3. IL CALENDARIO
Informazioni sui biglietti:
www.comunalegiuseppeverdi.it - tel. 0434 247624
NOTE DI SALA Lucia di Lammermoor
me 2 novembre Incontro con
Eddi De Nadai, Beniamino Prior
LIRICA Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste
do 6 novembre LUCIA DI LAMMERMOOR
PROSA Leo Gullotta
ve 11 novembre IL PIACERE DELL’ONESTÀ
sa 12 novembre
do 13 novembre
SINFONICA Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste
gi 17 novembre direttore Corrado Rovaris
PROSA Massimo Popolizio, Anna Della Rosa
sa 19 novembre BLACKBIRD
do 20 novembre
PROSA Compagnia Finzi Pasca
me 23 novembre Chekhov International Theatre Festival
gi 24 novembre DONKA
NOTE DI SALA La musica della poesia
ma 29 novembre Incontro con Gian Mario Villalta
OPERA DOMANI NABUCCO
ma 29 novembre C’era una volta la figlia di un re
me 30 novembre Percorso didattico per l’avvicinamento all’o-
gi 1 dicembre pera lirica, riservato alle scuole
Teatro Comunale Giuseppe Verdi Pordenone
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4. LUCIA DI LAMMERMOOR
Dramma tragico in due parti e tre atti di Salvatore Cammarano
dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott
musica di Gaetano Donizetti
personaggi interpreti
Lord Enrico Asthon (baritono) Giorgio Caoduro
Miss Lucia (soprano) Silvia Dalla Benedetta
Sir Edgardo di Ravenswood (tenore) Massimiliano Pisapia
sabato Lord Arturo Bucklaw (tenore) Gianluca Bocchino
5 novembre 2011 Raimondo Bidebent (basso) Giovanni Furlanetto
ore 16.00 Alisa (mezzosoprano) Annika Kaschenz
Normanno (tenore) Francesco Piccoli
Prova generale
riservata maestro concertatore e direttore Julian Kovatchev
alle scuole superiori regia Giulio Ciabatti
scene Pier Paolo Bisleri
domenica costumi Giuseppe Palella
6 novembre 2011 luci Nino Napoletano
ore 16.00
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione
Abbonamenti: Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste
- Fidelity gold
- Fidelity platinum nuovo allestimento in coproduzione tra
- Azzurro Fondazione Teatro Verdi di Trieste e Fondazione Arena di Verona
- Lirica
prima rappresentazione
Napoli Teatro San Carlo, 26 settembre 1835
editore Kalmus & co., New York
Lucia di Lammermoor racchiude in un intreccio passionale amo-
ri impossibili, faide familiari e tematiche romantiche per eccel-
lenza: l’atmosfera cupa di tragedia incombente, una fragile figura
di protagonista, una travagliata storia d’amore e infine la follia. In
quest’opera Donizetti interiorizza in chiave psicologica un topos
della letteratura gotica per eccellenza: il cliché del fantasma che
desta orrore e sorpresa dei romanzi gotici di Walter Scott tramu-
tato nella rappresentazione, tutta “realistica, della pazzia come li-
berazione delirante dall’inganno e dal dolore dell’amore negato.
Lucia infatti appare, dopo l’assassinio di Arturo, alla folla che l’os-
serva ammutolita, come un fantasma, una sorta di trapassata, già
uscita dal cerchio della vita. In Donizetti, con Lucia di Lammermo-
or, il terrore dell’apparizione del fantasma come “non vivente”, tipi-
co della letteratura gotica, evolve nell’orrore provocato dal delirio
di chi è già “quasi fuori della vita”. In Lucia la follia della protago-
nista è il centro dell’opera e Donizetti, nell’aria della pazzia, riesce
a creare un centro drammatico di grande effetto sfruttando un
topos vecchio quanto l’opera, ma che nel melodramma romantico
assume uno spazio e una connotazione nuova ed intima.
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5. La regia di Giulio Ciabatti, che si avvale delle scene di Pier Paolo
Bisleri, ambienta il dramma “in una bruma fitta, una condensa pe-
sante in cui immagina vagare un branco di uomini come fantasmi
nella nebbia. Una fanciulla compare sul sentiero che taglia la ra-
dura, ferita antica di ragioni e di odi che assegnavano un confine
lì dove ora si mischiano fango e neve e foglie marce. E di lì è
passata, forse passa e ancora passerà la sua storia, fatta di leggi
violate, di sangue da esigere.
Lucia di Lammermoor è stata a lungo ritenuta il capolavoro di
Donizetti e una pietra miliare nella storia del melodramma ita-
liano: sebbene, vivente l’autore, spartisse questa rinomanza con
altri lavori forse più innovativi, fu l’opera a cui rimase affidata la
sopravvivenza postuma di Donizetti nel tardo Ottocento e nel No-
vecento. La sua classicità “popolare” deriva insieme dalla capacità
dell’autore di incanalare una materia di incandescente spessore
espressivo nell’alveo di forme regolari e riconoscibili, distribuite
con simmetrica regolarità nei tre atti, e da una scrittura vocale an-
cora legata alla grande tradizione belcantistica. Ad esempio nella
scena della follia, originariamente composta con accompagna-
mento di glas-harmonica, la vocalità trascendentale della scuola
virtuosistica italiana viene recuperata come segno dello squilibrio
mentale di Lucia. Luoghi tipici del melodramma italiano, come il
grande concertato in cui i personaggi restano assorti in se stessi
o le reminiscenze musicali che riportano alla memoria il passato
felice, trovano qui una realizzazione plastica ed evidente.
L’ambientazione fosca e carica di presagi infonde da subito un
pessimistico senso di predestinazione, che si compie con la morte
degli amanti, ineluttabilmente divisi, in due grandi arie finali con-
secutive: “la morte-follia di Lucia come trasfigurazione (un fuor di
sé metafisicamente evocato dal belcanto); la morte di Edgardo,
come concreta e disperata rinuncia alla vita, ambientata realisti-
camente e ossianamente in un cimitero, tra tombe, cupi rintocchi
e struggenti preghiere”
Angelo Foletto
Facilmente le vicende dell’opera inducono a una sublimazione
simbolica, favorendo l’identificazione del pubblico nelle figure dei
due infelici protagonisti ed in particolare in quella di Lucia, la cui
interiorità è continuamente scrutata da gesti orchestrali carichi di
significato. Il successo dell’opera derivò dunque anche dal fatto
di fare appello alla sensibilità contemporanea, alludendo alla con-
dizione femminile nel contesto familiare della società borghese
ottocentesca: un’identificazione evidente, fra l’altro, nelle pagine
indimenticabili dedicate a Lucia in Madame Bovary di Gustave
Flaubert.
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6. La trama
“
Il capolavoro
di Donizetti
Prima parte - “La partenza” - Atto unico
Nella faida tra le famiglie scozzesi dei Ravenswood e dei Lam-
mermoor, Enrico (Lord Henry Ashton di Lammermoor) ha avuto la
è una pietra meglio su Edgardo (Edgard di Ravenswood), uccidendone i con-
miliare nella giunti e prendendo possesso dei suoi averi. Tuttavia, nel periodo in
cui l’opera si svolge, le sue fortune sono in declino. Politicamente
storia del in disgrazia, Enrico ora punta sull’unione della sua famiglia con
melodramma quella di Arturo (Lord Arthur Bucklaw) e progetta che sua sorella
Lucia sposi questo potente nobiluomo. In un parco in rovina vicino
italiano al castello dei Lammermoor, i seguaci di Enrico si apprestano a
” dare la caccia a un misterioso intruso. Normanno, capitano delle
guardie, si trattiene per salutare Enrico, incollerito per il rifiuto
di Lucia a sposare Arturo. Raimondo, l’anziano precettore della
ragazza, sostiene che a tenerla lontana da pensieri d’amore è il
dolore per la morte della madre, ma Normanno svela che Lucia è
stata scoperta mentre andava a un appuntamento con un caccia-
tore che, in precedenza, l’aveva salvata da un toro infuriato.
Che costui sia proprio Edgardo? Enrico lascia traboccare la sua ira
e, quando l’ipotesi di Normanno viene confermata, giura solenne
vendetta. Alla fontana presso la tomba della madre, Lucia, pur te-
mendo l’ira del fratello, attende di incontrare Edgardo e intanto
narra alla sua confidente, Alisa, di una fanciulla che come fanta-
sma le è apparsa per avvisarla della tragica fine del suo amore.
Nonostante ogni richiamo di Alisa alla prudenza, Lucia non può
resistere alla sua passione. Giungendo, Edgardo spiega che è co-
stretto ad andare in Francia per una missione politica, ma spera
in una riconciliazione con Enrico che gli permetta finalmente di
sposare Lucia. Quest’ultima, ben sapendo che suo fratello non
si placherà mai, supplica Edgardo di mantenere segreto il loro
amore e il giovane, sebbene irato contro la persecuzione di Enri-
co, acconsente. Gli amanti suggellano i loro voti scambiandosi gli
anelli e si separano.
Seconda parte - “Il contratto nuziale” - Primo atto
In un’anticamera del castello di Lammermoor, Enrico trama con
Normanno per costringere Lucia a sposare Arturo. Il capitano esce
per accogliere lo sposo ed entra dunque Lucia che, a dispetto del
turbamento, cerca ancora di opporsi. Ogni resistenza cede tutta-
via quando le viene mostrata la lettera contraffatta nella quale si
dimostra il legame di Edgardo con un’altra donna. Disperata, la
fanciulla anela alla morte ma Enrico insiste perché si celebrino
subito le nozze necessarie a salvare la famiglia. Adesso anche
Raimondo spinge la donna a sposarsi, invocando la memoria della
madre e chiedendole considerazione per la disperata situazione
della casata. Infine Lucia cede, mentre il precettore le ricorda che
ogni sacrificio terreno conosce ricompense celesti.
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7. Secondo atto
Nella grande sala dei Lammermoor, dopo che gli ospiti hanno
salutato l’unione delle due potenti famiglie, Arturo si impegna
a riportare gli Ashton alle loro antiche glorie. Enrico lo previe-
ne sull’afflizione di Lucia adducendo a pretesto il dolore di lei
per la morte della madre; ma subito dopo che la fanciulla è
stata costretta a sottoscrivere il matrimonio, ecco che irrompe
Edgardo. Ritornato anzitempo, il giovane ha appreso della ce-
rimonia nuziale e ora viene a reclamare la sua sposa. Ricono-
sciuta la firma di Lucia sul contratto, Edgardo si strappa l’anello
dal dito, maledice la fanciulla e abbandona precipitosamente
la sala. Lucia, comprendendo a malapena le sue parole, perde
i sensi. Mentre infuria una tempesta, seduto nella sua camera
ai piedi della torre, Edgardo è assorto in meditazioni quando
Enrico arriva a cavallo per confrontarsi con lui. I due conven-
gono di incontrarsi all’alba tra le tombe dei Ravenswood per
sfidarsi in duello. Le feste per il matrimonio, ancora in corso,
sono interrotte quando Raimondo entra per annunciare che
Lucia è uscita di senno e ha accoltellato Arturo nella camera
nuziale. Scomposta nelle vesti e nei capelli, inconsapevole di
quello che ha fatto, la fanciulla vaga rievocando il suo incontro
con Edgardo e crede di essere sposata a lui. Enrico si precipi-
ta furioso, rimane ammutolito dalla vista della dolorosa scena.
Credendo di essere già in cielo, Lucia cade a terra agonizzante.
Tra le tombe dei suoi antenati, Edgardo lamenta il supposto
tradimento di Lucia e attende il suo duello con Enrico nella
speranza di trovare fine alla sua vita. Uscendo dal castello dei
Lammermoor, alcuni invitati raccontano a Edgardo che Lucia,
in fin di vita, ha invocato il suo nome. Il giovane sta per lan-
ciarsi al suo capezzale ma compare Raimondo ad annunciare
la morte di Lucia il cui feretro gli passa davanti. Oramai deciso
a ricongiungersi alla sua amata in cielo, Edgardo si trafigge a
morte con il pugnale.
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8. IL PIACERE DELL’ONESTÀ
di Luigi Pirandello
scene e costumi di Luigi Perego
musiche di Germano Mazzocchetti
luci di Valerio Tiberi
pantomima Monica Codena
regia di Fabio Grossi
produzione Teatro Eliseo
venerdì
11 novembre 2011 personaggi interpreti
ore 20.45 Angelo Baldovino Leo Gullotta
Agata Renni, la signora Cloris Brosca
Abbonamenti: Maddalena, sua madre Mirella Mazzeranghi
- Fidelity gold Il Marchese Fabio Colli Martino Duane
- Fidelity platinum Maurizio Setti, suo cugino Paolo Lorimer
- Blu Il parroco di Santa Marta Vincenzo Versari
Marchetto Fongi, borsista Federico Mancini
sabato Un cameriere Antonio Fermi
12 novembre 2011
ore 20.45
Abbonamenti: Note di regia
- Giallo
- Rosso … Io sogno una casina di cristallo
proprio nel mezzo della città,
domenica nel folto dell’abitato.
13 novembre 2011 Una casina semplice, modesta
ore 16.00 piccolina piccolina:
tre stanzette e la cucina.
Abbonamenti: Una casina
- Verde come qualunque mortale
può possedere,
che di straordinario non abbia niente,
ma che sia tutta trasparente:
di cristallo.
… Non nasconderò più niente
alla gente.
Scriveva questa sua poesia, nel 1913, Aldo Palazzeschi pubblica-
ta su Lacerba; e che cos’è l’onestà se non una casina di cristallo
da dove non si può nascondere più nulla alla gente?
Proprio da questo pensiero faccio partire la mia considerazione
all’opera di Luigi Pirandello per la quale ho pensato un allestimen-
Partner evento
to che rispetti completamente il pensiero e la scrittura del grande
drammaturgo. Portata per la prima volta in scena il 27 novembre
1917 da Ruggero Ruggeri con la sua compagnia nel teatro Cari-
gnano di Torino, Il piacere dell’onestà, il cui disegno drammatur-
gico è tratto dalla novella “Tirocinio” del 1905, racconta di Angelo
Baldovino, uomo fallito e di dubbia moralità, che accetta solo per
il piacere dell’onestà di sposare Agata, ragazza di buona famiglia
che aspetta un bambino da un uomo maritato, il rispettabile mar-
6
9. chese Fabio Colli. Onestà, parola di grande effetto per il periodo
in cui Pirandello concepì la sua opera, parola di lacerante conte-
sto in questa nostra travagliata epoca, dove prodotti e momenti di
vita vissuta vengono modificati in maniera cangiante e definente,
sull’orlo di un dramma che si pone di fronte all’eterno aut aut
di una società alla ricerca di un’equa liceità. Per questo l’elabo-
razione da me curata, elimina tutti quei termini che oggi giorno
risulterebbero obsoleti e poco rapportabili ad una situazione di
verità. Proprio questa verità, sarà il veicolo per comunicare quello
che il pensiero pirandelliano ha voluto trasmettere nell’epoca del
suo essere concepito. Nella visione pirandelliana, il nostro prota-
gonista nell’indossare il costume dell’Onesto, adotta il colore del
diverso, in una fauna di anime mostruose, e la condotta morale
del Baldovino diventa da questo momento inattaccabile e questi
si chiude dentro la propria onestà sfidando convenzioni sociali ed
egoismi personali.
Il suo arrivo in questa famiglia, composta da begli involucri senza
contenuto, sarà stridente fin dalla prima scena. Una casa, questa,
dove l’apparire conta molto più dell’essere, non a caso le sue pa-
reti vivono della trasparenza atta a mostrarsi come si pensa che gli
altri desiderano. Una società, immutata nei tempi, da quelli pas-
sati a quelli odierni, che ha paura della diversità, perché essere
onesti significa essere diversi, e che fa del tutto per annichilire
l’elemento considerato spurio con tutti i mezzi, anche quelli più
perversi. Messo alle strette nella manovra estrema di farlo con-
travvenire alle proprie responsabilità, Angelo Baldovino continua
a mantenere intatta la propria maschera di uomo onesto, finendo
così per mettere spietatamente a nudo la disonestà di tutti gli altri.
Una pseudo legittima unione, quella che Pirandello usa per dimo-
strare come l’essere e l’apparire siano in realtà categorie senza
alcun valore, frutto unicamente delle convenzioni e del conformi-
smo della società. Come approdato, il nostro protagonista se ne
andrà, per l’unica strada legittima, una strada non usa agli altri,
solo che in questo suo ricalcar i passi dell’arrivo, non sarà solo,
ma colei a cui si unì per salvarla dall’ottusa convenzione, gli sarà
accanto, facendo sì che una lacrima di vittoria lo premiasse nell’is-
sar la vela dell’Onestà. Ho modificato il percorso drammaturgico,
strutturato alla nascita in tre atti, in due ed un intermezzo. Proprio
quest’ultimo assume, nella mia lettura, una grande valenza dram-
maturgica, vestendosi dell’impronta del destino atto a modificare,
come per voleri supremi, quello che meschinamente o meno l’uo-
mo disegna. Tutta la vicenda, letta oggi con occhi rapportati alla
realtà in cui mi muovo, fa sì d’indurmi a rappresentarla come una
gran bella favola, dove il cattivo prende su di sé l’immagine del
buono e le anime dei così detti per bene assumono l’espressione
della bestialità”.
Fabio Grossi
La scelta di Leo Gullotta
Che rapporto ha Leo Gullotta con l’onestà?
Come persona posso dire che l’onestà mi appartiene, nel profon-
do. Mi piace essere una persona aperta, pulita, disponibile all’in-
7
10. contro e allo scontro civile, ma sempre con onestà specchiata”.
“
Una società,
immutata
Cosa l’ha spinta a scegliere ancora Pirandello?
“Il fatto che l’offerta pirandelliana è sempre gradita dalla platea;
parliamo di un autore inafferrabile, volutamente provocatorio ed
attuale. Il testo, poi, è perfetto per il momento storico, sembra
nei tempi, scritto stamattina e fa di questo grandissimo autore un classico
contemporaneo. La commedia, poi, affronta il tema della società
da quelli malata, oggi trasformata in verminaio e Pirandello l’aveva previsto
già allora. Per questo credo che le pagine del testo siano utili, anzi
passati a indispensabili: incuriosiranno il pubblico, lo indurranno a riflette-
quelli odierni, re. La “gente” ce la vogliono raccontare in un altro modo, specie
i media: un pubblico piatto, pigro, vuoto. Invece io sento che c’è
che ha paura voglia di incontri, esiste un movimento. Certo, ci sono il rinascente
della razzismo, la crisi delle borse e un imbarbarimento culturale diffu-
so, ma l’abbrutimento è una scelta voluta e con questa commedia
diversità, voglio fare il mio dovere di cittadino, recuperando valori”.
perché Alessandra Miccinese, cinespettacolo.it
essere onesti
significa Hanno scritto...
essere C’è da credere (dopo aver ricevuto in regalo da Leo Gullotta un
Pirandello di gran rango) che il teatro italiano, in tempo di vessa-
diversi. zioni e di peste, si stia “vendicando” a colpi di bellezza. Il testo
” (consideriamolo del 1905: è di quell’anno la novella “Tirocinio”
dalla quale la commedia, che anche troppo la cita e la conserva,
fu tratta una dozzina d’anni più tardi) può definirsi verboso, iperar-
gomentato, poco “recitabile”. In realtà, si tratta forse di un copione
cui serve il grimaldello capace di scardinarlo, di tradurlo in viva,
vibrante evidenza teatrale.
L’arnese da scasso, nel caso dell’allestimento dell’Eliseo, è pro-
prio Gullotta, protagonista esemplare, nei panni di Angelo Baldo-
vino, in un crescendo di lucidità, di titanica voglia d’imporre alla
platea il sapore di una virtù difficile, l’onestà, ieri come oggi ol-
traggiata senza ritegno. Il regista esalta, con ragione, il momento
interpretativo (che Leo sorregge con bravura entusiasmante, voca-
le e gestuale), isolando il mondo conformista in una casetta tra-
sparente, dentro il bosco dell’inconscio, regno della Natura e delle
sue manifestazioni. Lascia così a Baldovino, persona eticamente
disinvolta fino al momento di sposare una donna messa incinta
dall’ammogliato marchese Colli, la possibilità di esplodere nella
selva come l’uragano, cioè “naturalmente”. L’ometto, accettando
di farsi garante dell’Onestà, esplode fra gli ipocriti e i maneggioni
al pari della tempesta, li tortura, li incalza con la furia e l’acribìa dei
neofiti. E mentre essi faticano a camminare sul tappeto erboso,
come respinti dal ferro rovente della probità, esperisce fino in fon-
do quel valore disatteso, ricevendone lavacro spirituale, rispetto,
prospettive di futuro. Da non perdere.
Rita Sala, Il Messaggero
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11. CORRADO ROVARIS
JACOPO FRANCINI
Orchestra e Coro della Fondazione
Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste
direttore Corrado Rovaris
violoncello Jacopo Francini
programma giovedì
Otto Nicolaj (1810-1849) 17 novembre
Ouverture “Le allegre comari di Windsor” ore 20.45
Nino Rota (1911-1979)
Concerto per violoncello e orchestra n.1 Abbonamenti:
Allegro - Sinfonica 2011
Larghetto cantabile - Sinfonica 2011’12
Allegro
(intervallo)
Johannes Brahms (1833-1897)
Sinfonia n.1 in Do minore op. 68
Un poco sostenuto, Allegro
Andante sostenuto
Un poco allegretto e grazioso
Adagio, Più andante, Allegro non troppo ma con brio
Otto Nicolai fu talento precoce e fu operista apprezzato. Di solida
formazione tedesca, lavorò a lungo in Italia divenendo entusiasta
estimatore del nostro melodramma, tanto da figurare come autore
di cartello nei teatri italiani. Die lustigen Weiber von Windsor
rappresenta il suo commiato ad un’esistenza troppo breve (morì di
attacco cardiaco a soli 39 anni), una partitura di gusto Biederme-
ier che alterna il comico, il sentimentale, il fantastico, ove appaio-
no molti riferimenti a Mozart, Rossini, Weber e Mendelssohn; una
scrittura orchestrale molto raffinata fa di questa opera un piccolo
capolavoro.
Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Nino Rota, en-
fant prodige del pianoforte e della composizione. Ebbe come
maestri, tra gli altri, Alfredo Casella, Rosario Scalero, Fritz Reiner.
Quindi una solidissima formazione classica che diede all’estro, al
talento innato, alla straordinaria facilità di scrittura la possibilità
di affrontare tutti i generi musicali: dall’opera alla musica sacra,
dalla sinfonica alla cameristica, eccellendo e ottenendo però i più
alti riconoscimenti nella composizione per il film. Tutti sanno della
collaborazione con Federico Fellini, Luchino Visconti, Mario Moni-
celli e molti altri per almeno 40 anni di attività ai massimi livelli,
culminati con il successo straordinario de “Il Padrino”, di Francis 9
12. Ford Coppola. Meno conosciuta, ma non meno importante, la sua
produzione sinfonica dove trovano spazio, tra le molte composi-
zioni, tre concerti per violoncello e orchestra: uno giovanile, com-
posto a 14 anni e non numerato, e altri due composti nel 1972
e 73. Il Concerto n.1 (1972) è senza dubbio di impianto molto
tradizionale, ma non per questo privo di interesse, ancorato alla
forma bitematica del primo tempo, alla cantabilità che esalta la
voce dello strumento solista nel secondo tempo, al ritmo brioso
del terzo tempo, quasi un moto perpetuo, che si conclude con una
accelerazione finale di grande effetto.
Johannes Brahms diede concretezza all’idea di una sinfonia solo
intorno ai quarant’anni, riprendendo e rielaborando materiali a cui
stava lavorando da molto tempo. E’ noto che prima di passare alla
realizzazione definitiva di questo progetto così ambizioso egli vol-
le farsi precedere da un’opera di studio, quasi un cartone prepa-
ratorio del grande affresco: le Variazioni su un tema di Haydn, un
omaggio affettuoso ed esplicito al Grande Padre del Classicismo
viennese. La Prima Sinfonia è l’opera che Schumann avrebbe
voluto che Brahms componesse già a vent’anni, quella che tutti
gli amici si aspettavano perché già da tempo ne conoscevano gli
abbozzi. E invece la gestazione fu lunghissima! Il primo tempo è
un miracolo di equilibrio costruttivo, con un Allegro ch’è prece-
duto da una introduzione intrisa di desolazione, ma che contiene
in nuce il germe tematico di tutto l’intero movimento. Il secondo
tempo è in ¾, tonalità di mi maggiore, suddiviso in tre sezioni. Il
terzo tempo, è un episodio poetico, tipicamente brahmsiano, che
non ha nulla dello “scherzo” che di solito si trova a questo punto,
e introduce il tempo finale, un “adagio-allegro” che rappresenta
il culmine espressivo di tutta la sinfonia. È interessante rileggere
la prima recensione della “Leipziger Nachtrichten” dell’esecuzio-
ne della Sinfonia diretta dallo stesso Brahms nel gennaio 1877.
“Questo lavoro deve essere valutato allo stesso livello della IX di
Beethoven e della II di Schumann. Lo scopo delle tre sinfonie è
identico e per raggiungerlo Brahms ha percorso la sua strada con
audacia e sicurezza (…). Se si dovesse dare la palma la daremmo
al primo movimento, per il vigoroso slancio di potenza creatrice.
Il secondo è del tutto degno del precedente per l’espressione in-
tensa e fervente. Per quanto riguarda il terzo, sarebbe stato ne-
cessario un ascolto più prolungato: esso apporta un contrappunto
di sentimento a quanto è espresso in precedenza, si desiderereb-
be solo un maggiore sviluppo. Del finale possiamo avventurarci a
pensare che sia il movimento che ha dato più preoccupazioni al
compositore: Brahms vi abbandona la sua indipendenza e vola
verso Beethoven ad acquistare nuove energie per la sua perora-
zione; (…) un volo verso un maestro insuperabile”.
Corrado Rovaris è direttore musicale della Philadelphia Opera
Company dal 2005. Ha iniziato la propria carriera affrontando il
repertorio barocco, per poi avvicinarsi a Mozart, Haydn, Paisiello,
Donizetti, Rossini, Bizet e tutto il grande repertorio. Come diret-
tore d’orchestra debutta con Il filosofo di campagna di Galuppi
nell’allestimento dell’As.Li.Co., ripreso in vari teatri d’Italia ed al
Teatro Comunale di Firenze e successivamente sale sul podio dei
10
13. più importanti teatri in Italia e nel mondo: Maggio Musicale Fio-
rentino, Regio di Parma, Regio di Torino, Arena di Verona, Comu-
nale di Bologna, Comunale di Modena, Rossini Opera Festival di
Pesaro, La Fenice di Venezia, Accademia di Santa Cecilia di Roma;
Opéra di Lyon, Théâtre Municipal de Lausanne, Oper Frankfurt,
“
Ricorre
quest’anno
Japan Opera Foundation di Tokyo e al Teatro alla Scala e molti altri
teatri in Italia e all’estero. il centenario
della
Jacopo Francini ha studiato con Franco Rossi e Adriano Vendra-
melli. Vincitore dei concorsi violoncellistici di Vittorio Veneto, Chie- nascita di
ti, Biella, ha svolto un’intensa attività cameristica che lo ha portato
ad avere affermazioni e riconoscimenti.
Nino Rota,
Con il Quartetto di Firenze è risultato semifinalista al Concorso enfant
“V.Gui” e al Concorso “Viotti” di Vercelli, col Trio Rachmaninoff ac- prodige del
canto a Stefano Furini e Massimiliano Ferrati è risultato vincitore
al Concorso “Città di Pinerolo”. pianoforte
Come solista ha eseguito il Concerto di Elgar con l’Orchestra del
Teatro Verdi di Trieste sotto la direzione di L.Zagrosek, con l’Or-
e della
chestra Giovanile di Friburgo il concerto di Schumann, con l’Or- composizione.
”
chestra Filarmonica di Zagabria il Triplo Concerto di Beethoven.
Attualmente è primo violoncello presso l’Orchestra della “Fon-
dazione Teatro Verdi” di Trieste; ha collaborato nel medesimo
ruolo con l’Orchestra Nazionale RAI, del Maggio Musicale Fio-
rentino, l’Orchestra Regionale Toscana, l’Orchestra Filarmonica
Marchigiana, diretto da Z.Mehta, S.Bychkov, R.Muti, M.W.Chung,
W.Sawallisch, E.Inbal, D.Oren, D.Renzetti.
Con l’Accademia Bizantina di Ravenna ha suonato al Ravenna Fe-
stival e al Festival di Lucerna con Luciano Berio ed ha partecipato
all’incisione di “Corale su Sequenza per violino solo” di Berio e ad
altre incisioni per la Denon Nippon.
11
14. BLACKBIRD
di David Harrower
versione italiana di Alessandra Serra
con Massimo Popolizio e Anna Della Rosa
e con Silvia Altrui
scene di Paco Azorin
costumi di Chiara Donato
luci di Claudio De Pace
foto di scena David Ruano
sabato regia di Lluís Pasqual
19 novembre 2011
ore 20.45
Produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
Abbonamenti:
- Fidelity gold Dopo “Donna Rosita nubile” dell’amato Garcia Lorca – grande suc-
- Fidelity platinum cesso della scorsa stagione – Lluís Pasqual si cimenta con un testo
- Blu scomodo e terribilmente attuale sulle ferite inguaribili di un amore
sbagliato, Blackbird, del poco più che quarantenne David Harro-
domenica wer, rivelazione della nuova drammaturgia scozzese. Lo spettacolo
20 novembre 2011 è la terza produzione che il regista catalano firma per il Piccolo
ore 20.45 Teatro di Milano, sua “seconda casa”, a 25 anni esatti dalla prima,
“El Público” di Garcia Lorca, accolto nel 1986 con uno strepitoso
Abbonamenti: successo proprio allo Studio in occasione della sua apertura. In
- Rosso Blackbird, attraverso la strepitosa interpretazione di due attori che
- Giallo
tengono magistralmente la scena senza mai intimidirsi di fronte ai
loro scabrosi ma quanto mai reali personaggi, si affronta un tema
drammatico: l’amore di un uomo adulto per una bambina, da una
Data la delicatezza prospettiva diversa. “Mettere in scena Blackbird - spiega Pasqual
dell’argomento, pur - significa portare in evidenza un tema che tutti conosciamo nella
trattato con un estremo sua realtà quotidiana, per guardarlo in modo più profondo, al di
rigore morale, fuori di ogni significato scandalistico”. Il linguaggio teatrale diventa
lo spettacolo lo strumento privilegiato per uno sguardo “altro” sulle cose, soprat-
è sconsigliato ad un tutto quando si tratta di vicende scomode e, quindi, spesso taciute.
pubblico di minori. Così, attraverso le molte stratificazioni del testo e i numerosi livelli
di lettura, l’ordinaria storia di una violenza si trasforma in una gran-
de storia d’amore, che lega indissolubilmente, in maniera unica
e crudele, due esseri umani. Una discesa negli inferi dell’animo
umano, che dell’animo umano prova a svelare le ombre, le mille
paurose sfumature.
Il caso Studebaker
Tony Studebaker è un ex-marine dell’esercito americano, membro
di un’unità anti-terrorismo, coinvolto in operazioni contro Al-Qua-
eda a seguito dell’11 settembre 2001. Nel 2003 è giudicato e
incarcerato per il rapimento di una ragazzina di 11 anni, Shevaun
Pennington, di nazionalità inglese, conosciuta via internet. Tutto
inizia quando Shevaun racconta a Tony di avere 17 anni e intreccia
con lui una relazione nutrita di espliciti messaggi erotici. Un giorno
dice ai genitori che uscirà per un giro con le amichette: in realtà,
lei e Tony hanno architettato una fuga che li porterà insieme prima
12 a Parigi, poi a Strasburgo e a Francoforte, dove la storia finisce.
15. Cinque giorni in tutto, al termine dei quali Studebaker è arrestato
ed estradato. Davanti alla Corte di Manchester, si dichiara colpe-
vole di rapimento e abuso sessuale. Trascorre 4 anni e mezzo in
prigione, è trasferito negli Stati Uniti e qui condannato dalla Corte
Federale ad altri 11 anni e 4 mesi, con l’ulteriore accusa di espatrio
di minore a scopi sessuali. Si aggiunge una condanna simultanea
a 7 anni e 11 mesi, per detenzione di materiale pedopornografico.
Blackbird è ispirato a questi fatti.
La genesi di “Blackbird”
Fino al 2003, il nome di Harrower è legato solo alle sue pièces di
ispirazione scozzese e di modesto successo, esclusa la sola “Kni-
ves in Hens”, definito un “classico moderno”.
In quell’anno Brian McMaster, direttore dell’International Festival
di Edimburgo, gli commissiona un testo: il drammaturgo ha car-
ta bianca e due anni per presentare il lavoro al regista tedesco
Peter Stein, che lo metterà in scena. L’inizio della collaborazione
con Stein è travagliato: quando Harrower lo incontra in Umbria, il
regista dichiara di aver detestato la sua ultima opera (“Dark Earth”)
e lo sprona a scrivere qualcosa di completamente differente, pena
il fallimento del progetto. Scoraggiato, Harrower si impegna nella
stesura di un testo ispirato al caso giudiziario di Tony Studebaker.
Dopo nove mesi il testo steso è troppo complesso: 3 atti per 18
personaggi. Capisce che non può funzionare. In quattro settimane
condensa il testo all’essenza: l’incontro e il confronto fra due per-
sonaggi, un uomo e una donna.
Racconta Harrower: “Non ci fu bisogno di spiegare molto. Peter
intuì in fretta di cosa si trattava esattamente (…) non fece altro che
prendere il testo dalle mie mani… e abitarlo”.
“Blackbird per me fu davvero una rivelazione - dice Harrower - per-
ché di solito non scrivo così. È stata un’operazione difficile, irripeti-
bile, che ha investito anche la lingua. Non c’è molta punteggiatura.
Mi sono accorto che non potevo usare frasi con un punto e a capo,
perché troppo cristalline, troppo finite. La forma rispecchia, in un
certo senso, l’incertezza di persone che si aggirano una intorno
all’altra. Non potevo usare materiale tratto semplicemente dalle
pagine dei giornali”. Il tema dell’abuso è scottante. Ma non è quello
il cuore dell’interesse per l’autore, che spiega: “Mi sembrava insen-
sato scrivere un testo sulla pedofilia, e dire la pedofilia è un male:
lo sanno tutti. Dovevo cercare più in profondità (…) Pensavo anche
che le donne si sarebbero schierate contro di me. Invece, alcune
amiche mi hanno poi raccontato di aver avuto relazioni con uomini
molto più adulti e di essere sempre rimaste convinte di aver agito
nel giusto”. Il titolo dell’opera, tradotto letteralmente, significa “il
merlo”, mentre nello slang britannico vuole anche dire “una ragaz-
za”. Harrower conferma che deriva dall’omonima canzone di Paul
Mc Cartney aggiungendo che, nella sua immaginazione, la colonna
sonora della fuga d’amore di Una e Ray è “The White Album” dei
Beatles. Il merlo corrisponde anche al travestimento adottato da
Satana per indurre in tentazione un santo – San Benedetto, secon-
do alcune fonti iconografiche – spingendolo a desiderare una fan-
ciulla: il drammaturgo scopre questo legame quando ha già scelto
il titolo e, con sorpresa, si accorge che calza a pennello al testo.
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16. Le versioni internazionali di “Blackbird”
2005, King’s Theatre (Festival internazionale di Edimburgo)
“Negli ultimi anni il Festival di Edimburgo non aveva molta fortuna
con i nuovi testi, scrive The Guardian ma Harrower ha spezzato
questa maledizione. La prima messa in scena di Blackbird è diretta
da Peter Stein. Definita straziante e incantevole, nel 2006 ottiene
il premio della critica scozzese (CATS) come migliore nuovo spet-
tacolo.
2005, Schaubühne, Berlino
La versione tedesca di Blackbird è firmata Benedict Andrews (clas-
se 1972), uno dei registi più quotati in Australia, sua terra di na-
scita.
2006, Dramaten (Royal Dramatic Theatre), Stoccolma
Il Dramaten è un organismo storico, legato al nome di Ingmar
Bergman che firmò qui la sua prima regia e consegnò a questo
teatro le sue creazioni fino al termine della sua carriera. Pubblico e
critica svedesi accolgono con entusiasmo Blackbird. Lo spettacolo
è diretto da Eva Dahlman.
2007, Manhattan Theatre Club, New York
Joe Mantello – molto apprezzato a Broadway, due volte vincitore
del premio Tony, il più prestigioso della critica americana – dirige
la coppia di star hollywoodiane Alison Pill (Milk) e Jeff Daniels (fra
i suoi numerosi film, La rosa purpurea del Cairo).
2008, National Center Performing Arts, Bombay
Il testo raggiunge l’India e nel 2009 è in cartellone per la sezione
“teatro sperimentale” in una delle più importanti istituzioni culturali
del continente asiatico (NCPA, inaugurato nel 1969). È rappresen-
tato anche a Bangalore e Nuova Delhi.
2009, Victory Gardens Theater, Chicago
Con Dennis Začek alla regia e due volti noti del grande e picco-
lo schermo americano, Mattie Hawkinson (Stanno tutti bene, Così
gira il mondo) e William L. Petersen (Vivere e morire a Los Angeles
e C.S.I. Las Vegas, nel ruolo di Gil Grissom), lo spettacolo è il più
grande successo del teatro in 34 stagioni.
2011, Théâtre Vidy-Lausanne, Losanna
A breve, Blackbird tornerà sulla scena svizzera, dove è stato pre-
sentato nel corso di una precedente stagione. Diretto da Gérard
Desarthe – regista e docente al Conservatoire di Parigi, è stato uno
degli attori prediletti di Patrice Chéreau – il testo turba e affascina,
perché affronta con sottile umanità un grande tabù.
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17. DONKA
UNA LETTERA A CECHOV
una produzione di Compagnia Finzi Pasca
e Chekhov International Theatre Festival
in coproduzione con Théâtre Vidy – Lausanne
scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca
musiche e orchestrazione Maria Bonzanigo
direttore di creazione Antonio Vergamini
scenografie e accessori Hugo Gargiulo
direttore associato Julie Hamelin mercoledì
costumi Giovanna Buzzi 23 novembre 2011
disegno luci e coreografie Daniele Finzi Pasca ore 20.45
disegno suono e coreografie Maria Bonzanigo
video designer Roberto Vitalini per bashiba.com Abbonamenti:
make-up designer e collaborazione agli accessori Chiqui Barbé - Fidelity platinum
ideatore Roue Cyr Daniel Cyr - Fidelity gold
ricercatore e assistente alla regia Facundo Ponce de Leon - Blu
interpretato da Moira Albertalli, Karen Bernal,
Helena Bittencourt, Andrée Anne Gingras-Roy, David Menes, giovedì
Felix Salas, Beatriz Sayad, Rolando Tarquini 24 novembre 2011
ore 20.45
direttrice di tournée e direttrice di scena Andrea Caruso
direttore tecnico e machinista Lorant Voros Abbonamenti:
co-direttore tecnico e tecnico luci Guillaume Labelle - Giallo
rigger Jens Leclerc - Arancio
assistente del sound designer e fonico in tournée Fabio Lecce - Mix Prosa
project Manager Chiqui Barbé
coordinatore tecnico Alexis Bowles
international touring and representation Julie Hamelin
assistente per il booking internazionale Sarai Gomez
fotografa e grafica Viviana Cangialosi
Un mondo di ghiaccio abitato da creature evanescenti che volano in
equlibrio tra grazia e nostalgia struggente, piene di vita eppure fragi-
lissime, pronte a sciogliersi di fronte al mistero della vita. Se Cechov
parla il linguaggio zeppo di magia del noveau cirque, il merito è di
Daniele Finzi Pasca, guerrigliero gentile della visione.
(La Repubblica, 20 aprile 2011)
La grande magia del circo rende omaggio a Cechov, in uno spettaco-
lo fatto di visioni, equilibri fragili, danza, acrobazia, giocoleria. Don-
ka, la nuova creazione di Daniele Finzi Pasca - già protagonista affer-
mato della scena internazionale, autore di spettacoli indimenticabili
con Cirque Eloise e Cirque du Soleil – ci fa immergere nella vita dello
scrittore, decifrando note e appunti, donando corpo e forma ai suoi
famosi, enigmatici silenzi. Finzi Pasca, da sempre in cerca di “stati di
leggerezza” nel lavoro di coreografo, pesca nel baule della fantasia
circense per dar vita a un poema visivo fatto di oggetti e corpi so-
spesi. Un cast internazionale di abili performers, clowns decadenti,
musici, danzatori e acrobati, anima la scena, dove, come un tappeto 15
18. sonoro, si stendono le musiche composte da Maria Bonizago, richia-
mando le atmosfere della lontana Russia. Suonano fisarmoniche, val-
zer, vecchie romanze e cori tradizionali, mentre sfila una galleria di tipi
cechoviani, fatta di eterni studenti, dottori, sognatori, scapoli, fanciulle
in lutto per la vita. Si inseguono le istantanee di un mondo perduto, fra
canti di uccelli, rumore di vento tra i rami, ombre cinesi ed esplosioni
di colori. Si risveglia, di continuo, lo stupore.
Cos’è che rende il teatro di Cechov tanto potente e allo stesso tempo
delicato? La capacità che possiede, unica, di esprimere sensazioni
vivissime, di coinvolgere e travolgere lo spettatore. Donka ha colto
l’essenza di Cechov, il distillato della sua anima; lo trasmette con im-
magini, suoni, gesti, acrobazie di una forza sorprendente. Non è solo
la maestria nell’esecuzione a rendere Donka un eccellente spettacolo
ma la capacità di costruire le immagini in modo ricco da vedervi den-
tro, lasciando uno spiraglio che lo spettatore possa ricucire con un
proprio senso, una propria storia. Daniele Finzi Pasca e la Compagnia
del Teatro Sunil tracciano la mappa di un viaggio completamente per-
sonale e libero in cui basta arrendersi alle immagini e lasciarsi cullare.
Per uno spettatore non passivo ma abbandonato.
(www.teatro.org)
Note di regia
Sono un collezionista di attimi, di dettagli, di piccoli particolari. Il mio
teatro è fatto di immagini che si sovrappongono, che spesso non rac-
contano in modo lineare. È un continuo alludere, fingere che certe
cose siano successe per davvero. Amo i silenzi, le pause, i momenti
di sospensione, forse perché fondamentalmente cerco da anni stati di
leggerezza. Ho deciso di scoprire Cechov allo stesso modo, andando
alla ricerca di particolari, di dettagli, nella sua vita, nelle pagine dei
suoi scritti e non solo. Ho pensato di dare forma ai silenzi contenuti
nelle note dei suoi diari e di creare immagini partendo dalle sue anno-
tazioni. Poi ho cercato vite parallele alla sua nel giardino di casa mia,
perché è il solo modo che conosco per raccontare storie, scavando
sotto le rose alla ricerca di un tesoro. Vengo da un teatro impregnato
profondamente dal linguaggio dei clown, dei giocolieri, dal mondo
delicato e magico dell’acrobazia. Cechov amava pescare, andava a
pescare per poter ragionare, riflettere tranquillamente. Ci sono pesci
che si prendono in profondità, non si usano galleggianti ma si fis-
sa all’estremo della canna un campanellino. Donka è il nome di quei
campanellini, uno degli strumenti con i quali Cekhov usava disporsi
alla meditazione. In questo spettacolo ci saranno oggetti sospesi ad
una tragica fragilità che lentamente si scioglieranno come ghiaccio
al sole, come cera che fonde. Ci saranno equilibri precari danzati dai
nostri interpreti, ci saranno clown decadenti, poetici, elegantemente
decadenti. Ci sarà il respiro di una fisarmonica e l’eco di un coro. Ci
sarà tanto bianco, forse del blu e poi delle macchioline di sangue, pic-
cole e nascoste, come le tracce di quella malattia che ha lentamente
consumato, a colpi di tosse, lo scrittore. Ci saranno letti di ospedali di
campagna, corvi e altri uccelli, vento tra le fronde, un bambino con
una febbre che gli brucia nel petto, il suono di una campana, uomini
nascosti sotto alle lenzuola, attori che discorrono come discorrono gli
attori, forse un incendio, un poco di solitudine, un giardino, un lago,
un sonaglio che agitandosi indica che un pesce finalmente ha abboc-
cato.
Daniele Finzi Pasca
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19. NOTE DI SALA
6° edizione, ottobre/dicembre 2011
La formazione del pubblico, studenti e adulti, è un obiettivo strate-
gico del Teatro, perseguito con vari progetti tra cui gli appuntamenti
qui indicati, che non vogliono approfondire solo i temi proposti nel
cartellone ma anche proporre suggestioni e riflessioni più ampie.
a cura di Franco Calabretto
me 2 novembre, ore 18.00 - Foyer del teatro Ingresso libero
EDDI DE NADAI fino ad
BENIAMINO PRIOR esaurimento
Lucia di Lammermoor dei posti
Il noto direttore d’orchestra pordenonese ci racconta al pianoforte
l’opera di Donizetti accanto al celebre tenore, che interverrà con
ricordi, aneddoti e riferimenti alla vocalità.
AL TERMINE, COCKTAIL “DELLA FOLLIA”
ma 29 novembre, ore 18.00 - Foyer del teatro
GIANMARIO VILLAL TA
La musica della poesia
Esperienze musicali e di ricerca nella vita e nella produzione
dello scrittore e poeta premio Viareggio 2011.
AL TERMINE, COCKTAIL “SAPORI DI UNA POESIA”
ve 16 dicembre, ore 18.00 - Foyer del teatro
CRISTINA BOZZOLINI
Coppelia
La direttrice della Scuola del Balletto di Toscana, nota didatta e
coreografa, ci racconta la “Coppelia” di Fabrizio Monteverde, ma
anche le sue esperienze, le scuole di danza in Italia,
la formazione professionale dei giovani ballerini.
AL TERMINE, COCKTAIL “DEL DOTTOR COPPÉLIUS”
lu 19 dicembre, ore 18.00 - Ridotto
CARLA MANZON
BARBARA RIZZI
Mi chiamo Erik Satie, come chiunque.
Conferenza-spettacolo sul genio francese fondatore
dell’avanguardia parigina del “Gruppo dei Sei”. In collaborazione
con Associazione Musicale Tarcentina.
AL TERMINE, COCKTAIL “DELLA STRAVAGANZA” con il sostegno
17
20. SCUOLA A TEATRO
5 MILA STUDENTI DI TUTTA LA PROVINCIA
PARTECIPANO A OPERA DOMANI,
MUSICA A FUMETTI E ALLA “GRANDE LIRICA”
Il Teatro Verdi di Pordenone registra un nuovo successo. Non solo
per la fiducia accordata alle proposte della nuova stagione di
spettacoli: se la campagna abbonamenti si è infatti chiusa positi-
vamente (superando i 2700 abbonamenti), dati eccellenti arrivano
dal fronte scuola e formazione del pubblico giovane.
OPERA DOMANI Un settore al quale il Comunale da sempre dedica un impegno
LA GRANDE LIRICA particolare nella consapevolezza che uno dei suoi compiti fon-
MUSICA A FUMETTI damentali è proprio la diffusione della cultura e dell’educazione
Percorsi didattici teatrale e musicale e, all’interno di questo obiettivo, la crescita di
per la scuola nuovo pubblico.
Un obiettivo fortemente condiviso dalla Fondazione Crup, che, ha
scelto di sostenere alcune specifiche iniziative attraverso le quali
il Teatro promuove l’avvicinamento di bambini e dei ragazzi alla
musica lirica e sinfonica. Progetti di formazione che presentano
numeri straordinari: sono infatti 5 mila i giovani e gli insegnanti –
appartenenti a scuole di ogni ordine e grado di tutta la provincia
di Pordenone – che prendono parte a “Opera domani”, “Musica a
fumetti” e “La grande lirica”. Risultati lusinghieri che premiano un
lavoro avviato anni fa e la cui diffusione è sintetizzata nel dato rife-
rito al più collaudato dei progetti, “Opera domani”, che in quattro
anni ha registrato un incremento di partecipanti del 113%!
Opera Domani è un percorso didattico rivolto alle scuole pri-
marie e secondarie (riconosciuto dal Ministero della Pubblica
Istruzione) organizzato in collaborazione conAs.Li.Co., Comune
e Provincia di Pordenone e Fondazione Teatro Lirico G. Verdi
di Trieste. Si declina in un corso di formazione per gli insegnanti
e in una serie di attività laboratoriali per i ragazzi che culminano
con la visione di uno spettacolo. La partecipazione attiva alla rap-
presentazione è la caratteristica principale di Opera domani. Per
l’edizione 2011 sarà rappresentata l’opera “Nabucco”, di Giusep-
pe Verdi. Ben quattro le repliche previste (dal 29 novembre al 1.
dicembre) a testimonianza del grande successo di partecipazione.
La grande lirica, riservato agli studenti delle scuole superiori, si
lega quest’anno all’opera “Lucia di Lammermoor”, in programma
domenica 6 novembre. Attraverso incontri con esperti (tra i quali
il regista dell’allestimento) gli studenti vengono accompagnati e
stimolati a un ascolto e una visione più consapevole. Non solo. Sa-
con il sostegno di bato 5 novembre assisteranno - ed è un’iniziativa riservata esclu-
sivamente a loro - alla prova generale dell’opera, con un biglietto
simbolico di 5 euro.
Musica a fumetti, “ultimo nato” è un nuovo percorso didattico
nell’ambito dei progetti di avvicinamento alla musica sinfonica per
le scuole dell’obbligo e unisce due arti, la musica e il disegno. Lo
spettacolo, “Vivaldi e le formiche”, rivolto alla scuola primaria, si
terrà il 27 marzo 2012, anche in questo caso preceduto da un
incontro di formazione per gli insegnanti.
18
21.
22. IN BREVE
AVVISO AL PUBBLICO
Segnaliamo al gentile pubblico due variazioni al programma degli
spettacoli del mese di dicembre.
- Coppelia, della Compagnia Junior del Balletto di Toscana, si ter-
rà il 16 dicembre e non il 15 dicembre, per esigenze tecniche.
- China National Symphony Orchestra, ha annullato la tournée
europea, pertanto il concerto previsto per l’8 dicembre è sostituito
con il concerto dell’Orchestra della RAI programmato per il 10
dicembre, con il direttore Semyon Bychkov e il pianista Benjamin
Grosvenor.
Abbonamenti saranno validi per le sostituzioni comunicate e i bi-
glietti saranno in vendita regolarmente a partire dal 21 novembre.
PREVENDITA BIGLIETTI
A partire da lunedì 21 novembre, nella biglietteria del Teatro,
saranno in vendita i biglietti per gli spettacoli del mese di di-
cembre. Tanti appuntamenti in programma: Antonio Rezza con
7-14-21-28, uno spettacolo incredibilmente comico, Coppelia di
Fabrizio Monteverde, l’Orchestra della RAI, il suggestivo L’uomo
della sabbia della compagnia Menoventi, la stupenda Anna Bona-
iuto con La belle joyeuse e per i piccoli Alice attraverso lo specchio
ispirato a Lewis Carroll.
La biglietteria (Viale Martelli, 2) è aperta dal lunedì al venerdì dalle
14.30 alle 19.00 e il sabato dalle 16.00 alle 19.00.
OSPITI A TEATRO
Il prossimo 16 novembre, alle 20.45, il Teatro ospiterà il concerto
della Banda Musicale della Aeronautica, promosso dalla Provincia
di Pordenone e dal Comando dell’Aeroporto di Aviano, in occasione
dei 100 anni di fondazione dell’Aeroporto “Pagliano e Gori”.
Testi del programma a cura di Franco Calabretto, Cristina Savi
20
23.
24. SOCI FONDATORI
Comune di Pordenone
Provincia di Pordenone
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
SOCI ONORARI
AMICI DEL TEATRO - STAGIONE 2011’12
Cimolai
Palazzetti
Peressini spa
Tipografia Sartor
0434.247624
INFOLINE
20 www.comunalegiuseppeverdi.it