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Terzo Paesaggio a Montebelluna




Il disordine come valore estetico
Amo gli spazi incolti, non vi si trova nulla che abbia a che
vedere con la morte. Una passeggiata nell’incolto è aperta a
tutti gli interrogativi, quello che vi succede supera le
speculazioni più avventurose». (G.Clement)
Istruire lo spirito del non fare così come si istruisce lo
spirito del fare.
-Elevare l’indecisione fino a conferirle dignità politica.
Porla in equilibrio con il potere.
-Immaginare il progetto come uno spazio che
comprende riserve, domande da porre.
-Considerare la non organizzazione come un principio
vitale al quale ogni organizzazione si lascia attraversare
dai lampi della vita.
-Avvicinarsi alla diversità con stupore.
IL CONCETTO DI PAESAGGIO
Definizioni


    Paesaggio naturale. Il paesaggio naturale è il
    paesaggio plasmato dalle forze della natura.

Paesaggio antropico. Il paesaggio antropico (o
 paesaggio umanizzato) è il paesaggio costruito
 dall'intervento umano.
caos


regole

                Natura
Se si attribuisce un valore al
paesaggio, questo valore deve essere
protetto
ratificata dall’Italia con la Legge 9 gennaio 2006, n. 14.



Uno degli aspetti più eclatanti di questa convenzione sta nel fatto che,
  per la prima volta per l’Italia, il paesaggio acquisisce valore
  giuridico, infatti, la Convenzione recita
“Ogni Parte si impegna a riconoscere giuridicamente il
  paesaggio in quanto componente essenziale del contesto
  di vita delle popolazioni, espressione della diversità del
  loro comune patrimonio culturale e naturale e
  fondamento della loro identità”.
“il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano
   culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa
   favorevole all'attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e
   pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di
   lavoro;

il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita
    delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori
    degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate
    eccezionali, come in quelle della vita quotidiana”
“Il termine " paesaggio " viene definito come una zona o un territorio, quale
     viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto e
     carattere derivano dall'azione di fattori naturali e/o culturali (ossia
     antropici). Tale definizione tiene conto dell'idea che i paesaggi evolvono
     col tempo, per l'effetto di forze naturali e per l'azione degli esseri umani.

Sottolinea ugualmente l'idea che il paesaggio forma un tutto, i cui elementi
   naturali e culturali vengono considerati simultaneamente.”
PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE ALLEGATO 27

il paesaggio è costituito da tre grandi entità che si incontrano e si
rimescolano di continuo:

gli oggetti concreti (i prati e i boschi, le strade e gli edifici, i corsi d’acqua, le montagne e le
     pianure, ecc.), che si possono toccare, che nel loro insieme lo costituiscono, e mantengono in vita

la seconda grande entità: i processi (le forze naturali e antropiche richiamate dalla convenzione) e



la percezione che ognuno di noi ha di questi insiemi, che ci permette di interpretarli e viverli
    ognuno a
proprio modo.

 Possiamo dire che il paesaggio è costituito da una parte oggettivamente rilevabile, quella
concreta costituita da elementi definibili e misurabili, e una parte decisamente soggettiva, ma
    fortemente condizionata dalla prima.

Le due parti si condizionano a vicenda attraverso continui scambi di informazioni che determinano
    l’evoluzione dei paesaggi (Gibelli, 2005-1).
il concetto di paesaggio è frutto del convergere di
    più cose:
il territorio inteso come spazio fisico,biologico ed
    ecologico;
gli accadimenti che su quel territorio avvengono nella
    storia;
La percezione che di tutto ciò abbiamo come
  osservatori.
Relazione



       Spazio fisico




Percezione          Storia
Terzo Paesaggio

Clement raggruppa nel terzo paesaggio tutte le aree abbandonate dall’uomo,
   che come specificato nel libro, sono dei residui (dèlaissè),spazi incolti
   (friche) che rappresentano rifugi per la diversità.

Clement ne parla anche come di “spazi indecisi”, dove le amministrazioni o
   l’uomo non ha intenzione di intervenire e che diventano “terrain vague”
   dove non è più evidente un’ordine, ma solo una evoluzione
   naturale della flora e della fauna che sfruttano l’inappetenza umana alla
   conquista.

Nel libro si parla di “frammentazione degli insiemi primari”, di riserve, di
   endemismo, di comunicazioni e di corridoi biologici, tutti concetti creati
   nel campo di studio dell’ecologia.
diversità
Il Terzo Paesaggio è lo spazio privilegiato che
   accoglie la diversità biologica e si contrappone
   all’insieme dei territori antropizzati
   sottomessi alla gestione e allo sfruttamento
   dell’uomo. La gestione antropica delle
   componenti naturali del paesaggio seleziona
   la diversità e a volte l’esclude del tutto.
Non ci sono regole
Nei siti industriali, nelle città, in quasi tutti i luoghi dell’attività umana, dal
turismo alle colture agricole e forestali, si riduce a poco o nulla la
biodiversità.
Per Gilles Clément il Terzo Paesaggio è come il Terzo Stato, del quale l’Abbé
   Siéyès diceva: “Cos’è il Terzo Stato? Tutto. Che ruolo ha nel presente?
   Nessuno. Cosa vuole diventare ? Qualche cosa.”
Istruire lo spirito del non fare così come si istruisce lo spirito del fare.
Elevare l’indecisione fino a conferirle dignità politica. Porla in equilibrio con il
      potere.
Immaginare il progetto come uno spazio che comprende riserve, domande da
      porre.
Considerare la non organizzazione come un principio vitale al quale ogni
      organizzazione si lascia attraversare dai lampi della vita.
Avvicinarsi alla diversità con stupore.
L’estetica del terzo paesaggio si basa sul disordine, sulla non
organizzazione, sul non controllo.
IL Paesaggio urbano
C’è un controllo sul paesaggo urbano?
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Genius loci

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Raffaele Milani:

“In Europa, in questi ultimi decenni, campagna e città si assemblano in un spazio
    misto, ibrido, senza anima, quell’anima che invece hanno sempre avuto.
È la fine dell’identità dei luoghi, tutti uguali ovunque (…). Si è affermata, tra il degrado,
    l’indifferenza e lo stile uniforme, la rinuncia alla bellezza, quella bellezza fatta di
    cultura materiale, di lavoro umano costruito per secoli sul riconoscimento
    simbolico, visivo, tecnico del paesaggio in un incontro tra etica ed estetica.
Le antiche bellezze non erano solo espressione dell’arte e della filosofia. Perdere la
    memoria del luoghi vuol dire perdere la memoria della bellezza che è connaturata
    allo spirito della terra”
- urbanizzazione diffusa elevata e consumo di suolo;
- destrutturazione del Paesaggio, determinata dalla forte frammentazione del
    tessuto paesistico ambientale costituito dalle infrastrutture lineari e lo
    sviluppo insediativo indotto;
- banalizzazione ecosistemica delle aree rurali e fluviali;
- scarsa valorizzazione delle risorse naturali, anche in riferimento alla
    biodiversità;
- perdita della diversità dei paesaggi con tendenza
    all’omologazione, soprattutto in pianura.
Risorse
- Pierre Hadot, Il velo di Iside, storia dell’idea di natura, Einaudi, Torino 2006.
- Eugenio Turri, Il paesagio come teatro, Marsilio, Venezia 1998.
- James Hilmann, L’anima dei luoghi, Rizzoli, Milano 2004, pag. 55.
- Eugenio Turri, Il paesaggio ed il silenzio, Marsilio, Venezia 2004, pag. 73.
- Christian Norberg-Schulz, Genius Loci, Electa, Milano 1979, p. 18.
- Vito Teti, Il senso dei luoghi, Donzelli, Roma 2004.
- Paolo D’Angelo, Estetica della natura, bellezza naturale, paesaggio, arte
     ambientale,Laterza, Roma-Bari 2001, pag. 160.
- Eugenio Turri, Antropologia del paesaggio, Edizioni di Comunità, Milano 1974,
     pagg.103/104.
- Eugenio Turri, Il paesaggio come teatro, op. cit., pag. 168.
- http://www.studifilosofici.it/paesaggi.html

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Terzo paesaggio a montebelluna

  • 1. Terzo Paesaggio a Montebelluna Il disordine come valore estetico
  • 2. Amo gli spazi incolti, non vi si trova nulla che abbia a che vedere con la morte. Una passeggiata nell’incolto è aperta a tutti gli interrogativi, quello che vi succede supera le speculazioni più avventurose». (G.Clement)
  • 3. Istruire lo spirito del non fare così come si istruisce lo spirito del fare. -Elevare l’indecisione fino a conferirle dignità politica. Porla in equilibrio con il potere. -Immaginare il progetto come uno spazio che comprende riserve, domande da porre. -Considerare la non organizzazione come un principio vitale al quale ogni organizzazione si lascia attraversare dai lampi della vita. -Avvicinarsi alla diversità con stupore.
  • 4. IL CONCETTO DI PAESAGGIO
  • 5. Definizioni  Paesaggio naturale. Il paesaggio naturale è il paesaggio plasmato dalle forze della natura. Paesaggio antropico. Il paesaggio antropico (o paesaggio umanizzato) è il paesaggio costruito dall'intervento umano.
  • 6. caos regole Natura
  • 7. Se si attribuisce un valore al paesaggio, questo valore deve essere protetto
  • 8. ratificata dall’Italia con la Legge 9 gennaio 2006, n. 14. Uno degli aspetti più eclatanti di questa convenzione sta nel fatto che, per la prima volta per l’Italia, il paesaggio acquisisce valore giuridico, infatti, la Convenzione recita “Ogni Parte si impegna a riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità”.
  • 9. “il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all'attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro; il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana”
  • 10. “Il termine " paesaggio " viene definito come una zona o un territorio, quale viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto e carattere derivano dall'azione di fattori naturali e/o culturali (ossia antropici). Tale definizione tiene conto dell'idea che i paesaggi evolvono col tempo, per l'effetto di forze naturali e per l'azione degli esseri umani. Sottolinea ugualmente l'idea che il paesaggio forma un tutto, i cui elementi naturali e culturali vengono considerati simultaneamente.”
  • 11. PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE ALLEGATO 27 il paesaggio è costituito da tre grandi entità che si incontrano e si rimescolano di continuo: gli oggetti concreti (i prati e i boschi, le strade e gli edifici, i corsi d’acqua, le montagne e le pianure, ecc.), che si possono toccare, che nel loro insieme lo costituiscono, e mantengono in vita la seconda grande entità: i processi (le forze naturali e antropiche richiamate dalla convenzione) e la percezione che ognuno di noi ha di questi insiemi, che ci permette di interpretarli e viverli ognuno a proprio modo. Possiamo dire che il paesaggio è costituito da una parte oggettivamente rilevabile, quella concreta costituita da elementi definibili e misurabili, e una parte decisamente soggettiva, ma fortemente condizionata dalla prima. Le due parti si condizionano a vicenda attraverso continui scambi di informazioni che determinano l’evoluzione dei paesaggi (Gibelli, 2005-1).
  • 12. il concetto di paesaggio è frutto del convergere di più cose: il territorio inteso come spazio fisico,biologico ed ecologico; gli accadimenti che su quel territorio avvengono nella storia; La percezione che di tutto ciò abbiamo come osservatori.
  • 13. Relazione Spazio fisico Percezione Storia
  • 14. Terzo Paesaggio Clement raggruppa nel terzo paesaggio tutte le aree abbandonate dall’uomo, che come specificato nel libro, sono dei residui (dèlaissè),spazi incolti (friche) che rappresentano rifugi per la diversità. Clement ne parla anche come di “spazi indecisi”, dove le amministrazioni o l’uomo non ha intenzione di intervenire e che diventano “terrain vague” dove non è più evidente un’ordine, ma solo una evoluzione naturale della flora e della fauna che sfruttano l’inappetenza umana alla conquista. Nel libro si parla di “frammentazione degli insiemi primari”, di riserve, di endemismo, di comunicazioni e di corridoi biologici, tutti concetti creati nel campo di studio dell’ecologia.
  • 15. diversità Il Terzo Paesaggio è lo spazio privilegiato che accoglie la diversità biologica e si contrappone all’insieme dei territori antropizzati sottomessi alla gestione e allo sfruttamento dell’uomo. La gestione antropica delle componenti naturali del paesaggio seleziona la diversità e a volte l’esclude del tutto.
  • 16. Non ci sono regole
  • 17. Nei siti industriali, nelle città, in quasi tutti i luoghi dell’attività umana, dal turismo alle colture agricole e forestali, si riduce a poco o nulla la biodiversità.
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  • 21. Per Gilles Clément il Terzo Paesaggio è come il Terzo Stato, del quale l’Abbé Siéyès diceva: “Cos’è il Terzo Stato? Tutto. Che ruolo ha nel presente? Nessuno. Cosa vuole diventare ? Qualche cosa.”
  • 22. Istruire lo spirito del non fare così come si istruisce lo spirito del fare. Elevare l’indecisione fino a conferirle dignità politica. Porla in equilibrio con il potere. Immaginare il progetto come uno spazio che comprende riserve, domande da porre. Considerare la non organizzazione come un principio vitale al quale ogni organizzazione si lascia attraversare dai lampi della vita. Avvicinarsi alla diversità con stupore.
  • 23. L’estetica del terzo paesaggio si basa sul disordine, sulla non organizzazione, sul non controllo.
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  • 27. C’è un controllo sul paesaggo urbano? C’è un’estetica?
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  • 31. Quale senso del bello?
  • 32. Genius loci Quale relazione tra gli abitanti e il paesaggio che abitano? Quale il senso dei luoghi?
  • 33. Raffaele Milani: “In Europa, in questi ultimi decenni, campagna e città si assemblano in un spazio misto, ibrido, senza anima, quell’anima che invece hanno sempre avuto. È la fine dell’identità dei luoghi, tutti uguali ovunque (…). Si è affermata, tra il degrado, l’indifferenza e lo stile uniforme, la rinuncia alla bellezza, quella bellezza fatta di cultura materiale, di lavoro umano costruito per secoli sul riconoscimento simbolico, visivo, tecnico del paesaggio in un incontro tra etica ed estetica. Le antiche bellezze non erano solo espressione dell’arte e della filosofia. Perdere la memoria del luoghi vuol dire perdere la memoria della bellezza che è connaturata allo spirito della terra”
  • 34. - urbanizzazione diffusa elevata e consumo di suolo; - destrutturazione del Paesaggio, determinata dalla forte frammentazione del tessuto paesistico ambientale costituito dalle infrastrutture lineari e lo sviluppo insediativo indotto; - banalizzazione ecosistemica delle aree rurali e fluviali; - scarsa valorizzazione delle risorse naturali, anche in riferimento alla biodiversità; - perdita della diversità dei paesaggi con tendenza all’omologazione, soprattutto in pianura.
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  • 40. Risorse - Pierre Hadot, Il velo di Iside, storia dell’idea di natura, Einaudi, Torino 2006. - Eugenio Turri, Il paesagio come teatro, Marsilio, Venezia 1998. - James Hilmann, L’anima dei luoghi, Rizzoli, Milano 2004, pag. 55. - Eugenio Turri, Il paesaggio ed il silenzio, Marsilio, Venezia 2004, pag. 73. - Christian Norberg-Schulz, Genius Loci, Electa, Milano 1979, p. 18. - Vito Teti, Il senso dei luoghi, Donzelli, Roma 2004. - Paolo D’Angelo, Estetica della natura, bellezza naturale, paesaggio, arte ambientale,Laterza, Roma-Bari 2001, pag. 160. - Eugenio Turri, Antropologia del paesaggio, Edizioni di Comunità, Milano 1974, pagg.103/104. - Eugenio Turri, Il paesaggio come teatro, op. cit., pag. 168. - http://www.studifilosofici.it/paesaggi.html