiamento con gli obiettivi piu’ ampi
dell’organizzazione, spiegando i “perche’”
Utilizza efficacemente la sua credibilita’ o il suo status per superare i problemi e per generare cooperazione
Filtra e gestisce “le interferenze” per conto del team del cambiamento, agendo come “cuscinetto”
Aggiorna continuamente i personaggi-chiave del cambiamento e il top management sull’evoluzione del
processo e sugli step di cambiamento raggiunti, delega altri compiti di “minisponsor” a colleghi di lavoro
Velocizza la credibilita’ del top management e ricerca il sostegno degli utenti coinvolti nel progetto di
cambiamento, anche per aumentare la velocita’ di “spostamento”
Bibliografia selezionata
Lyle M.Spencer, Jr.: ”Reengineering Human Resources”, John Wiley & Sons, Inc. New York, 1995
Franco D’Egidio: “Il Change Management - Il pensiero creativo e le strategie delle aziende ultraveloci”,
Franco Angeli, 3a edizione, Milano, 1993
Andrew D.Szilagyi, Jr., Marc J.Wallace, Jr.: “Organizational Behaviour and Performance”, Harper Collins
Publishers, USA, 5th edition, 1990
Murray M.Dalziel, Sthephen C.Schoonover: “Changing Ways - A practical tool for implementing change
within your organizations”, Amacom (American Management Association), New York, 1988
D.E.Zand, R.E.Sorenson: “Theory of Change and the effective use of Management Science”, Adimistrative
Science Quarterly, Volume 20, n.4, December 1975
Harold J.Leavitt: “Applied organizational changes in industry: Structural, Technological and Human
approaches”, in “New Perspectives in Organization Reserch”, John Wiley & Sons, Inc., New York, 1964
Janie Daniel Duck: “Managing Change: the Art of balancing”, Harvard Business Review, Volume 71, n.6,
November-December 1993
Michael Beer, Russell A.Eisenstat, Bert Spector: “Why change programs don’t produce change?”, Harvard
Business Review, Volume 68, n.6, November-December 1990
Paolo Petrucciani: “Verso il duemila: incertezze e valori”, Tempo Economico, nn.299-300, Luglio-Agosto
1990, Anno XXVII, Milano
Paolo Petrucciani: “L’impatto organizzativo dei sistemi a supporto delle decisioni”, Informatica e Direzione
Aziendale, Cedis Editrice, Anno 3, n.6, Giugno 1988, Roma

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Il change management nuova frontiera della consulenza - maggio 1996

  • 1. Il consulente di Direzione Il Change Management: nuova frontiera per la consulenza
  • 2. Il Change Management: nuova frontiera per la consulenza Paolo Petrucciani Corso di Formazione: ”Il consulente di Direzione” Roma-31 maggio 1996 (5a giornata)
  • 3. Contenuti intervento (75’)  Le dimensioni del cambiamento  La preparazione al cambiamento  Attivazione, gestione e implementazione del cambiamento  Possibili profili del consulente di Direzione nei progetti di Change Management
  • 4. Le dimensioni del cambiamento Modifiche ambientali rilevanti: • nuovi modelli sociali e culturali • nuovi comportamenti economici e finanziari • nuovi sistemi aziendali Approcci hard e soft nel change management
  • 5. Modifiche ambientali rilevanti (1) Calo demografico Nuova composizione della forza lavoro Discrezionalita’ e senso di responsabilita’ individuale Ruolo dell’economia dell’informazione Globalizzazione dei mercati Economie di scopo Innovazione tecnologica spinta Nuovi metodi di produzione Centralita’ della conoscenza come bene economico Pressante richiesta di formazione e addestramento Flessibilita’ organizzativa Impatti, interazioni, feed-back Nuovi modelli sociali e culturali Nuovi comportamenti economici e finanziari Sistema di comunicazioni e relazioni Nuovi sistemi aziendali
  • 6. Modifiche ambientali rilevanti (2) Le modificazioni sociali, culturali ed economico/finanziarie costringono le aziende ad una costante e continua ricerca di “messaggi-chiave” per indirizzare la produzione verso obiettivi che servano puntualmente il mercato industriale, dei servizi e quello sociale. Alcune costanti di questi processi sono: andamento della domanda di mercato fluttuante e instabile ricerca e analisi continua dei bisogni studio e individuazione di opportunita’ produttive in grado di creare alti valori aggiunti e consistenti ritorni sugli investimenti e/o sul capitale investito in attivita’ (fixed assets) forte attenzione alla qualita’, affidabilita’ e completezza dei prodotti/servizi
  • 7. Approcci hard e soft nel change management 3 elementi dell’approccio Hard   Eliminazione dei servizi e delle attivita’ a basso valore aggiunto Outsourcing di attivita’ e di servizi che possono essere “acquistati” a minor costo, o con piu’ alta qualita’, o entrambe, da fornitori esterni Re-engineering delle attivita’ che sono strategicamente troppo importanti da esternalizzare, con l’obiettivo di tagliare i costi e migliorare la qualita’ .... quasi sempre questo implica downsizing, ristrutturazioni, vendita di rami d’azienda, possibili licenziamenti, mobilita’, ecc.. 3 elementi dell’approccio Soft   Valorizzazione migliore del capitale umano e del know-how accumulato (espansione delle conoscenze tecniche) Investimenti in innovazione, creativita’, pensiero laterale, per diversificare le attivita’ e/o ampliare la gamma di prodotti/servizi (espansione delle capacita’ ideative e intellettive, e delle competenze e skill specialistiche, uso del cervello destro) Re-engineering dei sistemi gestionali attraverso introduzione di maggiore partecipazione, coinvolgimento, teamworking, coesione, identita’ aziendale sui “valori-chiave” (vision & management deployment) .... quasi sempre questo implica liberare energia, ottimizzare le competenze e i punti forti delle risorse umane in azienda, dare spazio a iniziativa personale, creare empowerment, ecc.
  • 8. La preparazione al cambiamento Gli approcci al cambiamento organizzativo di Leavitt: » approccio per compiti » approccio strutturale » approccio tecnologico » approccio nelle risorse umane Forze favorevoli e sfavorevoli nei tre stadi della “teoria del cambiamento” (azioni manageriali e consulenziali conseguenti)
  • 9. Le interdipendenze di Leavitt nel cambiamento organizzativo Secondo Leavitt esistono cambiamento e livelli di influenza studiati per valutarne gli revisioni nella struttura procedure possono compiti l’integrazione e il come modifiche nella manager e dei consulenti e’ benefici” economici e comportamentali struttura risorse umane interdipendenze nei vari approcci al reciproca che vanno opportunamente effetti positivi e/o negativi (ad es. organizzativa e/o nelle facilitare e/o peggiorare tecnologia lavoro di gruppo, cosi’ tecnologia. Compito dei quello esaminare i “costi e i del/i cambiamento/i introdotti) Approccio al cambiamento nella struttura: modifiche nell’assetto organizzativo (organigramma) e nelle politiche di business, implicano nuove guidelines, nuove e/o differenti procedure, introduzione di regole nuove di comportamento aziendale (ad es. sistema di budgeting), identificazione di regolamenti Approccio al cambiamento nella tecnologia: modifiche e/o introduzioni di innovazioni su mezzi e impianti, implicano revisioni nei flussi di lavoro, nuovi layouts fisici, nuovi metodi e strumenti di lavoro, nuovi standard di lavoro Approccio al cambiamento nelle risorse umane: modifiche nelle attitudini, nelle motivazioni, nei comportamenti organizzativi e nelle abilita’ di lavoro, implicano nuovi programmi di formazione/addestramento, nuovi criteri di selezione, tecniche avanzate di valutazione delle prestazioni, nuovi sistemi premianti Approccio al cambiamento nei compiti: modifiche nel disegno dei ruoli e nelle motivazioni al lavoro, implicano maggiore focalizzazione sugli individui o sul team, con enfatizzazione piu’ spinta su input e output (job enrichment, job enlargement)
  • 10. Azioni nei 3 stadi del “cambiamento” Scongelamento (unfreezing) creazione di consapevolezza del bisogno di cambiare creazione del clima adatto per cambiare alterazione delle forze agenti sugli individui dell’organizzazione in modo che il loro“equilibrio” sia sufficientemente “sollecitato” per motivarne il cambiamento azioni di pressione per attuare modifiche azioni di riduzione delle resistenze Spostamento (moving) modifica della “grandezza/importanza” delle forze che definiscono la situazione iniziale presentazione di una “precisa direzione di cambiamento” sviluppo di nuovi metodi e processi di apprendimento orientati alle nuove attitudini e comportamenti Ricongelamento (refreezing) rinforzo delle modifiche che sono avvenute ri-creazione e mantenimento stabile del nuovo equilibrio organizzativo generato azioni di facilitazione dell’integrazione azioni di facilitazione dell’assimilazione del cambiamento nei singoli individui
  • 11. Attivazione e gestione del cambiamento Fase 1: Definire il cambiamento necessario Fase 2: Raccogliere informazioni Fase 3: Effettuare diagnosi organizzative Fase 4: Risolvere problemi Fase 5: Pianificare le azioni
  • 12. Fase 1: Definire il cambiamento necessario “Dove eravate? Dove siete ora? Dove state andando? e come ci arriverete?”  Nella prima fase di un processo di cambiamento vanno stabiliti precisamente: – la nuova direzione, e una sua dettagliata focalizzazione – il livello di percezione individuale e collettivo delle cose da cambiare (sistemi, processi produttivi/organizzativi, procedure) – i passi del piano di cambiamento e una “rotta” preliminare – una chiara comunicazione dell’obiettivo del cambiamento – il “ritmo” del cambiamento, attraverso una specificazione di obiettivi collaterali – una chiara visione di “cosa cambiare” e “come cambiarlo”, per evitare false partenze e sforzi inutili
  • 13. Fase 2: Raccogliere informazioni “Sono aperto a suggerimenti”  Nella seconda fase di un processo di cambiamento vanno eseguiti: – – – – – la costante ricerca accurata di informazioni “di rilievo o significative” la continua esplorazione di nuove opzioni, all’interno della direzione descritta la riformulazione dell’agenda del cambiamento, in funzione dei dati raccolti una o piu’ liste dei “desiderata” (innovazione dei prodotti/processi) la raccolta di tutti i suggerimenti e le idee possibili nelle popolazioni aziendali interessate, sia per individuare “punti vulnerabili”, sia per individuare “risorsechiave” (indagini e valutazioni sulle attitudini e le prassi correnti) – la raccolta di tutti i possibili problemi “di prospettiva” (operativi e/o gestionali), per chiarire meglio i futuri impegni e le strategie di risposta, anche attraverso il testing di alcune possibilita’ – la composizione di eventuali conflitti, anche attraverso il superamento di paure infondate
  • 14. Fase 3: Effettuare diagnosi organizzative “Qual’e la nostra strada?”  Nella terza fase di un processo di cambiamento vanno individuati: – le principali barriere all’innovazione, non tralasciando i “punti vulnerabili” – gli strumenti di diagnosi piu’ adatti (workshop, idea generation, people audit, formazione, brainstorming) – i potenziali problemi dei singoli individui (come funzioni, gruppi o unita’ di lavoro), in ottica di anticipazione (diagnosi pro e contro, analisi punti di resistenza e di approvazione, analisi delle ragioni) – i possibili “partner attivi” nel cambiamento – gli eventuali problemi di maggior costo economico e/o comportamentale per l’azienda e i fattori che creano un migliore equilibrio per il business – gli spazi per dialoghi aperti di “confronto”, evitando pero’ “trappole” emotive – gli orientamenti per finalizzare lo sforzo del team su tematiche, strategie e obiettivi, piuttosto che sulle “necessita’ delle personalita’ in gioco”
  • 15. Fase 4: Risolvere problemi “Considerare i punti vulnerabili come strategie”  Nella quarta fase di un processo di cambiamento vanno indirizzati: – i comportamenti creativi, aperti e flessibili – gli impegni delle persone alla soluzione di problemi che essi stessi possono aver suggerito come “ostacoli al cambiamento” o “all’innovazione di prodotto/processo” – i percorsi di sviluppo individuale e di team – i corretti interventi e le loro priorita’ per costruire e mantenere “la tensione sufficiente” allo sforzo – i suggerimenti piu’ “ascoltati” dai diretti interessati al cambiamento, attraverso analisi della situazione “attuale” e di quella “desiderata”, per ridurre il “divario” (gap) esistente
  • 16. Fase 5: Pianificare le azioni “Mettere insieme tutti i pezzi”  Nella quinta fase di un processo di cambiamento vanno chiaramente definiti: – i singoli passi di lavoro, in modo da renderli piu’ agevoli nell’implementazione – i segmenti specifici di ogni attivita’, suddividendole in parti piccole e separate tra loro – gli output desiderati/necessari, per ogni attivita’ – gli obiettivi da raggiungere, con una serie di caratteristiche “intrinseche”: significativi, specifici, realistici, ottenibili, misurabili – le azioni da realizzare per ogni obiettivo – i tempi di consegna e i “semilavorati” intermedi – le quantita’ da raggiungere – le qualita’ attese
  • 17. Implementazione del cambiamento Processi top-down, bottom-up e misti 5 processi-chiave per implementare successo: con Processo 1: Chiarire i piani Processo 2: Integrare le nuove prassi o i nuovi sistemi Processo 3: Stimolare l’apprendimento del “nuovo” e l’impegno Processo 4: Velocizzare la “proprieta’ del cambiamento” Processo 5: Dare e ricevere feed-back continui (monitorare, valutare, mettere a punto)
  • 18. Processi top-down, bottom-up e misti top-down bottom-up misto Approccio top-down: il cambiamento viene iniziato ai piu’ alti livelli manageriali, che devono aiutare e sostenere i programmi ai vari livelli organizzativi oltre a promuovere coinvolgimento spinto di tutte le popolazioni aziendali interessate (processo di emulazione) Approccio bottom-up: il cambiamento viene iniziato ai piu’ bassi livelli operativi, il top management puo’ non essere coinvolto direttamente, ma deve permettere i cambiamenti necessari (processo di delega operativa) Approccio misto: il cambiamento viene iniziato ai medi livelli manageriali, a livello di impostazione, con contemporanee comunicazioni verso l’alto (richiesta di suggerimenti/autorizzazioni per le scelte definitive) e verso il basso (realizzazione dei dettagli operativi dei cambiamenti produttivi od organizzativi) (processo di diffusione e coinvolgimento)
  • 19. 5 processi-chiave per implementare con successo “I leader e i consulenti di successo realizzano piani concreti, ma l’implementazione e’ di piu’ della semplice pianificazione, e’ un processo” Processo 1: Chiarire i piani Un processo in cui gli implementatori definiscono, documentano e specificano il cambiamento Processo 2: Integrare le nuove prassi o i nuovi sistemi Un processo nel quale l’organizzazione incorpora il cambiamento nelle sue attivita’ operative Processo 3: Stimolare l’apprendimento del “nuovo” e l’impegno Un processo che facilita programmi nei quali gli utenti finali apprendono ed utilizzano i nuovi approcci e le nuove procedure Processo 4: Velocizzare la “proprieta’ del cambiamento” Un processo attraverso il quale gli utenti finali riescono ad identificare i nuovi processi e le nuove procedure come “propri”, piuttosto che considerarli come cambiamenti imposti dall’alto Processo 5: Dare e ricevere feed-back continui (monitorare, valutare, mettere a punto) Un processo in cui viene specificato un obiettivo dettagliato e l’input dal team viene usato per giudicare la sua efficacia nel piano di implementazione
  • 20. Possibili profili del consulente (1) Caratteristiche del consulente di Direzione come “agente di cambiamento”: » modello dottore-paziente » modello ingegneristico » modello medico (professionale) » modello di processo ... qualunque sia il modello adottato, ricordare sempre di integrarsi con le caratteristiche, gli stili, la cultura e i comportamenti tipici del cliente
  • 21. CHIAREZZA NELLA DEFINIZIONE DEL PROBLEMA Il consulente come “agente di cambiamento” modello ingegneristico modello medico (professionale) alta • il cliente conosce le proprie necessita’ • il cliente conosce le proprie necessita’ definizione • vuole “la risposta” • vuole “un secondo parere” • coinvolgimento limitato, desiderato dal cliente • coinvolgimento significativo del cliente • il cliente riesce ad identificare solo i sintomi • il cliente non ha problemi urgenti bassa definizione • ritiene il consulente una “risorsa” • si rivolge al consulente per identificare • alto coinvolgimento del il problema anticipato e desiderabile • coinvolgimento limitato del cliente nel raggiungere la soluzione desiderata modello dottore/paziente cliente, modello di processo basso alto COINVOLGIMENTO DEL CLIENTE NEL PROCESSO DI CONSULENZA
  • 22. CHIAREZZA NELLA DEFINIZIONE DEL PROBLEMA Un esempio dei “comportamenti” modello ingegneristico alta definizione • “vorrei un nuovo sistema informativo” • “mi faccia una ricerca di mercato” • “mi presenti una valutazione delle alternative possibili” • “il morale del management e’ basso” bassa definizione • “l’innovazione tecnologica si e’ fermata” modello medico (professionale) • “pensa che stiamo affrontando il nostro sviluppo manageriale in modo efficace?” • “vorremmo una seconda opinione su questo prodotto” • “forse se ci conoscesse meglio potrebbe aiutarci” • “ci piace il modo in cui tratta le persone. Che ne pensa di • “l’organizzazione non funziona. Puo’ partecipare ad alcuni dei nostri aiutarci?” meeting? modello dottore/paziente modello di processo basso alto COINVOLGIMENTO DEL CLIENTE NEL PROCESSO DI CONSULENZA
  • 23. Possibili profili del consulente (2) Alternative di comportamento per il consulente di Direzione in “azione” nei progetti di Change Management: 1 2 3 4 5 6 inventore imprenditore integratore esperto manager sponsor
  • 24. 1. Il consulente “inventore” “il generatore di idee: l’inventore” Integra scenari, andamenti e dati in concetti, modelli e piani; prima concepisce la grande “visione” d’assieme del cambiamento, poi adatta i piani Origina, crea e scopre nuovi pensieri e processi per generare il “corretto” cambiamento, prima e dopo “i fatti” Tende all’innovazione risolvendo i problemi in modi nuovi e originali Continua a proporre “what-if” a un numero di persone Usa altre persone regolarmente e coerentemente per ridefinire “come” i prodotti e servizi si collocano sul mercato Mette se stesso al centro delle attivita’ di soluzione dei problemi organizzativi Sviluppa l’abitudine a ricercare in modo ampio Non ha paura di imparare dagli insuccessi Ricerca nuovi modi per riutilizzare concetti che sono gia’ operativi per scoprire nuove possibilita’ Ha il senso del tempo E’ un progettista che guarda sempre al futuro per risolvere problemi che non sono ancora completamente emersi
  • 25. 2. Il consulente “imprenditore” “trovare una strada migliore: l’imprenditore” Organizza e gestisce le risorse per massimizzare le opportunita’ di innovazione nel cambiamento Guida il processo di cambiamento, “vendendolo” agli altri Ricerca costantemente prodotti, sistemi, processi e metodologie di lavoro migliori Seleziona idee e suggerimenti da qualunque fonte per assicurare miglioramenti e successi Costruisce un’”intelaiatura” intorno ai “concetti” da vendere, promuovendo nuove idee e approcci Sviluppa una rete di rapporti e relazioni tra le persone per testare le idee e generare nuove possibilita’ Ricerca obiettivi ragionevolmente sfidanti, escludendo progetti ad alto rischio Adopera la vision e il posizionamento degli obiettivi per mobilitare gli altri Vede gli ostacoli come opportunita’ Produce un inventario di tutte le risorse disponibili - persone, processi, sistemi, prodotti - per determinare il potenziale per il successo
  • 26. 3. Il consulente “integratore” “mettere tutto insieme: l’integratore” Raccoglie parti e frammenti del processo di cambiamento e “tesse” un coordinato totale, trovando la “trama” comune tra i diversi interessi Agisce come un “trasformatore” intelligente: riceve le informazioni e i fatti esistenti, li connette come “insieme complessivo” e produce “effetti”, creando uno sforzo coordinato totale Revisiona e reimposta le idee o colloca le informazioni in un nuovo contesto per stimolare nuove prospettive Mette in contatto diversi gruppi di persone per raggiungere il successo, adoperando strategie interpersonali: condivisione, ricerca di informazioni, ascolto, ricezione di feed-back, chiarificazione di concetti Forma solide alleanze senza separarle dai “temi critici” delle persone-chiave Costruisce i team e sviluppa identita’ di gruppo sullo “sforzo comune” per il cambiamento Mantiene uno stato di “tutela e salvaguardia” del progetto di cambiamento all’interno dell’organizzazione Affronta i conflitti e chiarifica le distorsioni attraverso una serie di attributi - chiarezza, interpretazione, informazione, aggiornamento - sintetizzando le problematiche-chiave provenienti da fonti diverse Coltiva le abilita’ di “consiglio/raccomandazione” e di ricerca delle informazioni per fare chiarezza sugli interessi reciproci dei membri del team di cambiamento Puo’ essere considerato come il “capo” informatore, il maggior comunicatore e presentatore al top management, agli alleati, al team del cambiamento e agli utenti finali
  • 27. 4. Il consulente “esperto” “realizzare in modo tecnicamente corretto: l’esperto” Utilizza le sue capacita’ specialistiche, le sue competenze, abilita’ ed esperienze in aree tecniche specifiche, per sostenere lo sforzo al cambiamento Attiva il team del cambiamento con abilita’ “da maestro”, maturate con addestramenti o esperienze speciali e fornisce un contributo superiore di perizia e competenza Mette a disposizione le “conoscenze appropriate”, necessarie per l’implementazione del cambiamento, a coloro che devono vivere con il cambiamento Aggiorna regolarmente dei progressi, degli sforzi sugli obiettivi e degli specifici risultati raggiunti, sia gli implementatori del cambiamento che gli utenti finali Mantiene un dialogo aperto con gli utenti finali, per assicurare la “rilevanza” del loro lavoro e fissare il “tono” del cambiamento Coltiva le abilita’ di presentazione e comunicazione efficace per trasferire le proprie conoscenze Presenta idee complesse in termini comprensibili e adeguati al “linguaggio” degli utenti finali Impiega metodi specifici per la rilevazione e l’identificazione dei problemi Assicura la strumentazione e le procedure piu’ aggiornate e attuali in aree specializzate Cura i dettagli tecnici dei progetti e agisce come interfaccia tra gli implementatori del cambiamento e l’intera organizzazione
  • 28. 5. Il consulente “manager” “mantenere le cose in traiettoria: il manager” Stimola e motiva il team a lavorare per obiettivi comuni; amministra, guida, regola e controlla le attivita’ operative senza essere autoritario Fornisce una guida ai singoli membri del team del cambiamento, semplificando e delegando i compiti, fissando priorita’ e allenando gli altri a completare gli impegni-chiave Agisce come “timone” di tutto il team del cambiamento, utilizzando contemporaneamente i punti forti del gruppo con frequente periodicita’, evitando comunque un supercoinvolgimento personale Opera come “agente” per incrementare la produttivita’ e innalzare la qualita’ degli output delle persone coinvolte (implementatori, utenti finali) Pesa con molta cura le risorse e il tempo necessario per l’innovazione, valutando il rischio di non completare l’implementazione con successo Traccia l’andamento del progetto di cambiamento e testa progressivamente il lavoro prodotto Focalizza gli sforzi per il cambiamento sui risultati finali Ricerca continuamente nuovi modi per coinvolgere gli altri Offre supporto tangibile e scambio di risorse per sostenere lo sforzo del team del cambiamento Opera per creare un clima di fiducia e di sicurezza nel team del cambiamento (implementatori, utenti finali)
  • 29. 6. Il consulente “sponsor” “sostegno dall’alto: lo sponsor” Ottiene supporto dal top management per assicurare prontezza organizzativa al cambiamento oltre ai mezzi e le risorse necessarie Assicura che lo sforzo per il cambiamento abbia un’ampio sostegno organizzativo e le risorse necessarie Produce entuasismo, combatte per il progetto di cambiamento e mette in gioco la sua credibilita’ per assicurarne il completamento Agisce con abilita’ per giustificare al top management i fondamenti logici “dietro” il cambiamento e per collegarli ai piani di di azione Focalizza la sua comunicazione mettendo in relazione il progetto di cambiamento con gli obiettivi piu’ ampi dell’organizzazione, spiegando i “perche’” Utilizza efficacemente la sua credibilita’ o il suo status per superare i problemi e per generare cooperazione Filtra e gestisce “le interferenze” per conto del team del cambiamento, agendo come “cuscinetto” Aggiorna continuamente i personaggi-chiave del cambiamento e il top management sull’evoluzione del processo e sugli step di cambiamento raggiunti, delega altri compiti di “minisponsor” a colleghi di lavoro Velocizza la credibilita’ del top management e ricerca il sostegno degli utenti coinvolti nel progetto di cambiamento, anche per aumentare la velocita’ di “spostamento”
  • 30. Bibliografia selezionata Lyle M.Spencer, Jr.: ”Reengineering Human Resources”, John Wiley & Sons, Inc. New York, 1995 Franco D’Egidio: “Il Change Management - Il pensiero creativo e le strategie delle aziende ultraveloci”, Franco Angeli, 3a edizione, Milano, 1993 Andrew D.Szilagyi, Jr., Marc J.Wallace, Jr.: “Organizational Behaviour and Performance”, Harper Collins Publishers, USA, 5th edition, 1990 Murray M.Dalziel, Sthephen C.Schoonover: “Changing Ways - A practical tool for implementing change within your organizations”, Amacom (American Management Association), New York, 1988 D.E.Zand, R.E.Sorenson: “Theory of Change and the effective use of Management Science”, Adimistrative Science Quarterly, Volume 20, n.4, December 1975 Harold J.Leavitt: “Applied organizational changes in industry: Structural, Technological and Human approaches”, in “New Perspectives in Organization Reserch”, John Wiley & Sons, Inc., New York, 1964 Janie Daniel Duck: “Managing Change: the Art of balancing”, Harvard Business Review, Volume 71, n.6, November-December 1993 Michael Beer, Russell A.Eisenstat, Bert Spector: “Why change programs don’t produce change?”, Harvard Business Review, Volume 68, n.6, November-December 1990 Paolo Petrucciani: “Verso il duemila: incertezze e valori”, Tempo Economico, nn.299-300, Luglio-Agosto 1990, Anno XXVII, Milano Paolo Petrucciani: “L’impatto organizzativo dei sistemi a supporto delle decisioni”, Informatica e Direzione Aziendale, Cedis Editrice, Anno 3, n.6, Giugno 1988, Roma

Notas do Editor

  1. Informazioni sul materiale didattico e norme d’uso Il presente materiale, fatti salvi i diritti d’autore, e’ di proprieta’ dell’APCO ed e’ consegnato ai partecipanti al corso ‘Il consulente di Direzione’ come supporto didattico. Ogni partecipante si impegna a non riprodurlo e a non utilizzarlo a scopi differenti da quelli associativi ed istituzionali. L’autore dei contenuti della presentazione e’: Paolo Petrucciani Per i contributi particolarmente originali e’ stata indicata la fonte o l’autore, che dovra’ essere citata/o ogni qualvolta il relativo materiale venga utilizzato nei contesti e per gli scopi consentiti. La redazione del presente materiale e’ stata curata da: Fabio Di Stefano e Paolo Petrucciani