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      Didattica base per l’insegnamento dell’italiano L2 ad adulti

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                               Cremona
                           9 novembre 2011




Silvana Cantù
Apprendere una lingua seconda in età adulta
        e in condizione di migrazione



• Risorse, strategie e criticità

• Un’idea di lingua e di livelli: il Quadro Comune di
  Riferimento per le Lingue
La prospettiva della società conoscitiva
(…) Imparare è un aspetto strutturale e permanente nella
  vita degli individui e delle collettività.

 Non si può affrontare la complessità del vivere quotidiano,
  il rischio del cambiamento,la pluralità di ruoli a cui donne
  e uomini devono rispondere, la velocità dei cambiamenti
  e la molteplicità delle transizioni, senza un lavoro
  costante di riflessività e di apprendimento.

Imparare sempre per orientarsi, per scegliere i propri
  percorsi, per usare le proprie informazioni, per
  sviluppare le competenze necessarie nei diversi contesti,
  nelle diverse carriere e ruoli, nelle diverse stagioni della
  vita stessa. Per sviluppare un pensiero creativo e
  responsabile
A. Alberici (1999:9)
Il concetto di adultità

“Non si dovrebbe parlare di un’età adulta, ma di
  molte, tante quante sono state le formulazioni
    che verbalmente le diverse culture hanno
 elaborato per rispondere al loro bisogno di darsi
                  un’età adulta”.

Il concetto di adulto è caratterizzato da instabilità
               temporale e geografica

                     D. Demetrio (1990:27)
Le fasi di adultizzazione
                                   Un’ ipotesi di classificazione

• Giovani adulti                          (18-25)

• Prima adultità                          (25-40)

• Media adultità                          (40-65)

• Giovani anziani (65-75)

• Anziani o vecchi (75+)

H. Bee in A. Alberici (2002:85)
A proposito di lingua…
 “Non si può insegnare una lingua, si possono solo creare le condizioni
               perché una lingua possa essere acquisita”
                                                            Von Humboldt

• Che cosa vuol dire conoscere una lingua?
• Che cosa vuol dire insegnare una lingua?
• Che cosa vuol dire acquisire/apprendere una lingua?
• Come si realizza l’apprendimento di una lingua?
• Come definiamo gli obiettivi, verifichiamo i progressi e
valutiamo?
• Come facilitiamo e sosteniamo l’apprendimento di una
lingua?
Chi è l’apprendente?

Che cosa dovrà fare l’apprendente con la
                lingua?

Che cosa ha bisogno di imparare per usare
 efficacemente la lingua per quegli scopi?

   Qual è il contesto di apprendimento?

   Che cosa sappiamo del contesto di
           apprendimento?
dal QCER
Quadro comune europeo di riferimento per le lingue:
apprendimento, insegnamento, valutazione – Consiglio d’Europa, 2002

“Il Quadro comune europeo di riferimento fornisce una base
comune in tutta l’Europa per l’elaborazione di programmi,
linee guida curricolari, esami, libri di testo per le lingue
moderne, ecc. Descrive in modo esaustivo ciò che chi studia
una lingua deve imparare per agire in modo efficace. La
descrizione riguarda anche il contesto culturale nel quale la
lingua si situa. Inoltre il Quadro di riferimento definisce i livelli
di competenza che permettono di misurare il progresso
dell’apprendente ad ogni stadio del percorso, nella prospettiva
dell’educazione permanente”

(Consiglio d’Europa 2002:1 )
dal QCER

“l’apprendimento delle lingue deve realizzarsi
nell’arco di tutta la vita e va promosso e facilitato in
tutto il percorso educativo, dalla scuola dell’infanzia
fino all’educazione degli adulti”

“il saper apprendere può anche essere concepito
come “sapere come scoprire l’alterità o essere
disponibile a farlo” - sia che si tratti di una lingua, di
un’altra cultura, di altre persone o di nuove aree del
sapere”
“Una lingua, voglio dire la lingua materna in cui
siamo nati e abbiamo imparato a orientarci nel
mondo, non è un guanto, uno strumento usa e
                     getta.

Essa innerva la nostra vita psicologica, i nostri
    ricordi, associazioni, schemi mentali.

Essa apre le vie al con-sentire con gli altri e le
altre che la parlano ed è dunque la trama della
   nostra vita sociale e di relazione, la trama,
    invisibile e forte, dell’identità di gruppo.”

T. De Mauro, 1996
“il compito dell’educazione linguistica è profonda-
mente cambiato. Non è più visto semplicemente
come acquisire la padronanza di una o due o
anche tre lingue, ognuna isolata dall’altra, avendo
come riferimento il modello del “parlante nativo
ideale”.

Al contrario l’obiettivo è di sviluppare un
repertorio linguistico nel quale abbiano posto
tutte le abilità linguistiche”

il plurilinguismo favorisce i processi di intera-
zione, la reciprocità degli scambi, lo sviluppo di
competenze interculturali”
“con competenza plurilingue pluriculturale si
intende la capacità che una persona, come
soggetto sociale, ha di usare le lingue per
comunicare e di prendere parte a interazioni
interculturali, in quanto padroneggia, a livelli diversi,
competenze in più lingue ed esperienze in più
culture.

Questa       competenza      non consiste  nella
sovrapposizione o nella giustapposizione di
competenze distinte, ma è piuttosto una
competenza complessa o addirittura composita su
cui il parlante può basarsi”
L’uso della lingua, incluso il suo apprendimento,
     comprende le azioni compiute da persone che, in
  quanto individui e attori sociali, sviluppano una gamma
      di competenze sia generali sia, nello specifico,
                  linguistico-comunicative.


Gli individui utilizzano le proprie competenze in contesti e
   condizioni differenti e con vincoli diversi per realizzare
                     delle attività linguistiche.


  Queste implicano i processi linguistici di produrre e/o
  ricevere testi su determinati temi in domini specifici, con
    l’attivazione delle strategie che sembrano essere più
         adatte a portare a buon fine i compiti previsti.


Il controllo che gli interlocutori esercitano su queste azioni
         li porta a rafforzare e a modificare le proprie
                            competenze.
• Le competenze sono costituite dall’insieme di conoscenze, abilità e
  caratteristiche che permettono a una persona di compiere azioni.
• Le competenze generali sono quelle che non si riferiscono
  specificamente al linguaggio, ma delle quali ci si avvale per azioni di
  tutti i tipi, comprese le attività linguistiche.

  Le competenze generali consistono nel
    sapere                 (conoscenza empirica e accademica)
    saper fare             (abilità)
    saper essere           (caratteristiche individuali,
                            atteggiamenti,…)
    saper apprendere       (capacità di imparare, osservare,
                           partecipare a nuove esperienze,
                           integrare nuove conoscenze con
                           quelle esistenti,…)

      Le competenze linguistico - comunicative sono quelle che
      permettono a una persona di agire usando specificamente
       strumenti linguistici e comprendono diverse componenti:
             linguistica, sociolinguistica e pragmatica.
Domini e bisogni linguistici
I domini sono il quadro di contestualizzazione delle attività
linguistiche: rappresentano gli ambiti di esperienza, di saperi e di
socialità nei quali l’apprendente/migrante si trova a svolgere la
propria vita e a interagire comunicativamente.
Macroaree                                     Domini

accoglienza e regolarizzazione               Personale
abitazione
lavoro                                       Pubblico
salute e assistenza                          Professionale
formazione
socializzazione e tempo libero               Educativo


La scelta dei domini nei quali gli apprendenti devono essere
preparati a operare è determinante per la selezione di situazioni,
scopi, compiti, temi e testi dei materiali e delle attività di
insegnamento e di valutazione.
La competenza linguistico-comunicativa

                                                   Saper fare con la lingua
                                                   utilizzare la lingua come
 Saper fare lingua                                 strumento per agire in un
 padroneggiare le abilità                          contesto comunicativo
 linguistiche primarie e
 integrate                                                      Sapere la lingua e
                                                                saperla integrare
                                                                con altri codici
                                                                conoscere ed usare
                                                                le grammatiche
                                                                linguistiche e saper
                                                                integrare la lingua
                                                                con i linguaggi non
                                                                verbali
Contesto
comunicativo o
glottodidattico


                            La “metafora della piramide”
P.E. Balboni, 1994
Saper fare lingua
              Lo sviluppo delle abilità integrate




Fonte: Progetto MILIA
Obiettivi di apprendimento

• ITALBASE
  Abilità comunicative interpersonali di base
  (BICS: Basic Interpersonal Communication
  Skills, Cummins 1981)

• ITALSTUDIO
  Padronanza linguistica cognitivo-scolastica
 (CALP: Cognitive Academic Language
  Proficiency, Cummins 1981)

 I due percorsi richiedono tempi, attenzioni didattiche e
 impegno differenti
I livelli comuni di riferimento del
                 QCER
        A                        B                    C
   elementare               intermedio             avanzato




  A1            A2          B1         B2         C1           C2
Contatto   Sopravvivenza   Soglia   Progresso   Efficacia   Padronanza


Scala globale                           Griglia di autovalutazione
Il processo di insegnamento/apprendimento
                   Apprendente

                   attore sociale


 caratteristiche                        bisogni


 risorse/competenze                 motivazioni


    OBIETTIVI SIGNIFICATIVI   METE GLOTTODIDATTICHE


                     CURRICOLO
Italiano L2: apprendere da adulti

                Punti di attenzione


La capacità di apprendere una lingua non viene mai
meno: tempi, modalità ed esiti presentano notevoli
differenze legate al fattore età.

Le somiglianze riguardano il percorso, mutano la
rapidità e la stabilità.
... L’adulto ha …
“Per i bambini l’esperienza è qualcosa che capita loro, per gli adulti essa rappresenta chi sono”
                                                                            (M. Knowles, 1973)

     • bisogni di formazione linguistica/professionale/di
       qualificazione sociale

     • sperimentato un modello di apprendimento
     • propri stili cognitivi e di apprendimento, proprie
       strategie e canali sensoriali preferiti
     • una storia personale di apprendimento linguistico

     • conoscenze del mondo, del linguaggio, della
       comunicazione, esperienze di vita

     • un filtro affettivo particolarmente sensibile
... L’adulto ha …

• maggiore necessità di una riflessione consapevole
  ed esplicita sulla realtà formale della comunicazione

• bisogno di misurare continuamente il percorso
  effettuato, di individuare con chiarezza la
  successione degli obiettivi

• la capacità di strutturare in modo razionale e
  intenzionale le conoscenze e di contestualizzare gli
  apprendimenti poiché possiede strutture
  metacognitive acquisite
… L’adulto non è disponibile a mettere
      continuamente in discussione …

• il proprio status di adulto
• l’architettura delle sue conoscenze, il proprio modo di
  valutare le esperienze

L’insegnamento può avere successo solo se è lo stesso
apprendente a decidere di voler modificare la sua realtà
conoscitiva e sociale

Alla base della relazione insegnante/allievo vi è un
“contratto psicologico” tra due adulti che assumono le
funzioni complementari di insegnante-facilitatore e di
allievo-autonomo (approccio andragogico)
Il ruolo del docente fra teoria e prassi
“In una metodologia comunicativa l’insegnante ha due ruoli principali. Il
primo consiste nel facilitare i processi comunicativi tra tutti partecipanti
della classe e tra i partecipanti, le varie attività e i testi proposti. Il
secondo ruolo consiste nel fungere da partecipante interdipendente
all’interno del gruppo di apprendimento-insegnamento. […]

Questi ruoli implicano un insieme di ruoli secondari: innanzitutto
l’insegnante è un organizzatore delle risorse a disposizione ed una
risorsa egli stesso. In secondo luogo è una guida nelle procedure ed
attività della classe. In questo ruolo, l’insegnante cerca di rendere
chiaro agli allievi ciò che essi devono fare per poter svolgere specifiche
attività o compiti. Questo ruolo di guida è sempre necessario e non è
predicibile. Per questo motivo l’insegnante deve condividerlo con altri
discenti”
Breen e Candlin, 1980
Il profilo dell’apprendente

• Dati anagrafici: generalità, data di arrivo in Italia,….
• Livello di scolarizzazione
• Repertorio linguistico
• Attività lavorativa nel paese d’origine
• Lavoro in Italia
• Situazione familiare/socio-affettiva
• Occasioni d’uso dell’italiano
• Progetti di vita
• Progetti lavorativi futuri
• Aspirazioni/interessi
• Bisogni formativi dichiarati, aspettative
Frammenti di storie
Mia madre mi ha insegnato
di tenere gli occhi bassi
per rispettare gli anziani.
Il mio maestro mi ha insegnato
di ascoltare prima
per non parlare di niente.
La mia terra mi ha insegnato
di dare senza fare rumore.(…)
Quando parlo con l’amica dai capelli argentei
lei mi insegna tutta indignata
“Guardami negli occhi mentre parli”
Sono arrossita di doppia vergogna.(…)
Madrelingua
In quale lingua ti devo parlare?
La sera quando finisce il giorno,
e la tua testa sotto il peso dei sogni mi cade tra le braccia,
ecco che dal cuore rifiorisce sulla bocca una ninna nanna
nella mia vecchia lingua.
(…) Ma allora qual è la mia appartenenza?
Continuo ad essere straniera in questo paese?
Mi sono ambientata e adattata a vivere qui-
non fa parte di questa decisione anche la parola?
In quale lingua ti devo parlare?
Tutti i giorni per strada saluto il vicino
in questa nuova lingua,
il pane lo porto a casa in tedesco;
…e tu sei nato qui!
Non è questa una cosa importante per l’anima?
In quale lingua ti devo parlare?
(…) Quale delle due lingue sarà la tua?
………….
Guadalupe Bedregal-Zaefferer, in L’Europa delle culture, Fondazione ISMU,1996
Amore bilingue

“Pensava al sole,ed ecco che, nella sua
doppia lingua,subito il suo nome e quello della luna
si invertono, dal femminile al maschile.
 (…)…La bilingua?è la mia fortuna,
il mio gergo personale, ma anche
la mia bella capacità di dimenticare.
(…) Una parola: subito due:
subito un racconto.
Nel momento in cui ti parlo
nella tua lingua,
io divento te senza esserlo,
poichè mi cancello nelle tue tracce.
Bilingue, sono ormai
libero di esserlo
Totalmente, per mio conto”.

Abdelkébir Khatibi, in L’Europa delle culture,Fondazione ISMU,1996
Fondazione Ismu
Settore Educazione
  Via Galvani 16, Milano


   www.ismu.org


    Silvana Cantù
   s.cantu@ismu.org

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  • 1. Vivere in Italia. L’italiano per il lavoro e la cittadinanza Didattica base per l’insegnamento dell’italiano L2 ad adulti Corso per docenti/operatori/volontari Cremona 9 novembre 2011 Silvana Cantù
  • 2. Apprendere una lingua seconda in età adulta e in condizione di migrazione • Risorse, strategie e criticità • Un’idea di lingua e di livelli: il Quadro Comune di Riferimento per le Lingue
  • 3. La prospettiva della società conoscitiva (…) Imparare è un aspetto strutturale e permanente nella vita degli individui e delle collettività. Non si può affrontare la complessità del vivere quotidiano, il rischio del cambiamento,la pluralità di ruoli a cui donne e uomini devono rispondere, la velocità dei cambiamenti e la molteplicità delle transizioni, senza un lavoro costante di riflessività e di apprendimento. Imparare sempre per orientarsi, per scegliere i propri percorsi, per usare le proprie informazioni, per sviluppare le competenze necessarie nei diversi contesti, nelle diverse carriere e ruoli, nelle diverse stagioni della vita stessa. Per sviluppare un pensiero creativo e responsabile A. Alberici (1999:9)
  • 4. Il concetto di adultità “Non si dovrebbe parlare di un’età adulta, ma di molte, tante quante sono state le formulazioni che verbalmente le diverse culture hanno elaborato per rispondere al loro bisogno di darsi un’età adulta”. Il concetto di adulto è caratterizzato da instabilità temporale e geografica D. Demetrio (1990:27)
  • 5. Le fasi di adultizzazione Un’ ipotesi di classificazione • Giovani adulti (18-25) • Prima adultità (25-40) • Media adultità (40-65) • Giovani anziani (65-75) • Anziani o vecchi (75+) H. Bee in A. Alberici (2002:85)
  • 6. A proposito di lingua… “Non si può insegnare una lingua, si possono solo creare le condizioni perché una lingua possa essere acquisita” Von Humboldt • Che cosa vuol dire conoscere una lingua? • Che cosa vuol dire insegnare una lingua? • Che cosa vuol dire acquisire/apprendere una lingua? • Come si realizza l’apprendimento di una lingua? • Come definiamo gli obiettivi, verifichiamo i progressi e valutiamo? • Come facilitiamo e sosteniamo l’apprendimento di una lingua?
  • 7. Chi è l’apprendente? Che cosa dovrà fare l’apprendente con la lingua? Che cosa ha bisogno di imparare per usare efficacemente la lingua per quegli scopi? Qual è il contesto di apprendimento? Che cosa sappiamo del contesto di apprendimento?
  • 8. dal QCER Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione – Consiglio d’Europa, 2002 “Il Quadro comune europeo di riferimento fornisce una base comune in tutta l’Europa per l’elaborazione di programmi, linee guida curricolari, esami, libri di testo per le lingue moderne, ecc. Descrive in modo esaustivo ciò che chi studia una lingua deve imparare per agire in modo efficace. La descrizione riguarda anche il contesto culturale nel quale la lingua si situa. Inoltre il Quadro di riferimento definisce i livelli di competenza che permettono di misurare il progresso dell’apprendente ad ogni stadio del percorso, nella prospettiva dell’educazione permanente” (Consiglio d’Europa 2002:1 )
  • 9. dal QCER “l’apprendimento delle lingue deve realizzarsi nell’arco di tutta la vita e va promosso e facilitato in tutto il percorso educativo, dalla scuola dell’infanzia fino all’educazione degli adulti” “il saper apprendere può anche essere concepito come “sapere come scoprire l’alterità o essere disponibile a farlo” - sia che si tratti di una lingua, di un’altra cultura, di altre persone o di nuove aree del sapere”
  • 10. “Una lingua, voglio dire la lingua materna in cui siamo nati e abbiamo imparato a orientarci nel mondo, non è un guanto, uno strumento usa e getta. Essa innerva la nostra vita psicologica, i nostri ricordi, associazioni, schemi mentali. Essa apre le vie al con-sentire con gli altri e le altre che la parlano ed è dunque la trama della nostra vita sociale e di relazione, la trama, invisibile e forte, dell’identità di gruppo.” T. De Mauro, 1996
  • 11. “il compito dell’educazione linguistica è profonda- mente cambiato. Non è più visto semplicemente come acquisire la padronanza di una o due o anche tre lingue, ognuna isolata dall’altra, avendo come riferimento il modello del “parlante nativo ideale”. Al contrario l’obiettivo è di sviluppare un repertorio linguistico nel quale abbiano posto tutte le abilità linguistiche” il plurilinguismo favorisce i processi di intera- zione, la reciprocità degli scambi, lo sviluppo di competenze interculturali”
  • 12. “con competenza plurilingue pluriculturale si intende la capacità che una persona, come soggetto sociale, ha di usare le lingue per comunicare e di prendere parte a interazioni interculturali, in quanto padroneggia, a livelli diversi, competenze in più lingue ed esperienze in più culture. Questa competenza non consiste nella sovrapposizione o nella giustapposizione di competenze distinte, ma è piuttosto una competenza complessa o addirittura composita su cui il parlante può basarsi”
  • 13. L’uso della lingua, incluso il suo apprendimento, comprende le azioni compiute da persone che, in quanto individui e attori sociali, sviluppano una gamma di competenze sia generali sia, nello specifico, linguistico-comunicative. Gli individui utilizzano le proprie competenze in contesti e condizioni differenti e con vincoli diversi per realizzare delle attività linguistiche. Queste implicano i processi linguistici di produrre e/o ricevere testi su determinati temi in domini specifici, con l’attivazione delle strategie che sembrano essere più adatte a portare a buon fine i compiti previsti. Il controllo che gli interlocutori esercitano su queste azioni li porta a rafforzare e a modificare le proprie competenze.
  • 14. • Le competenze sono costituite dall’insieme di conoscenze, abilità e caratteristiche che permettono a una persona di compiere azioni. • Le competenze generali sono quelle che non si riferiscono specificamente al linguaggio, ma delle quali ci si avvale per azioni di tutti i tipi, comprese le attività linguistiche. Le competenze generali consistono nel sapere (conoscenza empirica e accademica) saper fare (abilità) saper essere (caratteristiche individuali, atteggiamenti,…) saper apprendere (capacità di imparare, osservare, partecipare a nuove esperienze, integrare nuove conoscenze con quelle esistenti,…) Le competenze linguistico - comunicative sono quelle che permettono a una persona di agire usando specificamente strumenti linguistici e comprendono diverse componenti: linguistica, sociolinguistica e pragmatica.
  • 15. Domini e bisogni linguistici I domini sono il quadro di contestualizzazione delle attività linguistiche: rappresentano gli ambiti di esperienza, di saperi e di socialità nei quali l’apprendente/migrante si trova a svolgere la propria vita e a interagire comunicativamente. Macroaree Domini accoglienza e regolarizzazione Personale abitazione lavoro Pubblico salute e assistenza Professionale formazione socializzazione e tempo libero Educativo La scelta dei domini nei quali gli apprendenti devono essere preparati a operare è determinante per la selezione di situazioni, scopi, compiti, temi e testi dei materiali e delle attività di insegnamento e di valutazione.
  • 16. La competenza linguistico-comunicativa Saper fare con la lingua utilizzare la lingua come Saper fare lingua strumento per agire in un padroneggiare le abilità contesto comunicativo linguistiche primarie e integrate Sapere la lingua e saperla integrare con altri codici conoscere ed usare le grammatiche linguistiche e saper integrare la lingua con i linguaggi non verbali Contesto comunicativo o glottodidattico La “metafora della piramide” P.E. Balboni, 1994
  • 17. Saper fare lingua Lo sviluppo delle abilità integrate Fonte: Progetto MILIA
  • 18. Obiettivi di apprendimento • ITALBASE Abilità comunicative interpersonali di base (BICS: Basic Interpersonal Communication Skills, Cummins 1981) • ITALSTUDIO Padronanza linguistica cognitivo-scolastica (CALP: Cognitive Academic Language Proficiency, Cummins 1981) I due percorsi richiedono tempi, attenzioni didattiche e impegno differenti
  • 19. I livelli comuni di riferimento del QCER A B C elementare intermedio avanzato A1 A2 B1 B2 C1 C2 Contatto Sopravvivenza Soglia Progresso Efficacia Padronanza Scala globale Griglia di autovalutazione
  • 20. Il processo di insegnamento/apprendimento Apprendente attore sociale caratteristiche bisogni risorse/competenze motivazioni OBIETTIVI SIGNIFICATIVI METE GLOTTODIDATTICHE CURRICOLO
  • 21. Italiano L2: apprendere da adulti Punti di attenzione La capacità di apprendere una lingua non viene mai meno: tempi, modalità ed esiti presentano notevoli differenze legate al fattore età. Le somiglianze riguardano il percorso, mutano la rapidità e la stabilità.
  • 22. ... L’adulto ha … “Per i bambini l’esperienza è qualcosa che capita loro, per gli adulti essa rappresenta chi sono” (M. Knowles, 1973) • bisogni di formazione linguistica/professionale/di qualificazione sociale • sperimentato un modello di apprendimento • propri stili cognitivi e di apprendimento, proprie strategie e canali sensoriali preferiti • una storia personale di apprendimento linguistico • conoscenze del mondo, del linguaggio, della comunicazione, esperienze di vita • un filtro affettivo particolarmente sensibile
  • 23. ... L’adulto ha … • maggiore necessità di una riflessione consapevole ed esplicita sulla realtà formale della comunicazione • bisogno di misurare continuamente il percorso effettuato, di individuare con chiarezza la successione degli obiettivi • la capacità di strutturare in modo razionale e intenzionale le conoscenze e di contestualizzare gli apprendimenti poiché possiede strutture metacognitive acquisite
  • 24. … L’adulto non è disponibile a mettere continuamente in discussione … • il proprio status di adulto • l’architettura delle sue conoscenze, il proprio modo di valutare le esperienze L’insegnamento può avere successo solo se è lo stesso apprendente a decidere di voler modificare la sua realtà conoscitiva e sociale Alla base della relazione insegnante/allievo vi è un “contratto psicologico” tra due adulti che assumono le funzioni complementari di insegnante-facilitatore e di allievo-autonomo (approccio andragogico)
  • 25. Il ruolo del docente fra teoria e prassi “In una metodologia comunicativa l’insegnante ha due ruoli principali. Il primo consiste nel facilitare i processi comunicativi tra tutti partecipanti della classe e tra i partecipanti, le varie attività e i testi proposti. Il secondo ruolo consiste nel fungere da partecipante interdipendente all’interno del gruppo di apprendimento-insegnamento. […] Questi ruoli implicano un insieme di ruoli secondari: innanzitutto l’insegnante è un organizzatore delle risorse a disposizione ed una risorsa egli stesso. In secondo luogo è una guida nelle procedure ed attività della classe. In questo ruolo, l’insegnante cerca di rendere chiaro agli allievi ciò che essi devono fare per poter svolgere specifiche attività o compiti. Questo ruolo di guida è sempre necessario e non è predicibile. Per questo motivo l’insegnante deve condividerlo con altri discenti” Breen e Candlin, 1980
  • 26. Il profilo dell’apprendente • Dati anagrafici: generalità, data di arrivo in Italia,…. • Livello di scolarizzazione • Repertorio linguistico • Attività lavorativa nel paese d’origine • Lavoro in Italia • Situazione familiare/socio-affettiva • Occasioni d’uso dell’italiano • Progetti di vita • Progetti lavorativi futuri • Aspirazioni/interessi • Bisogni formativi dichiarati, aspettative
  • 28. Mia madre mi ha insegnato di tenere gli occhi bassi per rispettare gli anziani. Il mio maestro mi ha insegnato di ascoltare prima per non parlare di niente. La mia terra mi ha insegnato di dare senza fare rumore.(…) Quando parlo con l’amica dai capelli argentei lei mi insegna tutta indignata “Guardami negli occhi mentre parli” Sono arrossita di doppia vergogna.(…)
  • 29. Madrelingua In quale lingua ti devo parlare? La sera quando finisce il giorno, e la tua testa sotto il peso dei sogni mi cade tra le braccia, ecco che dal cuore rifiorisce sulla bocca una ninna nanna nella mia vecchia lingua. (…) Ma allora qual è la mia appartenenza? Continuo ad essere straniera in questo paese? Mi sono ambientata e adattata a vivere qui- non fa parte di questa decisione anche la parola? In quale lingua ti devo parlare? Tutti i giorni per strada saluto il vicino in questa nuova lingua, il pane lo porto a casa in tedesco; …e tu sei nato qui! Non è questa una cosa importante per l’anima? In quale lingua ti devo parlare? (…) Quale delle due lingue sarà la tua? …………. Guadalupe Bedregal-Zaefferer, in L’Europa delle culture, Fondazione ISMU,1996
  • 30. Amore bilingue “Pensava al sole,ed ecco che, nella sua doppia lingua,subito il suo nome e quello della luna si invertono, dal femminile al maschile. (…)…La bilingua?è la mia fortuna, il mio gergo personale, ma anche la mia bella capacità di dimenticare. (…) Una parola: subito due: subito un racconto. Nel momento in cui ti parlo nella tua lingua, io divento te senza esserlo, poichè mi cancello nelle tue tracce. Bilingue, sono ormai libero di esserlo Totalmente, per mio conto”. Abdelkébir Khatibi, in L’Europa delle culture,Fondazione ISMU,1996
  • 31. Fondazione Ismu Settore Educazione Via Galvani 16, Milano www.ismu.org Silvana Cantù s.cantu@ismu.org