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Verso una città migliore Integrazione e sicurezza urbana La prospettiva degli operatori e degli stakeholders territoriali Moreno Toigo Ilaria Rapetti Pisa, 10 Giugno 2011
Presentazione della ricerca… ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Chi ha risposto? ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Interesse verso il progetto ,[object Object]
L’integrazione
Integrazione
Integrazione: Pisa vs Toscana
Integrazione: le zone
Integrazione: le nazionalità
Gli ostacoli all’integrazione
Integrazione: cosa fare? Gli interventi prioritari
La difficoltà di trovare casa
Episodi di intolleranza
Cosa fare per l’integrazione?
Pregiudizi e luoghi comuni ostili ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Pregiudizi e luoghi comuni positivi ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Pregiudizi negativi:  i più diffusi nella società
… e i più condivisi dagli intervistati
Stranieri e criminalità ,[object Object]
Stranieri e criminalità ,[object Object]
Il circolo “vizioso” del degrado urbano Immigrati e altre categorie marginali si insediano negli immobili peggiori e meno costosi Gli immobili liberi vengono acquistati dai “mercanti del sonno”, abbandonati al degrado e riaffittati a categorie marginali I residenti non appartenenti a categorie marginali si trasferiscono in altre aree I valori immobiliari diminuiscono e i servizi peggiorano
Zone con degrado urbano: Pisa
I diritti degli italiani e quelli degli stranieri ,[object Object]
I servizi pubblici per i cittadini ,[object Object]
I servizi pubblici per gli stranieri ,[object Object]
Come fermare il degrado? ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
CPTED: Crime Prevention Through Environmental Design ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
CPTED: Territorialità
CPTED: Sorveglianza naturale
CPTED: controllo di accesso naturale
CPTED: Manutenzione e uso continui degli spazi
Grazie per l’attenzione! Per saperne di più www.simurgricerche.it [email_address] http://integrazionepisa.wordpress.com/

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Notas do Editor

  1. L’indagine è rimasta attiva per circa un mese e mezzo (da metà Gennaio alla fine di Febbraio 2011) e, in questo arco di tempo, in 528 (circa il 33,7% del totale) hanno risposto al questionario.
  2. L’indagine è rimasta attiva per circa un mese e mezzo (da metà Gennaio alla fine di Febbraio 2011) e, in questo arco di tempo, in 528 (circa il 33,7% del totale) hanno risposto al questionario. Come si può notare, la quota più consistente del campione è costituita da professionisti (avvocati, architetti, geometri, etc) che complessivamente rappresentano quasi il 30% delle risposte, seguiti da operatori del Terzo Settore (associazioni di volontariato e cooperative sociali), da Amministratori (sindaci e assessori) e funzionari degli Enti Locali e da operatori sociali (assistenti sociali e responsabili di settore). E’ interessante evidenziare che le categorie che hanno dato avuto tassi di risposta più elevati non sono quelle che sono normalmente quelle più interessate dalle tematiche relative all’immigrazione (servizi sociali), ma i dirigenti scolastici (tasso di risposta del 34%), la Polizia Municipale (36%) e i tecnici del settore urbanistica (38%). Riguardo il settore di attività, i rispondenti sono per lo più operatori del settore sociali (44,1%). Il 18,5% opera, invece, nel campo della “giustizia” ed il 14,6% in quello del “lavoro ed economia”. I restanti settori (politica, urbanistica, istruzione, sicurezza e mass-media) rappresentano circa il 23%. Riguardo alla zona di riferimento il numero più elevato di risposte proviene dall’Area Pisana (187 risposte), seguta dalla Valdera (116). Bisogna notare che 126 risposte fanno riferimento a persone per le quali non era possibile attribuire a priori una zona di attività. Il tasso di risposta più elevato tuttavia riguarda l’Alta Val di Cecina, che ha avuto il 43,4% di tasso di risposta.
  3. Il 63% delle persone che hanno portato a termine il questionario, ben 198 persone, ha dichiarato di essere interessato a partecipare alle iniziative che verranno organizzate dalla Provincia di Pisa sulle tematiche toccate dal questionario. Ancora più alta la percentuale di coloro che sono interessanti a ricevere comunicazioni per essere informati sui temi del progetto (74%, 233 persone). Il numero di adesioni più elevato in assoluto proviene da esponenti del terzo settore (50), dai servizi sociali (35) e da amministratori locali (9 Sindaci e 17 Assessori). Notevole anche la risposta di categorie meno direttamente coinvolte, come gli avvocati (20 sono interessati a essere chiamati) e i Dirigenti Scolastici (14). In termini relativi, il maggior interesse è manifestato dagli operatori sociali (più del 30% vuole essere coinvolto) e dai Dirigenti scolastici (26%).
  4. Come tutti gli indici sintetici, anche quello elaborato dall’ISMU si fonda su assunti in parte arbitrari. Per questo motivo si è cercato di stabilire il peso dei diversi indicatori chiamati a comporre l’Indice Sintetico di Integrazione sulla base delle risposte dei testimoni privilegiati interpellati. Gli indici di importanza, ottenuti richiedendo la valutazione della rilevanza del singolo indicatore utilizzando una scala da 0 a 10, rivelano l’attribuzione di un peso maggiore all’indicatore sociale (Indice di importanza: 7,3) e a quello culturale (7,2). Risulta rilevante anche l’integrazione economica (6,8), mentre l’indicatore relativo all’integrazione politica ottiene il punteggio più basso (5,7).
  5. L’immagine cerca di offrire una visione sintetica delle parole maggiormente utilizzate dagli intervistati per definire il concetto di integrazione.
  6. Il 54% dei rispondenti si è dichiarato incapace di effettuare una valutazione, indicando come un fenomeno così complesso risulti di difficile interpretazione anche da parte degli osservatori privilegiati. Tra coloro che invece hanno proposto una stima, risulta rilevante la percentuale di chi non registra differenze significative tra la situazione della provincia di Pisa e quella delle altre province toscane (72%). Il livello di integrazione nella provincia di Pisa è considerato invece peggiore dal 18% degli interrogati che hanno fornito una risposta, migliore dal 10%.
  7. Osservando i casi particolari, risulta significativo il dato relativo al Valdarno, zona per cui il 63% dei testimoni privilegiati ha sottolineato un maggiore livello di integrazione rispetto alla realtà provinciale. La zona della Valdarno si configura infatti come una delle mete privilegiate dei flussi migratori, garantendo maggiori possibilità di inserimento lavorativo (in particolar modo nello sviluppato settore conciario) e offrendo, di conseguenza, migliori occasioni di integrazione.
  8. la nazionalità considerata meno integrata sia quella cinese, seguita dal gruppo eterogeneo dei migranti provenienti da Paesi del continente africano (esclusi il Marocco e il Senegal, considerati a sé stanti dati i massicci flussi provenienti da questi territori). Per quanto riguarda gli scarti a favore di una considerazione dell’integrazione di determinate nazionalità come migliore rispetto a quella media provinciale, risultano salienti i casi della popolazione proveniente dal Sud America e dall’Albania, Paese legato al nostro da intensi flussi migratori. Viene considerata generalmente migliore anche l’integrazione di immigrati provenienti dalle Filippine, dal Senegal e dai Paesi dell’Est, spesso ben inseriti all’interno del mercato del lavoro locale.
  9. La crisi economica e la mancanza di lavoro sono state indicate dal 69,8% dei rispondenti, una percentuale legata alla problematica congiuntura attuale. L’integrazione sembra ostacolata significativamente anche dal lavoro nero o irregolare e dalle differenze culturali. Il razzismo e la mancanza o non applicazione della normativa per l’integrazione non risultano invece limiti decisivi all’integrazione, con rispettivamente il 13,3% e il 13,1% di scelte.
  10. se il lavoro nero o irregolare veniva indicato come fenomeno capace di ostacolare l’integrazione nel 49% delle risposte (il risultato più alto, secondo solo alla crisi economica e alla mancanza di lavoro), la lotta al lavoro nero si configura come un obiettivo prioritario dal punto di vista dei testimoni privilegiati, ottenendo il 70% delle scelte. Le stesse argomentazioni valgono per la promozione della conoscenza reciproca tra italiani e stranieri, indicata come intervento necessario nel 67% delle risposte: le differenze culturali venivano infatti segnalate come ostacoli all’integrazione nel 47% dei casi. Non vengono invece percepiti come prioritari gli interventi volti a limitare gli ingressi delle comunità più difficili da integrare (14,9%), così come non risulterebbe utile una riforma in senso restrittivo dell’attuale normativa sul soggiorno e sulla cittadinanza (12,7%)
  11. maggiori barriere all’accesso alle abitazioni da parte degli stranieri all’interno di ogni area territoriale della provincia di Pisa. Uniche eccezioni, l’Alta Val di Cecina e la Val Cornia, dove le risposte negative superano di pochi punti percentuali quelle positive. Risulta tuttavia saliente il dato riguardante la Val di Cecina e la Val di Cornia, aree in cui le difficoltà di accesso all’abitazione sono attribuite da più del 20% dei rispondenti esclusivamente a comportamenti discriminatori da parte dei proprietari degli immobili. Anche in Valdera l’influenza del pregiudizio pare determinante nel produrre disuguaglianze di accesso alla casa dal 25% dei rispondenti.
  12. I fenomeni discriminatori all’interno della provincia vengono generalmente indicati come poco frequenti o abbastanza frequenti. Risulta di significativo interesse il riferimento, tra le manifestazioni di intolleranza più comuni, a comportamenti legati alla dimensione abitativa (il rifiuto di concedere immobili in affitto agli stranieri, i conflitti condominiali, l’abbandono delle zone con più alta concentrazione di residenti immigrati). Gli episodi di razzismo e intolleranza e l’abbandono delle scuole ad alta presenza di immigrati si manifestano più raramente, con bassa frequenza. A livello di zona si notano differenze interessanti. La zona in cui gli episodi di ostilità e intolleranza si manifestano più frequentemente è l’Area Pisana, dove, oltre alle questioni legate all’abitazione e alla convivenza, risultano abbastanza diffuse anche le richieste di intervento delle forze dell’ordine e i conflitti per l’accesso ai servizi pubblici.
  13. Agli stakeholders è stato inoltre richiesto di indicare in ordine di importanza gli interventi considerati maggiormente adatti a contrastare la diffusione del razzismo e facilitare quindi processi di interazione costruttiva fra stranieri e italiani. Le proposte che hanno ottenuto maggiori consensi sono quelle relative all’implementazione di percorsi educativi all’interno delle scuole, alla promozione del rispetto delle regole, all’avvio di occasioni di incontro e scambio culturale fra le comunità e alla richiesta ai mass media di una maggiore attenzione a non diffondere o consolidare pregiudizi. Le iniziative legate invece alla limitazione dei flussi migratori in entrata, in particolare quelli di determinate nazionalità, sono state indicate nella maggior parte dei casi come di scarsa utilità.
  14. Questi sono i pregiudizi/luoghi comuni che gli intervistati ritengono più diffusi nella società: al primo posto il legame tra immigrazione e criminalità, seguito dalla convinzione che vengano favoriti nell’assegnazione delle case popolari, dall’idea che lavorino prevalentemente in nero, che non paghino le tasse e portino via il lavoro agli italiani. E’ bene ricordare e sottolineare che si tratta di pregiudizi, cioè sono smentiti dai dati e dalle ricerche esistenti. Alla luce di ciò, sorprende constatare che anche i testimoni intervistati condividano, seppur in misura minore di quanto siano diffuse nella società, alcune di queste stesse idee.
  15. La slide mette in evidenza che: più della metà degli intervistati (e anche degli operatori sociali) ritiene che in maggioranza gli stranieri lavorino in nero (è vero piuttosto il contrario – vedi ricerca sul mercato del lavoro di Lucca) Il 38% che non vogliono integrarsi (e lo pensa anche un operatore sociale su 3!); Il 37% che non paghino le tasse (30% tra gli operatori sociali); Il 35% che fanno aumentre la criminalità; Il 25% che in maggioranza sono clandestini. Si tratta di dati sorprendenti proprio perché le risposte arrivano da persone che hanno un’esperienza diretta del fenomeno migratorio. Sorprende soprattutto la quota di operatori sociali convinta di queste idee infondate. E’ mia convinzione che questi pregiudizi possano tradursi in discriminazioni nell’erogazione dei servizi pubblici.
  16. L’espansione della criminalità viene messa direttamente in relazione con l’immigrazione anche dagli stakeholders intervistati. Benché, come abbiamo visto prima l’opinione che gli stranieri influiscano sulla crescita della criminalità sia condivisa da circa 1/3 degli intervistati, alla domanda diretta più del 70% ritiene che l’immigrazione abbia influito sulla crescita di furti, spaccio, aggressioni e prostituzione. Al contrario, su altri reati come il vandalismo, gli omicidi e le truffe, i rispondenti pensano che l’influenza dei cittadini immigrati sia trascurabile.
  17. Come abbiamo già accennato, l’opinione pubblica tende spesso ad associare l’immigrazione alla criminalità. Spesso, soprattutto nei momenti di crisi economica, la popolazione tende a riversare sui cittadini stranieri le proprie paure vedendo in queste persone la causa di tutti i mali. Purtroppo l’approccio allarmistico dei media non fa altro che aumentare fobie e forme di pregiudizio che spesso non trovano riscontro nei fatti, anzi, spesso sono in contraddizione con la realtà dei fatti. Uno degli aspetti su cui le opinioni più frequentemente sono slegate dai dati di fatto è quello che riguarda l’andamento dei tassi di criminalità. La percezione dell’opinione pubblica sull’andamento dei principali fenomeni criminali è influenzata dai mass media e da eventi che tendono a generare allarmi non sempre fondati. L’immigrazione e la presenza di stranieri sul territorio è sicuramente uno dei fattori che più influenzano la percezione di insicurezza e l’idea che la criminalità stia crescendo a dismisura. Anche persone addette ai lavori e mediamente meglio informate come gli stakeholders che abbiamo intervistato, alla domanda specifica che abbiamo rivolto loro nel questionario, hanno manifestato la stessa tendenza che sembra caratterizzare l’opinione pubblica: la grande maggioranza ritiene infatti che tutte le tipologie di reato, tranne gli omicidi, siano negli ultimi anni in crescita.
  18. Attraverso il questionario abbiamo cercato di tracciare una sorta di mappa della presenza straniera sul territorio provinciale, attraverso l’antenna dei testimoni privilegiati interpellati, chiedendo di segnalare le zone di maggiore insediamento e i principali luoghi di ritrovo, nonché le scuole dove è più massiccia la presenza straniera. E’ noto, infatti, che a destare allarme sociale sono soprattutto le zone dei centri urbani dove si notano elevate densità di presenza straniera. Talvolta questo fenomeno si associa a fenomeni di degrado urbano, degrado che viene di conseguenza imputato alla presenza straniera, mentre spesso è vero il contrario: sono le dinamiche del mercato immobiliare (degli affitti in particolare) che spingono gli immigrati verso le aree urbane più degradate, segregandoli in spazi per i quali si innesca un “circolo vizioso” di degrado e segregazione etnica
  19. La grande maggioranza delle segnalazioni, tuttavia, riguardano la sola area Pisana, per la quale, il 70% degli intervistati segnala una o più zone di degrado. Per lo più queste zone si concentrano nel comune di Pisa dove, secondo gli stakeholders, la stazione ferroviaria rappresenta il luogo maggiormente degradato. Altre zone segnalate a Pisa sono: piazza delle Vettovaglie, il ponte delle Bocchette ed in generale il centro storico. A Pontedera è segnalata la zona della Stazione ferroviaria, la zona Oltrera e quella del Villaggio scolastico. Nel Valdarno la zona più segnalata è quella dell’ex-conceria Gozzini, che versa in stato di abbandono. La figura seguente sintetizza le parole più frequenti nelle segnalazioni dei testimoni privilegiati.
  20. Secondo gli intervistati, la maggior parte dei fondamentali diritti sociali e costituzionali per gli stranieri non vengono garantiti in modo sufficiente e in tutti i casi esiste una forte differenza con gli italiani. Se ciò è abbastanza ovvio e risaputo per quanto riguarda il diritto di voto, negato dalla normativa vigente ai cittadini stranieri, è interessante notare che il diritto che risulta essere meno garantito per gli stranieri è quello della sicurezza sul lavoro, per il quale si riscontra anche un ampia differenza di tutela con gli italiani (-37%). Sicurezza sul lavoro, lavoro e casa sono i diritti meno garantiti agli stranieri, ma anche per gli italiani stessi il livello di tutela offerto è considerato insufficiente. In particolare, per quanto riguarda il lavoro, sia gli italiani che gli stranieri sembrano accomunati dalla stesso destino negativo.
  21. Abbiamo chiesto agli intervistati un giudizio sui principali servizi pubblici presenti sul territorio, sia rispetto alla loro capacità generale di far fronte alle esigenze dei cittadini, sia rispetto alla loro adeguatezza a far fronte alle specifiche richieste e bisogni della popolazione straniera. Le risposte sono state sintetizzate su una scala da 1 a 10, dove 6 rappresenta la sufficienza, 1 l’assenza del servizio, 10 l’eccellenza. A livello generale, si osserva che, delle dieci tipologie di servizio pubblico elencate, solo 5 raggiungono la sufficienza. Al primo posto, troviamo le scuole con una media di 6,9, seguite dai servizi sanitari (6,7), dalla Questura (6,1), Inps/Inail (6,1) e Servizi Sociali (6). Sul versante opposto, le valutazioni peggiori riguardano i servizi culturali (5,3), i trasporti pubblici (5,4) e i Centri per l’Impiego (5,7).
  22. Per i bisogni dei cittadini stranieri, nessun servizio pubblico raggiunge la sufficienza. Particolarmente negativa la valutazione di due categorie di servizi che potrebbero giocare un ruolo importante nel favorire il processo di integrazione: i servizi sportivi e i servizi culturali ottengono rispettivamente il voto di 4,6 e 4. Praticare sport, andare al cinema e a teatro, frequentare i musei sono attività che, creando molteplici occasioni di incontro e di apprendimento possono stimolare la conoscenza reciproca, le interazioni e, in ultima analisi, un più rapido inserimento nella società e nella cultura autoctona.