2. LA LEGGENDA LA LEGGENDA di Roma, tramandataci dagli scritti di
Tito Livio e di Virgilio, univa le origini latine alla
discendenza greca e celebravano la glorificazione
degli antenati dei Romani, di Augusto e della Gens
Julia
Enea, figlio di Venere, fugge da Troia, con il
padre Anchise e il figlioletto Ascanio, la moglie
Creusa, figlia del re Priamo, muore nell'incendio
della città
Enea approda nel Lazio nel territorio di Laurentium
(Pratica di Mare). Qui incontra i popoli autoctoni
Latini, si scontra in duello e uccide Turno, re dei
Rutuli, per la mano di Lavinia. Enea fonda la città di
Lavinium, in onore della moglie.
In seguito il figlio di Enea, Ascanio, fonda un’altra città di nome Alba Longa
secondo Tito Livio trenta anni dopo la fondazione di Lavinio sulla quale regnarono i
suoi discendenti per numerose generazioni dal XII all'VIII sec. a.C quando divenne re
Amulio, che aveva usurpato il trono al fratello Numitore
3. “Dopo aver estromesso il fratello, Amulio inizia il suo regno. Egli commise un crimine
dietro l'altro. I figli maschi del fratello li fece uccidere….. (Tito Livio Ab Urbe Condita)
Amulio costrinse, infine, l'unica figlia femmina del
fratello, Rea Silvia, a diventare vestale e a fare quindi
voto di castità, Tuttavia il dio Marte s'invaghì di lei e
dopo averla posseduta con la forza in un bosco
sacro, la rese madre dei gemelli Romolo e Remo
Rea Silvia fu mandata a morte, Il fiume Aniene, dove
il corpo fu gettato, ne ebbe pietà e la resuscitò. I due
gemelli, in una cesta. furono affidati alla corrente nella
parte più alta del fiume
La cesta con i gemelli si arenò sulla riva, presso la
palude del Velabro tra Palatino e Campidoglio in un
luogo chiamato Cermalus
Il pastore Faustolo trovò i gemelli e decise di crescerli
come suoi figli insieme alla moglie Acca Larenzia
4. LUPA CAPITOLINA bronzo, custodito ai Musei Capitolini, si narra che allattò
Romolo e Remo. L'antro della lupa era il leggendario lupercale sul colle Palatino.
5. LA STORIA
attraverso calcoli, non esenti da errori, si
stabilì in modo convenzionale che Roma
venne fondata il 21 aprile del 753 a.C.
Sembra, da recenti savi, che il primo colle
abitato sia stato il Campidoglio:
vi sono tracce di insediamenti risalenti
all’età del bronzo (1400 a.C.).
Mentre sul Palatino era presente una
fortificazione quadrata risalente all’VIII
secolo a.C. (quella attribuita a Romolo)
Fondamentale è stata:
• la posizione strategica dei due colli
rispetto al Tevere,
• il guado presso l’isola Tiberina
• il NODO VIARIO (incrocio di percorsi di
terra battuta) che si era formato
naturalmente fin dall’età del bronzo
6. SALARIA
VIA DEL SALE
GABINA
PRENESTINA
VEIENTANA LABICANA
VEIO
Labicum (Monte Compatri)
esisteva come sentiero sin dai tempi preistorici
CASSIA
AURELIA
LAURENTINA ARDEATINA
PORTUENSE OSTIENSE LAURENTIUM ARDEA
Percorsi di collegamento da nord a sud del Tevere, battuti fin dall’età del bronzo
7. I romani lastricano e utilizzano i vecchi percorsi e ne realizzano di nuovi,
costruendo una efficiente rete stradale
La mappa della rete stradale si trovava nel foro della capitale, incisa nel marmo.
Chi ne aveva bisogno poteva farsi fare una copia del tratto che gli serviva
8. Per i primi due secoli (dal 753 al 509) Roma fu governata da sette re:
• Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio di origine latina
• Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo di origine etrusca
e grazie all’egemonia etrusca Roma assorbì gran parte della loro civiltà.
Dal Campidoglio e dal colle Palatino Roma si estese ben presto ai sei colli
più vicini:
• Aventino, Esquilino, Celio, Quirinale e ViminaIe
10. Durante la Monarchia tutto il potere era
• del re
• del Senato un'assemblea formata di soli nobili
detti «patrizi» discendenti dalle più antiche
famiglie che si riunivano nella Curia
Il resto della popolazione comprendeva
• i plebei, anch' essi cittadini liberi, ma privi di
ogni potere politico
• gli schiavi, ai quali era negato qualsiasi diritto.
La Curia Iulia Foro Romano Con la cacciata di Tarquinio il Superbo, nel
509 a.c., si instaura a Roma la Repubblica, che
durerà fino all'avvento dell'impero, con Augusto,
nel 27 a.c.
Durante la Repubblica il governo era affidato ai
«magistrati», sempre patrizi.
Nel 494 a.c.i plebei, dopo la Secessio plebis,
ebbero i loro rappresentanti nei tribuni della
plebe
11. Augusto (27 a. C. -14 d. C.) I riuscì a riportare la pace in tutto il territorio, ormai di notevoli
dimensioni, sottoposto al dominio di Roma. Dopo di lui, fino alla fine del II secolo, l'impero -il
più grande che l'Occidente abbia mai avuto -ebbe un periodo di relativa tranquillità, guidato
spesso da imperatori equilibrati e intelligenti.
Rete di strade a Roma durante l’Impero di Traiano
12. I Romani consideravano l’arte priva di finalità pratica
Le arti e i pensieri filosofici erano ritenuti dai Romani
perdite di tempo:
essendo alle origini rozzi soldati esse portavano al
rilassamento dei costumi e all'abbandono delle
tradizioni tramandate dagli antenati
gli oggetti d'uso, fino all’età repubblicana erano
costituiti da materiali poveri e caratterizzati da una
modesta fattura
la conquista della Magna Grecia e in seguito di
Siracusa portò Roma a diretto contatto con l'arte
Mater Matuta classica ed ellenistica.
La grande affluenza di opere d'arte in Roma e il contatto con popoli
diversissimi furono alle origini del fenomeno del collezionismo eclettico.
13. Cicerone, avvocato, letterato e grande collezionista, in occasione delle
sue arringhe contro Verre (accusato di furto di opere d’arte mentre era
propretore della Sicilia) disse di Policleto di Argo: «Chi era mai?”
• Sèneca il filosofo definì gli artisti «dispensatori di lusso»
• Prudènzio, Il poeta latino cristiano, affermò che tre erano i mali di
Roma: il paganesimo, la letteratura e le arti figurative.
L'arte romana si manifestò soprattutto nelle forme che rientravano nelle
regole della tradizione:
• nel ritratto, che trasmetteva realisticamente alle generazioni future le
fattezze degli antenati ;
• nelle grandi opere pubbliche realizzate per l'utilità comune e dello
Stato;
• nei rilievi e nelle architetture onorarie che avevano la funzione di
celebrare un evento o un personaggio
14. A Roma non viene mai menzionato il nome di un artista perché:
• prevalevano l'interesse e l’utilità dello Stato
• tutti gli artisti erano anonimi schiavi
Le opere quindi vengono ricordate con il nome del console sotto
cui sono state eseguite, o con quello dell'imperatore che ne promosse
la realizzazione o a cui furono dedicate. È così, ad esempio, che
parliamo di Acquedotto Claudio, Arco di Tito, Anfiteatro Flavio,
Basilica di Massenzio, Terme di Caracalla.
del magistrato che l’aveva fatta costruire
15. I Romani utilizzarono potenti macchine da cantiere
la gru Rilievo della tomba degli Hatèrii.
L'architettura greca basa le proprie tecniche costruttive sul
sistema trilitico un architrave appoggiato su due piedritti
Romani sostituiscono il sistema trilitico con l’arco e la volta
16. Chiave di volta L’ARCO • piedritti o pilastri sostegni verticali
• conci insieme di elementi di pietra
estradosso sagomata o di mattoni che
compongono l’arco
• chiave di volta è il concio centrale
freccia posto nella parte più elevata dell'arco
intradoss (concio di chiave)
o • piano di imposta il piano orizzontale
da cui si comincia a costruire
luce
• intradosso ( o sesto) e estradosso:
concio le linee curve che in basso e in alto
delimitano l’arco
• giunti raccordi di malta tra i conci
piedritti • luce distanza tra i piedritti
• freccia distanza tra il concio di
chiave e il piano d’imposta
constatata la formidabile resistenza, gli archi e le volte divennero gli elementi
costruttivi fondamentali dell’architettura romana
17. le linee radiali che separano
i conci si dicono giunti che
vengono indirizzati a un
• Durante le fasi di realizzazione dell’arco c’è
unico ipotetico centro
bisogno di una struttura in grado di
sostenerlo: la centina o armatura
• Dopo la posa in opera del concio di chiave,
e quando la malta dei giunti è asciutta, si
procede al disarmo
18. regola del parallelogramma: la
risultante di due forze applicate
è data dalla diagonale del
parallelogramma formato dai
due vettori
Nell’arco, grazie alla forma
dei conci trapezoidali, questa
regola si applica
naturalmente, infatti il peso
di ogni concio, a partire dal
concio di chiave, si somma
Forza dell’arco della volta e della cupola con il peso del muro
sostenuto dall’arco, fino a
scaricarlo sui piedritti
Questa regola fa dell’arco una struttura resistente quanto il muro pieno
e contemporaneamente permette passaggi e aperture
19. L'arco a tutto sesto (sesto è l'antico nome del compasso), detto anche a
pieno centro, forma un semicerchio ed è la tipologia più semplice di arco con il
centro verso il quale convergono i giunti, sulla linea d'imposta
L'arco venne utilizzato dagli architetti romani per marcare significativamente il ritmo degli edifici
Tipi di archi
20. le volte coprono superfici maggiori rispetto agli archi
Le volte più comunemente impiegate dai Romani furono: volta a botte, a vela,
anulare, inoltre, fecero largo uso delle cupole per coprire spazi circolari
21. TECNICHE COSTRUTTIVE
le volte e gli archi spingono i propri sostegni verticali verso l'esterno, indebolendo i
piedritti, quindi è necessario opporre una forte resistenza a questa spinta per questo
motivo i Romani aumentano lo spessore delle murature.
I Romani mescolavano ghiaia, sabbia, residui di
laterizio e pietrame con la malta si otteneva
l’opus caementiciun o calcestruzzo che dopo
l’essiccazione diventava un blocco resistente
come la pietra.
Il calcestruzzo costituiva il riempimento dello
spazio interposto fra due paramenti murari
(muratura a sacco)
22. I due paramenti murari, riempiti di opus caementicium, erano rifiniti
Per le rifiniture i Romani svilupparono particolari tecniche murarie:
opus incertum pietre di varie dimensioni disposte casualmente
opus quadratum pietre tagliate a parallelepipedo disposte a 45°
I
opus reticulatum pietre a base quadrata disposte in diagonale
opus spicatum a spiga o a spina di pesce: i mattoni sono inclinati a 45°
opus mixtum opera mista: pietre e mattoni
opus testaceum o latericium, di mattoni cotti
malta idraulica o cocciopesto malta cementizia e laterizio, per un
intonaco impermeabile
23. Viabilità Extraurbana
Inizialmente i romani creano un sistema di strade territoriali che tendono a ricalcare e ricucire
percorsi preesistenti, ma alla fine del IV sec. inizia la costruzione di strade nuove che puntano
verso i nuovi comprensori di conquista fino a raggiungere i confini estremi dell’Impero
Le vie consolari (viae publicae o militares) o pretoriae nascono come strade militari ma diventano
presto i supporti della vita amministrativa e commerciale. Il loro tracciato rispecchia l’esigenza di
congiungere nel modo più rapido due poli di grande importanza territoriale.
L’obiettivo di accorciare le distanze giustifica i grandi rettifili come quello della Via Appia, che
richiedono imponenti opere d’ingegneria come viadotti, ponti, gallerie
24. antiche strade romane
Le vie sono percorse regolarmente dal trasporto
pubblico CURSUS per il quale sono predisposte le
MUTATIONES dove si cambiano i cavalli, e le
MANSIONES luoghi di ristoro, dove si pernotta,
distanziate diversamente in rapporto alla difficoltà
del tratto servito, e localizzate di preferenza presso
punti critici come valichi
25. Lungo i tratti suburbani si allineano i sepolcri, in particolare presso i crocevia,
sorgono edicole dedicate alle divinità protettrici della Strada LARES VIALES
I punti di partenza: a Roma il MILIARIUM AUREUM
E i punti di arrivo di arrivo di una strada sono tra i preferiti per la costruzione di un
monumento: a Brindisi le colonne terminali dell’Appia
MILIARIUM AUREUM: la colonna marmorea rivestita di bronzo, posta presso l’umbilicus
Urbis vero centro della città di Roma (omphalos greco), era considerata il punto di partenza di
tutte le antiche strade. Tutte le distanze nell'Impero romano venivano misurate rispetto a
questo punto. La colonna recava incise sulla superficie cilindrica, a lettere dorate, le distanze
tra Roma e le principali città dell'Impero
26. VIABILITÀ URBANA
La città quadrata o quadripartita nasce dall’accampamento romano: il CASTRUM
dall
l’incrocio del CARDINE e del DECUMANO massimi, costituisce il polo urbano
Il decumano est-ovest, è la più importante sia perché vi confluisce un numero maggiore di traverse
sia perché vi si localizzano le principali attività: in prossimità delle porte sono concentrate
attrezzature e funzioni connesse con gli ITINERA, dogana, alberghi, posti di ristoro,
abbeveratoi, scuderie; nei tratti intermedi si addensano le attività commerciali; nella parte
centrale, che a volte svolge funzioni di Foro, prevalgono le attività civili, politiche e
amministrative.
Le strade urbane sono provviste di marciapiedi CREPIDINES ampi e alti per garantire il passaggio
anche quando la carreggiata è invasa dalle acque con blocchi di pietra per l’attraversamento
della strada durante le grandi piogge, disposti in modo da non impedire il normale passo dei carri.
I portici lungo le vie sono frequenti, e di norma corrispondono a serie di botteghe.
Molto vario è l’arredamento stradale fisso. Le fontane, sbocchi terminali degli acquedotti pubblici,
sono disseminate un po’ dovunque, con maggior frequenza agli incroci, dove si trovano anche are,
cappelle, dipinti murali dedicati a varie divinità, e monumenti celebrativi di cittadini benemeriti.