Governo m5s lega, previsioni (con flaubert) sul governo vattelappesca - il foglio
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Previsioni (con Flaubert) sul governo
vattelappesca
Dux e Puff ce la fanno. Dura poco, arrivano i fischi. Vivacchiano e ingrassano. Comunque
sia, “de quelque côté qu’on pose les pieds on marche sur la merde”
di Giuliano Ferrara 20 Maggio 2018 alle 06:00
# Matteo Salvini e Luigi Di Maio (foto LaPresse)
Previsioni.
1. Salvini Dux e Di Maio Puff ce la fanno. Il governo vattelappesca riesce a varare alcune delle
sue promesse demagogiche, trova qualche soldino per i nuovi rèntier del Mezzogiorno e
sbatte fuori senza tanti complimenti qualche negher, riduce le tasse in un paese che le paga
poco, va giù pesante di voucher e mini-job, imbriglia senza parere i montoni e le pecore che
ha eletto, riesce a esercitare un meschino autoritarismo del verbiloquente fascismo eterno
degli italiani, si pappa un po’ di posti di potere, la Rai eterna degli italiani aspetta solo quel
momento topico, e trova la quadra con ce-lo-chiede-l’Europa piegando le schiene dritte di
Bruxelles e gli ineffabili mercati, ce-lo-dicono-i-mercati, a compromessi su debito, deficit e
immigrati, cioè sempre negher, mentre Putin occhieggia dalla sua maschera vitale post-
sanzioni, Merkel-Macron pestano l’acqua nel mortaio, e la Nato, vabbè, nella Nato ci sta pure
Erdogan. Applausi e vittoria alle europee del 2019, dopo travolgente avanzata dei trumpisti il
prossimo novembre a Washington. Applausi. Probabilità 0,15 per cento.
2. “Dura poco”, come mi ha detto il mio panettiere porgendomi tre etti di pizza bianca.
Stentato avvio e litigioso di un esecutivo nato fuori della Costituzione dopo il decesso del
Quirinale, e dunque per suo merito, presa di coscienza dell’eterno antifascismo degli italiani,
isolamento in sede europea, malgoverno di debito e deficit, conseguenze a valanga,
espansione gigionesca e farsesca della dimensione ludico-cartacea della nuova democrazia
palpitante di anacoluti e inconsecutio temporum, una catena di brutte figure con la stampa
ex-codarda che si fa eroica anche per cattive ragioni, tradimenti e rivolte interne, rapido
diffondersi del sentimento di un’occasione da sballo già perduta. Fischi e dimissioni a breve
con nuovo voto e sgonfiamento della bolla. Probabilità 25 per cento.
3. Dux e Puff esportano nell’arena della stupidità le conseguenze della loro baldanza, e
ricorrono all’arma del referendum consultivo sull’euro, riuscendo a addossare ai burocrati di
Bruxelles le sfortune sociali di un paese che ha smesso di lavorare sotto un certo parallelo e
al di sopra, quando lavora, è costretto a farsi pagare in euro pesante con grave danno per le
esportazioni, ce-lo-chiedono-gli-export-import, e l’astuta manovra riesce perché ormai
strategicamente la demagogia è penetrata nel corpo della nazione, vince l’isolazionismo
persino sulla paura giustificata di perdere risparmio e investimenti, dilaga una specie di
insubordinazione alle inique sanzioni, e tutto, compresi sempre i soliti negher, va attribuito
ai demo-plutocrati dell’Unione europea e a un’opposizione impotente ma antipatriottica.
Non c’è più un divino Gabriel a mettere in piedi la famosa impresa di Fiume, ma un poetazzo
da strapaese che spara versi incandescenti lo trovano. Probabilità 10 per cento.
4. Vivacchiano e ingrassano patologicamente, nutrendosi del loro narcisismo, Dux e Puff, e
procedono a tentoni mentendosi e smentendosi, profittano di un’opposizione zavorrata dagli
Emiliano e dai ministeriali 5stellepd, gli intellettuali s’inventano qualcosa di originale tipo
“lasciamoli lavorare”, Cairo fa un supplemento che non reca più Buone Notizie ma Notizie
Ottime, nei talk-shit chi sgarra viene sculacciato sul posto, l’Italia si fa cassa di registrazione
della sua nuova normalità e in quella, mentre la Polonia vive delle sue pulsioni antisemite e
maresciallesche, oltre che dell’eredità di Gomulka, mentre l’Austria ha sempre in incubazione
un suo imbianchino, mentre l’Ungheria orbaniana alimenta lo spirito di resistenza magiaro
all’islam, il paese neo-Visegrad ritrova il suo vero Sé, la sua mediocrità, il suo generico
qualunquismo, il suo leghismo non più popolar-bossiano ma filisteo-salvinista, la sua
commedia dell’arte che ora però si riduce a gestacci, insulti e scatolette di tonno, alla fine si
trapassa per consunzione e inedia, e si va beati verso qualcosa non di peggiore, impossibile,
ma non tanto migliore, ultrapossibile. Probabilità 50 per cento.
Sono ottimista? Sono pessimista? Non lo so. Comunque c’è sempre Flaubert. “De quelque
côté qu’on pose les pieds on marche sur la merde”.