2. Amo gli spazi incolti, non vi si trova nulla che abbia a che
vedere con la morte. Una passeggiata nell’incolto è aperta a
tutti gli interrogativi, quello che vi succede supera le
speculazioni più avventurose». (G.Clement)
3. Istruire lo spirito del non fare così come si istruisce lo
spirito del fare.
-Elevare l’indecisione fino a conferirle dignità politica.
Porla in equilibrio con il potere.
-Immaginare il progetto come uno spazio che
comprende riserve, domande da porre.
-Considerare la non organizzazione come un principio
vitale al quale ogni organizzazione si lascia attraversare
dai lampi della vita.
-Avvicinarsi alla diversità con stupore.
5. Definizioni
Paesaggio naturale. Il paesaggio naturale è il
paesaggio plasmato dalle forze della natura.
Paesaggio antropico. Il paesaggio antropico (o
paesaggio umanizzato) è il paesaggio costruito
dall'intervento umano.
7. Se si attribuisce un valore al
paesaggio, questo valore deve essere
protetto
8. ratificata dall’Italia con la Legge 9 gennaio 2006, n. 14.
Uno degli aspetti più eclatanti di questa convenzione sta nel fatto che,
per la prima volta per l’Italia, il paesaggio acquisisce valore
giuridico, infatti, la Convenzione recita
“Ogni Parte si impegna a riconoscere giuridicamente il
paesaggio in quanto componente essenziale del contesto
di vita delle popolazioni, espressione della diversità del
loro comune patrimonio culturale e naturale e
fondamento della loro identità”.
9. “il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano
culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa
favorevole all'attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e
pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di
lavoro;
il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita
delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori
degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate
eccezionali, come in quelle della vita quotidiana”
10. “Il termine " paesaggio " viene definito come una zona o un territorio, quale
viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto e
carattere derivano dall'azione di fattori naturali e/o culturali (ossia
antropici). Tale definizione tiene conto dell'idea che i paesaggi evolvono
col tempo, per l'effetto di forze naturali e per l'azione degli esseri umani.
Sottolinea ugualmente l'idea che il paesaggio forma un tutto, i cui elementi
naturali e culturali vengono considerati simultaneamente.”
11. PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE ALLEGATO 27
il paesaggio è costituito da tre grandi entità che si incontrano e si
rimescolano di continuo:
gli oggetti concreti (i prati e i boschi, le strade e gli edifici, i corsi d’acqua, le montagne e le
pianure, ecc.), che si possono toccare, che nel loro insieme lo costituiscono, e mantengono in vita
la seconda grande entità: i processi (le forze naturali e antropiche richiamate dalla convenzione) e
la percezione che ognuno di noi ha di questi insiemi, che ci permette di interpretarli e viverli
ognuno a
proprio modo.
Possiamo dire che il paesaggio è costituito da una parte oggettivamente rilevabile, quella
concreta costituita da elementi definibili e misurabili, e una parte decisamente soggettiva, ma
fortemente condizionata dalla prima.
Le due parti si condizionano a vicenda attraverso continui scambi di informazioni che determinano
l’evoluzione dei paesaggi (Gibelli, 2005-1).
12. il concetto di paesaggio è frutto del convergere di
più cose:
il territorio inteso come spazio fisico,biologico ed
ecologico;
gli accadimenti che su quel territorio avvengono nella
storia;
La percezione che di tutto ciò abbiamo come
osservatori.
14. Terzo Paesaggio
Clement raggruppa nel terzo paesaggio tutte le aree abbandonate dall’uomo,
che come specificato nel libro, sono dei residui (dèlaissè),spazi incolti
(friche) che rappresentano rifugi per la diversità.
Clement ne parla anche come di “spazi indecisi”, dove le amministrazioni o
l’uomo non ha intenzione di intervenire e che diventano “terrain vague”
dove non è più evidente un’ordine, ma solo una evoluzione
naturale della flora e della fauna che sfruttano l’inappetenza umana alla
conquista.
Nel libro si parla di “frammentazione degli insiemi primari”, di riserve, di
endemismo, di comunicazioni e di corridoi biologici, tutti concetti creati
nel campo di studio dell’ecologia.
15. diversità
Il Terzo Paesaggio è lo spazio privilegiato che
accoglie la diversità biologica e si contrappone
all’insieme dei territori antropizzati
sottomessi alla gestione e allo sfruttamento
dell’uomo. La gestione antropica delle
componenti naturali del paesaggio seleziona
la diversità e a volte l’esclude del tutto.
17. Nei siti industriali, nelle città, in quasi tutti i luoghi dell’attività umana, dal
turismo alle colture agricole e forestali, si riduce a poco o nulla la
biodiversità.
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21. Per Gilles Clément il Terzo Paesaggio è come il Terzo Stato, del quale l’Abbé
Siéyès diceva: “Cos’è il Terzo Stato? Tutto. Che ruolo ha nel presente?
Nessuno. Cosa vuole diventare ? Qualche cosa.”
22. Istruire lo spirito del non fare così come si istruisce lo spirito del fare.
Elevare l’indecisione fino a conferirle dignità politica. Porla in equilibrio con il
potere.
Immaginare il progetto come uno spazio che comprende riserve, domande da
porre.
Considerare la non organizzazione come un principio vitale al quale ogni
organizzazione si lascia attraversare dai lampi della vita.
Avvicinarsi alla diversità con stupore.
23. L’estetica del terzo paesaggio si basa sul disordine, sulla non
organizzazione, sul non controllo.
33. Raffaele Milani:
“In Europa, in questi ultimi decenni, campagna e città si assemblano in un spazio
misto, ibrido, senza anima, quell’anima che invece hanno sempre avuto.
È la fine dell’identità dei luoghi, tutti uguali ovunque (…). Si è affermata, tra il degrado,
l’indifferenza e lo stile uniforme, la rinuncia alla bellezza, quella bellezza fatta di
cultura materiale, di lavoro umano costruito per secoli sul riconoscimento
simbolico, visivo, tecnico del paesaggio in un incontro tra etica ed estetica.
Le antiche bellezze non erano solo espressione dell’arte e della filosofia. Perdere la
memoria del luoghi vuol dire perdere la memoria della bellezza che è connaturata
allo spirito della terra”
34. - urbanizzazione diffusa elevata e consumo di suolo;
- destrutturazione del Paesaggio, determinata dalla forte frammentazione del
tessuto paesistico ambientale costituito dalle infrastrutture lineari e lo
sviluppo insediativo indotto;
- banalizzazione ecosistemica delle aree rurali e fluviali;
- scarsa valorizzazione delle risorse naturali, anche in riferimento alla
biodiversità;
- perdita della diversità dei paesaggi con tendenza
all’omologazione, soprattutto in pianura.
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38.
39.
40. Risorse
- Pierre Hadot, Il velo di Iside, storia dell’idea di natura, Einaudi, Torino 2006.
- Eugenio Turri, Il paesagio come teatro, Marsilio, Venezia 1998.
- James Hilmann, L’anima dei luoghi, Rizzoli, Milano 2004, pag. 55.
- Eugenio Turri, Il paesaggio ed il silenzio, Marsilio, Venezia 2004, pag. 73.
- Christian Norberg-Schulz, Genius Loci, Electa, Milano 1979, p. 18.
- Vito Teti, Il senso dei luoghi, Donzelli, Roma 2004.
- Paolo D’Angelo, Estetica della natura, bellezza naturale, paesaggio, arte
ambientale,Laterza, Roma-Bari 2001, pag. 160.
- Eugenio Turri, Antropologia del paesaggio, Edizioni di Comunità, Milano 1974,
pagg.103/104.
- Eugenio Turri, Il paesaggio come teatro, op. cit., pag. 168.
- http://www.studifilosofici.it/paesaggi.html