SlideShare uma empresa Scribd logo
L’impero degli
Ercolano
L’operazione Caronte della Dda di Catania ha riportato al
centro dell’attenzione uno dei cognomi importanti di Cosa
nostra catanese: Ercolano. Dal padre Pippo ai figli Enzo,
ritenuto il nuovo capo dell’organizzazione, e Aldo, uno
degli esecutori dell’omicidio dell’intellettuale Pippo Fava.
Una storia di vecchi e nuovi assetti mafiosi
di Saul Caia e Dario De Luca
4 | gennaio/febbraio 2015 | narcomafie
Mafia a Catania
«Chi è, il dottor Enzo, Enzo
Ercolano in persona […] da
Catania, il numero uno di Cata-
nia! Il numero uno siciliano!».
Un imprenditore bolognese,
senza sapere di essere intercet-
tato dagli uomini del Ros dei
Carabinieri, pronuncia non un
nome qualsiasi, ma quello del
figlio di Giuseppe Ercolano: un
cognome che “conta”, ai piedi
dell’Etna, non solo in ambito
imprenditoriale ma soprattutto
all’interno di Cosa nostra.
Conosciuto con il diminutivo
di Zio Pippo, Giuseppe Er-
colano è morto per un male
incurabile il 29 luglio 2012,
all’età di 76 anni; per decenni
ha occupato il ruolo di uomo
illustre della famiglia mafiosa
Santapaola-Ercolano, un dop-
pio cognome sancito da un
vincolo parentale nel segno di
un patto mafioso fatto di san-
gue e affari. Uno dei figli dello
zio è infatti l’ergastolano e
“uomo d’onore” Aldo, fratello
di Enzo, ormai da anni recluso
al 41bis per essere stato uno
degli esecutori dell’omicidio
del giornalista Giuseppe Fava,
ucciso il 5 gennaio 1984. Aldo
e Pippo sono anche le più fidate
spalle di Benedetto “Nitto”
Santapaola, il capo dei capi
della mafia in Sicilia orientale,
di cui lo zio ha sposato una
sorella, Grazia.
Enzo, conosciuto con il dimi-
nutivo di Enzuccio, ha eredita-
to dal padre Giuseppe non solo
la fiorente attività del trasporto
su gomma ma, secondo i magi-
strati della Procura di Catania
guidata da Giovanni Salvi, an-
che un peso importante dentro
Cosa nostra. Ercolano è stato
arrestato lo scorso novembre,
nell’ambito dell’operazione an-
timafia denominata “Caronte”,
insieme ad altre 22 persone.
L’indagine – coordinata dalla
Procura etnea e dal Ros dei
Carabinieri del comandante
Mario Parente – è il prosieguo
dell’inchiesta “Iblis” del 2010,
in cui ad essere coinvolti fu-
rono non solo boss di primo
piano ma anche imprenditori
e politici: su tutti, l’allora pre-
sidente della Sicilia, Raffaele
Lombardo, condannato nel
febbraio 2014 in primo grado
a 6 anni e 8 mesi per concorso
esterno in associazione mafiosa
e voto di scambio aggravato.
Il blitz scattato all’alba del
21 novembre 2014 prefigura
l’infiltrazione della famiglia ca-
tanese nei settori dei trasporti
e della distribuzione di carne
negli hard discount, oltre ai
collaudati rapporti con le fami-
glie mafiose di Agrigento e con
quella di Belmonte Mezzagno
(provincia di Palermo), guidata
dai Pastoia. Vincenzo Ercolano,
secondo quanto messo nero
su bianco nell’ordinanza di
custodia cautelare, “sarebbe il
principale esponente dell’orga-
nizzazione”, forte “di uno spes-
sore criminale elevatissimo”,
con un modus operandi “da
vero e proprio capo”. Non un
semplice imprenditore per gli
investigatori, ma “un soggetto
abituato a fare tutto ciò che
vuole in nome e per conto della
famiglia mafiosa Santapaola-
Ercolano”. Enzuccio non è
nuovo a inciampi giudiziari,
fino ad oggi risoltisi in suo
favore: nel 2009 era stato as-
solto dal Tribunale di Catania
dall’accusa di associazione
mafiosa percependo anche
un maxi rimborso per ingiu-
sta detenzione. Il suo nome,
insieme a quello del padre,
rientrò anche nell’operazione
“Sud Pontino” condotta dalla
Dia di Napoli e dalla Squadra
mobile di Caserta in merito
all’alleanza tra mafia siciliana
e camorra per la gestione del
mercato strategico di Fondi, in
provincia di Latina. Nonostan-
te gli Ercolano furono assolti
con formula dubitativa, secon-
do i magistrati etnei i siciliani
avevano consolidati “rapporti
economici con esponenti della
camorra nel casertano”.
Un vero e proprio impero im-
prenditoriale, quello della fa-
miglia Ercolano, che coinvolge
a 360 gradi i suoi componenti:
dal padre Giuseppe, titolare
negli anni 80 della ditta Avi-
mec (poi confiscata e messa in
liquidazione nel 2000), fino ad
Enzo appunto, che ereditò la
Geotrans Srl insieme alla so-
rella. Con quest’ultima società
– dal marzo 2014 confiscata
con provvedimento ancora
non definitivo – Vincenzo
Ercolano si sarebbe imposto
sul mercato con il ruolo di
dominus, stringendo alleanze
e accordi commerciali, come
quello con Amadeo Matace-
na, ex parlamentare di Forza
Italia trapiantato in Calabria e
attualmente latitante a Dubai
dopo essere stato condannato
per concorso esterno in asso-
ciazione mafiosa dal Tribunale
di Reggio Calabria (è di questi
giorni la notizia che gli Emirati
Arabi potrebbero accordarsi
con l’Italia per l’estradizione
di Matacena, n.d.r.).
Business via mare. Il settore
dei trasporti, marittimi e su
gomma, è dunque la miniera
d’oro per gli Ercolano. L’in-
chiesta “Caronte” ha svelato
i retroscena degli affari tra la
famiglia e l’imprenditore etneo
Tra l’ottobre 2005
e il gennaio 2006,
la Athos Matacena,
la Amedeo
Matacena e la
Ladies Matacena
caricano e scaricano
tir e camion facendo
da spola tra le due
estremità di Sicilia e
Calabria, mentre
il Consorzio
autotrasportatori
italiani Service Srl
(Cai) di Giuseppe e
Salvatore Scuto si
occupa della
documentazione
e della gestione
delle pratiche per
accedere agli
incentivi
5 | gennaio/febbraio 2015 | narcomafie
Francesco Caruso, titolaredella
società Servizi Autostrade sul
MareSrl(SamSrl)specializzata
nel trasporto marittimo. Obiet-
tivo: usufruire degli eco bonus,
gli incentivi erogati agli auto-
trasportatori che privilegiano il
movimento via mare rispetto a
quello via terra. Caruso, infatti,
ne aveva già usufruito quan-
do faceva parte del consorzio
Setra, in cui risultava socio di
Filippo Giuseppe Spina, cugi-
no di Rosario e Filippo Riela,
uomini d’onore dell’omonima
famiglia mafiosa catanese poi
condannati per mafia.
Per il collegamento Messina-
Reggio Calabria,Carusosirivol-
ge direttamente all’ex forzista
AmedeoMatacena,cheinsieme
alfratelloElioavevafondatonel
1966 la Caronte Spa. L’affare è
siglato nel 2005, con la stipula
di un contratto che prevede
un corrispettivo di 120 mila
euro al mese, e l’impegno della
Amadeus Spa di Matacena a
fornire tre navi alla Sam Srl per
il trasporto marittimo dei tir.
Tra l’ottobre 2005 e il gennaio
2006, la Athos Matacena, la
Amedeo Matacena e la Ladies
Matacena caricano e scaricano
tir e camion facendo da spola
tra le due estremità di Sicilia e
Calabria; il Consorzio autotra-
sportatori italiani Service Srl
(Cai) di Giuseppe e Salvatore
Scuto (entrambi indagati nell’o-
perazione “Caronte”) si occupa
intanto della documentazione
e della gestione delle pratiche
per accedere agli incentivi.
Sembra andare tutto liscio, fino
a quando sorge un problema:
mancano le autorizzazioni nel-
la gestione, in comune con le
Ferrovie dello Stato, delle ban-
chine di approdo per l’attracco
delle navi a Villa San Giovanni,
in Calabria. Per risolvere la
questione, il presidente del Cda
dell’Amadeus Sergio Giordano
si muove prontamente, provan-
do a rassicurare tutti e prospet-
tando anche l’attivazione di
una nuova tratta che colleghi
la Sicilia direttamente a Reggio
Calabria. Passano alcuni mesi
ma (non è ancora chiaro il mo-
tivo), Giordano decide di fare
un passo indietro e dimettersi
dalla società, compromettendo
gli accordi. Nonostante l’au-
mento di capitale, la Sam Srl
fallisce alcuni mesi più tardi.
Eppure, “l’affare delle navi”,
come viene chiamato in gergo
dagli stessi indagati, è decisa-
mente al centro degli interessi
dell’organizzazione, che decide
diripartirenellostessoannocon
una nuova società. All’azienda
SamSrldiFrancescoCarusosu-
bentraquindiilconsorzioLo.Tr.
As. di Campobello di Licata,
in provincia di Agrigento. Gli
inquirenti sostengono che die-
tro l’azienda ci sia l’ombra dei
fratelli Vincenzo e Alfio Aiello,
figure di spicco di Cosa nostra
etneainottimirapporticonquel-
la agrigentina, nonostante alla
presidenzaeallavicepresidenza
del Cda del consorzio risultano
essercirispettivamenteTomma-
so Lo Coco e Domenico Rizzo.
«Da ieri è ripartito il traghetto,
Matacena line, quello là che
abbiamo [...] spostato e poi si
è bloccato e ora è ripartito.
Ora aspettiamo che, ci sono
una corsa ogni due ore». A
parlare – sempre intercettato
dai Ros – è Vincenzo Ercolano
che, telefonando a un’azienda
a lui vicina, fa presente che il
servizio di logistica via mare
per la tratta Messina-Villa San
Giovannièricominciato.Inpiù,
l’organizzazione ha deciso di
fare le cose in grande e allar-
gare le offerte di mercato per
gli autotrasportatori; è lo stesso
Ercolano a spiegare ad un suo
interlocutore che il gruppo sta
studiando «un traghettamento
Messina-Reggio e Tremestieri-
Reggio»,perchéinquestomodo
si risparmia tempo e «non c’è
confusione». Ercolano chiama
le aziende a lui vicine, organiz-
za volantinaggi e pubblicizza
le nuove rotte, eppure le cose
lentamente si complicano. La
gestione degli Aiello non con-
vince, ci sono pochi clienti e
gli affari non decollano, quindi
tutto torna a bloccarsi nuo-
vamente. Francesco Caruso,
che era stato quasi costretto a
farsi da parte per volere della
cupola, in un’intercettazione
ambientaleconGiuseppeScuto
spiega la nuova fase di stallo:
«Mi pare ca, che navi semu a
moddu!! Che navi a misunu a
moddu». Le navi le hanno mes-
se a mollo, è un chiaro riferi-
mento all’impasse del rapporto
tra il gruppo e Matacena, e solo
con l’intervento de «i testi di
l’acqua», come Caruso chiama
i “padroni”, la situazione può
essere risolta. Alla fine però
tutto salta inesorabilmente e la
caccia all’eco bonus è riman-
data di qualche anno. Ercolano
ci riprova usando come cavallo
di troia la Boccardi Srl, società
acquistata e poi trasformata in
Geotrans Logistica Frost Srl,
che prova ad aderire al Consor-
zio Ruote sul Mare, controllata
dal gruppo Fita-Log. Quello che
però Ercolano non sa è che il
consorzio è già in liquidazione
e in seguito all’inchiesta “Sud
Pontino”, che lo coinvolge di-
rettamente,èaccantonataanche
la sua richiesta di accedere agli
incentivi.
In vista delle
elezioni europee
del 2009, Vincenzo
Caruso e Giuseppe
Scuto cercarono
di accreditarsi
con il loro “Partito
nazionale degli
autotrasportatori”
all’interno del
mondo politico
siciliano, che
all’epoca aveva in
Raffaele Lombardo
l’uomo di punta.
Grazie all’intesa
elettorale con il
partito dei tir, il
logo del movimento
autonomista di
Lombardo finì sui
camion degli
autotrasportatori:
un vero e proprio
accordo politico
6 | gennaio/febbraio 2015 | narcomafie
Il partito degli autotraspor-
tatori. Secondo gli inquirenti
etnei, per accaparrarsi i tanto
agognati finanziamenti per il
mondo dei tir, Cosa nostra ave-
va deciso anche di scendere in
maniera diretta in politica con
lacreazionedelPartitonaziona-
le degli autotrasportatori. Come
ideatori e promotori ritroviamo
due tra i nomi caldi finiti al
centrodell’inchiesta“Caronte”:
VincenzoCaruso,exconsigliere
comunale del comune etneo
di Misterbianco, e il suo socio
Giuseppe Scuto. Nell’estate del
2006,entrambirimaserovittime
diunattentatonellestradedella
provincia etnea, quando venne-
ro raggiunti da alcuni colpi di
pistola. A distanza di due anni,
in vista delle elezioni europee
del 2009, Caruso e Scuto cerca-
rono di accreditarsi con il loro
movimento al mondo politico
siciliano, che all’epoca aveva
in Raffaele Lombardo l’uomo di
punta. Una macchina di voti,
quella dell’autonomismo, che
aveva consentito a Lombardo
di essere il successore alla pre-
sidenza della Sicilia di Totò
Cuffaro, caduto in disgrazia
dopo essere stato condannato
per favoreggiamento aggravato
a Cosa nostra, passando dai
salotti di palazzo d’Orléans,
sede del parlamento isolano,
alle celle del carcere romano di
Rebibbia. Il logo del movimen-
to autonomista di Lombardo,
proprio alle europee del 2009,
finì sui camion degli autotra-
sportatori, grazie all’intesa
elettorale con il partito dei
tir. Un vero e proprio accordo
politico, sancito con tanto di
comunicato stampa. A fare
da intermediario per il buon
esito dell’accordo, secondo
gli investigatori, sarebbe stato
Giovanni Cristaudo, all’epoca
dei fatti deputato regionale
proprio del partito di Lom-
bardo. Il suo nome finirà suc-
cessivamente nel calderone
dell’inchiesta “Iblis”, sfociata
nella recente condanna in ap-
pello per concorso esterno in
associazione mafiosa. Dal can-
to suo Lombardo, dopo il blitz
“Caronte” (in cui non risulta
indagato), a distanza di anni
dall’accordo con Caruso e con
una condanna in primo grado
sulle spalle per aver favorito
la famiglia mafiosa dei Santa-
paola-Ercolano, ha replicato
tramite un comunicato stam-
pa: «Il Caruso mi parlò del
suo fantomatico partito, con
“decine di migliaia di iscritti”,
della cui inconsistenza,permia
consolidata esperienza, mi resi
subito conto».
7 | gennaio/febbraio 2015 | narcomafie
Lemanisullacittà
Gli affari di Vincenzo Ecolano e del-
le aziende a lui riconducibili non
si limitano ad operare solamente
nel settore dei trasporti alimentari
e ortofrutticoli, ma riescono a par-
tecipare, spesso in sub-appalto, a
grandi opere pubbliche e private
realizzate sia nella provincia di
Catania sia nel resto dell’isola.
A cominciare dal “Parco Commer-
ciale La Tenutella”, meglio noto
come Centro Sicilia, a ridosso
dell’uscita autostradale San Gior-
gio di Catania. Il progetto è della
società sarda Coalbo, che affida i
lavori a tre aziende consorziate tra
loro: Sant’Agostino Scarl, Home
Progetti Srl e la Industria e Costru-
zioni Spa. I materiali arrivano dalle
cave della Co.p.p. Srl, di proprietà
di Cosima Palma Ercolano e Di-
stefano Concetto, rispettivamente
sorella e cognata di Enzuccio Er-
colano. Come già emerso nel corso
dell’inchiesta giudiziaria “Iblis”,
anche il trasporto del materiale è
avvenuto con i mezzi della società
di famiglia, la Geotrans Srl.
Dagli accertamenti svolti dagli in-
quirenti, risultano diversi versa-
menti nei conti correnti, tra il 2010
e il 2011, delle società di Ercolano,
che ha ricevuto un compenso di
quasi due milioni di euro per i
lavori svolti.
Il business del movimento terra è
da sempre considerato dalla ma-
gistratura a rischio infiltrazione
mafiosa, e anche i maggiori centri
commerciali di Catania e provincia
hanno subìto, come già dimostrato
ampiamente da inchieste giudizia-
rie, la presenza di Cosa nostra. Con
unipermercato,centocinquantane-
gozi e circa cinquemila posti auto,
“LePortediCatania”–apochipassi
dal quartiere periferico di Librino
e dall’aeroporto Fontanarossa – è
una delle più grandi gallerie com-
merciali della città. Anche questa
vicenda è stata oggetto d’indagine
della Procura e ampiamente dibat-
tuta nel processo Iblis. I terreni su
cui sorge la struttura avevano una
destinazione agricola, poi converti-
ta dall’amministrazione comunale
in commerciale, e sono di proprietà
diMarioCiancioSanfilippo,editore
di diversi quotidiani ed emittenti
televisive, che tramite la sua so-
cietà Icom Srl si è occupata anche
della progettazione. I lavori sono
stati realizzati dalla Sicep e dalle
imprese riconducibili a Vincenzo
Basilotta, condannato in primo
grado per mafia nell’inchiesta Dio-
nisio; anche in questo caso, viene
scelta la Geotrans per il trasporto
dei prefabbricati. Ercolano lavora
nuovamente con Basilotta anche
nel cantiere per il tratto autostra-
dale Caltanissetta-Agrigento, con
la Geotrans incaricata del trasporto
di alcuni materiali.
Stesso discorso per la costruzione
del mercato ortofrutticolo e ittico
di Catania, realizzato dalla Mercati
agro-alimentari Sicilia S.C.p.A.
(Maas), società consortile di pro-
prietà della Regione Sicilia. I lavori
sono appaltati alla Cooperativa di
Muratori e Cementisti (Cmc) di
Ravenna, che a sua volta li affida
alla Intercor e Judica Appalti di
Basilotta e alla Icob dell’imprendi-
tore ennese Mariano Incarbone, già
condannato in appello a 5 anni per
concorso esterno in associazione
mafiosa. A trasportare i materiali,
sempre i camion della Geotrans di
Enzuccio Ercolano.
Altro cantiere, altro affare. Per il
parco commerciale “Sicily Outlet”
di Agira in provincia di Enna, i
lavori sono realizzati dalla Sicep,
mentre Ercolano trasporta i prefab-
bricati; la storia si ripete a Palermo
per il parcheggio multipiano sorto
vicino al Tribunale. Un sodalizio
tra i due imprenditori che troviamo
anche in un’altra opera, attual-
mente posta sotto sequestro dalla
magistratura: il cinema multi sala
in zona San Gregorio. In questo
caso, la Sicep mette a disposizione
i propri prefabbricati ma utilizza i
camion di Ercolano per trasportarli.
Infine, c’è l’autostrada Catania-
Siracusa, di cui si era occupato il
giornalista Sigfrido Ranucci nella
puntata “Il Progetto” trasmessa dal-
la trasmissione televisiva «Report».
La società parmense Pizzarotti & C.
vince l’appalto di circa 750 milioni
dieuro,ingranparteprovenientida
fondi Fas, per realizzare 27 km di
superstrada, affidandosi alla Unical
Spa per il materiale. Quest’ultima a
sua volta usa le cave e i mezzi della
Co.p.p. degli Ercolano.  
La Pizzarotti sigla il protocollo di
legalità con il quale si impegna a
sospendere eventuali forniture di
aziende legate alla mafia, e invia
alla Prefettura di Catania l’elenco
delle ditte che operano nel cantiere,
tra cui figura anche la ditta di Er-
colano. I lavori proseguono senza
intoppi, fino a quando l’Ufficio
territoriale del Governo chiede
la sospensione della Co.p.p. Srl.
L’azienda incriminata però decide
di fare ricorso, che porterà a nuovi
accertamenti. Dopo alcuni mesi, la
Prefettura etnea dichiara di essersi
sbagliata e garantisce che l’azienda
degli Ercolano è provvista della
certificazione antimafia.
di Saul Caia
e Dario De Luca
8 | gennaio/febbraio 2015 | narcomafie

Mais conteúdo relacionado

Mais de Saul Caia

A caccia di trafficanti
A caccia di trafficantiA caccia di trafficanti
A caccia di trafficanti
Saul Caia
 
Esequie d'onore
Esequie d'onoreEsequie d'onore
Esequie d'onore
Saul Caia
 
Miniere di Stato
Miniere di StatoMiniere di Stato
Miniere di Stato
Saul Caia
 
Scacco al Padrino
Scacco al PadrinoScacco al Padrino
Scacco al Padrino
Saul Caia
 
Petrolchimici come l'Ilva - Il Reporage
Petrolchimici come l'Ilva - Il ReporagePetrolchimici come l'Ilva - Il Reporage
Petrolchimici come l'Ilva - Il Reporage
Saul Caia
 
L'altro volto del Canada
L'altro volto del CanadaL'altro volto del Canada
L'altro volto del Canada
Saul Caia
 
Comuni infiltrati
Comuni infiltratiComuni infiltrati
Comuni infiltrati
Saul Caia
 
Premio Maurizio Rampino 2013
Premio Maurizio Rampino 2013Premio Maurizio Rampino 2013
Premio Maurizio Rampino 2013
Saul Caia
 
Serradifalco, miniere e tumori la macabra conta dei morti
Serradifalco, miniere e tumori la macabra conta dei mortiSerradifalco, miniere e tumori la macabra conta dei morti
Serradifalco, miniere e tumori la macabra conta dei morti
Saul Caia
 
Miniere dismesse, problema o risorsa?
Miniere dismesse, problema o risorsa?Miniere dismesse, problema o risorsa?
Miniere dismesse, problema o risorsa?
Saul Caia
 
La mattanza di montréal
La mattanza di montréalLa mattanza di montréal
La mattanza di montréal
Saul Caia
 
La Sicilia 18/01/2013
La Sicilia 18/01/2013La Sicilia 18/01/2013
La Sicilia 18/01/2013
Saul Caia
 
La sicilia 17/01/2013
La sicilia 17/01/2013La sicilia 17/01/2013
La sicilia 17/01/2013
Saul Caia
 

Mais de Saul Caia (13)

A caccia di trafficanti
A caccia di trafficantiA caccia di trafficanti
A caccia di trafficanti
 
Esequie d'onore
Esequie d'onoreEsequie d'onore
Esequie d'onore
 
Miniere di Stato
Miniere di StatoMiniere di Stato
Miniere di Stato
 
Scacco al Padrino
Scacco al PadrinoScacco al Padrino
Scacco al Padrino
 
Petrolchimici come l'Ilva - Il Reporage
Petrolchimici come l'Ilva - Il ReporagePetrolchimici come l'Ilva - Il Reporage
Petrolchimici come l'Ilva - Il Reporage
 
L'altro volto del Canada
L'altro volto del CanadaL'altro volto del Canada
L'altro volto del Canada
 
Comuni infiltrati
Comuni infiltratiComuni infiltrati
Comuni infiltrati
 
Premio Maurizio Rampino 2013
Premio Maurizio Rampino 2013Premio Maurizio Rampino 2013
Premio Maurizio Rampino 2013
 
Serradifalco, miniere e tumori la macabra conta dei morti
Serradifalco, miniere e tumori la macabra conta dei mortiSerradifalco, miniere e tumori la macabra conta dei morti
Serradifalco, miniere e tumori la macabra conta dei morti
 
Miniere dismesse, problema o risorsa?
Miniere dismesse, problema o risorsa?Miniere dismesse, problema o risorsa?
Miniere dismesse, problema o risorsa?
 
La mattanza di montréal
La mattanza di montréalLa mattanza di montréal
La mattanza di montréal
 
La Sicilia 18/01/2013
La Sicilia 18/01/2013La Sicilia 18/01/2013
La Sicilia 18/01/2013
 
La sicilia 17/01/2013
La sicilia 17/01/2013La sicilia 17/01/2013
La sicilia 17/01/2013
 

L'impero degli Ercolano

  • 1. L’impero degli Ercolano L’operazione Caronte della Dda di Catania ha riportato al centro dell’attenzione uno dei cognomi importanti di Cosa nostra catanese: Ercolano. Dal padre Pippo ai figli Enzo, ritenuto il nuovo capo dell’organizzazione, e Aldo, uno degli esecutori dell’omicidio dell’intellettuale Pippo Fava. Una storia di vecchi e nuovi assetti mafiosi di Saul Caia e Dario De Luca 4 | gennaio/febbraio 2015 | narcomafie Mafia a Catania
  • 2. «Chi è, il dottor Enzo, Enzo Ercolano in persona […] da Catania, il numero uno di Cata- nia! Il numero uno siciliano!». Un imprenditore bolognese, senza sapere di essere intercet- tato dagli uomini del Ros dei Carabinieri, pronuncia non un nome qualsiasi, ma quello del figlio di Giuseppe Ercolano: un cognome che “conta”, ai piedi dell’Etna, non solo in ambito imprenditoriale ma soprattutto all’interno di Cosa nostra. Conosciuto con il diminutivo di Zio Pippo, Giuseppe Er- colano è morto per un male incurabile il 29 luglio 2012, all’età di 76 anni; per decenni ha occupato il ruolo di uomo illustre della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, un dop- pio cognome sancito da un vincolo parentale nel segno di un patto mafioso fatto di san- gue e affari. Uno dei figli dello zio è infatti l’ergastolano e “uomo d’onore” Aldo, fratello di Enzo, ormai da anni recluso al 41bis per essere stato uno degli esecutori dell’omicidio del giornalista Giuseppe Fava, ucciso il 5 gennaio 1984. Aldo e Pippo sono anche le più fidate spalle di Benedetto “Nitto” Santapaola, il capo dei capi della mafia in Sicilia orientale, di cui lo zio ha sposato una sorella, Grazia. Enzo, conosciuto con il dimi- nutivo di Enzuccio, ha eredita- to dal padre Giuseppe non solo la fiorente attività del trasporto su gomma ma, secondo i magi- strati della Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi, an- che un peso importante dentro Cosa nostra. Ercolano è stato arrestato lo scorso novembre, nell’ambito dell’operazione an- timafia denominata “Caronte”, insieme ad altre 22 persone. L’indagine – coordinata dalla Procura etnea e dal Ros dei Carabinieri del comandante Mario Parente – è il prosieguo dell’inchiesta “Iblis” del 2010, in cui ad essere coinvolti fu- rono non solo boss di primo piano ma anche imprenditori e politici: su tutti, l’allora pre- sidente della Sicilia, Raffaele Lombardo, condannato nel febbraio 2014 in primo grado a 6 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato. Il blitz scattato all’alba del 21 novembre 2014 prefigura l’infiltrazione della famiglia ca- tanese nei settori dei trasporti e della distribuzione di carne negli hard discount, oltre ai collaudati rapporti con le fami- glie mafiose di Agrigento e con quella di Belmonte Mezzagno (provincia di Palermo), guidata dai Pastoia. Vincenzo Ercolano, secondo quanto messo nero su bianco nell’ordinanza di custodia cautelare, “sarebbe il principale esponente dell’orga- nizzazione”, forte “di uno spes- sore criminale elevatissimo”, con un modus operandi “da vero e proprio capo”. Non un semplice imprenditore per gli investigatori, ma “un soggetto abituato a fare tutto ciò che vuole in nome e per conto della famiglia mafiosa Santapaola- Ercolano”. Enzuccio non è nuovo a inciampi giudiziari, fino ad oggi risoltisi in suo favore: nel 2009 era stato as- solto dal Tribunale di Catania dall’accusa di associazione mafiosa percependo anche un maxi rimborso per ingiu- sta detenzione. Il suo nome, insieme a quello del padre, rientrò anche nell’operazione “Sud Pontino” condotta dalla Dia di Napoli e dalla Squadra mobile di Caserta in merito all’alleanza tra mafia siciliana e camorra per la gestione del mercato strategico di Fondi, in provincia di Latina. Nonostan- te gli Ercolano furono assolti con formula dubitativa, secon- do i magistrati etnei i siciliani avevano consolidati “rapporti economici con esponenti della camorra nel casertano”. Un vero e proprio impero im- prenditoriale, quello della fa- miglia Ercolano, che coinvolge a 360 gradi i suoi componenti: dal padre Giuseppe, titolare negli anni 80 della ditta Avi- mec (poi confiscata e messa in liquidazione nel 2000), fino ad Enzo appunto, che ereditò la Geotrans Srl insieme alla so- rella. Con quest’ultima società – dal marzo 2014 confiscata con provvedimento ancora non definitivo – Vincenzo Ercolano si sarebbe imposto sul mercato con il ruolo di dominus, stringendo alleanze e accordi commerciali, come quello con Amadeo Matace- na, ex parlamentare di Forza Italia trapiantato in Calabria e attualmente latitante a Dubai dopo essere stato condannato per concorso esterno in asso- ciazione mafiosa dal Tribunale di Reggio Calabria (è di questi giorni la notizia che gli Emirati Arabi potrebbero accordarsi con l’Italia per l’estradizione di Matacena, n.d.r.). Business via mare. Il settore dei trasporti, marittimi e su gomma, è dunque la miniera d’oro per gli Ercolano. L’in- chiesta “Caronte” ha svelato i retroscena degli affari tra la famiglia e l’imprenditore etneo Tra l’ottobre 2005 e il gennaio 2006, la Athos Matacena, la Amedeo Matacena e la Ladies Matacena caricano e scaricano tir e camion facendo da spola tra le due estremità di Sicilia e Calabria, mentre il Consorzio autotrasportatori italiani Service Srl (Cai) di Giuseppe e Salvatore Scuto si occupa della documentazione e della gestione delle pratiche per accedere agli incentivi 5 | gennaio/febbraio 2015 | narcomafie
  • 3. Francesco Caruso, titolaredella società Servizi Autostrade sul MareSrl(SamSrl)specializzata nel trasporto marittimo. Obiet- tivo: usufruire degli eco bonus, gli incentivi erogati agli auto- trasportatori che privilegiano il movimento via mare rispetto a quello via terra. Caruso, infatti, ne aveva già usufruito quan- do faceva parte del consorzio Setra, in cui risultava socio di Filippo Giuseppe Spina, cugi- no di Rosario e Filippo Riela, uomini d’onore dell’omonima famiglia mafiosa catanese poi condannati per mafia. Per il collegamento Messina- Reggio Calabria,Carusosirivol- ge direttamente all’ex forzista AmedeoMatacena,cheinsieme alfratelloElioavevafondatonel 1966 la Caronte Spa. L’affare è siglato nel 2005, con la stipula di un contratto che prevede un corrispettivo di 120 mila euro al mese, e l’impegno della Amadeus Spa di Matacena a fornire tre navi alla Sam Srl per il trasporto marittimo dei tir. Tra l’ottobre 2005 e il gennaio 2006, la Athos Matacena, la Amedeo Matacena e la Ladies Matacena caricano e scaricano tir e camion facendo da spola tra le due estremità di Sicilia e Calabria; il Consorzio autotra- sportatori italiani Service Srl (Cai) di Giuseppe e Salvatore Scuto (entrambi indagati nell’o- perazione “Caronte”) si occupa intanto della documentazione e della gestione delle pratiche per accedere agli incentivi. Sembra andare tutto liscio, fino a quando sorge un problema: mancano le autorizzazioni nel- la gestione, in comune con le Ferrovie dello Stato, delle ban- chine di approdo per l’attracco delle navi a Villa San Giovanni, in Calabria. Per risolvere la questione, il presidente del Cda dell’Amadeus Sergio Giordano si muove prontamente, provan- do a rassicurare tutti e prospet- tando anche l’attivazione di una nuova tratta che colleghi la Sicilia direttamente a Reggio Calabria. Passano alcuni mesi ma (non è ancora chiaro il mo- tivo), Giordano decide di fare un passo indietro e dimettersi dalla società, compromettendo gli accordi. Nonostante l’au- mento di capitale, la Sam Srl fallisce alcuni mesi più tardi. Eppure, “l’affare delle navi”, come viene chiamato in gergo dagli stessi indagati, è decisa- mente al centro degli interessi dell’organizzazione, che decide diripartirenellostessoannocon una nuova società. All’azienda SamSrldiFrancescoCarusosu- bentraquindiilconsorzioLo.Tr. As. di Campobello di Licata, in provincia di Agrigento. Gli inquirenti sostengono che die- tro l’azienda ci sia l’ombra dei fratelli Vincenzo e Alfio Aiello, figure di spicco di Cosa nostra etneainottimirapporticonquel- la agrigentina, nonostante alla presidenzaeallavicepresidenza del Cda del consorzio risultano essercirispettivamenteTomma- so Lo Coco e Domenico Rizzo. «Da ieri è ripartito il traghetto, Matacena line, quello là che abbiamo [...] spostato e poi si è bloccato e ora è ripartito. Ora aspettiamo che, ci sono una corsa ogni due ore». A parlare – sempre intercettato dai Ros – è Vincenzo Ercolano che, telefonando a un’azienda a lui vicina, fa presente che il servizio di logistica via mare per la tratta Messina-Villa San Giovannièricominciato.Inpiù, l’organizzazione ha deciso di fare le cose in grande e allar- gare le offerte di mercato per gli autotrasportatori; è lo stesso Ercolano a spiegare ad un suo interlocutore che il gruppo sta studiando «un traghettamento Messina-Reggio e Tremestieri- Reggio»,perchéinquestomodo si risparmia tempo e «non c’è confusione». Ercolano chiama le aziende a lui vicine, organiz- za volantinaggi e pubblicizza le nuove rotte, eppure le cose lentamente si complicano. La gestione degli Aiello non con- vince, ci sono pochi clienti e gli affari non decollano, quindi tutto torna a bloccarsi nuo- vamente. Francesco Caruso, che era stato quasi costretto a farsi da parte per volere della cupola, in un’intercettazione ambientaleconGiuseppeScuto spiega la nuova fase di stallo: «Mi pare ca, che navi semu a moddu!! Che navi a misunu a moddu». Le navi le hanno mes- se a mollo, è un chiaro riferi- mento all’impasse del rapporto tra il gruppo e Matacena, e solo con l’intervento de «i testi di l’acqua», come Caruso chiama i “padroni”, la situazione può essere risolta. Alla fine però tutto salta inesorabilmente e la caccia all’eco bonus è riman- data di qualche anno. Ercolano ci riprova usando come cavallo di troia la Boccardi Srl, società acquistata e poi trasformata in Geotrans Logistica Frost Srl, che prova ad aderire al Consor- zio Ruote sul Mare, controllata dal gruppo Fita-Log. Quello che però Ercolano non sa è che il consorzio è già in liquidazione e in seguito all’inchiesta “Sud Pontino”, che lo coinvolge di- rettamente,èaccantonataanche la sua richiesta di accedere agli incentivi. In vista delle elezioni europee del 2009, Vincenzo Caruso e Giuseppe Scuto cercarono di accreditarsi con il loro “Partito nazionale degli autotrasportatori” all’interno del mondo politico siciliano, che all’epoca aveva in Raffaele Lombardo l’uomo di punta. Grazie all’intesa elettorale con il partito dei tir, il logo del movimento autonomista di Lombardo finì sui camion degli autotrasportatori: un vero e proprio accordo politico 6 | gennaio/febbraio 2015 | narcomafie
  • 4. Il partito degli autotraspor- tatori. Secondo gli inquirenti etnei, per accaparrarsi i tanto agognati finanziamenti per il mondo dei tir, Cosa nostra ave- va deciso anche di scendere in maniera diretta in politica con lacreazionedelPartitonaziona- le degli autotrasportatori. Come ideatori e promotori ritroviamo due tra i nomi caldi finiti al centrodell’inchiesta“Caronte”: VincenzoCaruso,exconsigliere comunale del comune etneo di Misterbianco, e il suo socio Giuseppe Scuto. Nell’estate del 2006,entrambirimaserovittime diunattentatonellestradedella provincia etnea, quando venne- ro raggiunti da alcuni colpi di pistola. A distanza di due anni, in vista delle elezioni europee del 2009, Caruso e Scuto cerca- rono di accreditarsi con il loro movimento al mondo politico siciliano, che all’epoca aveva in Raffaele Lombardo l’uomo di punta. Una macchina di voti, quella dell’autonomismo, che aveva consentito a Lombardo di essere il successore alla pre- sidenza della Sicilia di Totò Cuffaro, caduto in disgrazia dopo essere stato condannato per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, passando dai salotti di palazzo d’Orléans, sede del parlamento isolano, alle celle del carcere romano di Rebibbia. Il logo del movimen- to autonomista di Lombardo, proprio alle europee del 2009, finì sui camion degli autotra- sportatori, grazie all’intesa elettorale con il partito dei tir. Un vero e proprio accordo politico, sancito con tanto di comunicato stampa. A fare da intermediario per il buon esito dell’accordo, secondo gli investigatori, sarebbe stato Giovanni Cristaudo, all’epoca dei fatti deputato regionale proprio del partito di Lom- bardo. Il suo nome finirà suc- cessivamente nel calderone dell’inchiesta “Iblis”, sfociata nella recente condanna in ap- pello per concorso esterno in associazione mafiosa. Dal can- to suo Lombardo, dopo il blitz “Caronte” (in cui non risulta indagato), a distanza di anni dall’accordo con Caruso e con una condanna in primo grado sulle spalle per aver favorito la famiglia mafiosa dei Santa- paola-Ercolano, ha replicato tramite un comunicato stam- pa: «Il Caruso mi parlò del suo fantomatico partito, con “decine di migliaia di iscritti”, della cui inconsistenza,permia consolidata esperienza, mi resi subito conto». 7 | gennaio/febbraio 2015 | narcomafie
  • 5. Lemanisullacittà Gli affari di Vincenzo Ecolano e del- le aziende a lui riconducibili non si limitano ad operare solamente nel settore dei trasporti alimentari e ortofrutticoli, ma riescono a par- tecipare, spesso in sub-appalto, a grandi opere pubbliche e private realizzate sia nella provincia di Catania sia nel resto dell’isola. A cominciare dal “Parco Commer- ciale La Tenutella”, meglio noto come Centro Sicilia, a ridosso dell’uscita autostradale San Gior- gio di Catania. Il progetto è della società sarda Coalbo, che affida i lavori a tre aziende consorziate tra loro: Sant’Agostino Scarl, Home Progetti Srl e la Industria e Costru- zioni Spa. I materiali arrivano dalle cave della Co.p.p. Srl, di proprietà di Cosima Palma Ercolano e Di- stefano Concetto, rispettivamente sorella e cognata di Enzuccio Er- colano. Come già emerso nel corso dell’inchiesta giudiziaria “Iblis”, anche il trasporto del materiale è avvenuto con i mezzi della società di famiglia, la Geotrans Srl. Dagli accertamenti svolti dagli in- quirenti, risultano diversi versa- menti nei conti correnti, tra il 2010 e il 2011, delle società di Ercolano, che ha ricevuto un compenso di quasi due milioni di euro per i lavori svolti. Il business del movimento terra è da sempre considerato dalla ma- gistratura a rischio infiltrazione mafiosa, e anche i maggiori centri commerciali di Catania e provincia hanno subìto, come già dimostrato ampiamente da inchieste giudizia- rie, la presenza di Cosa nostra. Con unipermercato,centocinquantane- gozi e circa cinquemila posti auto, “LePortediCatania”–apochipassi dal quartiere periferico di Librino e dall’aeroporto Fontanarossa – è una delle più grandi gallerie com- merciali della città. Anche questa vicenda è stata oggetto d’indagine della Procura e ampiamente dibat- tuta nel processo Iblis. I terreni su cui sorge la struttura avevano una destinazione agricola, poi converti- ta dall’amministrazione comunale in commerciale, e sono di proprietà diMarioCiancioSanfilippo,editore di diversi quotidiani ed emittenti televisive, che tramite la sua so- cietà Icom Srl si è occupata anche della progettazione. I lavori sono stati realizzati dalla Sicep e dalle imprese riconducibili a Vincenzo Basilotta, condannato in primo grado per mafia nell’inchiesta Dio- nisio; anche in questo caso, viene scelta la Geotrans per il trasporto dei prefabbricati. Ercolano lavora nuovamente con Basilotta anche nel cantiere per il tratto autostra- dale Caltanissetta-Agrigento, con la Geotrans incaricata del trasporto di alcuni materiali. Stesso discorso per la costruzione del mercato ortofrutticolo e ittico di Catania, realizzato dalla Mercati agro-alimentari Sicilia S.C.p.A. (Maas), società consortile di pro- prietà della Regione Sicilia. I lavori sono appaltati alla Cooperativa di Muratori e Cementisti (Cmc) di Ravenna, che a sua volta li affida alla Intercor e Judica Appalti di Basilotta e alla Icob dell’imprendi- tore ennese Mariano Incarbone, già condannato in appello a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. A trasportare i materiali, sempre i camion della Geotrans di Enzuccio Ercolano. Altro cantiere, altro affare. Per il parco commerciale “Sicily Outlet” di Agira in provincia di Enna, i lavori sono realizzati dalla Sicep, mentre Ercolano trasporta i prefab- bricati; la storia si ripete a Palermo per il parcheggio multipiano sorto vicino al Tribunale. Un sodalizio tra i due imprenditori che troviamo anche in un’altra opera, attual- mente posta sotto sequestro dalla magistratura: il cinema multi sala in zona San Gregorio. In questo caso, la Sicep mette a disposizione i propri prefabbricati ma utilizza i camion di Ercolano per trasportarli. Infine, c’è l’autostrada Catania- Siracusa, di cui si era occupato il giornalista Sigfrido Ranucci nella puntata “Il Progetto” trasmessa dal- la trasmissione televisiva «Report». La società parmense Pizzarotti & C. vince l’appalto di circa 750 milioni dieuro,ingranparteprovenientida fondi Fas, per realizzare 27 km di superstrada, affidandosi alla Unical Spa per il materiale. Quest’ultima a sua volta usa le cave e i mezzi della Co.p.p. degli Ercolano.   La Pizzarotti sigla il protocollo di legalità con il quale si impegna a sospendere eventuali forniture di aziende legate alla mafia, e invia alla Prefettura di Catania l’elenco delle ditte che operano nel cantiere, tra cui figura anche la ditta di Er- colano. I lavori proseguono senza intoppi, fino a quando l’Ufficio territoriale del Governo chiede la sospensione della Co.p.p. Srl. L’azienda incriminata però decide di fare ricorso, che porterà a nuovi accertamenti. Dopo alcuni mesi, la Prefettura etnea dichiara di essersi sbagliata e garantisce che l’azienda degli Ercolano è provvista della certificazione antimafia. di Saul Caia e Dario De Luca 8 | gennaio/febbraio 2015 | narcomafie