Spreading waterpolo sport+immagine - il caso della asd fanfulla waterpolo
Pallanuoto criteri difensivi delle squadre italiane
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Criteri difensivi
delle squadre
italiane
Glyfada, Grecia
Novembre 2005
Bruno Cufino
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Da diversi anni in Italia si cerca di perfezionare nei dettagli il gioco difensivo.
Il concetto da cui si parte è quello di evitare tutte le situazioni in cui è più
semplice subire rete o espulsione dagli avversari.
Questo concetto tattico viene messo in pratica già dalle situazioni di attacco che
precedono la fase di difesa.
In particolare si costruiscono attacchi tali che, poi, nelle fasi successive
1) non espongano la squadra al contropiede avversario
2) ritardino il piazzamento del centroboa avversario avversario ai 2 mt.
Per meglio comprendere quanto detto, si illustra brevemente e senza entrare nei
dettagli, come ciò avviene.
La ripartenza in attacco delle squadre di alto livello, e, quindi, anche meglio
preparate fisicamente, è sempre molto esplosiva, con tutti gli uomini che tentano
di prendere vantaggio sul diretto avversario. Ma questo avviene con grande
controllo dello sviluppo dell'azione.
In particolare il 6 contro 5, che è il contropiede che può nascere più facilmente (
ma che è anche il piu difficile da concludere) viene tentato sistematicamente.
Per "grande controllo del contropiede" si intende che esso va finalizzato con una
conclusione a rete solo
a) quando avviene sulla prima linea di attacco (1 contro 0 ; 2 contro 1; 3 contro 2)
b) quando, negli altri casi, si è più che certi che già esiste la copertura difensiva.
Le squadre, pur sapendo che le conclusioni devono avvenire solo nelle
circostanze di cui si è detto, provano comunque e sempre i contropiedi.
Scopo di questa scelta è:
a) togliere lucidità alla squadra avversaria stancandola.
b) disorganizzare il sistema difensivo avversario, facendo in modo che, per aiutarsi
nella copertura, si creino coppie inadatte e si portino giocatori con ruoli specifici fuori
posizione.
In particolare poi, in conclusione di un contropiede 6 contro 5 senza che si vada
al tiro, oppure con un successivo movimento di entrata, si prova a portare il
centroboa avversario sulla sua prima linea di difesa, per stancarlo, e per fargli
impiegare, dopo, più tempo per raggiungere i 2 mt opposti quando dovrà
riportarsi in attacco.
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Questo allo scopo di ritardare il momento in cui la squadra avversaria inizierà la
fase dell'attacco posizionato.
figura 1a : parte finale del 6 contro 5 (centroboa ultimo uomo) senza conclusione
figura 1b : dopo il contropiede, l'attaccante entra verso i 2 mt portandosi dietro il centroboa
avversario
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SISTEMI di DIFESA
Tutte le squadre di alto livello non giocano con sistemi di difesa preordinati senza
conoscere l'avversario, la sitazione e il momento della partita.
La quasi totalità di queste squadre, nel difendersi dall'attacco posizionato, tende
a fare in modo che il tempo trascorra senza che la squadra avversaria sia in
condizione di produrre gioco, ovvero, tirare in porta o servire il centroboa.
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FASE di PRESSING
Questo avviene quasi sempre, specie ad inizio azione, attraverso un pressing
agile, con il centroboa marcato in anticipo dal difensore centrale, e con tutti gli
attaccanti del perimetro pressati in anticipo rispetto alla posizione del pallone.
Questo genere di pressing viene effettuato provando a non commettere falli che
fermino il cronometro.
Lo scopo di questo tipo di pressing è:
a) fare trascorrere il tempo utile di attacco senza consentire azioni pericolose ( tiri
e assists)
b) evitare che la palla raggiunga il centroboa
c) accompagnare in anticipo qualsiasi movimento di entrata verticale o con
frenata dell'avversario in modo da impedire il passaggio del possessore di palla.
figura 2: Attaccanti marcati di anticipo, con tutti i difensori piazzati sulla ipotetica traiettoria
della palla
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figura 3 : aggressione del giocatore con palla mentre c'è movimento di entrata
Come si evince dalle figure, la posizione del corpo dei difensori, specie esterni, in
queste fasi del gioco, tende ad essere sempre in anticipo, ovvero, con le gambe
rivolte alla palla.
Così facendo, questa, per raggiungere l'attaccante, deve necessariamente
essere sulla traiettoria del difensore. Questo inibisce il passaggio, o lo costringe
ad essere lungo o impreciso, facilitando il compito difensivo di far trascorrere il
tempo utile.
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FASE DI RADDOPPI
Quando il centroboa avversario avrà trovato una posizione buona per ricevere il
passaggio da un esterno, o quando la circolazione della palla sul perimetro avrà
raggiunto una posizione utile per poter arrivare al centroboa, le difese ricorrono a
"raddoppi di marcatura".
Questo significa che, per impedire il passaggio al centroboa che potrebbe
sfociare in una situazione di pericolo (espulsione o tiro in porta), uno o piu'
difensori esterni "rientrano" temporaneamente, sguarnendo più o meno la
marcatura sul loro diretto avversario esterno, per proteggere il difensore centrale
da una eventuale espulsione o per tentare di intercettare la palla eventualmente
diretta al centroboa. Contemporaneamente a ciò il difensore esterno che marca
chi è in possesso di palla, aggredisce l'avversario commettendo fallo per
impedirgli l'eventuale passaggio.
In genere, questa fase dura pochi istanti, ovvero il tempo che occorre al
difensore centrale di ritrovare una posizione di anticipo sul centroboa, per poi
ristabilire una situazione di pressing in anticipo anche sul perimetro.
figura 4 : il centroboa prende la posizione, gli esterni rientrano e la palla viene aggredita
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figura 5 : difensore centrale riprende la posizione di anticipo sul centroboa e si ri torna a
pressing
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FASE DI ZONE
Se il centroboa prende una posizione stabile ed al diretto difensore non è
possibile più posizionarsi in anticipo rispetto alla posizione della palla, si passa
ad un tipo di difesa che prevede uno o più raddoppi dalla parte più esposta al
passaggio.
mezze zone
In queste fasi, dove i raddoppi possono essere più o meno spostati da un lato del
perimetro ( destra, sinistra o centralmente a secondo della posizione che il
centroboa avversario riesce a conquistare ), ci si espone quasi sempre alla
possibilità di subire un tiro.
Questo genere di zone non sono mai codificate perfettamente, perchè tutto è
variabile.
In linea di massima, se si conosce bene la squadra avversaria, si farà in modo di
raddoppiare un po' più decisamente su qualche avversario la cui capacità di tiro
la si ritiene più limitata. Oppure si raddoppierà con maggior decisione
sull'avversario peggio posizionato rispetto alle sue attitudini ( es: destro che
gioca a destra...o mancino che gioca a sinistra), oppure ancora , scalando le
marcature, in maniera tale da lasciare più libero l'avversario più distante dalla
propria porta. In queste situazioni i difensori che si trovano nella posizione di
poter subire il tiro, coprono uno degli angoli di tiro al proprio portiere con un
braccio, previo un precedente accordo.
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figura 6: la difesa raddoppia sull' avversario peggio posizionato, in questo caso da posizione 2
("destro" che gioca a sinistra)
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figura 7 : i difensori raddoppiano scalando e lasciando libero l'avversario più lontano
Queste zone, in ogni caso, sono sempre più o meno mobili. Ciò significa che i
difensori posizionati in marcatura dell'avversario che impugna la palla, partendo
dai raddoppi, attaccano sempre, avanzando in obliquo o in verticale, l'avversario.
Nel fare ciò lasciano temporaneamente agli altri difensori il compito di stringere
sul centroboa. Non appena il proprio avversario avrà passato altrove la palla,
torneranno nuovamente al compito di stringere sul centroboa perchè sarà un
altro ad effettuare il movimento di aggressione alla palla.
In caso di movimento di entrata che un avversario dovesse eseguire, chi marca
l'uomo in possesso di palla ha il compito di aggredirlo fino al fallo, per impedirgli
passaggi o assist.
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figura 8:aggressione all'uomo con palla e rientro
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figura 9:aggressione all'uomo con palla sul movimento di entrata
Di questo genere di difesa ci possono essere diverse varianti a secondo di
situazioni che mutano e di scelte tattiche scaturite dalla conoscenza o meno
degli avversari. Varianti che prevedono maggiore o minore aggressività,
marcature in anticipo o in mezzo tra due uomini etc. etc. Ma in questa sede non
ce ne occuperemo.
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Zona detta M
In alcune circostanze le difese effettuano una difesa detta M (emme) perchè la
disposizione dei difensori ricorda vagamente la lettera M. Questo tipo di zona si
caratterizza con l'arretrare decisamente un difensore davanti al centroboa per
impedire totalmente che esso possa ricevere palla. Viene in genere effettuata
quando chi marca il centroboa non è un difensore di ruolo, oppure se il difensore
che lo controlla è già gravato di due falli, oppure, ancora, quando si ritiene di
preferire il rischio di subire un tiro alla possibilità di subire un'espulsione.
Questo tipo di difesa viene effettuata in diversi modi ed applicata in diversi
momenti, anche se, oggi, la tendenza è quella di usarla quasi sempre ed
esclusivamente sul finire dell'azione di attacco.
Uno degli accorgimenti più usati, tra i tanti, è quello di piazzare due dei difensori
riservati ai tre attaccanti esterni del perimetro in mezzo a questi ( uno tra il 4 e il
3 ed uno tra il 3 e il 2) mentre il terzo rientra decisamente sul centroboa. Questa
marcatura in mezzo e non frontale crea apprensione agli attaccanti perchè li
espone, nell'ipotesi di un tiro impreciso, alla possibilità di subire un contropiede
sulla prima linea, quindi pericolosissimo.
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figura 10: un difensore rientra sul centroboa avversario ed altri 2 si sistemano "in mezzo"agli
attaccanti esterni
In questo genere di zona, la reazione difensiva ad ogni movimento di entrata o
di scivolamento degli avversari consiste nell'accompagnare l'avversario fino a
scaricarlo al compagno più vicino, a catena, fino eventualmente ad impegnare
anche il difensore arretrato sul centroboa, mentre uno degli uomini più vicini a chi
è in possesso di palla, lo aggredisce per impedirne il passaggio. Talvolta,
invece, si preferisce addirittura rischiare il tiro, sullo scivolamento, da un
avversario molto decentrato, ma sempre aggredendo chi è in possesso di palla.
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figura 11 a : l'attaccante 4 entra verticalmente, il difensore più vicino lo accompagna e lo
"scarica" al compagno che raddoppia sul centroboa, mentre l'altro esterno attacca il
possessore di palla.
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figura 11b: l'attaccante 4 scivola verso sinistra per ricevere palla e tirare. La difesa "sceglie" di
rischiare senza seguirlo, attaccando il possessore di palla e "scaricandosi" gli avversari
Questo tipologia di difesa a zona detta "M" solitamente, viene preparato nei
dettagli perchè i sincronismi difensivi sui movimenti d'attacco avversari
necessitano grande intesa ed attenzione.
difesa ad uomo
E' la difesa che adottano tutte le squadre del mondo quando hanno la necessità
di fermare lo scorrere del tempo, o quando hanno una necessità tattica specifica.
Essa consiste nel fallo semplice sistematico, attraverso una marcatura
estremamente aggressiva. Credo che su di esso ci sia poco da dire essendo
universalmente usato ed essendo anche il primo sistema difensivo che si
insegna a chi si avvicina per la prima volta a questo sport.
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BREVE CONCLUSIONE
Quanto esposto in questo lavoro vuole essere un pò una sintesi di quelli che
sono stati negli ultimi anni i criteri di difesa e le filosofie che hanno ispirato le
squadre italiane di vertice. Ovviamente ognuno di questi sistemi, che poi sono
tutti tra loro collegati, posseggono tantissime piccole varianti che hanno finito per
differenziare una squadra da un'altra e un allenatore da un altro.
Le nuove regole, certamente, produrranno dei cambiamenti importanti nei
meccanismi difensivi e di attacco della squadre, in Italia, come in Grecia, come
nel mondo. Sono regole che vanno verso una grande velocizzazione del gioco e
che, credo, sono destinate a cambiare sia i sistemi di preparazione che quelli di
produzione di giocatori.
Le possibilità di operare tantissime varianti alle difese ed agli attacchi
posizionati, come fino ad oggi avvenuto, saranno limitate da un tempo più breve,
e la qualità fisica e tecnica dei giocatori e il loro concreto ed immediato utilizzo,
oggi più che mai, saranno determinanti ai fini del risultato.
Bruno Cufino
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