Mediaset vivendi, bolloré va all’offensiva - il foglio
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L’OPA OSTILE DI FRANCIA
Bolloré va all’offensiva su Mediaset per
testare le scarse difese italiane
Il patron di Vivendi arriva al 12,3 per cento e mette in luce una nuova geografia
dell’establishment italiano
di Alberto Brambilla
brambilla@ilfoglio.it
13 Dicembre 2016 alle 20:39
Bolloré di lotta e referendum. Vincent diviso tra cuore e ragione
L’espansionismo transalpino è a bagnomaria. Cosa serve per uscire dallo stallo. Parla Tarak
Ben Ammar, produttore che in Italia cura numerosi affari diretti e per conto di Bollò
Roma. Palazzo Chigi è scoperto mentre l’inquilino dell’Eliseo François Hollande sta facendo le
valigie. Sembra una situazione alla pari. Eppure di “reciproco” i rapporti bilaterali italo-
francesi hanno sempre avuto ben poco e da tempo. Gli investimenti diretti francesi in Italia
contano per un quinto del totale, quelli italiani in Francia sono una frazione. Ed è in questi
giorni di trambusto politico che si prepara un’offensiva ostile. Il governo di Matteo Renzi,
sconfitto al referendum costituzionale, è stato sostituito da quello transitorio-fotocopia
guidato da Paolo Gentiloni. Vincent Bolloré è discendente di una dinastia imprenditoriale
sopravvissuta con profitto a tre guerre e 35 governi francesi e sta saggiando le residue
capacità di difesa tricolori: s’intravede la fine di quel quadro impressionista che da tempo sta
dipingendo in Italia.
L’ultima pennellata ha il colore della minaccia. La sua Vivendi ha rastrellato il 3 per cento
delle azioni di Mediaset dandone annuncio lunedì a poche ore dall’insediamento del governo
Gentiloni e martedì ha comunicato – sempre a mercati chiusi – di aver raggiunto il 12,3 per
cento del capitale, con l’intenzione di salire al 20. “Vivendi si è ripresa la palla, troppo veloce
per Silvio Berlusconi”, è la sintesi a caldo del Ft online. Berlusconi è indebolito
finanziariamente sia dalla frustrata cessione di Premium a Vivendi, oggetto di una querelle
legale estiva, sia dai diktat della Vigilanza della Banca centrale europea guidata da Danièle
Nouy, ex Banque de France, che ha ordinato a Fininvest di cedere le quote in Mediolanum,
fondata dall’amico Ennio Doris, nonché azionista di Mediobanca.
Dopo la caduta di Renzi, Berlusconi è anche privo di copertura politica. D’altronde Bolloré
tifava per un No referendario quindi per il caos – momento d’oro per gli affari. Berlusconi è in
condizioni di non nuocere e non si vede come Gentiloni possa portare avanti la linea renziana
di difesa di Mediaset e dimostrare che il Biscione è “patrimonio degli italiani”, come disse
Massimo D’Alema. Bolloré ha disegnato le altre pennellate tempo addietro attorno al dominio
sulle Generali, decennale mira di conquista francese. Philippe Donnet è l’ad di Generali scelto
da Bolloré, il quale è secondo socio di Mediobanca, a sua volta l’azionista più importante
dell’assicurazione triestina. Société Générale è diventata socio di Generali ed è la banca che
potrebbe, stando a rumors non smentiti ufficialmente, infilarsi nell’aumento di capitale di
Unicredit capitanata da Jean Pierre Mustier che martedì ha ceduto Pioneer (risparmio gestito)
al fondo francese Amundi. In Generali i potenziali nemici di Bollò sono messi da parte.
Francesco Gaetano Caltagirone ha spostato i suoi interessi dal Tevere alla Senna facendo
salire Engie (ex Gdf-Suez) nella romana Acea e specularmente è penetrato nel mercato
cementiero franco-belga con la sua Cementir. Leonardo Del Vecchio è sotto minaccia
dell’Antitrust francese per la sua Luxottica.
Nella storia i francesi sono entrati in Italia approfittando della litigiosità dei cugini, per poi
affondare. Il copione si ripete. A marzo in un incontro bilaterale con Hollande a Venezia,
Renzi avallò la presa di Telecom Italia da parte di Vivendi per spingerla a investire sulla banda
larga salvo poi pentirsi quando Bolloré impose Flavio Cattaneo, ex dell’italo-francese Ntv, e
non Maximo Ibarra della russa Wind-Vimpelcom, da lui preferito. A nulla è servita la
rappresaglia contro Telecom attraverso Enel. “Quando hai una grande nave da guerra e
arrivano i pirati ha senso spedire dei commando su lance veloci”, come ha detto Vittorio
Colao, capo di Vodafone, per rispondere alle provocazioni dell’enfant terrible Xavier Niel che,
appena entrato nella telefonia mobile italiana con Iliad, ha detto con sarcasmo: “Non saremo
aggressivi. Non avremo successo”. Niel rideva. I bucanieri d’oltralpe si dimostrano abili a
navigare in acque profonde dove la finanza e i mandarini di stato s’incontrano senza il
permesso dei governi.