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Roma dalle origini all’impero
         PROF.SSA MAGRI CINZIA
LA LEGGENDA                    LA LEGGENDA di Roma, tramandataci dagli scritti di
                               Tito Livio e di Virgilio, univa le origini latine alla
                               discendenza greca e celebravano la glorificazione
                               degli antenati dei Romani, di Augusto e della Gens
                               Julia

                               Enea, figlio di Venere, fugge da Troia, con il
                               padre Anchise e il figlioletto Ascanio, la moglie
                               Creusa, figlia del re Priamo, muore nell'incendio
                               della città
                               Enea approda nel Lazio nel territorio di Laurentium
                               (Pratica di Mare). Qui incontra i popoli autoctoni
                               Latini, si scontra in duello e uccide Turno, re dei
                               Rutuli, per la mano di Lavinia. Enea fonda la città di
                               Lavinium, in onore della moglie.

In seguito il figlio di Enea, Ascanio, fonda un’altra città di nome Alba Longa
secondo Tito Livio trenta anni dopo la fondazione di Lavinio sulla quale regnarono i
suoi discendenti per numerose generazioni dal XII all'VIII sec. a.C quando divenne re
Amulio, che aveva usurpato il trono al fratello Numitore
“Dopo aver estromesso il fratello, Amulio inizia il suo regno. Egli commise un crimine
dietro l'altro. I figli maschi del fratello li fece uccidere….. (Tito Livio Ab Urbe Condita)

                          Amulio costrinse, infine, l'unica figlia femmina del
                          fratello, Rea Silvia, a diventare vestale e a fare quindi
                          voto di castità, Tuttavia il dio Marte s'invaghì di lei e
                          dopo averla posseduta con la forza in un bosco
                          sacro, la rese madre dei gemelli Romolo e Remo

                          Rea Silvia fu mandata a morte, Il fiume Aniene, dove
                          il corpo fu gettato, ne ebbe pietà e la resuscitò. I due
                          gemelli, in una cesta. furono affidati alla corrente nella
                          parte più alta del fiume

                          La cesta con i gemelli si arenò sulla riva, presso la
                          palude del Velabro tra Palatino e Campidoglio in un
                          luogo chiamato Cermalus

                        Il pastore Faustolo trovò i gemelli e decise di crescerli
                        come suoi figli insieme alla moglie Acca Larenzia
LUPA CAPITOLINA bronzo, custodito ai Musei Capitolini, si narra che allattò
Romolo e Remo. L'antro della lupa era il leggendario lupercale sul colle Palatino.
LA STORIA
attraverso calcoli, non esenti da errori, si
stabilì in modo convenzionale che Roma
venne fondata il 21 aprile del 753 a.C.
Sembra, da recenti savi, che il primo colle
abitato sia stato il Campidoglio:
vi sono tracce di insediamenti risalenti
all’età del bronzo (1400 a.C.).

Mentre sul Palatino era presente una
fortificazione quadrata risalente all’VIII
secolo a.C. (quella attribuita a Romolo)

Fondamentale è stata:
• la posizione strategica dei due colli
rispetto al Tevere,
• il guado presso l’isola Tiberina
• il NODO VIARIO (incrocio di percorsi di
terra battuta) che si era formato
naturalmente fin dall’età del bronzo
SALARIA
                    VIA DEL SALE



                                                                                GABINA
                                                                             PRENESTINA




   VEIENTANA                                                     LABICANA
        VEIO
                                                        Labicum (Monte Compatri)
                                                   esisteva come sentiero sin dai tempi preistorici




   CASSIA


   AURELIA


                                   LAURENTINA            ARDEATINA
   PORTUENSE        OSTIENSE         LAURENTIUM                ARDEA




Percorsi di collegamento da nord a sud del Tevere, battuti fin dall’età del bronzo
I romani lastricano e utilizzano i vecchi percorsi e ne realizzano di nuovi,
                    costruendo una efficiente rete stradale




La mappa della rete stradale si trovava nel foro della capitale, incisa nel marmo.
   Chi ne aveva bisogno poteva farsi fare una copia del tratto che gli serviva
Per i primi due secoli (dal 753 al 509) Roma fu governata da sette re:
• Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio di origine latina
• Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo di origine etrusca
  e grazie all’egemonia etrusca Roma assorbì gran parte della loro civiltà.

Dal Campidoglio e dal colle Palatino Roma si estese ben presto ai sei colli
più vicini:
• Aventino, Esquilino, Celio, Quirinale e ViminaIe
ROMA NELL’ANNO DELLA SUA FONDAZIONE septimontium
Durante la Monarchia tutto il potere era
                             • del re
                             • del Senato un'assemblea formata di soli nobili
                               detti «patrizi» discendenti dalle più antiche
                               famiglie che si riunivano nella Curia
                             Il resto della popolazione comprendeva
                             • i plebei, anch' essi cittadini liberi, ma privi di
                             ogni potere politico
                             • gli schiavi, ai quali era negato qualsiasi diritto.

La Curia Iulia Foro Romano   Con la cacciata di Tarquinio il Superbo, nel
                             509 a.c., si instaura a Roma la Repubblica, che
                             durerà fino all'avvento dell'impero, con Augusto,
                             nel 27 a.c.

                             Durante la Repubblica il governo era affidato ai
                             «magistrati», sempre patrizi.
                             Nel 494 a.c.i plebei, dopo la Secessio plebis,
                             ebbero i loro rappresentanti nei tribuni della
                             plebe
Augusto (27 a. C. -14 d. C.) I riuscì a riportare la pace in tutto il territorio, ormai di notevoli
dimensioni, sottoposto al dominio di Roma. Dopo di lui, fino alla fine del II secolo, l'impero -il
 più grande che l'Occidente abbia mai avuto -ebbe un periodo di relativa tranquillità, guidato
                        spesso da imperatori equilibrati e intelligenti.

                   Rete di strade a Roma durante l’Impero di Traiano
I Romani consideravano l’arte priva di finalità pratica

                     Le arti e i pensieri filosofici erano ritenuti dai Romani
                     perdite di tempo:
                     essendo alle origini rozzi soldati esse portavano al
                     rilassamento dei costumi e all'abbandono delle
                     tradizioni tramandate dagli antenati

                     gli oggetti d'uso, fino all’età repubblicana erano
                     costituiti da materiali poveri e caratterizzati da una
                     modesta fattura

                     la conquista della Magna Grecia e in seguito di
                     Siracusa portò Roma a diretto contatto con l'arte
    Mater Matuta     classica ed ellenistica.

La grande affluenza di opere d'arte in Roma e il contatto con popoli
diversissimi furono alle origini del fenomeno del collezionismo eclettico.
Cicerone, avvocato, letterato e grande collezionista, in occasione delle
   sue arringhe contro Verre (accusato di furto di opere d’arte mentre era
     propretore della Sicilia) disse di Policleto di Argo: «Chi era mai?”
• Sèneca il filosofo definì gli artisti «dispensatori di lusso»
• Prudènzio, Il poeta latino cristiano, affermò che tre erano i mali di
  Roma: il paganesimo, la letteratura e le arti figurative.




L'arte romana si manifestò soprattutto nelle forme che rientravano nelle
regole della tradizione:
• nel ritratto, che trasmetteva realisticamente alle generazioni future le
  fattezze degli antenati ;
• nelle grandi opere pubbliche realizzate per l'utilità comune e dello
  Stato;
• nei rilievi e nelle architetture onorarie che avevano la funzione di
  celebrare un evento o un personaggio
A Roma non viene mai menzionato il nome di un artista perché:
• prevalevano l'interesse e l’utilità dello Stato
• tutti gli artisti erano anonimi schiavi
Le opere quindi vengono ricordate con il nome del console sotto
cui sono state eseguite, o con quello dell'imperatore che ne promosse
la realizzazione o a cui furono dedicate. È così, ad esempio, che
parliamo di Acquedotto Claudio, Arco di Tito, Anfiteatro Flavio,
Basilica di Massenzio, Terme di Caracalla.




                            del magistrato che l’aveva fatta costruire
I Romani utilizzarono potenti macchine da cantiere
        la gru Rilievo della tomba degli Hatèrii.




 L'architettura greca basa le proprie tecniche costruttive sul
   sistema trilitico un architrave appoggiato su due piedritti
Romani sostituiscono il sistema trilitico con l’arco e la volta
Chiave di volta                   L’ARCO   • piedritti o pilastri sostegni verticali
                                              • conci insieme di elementi di pietra
estradosso                                    sagomata o di mattoni che
                                              compongono l’arco
                                              • chiave di volta è il concio centrale
                             freccia          posto nella parte più elevata dell'arco
                 intradoss                    (concio di chiave)
                      o                       • piano di imposta il piano orizzontale
                                              da cui si comincia a costruire
                              luce
                                              • intradosso ( o sesto) e estradosso:
             concio                           le linee curve che in basso e in alto
                                              delimitano l’arco
                                              • giunti raccordi di malta tra i conci
                      piedritti               • luce distanza tra i piedritti
                                              • freccia distanza tra il concio di
                                              chiave e il piano d’imposta

 constatata la formidabile resistenza, gli archi e le volte divennero gli elementi
                costruttivi fondamentali dell’architettura romana
le linee radiali che separano
i conci si dicono giunti che
vengono indirizzati a un
                                • Durante le fasi di realizzazione dell’arco c’è
unico ipotetico centro
                                bisogno di una struttura in grado di
                                sostenerlo: la centina o armatura
                                • Dopo la posa in opera del concio di chiave,
                                e quando la malta dei giunti è asciutta, si
                                procede al disarmo
regola del parallelogramma: la
                                             risultante di due forze applicate
                                             è data dalla diagonale del
                                             parallelogramma formato dai
                                             due vettori

                                             Nell’arco, grazie alla forma
                                             dei conci trapezoidali, questa
                                             regola        si         applica
                                             naturalmente, infatti il peso
                                             di ogni concio, a partire dal
                                             concio di chiave, si somma
Forza dell’arco della volta e della cupola   con il peso del muro
                                             sostenuto dall’arco, fino a
                                             scaricarlo sui piedritti

Questa regola fa dell’arco una struttura resistente quanto il muro pieno
        e contemporaneamente permette passaggi e aperture
L'arco a tutto sesto (sesto è l'antico nome del compasso), detto anche a
        pieno centro, forma un semicerchio ed è la tipologia più semplice di arco con il
        centro verso il quale convergono i giunti, sulla linea d'imposta

   L'arco venne utilizzato dagli architetti romani per marcare significativamente il ritmo degli edifici




Tipi di archi
le volte coprono superfici maggiori rispetto agli archi
Le volte più comunemente impiegate dai Romani furono: volta a botte, a vela,
anulare, inoltre, fecero largo uso delle cupole per coprire spazi circolari
TECNICHE COSTRUTTIVE
le volte e gli archi spingono i propri sostegni verticali verso l'esterno, indebolendo i
piedritti, quindi è necessario opporre una forte resistenza a questa spinta per questo
motivo i Romani aumentano lo spessore delle murature.

I Romani mescolavano ghiaia, sabbia, residui di
laterizio e pietrame con la malta si otteneva
l’opus caementiciun o calcestruzzo che dopo
l’essiccazione diventava un blocco resistente
come la pietra.
Il calcestruzzo costituiva il riempimento dello
spazio interposto fra due paramenti murari
(muratura a sacco)
I due paramenti murari, riempiti di opus caementicium, erano rifiniti
Per le rifiniture i Romani svilupparono particolari tecniche murarie:

            opus incertum pietre di varie dimensioni disposte casualmente

            opus quadratum pietre tagliate a parallelepipedo disposte a 45°

                                      I
            opus reticulatum pietre a base quadrata disposte in diagonale


            opus spicatum      a spiga o a spina di pesce: i mattoni sono inclinati a 45°


            opus mixtum      opera mista: pietre e mattoni



            opus testaceum o latericium, di mattoni cotti

            malta idraulica o cocciopesto malta cementizia e laterizio, per un
                                                 intonaco impermeabile
Viabilità Extraurbana


Inizialmente i romani creano un sistema di strade territoriali che tendono a ricalcare e ricucire
percorsi preesistenti, ma alla fine del IV sec. inizia la costruzione di strade nuove che puntano
verso i nuovi comprensori di conquista fino a raggiungere i confini estremi dell’Impero

Le vie consolari (viae publicae o militares) o pretoriae nascono come strade militari ma diventano
presto i supporti della vita amministrativa e commerciale. Il loro tracciato rispecchia l’esigenza di
congiungere nel modo più rapido due poli di grande importanza territoriale.

L’obiettivo di accorciare le distanze giustifica i grandi rettifili come quello della Via Appia, che
richiedono imponenti opere d’ingegneria come viadotti, ponti, gallerie
antiche strade romane
                        Le vie sono percorse regolarmente dal trasporto
                        pubblico CURSUS per il quale sono predisposte le
                        MUTATIONES dove si cambiano i cavalli, e le
                        MANSIONES luoghi di ristoro, dove si pernotta,
                        distanziate diversamente in rapporto alla difficoltà
                        del tratto servito, e localizzate di preferenza presso
                        punti critici come valichi
Lungo i tratti suburbani si allineano i sepolcri, in particolare presso i crocevia,
 sorgono edicole dedicate alle divinità protettrici della Strada LARES VIALES

I punti di partenza: a Roma il MILIARIUM AUREUM
E i punti di arrivo di arrivo di una strada sono tra i preferiti per la costruzione di un
     monumento: a Brindisi le colonne terminali dell’Appia

MILIARIUM AUREUM: la colonna marmorea rivestita di bronzo, posta presso l’umbilicus
Urbis vero centro della città di Roma (omphalos greco), era considerata il punto di partenza di
tutte le antiche strade. Tutte le distanze nell'Impero romano venivano misurate rispetto a
questo punto. La colonna recava incise sulla superficie cilindrica, a lettere dorate, le distanze
tra Roma e le principali città dell'Impero
VIABILITÀ URBANA
La città quadrata o quadripartita nasce dall’accampamento romano: il CASTRUM
                                        dall
l’incrocio del CARDINE e del DECUMANO massimi, costituisce il polo urbano
Il decumano est-ovest, è la più importante sia perché vi confluisce un numero maggiore di traverse
sia perché vi si localizzano le principali attività: in prossimità delle porte sono concentrate
attrezzature e funzioni connesse con gli ITINERA, dogana, alberghi, posti di ristoro,
abbeveratoi, scuderie; nei tratti intermedi si addensano le attività commerciali; nella parte
centrale, che a volte svolge funzioni di Foro, prevalgono le attività civili, politiche e
amministrative.




Le strade urbane sono provviste di marciapiedi CREPIDINES ampi e alti per garantire il passaggio
anche quando la carreggiata è invasa dalle acque con blocchi di pietra per l’attraversamento
della strada durante le grandi piogge, disposti in modo da non impedire il normale passo dei carri.
I portici lungo le vie sono frequenti, e di norma corrispondono a serie di botteghe.
Molto vario è l’arredamento stradale fisso. Le fontane, sbocchi terminali degli acquedotti pubblici,
sono disseminate un po’ dovunque, con maggior frequenza agli incroci, dove si trovano anche are,
cappelle, dipinti murali dedicati a varie divinità, e monumenti celebrativi di cittadini benemeriti.

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Roma 1 le origini

  • 1. Roma dalle origini all’impero PROF.SSA MAGRI CINZIA
  • 2. LA LEGGENDA LA LEGGENDA di Roma, tramandataci dagli scritti di Tito Livio e di Virgilio, univa le origini latine alla discendenza greca e celebravano la glorificazione degli antenati dei Romani, di Augusto e della Gens Julia Enea, figlio di Venere, fugge da Troia, con il padre Anchise e il figlioletto Ascanio, la moglie Creusa, figlia del re Priamo, muore nell'incendio della città Enea approda nel Lazio nel territorio di Laurentium (Pratica di Mare). Qui incontra i popoli autoctoni Latini, si scontra in duello e uccide Turno, re dei Rutuli, per la mano di Lavinia. Enea fonda la città di Lavinium, in onore della moglie. In seguito il figlio di Enea, Ascanio, fonda un’altra città di nome Alba Longa secondo Tito Livio trenta anni dopo la fondazione di Lavinio sulla quale regnarono i suoi discendenti per numerose generazioni dal XII all'VIII sec. a.C quando divenne re Amulio, che aveva usurpato il trono al fratello Numitore
  • 3. “Dopo aver estromesso il fratello, Amulio inizia il suo regno. Egli commise un crimine dietro l'altro. I figli maschi del fratello li fece uccidere….. (Tito Livio Ab Urbe Condita) Amulio costrinse, infine, l'unica figlia femmina del fratello, Rea Silvia, a diventare vestale e a fare quindi voto di castità, Tuttavia il dio Marte s'invaghì di lei e dopo averla posseduta con la forza in un bosco sacro, la rese madre dei gemelli Romolo e Remo Rea Silvia fu mandata a morte, Il fiume Aniene, dove il corpo fu gettato, ne ebbe pietà e la resuscitò. I due gemelli, in una cesta. furono affidati alla corrente nella parte più alta del fiume La cesta con i gemelli si arenò sulla riva, presso la palude del Velabro tra Palatino e Campidoglio in un luogo chiamato Cermalus Il pastore Faustolo trovò i gemelli e decise di crescerli come suoi figli insieme alla moglie Acca Larenzia
  • 4. LUPA CAPITOLINA bronzo, custodito ai Musei Capitolini, si narra che allattò Romolo e Remo. L'antro della lupa era il leggendario lupercale sul colle Palatino.
  • 5. LA STORIA attraverso calcoli, non esenti da errori, si stabilì in modo convenzionale che Roma venne fondata il 21 aprile del 753 a.C. Sembra, da recenti savi, che il primo colle abitato sia stato il Campidoglio: vi sono tracce di insediamenti risalenti all’età del bronzo (1400 a.C.). Mentre sul Palatino era presente una fortificazione quadrata risalente all’VIII secolo a.C. (quella attribuita a Romolo) Fondamentale è stata: • la posizione strategica dei due colli rispetto al Tevere, • il guado presso l’isola Tiberina • il NODO VIARIO (incrocio di percorsi di terra battuta) che si era formato naturalmente fin dall’età del bronzo
  • 6. SALARIA VIA DEL SALE GABINA PRENESTINA VEIENTANA LABICANA VEIO Labicum (Monte Compatri) esisteva come sentiero sin dai tempi preistorici CASSIA AURELIA LAURENTINA ARDEATINA PORTUENSE OSTIENSE LAURENTIUM ARDEA Percorsi di collegamento da nord a sud del Tevere, battuti fin dall’età del bronzo
  • 7. I romani lastricano e utilizzano i vecchi percorsi e ne realizzano di nuovi, costruendo una efficiente rete stradale La mappa della rete stradale si trovava nel foro della capitale, incisa nel marmo. Chi ne aveva bisogno poteva farsi fare una copia del tratto che gli serviva
  • 8. Per i primi due secoli (dal 753 al 509) Roma fu governata da sette re: • Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio di origine latina • Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo di origine etrusca e grazie all’egemonia etrusca Roma assorbì gran parte della loro civiltà. Dal Campidoglio e dal colle Palatino Roma si estese ben presto ai sei colli più vicini: • Aventino, Esquilino, Celio, Quirinale e ViminaIe
  • 9. ROMA NELL’ANNO DELLA SUA FONDAZIONE septimontium
  • 10. Durante la Monarchia tutto il potere era • del re • del Senato un'assemblea formata di soli nobili detti «patrizi» discendenti dalle più antiche famiglie che si riunivano nella Curia Il resto della popolazione comprendeva • i plebei, anch' essi cittadini liberi, ma privi di ogni potere politico • gli schiavi, ai quali era negato qualsiasi diritto. La Curia Iulia Foro Romano Con la cacciata di Tarquinio il Superbo, nel 509 a.c., si instaura a Roma la Repubblica, che durerà fino all'avvento dell'impero, con Augusto, nel 27 a.c. Durante la Repubblica il governo era affidato ai «magistrati», sempre patrizi. Nel 494 a.c.i plebei, dopo la Secessio plebis, ebbero i loro rappresentanti nei tribuni della plebe
  • 11. Augusto (27 a. C. -14 d. C.) I riuscì a riportare la pace in tutto il territorio, ormai di notevoli dimensioni, sottoposto al dominio di Roma. Dopo di lui, fino alla fine del II secolo, l'impero -il più grande che l'Occidente abbia mai avuto -ebbe un periodo di relativa tranquillità, guidato spesso da imperatori equilibrati e intelligenti. Rete di strade a Roma durante l’Impero di Traiano
  • 12. I Romani consideravano l’arte priva di finalità pratica Le arti e i pensieri filosofici erano ritenuti dai Romani perdite di tempo: essendo alle origini rozzi soldati esse portavano al rilassamento dei costumi e all'abbandono delle tradizioni tramandate dagli antenati gli oggetti d'uso, fino all’età repubblicana erano costituiti da materiali poveri e caratterizzati da una modesta fattura la conquista della Magna Grecia e in seguito di Siracusa portò Roma a diretto contatto con l'arte Mater Matuta classica ed ellenistica. La grande affluenza di opere d'arte in Roma e il contatto con popoli diversissimi furono alle origini del fenomeno del collezionismo eclettico.
  • 13. Cicerone, avvocato, letterato e grande collezionista, in occasione delle sue arringhe contro Verre (accusato di furto di opere d’arte mentre era propretore della Sicilia) disse di Policleto di Argo: «Chi era mai?” • Sèneca il filosofo definì gli artisti «dispensatori di lusso» • Prudènzio, Il poeta latino cristiano, affermò che tre erano i mali di Roma: il paganesimo, la letteratura e le arti figurative. L'arte romana si manifestò soprattutto nelle forme che rientravano nelle regole della tradizione: • nel ritratto, che trasmetteva realisticamente alle generazioni future le fattezze degli antenati ; • nelle grandi opere pubbliche realizzate per l'utilità comune e dello Stato; • nei rilievi e nelle architetture onorarie che avevano la funzione di celebrare un evento o un personaggio
  • 14. A Roma non viene mai menzionato il nome di un artista perché: • prevalevano l'interesse e l’utilità dello Stato • tutti gli artisti erano anonimi schiavi Le opere quindi vengono ricordate con il nome del console sotto cui sono state eseguite, o con quello dell'imperatore che ne promosse la realizzazione o a cui furono dedicate. È così, ad esempio, che parliamo di Acquedotto Claudio, Arco di Tito, Anfiteatro Flavio, Basilica di Massenzio, Terme di Caracalla. del magistrato che l’aveva fatta costruire
  • 15. I Romani utilizzarono potenti macchine da cantiere la gru Rilievo della tomba degli Hatèrii. L'architettura greca basa le proprie tecniche costruttive sul sistema trilitico un architrave appoggiato su due piedritti Romani sostituiscono il sistema trilitico con l’arco e la volta
  • 16. Chiave di volta L’ARCO • piedritti o pilastri sostegni verticali • conci insieme di elementi di pietra estradosso sagomata o di mattoni che compongono l’arco • chiave di volta è il concio centrale freccia posto nella parte più elevata dell'arco intradoss (concio di chiave) o • piano di imposta il piano orizzontale da cui si comincia a costruire luce • intradosso ( o sesto) e estradosso: concio le linee curve che in basso e in alto delimitano l’arco • giunti raccordi di malta tra i conci piedritti • luce distanza tra i piedritti • freccia distanza tra il concio di chiave e il piano d’imposta constatata la formidabile resistenza, gli archi e le volte divennero gli elementi costruttivi fondamentali dell’architettura romana
  • 17. le linee radiali che separano i conci si dicono giunti che vengono indirizzati a un • Durante le fasi di realizzazione dell’arco c’è unico ipotetico centro bisogno di una struttura in grado di sostenerlo: la centina o armatura • Dopo la posa in opera del concio di chiave, e quando la malta dei giunti è asciutta, si procede al disarmo
  • 18. regola del parallelogramma: la risultante di due forze applicate è data dalla diagonale del parallelogramma formato dai due vettori Nell’arco, grazie alla forma dei conci trapezoidali, questa regola si applica naturalmente, infatti il peso di ogni concio, a partire dal concio di chiave, si somma Forza dell’arco della volta e della cupola con il peso del muro sostenuto dall’arco, fino a scaricarlo sui piedritti Questa regola fa dell’arco una struttura resistente quanto il muro pieno e contemporaneamente permette passaggi e aperture
  • 19. L'arco a tutto sesto (sesto è l'antico nome del compasso), detto anche a pieno centro, forma un semicerchio ed è la tipologia più semplice di arco con il centro verso il quale convergono i giunti, sulla linea d'imposta L'arco venne utilizzato dagli architetti romani per marcare significativamente il ritmo degli edifici Tipi di archi
  • 20. le volte coprono superfici maggiori rispetto agli archi Le volte più comunemente impiegate dai Romani furono: volta a botte, a vela, anulare, inoltre, fecero largo uso delle cupole per coprire spazi circolari
  • 21. TECNICHE COSTRUTTIVE le volte e gli archi spingono i propri sostegni verticali verso l'esterno, indebolendo i piedritti, quindi è necessario opporre una forte resistenza a questa spinta per questo motivo i Romani aumentano lo spessore delle murature. I Romani mescolavano ghiaia, sabbia, residui di laterizio e pietrame con la malta si otteneva l’opus caementiciun o calcestruzzo che dopo l’essiccazione diventava un blocco resistente come la pietra. Il calcestruzzo costituiva il riempimento dello spazio interposto fra due paramenti murari (muratura a sacco)
  • 22. I due paramenti murari, riempiti di opus caementicium, erano rifiniti Per le rifiniture i Romani svilupparono particolari tecniche murarie: opus incertum pietre di varie dimensioni disposte casualmente opus quadratum pietre tagliate a parallelepipedo disposte a 45° I opus reticulatum pietre a base quadrata disposte in diagonale opus spicatum a spiga o a spina di pesce: i mattoni sono inclinati a 45° opus mixtum opera mista: pietre e mattoni opus testaceum o latericium, di mattoni cotti malta idraulica o cocciopesto malta cementizia e laterizio, per un intonaco impermeabile
  • 23. Viabilità Extraurbana Inizialmente i romani creano un sistema di strade territoriali che tendono a ricalcare e ricucire percorsi preesistenti, ma alla fine del IV sec. inizia la costruzione di strade nuove che puntano verso i nuovi comprensori di conquista fino a raggiungere i confini estremi dell’Impero Le vie consolari (viae publicae o militares) o pretoriae nascono come strade militari ma diventano presto i supporti della vita amministrativa e commerciale. Il loro tracciato rispecchia l’esigenza di congiungere nel modo più rapido due poli di grande importanza territoriale. L’obiettivo di accorciare le distanze giustifica i grandi rettifili come quello della Via Appia, che richiedono imponenti opere d’ingegneria come viadotti, ponti, gallerie
  • 24. antiche strade romane Le vie sono percorse regolarmente dal trasporto pubblico CURSUS per il quale sono predisposte le MUTATIONES dove si cambiano i cavalli, e le MANSIONES luoghi di ristoro, dove si pernotta, distanziate diversamente in rapporto alla difficoltà del tratto servito, e localizzate di preferenza presso punti critici come valichi
  • 25. Lungo i tratti suburbani si allineano i sepolcri, in particolare presso i crocevia, sorgono edicole dedicate alle divinità protettrici della Strada LARES VIALES I punti di partenza: a Roma il MILIARIUM AUREUM E i punti di arrivo di arrivo di una strada sono tra i preferiti per la costruzione di un monumento: a Brindisi le colonne terminali dell’Appia MILIARIUM AUREUM: la colonna marmorea rivestita di bronzo, posta presso l’umbilicus Urbis vero centro della città di Roma (omphalos greco), era considerata il punto di partenza di tutte le antiche strade. Tutte le distanze nell'Impero romano venivano misurate rispetto a questo punto. La colonna recava incise sulla superficie cilindrica, a lettere dorate, le distanze tra Roma e le principali città dell'Impero
  • 26. VIABILITÀ URBANA La città quadrata o quadripartita nasce dall’accampamento romano: il CASTRUM dall l’incrocio del CARDINE e del DECUMANO massimi, costituisce il polo urbano Il decumano est-ovest, è la più importante sia perché vi confluisce un numero maggiore di traverse sia perché vi si localizzano le principali attività: in prossimità delle porte sono concentrate attrezzature e funzioni connesse con gli ITINERA, dogana, alberghi, posti di ristoro, abbeveratoi, scuderie; nei tratti intermedi si addensano le attività commerciali; nella parte centrale, che a volte svolge funzioni di Foro, prevalgono le attività civili, politiche e amministrative. Le strade urbane sono provviste di marciapiedi CREPIDINES ampi e alti per garantire il passaggio anche quando la carreggiata è invasa dalle acque con blocchi di pietra per l’attraversamento della strada durante le grandi piogge, disposti in modo da non impedire il normale passo dei carri. I portici lungo le vie sono frequenti, e di norma corrispondono a serie di botteghe. Molto vario è l’arredamento stradale fisso. Le fontane, sbocchi terminali degli acquedotti pubblici, sono disseminate un po’ dovunque, con maggior frequenza agli incroci, dove si trovano anche are, cappelle, dipinti murali dedicati a varie divinità, e monumenti celebrativi di cittadini benemeriti.