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“eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!”
San Mauro di Romagna
31 dicembre 1855
Il 10 agosto 1867 viene
ucciso il padre,Ruggero
Pascoli




                          Dopo la morte della
                          madre e dei fratelli
                          rimase così a vivere
                          con le due sorelle
Studia presso l’università di
             Bologna



Accademico

                             Dove è allievo di Giosuè
                             Carducci
Il tema della morte è presente
   praticamente in tutta la
    produzione letteraria di
 Pascoli principalemente per
          due motivi:
       •Naturalistico
         •Familiare
Il ritmo delle stagioni allude a un ordine
naturale e alla segreta armonia
dell'alternanza di vita e di morte, di fine
e di rinascita;

     .
l'uccisione del padre configura
invece una perdita irreparabile
segnata dalla cattiveria umana e
dunque estranea al ritmo
naturale dell'esistenza.
Dopo la morte del padre sviluppa molte poesie tra le quali:

                      •X AGOSTO
               •LA CAVALLA STORNA
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t'insegni, come».
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della
strada.
La paglia non battean con l'unghie
vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un
dito:
disse un nome . . . Sonò alto un
nitrito.
In questa poesia,la cavalla che
trainava il carro del padre,sembra
riconoscere il nome pronunciato
dalla madre del poeta la quale
crede quindi di aver trovato il
nome dell’uccisore del marito
Il poeta paragona la fedeltà della cavalla
alla vigliaccheria dell’uomo. Ritiene
infatti che la cavalla sia l’unica di cui
potersi fidare e che sa la verità. Gli
uomini che sanno, infatti, non parlano
mentre la cavalla che vorrebbe parlare
non può, non ha la parola.
San Lorenzo, io lo so perché tanto         Anche un uomo tornava al suo nido:
di stelle per l'aria tranquilla            l'uccisero: disse: Perdono;
arde e cade, perché si gran pianto         e restò negli aperti occhi un grido:
nel concavo cielo sfavilla.                portava due bambole in dono.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spine              Ora là, nella casa romita,
ella aveva nel becco un insetto:           lo aspettano, aspettano in vano:
la cena dei suoi rondinini.                egli immobile, attonito, addita
                                           le bambole al cielo lontano.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;           E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
e il suo nido è nell'ombra, che attende,   sereni, infinito, immortale,
che pigola sempre più piano.               oh! d'un pianto di stelle lo inondi
                                           quest'atomo opaco del Male!
Attraverso essa il poeta, infatti, vuole
comunicare al lettore la sua tristezza per la
mancanza del padre assassinato e la
accentua mettendo a confronto una rondine
abbattuta col cibo nel becco per i suoi
rondinini e il padre che ritornava a casa
portando due bambole alle figlie, in modo tale
da sottolineare l’ingiustizia e il male che
prevalgono su questa terra .
Il nido e la casa, per di più svolgono il
ruolo di metafora degli unici rapporti
d'amore possibili in un mondo
d'insidie e di contrasti.
A partecipare a questa tragica situazione vi è,
non solo Pascoli in persona, ma anche il Cielo che
con, appunto, la notte di San Lorenzo famosa per
il fenomeno delle stelle cadenti, raffigura il
pianto.
Successivamente la figura del cielo si
contrappone a quella della terra. Il cielo è
infinito, immortale, immenso, mentre la terra
non è altro che un piccolo atomo di dolore.
Pascoli scrive inoltre,ricordando in suo
compagno morto:
A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! e te, sì, che abbandoni
su l'omero il pallor muto del viso.
Sì: dissi sopra te l'orazïoni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!
Tu eri tutto bianco, io mi rammento.
                                           Meglio venirci con la testa
solo avevi del rosso nei ginocchi,
                                           bionda,
per quel nostro pregar sul pavimento.
                                           che poi che fredda giacque
                                           sul guanciale,
                                           ti pettinò co' bei capelli a
                                           onda
                                           tua madre... adagio, per
                                           non farti male
Nelle ultime strofe di questa poesia emerge
il dispiacere del poeta che,avendo vissuto
tutta una vita,rimpiange di non essere
morto giovane e aver dovuto subire tante
perdite.
Il suo compagno,morto giovane ha avuto
infatti,come più grande dolore la caduta
di qualche aquilone..
La poetica Pascoliana si inserisce nelle
idee negative del Decadentismo europeo
caratterizzate in particolare dalla
scomparsa della fiducia.
Nella sua poetica domina la natura con
tutte le sue creature più semplici.
Il poeta per Pascoli deve infatti
comunicare attraverso parole e simboli
semplici;deve essere quindi Poeta
Fanciullo.
simbolo di:
•dei margini di purezza
e candore
•della poesia nel fondo
dell'animo umano
caratteristiche:

•quot;Rimane piccolo anche quando
noi cresciamo
•quot;Piange e ride senza un perché
•Guarda tutte le cose con stupore
•Riempie ogni oggetto della
propria immaginazione e dei
propri ricordi (soggettivazione),
Sitografia:
•   Biografia Giovanni Pascoli da Wilkipedia
•   Poetica da Wilkipedia
•   Opere da GiovanniPascoli.it
•   X Agosto da balbruno.altervista.org
•   La cavalla storna da forumcommunity.net

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Presentazione Pascoli 2003

  • 1. “eppur, felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni!”
  • 2. San Mauro di Romagna 31 dicembre 1855
  • 3. Il 10 agosto 1867 viene ucciso il padre,Ruggero Pascoli Dopo la morte della madre e dei fratelli rimase così a vivere con le due sorelle
  • 4. Studia presso l’università di Bologna Accademico Dove è allievo di Giosuè Carducci
  • 5. Il tema della morte è presente praticamente in tutta la produzione letteraria di Pascoli principalemente per due motivi: •Naturalistico •Familiare
  • 6. Il ritmo delle stagioni allude a un ordine naturale e alla segreta armonia dell'alternanza di vita e di morte, di fine e di rinascita; .
  • 7. l'uccisione del padre configura invece una perdita irreparabile segnata dalla cattiveria umana e dunque estranea al ritmo naturale dell'esistenza.
  • 8. Dopo la morte del padre sviluppa molte poesie tra le quali: •X AGOSTO •LA CAVALLA STORNA
  • 9. Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome. E tu fa cenno. Dio t'insegni, come». Ora, i cavalli non frangean la biada: dormian sognando il bianco della strada. La paglia non battean con l'unghie vuote: dormian sognando il rullo delle ruote. Mia madre alzò nel gran silenzio un dito: disse un nome . . . Sonò alto un nitrito.
  • 10. In questa poesia,la cavalla che trainava il carro del padre,sembra riconoscere il nome pronunciato dalla madre del poeta la quale crede quindi di aver trovato il nome dell’uccisore del marito
  • 11. Il poeta paragona la fedeltà della cavalla alla vigliaccheria dell’uomo. Ritiene infatti che la cavalla sia l’unica di cui potersi fidare e che sa la verità. Gli uomini che sanno, infatti, non parlano mentre la cavalla che vorrebbe parlare non può, non ha la parola.
  • 12. San Lorenzo, io lo so perché tanto Anche un uomo tornava al suo nido: di stelle per l'aria tranquilla l'uccisero: disse: Perdono; arde e cade, perché si gran pianto e restò negli aperti occhi un grido: nel concavo cielo sfavilla. portava due bambole in dono. Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra i spine Ora là, nella casa romita, ella aveva nel becco un insetto: lo aspettano, aspettano in vano: la cena dei suoi rondinini. egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; E tu, Cielo, dall'alto dei mondi e il suo nido è nell'ombra, che attende, sereni, infinito, immortale, che pigola sempre più piano. oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male!
  • 13. Attraverso essa il poeta, infatti, vuole comunicare al lettore la sua tristezza per la mancanza del padre assassinato e la accentua mettendo a confronto una rondine abbattuta col cibo nel becco per i suoi rondinini e il padre che ritornava a casa portando due bambole alle figlie, in modo tale da sottolineare l’ingiustizia e il male che prevalgono su questa terra .
  • 14. Il nido e la casa, per di più svolgono il ruolo di metafora degli unici rapporti d'amore possibili in un mondo d'insidie e di contrasti.
  • 15. A partecipare a questa tragica situazione vi è, non solo Pascoli in persona, ma anche il Cielo che con, appunto, la notte di San Lorenzo famosa per il fenomeno delle stelle cadenti, raffigura il pianto. Successivamente la figura del cielo si contrappone a quella della terra. Il cielo è infinito, immortale, immenso, mentre la terra non è altro che un piccolo atomo di dolore.
  • 16. Pascoli scrive inoltre,ricordando in suo compagno morto:
  • 17. A uno a uno tutti vi ravviso, o miei compagni! e te, sì, che abbandoni su l'omero il pallor muto del viso. Sì: dissi sopra te l'orazïoni, e piansi: eppur, felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni! Tu eri tutto bianco, io mi rammento. Meglio venirci con la testa solo avevi del rosso nei ginocchi, bionda, per quel nostro pregar sul pavimento. che poi che fredda giacque sul guanciale, ti pettinò co' bei capelli a onda tua madre... adagio, per non farti male
  • 18. Nelle ultime strofe di questa poesia emerge il dispiacere del poeta che,avendo vissuto tutta una vita,rimpiange di non essere morto giovane e aver dovuto subire tante perdite. Il suo compagno,morto giovane ha avuto infatti,come più grande dolore la caduta di qualche aquilone..
  • 19. La poetica Pascoliana si inserisce nelle idee negative del Decadentismo europeo caratterizzate in particolare dalla scomparsa della fiducia. Nella sua poetica domina la natura con tutte le sue creature più semplici. Il poeta per Pascoli deve infatti comunicare attraverso parole e simboli semplici;deve essere quindi Poeta Fanciullo.
  • 20. simbolo di: •dei margini di purezza e candore •della poesia nel fondo dell'animo umano
  • 21. caratteristiche: •quot;Rimane piccolo anche quando noi cresciamo •quot;Piange e ride senza un perché •Guarda tutte le cose con stupore •Riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione),
  • 22. Sitografia: • Biografia Giovanni Pascoli da Wilkipedia • Poetica da Wilkipedia • Opere da GiovanniPascoli.it • X Agosto da balbruno.altervista.org • La cavalla storna da forumcommunity.net