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Cervello e futuro dell’allenamento
Antonio Urso
Categorie di peso nel sollevamento pesi. Confronto tra i risultati dei Giochi
Olimpici e i Campionati Mondiali ed Europei svoltisi tra il 2005 e il 2016.
F. Javier Flores, Juan C. Redondo
Energia dalla respirazione, l’allenamento per la performance
Gian Mario Migliaccio, Mike Maric, Vincenzo Iodice
La periodizzazione dell’allenamento tra prassi, scienza e fantascienza (prima parte)
Vito Leonardi
Il luogo dell’esercizio. Viaggio euristico per menti allenabili (seconda parte)
Alberto Andorlini
Progressioni dell’allenamento isometrico del core
Natasha Mendrin, Scott K. Lynn, Halecia K. Griffith-Merritt, Guillermo J. Noffal
I crunch addominali sono/non sono un esercizio sicuro ed efficace
Brad J. Schoenfeld, Morey J. Kolber
Riflessioni
Pasquale Bellotti
GiocosaMente. Joy contact moving e contact family
Maria Pia Albanese, Marco Ubaldi, Antonio Mazzoni, Patrizio De Rossi
Linee guida sull’attività fisica in gravidanza e nel post-partum
Michele Dell Pruett, Jennifer L. Caputo
Le interviste di S&C
Marco Ivaldi
Ci saranno novità nel 2017 per la legislazione sullo sport?
Guido Martinelli
1. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 3
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,p.3
Do vita a questo editoriale, con-
dividendo con tutti Voi Lettori un
dato interessante, emblematico,
peculiare: questo numero della ri-
vista è il venti (del sesto anno di
vita, con 21 uscite però, essendo-
vi stato un celebre, ora raro, nu-
mero 0) e pertanto esso include la
pagina duemila della rivista. 2000
da quando questa pubblicazione è
nata. Un bel traguardo, non tro-
vate? Un traguardo che deside-
ravo simbolicamente festeggiare
con tutti i lettori di S&C. Per una
Scienza del movimento dell’uomo,
in particolare sottolineando che
duemila pagine di scienza dell’alle-
namento rappresentano un buon
viatico, per discutere con dovizia e
fare innumerevoli importanti con-
siderazioni su quel singolare pro-
cesso che si chiama allenamento.
Come spesso mi sono trovato a
dire e a scrivere, è fondamentale
fare sempre considerazioni atten-
te su cosa oggi significhi allenare.
E questo perché, come è per tanti
fenomeni, l’allenamento oltre ad
essere dipendente da processi
multifattoriali, si evolve con una
rapidità assai pronunciata, che
chiede di essere compresa, stu-
diata, a volte addirittura anticipa-
ta dai tecnici e dagli allenatori e
non solo.
E proprio tra gli aspetti che stan-
no evolvendosi in modo predomi-
nante ve ne sono di assai impor-
tanti, legati alla biologia cerebrale
per quanto riguarda l’organizza-
zione del movimento. Ogni giorno,
del resto, è possibile leggere di
nuove ed interessanti scoperte
nell’ambito delle neuroscienze che
cambiano radicalmente le nostre
vecchie visioni sulle interazioni bio-
logiche relative al movimento.
Perché è fondamentale conosce-
re i processi che regolano il movi-
mento? Le ragioni sono tante, ma
una in particolare credo interessi
oltremodo agli operatori di sport:
il movimento è l’ingrediente fonda-
mentale della prestazione umana.
È proprio il movimento in sé che
va allenato e specializzato prima
di ogni altra qualità. È la capacità
di precisione del movimento che
condiziona il risultato sia sul piano
prestativo che su quello energe-
tico. È lo studio continuo del mo-
vimento che permette di trovare
soluzioni biomeccaniche le più fun-
zionali e le più congeniali ad ogni
individuo. Dopo l’acquisizione di
tali conoscenze ed anzi con que-
ste conoscenze costantemente
attive nella mente, si può tentare
di organizzare i processi di spe-
cializzazione nello sport specifico,
applicando metodi e sistemi di al-
lenamento e dunque esercizi con-
soni alle caratteristi motorie di un
atleta.
Il neuroscienziato Rodolfo Llinás
in una intervista recentissima di-
chiara in maniera inequivocabile
che lo sviluppo del sistema ner-
voso è necessario primariamen-
te per orchestrare azioni e non
– come si potrebbe immaginare
– per attuare processi cognitivi o
per pensare. Incredibile deduzione!
Questa importante affermazione
proviene dallo studio delle ascidie,
piccoli animali marini che sembre-
rebbero somigliare a delle spugne.
Queste, quando sono ancora del-
le larve, presentano un sistema
nervoso ed un midollo spinale. A
poche ore dalla nascita, trovano
una collocazione permanente in
una roccia o in uno scoglio e im-
mediatamente pongono in atto
una metamorfosi straordinaria.
Cessata la necessità di muoversi,
cominciano a riassorbire il siste-
ma nervoso. In natura, quindi, se
non fossimo stati programmati
per il movimento, non ci sarebbe
stata ragione alcuna per pensare
o per percepire.
Nell’era dei computer e dell’infor-
matica, sono stati creati moltissi-
mi modelli matematici per investi-
gare la nostra capacità di pensare
e la nostra capacità di prendere
decisioni, ma se queste indagini
eludono il fatto che tali aspetti
sono funzionali solamente al fat-
to che ci muoviamo, dice anco-
ra Llinás, le indagini in questione
sarebbero prive del presupposto
principale.
A conforto di questo approccio ci
sono ormai importanti correnti di
pensiero scientifiche che conside-
rano per nulla motivato il dualismo
mente-corpo: la maggioranza dei
pensatori e delle correnti è ormai
orientata a considerare l’inte-
ra struttura come univocamente
funzionale nella macchina uomo. Si
parla di processo della circolarità,
ovvero, i processi cognitivi e per-
cettivi si innescano con l’influenza
dell’azione, per poi ritornare all’a-
zione come costrutto di soluzione.
In altre parole la percezione è un
particolare tipo di attività esplora-
tiva, ma non precede mai l’azione.
Altri ambiti interessanti di ricerca
sono relativi allo studio dei pro-
cessi di lateralizzazione del cervel-
lo. In particolare, si sta studian-
do in modelli animali, così come
nell’uomo, cosa realmente accade
nell’emisfero destro e sinistro in
relazione al movimento.
I processi di lateralizzazione, an-
che questi, stanno aprendo fron-
tiere nuove mai ipotizzate prima
di ora dal mondo sportivo, che ha
dedicato prevalentemente il suo
focus ai sistemi energetici e ai
muscoli, tralasciando abbondan-
temente il sistema nervoso, ed
in particolare le interazioni tra lo
stesso e il movimento.
Da questa nuova visione, scaturi-
sca, perciò, inevitabilmente (e ter-
ribilmente!) una domanda: come ci
stiamo approcciando a rivedere il
processo di allenamento, conside-
rato che aspetti energetici e fun-
zione muscolare sono conseguen-
ze di ben altro?
EDITORIALE
Antonio Urso
Presidente FIPE
NUMERO 20
CERVELLO E FUTURO
DELL’ALLENAMENTO
2. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 5
Lo scopo principale di questo articolo è di fare
un’analisi descrittiva, categoria per categoria, dei
risultati dei Giochi Olimpici (GO) e dei Campiona-
ti del Mondo ed Europei (CM e CE) a partire dal
2005, anno in cui le regole per le competizioni
fissarono una progressione minima di 1,0 kg dopo
ogni tentativo riuscito per lo stesso atleta, fino ai
Giochi Olimpici del 2016, svoltisi a Rio. L’idea che
è alla base di questa analisi descrittiva è di fare
un’istantanea degli ultimi risultati ottenuti nelle
competizioni più importanti per la pesistica eu-
ropea, osservando le categorie e le competizioni
migliori e peggiori e l’andamento dei risultati du-
rante il periodo esaminato (appunto 2005-2016).
Per facilitare la lettura, l’articolo è stato suddi-
viso in due parti: la prima analizza i risultati ma-
schili e la seconda i risultati femminili. Secondo il
codice dei colori utilizzato nella preparazione delle
figure e delle tabelle, il verde rappresenta i Giochi
Olimpici e il rosso e il grigio rappresentano rispet-
tivamente i Campionati del Mondo e quelli Europei.
Per analizzare i dati combinati di queste tre com-
petizioni, i colori blu e rosa sono stati utilizzati
per rappresentare, rispettivamente, gli uomini e
le donne.
I risultati mostrati in questo documento sono
stati presi dal sito dell’IWF in data 28 agosto
2016 e riguardano tre edizioni dei Giochi Olimpici,
nove dei Campionati del Mondo e undici dei Cam-
pionati europei per il periodo oggetto di studio. Il
criterio seguito per scegliere le competizioni stu-
diate è stata l’introduzione, nel 2005, dell’attuale
regolamento tecnico sulla progressione del carico
del bilanciere in multipli di 1,0 kg. È chiaro che i
casi di doping scoperti dopo la data in cui sono
stati scaricati i risultati potrebbero modificare i
risultati presentati in questo articolo.
RISULTATI PER GLI UOMINI
La media del totale per i pesisti primi 3 classifi-
cati (Figura 1) e quella per i primi 10 classificati
(Figura 2) in ciascuna categoria di peso corporeo
mostrano un andamento simile. Il totale raggiun-
to durante i CM e i GO è simile, con una leggera
tendenza a raggiungere risultati migliori per i GO.
Analogamente, i risultati dei CE sono i più bassi
dei tre tipi di competizioni esaminate.
F. Javier Flores, Juan C. Redondo
ategoriedipesonelsollevamento
pesi.Confrontotrairisultatidei
GiochiOlimpicieiCampionati
MondialiedEuropeisvoltisi
trail2005eil2016.
F. JAVIER FLORES
Segretario della
Scuola Nazionale
Allenatori della
Federazione
spagnola di
pesistica. Servizio
di educazione
fisica e sport
(Università di
Salamanca,
Spagna). Diploma
di laurea in
attività fisica e
scienze dello
sport (Università
di Leon, Spagna).
Diploma di laurea
in didattica
dell’educazione
fisica (Università
di Valladolid,
Spagna).
C
JUAN C.
REDONDO
Phd (Università
di Valladolid,
Spagna).
Professore del
Dipartimento di
attività motoria
ed educazione
fisica (Università
di Leon, Spagna).
Diploma di laurea
in educazione
fisica (Università
politecnica di
Madrid, Spagna).
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.5-19
3. GIAN MARIO
MIGLIACCIO
Dottore di
ricerca in Sport
Science, direttore
scientifico Sport
Science Lab.
MIKE MARIC
Ricercatore
Università di
Pavia, Campione
del Mondo di
FreeDiving nel
2004, autore di
libri e divulgatore
scientifico.
VINCENZO IODICE
Fisioterapista,
Posturologo e
Terapista Manuale
Osteopatico.
Cultore della
Materia c/o
la Facoltà di
Scienze Motorie
dell’Universitá degli
Studi di Cassino;
Responsabile
area medica
A.D.N. Swim
Project. In passato
fisioterapista
Juvecaserta
Basket.
Migliaccio Gian Mario (1), Mike Maric (2), Vincenzo Iodice (3)
1: Sport Science L ab , 2: U niversità di Pavia, 3 : Studio di F isioterapia Iodice
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 21
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.21-25
S&C
INTRODUZIONE
L’atleta nella sua storia agonistica transita in
numerose fasi della crescita e dello sviluppo: in
questo momento, i progressi sotto il profilo ago-
nistico sono, nelle aspettative, rapidi e crescen-
ti. Il passaggio da una categoria giovanile ad un
settore assoluto, situazione simile per tutte le
discipline tra i 18 ed i 23 anni, rende le aspet-
tative dell’atleta sempre più ridotte, in percen-
tuale. Un miglioramento dei parametri fisiologici,
VO2
max o capacità respiratoria, ad esempio, sono
possibili nei primi anni dell’allenamento ma sempre
più rallentati nel corso dell’allenamento per atleti
di èlite. La ricerca di ulteriori margini di miglio-
ramento è, quindi, una delle vie da praticare per
un allenatore che, indipendentemente dalla disci-
plina, si pone l’obiettivo di mantenere il proprio
atleta ad alti livelli Internazionali di competitività.
Tra le aree della metodologia dell’allenamento, una
tematica non particolarmente affrontata (e pra-
ticata) è quella dell’allenamento della muscolatu-
ra respiratoria. Tutte le discipline sportive, dalla
pesistica all’apnea, richiedono un forte contribu-
to della muscolatura respiratoria, ma si tende a
pensare che questi siano fattori indipendenti dal
controllo dell’allenatore e, quindi, non particolar-
mente inseriti nei programmi di lavoro, se non li-
mitatamente al controllo del ritmo della respira-
zione, durante i lavori cosiddetti di tecnica.
I MUSCOLI RESPIRATORI
In anatomia e fisiologia, vengono chiamati Muscoli
Respiratori quelli che, con varie azioni, concorro-
no alla respirazione, nelle fasi sia inspiratoria che
espiratoria. Brevi cenni dell’anatomia possono
aiutarci a capire come, per un atleta, la respira-
zione costituisca un fattore chiave sia della sua
performance che del recupero. Se, infatti, per un
pesista è fondamentale attivare una contrazione
diaframmatica durante il gesto atletico, per un
atleta di Triathlon o corsa o ciclismo ad esempio,
al termine della performance, si renderà necessa-
rio attivare prevalentemente i muscoli respiratori
accessori, ovvero quelli che si inseriscono sulla
gabbia toracica (es. il muscolo sternocleidoma-
stoideo, gli scaleni, il grande ed il piccolo petto-
rale) e che, quando stabilizzati, consentono una
migliore efficacia della cosiddetta respirazione
forzata.
Il muscolo più grande e più noto è il diaframma,
una cupola muscolo-tendinea che separa il torace
dall’addome, ma diverse altre compagini muscola-
ri vanno considerate, come i muscoli intercosta-
li esterni che vanno dai tubercoli delle coste alla
cartilagine costale sottostante e svolgono l’im-
portante funzione di sollevare le coste.
Rispetto alla funzione che rivestono, possiamo
comunque dividere i muscoli respiratori in due
gruppi che hanno compiti, in larga parte, distinti:
nergia dalla respirazione,
l’allenamento per la performance
PUBBLICATO
PUBBLICATO
PUBBL
ICATO
PRIM
A
V
O
LTA
PRIMAVOLTA
PRIMAVOLTA
LAVORO
ORIGINALE
PER
S&C
ALLENAMENTO
COMPETIZIONE
CONTINUA LA SERIE DI CONTRIBUTI ALLA
CONOSCENZA DEL FENOMENO ALLENA-
MENTO/COMPETIZIONE COORDINATA E
REALIZZATA DA GIAN MARIO MIGLIACCIO
E
4. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 27
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.27-34
Ho letto più volte l’editoriale del presidente A.
Urso “Ancora più complesso” comparso nel N*18
in “Strength & Conditioning, per una Scienza del
movimento dell’uomo” del 2016, per gli straordi-
nari e numerosi spunti di riflessione che vi si pos-
sono cogliere.
Questi spaziano dalla evoluzione dei sistemi così
detti complessi a considerazioni sull’essenza della
motricità umana, per ritornare sul dibattito anco-
ra e sempre aperto sugli effetti dell’allenamento
intensivo e sulla distribuzione dei carichi d’allena-
mento.
Nel passato, anche abbastanza recente, sull’ar-
gomento sono stati compiuti numerosissimi stu-
di e presentati altrettanti lavori a partire dalla
storica periodizzazione degli anni ‘60 da L.P. Ma-
twejew e formulati i principi guida.
Da allora è trascorso molto tempo e la ricerca
scientifica non si è arrestata, anzi procede senza
soste indagando in tutte le direzioni sugli aspetti
più reconditi che sono alla base della prestazio-
ne umana; tuttavia queste ricerche, come ovvio
che sia, rendono conto dei tempi di osservazione,
tempi che non vanno oltre le 8/12 settimane e
non per periodi decennali.
Ciò nonostante, ancora oggi possiamo assistere
ad un miglioramento dei livelli di prestazione che,
senza eccezione alcuna, investe tutte le discipline
sportive ma che sono anche dovuti all’insieme di
altri fattori, quali l’impiego di nuovi materiali, una
maggiore diffusione della domanda sportiva, alle
più moderne tecnologie di analisi e, perché no?,
anche al triste fenomeno del doping.
Il doping per lo sport è una calamità; non soltanto
ne rovina l’immagine e compromette la salute de-
gli atleti, ma rende anche più oscure le dinamiche
che regolano l’adattamento dell’organismo alla
pressione dell’esercizio fisico, poiché gli effetti si
sovrappongono.
In ogni caso, per ottenere questi risultati abbia-
mo elevato i carichi di allenamento a livelli senza
precedenti.
Siamo passati da allenamenti saltuari o soltan-
to prossimi all’evento di gara agli inizi del secolo
scorso ad allenamenti giornalieri, bigiornalieri, tri-
giornalieri...: dove arriveremo?
È vero che sotto questa tremenda spinta abbia-
mo ottenuto risultati positivi, ma spesso li abbia-
mo anche falliti ed a volte procurato danni sulla
salute degli atleti.
Quando ci fermeremo?
S&C
Vito Leonardi
aperiodizzazione
dell’allenamentotraprassi,
scienzaefantascienza
VITO LEONARDI
Dottore in
“ Scienze Motorie” ,
già docente
presso l’ISEF di
Napoli e presso
l’Università
“ Parthenope”
di Napoli, ha
collaborato
con l’Università
“ S. Antipolis” di
Nizza. Arbitro
internazionale
della FGI, ha
rivestito numerosi
incarichi presso
la stessa e
collaborato
alla stesura
dei programmi
tecnici. Direttore
della “ SRdS” della
Campania dal
2002 al 2008, è
docente nazionale
e Presidente
del Comitato
Regionale della
Campania
della FIPCF.
Ha pubblicato
quattro libri e
numerosi lavori su
riviste tecniche
federali ed è
stato relatore
in numerosi
congressi.
L PRIM A PARTE
5. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 35
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.35-48
Alberto Andorlini
ALBERTO
ANDORLINI
Dopo una lunga
esperienza come
Insegnante di
Educazione
Fisica, è oggi
Fisioterapista
e Preparatore
Atletico. La sua
attività è da
sempre collegata
all’interesse per
l’evoluzione del
Movimento e per
lo sviluppo della
Performance.
Ha lavorato per
A.C. Fiorentina,
A.C. Siena, U.S.
Palermo, Udinese
Calcio, Al Arabi
Sports Club,
Chelsea F.C.
e Nazionale
femminile Calcio,
in qualità di
Terapista e
Preparatore
Atletico.
È Chief Therapist
presso il Training
Lab di Firenze
dove è impegnato
in un progetto
di ricerca sulla
prevenzione
degli infortuni in
collaborazione
con la Università
di Pittsburgh.
Svolge attività
didattica nel
corso di Laurea in
Scienza e Tecnica
dello Sport e
delle Attività
Motorie Preventive
e Adattative
dell’Università di
Firenze.
IL LUOGO
DELL’ESERCIZIO.
Viaggio euristico per
menti allenabili.
SECONDA PARTE
CONTRIBUTO
ORIGINALE
6. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 35
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.35-48
Alberto Andorlini
ALBERTO
ANDORLINI
Dopo una lunga
esperienza come
Insegnante di
Educazione
Fisica, è oggi
Fisioterapista
e Preparatore
Atletico. La sua
attività è da
sempre collegata
all’interesse per
l’evoluzione del
Movimento e per
lo sviluppo della
Performance.
Ha lavorato per
A.C. Fiorentina,
A.C. Siena, U.S.
Palermo, Udinese
Calcio, Al Arabi
Sports Club,
Chelsea F.C.
e Nazionale
femminile Calcio,
in qualità di
Terapista e
Preparatore
Atletico.
È Chief Therapist
presso il Training
Lab di Firenze
dove è impegnato
in un progetto
di ricerca sulla
prevenzione
degli infortuni in
collaborazione
con la Università
di Pittsburgh.
Svolge attività
didattica nel
corso di Laurea in
Scienza e Tecnica
dello Sport e
delle Attività
Motorie Preventive
e Adattative
dell’Università di
Firenze.
IL LUOGO
DELL’ESERCIZIO.
Viaggio euristico per
menti allenabili.
SECONDA PARTE
CONTRIBUTO
ORIGINALE
7. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 49
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.49-61
INTRODUZIONE
Vi è un grande interesse tra la popolazione ge-
nerale per gli esercizi di allenamento del core. A
prescindere da quale sia l’obiettivo di questo al-
lenamento, ci si deve assicurare che gli esercizi
siano eseguiti nel modo più sicuro possibile, evi-
tando in ogni modo di esporre la popolazione gene-
rale a esercizi potenzialmente dannosi. Poiché si
può prevedere che fino a circa l’85% delle persone
vada incontro a dolore lombare (Low Back Pain,
LBP) nel corso della vita (1), disturbo che rappre-
senta la causa principale di limitata attività fisica
nelle persone di 45 anni e più giovani (1), i profes-
sionisti dell’attività fisica devono ben conoscere
le ricerche che hanno esaminato, come allenare in
modo sicuro ed efficace la muscolatura del core.
La ricerca ha suggerito che la muscolatura del
core deve essere allenata in modo diverso rispet-
to ai muscoli degli arti (20). I muscoli degli arti
(bicipite brachiale, ischiocrurali, ecc.) sono comu-
nemente usati per muovere i segmenti a cui sono
connessi, pertanto allenarli come muscoli agonisti
può essere appropriato.
Tuttavia, McGill (20) suggerisce che molto spes-
so, durante il movimento umano, la funzione della
muscolatura del core è quella di co-contrarsi, irri-
gidirsi e impedire il movimento invece che produr-
lo. Un movimento umano competente comporta
che i muscoli degli arti generino la potenza che
deve essere trasferita attraverso un core rigido,
così che tutto il corpo possa muoversi in modo
efficiente. Si ritiene che se non viene mantenu-
ta una corretta stabilizzazione del core, quando
viene sviluppata potenza dalle articolazioni a in-
castro (anche e spalle), la colonna si fletterà o
perderà il suo allineamento neutro. Il movimento
della colonna è considerato una “perdita di ener-
gia”, poiché la potenza generata dagli arti viene
assorbita prossimalmente nei tessuti molli della
colonna e non viene trasferita distalmente il più
efficacemente possibile (20). Gli effetti dannosi di
una perdita di energia, come una flessione ripetu-
ta della colonna durante i movimenti di flessione
dell’anca, hanno dimostrato di condurre a lesioni
come, ad esempio, un’ernia discale posteriore (5).
Pertanto, per rendere il più sicuro possibile l’alle-
NATASHA
MENDRIN
Department
of Kinesiology,
California State
University,
Fullerton, CA.
SCOTT K. LYNN
è Professore
associato presso
il Dipartimento
di Kinesiologia
alla California
State University,
Fullerton, CA.
rogressioni
dell’allenamento
isometrico del core
P
Natasha Mendrin, MS, Scott K. Lynn, PhD, Halecia K. Griffith-Merritt, MS e Guillermo J. Noffal, PhD
Center f or Sport Perf ormance, Department of K inesiology , Calif ornia State U niversity , F ullerton, Calif ornia
NATASHANATASHANATASHA
MENDRINMENDRIN
Department
of Kinesiology,
California State
University,
Fullerton, CA.
SCOTT K. LYNNSCOTT K. LYNN
è Professore
associato presso
il Dipartimento
di Kinesiologia
alla California
State University,
Fullerton, CA.
NATASHA
MENDRIN
Department
of Kinesiology,
California State
University,
Fullerton, CA.
SCOTT K. LYNN
è Professore
associato presso
il Dipartimento
di Kinesiologia
alla California
State University,
Fullerton, CA.
HALECIA K.
GRIFFITH-MERRITT
Department
of Kinesiology,
California State
University,
Fullerton, CA.
GUILLERMO
J. NOFFAL
è Professore presso
il Dipartimento
di Kinesiologia
alla California
State University,
Fullerton,
CA.Fullerton, CA.
8. Brad J. Schoenfeld, PhD, CSCS*D, NSCA-CPT*D, CSPS*D, FNSCA1
e Morey J. Kolber, PT, PhD, CSCS*D2,3
1Department of Health Sciences, L eh man College, B ronx, New Y ork; e 2Department of Ph ysi cal Th erapy , Nova South eastern
U niversity , F ort L auderdale, F lorida; e 3 B oca Raton Orth opaedic Group, B oca Raton, F lorida
crunchaddominali
sono/nonsonounesercizio
sicuroedefficace
BRAD J.
SCHOENFELD
è professore
ausiliario
all’Exercise
Science Program
al CUNY Lehman
College e Direttore
del suo Human
Performance
Laboratory.
I
PUNTO
CONTRAPPUNTO
Orig: Strength and Conditioning Journal,
Volume 38, numero 6, dicembre 2016, pp. 61-64
Una delle rubriche presenti nella rivista Strength and Conditioning Jour-
nal americana si chiama Punto/Contrappunto: il suo scopo è quello di
fornire una discussione rispettosa ed equilibrata su argomenti controversi
e comunque attuali nei settori della forza e del condizionamento fisico,
della nutrizione e della prestazione fisica umana. Ne presentiamo qui un
interessante esempio sui cosiddetti crunch addominali.
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 63
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.63-68
A) IL PUNTO
Il crunch viene considerato da molto tempo un
esercizio di base per allenare la muscolatura ad-
dominale. Tuttavia, nonostante sia ampiamente
inserito nei programmi di allenamento della forza,
il crunch è stato recentemente posto sotto os-
servazione come movimento potenzialmente pe-
ricoloso che dovrebbe essere evitato dal grande
pubblico. Questa affermazione si basa sull’ipote-
si che i dischi vertebrali hanno un numero finito
di cicli di flessione (bending cycles) e sorpassare
questo limite porta, alla fine, a un danno a carico
del disco (15).
Le evidenze a sostegno della dannosità del crun-
ch per la salute della colonna sono derivate prin-
cipalmente da ricerche ex vivo (letteralmente:
proveniente dal vivente, cioè su tessuto vivente
ma all’esterno dell’organismo, NdT), utilizzando
midollo cervicale di modelli suini. Questi modelli
comportano il montaggio di segmenti mobili della
colonna su dispositivi idraulici che applicano cari-
chi compressivi continui associati a cicli ripetuti
di flessione ed estensione dinamiche (7–9, 20).
Dopo avere applicato cicli di flessione che vanno da
4.400 a 86.400 associati a carichi compressivi
di 1.500N, sono state notate erniazioni parziali
o complete nell’anello fibroso della maggior parte
dei dischi analizzati. Poiché è stato osservato che
il crunch produce 2,000N di compressione spi-
nale (4) – una quantità maggiore delle forze appli-
cate nello studio – ciò è stato preso come prova
che il crunch predispone i dischi a lesioni.
Anche se apparentemente questi risultati sem-
brano fornire una prova convincente della relazio-
ne diretta tra flessione spinale e danno discale, si
deve usare particolare cautela quando si cerca di
estrapolare risultati della ricerca ex vivo applican-
doli a situazioni pratiche in vivo. Innanzitutto, esi-
stono differenze intrinseche tra modelli animali e
umani che limitano la possibilità di generalizzare.
9. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 69
PASQUALE
BELLOTTI
(pasquale.bellotti@
gmail.com;
pasquale.bellotti@
unito.it), medico,
esperto di
movimento e di
allenamento,
insegna
attualmente Etica
e Bioetica dello
Sport a Torino,
nella SUISM.
Molti libri e molti
articoli al suo attivo.
È anche Presidente
de L’Amàca Onlus,
associazione con
numerosi progetti
di assistenza e di
supporto in Africa
(ed in Italia):
www.amacaonlus.org.
RIFLESSIONI
Pasquale Bellotti
La Professione
ASSURDO (E SCIOCCO) 1
Faccio finta di meravigliarmi e pongo la domanda:
Ma come si fa a mettere insieme la formazione
motoria giovanile e l’allenamento, considerandoli
in stretto collegamento, nel senso che [lo dicono
la maggior parte dei somari che insegnano nelle
università del paese] la prima verrebbe cronolo-
gicamente prima del secondo, anticipandolo e
preparandolo? Rispondo che, infatti, non si può,
perché si tratta di fenomeni totalmente differenti
e non collegati funzionalmente nella vita delle per-
sone: non preparo i giovani prima perché facciano
poi meglio l’allenamento, ma formo dal punto di
vista motorio i giovani fin da bambini perché vivano
meglio: il che è tutto, non c’è nulla di meglio che
il vivere meglio.
Il mio obiettivo è la vita, non lo sport. Che poi lo
sport arrivi nella vita di una persona e questa
trovi preparata e formata, tanto di guadagnato.
Solo persone pre-parate (e con attitudini spicca-
te) possono praticarlo con successo. Ma pre-pa-
rate mai e poi mai può significare precocemen-
te indirizzate e specializzate nella pratica di uno
sport! Lo ripeto qui, perché molti sciocchi e molti
ignoranti ripetono l’esatto contrario ed io cerco,
così, di bilanciare – a mio modo – la stoltaggine
e l’irresponsabilità della gran parte degli esperti.
Non hanno mai allevato (non allenato, allevato, al-
levato!) giovani e pontificano, senza averne la ben-
chè minima cognizione di causa. È dei somari, per
questo li chiamo spesso in causa.
ASSURDO (E DOPPIAMENTE SCIOCCO) 2
Questi ciucci che vanno per la maggiore e che
vorrebbero preparare degnamente lo sport del
futuro con la specializzazione precoce dei bambini
(nel quartiere in cui vivo, vi sono corsi per bam-
bini di due-tre anni in specialità che non nomino
per non svergognarle!) evidentemente il problema
non lo conoscono affatto. “Se vuoi specializzare,
devi non specializzare”: questa è la regola d’oro.
Chi volesse sapere perché, mi cerchi, specie quelli
che ragliano da una vita. Mi cerchino: farò prima
un riassunto della loro carriera e dei danni pro-
vocati come esperti, insegnanti, addetti ai lavori,
ecc. e poi, sulla tabula rasa, proverò a scrivere il
nuovo e a far capire.
UNA MODESTA PROPOSTA
Intanto, con alcuni allievi (di una volta; ora mae-
stri, anche di vita), mi lancio in una coraggiosa
(sì, è tale!) Dichiarazione di Principio sulla pratica
motoria giovanile. Diciamo qui pane al pane. Con
questa nella mente pensiamo si possa corretta-
mente ipotizzare una corretta crescita dal punto
di vista motorio (e perciò anche intellettivo, cogni-
tivo, umano, spirituale, affettivo, ecc.) dei giova-
nissimi e dei giovani di un Paese serio, responsa-
bile, che ha ben compreso il ruolo del movimento
nella crescita e nella vita dei cittadini. Ci pare un
degno Manifesto ed una Modesta Proposta per
prevenire (un po’ alla maniera di Giuseppe Berto e
di Jonathan Swift).
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.69-70
10. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 71
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.71-76
SOMMARIO
Si può giocare creando momenti di contatto tra
bambini, tra bambini e adulti, unire diverse culture,
diverse abilità, crescendo ed accrescendo il benes-
sere psicofisico e sentendosi parte di un tutto in
continuo divenire?
Il gioco è il luogo nel quale tutto questo può realiz-
zarsi e le diversità possono incontrarsi, integrarsi e
arricchirsi reciprocamente.
Il JOY CONTACT MOVING e il CONTACT FAMILY
sono quello spazio di gioco, di contatto: corporeo,
relazionale, transculturale, familiare in cui l’arte del
possibile e dell’immaginario si incontrano: il vecchio
sposa il nuovo e il passato apre al futuro, in uno
stare insieme positivo, creativo e propositivo.
Ritrovare il gioco, contattarne il piacere, ricevere
informazioni dal corpo per vivere con più consape-
volezza è ciò che sta alla base della Contact Impro-
visation e della Dance Ability da cui nasce l’idea del
Contact Family, spunto operativo del Joy Contact
Moving che, nel “JOY OF MOVING”, trova la propria
teoria di riferimento.
“Gioco” e “contatto corporeo”, tra bambini dai 0 ai
3 anni, dai 4 ai 6, dai 7 ai 10 etc… e/o tra bambi-
ni e adulti, sono le parole chiave.
Il Contact Family è un processo in divenire, pronto
a cogliere i bisogni emergenti per far ritrovare alle
famiglie e ai bambini uno spazio/tempo di gioco e
di contatto che, attraverso l’arte del movimento,
del teatro e della danza, nutre e unisce.
Il Joy Contact Moving coniuga il gioco alla relazione,
sperimentando modi per “fare” e per “essere” insie-
me, liberi e creativi.
Il Contact persegue la finalità di uno sviluppo psi-
co-fisico globale ed armonioso, proponendo attività
che incentivano la scoperta della creatività e del-
la fantasia e rafforzano il legame straordinario tra
bambini e tra genitori e figli.
GiocosaMente
IN QUESTO NUMERO:
JOY
CONTACT MOVING
E CONTACT FAMILY
Maria Pia Albanese - Marco Ubaldi - Antonio Mazzoni - Patrizio De Rossi
INTRODUZIONE
La cornice teorica del contact
si colloca all’interno di una cor-
rente psicologica che pone le
relazioni oggettuali, la relazione
con l’altro e l’attaccamento, a
fondamento della personalità. È
nella relazione con l’altro con cui
interagisco e nel quale mi spec-
chio che assumo consapevolez-
za di me e mi definisco come
persona in modo più o meno Ok,
a seconda che la relazione di
attaccamento/accudimento sia
stata più o meno positiva.
Molti scienziati illustri si sono
occupati del legame di attacca-
mento/accudimento (Ainsworth,
1969), dagli studi sperimentali
degli Harlow (1989) alla teoria
dell’attaccamento di Bowlby
(1999), allo sviluppo interper-
sonale della coscienza (Guidano
e Liotti, 1994). Lo sviluppo af-
fettivo è funzione della qualità
della relazione con le figure di
attaccamento tanto quanto lo
sviluppo cognitivo. Gli schemi
cognitivi, infatti, nascono e si
strutturano all’interno di uno
spazio interpersonale che li co-
stituirà come modelli operativi
interni. La natura relazionale
della coscienza di sé e degli al-
tri, della mente e del suo svi-
luppo è parallela a quella dello
sviluppo affettivo di cui molto
si occupò il medico psichiatra
Stanley Greenspan (1992). Se-
condo i suoi studi, la crescita
del bambino, possibile solo nella
relazione con un’altra persona
che reagisce alla sua presenza,
evolve, dai 0 ai 4 anni, passo
dopo passo: dal manifestarsi dei
sentimenti all’interesse per il
mondo 0/3 mesi; dal fiorire dei
primi sentimenti di amore tra i
2/7 mesi, all’emergere del sen-
so dell’io tra i 9/18 mesi, fino
all’organizzazione della vita sen-
timentale, tra i 30 mesi ed i 4
anni. Nell’opera “I bisogni irrinun-
ciabili dei bambini”, Brazelton e
Greenspan (2001) chiariscono
che già nei primi tre mesi di vita,
il bambino e il genitore passano
attraverso tre stadi in cui ap-
prendono l’uno delle cose sull’al-
tro. Nella prima fase, il genitore
impara come aiutare il neonato
a mantenere uno “stato di at-
tenzione” (1-3 settimane); nella
seconda, (3-8 settimane) – “nel-
lo stato di attenzione”- il bam-
bino produce sorrisi e vocalizza-
zioni ai quali l’adulto risponde;
nella terza (8-16 settimane),
il bambino produce attivamen-
te vocalizzazioni/sorrisi, imitati
dagli adulti, dando vita a “giochi
imitativi” (Stern, 1995) - base
della reciprocità-. Il ritmo e la
reciprocità stessi sono appresi
attraverso questi giochi.
MARIA PIA
ALBANESE
Psicologa Clinica,
Psicoterapeuta
ITA ed EATA,
didatta di teorie
e tecniche del
colloquio clinico
e di psicologia
generale e
dell’età evolutiva
presso la scuola di
specializzazione
post universitaria
IAF di Pescara,
esperta in EMDR
per l’intervento
sul trauma,
insegnante
di scuola
dell’infanzia, ex
dirigente ASL 1 di
Trieste, referente
per l’albo degli
psicologi di
Roma e della
regione Lazio
della psicologia
dello sport in
età evolutiva,
coautrice di fiabe
motorie.
albapia@libero.it
MARCO UBALDI
performer ed inse-
gnante di danza
contemporanea,
tecnica ed improv-
visazione, contact
improvisation,
contact family
e dance ability.
Lavora come dan-
zatore interprete
con la compagnia
Atacama dal 2003
al 2014. Dal 2004
ad oggi lavora
con la compa-
gnia integrata
Fuori Contesto
con progetti per
la città di Roma
in collaborazione
con la cooperati-
va Eureka Primo.
Dal 2014 insegna
dance ability al Te-
atro Patologico di
Dario D’Ambrosi e
all’Opera Sante De
Sanctis con perso-
ne diversamente
abili e bambini con
difficoltà nell’ap-
prendimento.
11. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 77
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.77-82
CONTESTO E LINEE GUIDA
ATTUALI SULL’ESERCIZIO
FISICO IN GRAVIDANZA
Le raccomandazioni riguardan-
ti lo svolgimento dell’esercizio
fisico durante la gravidanza e
nel post-partum si sono conti-
nuamente evolute. Prima del
1985, per timore di nuocere al
feto, il medico raccomandava
alla gestante il riposo e di non
svolgere attività fisica (17). Re-
centemente, nel 2002, l’Ame-
rican College of Obstreticians
and Gynecologists (ACOG) ha
affermato che un’attività fisica
moderata per almeno 30 minu-
ti al giorno, nella maggior par-
te dei giorni della settimana, se
non tutti, è raccomandata per
le gestanti a basso rischio. Inol-
tre, è stato considerato sicuro
per le donne sedentarie iniziare
un programma di attività fisica
durante la gravidanza (2).
Attualmente, l’ACOG racco-
manda, tra l’altro, alle gestanti
e alle neomamme, in assenza di
complicanze mediche e oste-
triche, di svolgere un esercizio
fisico regolare almeno 3 volte
a settimana per 30-40 minuti
(un’attività continua è preferi-
bile a un’attività intermittente).
Si raccomanda alle donne incin-
te di evitare gli esercizi in posi-
zione supina dopo il primo trime-
stre e di fare molta attenzione
all’esecuzione di esercizi che
potrebbero causare una perdi-
ta dell’equilibrio, soprattutto
nel terzo trimestre. Le gestanti
che svolgono attività fisica de-
vono aumentare la dispersione
del calore mediante un’idrata-
zione adeguata, un abbigliamen-
to appropriato e svolgendo gli
esercizi in un ambiente ottima-
le. Poiché molti dei cambiamen-
ti fisiologici e morfologici della
gravidanza persistono per 4-6
settimane dopo il parto, queste
raccomandazioni devono essere
seguite anche dopo avere par-
torito.
Queste linee guida riflettono le
nostre attuali conoscenze sulle
numerose modifiche che avven-
gono nell’organismo durante la
gravidanza (2, 13).
MICHELE DELL
PRUETT
è attualmente
coordinatore
clinico per la
preparazione
atletica alla West
Virginia University
nel College of
Physical Activity
and Sport
Sciences.
JENNIFER L.
CAPUTO
è professore
associato nel
Department of
Health and Human
Performance alla
Middle Tennessee
State University.
inee guida
sull’attività fisica
in gravidanza
e nel post-partum
L
Michele Dell Pruett, PhD, ATC1
e Jennifer L. Caputo, PhD, CSCS2
1Department of Sports Sciences, College of Ph ysi cal Activity and Sport Sciences, W est Virginia U niversity , M organtow n, W est Virginia;
e 2Department of Health and Human Perf ormance M iddle Tennessee State U niversity , M urf reesb oro, Tennessee
12. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 85
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.85-88
1. A che punto è la RICERCA nel campo dell’attività
motoria e dello sport?
Se utilizziamo un motore di ricerca di pubblicazioni scien-
tifiche con impact factor, possiamo estrarre alcuni dati
significativi proprio sullo stato della Ricerca nel campo
delle scienze applicate al movimento ed allo sport: nel
2014 sono stati infatti pubblicati 350 articoli scientifici
contenenti la parola “Sport” e nel 2015 tale quota è au-
mentata del 25% toccando il numero di 437. Quest’an-
no, nei primi 6 mesi, sono stati pubblicati 281 lavori
scientifici sul medesimo argomento, quindi plausibilmen-
te a fine anno si arriverà al numero di 562
.
È interessante notare come quando ho iniziato il mio
percorso di dottorato, nel 2009, il numero totale di pub-
blicazioni internazionali con impact factor fosse di 2967.
Nel solo anno 2016 quindi verrà pubblicato un numero di
lavori scientifici pari a circa un quinto di quanto è sta-
to fatto dal 1907 al 2008 compresi, oppure se voglia-
mo dirlo in maniera ancora più eclatante, negli ultimi 8
anni sono stati pubblicati più lavori scientifici sul tema
“sport” di quanto è stato fatto in un intero secolo (dal
1907 al 2008 compresi).
Fig. 1 La prima pubblicazione scientifica contenente il to-
pic sport pubblicata a livello mondiale: Doyne, R. (1910).
A Lecture On “Eye” In Sport. The British Medical Journal,
2(2608), 1960-1963.]
domande e10 risposte10
MARCO IVALDI
Nato a Torino nel
1979; ex ciclista
semiprofessionista,
ora corridore
di corsa in
montagna, ha
conseguito nel
2012 il titolo di
Dottore di ricerca
in sistemi complessi
in medicina e
scienze della
vita, indirizzo in
fisiopatologia
medica.
Docente
universitario
(Neurof isiologia
del movimento,
Metodologia del
movimento, Basi
del movimento
umano, Sociologia
e Comunicazione,
Processi
Comunicativi),
si occupa di
analisi ellettro-
encefalografica
quantitativa presso
il Dipartimento di
Scienze Mediche
dell’Università degli
Studi di Torino, in
qualità di membro
del Gruppo di
Ricerca Funzione
Neuromuscolare
diretto dal Prof.
Alberto Rainoldi.
Allievo diretto
dei Professori
Gioachino Kratter
e Pasquale
Bellotti, tra i
principali esperti
del movimento
umano italiani.
Eclettico, creativo, curioso. Sono tre aggettivi che mi sento di riconoscere a questo
“giovane” esperto di movimento. Il suo curriculum parla di un percorso già ricco di
esperienze e vissuto nel mondo della ricerca che Marco ha affrontato con lo spiri-
to vero di chi desidera trovare, se non risposte certe a quesiti relativi ad un mondo
complesso (persone in movimento), almeno conferma di punti di riferimento ai quali
prestare attenzione. Alcune domande, invero non troppo comuni per gli allenatori,
spero sveleranno la radice profonda di un sentire comune a coloro che sfuggono le ricette facili e
si interrogano spesso sulle origini del movimento e sugli aspetti pedagogici che stanno alla base
della costruzione dell’atleta autentico che è, in primis, persona speciale. Spero che a molti lettori
si accenda la luce che a volte langue per il troppo lavoro richiesto e svolto senza poter contare
sull’entusiasmo che deriva solo dal piacere di un’intensa passione. Buona lettura.
Gioachino Kratter
Marco Ivaldi
Intervistare per provare a capire come cambiare
Dalla voce, cogliere dalla voce dei veri esperti, veri grandi.
Cogliere dai pochi veramente esperti che abbiamo, sfruttare
l’attimo, lasciarsi prendere dall’ascolto.
Come si cambia? Come si può? Chi ci dice parole che
servono davvero? Mettiamoci alla prova e cerchiamoli.
Ed ecco trovato l’esperto!
È infatti la volta di: Marco Ivaldi,
docente all’Università degli Studi di Torino
13. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 20 / Aprile-Giugno 2017 91
S&C(Ita)n.20,Aprile-Giugno2017,pp.91-92
O|
Le improrogabili date di chiusura di questa
rivista mi hanno messo in crisi. Speravo di
poter arrivare a scrivere queste note quan-
do il quadro normativo sulla base del quale le
nostre associazioni e società sportive dilet-
tantistiche si troveranno ad operare nel 2017
si fosse definitivamente chiarito. Così non è
stato possibile e, pertanto, dedichiamoci a
indicare i nodi che speriamo possano essere
presto sciolti.
L’onore dell’apertura non può che essere data
alla legge più importante approvata in questi
mesi, la Legge 6 Giugno 2016 n. 106, che
contiene la delega per la riforma del terzo set-
tore. Rimane ancora senza risposta il quesito
principale. Si applicherà anche al mondo dello
sport. Da parte di molti viene dato per scon-
tato. Ma, se e ove così fosse, ci sono un po’ di
questioni sulle quali riflettere.
Viene previsto, al comma due del primo arti-
colo che uno dei capisaldi della riforma sarà
la “revisione della disciplina sugli enti senza
scopo di lucro di cui al primo libro del codi-
ce civile”. Ricordo che già nel lontano autunno
1998 era stata istituita, presso la Presiden-
za del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Af-
fari Sociali (min. Livia Turco), la “Commissione
per la riforma del primo libro del codice civile”,
presieduta dal prof. Pietro Rescigno, con il
dichiarato obiettivo di introdurre una omoge-
nea disciplina giuridica degli enti non profit e
dell’impresa sociale nel primo libro del codice
civile. Precisato che il pur lodevole lavoro non
uscì mai dalla fase di studio, ci si chiede come
si possa conciliare la revisione del primo libro
che tenga presente l’obiettivo di «semplificare
la normativa vigente, garantendone la coeren-
za giuridica, logica e sistematica (art. 2) con
la circostanza che non faranno parte del terzo
settore - per come disciplinato dalla novella di
riforma e per espressa previsione della stessa
- enti quali le formazioni e associazioni politi-
che, i sindacati, le associazioni professionali
e di rappresentanza e le fondazioni bancarie
ISARANNONOVITÀNEL
2017PERLALEGISLAZIONE
SULLO SPORT?
C
Guido Martinelli
GUIDO MARTINELLI
avvocato,
consulente della
F IPE, professore
aggregato di
legislazione
sportiva presso
l’Università degli
studi di Ferrara,
docente nazionale
della Scuola
Centrale dello
sport del CONI,
è autore di diverse
pubblicazioni in
materia di diritto
sportivo.
“Scritto nel dicembre 2016 e non pubblicato per sovrabbondanza
di testi ricevuti dall’Autore, riproponiamo qui,
lasciando il testo assolutamente inalterato.
Giudichi il Lettore, ora per allora, il carattere di grande attualità e
“quasi profetico” del contenuto dell’articolo di Guido Martinelli.”
14. www.calzetti-mariucci.it
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