Tutto quello che c'è da sapere prima di aprire uno store online. Le tipologie di e-commerce, le piattaforme per implementarle, le strategie di prezzo e customer care, l'inbound marketing per generare lead, le metriche principali per il monitoraggio di visite e conversioni.
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Pillole di e-commerce. Consigli utili per iniziare a vendere sul web
1. PILLO L E D I E - COMMERC E
CONSIGL I UTI L I PER INIZIARE A VENDERE SUL WEB
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18 OT TOBRE 2014
2. Consulente di Marketing
& Comunicazione
!
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Tweets: @simonemoriconi
Mail: simonemoric@gmail.com
Chi sono.
Dopo una Laurea in Marketing con esperienze di studio all’estero e di
ricerca accademica nel campo della experience economy, ho
lavorato per alcune aziende con incarichi progettuali e operativi
nell’area marketing e comunicazione. Ora sono consulente freelance
di marketing e strategie "digital" per lo sviluppo del business.
7. Peculiarità dell’ascesa dell’e-commerce
L’e-commerce permette di ordinare in comodità di orari e
luogo, risparmiando tempo e sforzi.
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Caratteristica dell’e-commerce è la convenienza. Si acquista
online per trovare prodotti a prezzi più bassi grazie alla
facilità di confronto.
!
Oltre al confronto tra prezzi, l’utente può ricercare e
confrontare pareri e recensioni: la conferma, la
raccomandazione, il consiglio basato sulle esperienze altrui
sono sempre dei fondamentali driver di scelta.
8. La coda lunga
Sebbene il mercato globale del commercio elettronico sia dominato
da pochi player che si contendono grosse fette di mercato (eBay,
Amazon, Alibaba, Zalando, ecc.), la rete è il posto giusto per
raggiungere nicchie di clienti appassionati a particolari prodotti.
!
Questo fenomeno è chiamato coda lunga: si possono raggiungere
più facilmente online segmenti piccoli di consumatori con prodotti
a margine più alto.
9. Le strategie cambiano
Vendere online presuppone un approccio strategico molto
diverso rispetto al mercato “fisico”: questo è a maggior ragione
valido per i piccoli store.
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1. Non si possono vendere soltanto prodotti. O meglio, il
prodotto non è solo il bene a catalogo. E’ tutto l’insieme di
contenuti, informazioni e servizio a corredo. Solo questo insieme
di fattori può fare la differenza.
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2. In rete i clienti parlano, come fuori della rete. Ma su internet
le parole restano. Il customer care va gestito con maggiore
attenzione, in virtù della possibilità di esprimersi su canali
pubblici aziendali e non.
10. Le strategie cambiano
3. La comunicazione cambia faccia. Aggiunge la faccia. I
clienti frequentano i social network, i blog e i forum e dialogano
costantemente su aziende, prodotti e esperienze di acquisto.
Molte di queste conversazioni sono pubbliche. Il brand in rete
deve essere socievole, amabile, mostrare il suo lato più umano.
!
4. Dall’acquisizione, alla conversione. Alla fidelizzazione.
Come si sa, costa molto meno ripescare un vecchio cliente che
acquisirne uno nuovo. In rete questo è quanto mai vero. Non
basta fare sforzi per generare traffico al sito e convertirli in
acquisti: è necessario mantenere relazioni di lungo termine con
i clienti. E questo è il compito più difficile.
16. Diffusione degli smartphone
Sebbene in Italia siamo ancora indietro sui pagamenti online
(insicurezza, scarsa fiducia, “digital ignoranza”…) sempre più
traffico verso e-commerce arriva da mobile.
!
Questa veloce e inesorabile trasformazione delle nostre
abitudini pone alle imprese la necessità impellente di avere un
sito dove i clienti possono navigare facilmente tra il catalogo
prodotti dallo smartphone.
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Anche se ancora utilizzato poco per la fase di acquisto, le
potenzialità del mobile per e-commerce sono notevoli. Basti
pensare al fenomeno delle app.
19. App per e-commerce
Vivino è un’app che permette di scattare fotografie delle etichette dei vini
in negozio, ottenere informazioni sul prodotto e suggerimenti sulla base
dei propri gusti. E’ possibile condividere consigli e pareri con i propri amici.
E’ una delle app più utilizzate in Italia dagli appassionati di vino
20. App per e-commerce
Wrapp è un’app che segnala le
offerte in corso nei negozi di brand
intorno al cliente, in maniera
geolocalizata. Permette di
stampare coupon da utilizzare
direttamente per l’acquisto e
inviare buoni regalo agli amici
tramite smartphone.
21. Mobile: vantaggio o svantaggio?
Per molti negozianti lo smartphone è un incubo: alcune
ricerche dimostrano che quasi una persona su tre* che usa
uno smartphone all’interno di un punto vendita per
controllare un prodotto, finisce poi per acquistarlo online.
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La motivazione principale è il prezzo.
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Questo fenomeno è chiamato anche showrooming.
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Può essere evitato?
!
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Fonti:
giovannicappellotto.it
22. Showrooming
Chiaramente no.
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Le persone continueranno sempre di più a utilizzare internet durante
lo shopping.
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Quello che il retailer può fare, sia esso un grande brand o un piccolo
negozio, è adottare delle strategie multicanale, integrando offline e
on line al fine di offrire una esperienza ottimale al cliente nel negozio.
!
Personale competente, informazioni esaustive, cortesia, sono
elementi che vanno curati al fine di convertire il visitatore in cliente,
in ogni caso.
!
E poi, pensare a come strutturare un app e a come allineare i prezzi tra
store fisico e vendita virtuale.
23. Ottimizzare un e-commerce per mobile
Per ottimizzare un e-commerce su
mobile ci sono due strade:
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1. Ottimizzazione mobile del sito
(responsive)
Un sito mobile è una versione pensata
appositamente per la fruizione da
smartphone: menù, immagini e bottoni
non sono nella stessa posizione del sito
normale.
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Creare un sito responsive è
importantissimo per evitare di perdere
traffico da chi fa ricerca da mobile.
24. Ottimizzare un e-commerce per mobile
2. Creare un’app
!
L’app non è una semplice
interfaccia che gira dentro un
browser, ma un vero e proprio
software che deve essere scaricato
e installato su smartphone.
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Le app hanno l’obiettivo di
rendere ancora più fruibile e
immediata la navigazione
dell’utente tra le pagine di un sito.
25. Sito responsive o app?
E’ il grande dilemma di molte aziende.
!
Sviluppare un’app costa di più, ma consente di integrarsi con le
funzioni dello smartphone (ad es. fotocamera), come di poterla
utilizzare anche in assenza di connessione internet. Allo stesso
tempo, va considerato il fatto che deve essere molto utilizzata per
giustificare la spesa e che l’utente dovrà fare continui aggiornamenti.
!
Rendere un sito responsive, invece, può essere la soluzione quando si
vogliono far utilizzare solo contenuti specifici (geolocalizzazione,
chiamata diretta, button di acquisto) senza creare un software troppo
complicato.
29. So-Lo-Mo: ricerche locali e importanza dei social
Crescendo l’uso del mobile, cambiano anche la tipologia e i motivi per cui
si cerca qualcosa su Google.
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Sempre più ricerche su Google sono legate ad attività locali.
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L’accesso ai social da mobile è in crescita esponenziale.
30. Investimenti in web marketing
Il retail tradizionale inizia ad investire i suoi budget anche in attività di
marketing on-line.
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Allo scopo di farsi trovare su Google, gli store iniziano a fare inbound
marketing. E’ una pratica incentivata dalla stessa Google, che al proposito
ha sviluppato AdExpress e da Facebook con Local Awareness Ads.
31. “Prenota e ritira”
Il “prenota e ritira”, da la possibilità al cliente di ordinare online qualsiasi
prodotto e ritirarlo in qualsiasi punto vendita della rete. Lo fanno A&O,
Euronics, Unieuro e molti altri.
!
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32. Info-Store
Prevede l’erogazione di informazioni in negozio per poi finalizzare
l’acquisto online. Alcuni danno anche supporto al cliente a cui viene
mostrato come acquistare sul sito Internet i prodotti non presenti sul
punto vendita. Come ad esempio fa Decathlon.
33. Acquisto diretto in store tramite mobile
In alcuni store si stanno implementando soluzioni che permettono
di acquistare online i prodotti non presenti a scaffale. Un
bell’esempio è quello di JCPenny che ha ideato dei dock piazzati
direttamente nei punti vendita.
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34. QR code e scansione dei prodotti
Nei casi più innovativi, i punti vendita sono sostituiti direttamente da
scaffali virtuali dove l’acquisto avviene tramite lettura di un QR code che
aggiunge prodotti al carrello virtuale e consegna direttamente a casa.
E’ il caso di Tessco in Corea.
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38. E-commerce: proprietari o di terzi?
Sostanzialmente, si può tracciare una riga netta che divide
due modi diversi di fare e-commerce.
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L’ e-commerce proprietario prevede che l’azienda possieda
una propria piattaforma di vendita e si prenda in carico tutto
(o gran parte) del processo di vendita.
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Fare e-commerce tramite terzi, invece, è a tutti gli effetti una
strategia distributiva: i propri prodotti vengono o venduti al
distributore online, oppure inseriti su altri marketplace.
39. E-commerce proprietario: come crearlo?
Creare un e-commerce proprietario prevede un investimento
iniziale più alto.
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La strategia di un e-commerce proprietario, infatti, deve essere
pianificata con attenzione per comprendere gli aspetti iniziali:
!
• Che tipo di piattaforma usare?
• Quali categorie prodotti?
• Come pensare l’esperienza utente?
• Quali budget necessari per la fase di startup?
• Quali budget per il marketing on-line?
• Quali competenze mi servono?
40. E-commerce di terzi: dove iniziare?
Anche se non si crea una propria piattaforma, non significa che non è
necessaria una strategia di distribuzione online. Anche in questo caso,
possono esserci alcune scelte da fare:
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1. Affidare la distribuzione completamente a terzi (distribuzione)
L'azienda stipula degli accordi commerciali con negozi online
multimarca, al quale affida "in outsourcing" tutta la distribuzione online
dei prodotti: promozione, vendita e consegna.
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2 . Affidare il catalogo a siti di terzi (dropshipping)
L'azienda mette a catalogo i propri prodotti su un sito di terzi, che li
promuove sul mercato. L’azienda continuerà a ricevere ordini e spedire.
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3 . Aprire e gestire un account su sito di terzi (intermediazione)
L’azienda apre un account su sito di terzi e gestisce direttamente il
rapporto con i clienti, i pagamenti, le spedizioni, le recensioni.
48. Dropshipping
Il dropshipping è una forma di e-commerce proprietario a
metà. Consiste nel creare un proprio store online senza la
gestione del magazzino.
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L’azienda che fa dropshipping sceglie i fornitori, mette i
loro prodotti a catalogo e acquisisce l’ordine dal cliente.
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L’ordine viene poi girato al fornitore, che provvede a
spedire il pacco al cliente. Lo store on-line trattiene una
percentuale sull’incasso (solitamente si aggira tra il 20 e il
40%, dipende dal settore).
49. Vantaggi del dropshipping
Per lo store i vantaggi sono:
• Minori capitali da investire
• Partenza veloce
• Nessun investimento in magazzino e imballaggio
!
Per il produttore i vantaggi sono:
• Aumentare la capillarità della distribuzione
• Smaltire eventuali stock
• Entrare in nuovi mercati
50. Svantaggi del dropshipping
Per lo store gli svantaggi sono:
• Possibilità di rimanere senza prodotto a ordine acquisito
• Impossibilità di crescita nel lungo termine
• Difficoltà nella gestione di ordini complessi
• Necessità di coordinazione continua con fornitore
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Per il produttore gli svantaggi sono:
• Perdita di controllo sul canale
• Impossibilità di fare pubblicità senza scavalcare
51. Alcune indicazioni sul dropshipping
In ogni caso, anche il dropshipping prevede un
investimento: quello sulla piattaforma e quello sul
marketing online. E i margini resteranno sempre bassi.
!
Inoltre, è sempre bene avere una scorta dei prodotti a
maggior rotazione e delle alternative di fornitore sullo
stesso tipo di prodotto.
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I rapporti tra store e fornitore andrebbero gestiti con
contratti, e comunque, basati su rapporto di fiducia
reciproca.
53. Piattaforma di e-commerce: quale usare?
Una volta optato per aprire uno store online proprio, è necessario capire
come crearlo. A questo punto, le strade si diramano.
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1.Piattaforme open-source di e-commerce
CMS come Magento, Prestashop, Spree sono le migliori soluzioni in
commercio. Sono gratuiti, ma richiedono sviluppatori e web designer per
impostarli, caricare cataloghi, collegare i pagamenti, ecc. Hanno template ed
estensioni sviluppati dalla community, acquistabili a parte.
2.Software proprietari di agenzie
Molte web agency propongono i loro CMS sviluppati internamente. Il
servizio è chiavi in mano con assistenza annuale. In molti casi, è una
soluzione costosa e rigida.
3.Online shopping cart
Si tratta di e commerce “pronti per l’uso” online da pagare in abbonamento,
come ad esempio Tictail. Si sceglie un template, si caricano loghi e prodotti e
si può già partire. Il neo? sono limitanti.
59. Cos’è UX?
L’User Experience Design è quella branca della progettazione web
che studia come i visitatori interagiscono con i siti web per
sviluppare soluzioni mirate a fornire esperienze positive e arrivare
alla conversione e fidelizzazione degli utenti.
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L’attività di User Interface Design vede il coinvolgimento di visual
designer ed esperti di etnografia che utilizzano tecniche, pattern e
standard per garantire un efficacia massima in termini di
navigazione e impatto di user experience.
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Fare UX significa anche condividere e raccogliere feedback rapidi
e impressioni degli utenti in modo continuativo, evitando errori di
progettazione del sito e dei flussi di navigazione.
60. Le call-to-action per convertire
La parte più importante del lavoro di ottimizzazione del
design, è quella di concentrarsi sui modi migliori per portare
il visitatore a compiere un’azione.
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Le call-to-action possono servire a:
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• vendere on-line
• abbonarsi alla newsletter
• dare maggiori informazioni
• fare upgrade di un servizio
• firmare una petizione
• effettuare una donazione
61. Dare maggiori informazioni
Un esempio di call-to-action è quello di portare l’utente a dare
maggiori informazioni e compilare i campi previsti.
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Qui di seguito un paio di esempi da Linkedin e Quora:
62. Fare upgrade
Un altra call-to-action è legata agli upgrade nei servizi cosiddetti “freemium”,
cioè dove il modello di business si basa su una versione gratuita e una a
pagamento con migliori funzionalità.
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Di seguito esempi da scoop.it e Spotify:
63. “Social proof” e emulazione
Dire “Ai tuoi amici piace questo elemento”, oppure “I tuoi amici stanno
acquistando questo” è una pratica molto usata per spingere gli utenti a
fare la stessa azione compiuta dagli amici o da altre persone.
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Ce lo insegna Facebook, ma lo vediamo anche in molti siti e commerce.
64. Dimostrazioni di prodotto
Come spesso funziona l’assaggio di prodotti in negozio per
veicolare un acquisto, allo stesso modo online è molto più
funzionale mostrare un prodotto all’interno del suo contesto di
utilizzo.
65. Tempo e senso di urgenza
Online il tempo è davvero denaro. Ecco perché tempi di attesa
troppo lunghi possono spazientire l’utente e fargli cambiare pagina.
In questo caso, sono sempre più utilizzati i contatori di secondi e le
indicazioni di tempo necessario per compiere un’azione.
66. I colori che convertono
L’utilizzo dei colori, sia nella scelta dei template che nei pulsanti di azione, è
importantissimo. I colori evocano sensazioni diverse e portano a compiere
azioni in modo differente.
Fonti:
webinfermento.it
68. Strategie di prodotto
Una volta dettato lo store, bisogna capire quali prodotti
mettere a catalogo.
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Le scelte relative al catalogo riguardano l’ampiezza (quante
tipologie di prodotti diversi) e la profondità (quante varianti
dello stessa tipologia di prodotto / o quante soluzioni allo
stesso bisogno).
!
Se da un lato avere un catalogo ampio da una maggiore
scelta al cliente, dall’altro gestire molti prodotti potrebbe
essere complesso.
!
69. Strategie di prodotto
I colossi dell’e-commerce si contano sulle dita di una mano, e mettersi in
concorrenza diretta con loro potrebbe essere rischioso. Da un lato, infatti,
si assiste a strategie di allargamento dell’offerta (vedi Amazon sul food)…
70. Strategie di prodotto
…dall’altro si assiste a una maggiore specializzazione dei
piccoli e-commerce, proprio in funzione del fenomeno coda
lunga.
!
L’obiettivo è trovare prodotti a bassa concorrenza con un
adeguato livello di domanda, e quelli dove si hanno vantaggi in
termini di approvvigionamento.
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Per chi gestisce uno store online è fondamentale fare continue
ricerche di mercato su potenziali prodotti, sul catalogo dei
concorrenti, sulle oscillazioni della domanda.
71. Scelte di pricing
Tra le decisioni più importanti ci sono le politiche di prezzo.
Impattano sia sull’immagine del brand, che sul cash flow e la
redditività nel lungo termine.
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Per decidere il prezzo dei prodotti vanno tenuti conto diversi
aspetti:
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• Caratteristiche del mercato
• Propensione dei clienti all’acquisto e flessibilità al prezzo
• Pricing dei competitor
• Marginalità e costi
!
72. Occhio ai costi
Quando si vanno a considerare i costi per definire il prezzo, non
c’è soltanto il costo di acquisto dei prodotti da calcolare.
!
La marginalità finale sui prodotti va calcolata tenendo conto di:
!
• Costi di spedizione
• Costi di magazzino
• Costi del personale
• Costi di marketing
!
La vera sfida è trovare un equilibrio tra (1) marginalità buona,
(2) prezzo competitivo rispetto ai concorrenti e (3) servizio al
cliente soddisfacente.
74. Store management e servizio
L’altra metà del successo di uno store dipende dal
servizio offerto al cliente.
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Da questo punto di vista, gli aspetti da considerare
sono diversi.
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1. Assistenza in tempo reale
2. Tempi di consegna
3. Metodi di pagamento
4. Resi e rimborsi
5. Gestione commenti e recensioni
83. Customer Centered Approach
Il momento della verità è anticipato dalla ricerca di
informazioni. Prima di arrivare a “scaffale” si cercano le info
sull’azienda, le recensioni, i video e i post, si ascoltano pareri
degli amici…
!
Web Marketing è Interruption [Push approach]
Spot // Advertising // Banner // Pop-up // Spam
!
Inbound Marketing è Permission [Pull approach]
Email interessanti // Social // Blog // E-book & Paper
!
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Il 90% dei clic è generato dalla volontà di fruire di un
contenuto!
84. Content + Context
L’approccio incentrato sull’utente è generare il contenuto giusto
[CONTENT], nel posto giusto [CHANNEL], al tempo giusto [BUYING PHASE].
85. Il funnel di conversione
Fonti:
digitalinbound.com
87. Google Analytics è uno dei tool più potenti e affidabili per
tracciare i dati ed effettuare analisi nel web.
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E’ gratuito e può essere installato sul proprio sito di e-commerce
inserendo il codice di tracciamento fornito da Google.
!
Se Google Analytics è importantissimo per monitorare il traffico
nei siti web “classici”, nell’e-commerce diventa uno strumento
insostituibile.
88. Le principali metriche da tenere sotto controllo
1. Canali di acquisizione
Dato che mostra quali canali generano maggiore traffico al sito e
quanto convertono. Utile per capire il ritorno degli investimenti in
inbound marketing.
2. Pagine di destinazione
Dato che serve a capire dove il pubblico atterra e quali landing page
funzionano meglio.
3. Goal flow
Il funnel di percorso degli utenti, dall’ingresso alla pagina di uscita.
Serve a capire dove sono avvengono i crolli di visite e quali fasi del
checkout sono da ottimizzare.
4. Rendimento prodotti
Capire quali prodotti rendono di più per potenziare attività di email
marketing e promozione.
5. Termini di ricerca
Quali parole chiave vengono digitate su Google e il comportamento
nel sito di chi effettua quelle ricerche.
96. Le vendite flash
I siti di flash sales sono degli e-commerce che vendono prodotti a
prezzi molto scontati soltanto per un limitato periodo di tempo.
!
Le offerte flash sono visibili soltanto a chi crea un account
all’interno del sito.
!
Di solito, una volta effettuato l’ordine, il cliente deve attendere la
chiusura della “sale” per poter ricevere il prodotto.
!
Oppure, può usufruire dello sconto soltanto se acquista entro
pochi minuti.
100. Le vendite flash
I siti di flash sales sono degli ottimi canali per aumentare il giro
delle vendite online di un brand, o per smaltire degli stock e fine
serie.
!
Molti grandi brand vendono tramite siti di flash sales come
Amazon BuyVip, Vente Privée, Privalia proprio per questo motivo.
!
Il meccanismo funziona perché gli utenti hanno l’impressione di
accedere ad un “lusso accessibile” e sono più propensi a convertire
per via del tempo limitato (effetto urgenza).
!
Inoltre, questi siti permettono di ottenere coupon da spendere
invitando altri amici ad acquistare (social commerce / passaparola).
102. E-commerce in abbonamento
Tra le nuove formule di e-commerce stanno crescendo i cosiddetti
e-commerce “in abbonamento”, ossia quei siti che vendono prodotti
tramite sottoscrizione mensile (invece del classico “pick and buy”).
!
Il cliente paga una cifra ogni mese e riceve regolarmente i prodotti
scelti dell’azienda. Principalmente è una formula usata per
abbigliamento, food e cosmetica. L’acquisto può avvenire in 2 modi.
!
Come fornitura effettiva: l’azienda invia una selezione di prodotti,
in modo standard o basato sui gusti del cliente, con spedizione
compresa e possibilità di rimandare indietro i prodotti non graditi.
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Come “sample”: per il testing di prodotti che possono essere
acquistati successivamente, anche off-line.
105. Vantaggi dell’e-commerce in abbonamento
Delight the customer. I consumatori vogliono essere sorpresi, stupiti,
provano piacere nello scarto e nel ricevere cose inattese.
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Esclusività e anteprima. Molte aziende inviano composizioni di prodotti
esclusivi, difficilmente reperibili nella distribuzione tradizionale.
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Opportunita per i “gift”. Questo genere di abbonamenti si prestano anche,
come avviene per i box di esperienze, ad essere regalati per festività e
occasioni speciali.
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Migliore gestione del magazzino. Per uno store gestire ordini programmati
è una manna dal cielo. La gestione del magazzino è molto più semplice.
!
Revenue fissi, ma poca flessibilità sui margini. Se da un lato si possono
programmare acquisti e vendite, dall’altro c’è più difficoltà a lavorare con i
margini.
107. Vendere in modo “sociale”
Il termine “social commerce” indica le pratiche di vendita
online che si basano sulle relazioni tra le persone, oppure
fanno leva sui social network già esistenti.
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1. Tab di acquisto nei social network
2. Acquisti di gruppo e GAS
3. Vendita peer-to-peer
4. Crowd commerce
!
112. Crowd-commerce
La vendita in crowd deriva da “crowdfunding” e viene
utilizzata quando il produttore vuole raggiungere una
cifra minima per far partire il lotto di produzione, prima
di realizzare o spedire il prodotto.
!
Il crowd commerce è sia una leva per finanziarsi, che
per creare un mercato intorno ai prodotti e servizi non
ancora esistenti.
!
Vediamo qualche esempio.