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Gianluca Dettori - Presidente Primomiglio SGR
CREARE E SVILUPPARE UNA STARTUP
Concetti di Startup e Spin-off
Agenda
Startup innovativa: caratteristiche e benefici
Cenni sulle forme societarie e sulla fiscalità d'impresa
Il Business Model
01
02
03
04
Startup innovativa:
caratteristiche e benefici
01
Cos’è una startup?
- Non esistono definizioni univoche per identificare una startup. Qualunque azienda di nuova
creazione in linea teorica è a tutti gli effetti una startup.
- Esiste in Italia una definizione di legge di “startup innovativa”.
- Tuttavia, si sottintende con “startup” una particolare tipologia di aziende costituende o di
nuova costituzione: hanno individuato uno spazio di mercato con grandissimo potenziale,
stanno sviluppando un prodotto innovativo con un elevato utilizzo della tecnologia, intendono
entrare sul mercato con un modello di business che cambia le regole del gioco nel settore di
riferimento, i fondatori hanno ambizioni elevate e puntano ad una forte crescita.
- La definizione che preferisco di startup è di Steve Blank: “A startup is a temporary
organization used to search for a repeatable and scalable business model.”
- Organizzazione temporanea. Nel senso che quando una startup ha individuato un modello di
business ripetibile e scalabile in qualche modo cessa di essere una startup e diventa
un’azienda “normale”.
- Alla ricerca di un business model. Una startup se è tale sta sperimentando nuovi modelli di
business, ed è alla ricerca di un business model funzionante, in grado effettivamente di
catturare l’opportunità di mercato individuata dai fondatori.
- Un business model ripetibile. Una volta effettuata la prima vendita, questo processo è
ripetibile? E’ industrializzabile?
- Un business scalabile. Il business model è effettivamente scalabile “infinite volte”? Quanto
può essere rapida e grande questa scalabilità?
Per chi vuole approfondire:
https://www.youtube.com/watch?v=CIA9ikESXYI
https://www.youtube.com/watch?v=zjvEanpktEo
Elserino Piol (CEO Olivetti)
“Ho fatto 177 investimenti di venture
capital. Ho sempre investito in PMI,
non ho mai investito in aziende nane.”
Che cos’è una Startup?
Possiamo definirle
società appena costituite o di recente
costituzione o che stanno per
costituirsi, che intendono portare
sul mercato delle innovazioni
o delle tecnologie
disruptive.
«a startup is a temporary organization used to search for a repeatable and
scalable business model.»
Cos’è una startup innovativa, il
registro
- Nel 2012 con il “Decreto Crescita 2.0” (legge 221/2012) emanato dal Governo Monti è stata introdotta in Italia la definizione di
«startup innovativa». Le società che rientrano nelle caratteristiche previste dalla legge e da successivi decreti hanno diritto ad
iscriversi ad uno speciale registro tenuto dalle Camere di Commercio. E finché mantengono tali requisiti hanno diritto a rimanere
iscritte al registro, godendo delle agevolazioni previste.
- Per questo tipo di impresa è stato infatti predisposto un quadro di riferimento a livello nazionale che interviene su materie
differenti come la semplificazione amministrativa, il mercato del lavoro, le agevolazioni fiscali, il diritto fallimentare. Un pacchetto
di norme e decreti che è stato continuamente integrato e arricchito dai governi successivi.
- Le startup innovative sono società di capitali costituite, anche in forma cooperativa, in Italia o in un altro Paese dell’UE, che abbiano
però una sede produttiva o una filiale in Italia e come oggetto sociale esclusivo o prevalente: lo sviluppo, la produzione e la
commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.
- La normativa definisce anche i cosiddetti “incubatori certificati”, aziende che se hanno determinate caratteristiche e svolgono
l’attività di incubatori di startup hanno accesso alle stesse agevolazioni delle startup innovative.
- Il regime è stato successivamente esteso includendo la definizione di “PMI Innovativa”.
- Il Registro delle startup innovative è disponibile online:
http://startup.registroimprese.it/
- Sito del MISE con tutti i dettagli normativi e aggiornamenti:
https://www.mise.gov.it/index.php/it/impresa/competitivita-e-nuove-imprese/start-up-innovative
I 7 requisiti di ingresso nel registro
startup innovative
Per essere iscritti al Registro, la startup deve
avere i seguenti requisiti:
1. costituita da non più di 60 mesi;
2. avere la sede principale del proprio business
in Italia;
3. a partire dal secondo anno di attività non ha
più di 5M di euro di valore della produzione;
4. non distribuisce e non ha distribuito utili;
5. sviluppa, produce, distribuisce beni e servizi
innovativi ad alto contenuto tecnologico;
6. non proviene da fusione, scissione o
cessione di ramo d’azienda;
7. investe almeno il 15% in ricerca e sviluppo.
La definizione di PMI innovativa è stata creata a marzo 2015 dalla legge Investment Compact: per loro è prevista la maggior parte dei
benefici e degli incentivi fiscali già attribuiti alle startup innovative.
Una PMI innovativa deve avere la sede del proprio business in territorio italiano o in un paese della Comunità Europea con almeno una
sede produttiva in Italia;
- non può essere quotata in un mercato regolamentato;
- deve essere una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa;
- la società deve possedere almeno un bilancio certificato;
- il numero dei dipendenti non può superare le 250 persone;
- il fatturato annuo non deve superare i 50 milioni di euro;
- può distribuire gli utili;
- non ci sono limitazioni per quanto riguarda l’oggetto di attività.
Inoltre, per entrare a far parte delle PMI innovative, la società deve rispettare almeno 2 dei seguenti 3 requisiti:
- gli investimenti in ricerca e sviluppo devono essere uguali o superiori al 3% del maggior valore tra fatturato e costi;
- i collaboratori o i dipendenti laureati o dottorandi devono essere in percentuale uguale o maggiore a 1/3 dei lavoratori totali;
- la società deve essere depositaria di almeno un brevetto riguardante una invenzione industriale o biotecnologica, o titolare di un
software registrato.
http://startup.registroimprese.it/isin/static/pminnovative/index.html
Le PMI innovative
Sia per le startup innovative che per le PMI innovative, la nostra legislatura prevede dei benefici e degli sgravi.
Per le startup innovative i vantaggi sono:
- Non devono pagare niente alla Camera di Commercio.
- Possono godere di un credito di imposta se vogliono assumere competenze altamente specializzate.
- Possono stipulare contratti a tempo determinato anche per 6 mesi rinnovabili.
- Sono previste agevolazioni speciali per quanto riguarda attività nel settore sociale (startup a vocazione sociale) e dell’energia.
- Godono di una disciplina particolare in caso di fallimento.
- Non devono pagare l’imposta di bollo e i diritti di segreteria al momento dell’avvio della società.
- Sostegno per attività di internazionalizzazione.
- Accesso al Fondo di Garanzia in maniera semplificata. In pratica è possibile chiedere finanziamenti di debito a banche, le quali
possono ridurre il rischio del credito in modo significativo usando un apposito fondo di garanzia. Attraverso il fondo di garanzia le
banche ottengono una controgaranzia sul debito erogato a startup pari all’80% dell’importo erogato.
- Possibilità di remunerare in equity (quote o azioni) dipendenti e collaboratori; le quote o azioni cedute dalla startup sono esenti
da tassazione sulle plusvalenze. Possono emettere stock options defiscalizzate.
- Particolari agevolazioni per gli investimenti in startup innovative.
- Le startup innovative (e le PMI innovative) possono raccogliere capitali tramite le piattaforme di equity crowdfunding.
- Particolari agevolazioni per gli investimenti in startup innovative (30% di agevolazione, elevato a 40% nella legge finanziaria 2019).
I vantaggi del regime startup
innovative
Il regime delle PMI innovative riprende negli elementi essenziali quello delle startup innovative.
Per le PMI innovative, i vantaggi in sostanza sono:
- Facilitazioni in caso di fallimento
- Non devono pagare l’imposta di bollo e i diritti di segreteria al momento dell’avvio della società
- Accesso al Fondo di Garanzia in maniera semplificata
- Possibilità di remunerazione in equity defiscalizzata
- Sostegno per attività di internazionalizzazione
- Particolari agevolazioni per gli investimenti in PMI innovative (30% di agevolazione, elevato a 40% nella legge finanziaria 2019)
- Le PMI innovative possono raccogliere capitali tramite le piattaforme di equity crowdfunding
I vantaggi del regime PMI innovative
Startup Innovative e PMI Innovative
I 7 Requisiti di ingresso nel registro startup innovative
Costituita da non più di 60 mesi;
Avere la sede principale del proprio business
in Italia;
A partire dal secondo anno di attività non ha
più di 5M di euro di valore della produzione;
Non distribuisce e non ha distribuito utili;
Sviluppa, produce, distribuisce beni e servizi
innovativi ad alto contenuto tecnologico;
Non proviene da fusione, scissione o
cessione di ramo d’azienda;
Investe almeno il 15% in ricerca e sviluppo
I Requisiti delle PMI innovative
Deve avere la sede del proprio business in territorio italiano o
in un paese della Comunità Europea con almeno una sede
produttiva in Italia;
Non può essere quotata in un mercato regolamentato;
Deve essere una società di capitali, costituita anche in
forma cooperativa;
La società deve possedere almeno un bilancio
certificato;
Il numero dei dipendenti non può superare le 250
persone;
Il fatturato annuo non deve superare i 50 milioni di euro;
Può distribuire gli utili;
Non ci sono limitazioni per quanto riguarda l’oggetto di
attività.
Concetti di Startup e
Spin-off
02
Gli spin-off o startup universitari sono società neo costituite aventi come oggetto sociale preminente l’utilizzazione dei risultati della
ricerca universitaria. Le modalità per proporre, partecipare e assumere responsabilità formali in società aventi caratteristiche di spin-off
o startup sono definite dal decreto n. 168 del 10 agosto 2011 emanato dal MIUR.
Tale Regolamento stabilisce che gli spin-off o startup universitari devono essere costituiti su iniziativa dell’università o del personale
universitario o prevedere modalità di ingresso nella compagine sociale da parte dell’università ovvero di partecipazione del personale
universitario.
In attuazione di quanto sopra ed al fine di favorire l’avvio ed il primo sviluppo di società spin-off e startup universitarie, un gran numero
di università si è dotato di un proprio regolamento di ateneo volto a disciplinare le modalità di coinvolgimento dell’ateneo stesso
costituendo inoltre aree di competenza specifiche (i cosiddetti Uffici di Trasferimento Tecnologico) che hanno lo scopo di generare e
valorizzare la ricerca sviluppata in ambito accademico.
Le norme riguardanti invenzioni realizzate in ambito universitario (o di istituti pubblici di ricerca) rispetto a titolarità e diritti si basano su
un modello cosiddetto “personale”, in contrapposizione a quello “istituzionale” normalmente utilizzato in altri paesi occidentali ed in
Europa. In sintesi, il legislatore italiano ha stabilito che le invenzioni brevettabili eventualmente realizzate dai ricercatori saranno di
proprietà dei ricercatori stessi, e non dell’università o dell’ente pubblico di ricerca. Al ricercatore quindi l’onere di depositare la
domanda di brevetto, dandone notizia all’ente. A quest’ultimo viene tuttavia attribuito il diritto di percepire almeno il 30% dei proventi
dell’invenzione nel caso in cui questa venga effettivamente sfruttata economicamente, anche attraverso il rilascio di licenze a soggetti
terzi. Si prevede poi espressamente che gli enti possano, per via regolamentare, stabilire diverse modalità di ripartizione dei proventi,
le quali non potranno tuttavia ridurre i vantaggi a favore del ricercatore al di sotto della soglia del 50% del totale.
Startup e spin-off universitari
Spinoff Universitari
Gli spin-off o start-up universitari sono società neo costituite aventi come oggetto sociale
preminente l’utilizzazione dei risultati della ricerca universitaria.
Le modalità per proporre, partecipare e assumere responsabilità formali in società aventi
caratteristiche di spin-off o start-up sono definite dal decreto n. 168 del 10 agosto 2011
emanato dal MIUR.
Gli spin-off o start-up universitari devono essere costituiti su iniziativa dell’università o del
personale universitario o prevedere modalità di ingresso nella compagine sociale da parte
dell’università ovvero di partecipazione del personale universitario.
Cenni sulle forme
societarie e sulla fiscalità
d'impresa
03
Si distinguono le società di persone e le società di capitali.
Le società di persone non hanno personalità giuridica; delle obbligazioni della società rispondono anche i soci, quindi i debiti della
società li pagano anche i soci (con alcune eccezioni previste dalla legge): la società semplice (S.s.), la società in nome collettivo (S.n.c.),
la società in accomandita semplice (S.a.s.).
Le società di capitali hanno personalità giuridica: delle obbligazioni della società risponde solo la società, non i soci. I debiti della società
li paga solo la società, non i soci (con alcune eccezioni previste dalla legge). Esistono: le società per azioni (S.p.A.), le società in
accomandita per azioni (S.a.p.a.), le società a responsabilità limitata (S.r.l.), le società a responsabilità limitata semplificata (S.r.ls.).
Anche le società cooperative hanno personalità giuridica: delle obbligazioni della società risponde solo la società, non i soci. I debiti
della società li paga solo la società, non i soci (con alcune eccezioni previste dalla legge).
La personalità giuridica si acquista con l'iscrizione da parte del notaio dell'atto pubblico costitutivo della società presso il Registro delle
Imprese.
Le società maggiormente utilizzate per fare una startup sono le SRL e le SRLS. Il regime startup innovative consente inoltre di trattare
una SRL in modo simile alla SPA che ha requisiti di capitale superiori.
Le forme societarie
Il capitale sociale minimo ammonta a 10.000 euro.
È necessaria la redazione di un atto costitutivo per atto pubblico il quale contiene alcune indicazioni fondamentali sulla società (es.
ammontare del capitale sociale, denominazione, oggetto sociale) e lo statuto sulle regole sociali (es. rappresentanza, funzionamento,
amministrazione).
Le quote sono la la misura della partecipazione del socio alla Società. I diritti del socio sono proporzionali alla sua partecipazione, salvo
diversa disposizione dell'atto costitutivo.
In assenza di contrarie previsioni statutarie, con riferimento alla nomina degli amministratori e al funzionamento dell'organo
amministrativo, si limita a prevedere che:
- l'amministrazione della società è affidata a uno o più amministratori nominati con decisione dei soci. In caso di più amministratori
essi costituiscono il consiglio di amministrazione, che delibera collegialmente.
L'atto costitutivo può indicare le norme relative al funzionamento della società e in particolare quelle relative all'amministrazione e alla
rappresentanza. Esso può anche prevedere l'attribuzione ai singoli soci di particolari diritti riguardanti l'amministrazione della società.
L'atto costitutivo ha piena libertà di riservare competenze di tipo gestorio alle decisioni dei soci.
Gli amministratori hanno la rappresentanza generale della società e ogni limitazione ai loro poteri attinenti alla gestione o alla
rappresentanza è inopponibile ai terzi, salvo che questi non abbiano agito intenzionalmente a danno della società.
Governance e funzionamento di una
SRL
La classificazione delle imposte avviene secondo diversi criteri. Si distinguono innanzitutto imposte dirette e indirette. Le prime
colpiscono manifestazioni immediate della capacità contributiva (reddito o patrimonio), mentre le seconde colpiscono manifestazioni
mediate (atti di produzione, scambi e consumi). Ecco alcuni esempi di entrambi i tipi di imposta:
Imposte dirette: IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), IRES (imposta sul reddito delle società), IRI (imposta sul reddito
imprenditoriale), IRAP (imposta regionale sulle attività produttive), ISOS (imposta sostitutiva sui redditi da capitale), IMU (imposta
municipale unica).
Imposte indirette: IVA (imposta sul valore aggiunto), imposta di registro, imposta di bollo, imposta sulle successioni e sulle donazioni,
imposta catastale e ipotecaria.
Per quanto riguarda le imposte per le imprese, le principali sono:
- Imposta sul valore aggiunto (IVA)
- Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP)
- Imposta sul reddito delle società (IRES)
- Imposta sul reddito imprenditoriale (IRI)
Cenni sulla fiscalità d’impresa
IVA. L’imposta sul valore aggiunto sottopone a tassazione indiretta il valore degli scambi di merci e di servizi. L’IVA è un’imposta
generale sui consumi, il cui calcolo si basa solo sull’aumento di valore che un bene o un servizio acquista ad ogni passaggio economico, a
partire dalla produzione fino ad arrivare al consumo finale del bene o del servizio stesso. Il soggetto passivo d’imposta, cioè chi cede
beni o servizi, va a debito IVA, ma detrae l’imposta pagata sugli acquisti di beni e servizi effettuati nell’esercizio d’impresa, arte o
professione. L’imposta sul valore aggiunto quindi, potendo essere detratta, se pagata sugli acquisti, e addebitata a titolo di rivalsa ai
clienti, rappresenta un costo solo per chi non può esercitare il diritto alla detrazione e quindi, in generale, per i consumatori finali.
L’imposta colpisce imprenditori ed esercenti rispetto agli acquisti di beni e servizi, i quali hanno diritto di rivalersi sull’acquirente finale
rispetto alle vendite (IVA a credito). Il saldo tra debito e credito determina l’imposta. L’aliquota ordinaria si attesta attualmente al 22%.
Esistono tuttavia anche un’aliquota minima del 4%, applicata sulla vendita di generi di prima necessità come ad esempio gli alimentari,
e un’aliquota ridotta del 10% sui servizi turistici.
IRAP. L’imposta regionale sulle attività produttive, introdotta nel 1998, colpisce l’esercizio di attività produttive, scambi di beni e
prestazioni di servizi da parte di imprenditori, artigiani e professionisti, enti commerciali e non commerciali. Il calcolo della base
imponibile cambia in base alla natura dell’attività e l’aliquota varia tra il 3,9% (ordinaria) e l’8,5% (enti pubblici). Si tratta di un’imposta
diretta che grava in maniera proporzionale sui redditi delle imprese.
IRES e IRI sono imposte che colpiscono il reddito di società e imprese. La prima, introdotta nel 2003, riguarda società di capitali,
cooperative, società di mutua assicurazione, trust, enti pubblici e privati residenti in territorio italiano, oltre che società non residenti
nel territorio nazionale. La seconda, introdotta con la Legge di bilancio 2017, interessa invece le imprese individuali e le società di
persone in contabilità ordinaria, le piccole società di capitali e le società a responsabilità limitata con numero di soci non superiore a 10,
o a 20 nel caso di società cooperativa. Entrambe sono imposte dirette e proporzionali con un’aliquota fissa al 24%. L’introduzione
dell’IRI ha equiparato tutti i redditi d’impresa e la sua opzione è esercitabile dal 2018.
Caratteristiche delle diverse imposte
- Le startup innovative, in sede di iscrizione nel Registro delle imprese, sono esonerate dal pagamento dell’imposta di bollo e dei
diritti di segreteria presso il Registro delle imprese, del diritto annuale dovuto in favore delle Camere di Commercio. Tale esenzione
opera fino al 5° anno di iscrizione nel Registro delle imprese. L’esonero riguarda tutti gli atti posti in essere anche successivamente
all’iscrizione al registro (ie aumenti di capitale agevolati).
- I soggetti Irpef e Ires che investono in startup innovative possono beneficiare di una detrazione del 40% dall’imposta (per le
persone fisiche) e di una deduzione del 30% dalla base imponibile (per i soggetti giuridici).
- Gli strumenti finanziari (azioni, quote, stock options, etc.) assegnati, a titolo di remunerazione, a dipendenti, collaboratori
continuativi e amministratori di startup innovative non concorrono a formare il reddito imponibile (cosiddetto work for equity).
L’esenzione opera sia ai fini fiscali che contributivi.
- Le startup possono cedere, dietro remunerazione, le proprie perdite a società quotate (cd. "società sponsor") che hanno nelle
stesse startup partecipazioni almeno pari al 20% del capitale sociale. Le perdite cedibili sono quelle realizzate nei primi tre periodi
d'imposta.
- Le startup innovative possono beneficiare di misure agevolative per la copertura delle perdite civilistiche. In caso di riduzione del
capitale di oltre un terzo, il termine entro il quale la perdita deve risultare diminuita a meno di un terzo viene posticipato al
secondo esercizio successivo. In caso di riduzione del capitale per perdite al di sotto del minimo legale, l’assemblea, in alternativa
all’immediata riduzione del capitale e al contemporaneo aumento dello stesso ad una cifra non inferiore al minimo legale, può
deliberare il rinvio della decisione alla chiusura dell’esercizio successivo.
- Le startup innovative costituite in forma di srl possono creare categorie particolari di quote di partecipazione (classi di quote).
- Le startup innovative hanno procedure concorsuali agevolate (praticamente non possono fallire, ma entrano in un processo di
composizione della crisi più rapido e meno gravoso).
Regime fiscale per le startup
innovative
Le forme societarie
Le società di persone e di capitali
Anche le società cooperative
hanno personalità giuridica: delle
obbligazioni della società
risponde solo la società, non i
soci. I debiti della società li paga
solo la società, non i soci (con
alcune eccezioni previste dalla
legge).
La personalità giuridica si
acquista con l'iscrizione da parte
del notaio dell'atto pubblico
costitutivo della società presso il
Registro delle Imprese.
Le società di persone non hanno
personalità giuridica: delle
obbligazioni della società
rispondono anche i soci; quindi i
debiti della società li pagano
anche i soci (con alcune eccezioni
previste dalla legge): la società
semplice (S.s.), la società in
nome collettivo (S.n.c.), la società
in accomandita semplice (S.a.s.).
Le società di capitali hanno
personalità giuridica: delle
obbligazioni della società
risponde solo la società, non i
soci. I debiti della società li paga
solo la società, non i soci (con
alcune eccezioni previste dalla
legge). Esistono: le società per
azioni (S.p.A.), le società in
accomandita per azioni (S.a.p.a.),
le società a responsabilità limitata
(S.r.l.), le società a responsabilità
limitata semplificata (S.r.ls.).
Le società maggiormente utilizzate per fare una startup sono le SRL e le SRLS.
Il regime startup innovative consente inoltre di trattare una SRL in modo simile alla SPA che ha
requisiti di capitale superiori.
La manovra finanziaria 2019 varata a Dicembre 2018 dal Governo contiene un importante pacchetto di misure volte a far sviluppare in
modo significativo il comparto delle startup innovative in Italia. La legge è in fase di attuazione attraverso il varo di appositi decreti
attuativi, le principali novità riguardano i seguenti punti:
- Riorganizzazione di Invitalia Ventures SGR che viene ceduta a Cassa Depositi e Prestiti e affidamento al MISE (ministero Sviluppo
Economico) dei 200M di Euro di Italia Venture 3
- Istituzione di un Fondo di sostegno al Venture Capital attraverso cui lo Stato potrà investire in fondi di venture o direttamente in
startup, tale fondo sarà alimentato tramite: 100M di Euro di dotazione, 3,5% della raccolta dei PIR (piani individuali di risparmio),
15% dei profitti delle società pubbliche partecipate dal MEF (Ministero Economia e Finanze)
- Innalzamento dell’aliquota agevolata detraibile o deducibile per chi investe in startup o fondi di venture capital dal 30% al 40%
- Incentivo all’acquisizione di startup innovative. Nel caso in cui si verifichi l’acquisizione dell’intero capitale sociale di startup
innovative da parte di soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società (non startup innovative), l’aliquota agevolata è
incrementata dal 30 al 50%, a condizione che l’intero capitale sociale sia acquisito e mantenuto per almeno tre anni
- Creazione di un fondo di investimento su intelligenza artificiale, IoT e blockchain da 45 milioni di Euro
- Defiscalizzazione per gli investimenti in venture capital da parte di casse previdenziali e fondi pensioni, fino al 10% dell’attivo
patrimoniale
- Voucher per prestazioni consulenziali. Alle micro e piccole imprese è attribuito un contributo a fondo perduto, nella forma di
voucher, per l’acquisto di prestazioni consulenziali di natura specialistica finalizzate a sostenere i processi di trasformazione
tecnologica e digitale. Il contributo è riconosciuto in misura pari al 50% dei costi sostenuti ed entro il limite massimo di 40.000 Euro
Le principali novità introdotte dalla
finanziaria 2019
La manovra finanziaria 2019 varata a
Dicembre 2018 dal Governo contiene
un importante pacchetto di misure volte
a far sviluppare in modo significativo il
comparto delle startup innovative in
Italia.
La legge è in fase di attuazione
attraverso il varo di appositi decreti
attuativi, le principali novità rigurdano i
seguenti punti:
Istituzione di un Fondo di sostegno al Venture Capital attraverso cui lo
Stato potra investire in fondi di venture o direttamente in startup;
Innalzamento dell’aliquota agevolata detraibile o deducibile per chi investe
in startup o fondi di venture capital dal 30% al 40%;
Incentivo all’acquisizione di startup innovative.
Creazione di un fondo di investimento su intelligenza artificiale, IoT e
blockchain da 45 milioni di Euro;
Defiscalizzazione per gli investimenti in venture capital da parte di casse
previdenziali e fondi pensioni;
Voucher per prestazioni consulenziali. Alle micro e piccole imprese è
attribuito un contributo a fondo perduto, nella forma di voucher, per
l’acquisto di prestazioni consulenziali di natura specialistica finalizzate a
sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale.
La finanziaria 2019
Il Business Model 04
Il business model descrive la modalità con cui un’azienda individua e cattura valore dal mercato. Quando si fa riferimento al business
model si intende qualcosa di sottile che racconta in qualche modo il “segreto del successo” di un’azienda vincente sui mercati.
Il business model non riguarda specificatamente il modo in cui un’azienda genera ricavi dalle proprie vendite (in questo caso di parla
infatti di ‘revenue model’), bensì come si crea in effetti valore.
Un esempio concreto: Ryan Air genera ricavi attraverso la vendita dei biglietti e dei beni/servizi venduti a bordo dei propri aeromobili o
in connessione con i viaggi effettuati dai propri utenti (bus transfer, hotels, noleggio auto, etc.). Questa descrizione racconta come Ryan
Air genera ricavi, ma non spiega il vero business model che rende l’azienda leader di mercato, altamente competitiva e in grado di
generare profitti e creare valore per i propri azionisti.
Il business model di Ryan Air infatti è “cost side” ed è descrivibile in questo modo:
attraverso la riduzione di qualunque costo non necessario, l’eliminazione degli intermediari e la focalizzazione dell’azienda su basso
costo e puntualità, Ryan Air ha inventato una nuova categoria di compagnia aerea, creando il mercato del low cost.
Il business model
Il business model canvas è uno strumento strategico che serve a
schematizzare e descrivere il modello di business di un’impresa. Si
presenta sotto forma di schema grafico ed è utile a sviluppare nuovi
modelli di business o a perfezionare quelli già esistenti. Su questo
tabellone più persone possono collaborare allo sviluppo del modello di
business apportando le proprie idee e finalizzandole.
Con “modello di business”, o business model, si intende l’insieme delle
soluzioni organizzative e strategiche che permettono all’azienda di
creare, distribuire e acquisire valore.
Un’impresa crea valore per i suoi clienti quando li aiuta a soddisfare un
bisogno, realizzare un desiderio o risolvere un problema.
Sfruttando la logica del “pensiero visivo”, il business model canvas
(canvas=tela) crea una sorta di linguaggio universale: ciò consente di
condividere e semplificare concetti complessi che riguardano il
funzionamento dell’azienda, rendendoli comprensibili a tutti.
Il business model canvas può sembrare uno strumento per manager di
grandi aziende o per imprenditori di startup innovative d’oltreoceano,
ma è in realtà uno strumento ideale per avere una visuale chiara e
schematica di un qualsiasi progetto di business, dal nuovo prodotto che
vogliamo produrre, alla riapertura della pizzeria sotto casa fino al
grande progetto industriale.
Il business model canvas
Esempio: il canvas di Visa
Il modello Canvas è costituito essenzialmente da nove elementi:
- Segmenti di clientela (Customer Segments). Per riuscire a soddisfare al meglio i propri clienti,
un’azienda raggruppa i clienti sulla base di esigenze comuni, comportamenti comuni o altre
caratteristiche. L’azienda, inoltre, deve saper decidere a quali segmenti indirizzare la propria
offerta e quali invece trascurare.
- Valore Offerto (Value Propositions). La proposta di valore risolve un problema o un bisogno del
cliente, ed è il motivo per cui i clienti scelgono un’azienda piuttosto che un’altra. Il valore offerto
consiste in un insieme di prodotti/servizi che va incontro alle richieste di un determinato segmento
di clientela, il quale ne trae beneficio.
- Canali (Channels). I canali di comunicazione, distribuzione e vendita costituiscono il modo in cui
l’azienda entra in contatto con i consumatori. I canali possono essere distinti in diretti e indiretti, di
proprietà e di terzi.
- Relazioni con i clienti (Customers Relationships). Un’azienda dovrebbe impegnarsi a definire con
chiarezza il tipo di relazione da instaurare con ciascun segmento di clientela.
- Flussi di ricavi (Revenue Stream). I flussi di ricavi costituiscono sostanzialmente il denaro che
un’azienda ricava da ciascun segmento di clientela.
- Risorse chiave (Key Resources). Le risorse chiave si riferiscono a quegli elementi che permettono
all’impresa di creare valore offerto, raggiungere i mercati, mantenere le relazioni con i segmenti di
clienti e ottenere dei ricavi.
- Attività chiave (Key Activities). Sono le azioni più importanti che un’impresa deve compiere per il
funzionamento del suo modello di business.
- Partnership chiave (Key Partners). Ogni impresa è inserita all’interno di una rete di relazioni con
altri soggetti (fornitori e partner), alcune di queste relazioni sono fondamentali per il successo del
modello di business proposto.
- Struttura dei costi (Cost Structure). Definisce tutti i costi che devono essere sostenuti per far
funzionare un modello di business.
Descrivere il proprio modello di
business
Lean Startup è un approccio per il lancio di idee e attività innovative che aiuta ad individuare un
percorso verso un business sostenibile, testando con delle specifiche tecniche i possibili modelli di
business per portare sul mercato l’idea.
Nato in Silicon Valley nel 2011, si è diffuso velocemente tra gli imprenditori di tutto il mondo. Il
termine Lean Startup deriva dall’applicazione delle teorie elaborate dallo stesso Eric Ries di Lean
Thinking (ragionare in modo snello) e dall’utilizzo di metodologie chiamate “agili” per lo sviluppo
del prodotto (insieme di metodologie che permettono di attuare cambiamenti, senza che il “costo
del cambiamento” sia troppo oneroso).
Il metodo di Ries prevede la continua applicazione delle tre fasi build-measure-learn, cioè
ideazione-verifica-modifica del progetto, costruendo il più velocemente possibile il proprio
prodotto (o servizio), verificandone e misurandone i risultati direttamente sul campo, utilizzando i
dati così ottenuti per migliorare il prodotto, ripetendo poi ciclicamente il procedimento.
L’idea è quella di partire con un cosiddetto “minimum viable product”, è la “versione di un nuovo
prodotto che consente ad un team di raccogliere la massima quantità di conoscenza validata sui
clienti con il minimo sforzo”.
Lean startup è un metodo quantitativo, che cerca di individuare “metriche azionabili” per
prendere decisioni di business, attraverso diverse tecniche (descritte nel libro di Eric Ries) facendo
largo uso di A/B testing per misurare concretamente l’impatto sul clienti delle decisioni intraprese.
Il ciclo build-measure-learn può portare a “binari morti”, in quel caso l’imprenditore può
abbandonare l’idea oppure provare a misurare con dei nuovi cicli un “pivot”, ovvero un cambio
significativo nelle ipotesi sottostanti al modello di business per valutare strade alternative di
successo del prodotto.
Il metodo lean startup
Lean startup parte dal concetto di Customer Development di Steve Blanck: prima di intraprendere il
processo di sviluppo del prodotto innovativo, una startup ha il bisogno primario di attuare strategie
strutturate, ripetibili e potenzialmente scalabili per individuare e comprendere i propri clienti.
Il punto chiave del metodo Lean è infatti quello di alimentare un flusso continuo di feedback tra la
startup e i suoi clienti durante il processo di sviluppo del prodotto, al fine di garantire un apprendimento
costante e verificare ogni singola ipotesi alla base dell’idea del business e del modello di business che si
intende perseguire. Nell’ottica della riduzione degli sprechi, tutto ciò deve avvenire il più possibile in una
fase iniziale dello sviluppo del prodotto, addirittura prima che il prodotto stesso venga realizzato.
Il processo è anche noto come ciclo build-measure-learn (costruire-misurare-apprendere).
Il meccanismo viene sviluppato a cicli di soluzioni: ogni test ha lo scopo di sondare il mercato ogni singolo
aspetto del prodotto o servizio, uno dopo l’altro tramite l’MVP (Minimum Viable Product) che va
sviluppato con brevi interazioni e rilasci frequenti al fine di compiere piccoli “esperimenti” che verifichino
la validità della strategia rispetto all’idea e alla vision. I test producono risultati da confrontare con le
precedenti metriche (KPI) in maniera da far emergere nuove informazioni che a loro volta fanno
aumentare il livello di apprendimento. Lo scopo dell’approccio Lean Startup è accorciare il più possibile
questo ciclo, per velocizzare l’apprendimento, avvicinarsi maggiormente ai reali bisogni dei clienti,
innovare di più e sprecare di meno. Niente è vero nel metodo lean finché non è validato in modo
quantitativo (validato = passato attraverso il meccanismo di build-measure-learn): l’idea non può iniziare
a concretizzarsi senza aver prima verificato che il problema:
- esiste davvero
- è sentito dal target individuato
- è sufficientemente forte da portare con sé il bisogno di essere risolto.
La validazione del business model nel
modello lean
La più importante funzione di una startup è quella di esplorare il modello di business che vuole implementare, quindi “learn” è
l’elemento fondamentale del metodo lean startup oltre che essere il principale antidoto per ridurre il rischio più letale per ogni startup:
ovvero eseguire correttamente un piano che è sbagliato nelle sue assunzioni fondamentali e che porta quindi verso un binario morto.
Le domande fondamentali sono:
- Che prodotto va costruito e per chi?
- Quale mercato indirizzare e come dominarlo?
- Come creare valore duraturo nel tempo?
L’obiettivo fondamentale è validare le cose imparate (positive e negative) numericamente, attraverso piccoli testi di mercato che
hanno l’obiettivo di analizzare i diversi elementi chiave del modello di business.
E’ qualcosa di molto diverso dalle ricerche di mercato e richiede il coinvolgimento diretto nel management team dei fondatori a
contatto con il cliente che si intende indirizzare. Ogni interazione è lo scopo per imparare qualcosa di nuovo ed arricchire il prodotto o
il business plan con feedback prezioso.
La domanda fondamentale non è se un prodotto può essere costruito, ma se effettivamente ha senso costruirlo e come si può da esso
costruire un modello di business funzionante e scalabile.
Una grandissima quantità di esempi, consigli e strumenti sono reperibili direttamente dal blog di Steve Blank:
https://steveblank.com/tools-and-blogs-for-entrepreneurs/
Learn
L’MVP è quella versione minimale del prodotto che consente di sviluppare un intero ciclo di build-measure-learn. Deve richiedere il
minor sforzo possibile, ma avere le caratteristiche di base sufficienti a testare i driver chiave del modello di business che si intende
perseguire. Spesso e volentieri alla fine dei cicli di esplorazione del mercato l’MVP viene buttata via per costruire il vero prodotto,
avendo a quel punto però identificato le sue caratteristiche fondamentali per avere successo.
Nello sviluppare l’MVP vanno identificate delle chiare milestone di apprendimento, misurabili quantitativamente con metriche reali
(actionable metrics); durante questo processo è fondamentale identificare il cliente tipo (customer archetype) e andare fisicamente ad
incontrarne diversi per ottenere feedback fondamentale nella costruzione del prodotto.
Bisogna essere preparati ad abbandonare il prodotto e fare un pivot se i test di mercato dimostrano che una strategia ipotizzata si
rivela sbagliata, facendosi guidare nelle proprie scelte dai numeri e dal feedback reale dei clienti potenziali.
Un esempio concreto di startup che ha utilizzato il metodo lean è Dropbox, in questo caso l’MVP fu un video che simulava come
sarebbe stato il software una volta sviluppato. L’inizio di scrittura del codice è avvenuto solo dopo aver testato l’MVP di fronte a clienti.
Questa era l’MVP: https://www.youtube.com/watch?v=7QmCUDHpNzE
Build
Il principale errore che una startup deve evitare è eseguire un piano basato su ipotesi sbagliate.
Quindi la prima cosa da fare è identificare queste ipotesi, identificare metriche azionabili (ovvero che una volta misurate possono
effettivamente essere implementate all’interno delle strategie di sviluppo del mercato individuate).
Gli strumenti principali che le startup utilizzano nella fase di misurazione sono l’analisi dei cohort e l’A/B testing.
Nella cohort analysis vengono misurati gruppi diversi di clienti nel tempo per verificare che effettivamente le strategie adottate stanno
migliorando le metriche e i risultati attesi dalle politiche implementate.
Nell’A/B testing vengono contemporaneamente sottoposte a strategie diverse due gruppi diversi di clienti per verificare quale delle
opzioni A/B produce il miglior rendimento in termini di obiettivi attesi.
Le metriche da misurare devono avere le 3 A: azionabili (deve esserci una dimostrazione causa/effetto), accessibili (i report e le
statistiche devono essere semplici e tangibili – ecco l’importanza quindi della cohort analysis), auditabili (devono essere credibili
rispetto a stakeholder esterni tipo dipendenti o investitori).
Se la conclusione di un ciclo di build-measure-test dà esito negativo occorre essere pronti a bloccare il progetto oppure fare un pivot
(cambio di un’ipotesi sottostante al modello di business) per iniziare un nuovo ciclo su basi diverse.
Measure
Gli strumenti fondamentali per raccogliere capitali, e in generale per procedere in modo strutturato nello sviluppo della propria
startup, sono 3:
- Pitch. Un documento in Powerpoint/PDF che in modo sintetico, chiaro ed efficace chiarisce tutti gli elementi fondamentali che è
necessario conoscere sulla startup da parte di un potenziale investitore terzo. Normalmente è un documento di 10 massimo 15
slide sviluppato secondo una codifica abbastanza standard a livello internazionale. E’ un documento che in alcuni casi può essere
presentato personalmente in 5-10 minuti massimo (ad esempio in una riunione con degli investitori) oppure può essere inviato
via mail (ad esempio per ottenere una riunione di approfondimento con dei potenziali investitori). Il pitch non deve spiegare tutti
i dettagli di un progetto di business/startup, ma deve fornire un quadro esaustivo per valutare il potenziale interesse di un terzo
ad approfondire.
- Il business plan è un documento in Word/PDF che in modo completo entra nel dettaglio dei vari elementi della startup, del suo
prodotto, mercato, strategia finanziaria, piano di ingresso sul mercato. In pratica esplode in modo “verboso” i contenuti del pitch
consentendo a chi ha dimostrato già un potenziale interesse ad investire nel progetto di entrare nel dettaglio ed approfondirne
tutti i temi essenziali.
- Modello metrico e financials. E’ un foglio Excel che contiene tutte le previsioni economico-finanziarie contenute nel business
plan. In una startup in particolare sono due i documenti fondamentali da sviluppare: il conto economico previsionale mensilizzato
e il cash flow previsionale (anch’esso mensilizzato). Il modello metrico invece è il documento che guida le ipotesi sottostanti al
piano economico finanziario e consiste in una modellizzazione delle variabili numeriche.
Gli strumenti necessari per
raccogliere capitali
1. Titolo. Nome della startup, nome del proponente, tagline (una frase che racconta la startup).
2. Problema. Spiega il problema individuato nel mercato che l’offerta della startup va ad indirizzare e risolvere. Quanto è grande il
problema? Chi è che ha il problema? Perché esiste il problema?
3. Offerta. Qual è il valore unico che la tua idea vuole portare nel mercato e che ne distingue la propria offerta?
4. Il prodotto. In cosa consiste il prodotto? Come è fatto? Quali sono gli elementi che lo distinguono sul mercato?
5. Modello di business. Come funziona il modello di business della startup? Come genera valore?
6. Go-to-market plan. Descrive com’è il piano per accedere al mercato. Quali strategie? Quali canali distributivi?
7. Analisi competitiva. La concorrenza, chi sono? Come possono essere mappati strategicamente?
8. Il Team. I fondatori, le loro competenze ed esperienze chiave. Dipendenti chiave della startup.
9. Proiezioni e metriche chiave. Piano economico finanziario prospettico, metriche e KPI fondamentali che fanno girare il modello di
business.
10. Round, uso dei fondi. Quanti soldi servono e come verranno impiegati?
Un buon libro su come fare il pitch: Guy Kawasaki: “The art of the start”.
Il pitch: la struttura delle dieci slide
fondamentali
Il modo migliore per costruire un business plan previsionale è “bottom-up”. Tradotto in metodologia lean significa essenzialmente
testare delle ipotesi numericamente e affinare il processo continuamente cercando di individuare un modello metrico funzionante e
possibilmente scalabile. Ma cosa significa veramente?
Mentre stimare i costi di una startup è un esercizio relativamente facile che produce dei numeri attesi abbastanza affidabili, la cosa più
difficile è sempre quella di fare delle previsioni sui ricavi minimamente affidabili; per fare questo, costruire un modello metrico è il
modo più corretto per procedere. Per spiegarlo faremo l’esempio di una startup: “MobileApp” che produce un’applicazione mobile con
un modello di business freemium (freemium significa quel modello di business in cui il servizio è gratis per una sua componente o per
un periodo di tempo, ma finita la prova gratuita richiede all’utente di pagare un abbonamento per continuare ad utilizzarlo o utilizzarlo
in tutte le sue funzionalità). Le variabili che in questo caso entreranno in gioco e che vorremmo andare a testare e misurare sono
diverse:
- Click rate. Ovvero quante persone vedono la pubblicità online dell'app, quale percentuale clicca su di essa e fa effettivamente
download?
- Install. Quale percentuale di quelli che hanno scaricato l'app effettivamente la attivano e cominciano ad utilizzarla?
- Conversion rate. Quanti di quelli che la utilizzano gratuitamente effettivamente diventano abbonati e quanto sono disponibili a
pagare?
- Churn rate. Quale percentuale degli abbonati annulla l’abbonamento nei 12 mesi precedenti?
A questo punto ipotizzando i tassi di conversione dei diversi passaggi, tassi che potremo effettivamente misurare e verificarne nel
concreto l’attendibilità, saremo in grado di costruire il modello metrico sottostante che consente di fare una previsione più attendibile
dei ricavi di MobileApp.
Modello metrico e financials, come
fare?
Una volta pronti a partire, sviluppato il business plan, preparate le carte, spesso il passo successivo è quello di finanziare il proprio
progetto. Ci sono diversi modi per finanziare la propria azienda, innanzitutto con il fatturato e le vendite. Esistono bandi e
finanziamenti pubblici per l’imprenditorialità, esistono i canali dei “friends & family”, gli angel investors e in misura minore anche le
banche (che però normalmente non finanziano nuove iniziative o chiedono garanzie onerose e non sempre accessibili).
Il venture capital è un possibile canale per finanziare una società; è il canale principale per finanziare startup che spesso richiedono
investimenti iniziali anche significativi nello sviluppo del prodotto e nella commercializzazione.
Il venture capital è nato negli anni ‘70 in Italia (Olivetti) e San Francisco ed è il modo in cui si sono finanziate tutte le società
tecnologiche che oggi dominano i mercati internazionali. Finanzia in equity (aumenti di capitale) progetti anche in fase molto
embrionale ed è anche detto “milestone investing”. In pratica, una startup riesce a finanziare le varie fasi di sviluppo (seed, early stage,
later stage, growth) con aumenti di capitali successivi a valutazioni crescenti collegate al raggiungimento di milestone di business
rilevanti in un processo di continuo affinamento del business plan del prodotto e del team aziendale.
Le regole del venture capital sono uno standard internazionale: il modo di investire, le caratteristiche del contratto di investimento, il
funzionamento degli operatori sono codificati da decenni e seguono logiche condivise da tutta l’industria.
Non tutte le aziende sono finanziabili dal venture capital, solo progetti con alta potenzialità di scala possono avere le caratteristiche per
il venture. E’ un meccanismo molto selettivo e richiede tempo e dedizione.
Scaling e finanziare la crescita con il
venture capital
L’equity crowdfunding è un mercato nato negli ultimi dieci anni e nasce da un’innovazione regolamentare. E’ stato introdotto
inizialmente negli USA, UK e in Italia. In Italia il decreto crescita 2.0 e le successive regolamentazioni di Consob e Bankitalia hanno reso
possibile l’equity crowdfunding, modalità di finanziamento accessibile esclusivamente alle startup e PMI innovative iscritte al registro.
Alcuni portali autorizzati e vigilati da Bankitalia possono pubblicare sul proprio sito startup che cercano finanziamenti e promuoverle
agli utenti di Internet che possono sottoscrivere online una campagna di raccolta. Sul portale vengono caricate una serie di
informazioni necessarie (business plan, pitch, financials, video di presentazione, etc.), l’importo della raccolta, la valutazione proposta e
il tempo utile entro cui sottoscrivere la campagna.
La campagna va in porto solo se l’obiettivo di raccolta viene raggiunto, inoltre per completare la campagna è necessario avere tra i
sottoscrittori un investitore professionale qualificato che sottoscriva almeno il 5% della raccolta.
Esistono altre tipologie di crowdfunding non equity (lending per ottenere prestiti e reward per finanziare la produzione di un nuovo
prodotto).
Una particolare tipologia di crowdfunding emersa negli ultimi 3 anni è quella delle ICO (Initial Coin Offerings) che riguardano il
finanziamento di progetti nell’ambito delle cryptovalute.
L’elenco delle piattaforme autorizzate di equity crowdfunding in Italia è disponibile qui:
http://www.consob.it/web/area-pubblica/equity-crowdfunding-gestori
L’equity crowdfunding
Le varie fasi di sviluppo e crescita di una startup sono codificate nel gergo
internazionale e gli investitori che investono in startup sono specializzati tra le
altre cose anche sulle diverse fasi di sviluppo.
- Seed. La fase iniziale in cui la startup sta iniziando ad operare o deve
ancora iniziare ad operare. Talvolta si distingue anche una fase cosiddetta
‘pre-seed’ sulla quale operano delle strutture detti incubatori o
acceleratori. Nell’ambito degli investitori si intende seed quel tipo di
investimento.
- Early stage. Ci si riferisce a startup che normalmente hanno iniziato la
commercializzazione o stanno iniziando la fase di commercializzazione ed
hanno bisogno di capitali per portare sul mercato il prodotto sviluppato
nella loro fase iniziale.
- Growth stage/Later stage. Ci si riferisce normalmente a startup che sono
già in fase di commercializzazione spinta ed hanno bisogno di capitali per
accelerare la crescita, internazionalizzare, rafforzare il management team.
Per le aziende già significative ci sono altri investitori specializzati (private
equity e venture debt), oltre alla quotazione in borsa come strumento per
scalare ulteriormente la propria crescita.
Le varie tipologie di investitori di
capitale di rischio
I fondi di venture capital sono specializzati per settore di investimento (ICT, medicale, biotech, cleantech, etc.) e per stage di
investimento (seed fino a 1M di euro, early stage 1-5M di euro di investimento, later stage 5-15M di euro di investimento).
Gli operatori in Italia sono:
- Five Seasons Ventures – Food tech / early stage
- Programma 102 – ICT / early stage
- Indaco Venture Partners SGR – ICT / medicale early / later stage
- Innogest Sgr – ICT / medicale - early stage
- Fondo italiano d’investimento growth – generalista - later stage
- Invitalia Ventures (pubblico) – generalista – early stage
- Primomiglio Sgr – ICT – seed / early stage
- 360 Capital Partners – ICT – early stage
- United Ventures – Ict – later stage
- Panakès Partners – medicale – early stage
- Principia Sgr – medicale / ICT– early stage
- Vertis Sgr – ICT – early stage
- OltreVentures – social impact – early stage
I principali investitori in startup in
Italia (VC)
Altri operatori si occupano di startup:
- Incubatori / acceleratori: forniscono servizi e piccoli capitali per iniziare nuovi progetti di impresa.
I principali incubatori / acceleratori: Nana Bianca, Lventure, H-Farm.
- Corporate investors: aziende che hanno programmi, servizi e capitali per finanziare startup.
Molte aziende hanno iniziative dedicate al mondo startup: TIM, Enel, Banca Intesa, Unicredit, Fondazione Cariplo (growit UP),
Reale Mutua Group.
- Angel investors e angel networks: gruppi di investitori privati o individui che investono in startup.
I principali angel networks sono: Italian Angels for Growth, Club degli Investitori.
- Piattaforme di equity crowdfunding: piattaforme online che consentono a startup di raccogliere capitali di investitori individuali.
Le principali piattaforme sono: Mamacrowd, 200Crowd, Crowdfundme, BacktoWork, Starsup.
Altri operatori nel campo startup
1. Creare modelli di business – Alex Osterwalder
Creare modelli di business è un pratico manuale che si propone di ispirare chi deve creare o innovare un determinato modello di
business. Grazie ad una perfetta combinazione tra metodo e creatività, questo testo presenta in dettaglio strumenti tecnici pratici
e potenti, utilizzati dalle maggiori aziende e dalle più brillanti start-up internazionali, supportati da una struttura integrata
visivamente efficace e di agile consultazione.
2. Partire leggeri. Il metodo Lean Startup: innovazione senza sprechi per nuovi business di successo – Eric Ries
Il Lean Startup è il metodo sviluppato dal giovane imprenditore Eric Ries che grazie al passaparola si è rapidamente diffuso in
tutto il mondo dando vita ad un vero e proprio “movimento”. Si tratta in sostanza di un processo di ideazione-check-modifica
continuo, supportato da un massiccio uso del web, finalizzato ad adattare passo dopo passo il prodotto ai desideri dei clienti,
tenendo sotto controllo gli esborsi finanziari.
3. L'arte di chi parte (bene). Guida testata sul campo per chiunque intraprenda una nuova attività – Guy Kawasaki
Ogni novità, che si tratti di un nuovo prodotto, un nuovo servizio od una nuova impresa, può nascere da un lampo di ispirazione
che capita una sola volta nella vita, come pure da un sogno coltivato così a lungo da divenire una vera e propria ossessione. Ma
per realizzarsi, è necessario passare dall’ispirazione all’azione.
Bibliografia
4. Startupper. Guida alla creazione di imprese innovative – Steve Blank e Bob Dorf
In questo agile manuale potrai trovare tutte le indicazioni per avviare e far crescere la tua nuova impresa procedendo passo
passo ed implementando al meglio ogni singola fase.
Gli autori si soffermano in particolare sul cruciale aspetto del processo di sviluppo clienti, insegnando al lettore ad immergersi nel
mondo in cui vivono i suoi potenziali clienti, così da proporre prodotti e servizi non soltanto innovativi, ma che rispondano a tutte
le caratteristiche per renderli desiderabili ed acquistabili.
Dalla ricerca del mercato potenziale alla formulazione del modello di business, dall’analisi dei desiderata dei clienti al test di
prodotto, fino alla verifica operativa del business model, il lancio del nuovo prodotto, la preparazione della vendita ed il
posizionamento del prodotto e dell’azienda all’interno del mercato.
5. Da zero a uno. I segreti delle startup, ovvero come si costruisce il futuro – Peter Thiel
"Da zero a uno" tratta di come costruire imprese che creano cose nuove e si basa su tutto ciò che Peter Thiel, imprenditore
seriale e pensatore controcorrente, ha imparato in prima persona come cofondatore di PayPal e Palantir, e poi investitore in
centinaia di startup, comprese Facebook e SpaceX. La sua filosofia d'impresa, la densa analisi delle questioni fondamentali
dell'innovazione e del futuro, e il suo sguardo dietro le quinte delle imprese di maggior successo della Silicon Valley offrono una
guida a tutti coloro che vogliono mettersi in gioco e creare la propria azienda.
Bibliografia
1. https://steveblank.com/
2. https://playbook.samaltman.com/
3. https://www.ycombinator.com/resources/
4. https://startupweekend.org/
5. https://www.f6s.com/
Sitografia

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Creare e sviluppare una startup

  • 1. Gianluca Dettori - Presidente Primomiglio SGR CREARE E SVILUPPARE UNA STARTUP
  • 2. Concetti di Startup e Spin-off Agenda Startup innovativa: caratteristiche e benefici Cenni sulle forme societarie e sulla fiscalità d'impresa Il Business Model 01 02 03 04
  • 4. Cos’è una startup? - Non esistono definizioni univoche per identificare una startup. Qualunque azienda di nuova creazione in linea teorica è a tutti gli effetti una startup. - Esiste in Italia una definizione di legge di “startup innovativa”. - Tuttavia, si sottintende con “startup” una particolare tipologia di aziende costituende o di nuova costituzione: hanno individuato uno spazio di mercato con grandissimo potenziale, stanno sviluppando un prodotto innovativo con un elevato utilizzo della tecnologia, intendono entrare sul mercato con un modello di business che cambia le regole del gioco nel settore di riferimento, i fondatori hanno ambizioni elevate e puntano ad una forte crescita. - La definizione che preferisco di startup è di Steve Blank: “A startup is a temporary organization used to search for a repeatable and scalable business model.” - Organizzazione temporanea. Nel senso che quando una startup ha individuato un modello di business ripetibile e scalabile in qualche modo cessa di essere una startup e diventa un’azienda “normale”. - Alla ricerca di un business model. Una startup se è tale sta sperimentando nuovi modelli di business, ed è alla ricerca di un business model funzionante, in grado effettivamente di catturare l’opportunità di mercato individuata dai fondatori. - Un business model ripetibile. Una volta effettuata la prima vendita, questo processo è ripetibile? E’ industrializzabile? - Un business scalabile. Il business model è effettivamente scalabile “infinite volte”? Quanto può essere rapida e grande questa scalabilità? Per chi vuole approfondire: https://www.youtube.com/watch?v=CIA9ikESXYI https://www.youtube.com/watch?v=zjvEanpktEo Elserino Piol (CEO Olivetti) “Ho fatto 177 investimenti di venture capital. Ho sempre investito in PMI, non ho mai investito in aziende nane.”
  • 5. Che cos’è una Startup? Possiamo definirle società appena costituite o di recente costituzione o che stanno per costituirsi, che intendono portare sul mercato delle innovazioni o delle tecnologie disruptive.
  • 6. «a startup is a temporary organization used to search for a repeatable and scalable business model.»
  • 7. Cos’è una startup innovativa, il registro - Nel 2012 con il “Decreto Crescita 2.0” (legge 221/2012) emanato dal Governo Monti è stata introdotta in Italia la definizione di «startup innovativa». Le società che rientrano nelle caratteristiche previste dalla legge e da successivi decreti hanno diritto ad iscriversi ad uno speciale registro tenuto dalle Camere di Commercio. E finché mantengono tali requisiti hanno diritto a rimanere iscritte al registro, godendo delle agevolazioni previste. - Per questo tipo di impresa è stato infatti predisposto un quadro di riferimento a livello nazionale che interviene su materie differenti come la semplificazione amministrativa, il mercato del lavoro, le agevolazioni fiscali, il diritto fallimentare. Un pacchetto di norme e decreti che è stato continuamente integrato e arricchito dai governi successivi. - Le startup innovative sono società di capitali costituite, anche in forma cooperativa, in Italia o in un altro Paese dell’UE, che abbiano però una sede produttiva o una filiale in Italia e come oggetto sociale esclusivo o prevalente: lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. - La normativa definisce anche i cosiddetti “incubatori certificati”, aziende che se hanno determinate caratteristiche e svolgono l’attività di incubatori di startup hanno accesso alle stesse agevolazioni delle startup innovative. - Il regime è stato successivamente esteso includendo la definizione di “PMI Innovativa”. - Il Registro delle startup innovative è disponibile online: http://startup.registroimprese.it/ - Sito del MISE con tutti i dettagli normativi e aggiornamenti: https://www.mise.gov.it/index.php/it/impresa/competitivita-e-nuove-imprese/start-up-innovative
  • 8. I 7 requisiti di ingresso nel registro startup innovative Per essere iscritti al Registro, la startup deve avere i seguenti requisiti: 1. costituita da non più di 60 mesi; 2. avere la sede principale del proprio business in Italia; 3. a partire dal secondo anno di attività non ha più di 5M di euro di valore della produzione; 4. non distribuisce e non ha distribuito utili; 5. sviluppa, produce, distribuisce beni e servizi innovativi ad alto contenuto tecnologico; 6. non proviene da fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda; 7. investe almeno il 15% in ricerca e sviluppo.
  • 9. La definizione di PMI innovativa è stata creata a marzo 2015 dalla legge Investment Compact: per loro è prevista la maggior parte dei benefici e degli incentivi fiscali già attribuiti alle startup innovative. Una PMI innovativa deve avere la sede del proprio business in territorio italiano o in un paese della Comunità Europea con almeno una sede produttiva in Italia; - non può essere quotata in un mercato regolamentato; - deve essere una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa; - la società deve possedere almeno un bilancio certificato; - il numero dei dipendenti non può superare le 250 persone; - il fatturato annuo non deve superare i 50 milioni di euro; - può distribuire gli utili; - non ci sono limitazioni per quanto riguarda l’oggetto di attività. Inoltre, per entrare a far parte delle PMI innovative, la società deve rispettare almeno 2 dei seguenti 3 requisiti: - gli investimenti in ricerca e sviluppo devono essere uguali o superiori al 3% del maggior valore tra fatturato e costi; - i collaboratori o i dipendenti laureati o dottorandi devono essere in percentuale uguale o maggiore a 1/3 dei lavoratori totali; - la società deve essere depositaria di almeno un brevetto riguardante una invenzione industriale o biotecnologica, o titolare di un software registrato. http://startup.registroimprese.it/isin/static/pminnovative/index.html Le PMI innovative
  • 10. Sia per le startup innovative che per le PMI innovative, la nostra legislatura prevede dei benefici e degli sgravi. Per le startup innovative i vantaggi sono: - Non devono pagare niente alla Camera di Commercio. - Possono godere di un credito di imposta se vogliono assumere competenze altamente specializzate. - Possono stipulare contratti a tempo determinato anche per 6 mesi rinnovabili. - Sono previste agevolazioni speciali per quanto riguarda attività nel settore sociale (startup a vocazione sociale) e dell’energia. - Godono di una disciplina particolare in caso di fallimento. - Non devono pagare l’imposta di bollo e i diritti di segreteria al momento dell’avvio della società. - Sostegno per attività di internazionalizzazione. - Accesso al Fondo di Garanzia in maniera semplificata. In pratica è possibile chiedere finanziamenti di debito a banche, le quali possono ridurre il rischio del credito in modo significativo usando un apposito fondo di garanzia. Attraverso il fondo di garanzia le banche ottengono una controgaranzia sul debito erogato a startup pari all’80% dell’importo erogato. - Possibilità di remunerare in equity (quote o azioni) dipendenti e collaboratori; le quote o azioni cedute dalla startup sono esenti da tassazione sulle plusvalenze. Possono emettere stock options defiscalizzate. - Particolari agevolazioni per gli investimenti in startup innovative. - Le startup innovative (e le PMI innovative) possono raccogliere capitali tramite le piattaforme di equity crowdfunding. - Particolari agevolazioni per gli investimenti in startup innovative (30% di agevolazione, elevato a 40% nella legge finanziaria 2019). I vantaggi del regime startup innovative
  • 11. Il regime delle PMI innovative riprende negli elementi essenziali quello delle startup innovative. Per le PMI innovative, i vantaggi in sostanza sono: - Facilitazioni in caso di fallimento - Non devono pagare l’imposta di bollo e i diritti di segreteria al momento dell’avvio della società - Accesso al Fondo di Garanzia in maniera semplificata - Possibilità di remunerazione in equity defiscalizzata - Sostegno per attività di internazionalizzazione - Particolari agevolazioni per gli investimenti in PMI innovative (30% di agevolazione, elevato a 40% nella legge finanziaria 2019) - Le PMI innovative possono raccogliere capitali tramite le piattaforme di equity crowdfunding I vantaggi del regime PMI innovative
  • 12. Startup Innovative e PMI Innovative I 7 Requisiti di ingresso nel registro startup innovative Costituita da non più di 60 mesi; Avere la sede principale del proprio business in Italia; A partire dal secondo anno di attività non ha più di 5M di euro di valore della produzione; Non distribuisce e non ha distribuito utili; Sviluppa, produce, distribuisce beni e servizi innovativi ad alto contenuto tecnologico; Non proviene da fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda; Investe almeno il 15% in ricerca e sviluppo I Requisiti delle PMI innovative Deve avere la sede del proprio business in territorio italiano o in un paese della Comunità Europea con almeno una sede produttiva in Italia; Non può essere quotata in un mercato regolamentato; Deve essere una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa; La società deve possedere almeno un bilancio certificato; Il numero dei dipendenti non può superare le 250 persone; Il fatturato annuo non deve superare i 50 milioni di euro; Può distribuire gli utili; Non ci sono limitazioni per quanto riguarda l’oggetto di attività.
  • 13. Concetti di Startup e Spin-off 02
  • 14. Gli spin-off o startup universitari sono società neo costituite aventi come oggetto sociale preminente l’utilizzazione dei risultati della ricerca universitaria. Le modalità per proporre, partecipare e assumere responsabilità formali in società aventi caratteristiche di spin-off o startup sono definite dal decreto n. 168 del 10 agosto 2011 emanato dal MIUR. Tale Regolamento stabilisce che gli spin-off o startup universitari devono essere costituiti su iniziativa dell’università o del personale universitario o prevedere modalità di ingresso nella compagine sociale da parte dell’università ovvero di partecipazione del personale universitario. In attuazione di quanto sopra ed al fine di favorire l’avvio ed il primo sviluppo di società spin-off e startup universitarie, un gran numero di università si è dotato di un proprio regolamento di ateneo volto a disciplinare le modalità di coinvolgimento dell’ateneo stesso costituendo inoltre aree di competenza specifiche (i cosiddetti Uffici di Trasferimento Tecnologico) che hanno lo scopo di generare e valorizzare la ricerca sviluppata in ambito accademico. Le norme riguardanti invenzioni realizzate in ambito universitario (o di istituti pubblici di ricerca) rispetto a titolarità e diritti si basano su un modello cosiddetto “personale”, in contrapposizione a quello “istituzionale” normalmente utilizzato in altri paesi occidentali ed in Europa. In sintesi, il legislatore italiano ha stabilito che le invenzioni brevettabili eventualmente realizzate dai ricercatori saranno di proprietà dei ricercatori stessi, e non dell’università o dell’ente pubblico di ricerca. Al ricercatore quindi l’onere di depositare la domanda di brevetto, dandone notizia all’ente. A quest’ultimo viene tuttavia attribuito il diritto di percepire almeno il 30% dei proventi dell’invenzione nel caso in cui questa venga effettivamente sfruttata economicamente, anche attraverso il rilascio di licenze a soggetti terzi. Si prevede poi espressamente che gli enti possano, per via regolamentare, stabilire diverse modalità di ripartizione dei proventi, le quali non potranno tuttavia ridurre i vantaggi a favore del ricercatore al di sotto della soglia del 50% del totale. Startup e spin-off universitari
  • 15. Spinoff Universitari Gli spin-off o start-up universitari sono società neo costituite aventi come oggetto sociale preminente l’utilizzazione dei risultati della ricerca universitaria. Le modalità per proporre, partecipare e assumere responsabilità formali in società aventi caratteristiche di spin-off o start-up sono definite dal decreto n. 168 del 10 agosto 2011 emanato dal MIUR. Gli spin-off o start-up universitari devono essere costituiti su iniziativa dell’università o del personale universitario o prevedere modalità di ingresso nella compagine sociale da parte dell’università ovvero di partecipazione del personale universitario.
  • 16. Cenni sulle forme societarie e sulla fiscalità d'impresa 03
  • 17. Si distinguono le società di persone e le società di capitali. Le società di persone non hanno personalità giuridica; delle obbligazioni della società rispondono anche i soci, quindi i debiti della società li pagano anche i soci (con alcune eccezioni previste dalla legge): la società semplice (S.s.), la società in nome collettivo (S.n.c.), la società in accomandita semplice (S.a.s.). Le società di capitali hanno personalità giuridica: delle obbligazioni della società risponde solo la società, non i soci. I debiti della società li paga solo la società, non i soci (con alcune eccezioni previste dalla legge). Esistono: le società per azioni (S.p.A.), le società in accomandita per azioni (S.a.p.a.), le società a responsabilità limitata (S.r.l.), le società a responsabilità limitata semplificata (S.r.ls.). Anche le società cooperative hanno personalità giuridica: delle obbligazioni della società risponde solo la società, non i soci. I debiti della società li paga solo la società, non i soci (con alcune eccezioni previste dalla legge). La personalità giuridica si acquista con l'iscrizione da parte del notaio dell'atto pubblico costitutivo della società presso il Registro delle Imprese. Le società maggiormente utilizzate per fare una startup sono le SRL e le SRLS. Il regime startup innovative consente inoltre di trattare una SRL in modo simile alla SPA che ha requisiti di capitale superiori. Le forme societarie
  • 18. Il capitale sociale minimo ammonta a 10.000 euro. È necessaria la redazione di un atto costitutivo per atto pubblico il quale contiene alcune indicazioni fondamentali sulla società (es. ammontare del capitale sociale, denominazione, oggetto sociale) e lo statuto sulle regole sociali (es. rappresentanza, funzionamento, amministrazione). Le quote sono la la misura della partecipazione del socio alla Società. I diritti del socio sono proporzionali alla sua partecipazione, salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo. In assenza di contrarie previsioni statutarie, con riferimento alla nomina degli amministratori e al funzionamento dell'organo amministrativo, si limita a prevedere che: - l'amministrazione della società è affidata a uno o più amministratori nominati con decisione dei soci. In caso di più amministratori essi costituiscono il consiglio di amministrazione, che delibera collegialmente. L'atto costitutivo può indicare le norme relative al funzionamento della società e in particolare quelle relative all'amministrazione e alla rappresentanza. Esso può anche prevedere l'attribuzione ai singoli soci di particolari diritti riguardanti l'amministrazione della società. L'atto costitutivo ha piena libertà di riservare competenze di tipo gestorio alle decisioni dei soci. Gli amministratori hanno la rappresentanza generale della società e ogni limitazione ai loro poteri attinenti alla gestione o alla rappresentanza è inopponibile ai terzi, salvo che questi non abbiano agito intenzionalmente a danno della società. Governance e funzionamento di una SRL
  • 19. La classificazione delle imposte avviene secondo diversi criteri. Si distinguono innanzitutto imposte dirette e indirette. Le prime colpiscono manifestazioni immediate della capacità contributiva (reddito o patrimonio), mentre le seconde colpiscono manifestazioni mediate (atti di produzione, scambi e consumi). Ecco alcuni esempi di entrambi i tipi di imposta: Imposte dirette: IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), IRES (imposta sul reddito delle società), IRI (imposta sul reddito imprenditoriale), IRAP (imposta regionale sulle attività produttive), ISOS (imposta sostitutiva sui redditi da capitale), IMU (imposta municipale unica). Imposte indirette: IVA (imposta sul valore aggiunto), imposta di registro, imposta di bollo, imposta sulle successioni e sulle donazioni, imposta catastale e ipotecaria. Per quanto riguarda le imposte per le imprese, le principali sono: - Imposta sul valore aggiunto (IVA) - Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) - Imposta sul reddito delle società (IRES) - Imposta sul reddito imprenditoriale (IRI) Cenni sulla fiscalità d’impresa
  • 20. IVA. L’imposta sul valore aggiunto sottopone a tassazione indiretta il valore degli scambi di merci e di servizi. L’IVA è un’imposta generale sui consumi, il cui calcolo si basa solo sull’aumento di valore che un bene o un servizio acquista ad ogni passaggio economico, a partire dalla produzione fino ad arrivare al consumo finale del bene o del servizio stesso. Il soggetto passivo d’imposta, cioè chi cede beni o servizi, va a debito IVA, ma detrae l’imposta pagata sugli acquisti di beni e servizi effettuati nell’esercizio d’impresa, arte o professione. L’imposta sul valore aggiunto quindi, potendo essere detratta, se pagata sugli acquisti, e addebitata a titolo di rivalsa ai clienti, rappresenta un costo solo per chi non può esercitare il diritto alla detrazione e quindi, in generale, per i consumatori finali. L’imposta colpisce imprenditori ed esercenti rispetto agli acquisti di beni e servizi, i quali hanno diritto di rivalersi sull’acquirente finale rispetto alle vendite (IVA a credito). Il saldo tra debito e credito determina l’imposta. L’aliquota ordinaria si attesta attualmente al 22%. Esistono tuttavia anche un’aliquota minima del 4%, applicata sulla vendita di generi di prima necessità come ad esempio gli alimentari, e un’aliquota ridotta del 10% sui servizi turistici. IRAP. L’imposta regionale sulle attività produttive, introdotta nel 1998, colpisce l’esercizio di attività produttive, scambi di beni e prestazioni di servizi da parte di imprenditori, artigiani e professionisti, enti commerciali e non commerciali. Il calcolo della base imponibile cambia in base alla natura dell’attività e l’aliquota varia tra il 3,9% (ordinaria) e l’8,5% (enti pubblici). Si tratta di un’imposta diretta che grava in maniera proporzionale sui redditi delle imprese. IRES e IRI sono imposte che colpiscono il reddito di società e imprese. La prima, introdotta nel 2003, riguarda società di capitali, cooperative, società di mutua assicurazione, trust, enti pubblici e privati residenti in territorio italiano, oltre che società non residenti nel territorio nazionale. La seconda, introdotta con la Legge di bilancio 2017, interessa invece le imprese individuali e le società di persone in contabilità ordinaria, le piccole società di capitali e le società a responsabilità limitata con numero di soci non superiore a 10, o a 20 nel caso di società cooperativa. Entrambe sono imposte dirette e proporzionali con un’aliquota fissa al 24%. L’introduzione dell’IRI ha equiparato tutti i redditi d’impresa e la sua opzione è esercitabile dal 2018. Caratteristiche delle diverse imposte
  • 21. - Le startup innovative, in sede di iscrizione nel Registro delle imprese, sono esonerate dal pagamento dell’imposta di bollo e dei diritti di segreteria presso il Registro delle imprese, del diritto annuale dovuto in favore delle Camere di Commercio. Tale esenzione opera fino al 5° anno di iscrizione nel Registro delle imprese. L’esonero riguarda tutti gli atti posti in essere anche successivamente all’iscrizione al registro (ie aumenti di capitale agevolati). - I soggetti Irpef e Ires che investono in startup innovative possono beneficiare di una detrazione del 40% dall’imposta (per le persone fisiche) e di una deduzione del 30% dalla base imponibile (per i soggetti giuridici). - Gli strumenti finanziari (azioni, quote, stock options, etc.) assegnati, a titolo di remunerazione, a dipendenti, collaboratori continuativi e amministratori di startup innovative non concorrono a formare il reddito imponibile (cosiddetto work for equity). L’esenzione opera sia ai fini fiscali che contributivi. - Le startup possono cedere, dietro remunerazione, le proprie perdite a società quotate (cd. "società sponsor") che hanno nelle stesse startup partecipazioni almeno pari al 20% del capitale sociale. Le perdite cedibili sono quelle realizzate nei primi tre periodi d'imposta. - Le startup innovative possono beneficiare di misure agevolative per la copertura delle perdite civilistiche. In caso di riduzione del capitale di oltre un terzo, il termine entro il quale la perdita deve risultare diminuita a meno di un terzo viene posticipato al secondo esercizio successivo. In caso di riduzione del capitale per perdite al di sotto del minimo legale, l’assemblea, in alternativa all’immediata riduzione del capitale e al contemporaneo aumento dello stesso ad una cifra non inferiore al minimo legale, può deliberare il rinvio della decisione alla chiusura dell’esercizio successivo. - Le startup innovative costituite in forma di srl possono creare categorie particolari di quote di partecipazione (classi di quote). - Le startup innovative hanno procedure concorsuali agevolate (praticamente non possono fallire, ma entrano in un processo di composizione della crisi più rapido e meno gravoso). Regime fiscale per le startup innovative
  • 22. Le forme societarie Le società di persone e di capitali Anche le società cooperative hanno personalità giuridica: delle obbligazioni della società risponde solo la società, non i soci. I debiti della società li paga solo la società, non i soci (con alcune eccezioni previste dalla legge). La personalità giuridica si acquista con l'iscrizione da parte del notaio dell'atto pubblico costitutivo della società presso il Registro delle Imprese. Le società di persone non hanno personalità giuridica: delle obbligazioni della società rispondono anche i soci; quindi i debiti della società li pagano anche i soci (con alcune eccezioni previste dalla legge): la società semplice (S.s.), la società in nome collettivo (S.n.c.), la società in accomandita semplice (S.a.s.). Le società di capitali hanno personalità giuridica: delle obbligazioni della società risponde solo la società, non i soci. I debiti della società li paga solo la società, non i soci (con alcune eccezioni previste dalla legge). Esistono: le società per azioni (S.p.A.), le società in accomandita per azioni (S.a.p.a.), le società a responsabilità limitata (S.r.l.), le società a responsabilità limitata semplificata (S.r.ls.). Le società maggiormente utilizzate per fare una startup sono le SRL e le SRLS. Il regime startup innovative consente inoltre di trattare una SRL in modo simile alla SPA che ha requisiti di capitale superiori.
  • 23. La manovra finanziaria 2019 varata a Dicembre 2018 dal Governo contiene un importante pacchetto di misure volte a far sviluppare in modo significativo il comparto delle startup innovative in Italia. La legge è in fase di attuazione attraverso il varo di appositi decreti attuativi, le principali novità riguardano i seguenti punti: - Riorganizzazione di Invitalia Ventures SGR che viene ceduta a Cassa Depositi e Prestiti e affidamento al MISE (ministero Sviluppo Economico) dei 200M di Euro di Italia Venture 3 - Istituzione di un Fondo di sostegno al Venture Capital attraverso cui lo Stato potrà investire in fondi di venture o direttamente in startup, tale fondo sarà alimentato tramite: 100M di Euro di dotazione, 3,5% della raccolta dei PIR (piani individuali di risparmio), 15% dei profitti delle società pubbliche partecipate dal MEF (Ministero Economia e Finanze) - Innalzamento dell’aliquota agevolata detraibile o deducibile per chi investe in startup o fondi di venture capital dal 30% al 40% - Incentivo all’acquisizione di startup innovative. Nel caso in cui si verifichi l’acquisizione dell’intero capitale sociale di startup innovative da parte di soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società (non startup innovative), l’aliquota agevolata è incrementata dal 30 al 50%, a condizione che l’intero capitale sociale sia acquisito e mantenuto per almeno tre anni - Creazione di un fondo di investimento su intelligenza artificiale, IoT e blockchain da 45 milioni di Euro - Defiscalizzazione per gli investimenti in venture capital da parte di casse previdenziali e fondi pensioni, fino al 10% dell’attivo patrimoniale - Voucher per prestazioni consulenziali. Alle micro e piccole imprese è attribuito un contributo a fondo perduto, nella forma di voucher, per l’acquisto di prestazioni consulenziali di natura specialistica finalizzate a sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale. Il contributo è riconosciuto in misura pari al 50% dei costi sostenuti ed entro il limite massimo di 40.000 Euro Le principali novità introdotte dalla finanziaria 2019
  • 24. La manovra finanziaria 2019 varata a Dicembre 2018 dal Governo contiene un importante pacchetto di misure volte a far sviluppare in modo significativo il comparto delle startup innovative in Italia. La legge è in fase di attuazione attraverso il varo di appositi decreti attuativi, le principali novità rigurdano i seguenti punti: Istituzione di un Fondo di sostegno al Venture Capital attraverso cui lo Stato potra investire in fondi di venture o direttamente in startup; Innalzamento dell’aliquota agevolata detraibile o deducibile per chi investe in startup o fondi di venture capital dal 30% al 40%; Incentivo all’acquisizione di startup innovative. Creazione di un fondo di investimento su intelligenza artificiale, IoT e blockchain da 45 milioni di Euro; Defiscalizzazione per gli investimenti in venture capital da parte di casse previdenziali e fondi pensioni; Voucher per prestazioni consulenziali. Alle micro e piccole imprese è attribuito un contributo a fondo perduto, nella forma di voucher, per l’acquisto di prestazioni consulenziali di natura specialistica finalizzate a sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale. La finanziaria 2019
  • 26. Il business model descrive la modalità con cui un’azienda individua e cattura valore dal mercato. Quando si fa riferimento al business model si intende qualcosa di sottile che racconta in qualche modo il “segreto del successo” di un’azienda vincente sui mercati. Il business model non riguarda specificatamente il modo in cui un’azienda genera ricavi dalle proprie vendite (in questo caso di parla infatti di ‘revenue model’), bensì come si crea in effetti valore. Un esempio concreto: Ryan Air genera ricavi attraverso la vendita dei biglietti e dei beni/servizi venduti a bordo dei propri aeromobili o in connessione con i viaggi effettuati dai propri utenti (bus transfer, hotels, noleggio auto, etc.). Questa descrizione racconta come Ryan Air genera ricavi, ma non spiega il vero business model che rende l’azienda leader di mercato, altamente competitiva e in grado di generare profitti e creare valore per i propri azionisti. Il business model di Ryan Air infatti è “cost side” ed è descrivibile in questo modo: attraverso la riduzione di qualunque costo non necessario, l’eliminazione degli intermediari e la focalizzazione dell’azienda su basso costo e puntualità, Ryan Air ha inventato una nuova categoria di compagnia aerea, creando il mercato del low cost. Il business model
  • 27. Il business model canvas è uno strumento strategico che serve a schematizzare e descrivere il modello di business di un’impresa. Si presenta sotto forma di schema grafico ed è utile a sviluppare nuovi modelli di business o a perfezionare quelli già esistenti. Su questo tabellone più persone possono collaborare allo sviluppo del modello di business apportando le proprie idee e finalizzandole. Con “modello di business”, o business model, si intende l’insieme delle soluzioni organizzative e strategiche che permettono all’azienda di creare, distribuire e acquisire valore. Un’impresa crea valore per i suoi clienti quando li aiuta a soddisfare un bisogno, realizzare un desiderio o risolvere un problema. Sfruttando la logica del “pensiero visivo”, il business model canvas (canvas=tela) crea una sorta di linguaggio universale: ciò consente di condividere e semplificare concetti complessi che riguardano il funzionamento dell’azienda, rendendoli comprensibili a tutti. Il business model canvas può sembrare uno strumento per manager di grandi aziende o per imprenditori di startup innovative d’oltreoceano, ma è in realtà uno strumento ideale per avere una visuale chiara e schematica di un qualsiasi progetto di business, dal nuovo prodotto che vogliamo produrre, alla riapertura della pizzeria sotto casa fino al grande progetto industriale. Il business model canvas Esempio: il canvas di Visa
  • 28. Il modello Canvas è costituito essenzialmente da nove elementi: - Segmenti di clientela (Customer Segments). Per riuscire a soddisfare al meglio i propri clienti, un’azienda raggruppa i clienti sulla base di esigenze comuni, comportamenti comuni o altre caratteristiche. L’azienda, inoltre, deve saper decidere a quali segmenti indirizzare la propria offerta e quali invece trascurare. - Valore Offerto (Value Propositions). La proposta di valore risolve un problema o un bisogno del cliente, ed è il motivo per cui i clienti scelgono un’azienda piuttosto che un’altra. Il valore offerto consiste in un insieme di prodotti/servizi che va incontro alle richieste di un determinato segmento di clientela, il quale ne trae beneficio. - Canali (Channels). I canali di comunicazione, distribuzione e vendita costituiscono il modo in cui l’azienda entra in contatto con i consumatori. I canali possono essere distinti in diretti e indiretti, di proprietà e di terzi. - Relazioni con i clienti (Customers Relationships). Un’azienda dovrebbe impegnarsi a definire con chiarezza il tipo di relazione da instaurare con ciascun segmento di clientela. - Flussi di ricavi (Revenue Stream). I flussi di ricavi costituiscono sostanzialmente il denaro che un’azienda ricava da ciascun segmento di clientela. - Risorse chiave (Key Resources). Le risorse chiave si riferiscono a quegli elementi che permettono all’impresa di creare valore offerto, raggiungere i mercati, mantenere le relazioni con i segmenti di clienti e ottenere dei ricavi. - Attività chiave (Key Activities). Sono le azioni più importanti che un’impresa deve compiere per il funzionamento del suo modello di business. - Partnership chiave (Key Partners). Ogni impresa è inserita all’interno di una rete di relazioni con altri soggetti (fornitori e partner), alcune di queste relazioni sono fondamentali per il successo del modello di business proposto. - Struttura dei costi (Cost Structure). Definisce tutti i costi che devono essere sostenuti per far funzionare un modello di business. Descrivere il proprio modello di business
  • 29. Lean Startup è un approccio per il lancio di idee e attività innovative che aiuta ad individuare un percorso verso un business sostenibile, testando con delle specifiche tecniche i possibili modelli di business per portare sul mercato l’idea. Nato in Silicon Valley nel 2011, si è diffuso velocemente tra gli imprenditori di tutto il mondo. Il termine Lean Startup deriva dall’applicazione delle teorie elaborate dallo stesso Eric Ries di Lean Thinking (ragionare in modo snello) e dall’utilizzo di metodologie chiamate “agili” per lo sviluppo del prodotto (insieme di metodologie che permettono di attuare cambiamenti, senza che il “costo del cambiamento” sia troppo oneroso). Il metodo di Ries prevede la continua applicazione delle tre fasi build-measure-learn, cioè ideazione-verifica-modifica del progetto, costruendo il più velocemente possibile il proprio prodotto (o servizio), verificandone e misurandone i risultati direttamente sul campo, utilizzando i dati così ottenuti per migliorare il prodotto, ripetendo poi ciclicamente il procedimento. L’idea è quella di partire con un cosiddetto “minimum viable product”, è la “versione di un nuovo prodotto che consente ad un team di raccogliere la massima quantità di conoscenza validata sui clienti con il minimo sforzo”. Lean startup è un metodo quantitativo, che cerca di individuare “metriche azionabili” per prendere decisioni di business, attraverso diverse tecniche (descritte nel libro di Eric Ries) facendo largo uso di A/B testing per misurare concretamente l’impatto sul clienti delle decisioni intraprese. Il ciclo build-measure-learn può portare a “binari morti”, in quel caso l’imprenditore può abbandonare l’idea oppure provare a misurare con dei nuovi cicli un “pivot”, ovvero un cambio significativo nelle ipotesi sottostanti al modello di business per valutare strade alternative di successo del prodotto. Il metodo lean startup
  • 30. Lean startup parte dal concetto di Customer Development di Steve Blanck: prima di intraprendere il processo di sviluppo del prodotto innovativo, una startup ha il bisogno primario di attuare strategie strutturate, ripetibili e potenzialmente scalabili per individuare e comprendere i propri clienti. Il punto chiave del metodo Lean è infatti quello di alimentare un flusso continuo di feedback tra la startup e i suoi clienti durante il processo di sviluppo del prodotto, al fine di garantire un apprendimento costante e verificare ogni singola ipotesi alla base dell’idea del business e del modello di business che si intende perseguire. Nell’ottica della riduzione degli sprechi, tutto ciò deve avvenire il più possibile in una fase iniziale dello sviluppo del prodotto, addirittura prima che il prodotto stesso venga realizzato. Il processo è anche noto come ciclo build-measure-learn (costruire-misurare-apprendere). Il meccanismo viene sviluppato a cicli di soluzioni: ogni test ha lo scopo di sondare il mercato ogni singolo aspetto del prodotto o servizio, uno dopo l’altro tramite l’MVP (Minimum Viable Product) che va sviluppato con brevi interazioni e rilasci frequenti al fine di compiere piccoli “esperimenti” che verifichino la validità della strategia rispetto all’idea e alla vision. I test producono risultati da confrontare con le precedenti metriche (KPI) in maniera da far emergere nuove informazioni che a loro volta fanno aumentare il livello di apprendimento. Lo scopo dell’approccio Lean Startup è accorciare il più possibile questo ciclo, per velocizzare l’apprendimento, avvicinarsi maggiormente ai reali bisogni dei clienti, innovare di più e sprecare di meno. Niente è vero nel metodo lean finché non è validato in modo quantitativo (validato = passato attraverso il meccanismo di build-measure-learn): l’idea non può iniziare a concretizzarsi senza aver prima verificato che il problema: - esiste davvero - è sentito dal target individuato - è sufficientemente forte da portare con sé il bisogno di essere risolto. La validazione del business model nel modello lean
  • 31. La più importante funzione di una startup è quella di esplorare il modello di business che vuole implementare, quindi “learn” è l’elemento fondamentale del metodo lean startup oltre che essere il principale antidoto per ridurre il rischio più letale per ogni startup: ovvero eseguire correttamente un piano che è sbagliato nelle sue assunzioni fondamentali e che porta quindi verso un binario morto. Le domande fondamentali sono: - Che prodotto va costruito e per chi? - Quale mercato indirizzare e come dominarlo? - Come creare valore duraturo nel tempo? L’obiettivo fondamentale è validare le cose imparate (positive e negative) numericamente, attraverso piccoli testi di mercato che hanno l’obiettivo di analizzare i diversi elementi chiave del modello di business. E’ qualcosa di molto diverso dalle ricerche di mercato e richiede il coinvolgimento diretto nel management team dei fondatori a contatto con il cliente che si intende indirizzare. Ogni interazione è lo scopo per imparare qualcosa di nuovo ed arricchire il prodotto o il business plan con feedback prezioso. La domanda fondamentale non è se un prodotto può essere costruito, ma se effettivamente ha senso costruirlo e come si può da esso costruire un modello di business funzionante e scalabile. Una grandissima quantità di esempi, consigli e strumenti sono reperibili direttamente dal blog di Steve Blank: https://steveblank.com/tools-and-blogs-for-entrepreneurs/ Learn
  • 32. L’MVP è quella versione minimale del prodotto che consente di sviluppare un intero ciclo di build-measure-learn. Deve richiedere il minor sforzo possibile, ma avere le caratteristiche di base sufficienti a testare i driver chiave del modello di business che si intende perseguire. Spesso e volentieri alla fine dei cicli di esplorazione del mercato l’MVP viene buttata via per costruire il vero prodotto, avendo a quel punto però identificato le sue caratteristiche fondamentali per avere successo. Nello sviluppare l’MVP vanno identificate delle chiare milestone di apprendimento, misurabili quantitativamente con metriche reali (actionable metrics); durante questo processo è fondamentale identificare il cliente tipo (customer archetype) e andare fisicamente ad incontrarne diversi per ottenere feedback fondamentale nella costruzione del prodotto. Bisogna essere preparati ad abbandonare il prodotto e fare un pivot se i test di mercato dimostrano che una strategia ipotizzata si rivela sbagliata, facendosi guidare nelle proprie scelte dai numeri e dal feedback reale dei clienti potenziali. Un esempio concreto di startup che ha utilizzato il metodo lean è Dropbox, in questo caso l’MVP fu un video che simulava come sarebbe stato il software una volta sviluppato. L’inizio di scrittura del codice è avvenuto solo dopo aver testato l’MVP di fronte a clienti. Questa era l’MVP: https://www.youtube.com/watch?v=7QmCUDHpNzE Build
  • 33. Il principale errore che una startup deve evitare è eseguire un piano basato su ipotesi sbagliate. Quindi la prima cosa da fare è identificare queste ipotesi, identificare metriche azionabili (ovvero che una volta misurate possono effettivamente essere implementate all’interno delle strategie di sviluppo del mercato individuate). Gli strumenti principali che le startup utilizzano nella fase di misurazione sono l’analisi dei cohort e l’A/B testing. Nella cohort analysis vengono misurati gruppi diversi di clienti nel tempo per verificare che effettivamente le strategie adottate stanno migliorando le metriche e i risultati attesi dalle politiche implementate. Nell’A/B testing vengono contemporaneamente sottoposte a strategie diverse due gruppi diversi di clienti per verificare quale delle opzioni A/B produce il miglior rendimento in termini di obiettivi attesi. Le metriche da misurare devono avere le 3 A: azionabili (deve esserci una dimostrazione causa/effetto), accessibili (i report e le statistiche devono essere semplici e tangibili – ecco l’importanza quindi della cohort analysis), auditabili (devono essere credibili rispetto a stakeholder esterni tipo dipendenti o investitori). Se la conclusione di un ciclo di build-measure-test dà esito negativo occorre essere pronti a bloccare il progetto oppure fare un pivot (cambio di un’ipotesi sottostante al modello di business) per iniziare un nuovo ciclo su basi diverse. Measure
  • 34. Gli strumenti fondamentali per raccogliere capitali, e in generale per procedere in modo strutturato nello sviluppo della propria startup, sono 3: - Pitch. Un documento in Powerpoint/PDF che in modo sintetico, chiaro ed efficace chiarisce tutti gli elementi fondamentali che è necessario conoscere sulla startup da parte di un potenziale investitore terzo. Normalmente è un documento di 10 massimo 15 slide sviluppato secondo una codifica abbastanza standard a livello internazionale. E’ un documento che in alcuni casi può essere presentato personalmente in 5-10 minuti massimo (ad esempio in una riunione con degli investitori) oppure può essere inviato via mail (ad esempio per ottenere una riunione di approfondimento con dei potenziali investitori). Il pitch non deve spiegare tutti i dettagli di un progetto di business/startup, ma deve fornire un quadro esaustivo per valutare il potenziale interesse di un terzo ad approfondire. - Il business plan è un documento in Word/PDF che in modo completo entra nel dettaglio dei vari elementi della startup, del suo prodotto, mercato, strategia finanziaria, piano di ingresso sul mercato. In pratica esplode in modo “verboso” i contenuti del pitch consentendo a chi ha dimostrato già un potenziale interesse ad investire nel progetto di entrare nel dettaglio ed approfondirne tutti i temi essenziali. - Modello metrico e financials. E’ un foglio Excel che contiene tutte le previsioni economico-finanziarie contenute nel business plan. In una startup in particolare sono due i documenti fondamentali da sviluppare: il conto economico previsionale mensilizzato e il cash flow previsionale (anch’esso mensilizzato). Il modello metrico invece è il documento che guida le ipotesi sottostanti al piano economico finanziario e consiste in una modellizzazione delle variabili numeriche. Gli strumenti necessari per raccogliere capitali
  • 35. 1. Titolo. Nome della startup, nome del proponente, tagline (una frase che racconta la startup). 2. Problema. Spiega il problema individuato nel mercato che l’offerta della startup va ad indirizzare e risolvere. Quanto è grande il problema? Chi è che ha il problema? Perché esiste il problema? 3. Offerta. Qual è il valore unico che la tua idea vuole portare nel mercato e che ne distingue la propria offerta? 4. Il prodotto. In cosa consiste il prodotto? Come è fatto? Quali sono gli elementi che lo distinguono sul mercato? 5. Modello di business. Come funziona il modello di business della startup? Come genera valore? 6. Go-to-market plan. Descrive com’è il piano per accedere al mercato. Quali strategie? Quali canali distributivi? 7. Analisi competitiva. La concorrenza, chi sono? Come possono essere mappati strategicamente? 8. Il Team. I fondatori, le loro competenze ed esperienze chiave. Dipendenti chiave della startup. 9. Proiezioni e metriche chiave. Piano economico finanziario prospettico, metriche e KPI fondamentali che fanno girare il modello di business. 10. Round, uso dei fondi. Quanti soldi servono e come verranno impiegati? Un buon libro su come fare il pitch: Guy Kawasaki: “The art of the start”. Il pitch: la struttura delle dieci slide fondamentali
  • 36. Il modo migliore per costruire un business plan previsionale è “bottom-up”. Tradotto in metodologia lean significa essenzialmente testare delle ipotesi numericamente e affinare il processo continuamente cercando di individuare un modello metrico funzionante e possibilmente scalabile. Ma cosa significa veramente? Mentre stimare i costi di una startup è un esercizio relativamente facile che produce dei numeri attesi abbastanza affidabili, la cosa più difficile è sempre quella di fare delle previsioni sui ricavi minimamente affidabili; per fare questo, costruire un modello metrico è il modo più corretto per procedere. Per spiegarlo faremo l’esempio di una startup: “MobileApp” che produce un’applicazione mobile con un modello di business freemium (freemium significa quel modello di business in cui il servizio è gratis per una sua componente o per un periodo di tempo, ma finita la prova gratuita richiede all’utente di pagare un abbonamento per continuare ad utilizzarlo o utilizzarlo in tutte le sue funzionalità). Le variabili che in questo caso entreranno in gioco e che vorremmo andare a testare e misurare sono diverse: - Click rate. Ovvero quante persone vedono la pubblicità online dell'app, quale percentuale clicca su di essa e fa effettivamente download? - Install. Quale percentuale di quelli che hanno scaricato l'app effettivamente la attivano e cominciano ad utilizzarla? - Conversion rate. Quanti di quelli che la utilizzano gratuitamente effettivamente diventano abbonati e quanto sono disponibili a pagare? - Churn rate. Quale percentuale degli abbonati annulla l’abbonamento nei 12 mesi precedenti? A questo punto ipotizzando i tassi di conversione dei diversi passaggi, tassi che potremo effettivamente misurare e verificarne nel concreto l’attendibilità, saremo in grado di costruire il modello metrico sottostante che consente di fare una previsione più attendibile dei ricavi di MobileApp. Modello metrico e financials, come fare?
  • 37. Una volta pronti a partire, sviluppato il business plan, preparate le carte, spesso il passo successivo è quello di finanziare il proprio progetto. Ci sono diversi modi per finanziare la propria azienda, innanzitutto con il fatturato e le vendite. Esistono bandi e finanziamenti pubblici per l’imprenditorialità, esistono i canali dei “friends & family”, gli angel investors e in misura minore anche le banche (che però normalmente non finanziano nuove iniziative o chiedono garanzie onerose e non sempre accessibili). Il venture capital è un possibile canale per finanziare una società; è il canale principale per finanziare startup che spesso richiedono investimenti iniziali anche significativi nello sviluppo del prodotto e nella commercializzazione. Il venture capital è nato negli anni ‘70 in Italia (Olivetti) e San Francisco ed è il modo in cui si sono finanziate tutte le società tecnologiche che oggi dominano i mercati internazionali. Finanzia in equity (aumenti di capitale) progetti anche in fase molto embrionale ed è anche detto “milestone investing”. In pratica, una startup riesce a finanziare le varie fasi di sviluppo (seed, early stage, later stage, growth) con aumenti di capitali successivi a valutazioni crescenti collegate al raggiungimento di milestone di business rilevanti in un processo di continuo affinamento del business plan del prodotto e del team aziendale. Le regole del venture capital sono uno standard internazionale: il modo di investire, le caratteristiche del contratto di investimento, il funzionamento degli operatori sono codificati da decenni e seguono logiche condivise da tutta l’industria. Non tutte le aziende sono finanziabili dal venture capital, solo progetti con alta potenzialità di scala possono avere le caratteristiche per il venture. E’ un meccanismo molto selettivo e richiede tempo e dedizione. Scaling e finanziare la crescita con il venture capital
  • 38. L’equity crowdfunding è un mercato nato negli ultimi dieci anni e nasce da un’innovazione regolamentare. E’ stato introdotto inizialmente negli USA, UK e in Italia. In Italia il decreto crescita 2.0 e le successive regolamentazioni di Consob e Bankitalia hanno reso possibile l’equity crowdfunding, modalità di finanziamento accessibile esclusivamente alle startup e PMI innovative iscritte al registro. Alcuni portali autorizzati e vigilati da Bankitalia possono pubblicare sul proprio sito startup che cercano finanziamenti e promuoverle agli utenti di Internet che possono sottoscrivere online una campagna di raccolta. Sul portale vengono caricate una serie di informazioni necessarie (business plan, pitch, financials, video di presentazione, etc.), l’importo della raccolta, la valutazione proposta e il tempo utile entro cui sottoscrivere la campagna. La campagna va in porto solo se l’obiettivo di raccolta viene raggiunto, inoltre per completare la campagna è necessario avere tra i sottoscrittori un investitore professionale qualificato che sottoscriva almeno il 5% della raccolta. Esistono altre tipologie di crowdfunding non equity (lending per ottenere prestiti e reward per finanziare la produzione di un nuovo prodotto). Una particolare tipologia di crowdfunding emersa negli ultimi 3 anni è quella delle ICO (Initial Coin Offerings) che riguardano il finanziamento di progetti nell’ambito delle cryptovalute. L’elenco delle piattaforme autorizzate di equity crowdfunding in Italia è disponibile qui: http://www.consob.it/web/area-pubblica/equity-crowdfunding-gestori L’equity crowdfunding
  • 39. Le varie fasi di sviluppo e crescita di una startup sono codificate nel gergo internazionale e gli investitori che investono in startup sono specializzati tra le altre cose anche sulle diverse fasi di sviluppo. - Seed. La fase iniziale in cui la startup sta iniziando ad operare o deve ancora iniziare ad operare. Talvolta si distingue anche una fase cosiddetta ‘pre-seed’ sulla quale operano delle strutture detti incubatori o acceleratori. Nell’ambito degli investitori si intende seed quel tipo di investimento. - Early stage. Ci si riferisce a startup che normalmente hanno iniziato la commercializzazione o stanno iniziando la fase di commercializzazione ed hanno bisogno di capitali per portare sul mercato il prodotto sviluppato nella loro fase iniziale. - Growth stage/Later stage. Ci si riferisce normalmente a startup che sono già in fase di commercializzazione spinta ed hanno bisogno di capitali per accelerare la crescita, internazionalizzare, rafforzare il management team. Per le aziende già significative ci sono altri investitori specializzati (private equity e venture debt), oltre alla quotazione in borsa come strumento per scalare ulteriormente la propria crescita. Le varie tipologie di investitori di capitale di rischio
  • 40. I fondi di venture capital sono specializzati per settore di investimento (ICT, medicale, biotech, cleantech, etc.) e per stage di investimento (seed fino a 1M di euro, early stage 1-5M di euro di investimento, later stage 5-15M di euro di investimento). Gli operatori in Italia sono: - Five Seasons Ventures – Food tech / early stage - Programma 102 – ICT / early stage - Indaco Venture Partners SGR – ICT / medicale early / later stage - Innogest Sgr – ICT / medicale - early stage - Fondo italiano d’investimento growth – generalista - later stage - Invitalia Ventures (pubblico) – generalista – early stage - Primomiglio Sgr – ICT – seed / early stage - 360 Capital Partners – ICT – early stage - United Ventures – Ict – later stage - Panakès Partners – medicale – early stage - Principia Sgr – medicale / ICT– early stage - Vertis Sgr – ICT – early stage - OltreVentures – social impact – early stage I principali investitori in startup in Italia (VC)
  • 41. Altri operatori si occupano di startup: - Incubatori / acceleratori: forniscono servizi e piccoli capitali per iniziare nuovi progetti di impresa. I principali incubatori / acceleratori: Nana Bianca, Lventure, H-Farm. - Corporate investors: aziende che hanno programmi, servizi e capitali per finanziare startup. Molte aziende hanno iniziative dedicate al mondo startup: TIM, Enel, Banca Intesa, Unicredit, Fondazione Cariplo (growit UP), Reale Mutua Group. - Angel investors e angel networks: gruppi di investitori privati o individui che investono in startup. I principali angel networks sono: Italian Angels for Growth, Club degli Investitori. - Piattaforme di equity crowdfunding: piattaforme online che consentono a startup di raccogliere capitali di investitori individuali. Le principali piattaforme sono: Mamacrowd, 200Crowd, Crowdfundme, BacktoWork, Starsup. Altri operatori nel campo startup
  • 42. 1. Creare modelli di business – Alex Osterwalder Creare modelli di business è un pratico manuale che si propone di ispirare chi deve creare o innovare un determinato modello di business. Grazie ad una perfetta combinazione tra metodo e creatività, questo testo presenta in dettaglio strumenti tecnici pratici e potenti, utilizzati dalle maggiori aziende e dalle più brillanti start-up internazionali, supportati da una struttura integrata visivamente efficace e di agile consultazione. 2. Partire leggeri. Il metodo Lean Startup: innovazione senza sprechi per nuovi business di successo – Eric Ries Il Lean Startup è il metodo sviluppato dal giovane imprenditore Eric Ries che grazie al passaparola si è rapidamente diffuso in tutto il mondo dando vita ad un vero e proprio “movimento”. Si tratta in sostanza di un processo di ideazione-check-modifica continuo, supportato da un massiccio uso del web, finalizzato ad adattare passo dopo passo il prodotto ai desideri dei clienti, tenendo sotto controllo gli esborsi finanziari. 3. L'arte di chi parte (bene). Guida testata sul campo per chiunque intraprenda una nuova attività – Guy Kawasaki Ogni novità, che si tratti di un nuovo prodotto, un nuovo servizio od una nuova impresa, può nascere da un lampo di ispirazione che capita una sola volta nella vita, come pure da un sogno coltivato così a lungo da divenire una vera e propria ossessione. Ma per realizzarsi, è necessario passare dall’ispirazione all’azione. Bibliografia
  • 43. 4. Startupper. Guida alla creazione di imprese innovative – Steve Blank e Bob Dorf In questo agile manuale potrai trovare tutte le indicazioni per avviare e far crescere la tua nuova impresa procedendo passo passo ed implementando al meglio ogni singola fase. Gli autori si soffermano in particolare sul cruciale aspetto del processo di sviluppo clienti, insegnando al lettore ad immergersi nel mondo in cui vivono i suoi potenziali clienti, così da proporre prodotti e servizi non soltanto innovativi, ma che rispondano a tutte le caratteristiche per renderli desiderabili ed acquistabili. Dalla ricerca del mercato potenziale alla formulazione del modello di business, dall’analisi dei desiderata dei clienti al test di prodotto, fino alla verifica operativa del business model, il lancio del nuovo prodotto, la preparazione della vendita ed il posizionamento del prodotto e dell’azienda all’interno del mercato. 5. Da zero a uno. I segreti delle startup, ovvero come si costruisce il futuro – Peter Thiel "Da zero a uno" tratta di come costruire imprese che creano cose nuove e si basa su tutto ciò che Peter Thiel, imprenditore seriale e pensatore controcorrente, ha imparato in prima persona come cofondatore di PayPal e Palantir, e poi investitore in centinaia di startup, comprese Facebook e SpaceX. La sua filosofia d'impresa, la densa analisi delle questioni fondamentali dell'innovazione e del futuro, e il suo sguardo dietro le quinte delle imprese di maggior successo della Silicon Valley offrono una guida a tutti coloro che vogliono mettersi in gioco e creare la propria azienda. Bibliografia
  • 44. 1. https://steveblank.com/ 2. https://playbook.samaltman.com/ 3. https://www.ycombinator.com/resources/ 4. https://startupweekend.org/ 5. https://www.f6s.com/ Sitografia