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Dal self-branding
all’Open Gov
Gianni Florido e la
Nuovi paradigmi per la comunicazione
politica online in ItaliaTaranto
Provincia di
Roma - XXVI Convegno SISP
 Strategia di comunicazione
Università Roma Tre
Facoltà di Scienze Politiche
14 settembre 2012

Dino Amenduni, Proforma
Chi scrive?
Mi chiamo Dino Amenduni (
biglietto da visita elettronico)

Sono il responsabile dei nuovi media e
consulente per la comunicazione politica a
Proforma, agenzia di comunicazione di Bari, mia
città natale, dove ho studiato, vivo e lavoro

Sono blogger sul Fatto Quotidiano e su Valigia Blu
e scrivo su altre testate online (Lo Spazio della
Politica, Tr3nta)

Tutte le mie presentazioni (download libero) sono
su www.slideshare.net/doonie
Premesse
Democrazia senza fiducia
Democrazia senza fiducia
Indagine annuale “Gli italiani e lo Stato” commissionata dal quotidiano “La Repubbl


Partiti: 3.9% (7.7% nel 2011).
Parlamento 8.9% (13.4% nelle 2011)
Stato: 29%

Solo tre istituzioni con un tasso di fiducia superiore al
50%: sono le Forze dell’Ordine (71.8%), il Presidente
della Repubblica (65.1%, meno 5.8% in un anno) e la
scuola (55.7%). Tra le istituzioni politiche, è il Comune
l’unico presidio in grado di mantenere un tasso di
affidabilità apprezzabile (45%)
Democrazia senza fiducia
Indagine annuale “Gli italiani e lo Stato” commissionata dal quotidiano “La Repubbl


Livello complessivo di fiducia verso le istituzioni
politiche (Magistratura, Comune, Regione, Unione
Europea, Presidente della Repubblica, Partiti,
Parlamento): 33% nel 2012 (-9% dal 2005)

Anche le istituzioni non strettamente politiche sono
sempre meno affidabili per gli italiani: le Associazioni
degli imprenditori, le banche, la Chiesa e i sindacati
registrano un dato medio di fiducia del 26% nel 2012 (-
9% dal 2005)
Video #1
            Ivan Krastev
Può esistere democrazia
          senza fiducia?
Democrazia senza fiducia
http://www.ted.com/talks/lang/it/ivan_krastev_can_democracy_exist_wit



Cinque grandi rivoluzioni hanno modellato la cultura
politica degli ultimi 50 anni, spiega il teorico Ivan
Krastev, che mostra come ogni passo in avanti - dalla
rivoluzione culturale degli anni '60 alle recenti
scoperte nel settore delle neuroscienze - abbia anche
contribuito a erodere la fiducia negli strumenti della
democrazia. Come lui stesso dice, "Quello che è
andato bene è anche quello che è andato storto". La
democrazia può sopravvivere?
Democrazia senza fiducia
Il clima di crescente sfiducia nella politica non è, in
ogni caso, una specificità italiana. Una recente
ricerca della Commissione Europea mostra come
l’89% dei cittadini del Vecchio Continente
denuncia un “vuoto crescente tra cittadini e
politica”

Solo il 15% dell’elettorato greco ritiene che il suo
voto possa realmente influenzare l’andamento della
vita politica del loro Paese - in Italia è il 18%

Krastev: le persone cominciano a capire che
possono cambiare i governi, ma non possono
cambiare la politica
Premesse
Sconfitta della politica?
Sconfitta della politica?
 I dati dell’indagine annuale di Repubblica “Gli italiani e lo Stato”
                  sembrano smentire questa ipotesi

Indice di “partecipazione politica diretta” nel 2012: 48%
(nel 2002 era al 49%)

(per partecipazione politica diretta si intende il prendere parte a
manifestazioni organizzate da partiti, nei quartieri, legate a tematiche
ambientali o a mobilitazioni di protesta)

Indice di “partecipazione sociale”: 61%
(nel 2002 era al 53%)

(per partecipazione sociale si intende l’aver svolto attività in associazioni
di volontariato, professionali e di categoria, culturali, e sportive)
Premesse
Crisi della forma-partito?
Crisi della forma-partito?
 I dati dell’indagine annuale di Repubblica “Gli italiani e lo Stato”
                   restituiscono dati contradditori

Il 47.9% degli italiani ritiene che la democrazia non abbia
bisogno dei partiti per funzionare (nel 2007: 38.8%)

Quasi il 70% degli italiani ritiene l’attuale sistema dei partiti
sufficiente a rappresentare le forze sociali del Paese, a
condizione che i partiti oggi esistenti cambino
profondamente

Sintesi: la richiesta di interazione e la voglia di
partecipazione esiste ma è attualmente frustrata
Premesse
La reazione degli italiani:
   popolarità dei politici
         sui social media
I politici italiani sui social media
  Tre esponenti politici del nostro Paese sono tra i cento più
popolari nel mondo sui social media (fonte: www.starcount.com -
          dati ponderati di Facebook, Youtube, Twitter)

- Beppe Grillo è il ventesimo politico più popolare nel mondo sui
social media, in Europa, secondo solo al premier turco Erdogan;
- Nichi Vendola è ottantesimo nel mondo e decimo in Europa (due
anni fa era il politico europeo in carica con il maggior seguito su
Facebook in Europa);
- Antonio Di Pietro è novantasettesimo, tredicesimo in Europa

Sette pagine politiche italiane su Facebook hanno più di
centomila iscritti (Grillo, Vendola, Berlusconi, De Magistris, Di
Pietro, Renzi, Pisapia in ordine di numero di iscritti)
Premesse
Popolarità online = fiducia?
Popolarità online = fiducia?
       Atlante politico Demos-La Repubblica – Giugno 2012

La personalità politica che gode della maggiore fiducia in Italia è
l’attuale Presidente del Consiglio Mario Monti (52%. A marzo 2012
era al 67%). Monti non ha una presenza ufficiale sui social media

Tra i politici italiani con il maggior seguito online è Antonio Di
Pietro quello che gode del maggior tasso di fiducia (37%, prima di
lui Monti, Fornero, Montezemolo, Passera e Bonini), Silvio
Berlusconi il minore (22.8%)

Non esiste dunque una correlazione diretta tra
popolarità online e fiducia
Se non è fiducia, cos’è?
#1
I profili sui social media di politici, organizzazioni e
istituzioni rappresentano la valvola di sfogo di una
cittadinanza che percepisce un livello sempre crescente di
impermeabilità della politica rispetto alle proprie istanze e
persino al proprio desiderio di contribuire democraticamente
e in modo positivo ai processi decisionali a livello
amministrativo e politico

Esempio: se non posso parlare nei partiti, provo a parlare su
Internet o, addirittura, provo a parlare direttamente con il
politico, in un contesto ibrido privato-pubblico (lo scambio
è uno-a-uno, il contesto narrativo è molti-a-molti)
Se non è fiducia, cos’è?
#2
La concentrazione dei poteri editoriali (e la vicinanza tra
potere mediatico e potere politico) ha spesso obbligato
politici, associazioni e gruppi di interesse a utilizzare
Internet in quanto unico strumento realmente disponibile

Esempio: referendum 2011 sui beni comuni. La quasi totale
impossibilità di accedere alle informazioni sul voto in
televisione sui mezzi tradizionali ha facilitato la conseguente
“caccia alla notizia” (e la sua condivisione) sui social media
Sintesi
Fiducia nelle istituzioni politiche: molto bassa

Popolarità sui social media dei politici italiani:
alta

=
La comunicazione politica online attuale non raggiunge i suoi
obiettivi qualitativi

Nuovo paradigma: dal self-branding all’Open Gov
La comunicazione
politica online oggi
   Il self-branding: cos’è
Il self-branding

Per self-branding si intende l’insieme di tutte quelle attività
di comunicazione, online e offline, volte a promuovere se
stessi (Principato, 2012)

Il concetto di self-branding è il prodotto della teoria della
congruità di Sirgy, secondo la quale i comportamenti
personali possono essere determinati dal bisogno di far
coincidere la propria immagine desiderata con quella
reale. Questo obiettivo è perseguito adottando
comportamenti coerenti con queste aspettative, con lo scopo
ultimo di far crescere la propria fiducia e autostima
Il self-branding
Il self-branding è dunque la narrazione di se stessi con
finalità non strettamente orientate a uno scopo di natura
promozionale o commerciale e, soprattutto, non prevede
l’adozione di precise strategie di comunicazione

Quando la comunicazione personale è volontariamente
orientata al raggiungimento di obiettivi di auto-promozione è
più corretto parlare di personal branding, ossia l’insieme di
azioni mirate a individuare o definire i punti di forza
individuali necessari a comunicare in maniera efficace le
proprie capacità, competenze ed esperienze. Ma in questo
caso lo scopo non è legato alla percezione e all’autostima,
ma alla trasmissione del proprio valore aggiunto come
‘brand’ all’interno di un mercato
Il personal branding politico online
Il personal branding politico online in Italia non ha
precedenti, almeno su scala nazionale

Non può essere definito personal branding né l’insieme di
strategie messe a punto durante una campagna elettorale,
perché limitate nel tempo e soprattutto orientate in modo
più o meno esplicito a uno scopo, né l’approccio strategico
alla comunicazione online curato da tecnici (spin doctor,
addetti stampa, agenzie di comunicazione), quando questi
ultimi comunicano l’identità del politico online sostituendosi,
all’atto pratico, al politico

In questi casi è più opportuno parlare di comunicazione
politico/elettorale che di strategie di personal branding
Il self branding politico in Italia
Esistono invece casi di self-branding politico. Quando i politici
aggiornano personalmente i propri profili online, interagiscono con
gli utenti, leggono, scrivono e caricano contenuti perseguono (al
netto di una maggiore attenzione alle conseguenze politiche delle
proprie azioni) accettano implicitamente di sottostare alle regole
del gioco comunicativo della comunità di pratiche a cui
partecipano

Il self-branding non è comunque una caratteristica dello stile di
gestione della comunicazione online dei politici italiani più
popolari su Facebook. Pur potendo osservare differenti approcci e
differenti livelli di coinvolgimento diretto del politico all’interno
della gestione della sua identità online, nessun leader di livello
nazionale sembra aggiornare i propri profili sui social media con le
stesse modalità di gestione di un utente ‘medio’ di Facebook
Il self branding politico in Italia

La comunicazione politica prodotta in Italia sino ad ora,
in ogni caso, non ha portato ai risultati sperati: i dati
sulla sfiducia verso le istituzioni politiche italiane (e i
leader non fanno eccezione) ci dicono che, al di là delle
specifiche capacità tecniche dei singoli politici e dei
singoli staff, le strategie di branding non sono più
sufficienti, ammesso che lo siano mai state
La comunicazione
politica online oggi
  Perché il self-branding
            non basta più
2008-2013: complessità
                               esponenziale
Le prime (e uniche) elezioni politiche in cui i social media erano
presenti all’interno dello scenario mediatico sono state celebrate
nel 2008. Quattro anni fa gli utenti Facebook in Italia erano 600
mila (dati Ibm). Oggi sono 21.7 milioni (+3600% in quattro anni,
dati Audiweb/Nielsen). La quantità di contenuti generati è dunque
aumentata in modo esponenziale

A una crescita drammatica della complessità nella formazione
delle reti sociali, nella costruzione collettiva dei significati, delle
dinamiche di formazione dell’opinione pubblica, delle
interrelazioni tra comunicazione sui social media, riverberi su
Internet (blog, editoria online) e conseguenze sui mezzi
tradizionali non è seguita una coerente presa di coscienza della
centralità della comunicazione politica sui social media
Comunicazione politica online
          in Italia: limiti strutturali
1. Utilizzo dei social media con scopi non
direttamente collegati alla comunicazione sui social
media

I social media, più che il luogo del dialogo, dell’ascolto e
dell’interazione sono spesso intese come (piatta)forme alternative
per comunicare con il proprio pubblico evitando
l’intermediazione (e il filtro, in alcuni casi) dei mezzi
tradizionali. Lo stile di comunicazione, dunque, è di tipo top-
down classico e appare più una modalità alternativa all’invio di
comunicati stampa che la manifestazione di una volontà di usare i
social media per ciò che, di nuovo, possono offrire. Sempre più
spesso (e non per caso) proprio i comunicati stampa ospitano post
di Facebook o contenuti di Twitter
Comunicazione politica online
           in Italia: limiti strutturali
2. Gestione del feedback estemporanea o addirittura
assente

La prima conseguenza diretta dell’approccio top-down ai social
media è il relativo disinteresse per ciò che accade sui social media
nei minuti, nelle ore, nei giorni successivi alla pubblicazione del
contenuto

Esistono due modalità possibili di gestione del feedback e in
entrambi i casi sono perseguite in modo assai relativo

La prima è il confronto con i commenti degli utenti, il botta e
risposta, l’interazione vera e propria (modalità dialogico-
interattiva). La seconda è l’analisi dei dati prodotti dagli utenti
(modalità analitico-riflessiva)
Comunicazione politica online
           in Italia: limiti strutturali
3. Anche se tutto fosse tecnicamente perfetto, il self-
branding non sarebbe comunque sufficiente

Le strategie di branding, anche le più raffinate, anche quelle in cui
il politico dedica tempo ed energie, corre rischi e si impegna in
prima persona, non soddisfano tutti i bisogni di partecipazione
politica di elettori ed attivisti

La comunicazione di brand sta alla comunicazione politica come
il comportamento d’acquisto sta alla politica. Poter interagire
con i canali ufficiali di un politico, di un’istituzione, di un brand è
certamente una possibilità gradita agli utenti, ma non è tutto. Se il
prodotto non funziona, se la Pubblica Amministrazione non eroga il
servizio di cui il cittadino ha bisogno, se il politico non mantiene
una promessa, le strategie di branding possono risultare inutili
Fine di una stagione della
        comunicazione politica online
1. La comunicazione politica sui social media in Italia
è complessivamente insoddisfacente. I politici utilizzano
strategie di tipo classico/verticale, non interagiscono, non
gestiscono il feedback, non lo analizzano, non usano gli strumenti
con la stessa perizia dei loro interlocutori/elettori

2. Anche se fosse la migliore possibile, i cittadini
vogliono in ogni caso qualcosa in più delle strategie di
branding. C’è una richiesta di partecipazione e con-decisione
non soddisfatta dalla comunicazione di self-branding (ancor meno
da quelle di personal branding)
La comunicazione
       politica online
           da domani
La seconda stagione: dal self-
       branding all’Open Gov
Cos’è l’Open Gov
L’Open Government è una dottrina politica che afferma che i
cittadini devono avere il diritto di accedere ai documenti
pubblici e ai processi legislativi al fine di potenziare la capacità
di controllo e regolazione delle politiche pubbliche (Laptrop e
Ruma, 2010)

Il raggiungimento di questo obiettivo dipende in buona parte dalla
volontà politica delle pubbliche amministrazioni di liberare i dati
pubblici (Open Data)

Le pubbliche amministrazioni, i partiti e le organizzazioni politiche
che intendano adottare decisioni con l’ausilio di sistemi di Open
Gov dovrebbero attenersi a queste indicazioni. Nello specifico
dovrebbero pubblicare documenti in formato libero e non
proprietario, i cui dati all’interno dei documenti possano essere
liberamente copiabili all’esterno
Cos’è l’Open Gov
La filosofia ‘open’, applicata alle piattaforme, ai software e ai
processi, permetterebbe ai cittadini di partecipare alle decisioni
attraverso metodi di ascolto, condivisione e decisione basati
proprio sulla pubblicazione, sull’analisi, sulla condivisione e sulla
verifica di dati aperti

I contributi degli utenti, e le piattaforme utilizzate per
raccoglierli, dovrebbero consentire la riproducibilità e la
scalabilità dei processi

Esempio: se un’applicazione funziona efficacemente in un
Comune, dovrebbe essere possibile adottarla anche nelle altre
Pubbliche Amministrazioni
Open Gov: primi passi globali
1. Raccomandazione 19 (2001) del Comitato dei Ministri del Consiglio
d’Europa sulla “Partecipazione dei cittadini alla vita pubblica a livello
locale” stabilisce che le istituzioni e le amministrazioni pubbliche “devono
ristabilire il contatto con i cittadini e rispondere loro in modo nuovo, al
fine di mantenere la legittimità del processo decisionale” (Belisario,
2010);

2. Memorandum “Open Government Directive” del governo degli Stati
(2009) basato sui valori di trasparenza (le istituzioni sono chiamate a
fornire ai cittadini dati e informazioni sulle decisioni prese e sul proprio
operato), partecipazione (miglioramento della qualità delle scelte
politico-amministrative degli enti pubblici, attraverso la proposta di
interventi che siano effettivamente legati alle esigenze e necessità dei
cittadini, utilizzando l’intelligenza collettiva di questi ultimi), e
collaborazione (le istituzioni non sono più enti a se stanti ma devono
immaginarsi all’interno di una rete di partecipazione partecipata)
composta da enti pubblici, organizzazioni no-profit e comunità di cittadini
Modelli di Open Gov
                 #1
  Governare con i cittadini:
il modello Code for America
Code for America
Code for America (www.codeforamerica.org) è un’organizzazione
apolitica e senza scopo di lucro creata nel 2009 con lo scopo di
portare tecnici dell’informazione sul web (in particolare
programmatori e sviluppatori di applicazioni) all’interno dei
municipi delle città degli Stati Uniti

A dicembre 2011 Code for America ha ricevuto 1.5 milioni di dollari
da Google per sviluppare due nuove linee di intervento.
‘Accelerator’ è il piano con cui l’organizzazione organizza l’offerta
di spazi fisici, consulenza/mentorship e i primi fondi economici
destinati a privati cittadini affinché questi ultimi si impegnino a
costituire ‘start-up civiche’, ossia società o gruppi impegnati a loro
volta nello sviluppo di piattaforme e software che favoriscano
meccanismi di Open Gov; ‘Brigade’ è il piano con cui Code for
America si impegna a collaborare con comunità locali allo scopo di
convertire e riutilizzare software per ‘usi civici’
Video #2
        Jennifer Pahlka
Codificare una migliore
       amministrazione
Codificare una migliore
                          amministrazione
http://www.ted.com/talks/lang/it/jennifer_pahlka_coding_a_
                 better_government.html

Le amministrazioni possono funzionare come
Internet, senza restrizioni e aperte? La
programmatrice e attivista Jennifer Pahlka crede di
sì - e che le app, create rapidamente e a basso costo,
siano un nuovo e potente mezzo per connettere i
cittadini alle amministrazioni - e ai loro vicini.
Code for America
                          Applicazioni (1)

La città di Boston durante l’inverno è spesso coperta di neve. I
cittadini si impegnavano a ripulire le strade e i marciapiedi, ma
non avevano lo stesso tipo di cura per gli idranti i quali, ricoperti
di neve ed esposti al freddo per periodi lunghi, rischiavano di
risultare inutilizzabili. Code for America ha dunque sviluppato
un’applicazione che permetteva ai cittadini di individuare gli
idranti presenti a Boston e di rendersi ‘proprietari’ dell’idrante:
qualsiasi abitante di Boston può scegliere un idrante, associarlo a
un nome e ricevere la pubblica attestazione della ‘proprietà’,
impegnandosi in cambio si impegna nella gestione della
manutenzione dell’idrante. Il principale punto di forza di
un’applicazione come quella utilizzata per gli idranti di Boston è la
sua capacità virale: è sufficiente una mappa e un obiettivo per
poter sfruttare l’infrastruttura tecnologica per gli scopi più
disparati
Code for America
                         Applicazioni (2)

Il Comune di Boston si è dotato di un’applicazione chiamata
Citizen Connect. Dopo aver cercato aiuto presso l’Ufficio Relazioni
con il Pubblico di Boston, una cittadina invia la segnalazione su
Citizen Connect. Un suo vicino di casa la legge, va a trovarla e
risolve il problema. Il potenziale di questo strumento può essere
facilmente colto se si immaginano utilizzi ben più rilevanti di
questa applicazione nella gestione dei problemi della vita
quotidiana: un guasto idraulico, l’assistenza a un anziano,
l’organizzazione del trasporto dei figli a scuola. Sono questioni
che si potrebbero risolvere semplicemente condividendo le
informazioni disponibili all’interno di una comunità cittadina e
che, invece, spesso ricadono sull’ente pubblico, sul Comune in
questo caso, che deve affrontare costi evitabili per (non)
risolvere problemi la cui varietà rende impossibile una codifica
universale e certa delle prassi da parte dei dipendenti comunali
Modelli di Open Gov
                  #2
Governare grazie ai cittadini:
     il modello Fix my street
Fix my street
Fix my Street (www.fixmystreet.com) è un sito web realizzato da
MySociety, progetto di e-democracy finanziato dalla fondazione
non a scopo di lucro UK Citizens Online Democracy

È un portale che può essere definito user generated, animato cioè
dai contenuti sviluppati dagli utenti della piattaforma, ma può
essere anche definito public authority generated

Le pubbliche amministrazioni di Inghilterra, Scozia e Galles
ricevono infatti segnalazioni dai cittadini, attraverso report
prodotti dal portale, su questioni attinenti la manutenzione
ordinaria di strade, arredo urbano, illuminazione e sulla base di
quelle segnalazioni possono intervenire, risolvere il problema e
usare la stessa piattaforma per condividere gli esiti
dell’intervento dell’Amministrazione
Fix my street
Fix my street
La redazione del portale si impegna a inviare le segnalazioni alle
pubbliche amministrazioni per conto dei cittadini e a
monitorarne la presa in carico da parte dei Comuni con
statistiche aggiornate in tempo reale

L’interfaccia del portale richiede al cittadino/utente di compilare
la segnalazione indicando il proprio codice postale, localizzare il
problema su una mappa interattiva e scrivere un report dettagliato
del problema. In fase di compilazione della segnalazione si ha la
possibilità di allegare immagini per rendere la segnalazione più
attendibile

L’utente può inoltre ricevere informazioni dettagliate su tutti i
report prodotti in una zona geografica a sua scelta (la propria
città, per esempio), può inviare segnalazioni attraverso
un’applicazione disponibile su telefoni cellulari e tablet, e può
anche sviluppare nuove varianti della applicazione originale
Fix my street
Fix my street
Fix My Street prende in carico la segnalazione dei report prodotti
dai cittadini e li trasmette ai Comuni, verificandone lo stato di
avanzamento. Non solo: My Society ha realizzato una piattaforma
speculare a quella disponibile per gli utenti e messa a
disposizione dei Comuni che così possono verificare in tempo
reale quali segnalazioni sono state effettuate dai cittadini al fine
di agevolare la loro gestione e la relativa comunicazione della
risoluzione dei problemi

La presentazione dell’applicazione Fix My Street per i Comuni non
bada troppo a giri di parole nel presentare i vantaggi per le
Pubbliche Amministrazioni che decideranno di utilizzare la
piattaforma:

“notificare i problemi risolti e migliorare i tassi di
customer satisfaction”
Fix my street
Fix my street
Fix My Street è la somma dei report indipendenti,
decentralizzati, autonomi e aggregati su un’unica
piattaforma e restituisce un quadro analitico dei problemi di
manutenzione urbana user-generated che una pubblica
amministrazione non può offrire, pur con persone stipendiate
al suo interno

Applicazioni come queste mettono le Pubbliche
Amministrazioni davanti a una scelta precisa: valutare se la
sola comunicazione delle proprie attività istituzionali sia
sufficiente a mantenere un buon livello di approvazione da
parte dei cittadini, o se piuttosto la comunicazione con i
cittadini (e il governo grazie ai cittadini) permetta
contemporaneamente di governare meglio e di ottenere
consenso senza troppi effetti collaterali negativi
Modelli di Open Gov
                 #3
    L’Open Gov, in Italia,
          senza Internet:
     il modello Capannori
Bilancio socio-partecipativo
Il Comune di Capannori (Lucca) ha ideato un progetto di
partecipazione finanziato dall’Autorità Regionale per la
partecipazione della Toscana

In particolare l’Amministrazione ha sviluppato uno
strumento chiamato ‘bilancio socio-partecipativo’ con
cui i cittadini hanno potuto conoscere la qualità e la
quantità di servizi erogati dal Comune, offrire un
proprio indirizzo politico e gestionale
all’Amministrazione e, nello specifico, valutare e
persino scegliere quali opere pubbliche dovessero
essere realizzate nell’anno seguente
Bilancio socio-partecipativo
                           Il processo (1)

Il processo è nato con un meccanismo di campionamento
statisticamente significativo della popolazione di Capannori.
Durante l’estate del 2011 è stato costruito un panel di ottanta
persone (venti per ogni quartiere) selezionate grazie a un sorteggio
dalle liste anagrafiche e a una successiva intervista telefonica di
conferma. Il gruppo è stato convocato in quattro sessioni plenarie
tra settembre e ottobre 2011

In questa prima fase i cittadini hanno valutato il bilancio sia dal
punto di vista economico che politico, restituendo valutazioni
che avrebbero poi concorso alla stesura del Bilancio sociale del
Comune di Capannori. Queste valutazioni hanno rappresentato il
punto di partenza politico per la stesura del Bilancio
economico 2012 e, in particolare, hanno tratteggiato
la lista delle priorità
Bilancio socio-partecipativo
                           Il processo (2)

Nella seconda fase del processo i cittadini sono stati divisi in
quattro gruppi da venti cittadini, omogenei per luogo di residenza
(abitavano nello stesso quartiere). I gruppi si sono autoconvocati in
modo indipendente per due volte durante il mese di ottobre e
hanno avuto il compito di stilare idee progettuali per la
creazione di opere pubbliche sul territorio di Capannori nel
2012

Il background comune di conoscenza è rappresentato dalla
prima fase di conoscenza e di analisi delle carte del bilancio
comunale. Ogni cittadino può portare la propria competenza,
esperienza e sensibilità poggiando la propria biografia su questo
substrato informativo condiviso
Bilancio socio-partecipativo
                           Il processo (3)

I progetti realizzati dagli ottanta cittadini sono stati analizzati
dagli uffici comunali, che ne hanno valutato la fattibilità, i costi
e i tempi di realizzazione

Le idee che hanno superato questa prima selezione sono poi state
sottoposte a una valutazione popolare più estesa: nel mese di
dicembre 2011, infatti, i progetti presentati dai cittadini e
giudicati fattibili dal Comune sono stati oggetto di un’iniziativa
unitaria nella sede del Municipio di Capannori
Bilancio socio-partecipativo
                           Il processo (4)

La prima parte del 2012 è servita a raccogliere i voti sui progetti
da parte dell’intera popolazione (stranieri inclusi) della cittadina
toscana. Il Comune ha infatti allestito veri e propri seggi nelle
quattro circoscrizioni e i cittadini hanno potuto esprimere la
loro preferenza per i sette giorni successivi all’apertura dei
seggi

Contemporaneamente gli ottanta cittadini che hanno partecipato
al processo di scrittura dei progetti hanno convocato assemblee
pubbliche di presentazione dei loro lavori nella loro
circoscrizione e al termine della presentazione i cittadini presenti
in assemblea hanno potuto votare.

Solo in questa fase Internet è stato utilizzato per raccogliere
ulteriori voti dai cittadini di Capannori
Bilancio socio-partecipativo
                      Il processo (5)

L’Amministrazione Comunale ha destinato 400mila euro
ai progetti più votati all’interno del processo di
creazione del bilancio socio-partecipato (100mila per
Circoscrizione) e il denaro è stato distribuito sui
progetti più votati durante la consultazione popolare

L’Amministrazione Comunale si è impegnata a
sviluppare i progetti ‘vincitori’ entro la fine del 2012
Modelli di Open Gov
Sintesi: la tecnologia è nulla
                senza politica
Open Gov = Politica > Tecnologia

Senza volontà politica la partecipazione è un
processo sterile e le piattaforme capaci di raccogliere
segnalazioni dei cittadini girano a vuoto

Se le amministrazioni comunali degli Stati Uniti non
vorranno ospitare i programmatori di Code for America,
le potenzialità di quel programma non saranno mai
utilizzate, sebbene le tecnologie siano già pronte e
sperimentate in contesti anche molto diversi tra loro
Open Gov = Politica > Tecnologia
La tecnologia senza politica non porta cambiamento
sociale, mentre può essere vero il contrario: la
politica può generare cambiamento nei modi e nelle
forme dell’Amministrazione anche senza l’ausilio del
web e dei social media

E può accadere anche in Italia (come dimostrato dal
modello Capannori), dove la fiducia verso le istituzioni
è ai minimi e dove la domanda di partecipazione dei
cittadini è spesso frustrata
Conclusioni
    Processi di cambiamento
della comunicazione politica
                      online
Democrazia senza fiducia:
                        le conseguenze
#1

Le attuali strategie di comunicazione politica online e sui social
media in Italia, orientate quasi esclusivamente alla promozione
del self-branding politico (soprattutto tra gli staff di
comunicazione dei leader politici nazionali), hanno ottenuto nella
migliore delle ipotesi risultati irrilevanti nella difesa, nel
consolidamento e nella formazione del consenso dei politici, dei
partiti e delle istituzioni e nella peggiore delle ipotesi sono
risultati addirittura controproducenti, soprattutto quando non si
è tenuto conto della gestione del feedback prodotto dagli utenti,
sia in senso dialogico-interattivo, ad esempio rispondendo ai
commenti, sia in senso riflessivo-analitico, ad esempio
raccogliendo i contributi degli utenti e sottoponendoli a
meccanismi di analisi fattoriale, quantitativa e qualitativa, dei
testi prodotti online
Democrazia senza fiducia:
                        le conseguenze
#2

L’attuale comunicazione politica sul web e sui social media in
Italia, pur sviluppandosi su piattaforme tecnologiche avanzate (e
non disponibili solo fino a pochi anni fa), pur disponendo di
pubblico potenziale molto grande, capillare, i cui output sono
misurabili, pur essendo pregna di ‘retorica della partecipazione’
(soprattutto a ridosso degli appuntamenti elettorali) non è
realmente partecipativa. I processi di Open Gov sono
estemporanei, non centralizzati e totalmente dipendenti dalla
volontà politica dei singoli amministratori locali. Non esistono,
invece, processi di Open Gov funzionali a co-costruire
la linea politica all’interno delle organizzazioni di
partito, soprattutto su scala nazionale
Democrazia senza fiducia:
                         le conseguenze
#2

Non esistono strumenti universali (il modello Fix My Street) con
cui le organizzazioni politiche possono raccogliere contributi
migliorativi da parte dei cittadini, ricevendo in cambio aiuto nella
regolazione amministrativa e ottenendo, come effetto
‘collaterale’, livelli più alti di citizen satisfaction. Non esistono
applicazioni ‘civiche’, sviluppate all’interno delle pubbliche
amministrazioni e distribuite con codice aperto. Non esistono
regolamenti generali, contesti di intervento e applicazioni
pratiche dei processi di democrazia deliberativa. La
comunicazione politica online dovrebbe badare
sempre meno al self-branding e all’Open Gov,
ammesso che alla politica interessi fare questo salto
in avanti
Conclusioni
A che servono i tecnici della
     comunicazione politica
                     online?
Politica > tecnologia:
                                 le conseguenze
I tecnici della comunicazione politica hanno oggi il
compito prioritario di illustrare quali strategie,
strumenti, pratiche possono contribuire alla
costruzione dei (nuovi) meccanismi di consenso

Questi meccanismi passano per il miglioramento dei processi di
decision-making (a sua volta regolatore indiretto del
consolidamento della citizen satisfaction), per la valorizzazione
del surplus cognitivo e della saggezza della folla e per
l’attuazione di meccanismi di democrazia deliberativa mirata a
ricercare la soluzione di problemi complessi e per cui è necessario
sviluppare una serie di azioni di riflessione, valutazione e giudizio
che richiedono lunghi periodi di lavoro (come, ad esempio, i bilanci
e i piani urbanistici)
Politica > tecnologia:
                                        le azioni
#1

Passare dalla gestione della comunicazione politica alla
formazione alla comunicazione politica, in particolare sui social
media. Le strategie di personal branding sono inefficaci; le azioni
di self-branding sono necessarie ma non sufficienti e, in ogni caso,
richiedono il coinvolgimento attivo, diretto, in prima persona da
parte del politico. La comunicazione politica ‘di staff’ sui social
media non deve più (pre)occuparsi della produzione di contenuti,
che dovrebbe spettare al leader politico

Bisogna piuttosto mettere le organizzazioni politiche già
strutturate (dipendenti comunali, funzionari di partito, staff dei
politici, per fare alcuni esempi) di gestire direttamente i
feedback raccolti online, sia in chiave dialogico-interattiva che
riflessivo-analitica
Politica > tecnologia:
                                    le azioni
#2

Contribuire alla progettazione di piattaforme aperte,
esportabili, replicabili per raccogliere informazioni utili
al miglioramento dei processi di decision-making sia in
campo politico che amministrativo
E se proprio non sono
riuscito a convincervi…
    Non siamo ciò che diciamo,
 siamo il credito che ci danno.
               (José Saramago)
Un grande abbraccio
                                                                    Grazie!

   Dino Amenduni (http://about.me/dinoamenduni)
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                 Slideshare: http://www.slideshare.net/doonie
                 (qui sono pubblicate tutte le mie presentazioni)



                                  Proforma
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Dal self-branding all’Open Gov - nuovi paradigmi per la comunicazione politica online in Italia

  • 1. Dal self-branding all’Open Gov Gianni Florido e la Nuovi paradigmi per la comunicazione politica online in ItaliaTaranto Provincia di Roma - XXVI Convegno SISP Strategia di comunicazione Università Roma Tre Facoltà di Scienze Politiche 14 settembre 2012 Dino Amenduni, Proforma
  • 2. Chi scrive? Mi chiamo Dino Amenduni ( biglietto da visita elettronico) Sono il responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica a Proforma, agenzia di comunicazione di Bari, mia città natale, dove ho studiato, vivo e lavoro Sono blogger sul Fatto Quotidiano e su Valigia Blu e scrivo su altre testate online (Lo Spazio della Politica, Tr3nta) Tutte le mie presentazioni (download libero) sono su www.slideshare.net/doonie
  • 4. Democrazia senza fiducia Indagine annuale “Gli italiani e lo Stato” commissionata dal quotidiano “La Repubbl Partiti: 3.9% (7.7% nel 2011). Parlamento 8.9% (13.4% nelle 2011) Stato: 29% Solo tre istituzioni con un tasso di fiducia superiore al 50%: sono le Forze dell’Ordine (71.8%), il Presidente della Repubblica (65.1%, meno 5.8% in un anno) e la scuola (55.7%). Tra le istituzioni politiche, è il Comune l’unico presidio in grado di mantenere un tasso di affidabilità apprezzabile (45%)
  • 5. Democrazia senza fiducia Indagine annuale “Gli italiani e lo Stato” commissionata dal quotidiano “La Repubbl Livello complessivo di fiducia verso le istituzioni politiche (Magistratura, Comune, Regione, Unione Europea, Presidente della Repubblica, Partiti, Parlamento): 33% nel 2012 (-9% dal 2005) Anche le istituzioni non strettamente politiche sono sempre meno affidabili per gli italiani: le Associazioni degli imprenditori, le banche, la Chiesa e i sindacati registrano un dato medio di fiducia del 26% nel 2012 (- 9% dal 2005)
  • 6. Video #1 Ivan Krastev Può esistere democrazia senza fiducia?
  • 7. Democrazia senza fiducia http://www.ted.com/talks/lang/it/ivan_krastev_can_democracy_exist_wit Cinque grandi rivoluzioni hanno modellato la cultura politica degli ultimi 50 anni, spiega il teorico Ivan Krastev, che mostra come ogni passo in avanti - dalla rivoluzione culturale degli anni '60 alle recenti scoperte nel settore delle neuroscienze - abbia anche contribuito a erodere la fiducia negli strumenti della democrazia. Come lui stesso dice, "Quello che è andato bene è anche quello che è andato storto". La democrazia può sopravvivere?
  • 8. Democrazia senza fiducia Il clima di crescente sfiducia nella politica non è, in ogni caso, una specificità italiana. Una recente ricerca della Commissione Europea mostra come l’89% dei cittadini del Vecchio Continente denuncia un “vuoto crescente tra cittadini e politica” Solo il 15% dell’elettorato greco ritiene che il suo voto possa realmente influenzare l’andamento della vita politica del loro Paese - in Italia è il 18% Krastev: le persone cominciano a capire che possono cambiare i governi, ma non possono cambiare la politica
  • 10. Sconfitta della politica? I dati dell’indagine annuale di Repubblica “Gli italiani e lo Stato” sembrano smentire questa ipotesi Indice di “partecipazione politica diretta” nel 2012: 48% (nel 2002 era al 49%) (per partecipazione politica diretta si intende il prendere parte a manifestazioni organizzate da partiti, nei quartieri, legate a tematiche ambientali o a mobilitazioni di protesta) Indice di “partecipazione sociale”: 61% (nel 2002 era al 53%) (per partecipazione sociale si intende l’aver svolto attività in associazioni di volontariato, professionali e di categoria, culturali, e sportive)
  • 12. Crisi della forma-partito? I dati dell’indagine annuale di Repubblica “Gli italiani e lo Stato” restituiscono dati contradditori Il 47.9% degli italiani ritiene che la democrazia non abbia bisogno dei partiti per funzionare (nel 2007: 38.8%) Quasi il 70% degli italiani ritiene l’attuale sistema dei partiti sufficiente a rappresentare le forze sociali del Paese, a condizione che i partiti oggi esistenti cambino profondamente Sintesi: la richiesta di interazione e la voglia di partecipazione esiste ma è attualmente frustrata
  • 13. Premesse La reazione degli italiani: popolarità dei politici sui social media
  • 14. I politici italiani sui social media Tre esponenti politici del nostro Paese sono tra i cento più popolari nel mondo sui social media (fonte: www.starcount.com - dati ponderati di Facebook, Youtube, Twitter) - Beppe Grillo è il ventesimo politico più popolare nel mondo sui social media, in Europa, secondo solo al premier turco Erdogan; - Nichi Vendola è ottantesimo nel mondo e decimo in Europa (due anni fa era il politico europeo in carica con il maggior seguito su Facebook in Europa); - Antonio Di Pietro è novantasettesimo, tredicesimo in Europa Sette pagine politiche italiane su Facebook hanno più di centomila iscritti (Grillo, Vendola, Berlusconi, De Magistris, Di Pietro, Renzi, Pisapia in ordine di numero di iscritti)
  • 16. Popolarità online = fiducia? Atlante politico Demos-La Repubblica – Giugno 2012 La personalità politica che gode della maggiore fiducia in Italia è l’attuale Presidente del Consiglio Mario Monti (52%. A marzo 2012 era al 67%). Monti non ha una presenza ufficiale sui social media Tra i politici italiani con il maggior seguito online è Antonio Di Pietro quello che gode del maggior tasso di fiducia (37%, prima di lui Monti, Fornero, Montezemolo, Passera e Bonini), Silvio Berlusconi il minore (22.8%) Non esiste dunque una correlazione diretta tra popolarità online e fiducia
  • 17. Se non è fiducia, cos’è? #1 I profili sui social media di politici, organizzazioni e istituzioni rappresentano la valvola di sfogo di una cittadinanza che percepisce un livello sempre crescente di impermeabilità della politica rispetto alle proprie istanze e persino al proprio desiderio di contribuire democraticamente e in modo positivo ai processi decisionali a livello amministrativo e politico Esempio: se non posso parlare nei partiti, provo a parlare su Internet o, addirittura, provo a parlare direttamente con il politico, in un contesto ibrido privato-pubblico (lo scambio è uno-a-uno, il contesto narrativo è molti-a-molti)
  • 18. Se non è fiducia, cos’è? #2 La concentrazione dei poteri editoriali (e la vicinanza tra potere mediatico e potere politico) ha spesso obbligato politici, associazioni e gruppi di interesse a utilizzare Internet in quanto unico strumento realmente disponibile Esempio: referendum 2011 sui beni comuni. La quasi totale impossibilità di accedere alle informazioni sul voto in televisione sui mezzi tradizionali ha facilitato la conseguente “caccia alla notizia” (e la sua condivisione) sui social media
  • 19. Sintesi Fiducia nelle istituzioni politiche: molto bassa Popolarità sui social media dei politici italiani: alta = La comunicazione politica online attuale non raggiunge i suoi obiettivi qualitativi Nuovo paradigma: dal self-branding all’Open Gov
  • 20. La comunicazione politica online oggi Il self-branding: cos’è
  • 21. Il self-branding Per self-branding si intende l’insieme di tutte quelle attività di comunicazione, online e offline, volte a promuovere se stessi (Principato, 2012) Il concetto di self-branding è il prodotto della teoria della congruità di Sirgy, secondo la quale i comportamenti personali possono essere determinati dal bisogno di far coincidere la propria immagine desiderata con quella reale. Questo obiettivo è perseguito adottando comportamenti coerenti con queste aspettative, con lo scopo ultimo di far crescere la propria fiducia e autostima
  • 22. Il self-branding Il self-branding è dunque la narrazione di se stessi con finalità non strettamente orientate a uno scopo di natura promozionale o commerciale e, soprattutto, non prevede l’adozione di precise strategie di comunicazione Quando la comunicazione personale è volontariamente orientata al raggiungimento di obiettivi di auto-promozione è più corretto parlare di personal branding, ossia l’insieme di azioni mirate a individuare o definire i punti di forza individuali necessari a comunicare in maniera efficace le proprie capacità, competenze ed esperienze. Ma in questo caso lo scopo non è legato alla percezione e all’autostima, ma alla trasmissione del proprio valore aggiunto come ‘brand’ all’interno di un mercato
  • 23. Il personal branding politico online Il personal branding politico online in Italia non ha precedenti, almeno su scala nazionale Non può essere definito personal branding né l’insieme di strategie messe a punto durante una campagna elettorale, perché limitate nel tempo e soprattutto orientate in modo più o meno esplicito a uno scopo, né l’approccio strategico alla comunicazione online curato da tecnici (spin doctor, addetti stampa, agenzie di comunicazione), quando questi ultimi comunicano l’identità del politico online sostituendosi, all’atto pratico, al politico In questi casi è più opportuno parlare di comunicazione politico/elettorale che di strategie di personal branding
  • 24. Il self branding politico in Italia Esistono invece casi di self-branding politico. Quando i politici aggiornano personalmente i propri profili online, interagiscono con gli utenti, leggono, scrivono e caricano contenuti perseguono (al netto di una maggiore attenzione alle conseguenze politiche delle proprie azioni) accettano implicitamente di sottostare alle regole del gioco comunicativo della comunità di pratiche a cui partecipano Il self-branding non è comunque una caratteristica dello stile di gestione della comunicazione online dei politici italiani più popolari su Facebook. Pur potendo osservare differenti approcci e differenti livelli di coinvolgimento diretto del politico all’interno della gestione della sua identità online, nessun leader di livello nazionale sembra aggiornare i propri profili sui social media con le stesse modalità di gestione di un utente ‘medio’ di Facebook
  • 25. Il self branding politico in Italia La comunicazione politica prodotta in Italia sino ad ora, in ogni caso, non ha portato ai risultati sperati: i dati sulla sfiducia verso le istituzioni politiche italiane (e i leader non fanno eccezione) ci dicono che, al di là delle specifiche capacità tecniche dei singoli politici e dei singoli staff, le strategie di branding non sono più sufficienti, ammesso che lo siano mai state
  • 26. La comunicazione politica online oggi Perché il self-branding non basta più
  • 27. 2008-2013: complessità esponenziale Le prime (e uniche) elezioni politiche in cui i social media erano presenti all’interno dello scenario mediatico sono state celebrate nel 2008. Quattro anni fa gli utenti Facebook in Italia erano 600 mila (dati Ibm). Oggi sono 21.7 milioni (+3600% in quattro anni, dati Audiweb/Nielsen). La quantità di contenuti generati è dunque aumentata in modo esponenziale A una crescita drammatica della complessità nella formazione delle reti sociali, nella costruzione collettiva dei significati, delle dinamiche di formazione dell’opinione pubblica, delle interrelazioni tra comunicazione sui social media, riverberi su Internet (blog, editoria online) e conseguenze sui mezzi tradizionali non è seguita una coerente presa di coscienza della centralità della comunicazione politica sui social media
  • 28. Comunicazione politica online in Italia: limiti strutturali 1. Utilizzo dei social media con scopi non direttamente collegati alla comunicazione sui social media I social media, più che il luogo del dialogo, dell’ascolto e dell’interazione sono spesso intese come (piatta)forme alternative per comunicare con il proprio pubblico evitando l’intermediazione (e il filtro, in alcuni casi) dei mezzi tradizionali. Lo stile di comunicazione, dunque, è di tipo top- down classico e appare più una modalità alternativa all’invio di comunicati stampa che la manifestazione di una volontà di usare i social media per ciò che, di nuovo, possono offrire. Sempre più spesso (e non per caso) proprio i comunicati stampa ospitano post di Facebook o contenuti di Twitter
  • 29. Comunicazione politica online in Italia: limiti strutturali 2. Gestione del feedback estemporanea o addirittura assente La prima conseguenza diretta dell’approccio top-down ai social media è il relativo disinteresse per ciò che accade sui social media nei minuti, nelle ore, nei giorni successivi alla pubblicazione del contenuto Esistono due modalità possibili di gestione del feedback e in entrambi i casi sono perseguite in modo assai relativo La prima è il confronto con i commenti degli utenti, il botta e risposta, l’interazione vera e propria (modalità dialogico- interattiva). La seconda è l’analisi dei dati prodotti dagli utenti (modalità analitico-riflessiva)
  • 30. Comunicazione politica online in Italia: limiti strutturali 3. Anche se tutto fosse tecnicamente perfetto, il self- branding non sarebbe comunque sufficiente Le strategie di branding, anche le più raffinate, anche quelle in cui il politico dedica tempo ed energie, corre rischi e si impegna in prima persona, non soddisfano tutti i bisogni di partecipazione politica di elettori ed attivisti La comunicazione di brand sta alla comunicazione politica come il comportamento d’acquisto sta alla politica. Poter interagire con i canali ufficiali di un politico, di un’istituzione, di un brand è certamente una possibilità gradita agli utenti, ma non è tutto. Se il prodotto non funziona, se la Pubblica Amministrazione non eroga il servizio di cui il cittadino ha bisogno, se il politico non mantiene una promessa, le strategie di branding possono risultare inutili
  • 31. Fine di una stagione della comunicazione politica online 1. La comunicazione politica sui social media in Italia è complessivamente insoddisfacente. I politici utilizzano strategie di tipo classico/verticale, non interagiscono, non gestiscono il feedback, non lo analizzano, non usano gli strumenti con la stessa perizia dei loro interlocutori/elettori 2. Anche se fosse la migliore possibile, i cittadini vogliono in ogni caso qualcosa in più delle strategie di branding. C’è una richiesta di partecipazione e con-decisione non soddisfatta dalla comunicazione di self-branding (ancor meno da quelle di personal branding)
  • 32. La comunicazione politica online da domani La seconda stagione: dal self- branding all’Open Gov
  • 33. Cos’è l’Open Gov L’Open Government è una dottrina politica che afferma che i cittadini devono avere il diritto di accedere ai documenti pubblici e ai processi legislativi al fine di potenziare la capacità di controllo e regolazione delle politiche pubbliche (Laptrop e Ruma, 2010) Il raggiungimento di questo obiettivo dipende in buona parte dalla volontà politica delle pubbliche amministrazioni di liberare i dati pubblici (Open Data) Le pubbliche amministrazioni, i partiti e le organizzazioni politiche che intendano adottare decisioni con l’ausilio di sistemi di Open Gov dovrebbero attenersi a queste indicazioni. Nello specifico dovrebbero pubblicare documenti in formato libero e non proprietario, i cui dati all’interno dei documenti possano essere liberamente copiabili all’esterno
  • 34. Cos’è l’Open Gov La filosofia ‘open’, applicata alle piattaforme, ai software e ai processi, permetterebbe ai cittadini di partecipare alle decisioni attraverso metodi di ascolto, condivisione e decisione basati proprio sulla pubblicazione, sull’analisi, sulla condivisione e sulla verifica di dati aperti I contributi degli utenti, e le piattaforme utilizzate per raccoglierli, dovrebbero consentire la riproducibilità e la scalabilità dei processi Esempio: se un’applicazione funziona efficacemente in un Comune, dovrebbe essere possibile adottarla anche nelle altre Pubbliche Amministrazioni
  • 35. Open Gov: primi passi globali 1. Raccomandazione 19 (2001) del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sulla “Partecipazione dei cittadini alla vita pubblica a livello locale” stabilisce che le istituzioni e le amministrazioni pubbliche “devono ristabilire il contatto con i cittadini e rispondere loro in modo nuovo, al fine di mantenere la legittimità del processo decisionale” (Belisario, 2010); 2. Memorandum “Open Government Directive” del governo degli Stati (2009) basato sui valori di trasparenza (le istituzioni sono chiamate a fornire ai cittadini dati e informazioni sulle decisioni prese e sul proprio operato), partecipazione (miglioramento della qualità delle scelte politico-amministrative degli enti pubblici, attraverso la proposta di interventi che siano effettivamente legati alle esigenze e necessità dei cittadini, utilizzando l’intelligenza collettiva di questi ultimi), e collaborazione (le istituzioni non sono più enti a se stanti ma devono immaginarsi all’interno di una rete di partecipazione partecipata) composta da enti pubblici, organizzazioni no-profit e comunità di cittadini
  • 36. Modelli di Open Gov #1 Governare con i cittadini: il modello Code for America
  • 37. Code for America Code for America (www.codeforamerica.org) è un’organizzazione apolitica e senza scopo di lucro creata nel 2009 con lo scopo di portare tecnici dell’informazione sul web (in particolare programmatori e sviluppatori di applicazioni) all’interno dei municipi delle città degli Stati Uniti A dicembre 2011 Code for America ha ricevuto 1.5 milioni di dollari da Google per sviluppare due nuove linee di intervento. ‘Accelerator’ è il piano con cui l’organizzazione organizza l’offerta di spazi fisici, consulenza/mentorship e i primi fondi economici destinati a privati cittadini affinché questi ultimi si impegnino a costituire ‘start-up civiche’, ossia società o gruppi impegnati a loro volta nello sviluppo di piattaforme e software che favoriscano meccanismi di Open Gov; ‘Brigade’ è il piano con cui Code for America si impegna a collaborare con comunità locali allo scopo di convertire e riutilizzare software per ‘usi civici’
  • 38. Video #2 Jennifer Pahlka Codificare una migliore amministrazione
  • 39. Codificare una migliore amministrazione http://www.ted.com/talks/lang/it/jennifer_pahlka_coding_a_ better_government.html Le amministrazioni possono funzionare come Internet, senza restrizioni e aperte? La programmatrice e attivista Jennifer Pahlka crede di sì - e che le app, create rapidamente e a basso costo, siano un nuovo e potente mezzo per connettere i cittadini alle amministrazioni - e ai loro vicini.
  • 40. Code for America Applicazioni (1) La città di Boston durante l’inverno è spesso coperta di neve. I cittadini si impegnavano a ripulire le strade e i marciapiedi, ma non avevano lo stesso tipo di cura per gli idranti i quali, ricoperti di neve ed esposti al freddo per periodi lunghi, rischiavano di risultare inutilizzabili. Code for America ha dunque sviluppato un’applicazione che permetteva ai cittadini di individuare gli idranti presenti a Boston e di rendersi ‘proprietari’ dell’idrante: qualsiasi abitante di Boston può scegliere un idrante, associarlo a un nome e ricevere la pubblica attestazione della ‘proprietà’, impegnandosi in cambio si impegna nella gestione della manutenzione dell’idrante. Il principale punto di forza di un’applicazione come quella utilizzata per gli idranti di Boston è la sua capacità virale: è sufficiente una mappa e un obiettivo per poter sfruttare l’infrastruttura tecnologica per gli scopi più disparati
  • 41. Code for America Applicazioni (2) Il Comune di Boston si è dotato di un’applicazione chiamata Citizen Connect. Dopo aver cercato aiuto presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico di Boston, una cittadina invia la segnalazione su Citizen Connect. Un suo vicino di casa la legge, va a trovarla e risolve il problema. Il potenziale di questo strumento può essere facilmente colto se si immaginano utilizzi ben più rilevanti di questa applicazione nella gestione dei problemi della vita quotidiana: un guasto idraulico, l’assistenza a un anziano, l’organizzazione del trasporto dei figli a scuola. Sono questioni che si potrebbero risolvere semplicemente condividendo le informazioni disponibili all’interno di una comunità cittadina e che, invece, spesso ricadono sull’ente pubblico, sul Comune in questo caso, che deve affrontare costi evitabili per (non) risolvere problemi la cui varietà rende impossibile una codifica universale e certa delle prassi da parte dei dipendenti comunali
  • 42. Modelli di Open Gov #2 Governare grazie ai cittadini: il modello Fix my street
  • 43. Fix my street Fix my Street (www.fixmystreet.com) è un sito web realizzato da MySociety, progetto di e-democracy finanziato dalla fondazione non a scopo di lucro UK Citizens Online Democracy È un portale che può essere definito user generated, animato cioè dai contenuti sviluppati dagli utenti della piattaforma, ma può essere anche definito public authority generated Le pubbliche amministrazioni di Inghilterra, Scozia e Galles ricevono infatti segnalazioni dai cittadini, attraverso report prodotti dal portale, su questioni attinenti la manutenzione ordinaria di strade, arredo urbano, illuminazione e sulla base di quelle segnalazioni possono intervenire, risolvere il problema e usare la stessa piattaforma per condividere gli esiti dell’intervento dell’Amministrazione
  • 45. Fix my street La redazione del portale si impegna a inviare le segnalazioni alle pubbliche amministrazioni per conto dei cittadini e a monitorarne la presa in carico da parte dei Comuni con statistiche aggiornate in tempo reale L’interfaccia del portale richiede al cittadino/utente di compilare la segnalazione indicando il proprio codice postale, localizzare il problema su una mappa interattiva e scrivere un report dettagliato del problema. In fase di compilazione della segnalazione si ha la possibilità di allegare immagini per rendere la segnalazione più attendibile L’utente può inoltre ricevere informazioni dettagliate su tutti i report prodotti in una zona geografica a sua scelta (la propria città, per esempio), può inviare segnalazioni attraverso un’applicazione disponibile su telefoni cellulari e tablet, e può anche sviluppare nuove varianti della applicazione originale
  • 47. Fix my street Fix My Street prende in carico la segnalazione dei report prodotti dai cittadini e li trasmette ai Comuni, verificandone lo stato di avanzamento. Non solo: My Society ha realizzato una piattaforma speculare a quella disponibile per gli utenti e messa a disposizione dei Comuni che così possono verificare in tempo reale quali segnalazioni sono state effettuate dai cittadini al fine di agevolare la loro gestione e la relativa comunicazione della risoluzione dei problemi La presentazione dell’applicazione Fix My Street per i Comuni non bada troppo a giri di parole nel presentare i vantaggi per le Pubbliche Amministrazioni che decideranno di utilizzare la piattaforma: “notificare i problemi risolti e migliorare i tassi di customer satisfaction”
  • 49. Fix my street Fix My Street è la somma dei report indipendenti, decentralizzati, autonomi e aggregati su un’unica piattaforma e restituisce un quadro analitico dei problemi di manutenzione urbana user-generated che una pubblica amministrazione non può offrire, pur con persone stipendiate al suo interno Applicazioni come queste mettono le Pubbliche Amministrazioni davanti a una scelta precisa: valutare se la sola comunicazione delle proprie attività istituzionali sia sufficiente a mantenere un buon livello di approvazione da parte dei cittadini, o se piuttosto la comunicazione con i cittadini (e il governo grazie ai cittadini) permetta contemporaneamente di governare meglio e di ottenere consenso senza troppi effetti collaterali negativi
  • 50. Modelli di Open Gov #3 L’Open Gov, in Italia, senza Internet: il modello Capannori
  • 51. Bilancio socio-partecipativo Il Comune di Capannori (Lucca) ha ideato un progetto di partecipazione finanziato dall’Autorità Regionale per la partecipazione della Toscana In particolare l’Amministrazione ha sviluppato uno strumento chiamato ‘bilancio socio-partecipativo’ con cui i cittadini hanno potuto conoscere la qualità e la quantità di servizi erogati dal Comune, offrire un proprio indirizzo politico e gestionale all’Amministrazione e, nello specifico, valutare e persino scegliere quali opere pubbliche dovessero essere realizzate nell’anno seguente
  • 52. Bilancio socio-partecipativo Il processo (1) Il processo è nato con un meccanismo di campionamento statisticamente significativo della popolazione di Capannori. Durante l’estate del 2011 è stato costruito un panel di ottanta persone (venti per ogni quartiere) selezionate grazie a un sorteggio dalle liste anagrafiche e a una successiva intervista telefonica di conferma. Il gruppo è stato convocato in quattro sessioni plenarie tra settembre e ottobre 2011 In questa prima fase i cittadini hanno valutato il bilancio sia dal punto di vista economico che politico, restituendo valutazioni che avrebbero poi concorso alla stesura del Bilancio sociale del Comune di Capannori. Queste valutazioni hanno rappresentato il punto di partenza politico per la stesura del Bilancio economico 2012 e, in particolare, hanno tratteggiato la lista delle priorità
  • 53. Bilancio socio-partecipativo Il processo (2) Nella seconda fase del processo i cittadini sono stati divisi in quattro gruppi da venti cittadini, omogenei per luogo di residenza (abitavano nello stesso quartiere). I gruppi si sono autoconvocati in modo indipendente per due volte durante il mese di ottobre e hanno avuto il compito di stilare idee progettuali per la creazione di opere pubbliche sul territorio di Capannori nel 2012 Il background comune di conoscenza è rappresentato dalla prima fase di conoscenza e di analisi delle carte del bilancio comunale. Ogni cittadino può portare la propria competenza, esperienza e sensibilità poggiando la propria biografia su questo substrato informativo condiviso
  • 54. Bilancio socio-partecipativo Il processo (3) I progetti realizzati dagli ottanta cittadini sono stati analizzati dagli uffici comunali, che ne hanno valutato la fattibilità, i costi e i tempi di realizzazione Le idee che hanno superato questa prima selezione sono poi state sottoposte a una valutazione popolare più estesa: nel mese di dicembre 2011, infatti, i progetti presentati dai cittadini e giudicati fattibili dal Comune sono stati oggetto di un’iniziativa unitaria nella sede del Municipio di Capannori
  • 55. Bilancio socio-partecipativo Il processo (4) La prima parte del 2012 è servita a raccogliere i voti sui progetti da parte dell’intera popolazione (stranieri inclusi) della cittadina toscana. Il Comune ha infatti allestito veri e propri seggi nelle quattro circoscrizioni e i cittadini hanno potuto esprimere la loro preferenza per i sette giorni successivi all’apertura dei seggi Contemporaneamente gli ottanta cittadini che hanno partecipato al processo di scrittura dei progetti hanno convocato assemblee pubbliche di presentazione dei loro lavori nella loro circoscrizione e al termine della presentazione i cittadini presenti in assemblea hanno potuto votare. Solo in questa fase Internet è stato utilizzato per raccogliere ulteriori voti dai cittadini di Capannori
  • 56. Bilancio socio-partecipativo Il processo (5) L’Amministrazione Comunale ha destinato 400mila euro ai progetti più votati all’interno del processo di creazione del bilancio socio-partecipato (100mila per Circoscrizione) e il denaro è stato distribuito sui progetti più votati durante la consultazione popolare L’Amministrazione Comunale si è impegnata a sviluppare i progetti ‘vincitori’ entro la fine del 2012
  • 57. Modelli di Open Gov Sintesi: la tecnologia è nulla senza politica
  • 58. Open Gov = Politica > Tecnologia Senza volontà politica la partecipazione è un processo sterile e le piattaforme capaci di raccogliere segnalazioni dei cittadini girano a vuoto Se le amministrazioni comunali degli Stati Uniti non vorranno ospitare i programmatori di Code for America, le potenzialità di quel programma non saranno mai utilizzate, sebbene le tecnologie siano già pronte e sperimentate in contesti anche molto diversi tra loro
  • 59. Open Gov = Politica > Tecnologia La tecnologia senza politica non porta cambiamento sociale, mentre può essere vero il contrario: la politica può generare cambiamento nei modi e nelle forme dell’Amministrazione anche senza l’ausilio del web e dei social media E può accadere anche in Italia (come dimostrato dal modello Capannori), dove la fiducia verso le istituzioni è ai minimi e dove la domanda di partecipazione dei cittadini è spesso frustrata
  • 60. Conclusioni Processi di cambiamento della comunicazione politica online
  • 61. Democrazia senza fiducia: le conseguenze #1 Le attuali strategie di comunicazione politica online e sui social media in Italia, orientate quasi esclusivamente alla promozione del self-branding politico (soprattutto tra gli staff di comunicazione dei leader politici nazionali), hanno ottenuto nella migliore delle ipotesi risultati irrilevanti nella difesa, nel consolidamento e nella formazione del consenso dei politici, dei partiti e delle istituzioni e nella peggiore delle ipotesi sono risultati addirittura controproducenti, soprattutto quando non si è tenuto conto della gestione del feedback prodotto dagli utenti, sia in senso dialogico-interattivo, ad esempio rispondendo ai commenti, sia in senso riflessivo-analitico, ad esempio raccogliendo i contributi degli utenti e sottoponendoli a meccanismi di analisi fattoriale, quantitativa e qualitativa, dei testi prodotti online
  • 62. Democrazia senza fiducia: le conseguenze #2 L’attuale comunicazione politica sul web e sui social media in Italia, pur sviluppandosi su piattaforme tecnologiche avanzate (e non disponibili solo fino a pochi anni fa), pur disponendo di pubblico potenziale molto grande, capillare, i cui output sono misurabili, pur essendo pregna di ‘retorica della partecipazione’ (soprattutto a ridosso degli appuntamenti elettorali) non è realmente partecipativa. I processi di Open Gov sono estemporanei, non centralizzati e totalmente dipendenti dalla volontà politica dei singoli amministratori locali. Non esistono, invece, processi di Open Gov funzionali a co-costruire la linea politica all’interno delle organizzazioni di partito, soprattutto su scala nazionale
  • 63. Democrazia senza fiducia: le conseguenze #2 Non esistono strumenti universali (il modello Fix My Street) con cui le organizzazioni politiche possono raccogliere contributi migliorativi da parte dei cittadini, ricevendo in cambio aiuto nella regolazione amministrativa e ottenendo, come effetto ‘collaterale’, livelli più alti di citizen satisfaction. Non esistono applicazioni ‘civiche’, sviluppate all’interno delle pubbliche amministrazioni e distribuite con codice aperto. Non esistono regolamenti generali, contesti di intervento e applicazioni pratiche dei processi di democrazia deliberativa. La comunicazione politica online dovrebbe badare sempre meno al self-branding e all’Open Gov, ammesso che alla politica interessi fare questo salto in avanti
  • 64. Conclusioni A che servono i tecnici della comunicazione politica online?
  • 65. Politica > tecnologia: le conseguenze I tecnici della comunicazione politica hanno oggi il compito prioritario di illustrare quali strategie, strumenti, pratiche possono contribuire alla costruzione dei (nuovi) meccanismi di consenso Questi meccanismi passano per il miglioramento dei processi di decision-making (a sua volta regolatore indiretto del consolidamento della citizen satisfaction), per la valorizzazione del surplus cognitivo e della saggezza della folla e per l’attuazione di meccanismi di democrazia deliberativa mirata a ricercare la soluzione di problemi complessi e per cui è necessario sviluppare una serie di azioni di riflessione, valutazione e giudizio che richiedono lunghi periodi di lavoro (come, ad esempio, i bilanci e i piani urbanistici)
  • 66. Politica > tecnologia: le azioni #1 Passare dalla gestione della comunicazione politica alla formazione alla comunicazione politica, in particolare sui social media. Le strategie di personal branding sono inefficaci; le azioni di self-branding sono necessarie ma non sufficienti e, in ogni caso, richiedono il coinvolgimento attivo, diretto, in prima persona da parte del politico. La comunicazione politica ‘di staff’ sui social media non deve più (pre)occuparsi della produzione di contenuti, che dovrebbe spettare al leader politico Bisogna piuttosto mettere le organizzazioni politiche già strutturate (dipendenti comunali, funzionari di partito, staff dei politici, per fare alcuni esempi) di gestire direttamente i feedback raccolti online, sia in chiave dialogico-interattiva che riflessivo-analitica
  • 67. Politica > tecnologia: le azioni #2 Contribuire alla progettazione di piattaforme aperte, esportabili, replicabili per raccogliere informazioni utili al miglioramento dei processi di decision-making sia in campo politico che amministrativo
  • 68. E se proprio non sono riuscito a convincervi… Non siamo ciò che diciamo, siamo il credito che ci danno. (José Saramago)
  • 69. Un grande abbraccio Grazie! Dino Amenduni (http://about.me/dinoamenduni) Facebook: http://www.facebook.com/dinoamenduni Twitter: http://www.twitter.com/doonie LinkedIn: http://www.linkedin.com/dinoamenduni Slideshare: http://www.slideshare.net/doonie (qui sono pubblicate tutte le mie presentazioni) Proforma Site: http://www.proformaweb.it Facebook: http://www.facebook.com/proformaweb Twitter: http://www.twitter.com/proformaweb Youtube: http://www.youtube.com/proformaweb