L'intervento di Azzurra Spirito in occasione del seminario "Narrare l'innovazione: comunicare per condividere" che si è tenuto il 5 marzo 2019 a Cagliari.
Il seminario è organizzato all'interno di cambiaMENTI, il programma che mira a valorizzare le migliori idee d'impresa e progetti d'innovazione ad alto valore sociale, culturale e creativo.
2. Sentieri inediti #6
NARRAZIONI
COMUNI
Comunità che generano
Innovazione sociale
Azzurra Spirito,
Public-private-community project designer
Sono una designer impegnata nello sviluppo di azioni, pratiche e strumenti innovativi che
facilitino la collaborazione in sistemi (omogenei e non) con particolare attenzione a quelli che
connettono pubblico, privato e comunità. Facilito attraverso l'approccio design thinking il dialogo
tra stakeholder, la strutturazione di progettualità strategiche, la definizione di prototipi di cui
seguo la fase di testing per acquisire indicazioni necessarie a far emergere informazioni utili alla
loro modellizzazione e generare intelligenza collettiva. Collaboro con diverse realtà, tra cui
LabGov.City (Luiss Guido Carli). Sono parte della rete internazionale CivicWise, come membro
fondatore del chapter italiano. Per circa 5 anni ha lavorato in SocialFare | Centro per l’Innovazione
Sociale.
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3. Sentieri inediti #6
NARRAZIONI
COMUNI
Comunità che generano
Innovazione sociale
Azzurra Spirito,
Public-private-community project designer
Il primo titolo che avevo
identificato per questo
intervento era Narrazioni
comuni, un omaggio a Storie
comuni: saggio nel quale il
sociologo Paolo Jedlowski
traccia il modo in cui le
narrazioni che compiamo
quotidianamente, di noi e di
ciò che ci circonda, influenza
il modo in cui costruiamo il
senso del nostro stare nel
mondo.
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4. Sentieri inediti #6
NARRAZIONI
COMUNI
Comunità che generano
Innovazione sociale
Azzurra Spirito,
Public-private-community project designer
Ognuno dei progetti che ho seguito ha
richiesto che persone con ruoli e
competenze diverse trovassero il
modo di lavorare insieme per costruire
qualcosa di nuovo (prodotti, servizi o
modelli) o per innovare l’esistente,
coinvolgendo attori differenti (policy-
maker, cittadini, imprenditori, persone
con fragilità, professori universitari,
tecnici, giuristi, innovatori sociali).
Ho realizzato così come la funzione
dello storytelling all’interno delle
comunità possa essere equiparata a
quella di una “tecnologia abilitante”
che consente ai diversi attori a
divenire agenti di cambiamento
nell’ambito di un processo
trasformativo collettivo.
Narrazioni che abilitano
il cambiamento
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5. Le parole diventano, spesso, il primo strumento
per riconoscersi. La costruzione di una comunità
(anche estemporanea come quella dei
partecipanti a un workshop o a una conferenza)
passa anche attraverso la costruzione di un
orizzonte di senso condiviso.
Partiamo allora dal senso delle parole: quello che
hanno e che assumono.
La parola “Innovazione” si limita a evidenziare
l’introduzione di sistemi e criteri nuovi, ma
richiede un perimetro differente perché possa
generare un impatto positivo su comunità e
territori. IDEO pone i processi ideali di
innovazione nell’intersezione di tre criteri:
desiderabilità da parte delle persone, realizzabilità
tecnica e sostenibilità economica.
INNOVAZIONI
landmark by Lnhi from the Noun Project
Realizzabilità
(tecnica)
Desiderabilità
(umana)
Sostenibilità
(economica)
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6. I business developer Bansi Nagij e Geoff Tuff
in un noto articolo del 2012 pubblicato
sull’Harvard Business Review (Managing Your
Innovation Portfolio) identificano tre tipologie
di innovazione, attraverso cui articolare le
ambizioni di trasformazione per la propria
azienda:
Incrementale
Adiacente
Dirompente
Proviamo ad esplorare queste tre forme di
innovazione nell’ambito sociale.
INNOVAZIONI
Adiacente
Incrementale
Dirompente
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7. Innovazione incrementale (core): il
prodotto/processo/modello viene migliorato
senza modificare le sue funzionalità e
componenti esistenti. In ambiente
informatico potrebbe essere considerato
l’equivalente di un hackeraggio, come nel
caso di FairBnb rispetto ad AirBnb: il modello
della nota piattaforma estrattiva viene
ristrutturato, per distribuire sul territorio il
valore generato attraverso meccanismi quali
lo sviluppo di progetti dedicati al territori;
INNOVAZIONI
Incrementale
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8. > Innovazione adiacente (adjacent), vengono
ampliate le funzioni del prodotto/
servizio/modello per intercettare nuovi
utenti. L’esempio è quello di Ulisse (tra i
vincitori della Social Innovation Competition
del 2018), la piattaforma che permette ai non
udenti di organizzare il proprio viaggio
attraverso servizi sviluppati da professionisti
capaci di comprendere al meglio le loro
necessità, in quanto anch’essi non udenti;
INNOVAZIONI
Adiacente
8
9. > Innovazione dirompente (disruptive), la
trasformazione di un prodotto/servizio/
modello in un modo completamente nuovo
rispetto alle aspettative e alle proposte del
mercato. Un esempio può essere la Grameen
Bank di Muhammad Yunus, che ha innovato
attraverso il micro-credito il sistema dei
prestiti.
INNOVAZIONI
Dirompente
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10. Ma in che modo la dimensione sociale orienta
l’innovazione?
«Innovazione sociale può definirsi come lo sviluppo e
l’implementazione di nuove idee (prodotti, servizi e
modelli) che incontrano bisogni sociali, creano nuove
relazioni e collaborazioni.
L’innovazione sociale porta nuove risposte ad
impellenti bisogni che coinvolgono processi di
interazione sociale. Le innovazioni sociali sono sociali
solo se utilizzano strumenti sociali e perseguono fini
sociali.
Le innovazioni sociali aggiungono valore alla società e
aumentano la capacità di azione individuale e di
comunità.»
Guide to Social Innovation”, Commissione Europea,
Febbraio 2013
INNOVAZIONE
SOCIALE
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11. INNOVAZIONE
SOCIALE
Nelle progettualità che ho seguito o con cui sono entrata in contatto, ho potuto edere come la funzione della
narrazione (intesa come costruzione di senso condiviso attraverso un dialogo) varia in funzione delle diverse
fasi attraverso cui il processo di innovazione sociale si articola. Ho provato a identificare di seguito questa
evoluzione, ponendola in dialogo con il diagramma a chiocciola presentato nell’Open Book of Social
Innovation realizzato nel 2013 da Robin Murray, Julie Caulier-Grice e Geoff Mulgan. Per ogni fase, che
costituisce il titolo dei successivi paragrafi, ho provato a identificare il modo in cui la narrazione può essere di
supporto.
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12. INNOVAZIONE
SOCIALE
I processi di innovazione sociale sono orientati
dalle sfide che la società è chiamata ad
affrontare. Sono sfide complesse che, per
essere affrontate, richiedono un approccio
sistemico, come nel caso delle cause e
conseguenze del cambio climatico. In termini
di narrazione significa saper rappresentare
elementi, connessioni e obiettivi e
contemporaneamente supportare un’azione
sistemica. Interessante da questo punto di
vista è il processo attraverso cui sono stati
stilati i “Sustainable Development Goals”
(SDG) per l’Agenda 2030: i 17 obiettivi globali
per lo sviluppo sostenibile identificati
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
coinvolgendo diversi stakeholder.
https://sustainabledevelopment.un.org/mgos 12
13. INNOVAZIONE
SOCIALE
In questa fase ricadono tutte le attività che consentono
l’emersione delle istanze di innovazione – crisi, tagli alla
spesa pubblica, performance inadeguate, opportunità
strategiche. Christian Seelos e Johanna Mair, nell’articolo
When Innovation goes wrong pubblicato nel 2016 per la
Standford Social Innovation Review, evidenziano come la
corretta identificazione delle soluzioni percorribili sia
possibile solo a partire da un processo di apprendimento
rispetto alle comunità di riferimento.
È stato questo il caso della BRAC, una delle più grandi
imprese sociali del mondo, che lancia nel 1980 una ricerca
per identificare una soluzione alla mortalità infantile in
Bangladesh causata dalla diarrea. La soluzione arriva: si
tratta di una trattamento che combina zucchero e sale.
Solo che le norme sociali e i rapporti di potere del
contesto di riferimento influenzano la percezione del
problema e il modo in cui le persone si relazionano alle
possibili soluzioni, minando di fatto l’implementazione
della soluzione trovata.
1. Istanze di innovazione,
ispirazioni e diagnosi
In questa fase la narrazione può supportare il processo:
• facilitando il dialogo con il contesto di riferimento per far emergere
barriere, pregiudizi, mancanza di conoscenze, leve e porte di accesso
(attraverso interviste, osservazioni sul campo e ricerche desk);
• nel rendere possibile la progettazione dell’impatto che si vuole avere,
aiutando la comunità a identificare obiettivi comuni da porre in dialogo
con risorse disponibili e stato dell’arte (attraverso strumenti quali la
Theory of Change);
• favorendo la convergenza da parte di più attori su sfide che possono
essere riconosciute come condivise, per rendere più agile lo scambio di
buone pratiche e risultati (utilizzando filtri quali gli SDG).
https://www.who.int/pmnch/knowledge/publicati
ons/bangladesh_country_report.pdf?ua=1 13
14. INNOVAZIONE
SOCIALE
Quando l’obiettivo della tua azione è quella di
innescare un processo, avrai la possibilità di
progettare alcuni passaggi ma sarà fondamentale
dotarti di strumenti che consentano di dialogare con
l’imprevisto e di favorire l’emersione del cambiamento
nella comunità di riferimento. Naturalmente questo
processo dovrà stare all’interno dei limiti posti da
tempo e budget (che derivino dagli accordi con il
committente, dai vincoli di progetto o dal confronto
con mercato e investitori). Per questa ragione
identificare il modello di intervento è un passaggio
fondamentale per settare opportunamente obiettivi,
step principali, metodo e approccio di riferimento.
Tale esigenza è rafforzata dalla necessità di favorire la
collaborazione con altri soggetti, sia nelle progettualità
complesse che richiedono una grande ricchezza di
competenze (impossibili da coprire all’interno di
un’unica realtà) che nelle imprese sociali sempre più
stimolate ad agire come organizzazioni plurali. È quindi
opportuno confrontarsi sulle metodiche e gli approcci
portati dalle diverse realtà che saranno operative
insieme a noi e, allo stesso tempo, costruire uno
spazio di fiducia con gli stakeholder chiamati a
utilizzare gli strumenti che abbiamo scelto.
2. Proposte e idee
In questa fase la narrazione può supportare il processo:
• nel definire con chiarezza l’approccio e il metodo che si vogliono adottare,
rendendoli espliciti verso il team operativo e i soggetti coinvolti (senza
sottovalutare che la pratica potrà rivelare sfumature differenti nel modo in
cui ognuno li applica);
• rendendo intellegibili gli strumenti e il modo in cui vengono utilizzati
anche verso i diversi stakeholder, per favorire un processo di capacitazione
di tutti i soggetti coinvolti nel processo (perché possano avvalersene anche
in altri contesti);
• superando le etichette in favore dei contenuti da sviluppare e degli
obiettivi che ci poniamo (ad esempio traducendo le parole inglesi che
possono creare false comprensioni di quello che stiamo proponendo o
barriere nell’uso). 14
15. INNOVAZIONE
SOCIALE
Passare da un modello/idea a un
prodotto/servizio/modello richiede una
strutturazione progressiva che non può astenersi,
rispondendo a un approccio human-centred, dal
coinvolgimento degli utenti. Questa strutturazione
progressiva passa attraverso test che possono
andare dalla semplice verifica dell’idea, alla
prototipazione di alcune caratteristiche o
dell’intero prodotto/servizio/modello, fino al
lancio di un pilot completo. #SembraOrriols è un
processo, sviluppato da CivicWise durante un anno
di lavoro, che ha portato a progettare in maniera
collaborativa un prototipo pop-up delle strutture
da inserire nello spazio antistante l’eremo di San
Jerònimo nel quartiere Orriols di Valenza. Sono
state indagate le restrizioni burocratiche e
amministrative, è stato analizzato il quartiere
(necessità, potenzialità e criticità) ed è stata
coinvolta la cittadinanza per due giorni nel testare
le strutture provando a vivere lo spazio in modo
nuovo, perfezionando o validando quanto emerso
in fase di ideazione.
3. Prototipi e pilot
In questa fase la narrazione può supportare il processo:
• facilitando l’astrazione di qualità chiave degli utenti (come nel caso della
costruzione di personas: archetipi che superano l’approccio quantitativo propost
dall’analisi dei target in favore di una visione olistica delle caratteristiche chiave
del proprio utente);
• consentendo di assumere il punto di vista dell’utente nell’esplorare il prodotto/
servizio/modello nella sua fruizione (strumenti quali storyboard, user journey o
service blue print);
• verificando la percezione da parte degli utenti delle proposte sviluppate (in
termini di aspettative, valore riconosciuto e usabilità); > raccogliendo idee e
proposte di miglioramento da parte degli utenti (attraverso sessioni di lavoro
facilitate come le jam session e gli hackathon);
• aggiornando i partecipanti sull’evoluzione del prodotto/servizio/modello e il
modo in cui è stato utilizzato il materiale emerso dal lavoro compiuto insieme.
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16. INNOVAZIONE
SOCIALE
L’idea si traduce in pratica quotidiana: viene perfezionata, messa a regime e
diffusa. Si struttura per poter trovare continuità e costruire la sostenibilità
economica di lunga durata. Diviene necessario costruire l’identità del
prodotto/servizio/modello perché sia riconoscibile. Si chiariscono vision e
mission per poter dialogare con le opportunità e le criticità che si
presenteranno. Il team si consolida. Nascono partnership e alleanze che
aumentano la credibilità di quello che stiamo facendo e ampliano le nostre
possibilità. Gli utenti interagiscono con il cambiamento che stiamo
proponendo. In questa fase la narrazione può supportare il processo:
• rendendo possibile la comunicazione del prodotto/servizio/modello
verso gli utenti (brand identity, creazione di una strategia di
comunicazione);
• diffondendo nuova consapevolezza e abitudini di
consumo/socialità/fruizione tra gli utenti;
• contribuendo a ingaggiare possibili investitori (attraverso i pitch). Nello
scrivere questo articolo mi sono resa conto di come la mia esperienza si
sia concentrata su questi primi step.
4. Consolidamento
-
Qui alle innovazioni possono accadere molte cose: trasformazioni inedite in risposta a nuove opportunità di mercato, fine del
budget disponibile, tempistica infausta (troppo presto o troppo tardi rispetto alle esigenze del mercato/alla disponibilità dei
partner/al quadro legislativo di riferimento), trasformazioni esistenziali delle persone coinvolte, cambi politici. Molta retorica
dell’innovazione sociale ora tende a valorizzare l’errore, ma il viaggio dell’eroe continua a essere la struttura narrativa di
riferimento: difficile superare il pudore del fallimento. Quelli che seguono riguardano intuizioni, incontri, studi. Spesso però
sono anche scenari ancora in fieri. Da questo punto di vista la narrazione può aiutare a comprendere la ricchezza che
altrimenti andrebbe persa e darle un posto nel processo.
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17. INNOVAZIONE
SOCIALE
Raggiunto il consolidamento, in che modo cresce un’innovazione sociale? Ci sono
diverse strategie che possono riguardare la scalabilità di un modello di business ma
anche la diffusione della sperimentazione compiuta come pratica di successo.
Meccanismi di rete come quelli di CivicWise consentono di connettere
sperimentazioni in atto su diversi territori, favorendo l’adattamento di format e
pratiche a contesti diversi: ad esempio il format CivicTalk nato all’interno dello
spazio di co-working Volume di Parigi per favorire la collaborazione tra gli enti
ospitati è diventato uno strumento per facilitare le Case nel Quartiere di Torino nel
coinvolgimento dei cittadini rispetto alla presa in carico e cura di spazi verdi urbani,
dando origine in due casi su tre a Patti di Collaborazione.
La diffusione può riguardare anche il modo in cui il processo coinvolge i propri
stakeholder, come nel caso del Semaforo della Povertà: una piattaforma promossa
dalla Fundaciòn Paraguaya che, partendo dalla necessità di stimolare maggiore
consapevolezza negli abitanti delle favelas rispetto alle proprie condizioni di vita, ha
sviluppato un’app che consente loro di valutarle secondo un codice strutturato sulla
base di un semaforo e li aiuta attraverso la condivisione di foto degli ambienti
principali delle loro abitazioni a identificare i punti di miglioramento possibili
secondo 54 parametri precedentemente identificati. Quello che è emerso nella
prima fase di sperimentazione è stata la difficoltà delle persone ad avere una
percezione realistica delle proprie condizioni. In una seconda fase, attualmente in
atto, la sfida è diventata rendere il miglioramento non solo una sforzo individuale
ma comunitario. Oggi il Semaforo della Povertà sta lavorando all’attivazione di hub
sul territorio che uniscano la dimensione online e quella offline per consentire alla
comunità di attivarsi nel modificare le condizioni delle aree cittadine che la
piattaforma evidenzierà come “rosse”.
5. Diffusione
In questa fase la narrazione può supportare il
processo:
• capitalizzando i risultati ottenuti;
• elaborando linee guida per i policy maker;
• favorendo la diffusione del
prodotto/servizio/modello.
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18. INNOVAZIONE
SOCIALE
È l’obiettivo ultimo dei processi di innovazione
sociale. Coinvolge l’interazione di diversi elementi:
movimenti, modelli di business, leggi e
regolamenti, dati e infrastrutture e nuovi modi di
pensare e agire.
Solitamente è il risultato dell’interazione di diverse
innovazioni. In questa fase diventa fondamentale il
ruolo della Pubblica Amministrazione. Città alla
ricerca di posizionamenti forti a livello
internazionale rispetto all’innovazione sociale,
come Milano e Torino, stanno sviluppando modelli
sistemici che raccolgano le esperienze condotte sul
territorio urbano in maniera organica attraverso
uno storytelling condiviso (come ad esempio la
piattaforma Torino Social Impact).
6.
Cambiamento
sistemico
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19. INNOVAZIONE
SOCIALE
Sono promosse inoltre diverse azioni che mirano ad agire
direttamente sulla trasformazione dei comportamenti.
A riguardo molto dibattuto è, ad esempio, l’approccio legato alla
“spinta gentile” offerta dal nudging (teorizzata dall’economista
Richard Thaler e da Cass R. Sunstein nel 2008): applicazione
dell’architettura delle scelte a temi di forte rilievo sociale,
coerentemente con un approccio etico e il rispetto delle libertà di
scelte individuali.
Così gli spazi pubblici diventano luogo per suggerire
comportamenti virtuosi, come ad esempio nel caso degli interventi
di urbanismo tattico attuati in Piazza Dergano e Piazza Angilberto II
a Milano.
Naturalmente queste riflessioni pongono il tema di cosa possa
essere realmente progettato e come sia invece necessario
strutturare i processi perché possano accogliere la propositività
delle comunità (Ezio Manzini a riguardo nel suo libro Politiche del
Quotidiano parla dell’affordance, la possibilità di progettare spazi e
strumenti perché siano di stimolo alla creazione di relazioni e
pratiche).
6.
Cambiamento
sistemico
19
20. INNOVAZIONE
SOCIALE
La narrazione in questa costruzione diventa fondamentale, come testimoniato
anche dal lavoro di Virginia Tassinari e del gruppo del DESIS Lab. L’esperimento
condotto nel 2015 a Seraing, un piccolo centro vicino a Liegi in Belgio, ha
mostrato le potenzialità delle metafore come spazio di costruzione di senso
condiviso e delle pratiche politiche narrative. I ricercatori hanno identificato nel
teatro delle marionette un importante medium verso la comunità locale (che
ne compie una fruizione simile alla comunità siciliana con i Pupi). L’epos, ancora
vivo, è stato attualizzato attraverso la figura di Tchantché: un lavoratore
coraggioso e anarchico della tradizione popolare. Sono stati costruiti, attraverso
sessioni di co-progettazione, diversi plot in cui Tchantché combatte con il
diavolo (le grandi imprese che hanno contribuito alla scomparsa delle piccole
attività locali), supportato dalla Fata Bianca (i designer coinvolti nel processo).
Le successive sessioni di co-progettazione e messa in scena hanno consentito di
raccogliere importanti input sulla percezione delle comunità locali rispetto ai
processi trasformativi in essere e alle possibilità di miglioramento. Oltre
all’importante lavoro di ascolto che può essere così compiuto c’è anche una
fondamentale dimensione dialogica realizzata attraverso la messa a
disposizione di dati per orientare le scelte di chi opera sul mercato o fornisce
servizi alla pubblica amministrazione (open government), o meccanismi
innovativi di public private partnership (nuovi strumenti legislativi come i Patti
di Collaborazione ma anche nuove modalità di ingaggio che superino i limiti dei
bandi di gara come la piattaforma.gov). Anche il decision making di attori privati
si relaziona con le narrazioni in atto, come testimonia la creazione da parte
della Rockfeller Foundation di un fondo (Zero Gap) in cui confluiscono
investimenti privati volti a colmare il delta finanziario necessario a supportare il
raggiungimento degli SDG.
6. Cambiamento
sistemico
In questa fase la narrazione può supportare il processo:
• facilitando l’ascolto delle comunità;
• stimolando comportamenti virtuosi;
• facilitando il policy design attraverso pratiche
innovative;
• agevolando la creazione di meccanismi innovativi di
public-private partnership.
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21. INNOVAZIONE
SOCIALE
Questa fase esula da quanto previsto dall’Open Book of Social
Innovation. Abbiamo visto, tuttavia, come il tema della valutazione
sempre più possa costituire un discrimine tra marketing e reali
intenzioni di cambiamento. La valutazione assume un grande rilievo per
le imprese sociali, sia in dialogo con l’orientamento
in materia dettato a livello europeo (CESE, 2013), che rispetto a quanto
previsto dalla riforma del terzo settore che la pone come obbligo per le
realtà che partecipano a bandi pubblici, nazionali e internazionali, e per
gli enti con entrate superiori al milione di euro. Come recita il Codice del
Terzo settore (D.Lgs 3 luglio 2017, n. 117 art. 7 comma 3) “per
valutazione dell’impatto sociale si intende la valutazione qualitativa e
quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività
svolte sulla comunità di riferimento rispetto all’obiettivo individuato”.
L’economista Stefano Zamagni ha in più occasioni evidenziato come
“valutare” significa “dare valore” e non meramente misurare e
giudicare. Per questa ragione anche nel coordinare il Tavolo di lavoro
sulla valutazione dell’impatto sociale presso il ministero del Welfare, da
cui emergeranno le linee guida per la valutazione di impatto, Zamagni
ha promosso un approccio che renda gli enti sociali protagonisti della
realizzazione del modello metrico con cui misurare la propria efficienza.
L’equilibrio tra scientificità/comparabilità e auto-determinazione rende
molto avvincenti le sfide che si porranno per lo storytelling anche
nell’ambito della valutazione, non solo rispetto alle imprese sociali ma
anche rispetto a tutte le progettualità che mirano a un cambio sistemico
e alle politiche che saranno messe in atto dai diversi decisioni politici.
7. Valutazione di impatto
In questa fase la narrazione può supportare il
processo:
• verificando la profondità del cambiamento
generato nella vita delle persone;
• rendendolo riconoscibile;
• permettendo che riverberi in nuove pratiche,
politiche e strutture
21
22. CONCLUSIONI
(1 di 2)
Le riflessioni condivise in questo articolo, nate
dall’intervento e dalle conversazioni che lo hanno preceduto
e seguito, sono state la preziosa occasione per provare a
ordinare i pensieri su come raccontare il cambiamento
contribuisca ad abilitarlo e a portarlo nella vita delle
persone. O, più semplicemente, per capire nella nostra
pratica quotidiana di innovatori sociali a cosa serve
raccontare. Provando a raccogliere quanto emerso in punti:
• L’arte di ascoltare
La narrazione permette di mappare i sistemi, facendo
emergere istanze di cambiamento, peculiarità, trend,
leve di cambiamento ma anche barriere e limiti.
• Raccontare per riconoscersi
Facilita il riconoscimento delle persone all’interno dei
sistemi, agevolando la loro collaborazione nel valorizzare
il contributo specifico di ognuno e delle relazioni che è in
grado di costruire. 22
23. CONCLUSIONI
(2 di 2)
• Saper nominare il cambiamento per orientarlo
Costituisce un’importante bussola nel costruire il
cambiamento verso cui si vuole andare, permettendo di
monitorare la sua realizzazione e accogliere il contributo di
quanti sono coinvolti nel processo.
• Dare un posto al disordine
Valorizzare le esperienze condotte, anche lì dove l’esito è
stato diverso da quello progettato, apprendendo
dall’imprevisto.
• La narrazione come strumento di immaginazione
collettiva
Permette anche a realtà distanti di collaborare e generare
intelligenza collettiva.
• Cambiare la nostra narrativa del mondo
Rende evidenti i cambiamenti sistemici, trasformando il
modo in cui raccontiamo il mondo che ci circonda e il modo
in cui portiamo il nostro contributo al suo miglioramento. 23