1. CICLO INTEGRATO DEI RIFIUTI
per uno sviluppo sostenibile
Incontro della Sezione comunale di Latina
DS – Sinistra Giovanile
2. SVILUPPO SOSTENIBILE
ASSICURARE IL SODDISFACIMENTO DEI BISOGNI DELLA GENERAZIONE PRESENTE SENZA COMPREMETTERE LA
POSSIBILITA ’ DELLE FUTURE GENERAZIONI DI SODDISFARE I PROPRI BISOGNI
(Comm. Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo “Our Common Future” 1987)
factory
earth
consumer
3. Sviluppo sostenibile
Commissione Brundtland – visione antropocentrica (bisogni del presente
l
legati alla capacità delle generazioni future)
World Bank – “lasciare alle future generazioni tante opportunità almeno
l
quante ne abbiamo avute noi” (opportunità = capitale man-made
(l’usuale capitale) + capitale naturale (economia ambientale) +capitale
umano (salute, educazione, ecc…)
Sostenibilità debole (mantenere la somma dei capitali)
l
Sostenibilità sensibile (attenzione alla composizione del capitale)
l
Sostenibilità forte (mantenimento di tutti i tipi di capitale)
l
Sviluppo…quale?
l
Quelli che sono basati su processi di crescita che tengono conto di una
l
visione del mondo complessiva che coinvolga le categorie dell’etica e della
politica
27 Principi e obiettivi di Rio (1992)
l
Eliminazione della povertà (n° 5), Partecipazione (10), Ruolo delle donne (21)
l
Rifiuto della guerra (24-25-26)
4. Sviluppo Sostenibile – Agenda 21
Agenda 21 dedica al problema dei rifiuti i capitoli 20-21
l
Gestione dei rifiuti è tra le problematiche ambientali di maggior
l
importanza per mantenere la qualità dell’ambiente sulla Terra
I capitoli fanno riferimento al cap. 4 dell’Agenda 21 intitolato
l
“cambiamento dei pattern di consumo” e presenta una gerarchia di
obiettivi
Minimizzazione 4-5 volte quella attuale entro il 2025 (consumo)
l
Riuso/Riciclo (materiali riciclati = materie prime)
l
Trattamento/smaltimento compatibili (50% rifiuti trattati entro il 2025)
l
Estensione della copertura dei servizi
l
NEL 2000 ANCORA META’ DELLA POPOLAZIONE URBANA DEI PVS
ERA SENZA ADEGUATO SERVIZIO DI SMALTIMENTO RIFIUTI
(muoiono 5 milioni/anno di cui 4 sotto i 5 anni d’età per malattie correlate alla mancanza di smaltimento di rifiuti)
5. In Italia nasce il Decreto Ronchi
Decreto Ronchi
Dir. 91/156/CEE, 91/689/CEE, 94/62/CE
D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 - Decreto Ronchi
modificato ed integrato da D.Lgs. 8 novembre 1998, n. 389
Azioni preventive
1. Riduzione della produzione
2. Riduzione della pericolosità
Azioni correttive
3. Reimpiego e riciclaggio della materia prima (MPS)
4. Recupero in altre forme (energia)
5. Smaltimento in condizioni di sicurezza e solo come fase residuale
6. Finalità (Art. 2 D.Lgs. n° 22/97)
1. La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse ed è
disciplinata dal presente decreto al fine di assicurare un'elevata
protezione dell'ambiente e controlli efficaci, tenendo conto della
specificità dei rifiuti pericolosi.
2. I rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la
salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che
potrebbero recare pregiudizio all'ambiente e, in particolare:
a) senza determinare rischi per
l'acqua, l'aria, il suolo e per la fauna
e la flora;
b) senza causare inconvenienti da
rumori o odori;
c) senza danneggiare il paesaggio e
i siti di particolare interesse, tutelati
in base alla normativa vigente.
7. Prevenzione (Art. 3 D.Lgs. n° 22/97)
Le autorità competenti adottano, ciascuna nell'ambito delle
1.
proprie attribuzioni, iniziative dirette a favorire, in via prioritaria, la
prevenzione e la riduzione della produzione e della
pericolosità dei rifiuti mediante:
lo sviluppo di tecnologie pulite, in particolare quelle che consentono un maggiore risparmio di
a.
risorse naturali
la promozione di strumenti economici, ecobilanci, sistemi di ecoaudit, analisi del ciclo di vita
b.
dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori, nonché lo sviluppo
del sistema di marchio ecologico ai fini della corretta valutazione dell'impatto di uno specifico
prodotto sull'ambiente durante l'intero ciclo di vita del prodotto medesimo;
la messa a punto tecnica e l'immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non
c.
contribuire o da contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione, il loro uso od il loro
smaltimento, ad incrementare la quantità, il volume e la pericolosità dei rifiuti ed i rischi di
inquinamento;
lo sviluppo di tecniche appropriate per l'eliminazione di sostanze pericolose contenute nei
d.
rifiuti destinati ad essere recuperati o smaltiti;
la determinazione di condizioni di appalto che valorizzino le capacità e le competenze
e.
tecniche in materia di prevenzione della produzione di rifiuti;
la promozione di accordi e contratti di programma finalizzati alla prevenzione ed alla riduzione
f.
della quantità e della pericolosità dei rifiuti
8. I principi “gerarchici”
PREVENZIONE
Sviluppo di tecnologie pulite, riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti originati
dai processi produttivi e dal consumo, incremento della durata e della riciclabilità
intrinseca dei prodotti.
VALORIZZAZIONE
Reinserimento del rifiuto, quando è stato prodotto, nel circuito economico. Essa può
assumere diverse forme: reimpiego, riciclaggio, rigenerazione, recupero di materia
prima, trasformazione in energia.
OTTIMIZZAZIONE DELLO
SMALTIMENTO FINALE
Questa opzione costituisce la fase residuale della gestione dei rifiuti. Lo
smaltimento finale, infatti, deve riguardare essenzialmente i residui derivanti da
trattamenti di valorizzazione del rifiuto ed essere sottoposti, se necessario, a
processi di trattamento fisico-chimico o biologico (neutralizzazione, stabilizzazione,
compostaggio, fermentazione) con l’obiettivo di ridurne il volume e la potenziale
nocività.
9. Obiettivi
Riduzione dei volumi di rifiuti
RIDUZIONE
D.Lgs 22/97 da smaltire (diminuzione del
fabbisogno delle discariche);
GESTIONE RECUPERO Recupero di risorse da RU
con conseguente risparmio
RIFIUTI nelle materie prime ed
RICICLAGGIO energia; Sviluppo delle
diverse raccolte differenziate
SMALTIMENTO su tutto il territorio nazionale;
PRINCIPI GENERALI
PRINCIPI GENERALI
• Assicurare elevata protezione ambientale e controlli efficaci
• Assicurare elevata protezione ambientale e controlli efficaci
• IIrifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per
• rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per
l’uomo e senza causare danni all’ambiente
l’uomo e senza causare danni all’ambiente
10. Decreto Ronchi - compiti
Alle Regioni è attribuito il compito di disporre, adottare e
l
aggiornare i piani regionali di gestione dei rifiuti, la
regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti,
l'approvazione di nuovi impianti e l'autorizzazione all'esercizio
delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti.
Alle Province è attribuita, invece, l'attività di controllo e verifica
l
con riferimento alle attività di gestione dei rifiuti, alla
individuazione delle aree più adatte alla localizzazione degli
impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti urbani.
Ai Comuni il decreto attribuisce il compito di organizzazione della
l
raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani e assimilati,
attraverso l'adozione di specifiche disposizioni e regolamenti per
assicurare la tutela igienico-sanitaria in ogni fase della gestione.
11. Produzione pro capite di rifiuti urbani per
macroregioni in Italia
650
600
kg/ (abitante*anno) 550
NORD
500
CENTRO
SUD
450
ITALIA
400
350
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
NORD CENTRO SUD
532.4 kg/ab 602.3 kg/ab 468.1 kg/ab
ITALIA : 522.6 kg/ab
12. Numeri della provincia di Latina
kg
ATO 4 - LATINA Obiettivo di recupero 35% n° abitanti 563,13 ab/anno
513450
merceologia obiettivo
Rifiuti obiettivo compatibilità
merceologia residuo
media intercettazione
attesi RD art.24
all'origine da Piano
(%) (t/anno) (%) (t/anno) (%) (%) (t/anno)
Sottovaglio 0,00% 0 0% 0 0,00% 0
0,00%
Legno 7,00% 20240 30% 6072 7,56% 14168
2,10%
Cartone 6,60% 19083 30% 5725 7,13% 13358
1,98%
Carta 15,40% 44527 30% 13358 16,64% 31169
4,62%
Tessili, pelli 6,00% 17348 10% 1735 8,33% 15614
0,60%
Plastiche 12,00% 34697 10% 3470 16,67% 31227
1,20%
Vetro 7,70% 22264 50% 11132 5,94% 11132
3,85%
Rup 0,00% 0 0% 0 0,00% 0
0,00%
Metalli ferrosi 1,80% 5205 50% 2602 1,39% 2602
0,90%
Metalli non ferrosi 4,20% 12144 50% 6072 3,24% 6072
2,10%
Inerti 3,30% 9542 50% 4771 2,55% 4771
1,65%
Sostanze organiche 36,00% 104090 45% 46841 30,56% 57250
16,20%
35,20%
289139 101777 187362
13. La domanda
Come disfarsi dei RIFIUTI ?
l
DOMANDA SBAGLIATA
l
Come avere meno RIFIUTI di cui disfarsi?
l
DOMANDA CORRETTA
l
14. La politica delle 4 R
RIDURRE
l
RIPARARE
l
RICICLARE
l
RIUTILIZZARE
l
15. Oggi rispondiamo alla domanda sbagliata
Discariche
l
La discarica di Borgo Montello è l’unico elemento del ciclo integrato dei
rifiuti che oggi utilizziamo. Tutta la provincia di Latina, Anzio e Nettuno
conferiscono i loro rifiuti nelle due discariche (ogni anno 270.000 t)
D.Lgs. 36/03 attuazione della “Direttiva Discariche” che vieterà dal luglio 2005
(PROROGATO AL DICEMBRE 2005) l’immissione in discarica di rifiuti
biodegradabili (in effetti si parla di una riduzione fino a 173 kg/ abitante anno entro 5 anni
e di 81 kg entro 15 anni). Innalza il periodo di gestione post-mortem fino a 30 anni
Problemi connessi
q Percolato (da prelevare continuamente per evitare pressioni alte
sul fondo e fuoriuscita
q Il biogas (50% metano) prodotto dalla fermentazione anaerobica
della sostanza organica può ammontare a circa 200 mc/tonn e si
sviluppa nell’arco di circa 20 anni, ma solo il 50% può essere
captato mediante aspirazione da pozzi realizzati nel corpo della
discarica. L’utilizzo energetico del biogas è limitato ad un periodo
che varia tra gli 8 e i 10 anni.
q Emanazione di odori sgradevoli fino a 2 km
q Difficoltà nella scelta di siti con idonee caratteristiche geologiche
16. Oggi rispondiamo alla domanda sbagliata
Termovalorizzatori (Inceneritori)
l
La proposta della Provincia di Latina è quella di operare una raccolta differenziata
dei rifiuti fino al 35% e utilizzare il resto dei rifiuti per il recupero energetico dopo
una preselezione meccanica (impianto per la produzione di CDR) fatta a monte
del forno dell’impianto. L’impianto proposto è in grado di bruciare 100.000 t/a di
frazione secca combustibile secondo quanto stabilito dal Piano Regionale e il
successivo Piano Emergenziale della Regione Lazio (anni 2001-2002).
l 187362 t/a di rifiuti tal quale
l Il pianto Regionale prevedeva che di questi rifiuti il 53,6% fosse CDR o frazione secca combustibile (viene
proprio 100.000 t/a)
si può bruciare una frazione secca meno nobile del CDR certificato dalla legge spendendo di meno
l
nella realizzazione degli impianti di selezione meccanica;
i termovalorizzatori esistenti sono in grado di bruciare più facilmente la “frazione secca” dei rifiuti che il
l
vero CDR, perché i forni sono tecnologicamente capaci di bruciare il rifiuto tal quale ed è verosimile che
un buon CDR che un potere calorico decisamente superiore potrebbe mettere in difficoltà la camera di
combustione del forno;
l Facendo due conti, ricordando che il CDR certificato a norma di Legge dal D.M. 05.02.98 è circa il 35-40% del
rifiuto tal quale e sommando i rifiuti prodotti dall’ATO4, dall’ATO5 e dai 44 Comuni che costituiscono il
Consorzio Gaia scopriamo che i termovalorizzatori esistenti a Colleferro (RM) e San Vittore (FR) sono
sufficienti a smaltire le quantità ipotizzate e almeno ad un 1/3-1/4 della città di Roma
17. Il recupero energetico dei RIFIUTI
Dal 1 gennaio 99 è possibile la realizzazione dei nuovi impianti di
incenerimento solo se è previsto recupero energetico (valorizzazione) da
qui il nome di Termovalorizzatori…
Vantaggi - Riduzione del 90% in volume e del 70% in peso dei rifiuti
- Recupero energetico (termico ed elettrico)
- Bassa manutenzione impiantistica per l’elevata automazione
- Incentivo economico del GRTN per l’energia prodotta (CIP6)
Svantaggi - Costi elevati di realizzazione
- Non si elimina la dipendenza dalle discariche
- competizione con la raccolta differenziata (carta e plastica hanno il
maggior potere calorifico…)
18. Schema sintetico di processo per recupero energetico
DEPOSIZIONE IN
INTRODUZIONE DEI RIFIUTI SELEZIONE MECCANICA E
DISCARICA SCARTI
“TAL QUALE” TRATTAMENTO
di PROCESSO
(RSU)
FRAZIONE CDR
ORGANICA
DIGESTIONE
ANAEROBICA TERMOVALORIZZAZIONE
RECUPERO
BIOGAS
ENERGETICO
19. Rifiuti e Politiche occupazionali
State of the World 1995
l
Confronto delle opportunità occupazionali offerte dal riciclaggio, dalla discarica e
dall’incenerimento. Per 1.000.000 t di rifiuti solidi si creano
80 posti di lavoro con l’incenerimento
l
600 posti di lavoro con la discarica
l
1600 posti di lavoro con la raccolta differenziata finalizzata al riuso e al riciclo
l
Il termovalorizzatore necessita di manodopera solo in fase di costruzione
l
dell’impianto ed i proventi vanno alle Società costruttrici e non alla comunità che lo
ospita
Risparmio energetico
l
Bruciare i rifiuti significa prelevare nuove risorse (materiali, acqua ed energia) per
realizzare nuovi prodotti. Infatti io recupero solo il potere calorifico dell’oggetto
prodotto non quello speso per produrlo
Il MIT dice che il risparmio energetico conseguibile con il riutilizzo ed il riciclaggio è
l
da 3 a 5 volte superiore al recupero energetico realizzabile con l’inceneritore
Rifiuti non sono fonte rinnovabile di energia (petrolio – produzione – plastica -
l
incenerimento)
20. Politiche ambientali – idee e rimedi della nonna
Vetro – politiche VAR (vuoto a rendere) con il contributo del CO.RE.VE. e di Assovetro che
l
può portare in conto il minor uso di combustibile per la fusione del vetro riciclato piuttosto che
delle materie prime con una minor temperatura di fusione e vantaggi per quanto riguarda
l’Emission Trading (commercio delle emissioni di CO2 in atmosfera)
Utilizzo delle campane monomateriale. Studi recenti confermano che la quantità di
l
materiale scartato in raccolte multimateriale può raggiungere il 35%. In una campana
monomateriale di 100 kg di vetro lo scarto è infatti di circa il 4 kg in una campana
multimateriale per 100 kg di vetro se ne smaltiscono come sovvalli 35 kg
Politiche di riduzione per i contenitori di bevande si possono utilizzare con la distribuzione
l
a spina (come per la birra) di acqua, latte, vino, ecc presso i ristoratori.Si possono realizzare o
con accordi tra produttori e distributori o obbligando alla realizzazione di detto sistema in fase
di gara d’appalto pubbliche/autorizzazioni/licenze commerciali
Mense pubbliche – disincentivazione utilizzo stoviglie monouso
l
Incentivazione del sistema del leasing per alcuni prodotti
l
Green Public Procurement – Acquisti Verdi – promuovere l’utilizzo di prodotti e materiali
l
riciclati
(il Decreto Ministeriale n. 203 dell’8 maggio 2003 stabilisce che uffici pubblici, società a prevalente capitale
pubblico, società di gestione dei servizi coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di
prodotti ottenuti in materiale riciclato nella misura del 30%)
21. La gestione dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche
(RAEE) - Decreto Legislativo 25 luglio 2005, n. 151
Art. 1 (Finalità)
1. Il presente decreto stabilisce misure e procedure finalizzate a:
a) prevenire la produzione di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche,
di seguito denominati RAEE;
b) promuovere il reimpiego, il riciclaggio e le altre forme di recupero dei RAEE,
in modo da ridurne la quantità da avviare allo smaltimento;
c) migliorare, sotto il profilo ambientale, l'intervento dei soggetti che
partecipano al ciclo di vita di dette apparecchiature, quali, ad esempio, i
produttori, i distributori, i consumatori e, in particolare, gli operatori
direttamente coinvolti nel trattamento del RAEE;
d) ridurre l'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed
elettroniche.
CURIOSITA’
In Italia il 10% dei Raee proviene dal settore informatico, recuperare e
riciclare una postazione standard di lavoro (monitor, tastiera, ecc...) costa
12 Euro. Produrre un computer comporta consumare sostanze pari a tre
volte il suo peso.
22. La gestione dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche
(RAEE) - Decreto Legislativo 25 luglio 2005, n. 151
Perché alcune sostanze contenute nei RAEE
sono pericolose per l’uomo e per l’ambiente?
In Italia, ogni anno, si producono 784mila tonnellate di rifiuti da
apparecchiature elettriche ed elettroniche, Di questi, si legge nel Rapporto
Rifiuti 2004 di Apat e Osservatorio nazionale dei rifiuti, se ne recuperano
52.677 t/anno ovvero l’8%
E le rimanenti 731.323 tonnellate ovvero
il 92% dei RAEE, dove va a finire?
Oltre il 90% dei Raee prodotti in Italia finisce negli inceneritori senza
separazione dei materiali, oppure è collocato in discarica.
23. La gestione dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed
Elettroniche (RAEE) - Decreto Legislativo 25 luglio 2005, n. 151
•Art. 5 (Divieto di utilizzo di determinate sostanze)
Fatto salvo quanto stabilito all'allegato 5, a decorrere dal 1° luglio 2006, è vietato
immettere sul mercato apparecchiature elettriche ed elettroniche nuove rientranti nelle
categorie individuate nell'allegato 1 A, nonchè sorgenti luminose ad incandescenza,
contenenti piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, bifenili polibromurati
(pbb) od etere di difenile polibromurato (pbde).
Secondo un recente rapporto del Wwf, il solo
incenerimento dei rifiuti da apparecchiature
elettriche ed elettroniche nei paesi dell'Ue è
responsabile di emissioni in atmosfera di circa
36 t di mercurio e 16 t di cadmio all'anno e
contribuisce a più del 50% del piombo
immesso negli inceneritori, senza contare le
notevoli emissioni di diossine e furani.
24. Situazione Provincia di Latina
Non esiste un ciclo integrato dei rifiuti
l
Manca tutta l’impiantistica
l
Prevenzione ????
l
Raccolta differenziata…dal 2006!!!
l
Discarica B.go Montello…20 mesi di vita!
l
Nuovo Commissario Emergenza Rifiuti (Marrazzo)
l
Scenari regionali ed uscita dall’emergenza
l
Deliberare lo stato di emergenza per la Regione
l
(OPCM del 24.05.2002) ha impedito il dibattito e ha
rischiato di imporre alle popolazioni scelte non
condivise e non desiderate