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Il percorso di cambiamento
visto con gli occhi
di un imprenditore
Sandra Paserio
© P a s e r i o & P a r t n e r s
C o p y r i g h t © 2 0 2 0
E d i z i o n e n o v e m b r e 2 0 2 0
La storia di Gianni
P e r 3 0 a n n i
h o v i s s u t o l a v i t a a z i e n d a l e
a t t r a v e r s o g l i o c c h i d e g l i i m p r e n d i t o r i .
Q u e l l a d i G i a n n i n e è l ’ e m b l e m a .
U n f i l m d u r a t o 5 0 a n n i
c h e è b e l l o r i v e d e r e
p e r c o m p r e n d e r n e i l p a s s a t o
e p r o i e t t a r n e i l f u t u r o .
Sandra Paserio
P a s e r i o & P a r t n e r s
soggetto.
4
PREFAZIONE:
LA STORIA DI GIANNI
8
GUARDARSI ALLO SPECCHIO PER
RAFFORZARE LA LEADERSHIP
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SVILUPPARE LA STRATEGIA CON
UNA LOGICA NON ORDINARIA
16
AGIRE SULLO SCHELETRO
DELL'AZIENDA
20
PARTIRE DA UN SISTEMA PER
ARRIVARE ALLE PERSONE
6
PREPARARSI AL CAMBIAMENTO E
ALL'ANTIFRAGILITÀ
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L'AUTRICE
26
SOLUZIONI PER L'IMPRENDITORE
28
COSA PUÒ FARE
PASERIO&PARTNERS
#STORIEDIUNIMPRENDITORE
Novembre 2020
I N D I C E
Gianni è un imprenditore.
Un uomo coi capelli bianchi che trasuda saggezza.
Le rughe gli segnano il viso ma gli occhi esprimono l’entusiasmo
del sognatore.
Continua a fare domande. Non smette mai di parlare. Vuole
capire.
Non ho mai visto nessuna persona con questa apertura mentale e
questa curiosità.
È uno spettacolo della natura e sono attratta dalla sua storia.
Una storia che mi stacca dal ruolo di professionista per
immergermi in quello imprenditoriale.
Mi racconta di quando ha mosso i primi passi nel mondo
aziendale.
Era giovane, aveva una voglia matta di mettersi in gioco.
Ha fatto ogni sorta di lavoro.
Da ognuno ha tratto un insegnamento che ha portato con sé.
Un arricchimento continuo che gli ha fatto comprendere
l’importanza del lavoro, le difficoltà di ogni ruolo all’interno
dell’azienda, quelli che erano i conflitti e le dinamiche del team.
Un percorso di crescita personale e professionale che gli ha
permesso di guidare l’azienda verso un cambiamento culturale e
verso l’antifragilità.
Iniziamo la sua storia e riavvolgiamo la bobina del film.
lastoriadiGianni.
ASCOLTA
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#storiediunimprenditore
Giovanni, per gli amici Gianni, racconta il periodo della sua vita
lavorativa in cui ha fatto lo spettatore.
“Ho lavorato per anni per diversi imprenditori”, esordisce.
“Ho svolto i lavori più umili. Ho osservato e ho arricchito il mio
bagaglio culturale.
Ho fatto come l’alunno durante gli anni di scuola. Ho imparato.
Mi sono sporcato le mani e ho metabolizzato le dinamiche del
mondo del lavoro.
Mi sono specializzato, ho messo da parte qualche soldo per
iniziare la mia attività.
Qualche attrezzo, uno scantinato e tanta fame. Fame di sapere,
di scoprire, di costruire e di fare.
Dopo qualche anno, mi ha dato una mano qualche aiutante.
Ragazzi giovani, abituati ad eseguire, ma ai quali ho sempre
portato rispetto”.
Mentre mi parla i miei pensieri volano al momento in cui, per la
prima volta, ho messo piede in quell’azienda.
Rispetto. Un valore che ho respirato nell’aria appena varcata la
soglia.
Aleggiava ovunque. Una cultura basata sul fatto che ognuno è un
tassello importante.
Una persona da rispettare, indipendentemente dal ruolo che
ricopre e dal lavoro che fa.
Torno con la mente a Gianni e continuo ad ascoltare le sue
parole.
“Da allora le cose sono cambiate. È cambiato il mercato. Sono
cambiate le persone. È cambiata la relazione tra le persone.
Con questo non voglio dire che prima era sempre tutto uguale.
preparazioneal
cambiamentoeall’antifragilità.
ASCOLTA
Questo no.
Il cambiamento c’è sempre stato. Non è quello che mi spaventa.
Oggi mi spaventa la velocità del cambiamento. Una velocità che ci obbliga a
diventare flessibili ma soprattutto antifragili.
Dobbiamo allenarci. Dobbiamo essere pronti quando arriveranno altri cigni neri
come questo coronavirus. Non possiamo farci trovare impreparati un’altra volta”.
E proprio mentre parla di paura, ecco che, inconsapevolmente, si alza e si dirige
verso il divano dell’ufficio.
Una reazione che lo allontana da qualcosa che lo turba, da quell’emozione
apparentemente scomoda ma, che una volta gestita, si trasformerà in coraggio.
Gianni si siede sul divano, fa un lungo respiro e continua il suo racconto.
“Un tempo il successo della mia azienda dipendeva esclusivamente da me, dalla
mia intuizione, dalla mia capacità di decidere e di rischiare.
I miei dipendenti erano uno strumento, un mezzo per raggiungere gli obiettivi
aziendali. Obiettivi che venivano definiti con molto semplicità, senza una strategia
definita, senza una pianificazione dettagliata.
Il rapporto con i dipendenti era chiaro.
Io dicevo cosa fare, come farlo e in che tempi.
Loro eseguivano gli ordini e adottavano le procedure che gli dicevo di seguire.
Il rapporto gerarchico metteva fine ad ogni discussione.
Oggi, il contesto è cambiato.
La tecnologia ha permesso alle persone di informarsi, di conoscere e di aprirsi al
mondo.
Oggi, le persone vogliono capire, vogliono sapere e vogliono risposte.
Se non condividono quello che devono fare, lo dicono.
Ti rispettano e ti seguono se gli dimostri, con i fatti, che sei un leader.
E oggi, guidare un’azienda in un mercato incerto e fortemente complesso non è
semplice.
7
#storiediunimprenditore
Quindi, col tempo, ho imparato ad alzare l’asticella.
Ho compreso che il successo dell’azienda dipendeva sempre
meno dalla mia capacità tecnica e sempre più dalla capacità
di trasmettere alle persone la visione, la storia e i valori
dell’impresa.
Ho iniziato a pensare in modo diverso e a focalizzarmi sul
benessere delle persone, per intraprendere un percorso di
cambiamento.
Un cambiamento culturale per rendere la mia azienda meno
vulnerabile e pronta ad affrontare le sfide di un mercato
sempre più incalzante”.
Un discorso chiaro di un imprenditore lungimirante.
Gianni sapeva che per cambiare la cultura, dovevano
cambiare i giochi. E per cambiare i giochi, doveva essere il
primo attore di un processo di cambiamento.
Gianni continua il suo racconto.
“Ho iniziato a mappare le mie capacità. Non quelle tecniche.
Quelle le conoscevo. Volevo capire qual era il gap da colmare
per diventare un buon leader. Ho sempre avuto una buona
autostima, non lo nego, ma ho iniziato a farmi delle domande
e a mettermi in discussione. Mi sono domandato se i messaggi
dati all’interno dell’organizzazione erano chiari, se le persone
conoscevano i valori dell’azienda e se si sentivano libere di
esprimere le loro idee. Insomma, ho iniziato a domandarmi se
quello che avevo sempre pensato, e creduto, fosse la realtà
dei fatti o se fosse un autoinganno e quindi c’erano delle falle
nel sistema.
Per la prima volta mi resi conto che non potevo permettermi di
sbagliare. Stavo iniziando un percorso di cambiamento e non
guardarsiallospecchioper
rafforzarelaleadership.
ASCOLTA
potevo andare avanti per tentativi.
Avevo la responsabilità di un’azienda e, fallire per inerzia, non era tra le mie
opzioni”.
Ed è così che Gianni mi ha spiegato come si è preparato al cambiamento.
“All’inizio non le nego che ero allo sbaraglio. Misurare l’intangibile non è semplice.
Ho iniziato a leggere libri, partecipare a corsi. Poi mi sono imbattuto in un assessor
certificato.
Un coach che mi ha spiegato che esistono strumenti affidabili, che permettono di
valutare la leadership in autovalutazione ed eterovalutazione per misurare quello
che pensiamo di noi come leader e quello che pensano gli altri.
Ho scoperto inoltre, parlando con lui, il nesso causale tra intelligenza emotiva e
leadership.
L’intelligenza emotiva, infatti, è predittiva per il 55% della leadership.
Mi scusi, forse ho dato alcune cose per scontato, lei sa cos’è l’intelligenza
emotiva?”.
“Da quello che so” rispondo “l’intelligenza emotiva è la capacità di comprendere le
emozioni proprie e degli altri. La capacità di utilizzarle per scelte importanti e,
infine, gestirle e
indirizzarle verso obiettivi eccellenti”.
Gianni riprende. “Quella che lei mi riporta come definizione, è stata per me una
rivelazione vitale. Mi ha permesso di fare il primo piccolo passo verso il
cambiamento culturale della mia azienda”.
Dopo aver girato gli occhi alla ricerca di un’immagine del passato, continua
“ricordo molto bene la restituzione del Coach sull’intelligenza emotiva. Di quanto
mi ha messo tra le mani le risposte anonime del questionario inviato a 20 dei miei
collaboratori.
Le risposte evidenziavano un gap importante, tra quello che pensavo di
trasmettere, e quella che era invece la percezione del mio team.
Al momento, non le nego, che alla lettura del responso ho provato un mix tra
9
#storiediunimprenditore
incredulità e rabbia. Poi ho iniziato a vedere le cose da un punto di vista diverso.
Ho collegato i puntini. Ho compreso lo schema disfunzionale inconsapevole che avevo
messo in atto per tutti quegli anni.
Ho scoperto di aver dato molto per scontato. Alcuni comportamenti non erano stati
accompagnati da una comunicazione efficace.
Cose, che per me erano irrilevanti, per i miei collaboratori non lo erano affatto.
In quel momento compresi che ognuno aveva colmato il vuoto della comunicazione, a
modo suo. Questo aveva creato incertezza e malcontento”.
A quel punto il tono della voce cambia.
Il silenzio prende il sopravvento. Passano pochi minuti poi Gianni dice “ancora oggi non
capisco come ho fatto a non accorgermi di certe cose. Ero talmente assorto dalla mia
quotidianità che stavo rischiando di perdere il vero valore della mia azienda: le
persone”.
Un momento di riflessione a voce alta che mi diede la possibilità di fare un’altra
domanda.
“E dopo? Cosa è successo dopo?”
5
11
#storiediunimprenditore
“Dopo è iniziato tutto”, mi dice. “Ho iniziato un percorso di coaching per rafforzare
la mia leadership, ho utilizzato i miei punti di forza. Ho ascoltato le persone. Ho
osservato cose che non avevo mai notato. Ho iniziato a fare domande. Ho
analizzato le soluzioni guardandole da diversi punti di vista. Ho pensato alle
conseguenze delle mie azioni, prima di metterle in atto, non dopo”.
Il tempo di riprendere fiato e continua: “Devo dire che in questo modo mi sono
risparmiato un bel po’ di grattacapi e ho iniziato a mettere ordine nella mia vita,
allineando i miei obiettivi a quelli che erano i miei valori. Per la prima volta, ho
ritrovato la serenità. Ero bilanciato, soddisfatto e realizzato. E anche la salute ne
ha giovato, non solo i miei collaboratori e i miei affari”.
Sorride. Gli chiedo, “È stata dura?”.
“Diciamo che è più facile dire agli altri quello che non va bene, che ammettere che
c’è qualcosa che non va in quello che fai tu.
È come mettersi davanti ad uno specchio e guardare per la prima volta il vero
responsabile delle cose che non vanno bene in azienda.
Fino a quel momento, era più semplice cercare il colpevole, guardando fuori dalla
finestra”.
un cliente scontento,
un pagamento improvviso,
un incasso saltato,
un litigio tra colleghi,
il Covid.
Gianni continua la storia.
Uno scenario da costruire, da mettere a fuoco per puntare
dritto alla mèta.
Una rotta da tracciare per portare la sua azienda verso un
porto sicuro.
“Quel periodo non è stato facile”, racconta Gianni, “ogni sera
portavo a casa immagini sfocate. La mia mente era un turbinio
di preoccupazioni, idee, visioni e immagini danzanti.
Non c’era un senso logico, solo una gran confusione.
Ero incastrato nella trappola della quotidianità. Il tempo
scorreva veloce e, invece di fermarmi, correvo, portando con
me la confusione dell’ignoto”.
Gianni si alza, guarda fuori dalla finestra e con un filo di voce
dice “Un giorno, guardando l’agenda e le attività svolte nella
settimana, in quella prima e in quella prima ancora, compresi
che il mio tempo lo trascorrevo a spegnere fuochi.
Ogni giorno c’era un’urgenza:
Ogni giorno ce n’era una e ogni cosa mi rallentava.
Ogni urgenza rubava il mio tempo. Quel tempo che avrei
dovuto dedicare a pensare, ad osservare, ad analizzare e ad
agire in modo
consapevole.
Fu una rivelazione importante.
svilupparelastrategia
conunalogicanonordinaria.
ASCOLTA
Una verità scomoda, non lo nego, ma che servì a farmi aprire gli occhi mettendomi
con le spalle al muro.
Un dialogo interiore che portò alla rinascita quando dissi - Adesso Basta -. Ed è da
lì che iniziai a rallentare, a semplificare e ad alleggerire.
Incominciai a distinguere le attività urgenti da quelle importanti.
Lavorai per priorità e bloccai in agenda delle giornate per dedicarmi alla strategia.
Insomma, a fare quello che ogni imprenditore dovrebbe fare.
Scelsi un consulente strategico e iniziai a mettere a fuoco quelle immagini
sbiadite”.
Il tempo di sedersi, prendere un foglio, una penna e tracciare una linea temporale
per disegnare 4 punti.
Accanto al primo punto, Gianni scrive la parola Obiettivo.
“Questo è stato il più tosto. Definire e ridefinire l’obiettivo non è stato facile, ma ne
è valsa la pena”.
Di fianco al secondo punto, scrive la parola Come peggiorare.
Il mio sguardo enigmatico non sfugge a quell’ imprenditore illuminato. Sorride e
aggiunge:
“Lo so, sembra strano ma quello che mi ha aiutato maggiormente a definire la
strategia della mia azienda, è stato proprio il - come peggiorare -. Grazie alle
tecniche di Problem Solving Strategico Aziendale, il business coach ha rotto uno
schema mentale disfunzionale che mi trascinavo ormai da anni.
È bastato farmi lavorare su quello che potevo fare o non fare, dire o non dire,
pensare o non pensare per fallire l’obiettivo, che da quel momento ho compreso
quante cose stavo mettendo in atto che, invece di aiutarmi, mi stavano facendo
allontanare da quello che volevo.
È strano, lo so, ma funziona. Mi creda”.
Accanto al terzo punto, scrive la parola Scenario.
13
#storiediunimprenditore
Gli occhi si illuminano e continua “Ricordo quel momento come se fosse oggi. Ho
immaginato tutto. Ho sentito le voci delle persone. Ho visto il loro sorriso sulle labbra.
Era come se riuscissi ad essere lì. Era come se fossi dentro a un film. In quel momento ho
capito che quello che pensavo e che volevo, si poteva fare. In quel momento ho provato
una sensazione di benessere. Un benessere che ho provato poi il giorno in cui, quel
sogno si è trasformato in realtà”.
Il tempo per un sospiro e Gianni scrive l’ultimo punto: Scalatore.
Se prima ero stupita, in quel momento ero confusa.
“È una tecnica” dice “una tecnica che funziona anche questa al contrario. Il lavoro che
ho fatto è stato quello di mettere in ordine le azioni per raggiungere l’obiettivo ma,
invece di partire dalla prima, sono partito dall’ultima. L’ultima azione da compiere prima
di raggiungere l’obiettivo, e poi, proprio come uno scalatore, sono andato al contrario e
ho iniziato ad elencare la penultima azione, poi quella prima ancora, fino a definire il
primo piccolo passo per raggiungere l’obiettivo che mi ero
prefissato”.
Non riesco a trattenere il mio stupore e aggiungo “Quindi si chiama tecnica dello
scalatore perché è il percorso che fa mentalmente lo scalatore quando parte dalla cima
della montagna per scendere con la corda fino ad arrivare a valle, corretto?”.
“Si, corretto”, risponde. “Anche in questo caso si lavora al contrario di quello che è il
nostro normale modo di pensare. Questo viene fatto per trovare soluzioni innovative con
l’aiuto della parte destra del cervello, quella creativa. Quella pianificazione è diventata
poi una tabella di marcia. L’ho scritta su un foglio, l’ho appesa nel mio ufficio e l’ho
seguita con costanza e determinazione, per evitare che le urgenze rubassero il mio
tempo”.
Ascoltare Gianni è affascinante.
Rimarrei ad ascoltarlo per ore, ma ormai il buio ha avvolto la stanza e ci diamo
appuntamento per il giorno successivo.
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15
#storiediunimprenditore
Gianni è consapevole che, per creare un’azienda stabile, ha
bisogno di agire su 3 aree: Leadership, Strategia e
Organizzazione.
Un sistema unico, flessibile, ma soprattutto sostenibile per
rispondere a un mercato che, sappiamo, essere sempre più
volatile e fortemente incerto.
Dopo aver rafforzato la leadership e la strategia da adottare
per raggiungere i suoi obiettivi, Gianni racconta il suo vissuto,
passando allo sviluppo dell’Organizzazione interna.
Davanti a un buon caffè e con i raggi del sole che gli
illuminano il viso, Gianni continua a raccontare la sua storia.
“Ricordo il giorno in cui ho preso in mano la mia agenda. Ho
sbarrato 4 giorni e mi sono dedicato ad osservare le dinamiche
aziendali. Pensavo di averlo sempre fatto e probabilmente è
stato così, almeno in parte.
Sono un appassionato e questa organizzazione l’ho amata dal
primo giorno in cui l’ho costituita. Ma in quei giorni ho fatto
qualcosa che non avevo mai fatto. Sono andato nei vari
reparti e ho osservato con attenzione. Ho lasciato il mio
cellulare in ufficio e ho portato con me solo una penna e un
blocco per gli appunti. Nient’altro.
Mi sono messo in un angolo e ho notato cose che in quegli
anni, non so perché, mi erano sfuggite. Ogni tanto giravo tra i
collaboratori e quando non capivo qualcosa, chiedevo.
La curiosità e la voglia di efficientare i processi di lavoro, ha
attratto la mia attenzione e le energie erano lì, pronte per
essere canalizzate in quel progetto.
Nessun giudizio, nessun intervento, nessuno suggerimento.
agiresulloscheletro
dell’azienda.
ASCOLTA
un ingegnere gestionale ci ha supportato nella pianificazione dei processi,
un esperto informatico ci ha consigliato le soluzioni per la digitalizzazione delle
attività,
un agente di cambiamento ha lavorato con l’ufficio risorse umane per formare
e accompagnare le persone in un percorso fatto di piccole cose.
Mi ero trasformato in un foglio bianco e registravo mentalmente ogni azione che
vedevo”.
Gianni si ferma. Rimane in silenzio. Finisce il caffè e poi continua:
“Dopo 4 giornate intense, sono tornato nel mio ufficio e ho rielaborato quegli
appunti. Un bottino ricco di spunti, riflessioni, informazioni e dati che ho condiviso
con il mio team e da cui siamo partiti per rivedere le procedure interne, le istruzioni
di lavoro, l’automazione dei
processi e le azioni da mettere in atto per efficientare l’azienda.
Definito lo scheletro aziendale, abbiamo sentito i nostri esperti:
Piccole azioni che hanno portato, poi, a un grande cambiamento”.
In qualità di Consulente Strategico del Lavoro, ho vissuto tramite gli occhi degli
imprenditori i conflitti interni, le resistenze al cambiamento e l’innata voglia delle
persone di rimanere nella
propria zona di comfort.
Quella zona dove i collaboratori si sentono al sicuro, protetti e a proprio agio ma,
che a lungo andare, invece di aiutare le persone, le annientano.
Una trappola mortale dove, giorno dopo giorno, si disimpara a lavorare, a trovare
soluzioni e nuovi modi per rispondere a un mercato che incalza.
Ed è per questo che gli chiedo quali difficoltà ha incontrato in questo percorso e
quanto tempo ci ha messo a raggiungere l’obiettivo.
Gianni, alza la testa e mi guarda negli occhi.
“Non so se ha letto il libro di Simon Sinek – Il gioco infinito – ma il percorso di
cambiamento è proprio questo. È un gioco che inizia, ma che non finisce mai.
17
#storiediunimprenditore
Quindi posso risponderle solo in parte. Questo nuovo gioco è iniziato almeno un paio
d’anni fa.
Abbiamo raggiunto degli ottimi risultati perché abbiamo efficientato l’azienda.
Abbiamo individuato dei KPI di risultato e di performance e abbiamo monitorato
l’andamento durante tutto il percorso.
Il trucco, però, è stato quello di rallentare. Se si vuole tutto e subito, hai perso.
Bisogna andare piano, godersi i piccoli risultati e accompagnare le persone in un
viaggio dove il cambiamento si trasforma nella normalità.
Di errori ne abbiamo fatti in questi anni, ma vado fiero del fatto che li abbiamo
analizzati.
Abbiamo visto cosa non aveva funzionato e abbiamo cambiato il nostro modo di agire.
Insomma, abbiamo definito una strategia e un piano di azione ma, ogni giorno,
abbiamo imparato dai nostri errori e ci siamo adattati.
Non le nego che in alcuni momenti, soprattutto all’inizio, le persone non capivano,
attaccavano, si lamentavano o evitavano di fare qualsiasi cosa gli venisse chiesto.
Appena mollavi un attimo, ritornavano al vecchio schema.
Ma, anche qui abbiamo imparato il significato della resilienza e dell’importanza di
credere in un progetto per mantenere la rotta e dare il buon esempio.
Tutto dipendente dai vertici. Il percorso di cambiamento e di riorganizzazione di
un’azienda per creare un sistema sostenibile è un percorso lungo e tortuoso.
I vertici devono sposare il progetto. Crederci.
Solo chi è determinato e fortemente focalizzato ci riesce. Altrimenti si rischia di
rientrare tra il 70% delle aziende che non raggiunge l’obiettivo”.
Le ultime parole risuonano nella mia mente e penso a quel rischio, spesso sottovalutato,
che può fare la differenza per ogni imprenditore.
Saluto Gianni, nella speranza che le ore che mi separano dal prossimo incontro,
trascorrano veloci.
Sono curiosa di sapere come, secondo il suo pensiero, questo sistema sostenibile,
impatta sulle persone e sul risultato aziendale.
5
19
#storiediunimprenditore
Sono tornata da Gianni. Varcata la soglia dell’azienda, guardo
l’orologio.
Le lancette sembrano bloccate.
Non vedo l’ora di sentire l’ultima parte della sua storia. Quella
legata al benessere delle persone all’interno di un sistema
sostenibile dove Leadership, Strategia e Organizzazione sono
in perfetto equilibrio.
Gianni arriva, mi saluta e mi accompagna in sala riunioni, dove
finisce la sua storia:
“Voglio parlare delle risorse umane che lavorano in questa
azienda. Sono meravigliose. Ognuna con la sua identità.
Ognuna con la sua specializzazione, ma unite dallo stesso
scopo: lavorare bene.
Esiste un patto non dichiarato tra di noi.
I vertici aziendali si occupano delle persone e fanno tutto
quello che possono per farle lavorare bene e in sicurezza, e
loro si occupano dei clienti”.
Una dichiarazione che ho sentito poche volte nelle aziende.
Quasi un patto di sangue.
Incuriosita e allineata con questa visione, mi avvicino a Gianni
e gli chiedo: “Mi racconti del clima aziendale e di come le
cose funzionano qui da voi”.
Gianni riprende “C’è un libricino di Ken Blanchard e Spencer
Johnson che si chiama - Il Nuovo One Minute Manager - se
non l’ha letto, glielo consiglio. In poche pagine riporta, in modo
simpatico, un prezioso modello di management con il quale
gestire e motivare i collaboratori.
partiredaunsistema
perarrivareallepersone.
ASCOLTA
comunicare con trasparenza la nostra visione e i nostri obiettivi,
mantenere la nostra integrità,
essere coerenti in quello che diciamo e in quello che facciamo,
rendere semplice il loro lavoro mettendo a disposizioni procedure, software,
strumenti e tutto quello che serve per lavorare bene,
Oggi le persone cercano maggiore soddisfazione, sia nel lavoro che nella vita
privata.
Quindi, per attrarre talenti e migliorare l’engagement, occorre rispondere a un
bisogno.
Creare le condizioni affinché le persone stiano bene.
Non parlo solo dell’ambiente fisico, ma anche dell’aria che si respira mentre si gira
per l’azienda.
Il sorriso delle persone, il modo in cui parlano, si muovono, come rispondono al
telefono, come si prendono cura del cliente e come agiscono davanti a un
problema o a un imprevisto, rappresentano il benessere aziendale, o meglio,
rappresentano la misurazione di questo benessere”.
Certo tutti vorrebbero star bene, penso, ma mi domando “Come mai allora questo
non avviene solitamente nelle aziende? Perché le persone sono sempre arrabbiate,
rispondono male e non vedono l’ora di scappare appena arriva la fine dell’orario di
lavoro?”.
Gianni mi osserva e dice “Lo so cosa sta pensando, quindi arrivo al sodo. Se
vogliamo che le persone stiano bene, bisogna creargli le condizioni necessarie.
Da una parte, bisogna soddisfare i loro bisogni primari, quindi sicuramente occorre
garantire una retribuzione sufficiente per vivere decentemente.
Dall’altra parte, però, bisogna creare un ambiente dove le persone si sentono
al sicuro, accettate per quello che sono e soprattutto libere di esprime le loro idee
e dare il proprio contributo.
Il nostro compito è quello di:
21
#storiediunimprenditore
ASCOLTA
ASCOLTA
rendere autonome le persone,
ma soprattutto, fidarci. Fidarci di loro e delle loro capacità.
il primo è la formazione. Le nostre risorse scelgono i percorsi formativi per la loro
crescita e il loro sviluppo. Il nostro motto è che: “Ognuno è responsabile di quello
che vuole essere e di quello che vuole diventare”;
il secondo è la tranquillità. Vivere con la paura di sbagliare, vuol dire non vivere.
Ci sono due punti che vorrei aggiungere e che mi sono particolarmente cari:
Meglio avere persone responsabili, motivate e proattive che sbagliano, che
persone che non decidono e non si espongono per paura di sbagliare".
Finito di parlare, mi fa vedere questo modello
e mi dice “Vede, tutto quello che le ho raccontato nei nostri incontri è raffigurato in
questo modello.
Un modello formato da cerchi concentrici dove la sostenibilità tocca equamente le
tre aree: Leadership, Strategia e Organizzazione.
Tutto intorno ruotano le persone.
E secondo lei, se le persone stanno bene, quale sarà il livello del servizio offerto ai nostri
clienti?”.
23
“Eccellente” rispondo io. “Proprio come negli Hotel Four Seasons dove ogni
collaboratore è al servizio del cliente, indipendentemente dal ruolo o dal compito
assegnato”.
“Ha colto il messaggio” risponde Gianni.
“Ma ora mi congedo. Ho parlato troppo. La invito a fare un giro in azienda. Parli
con i miei collaboratori e chieda tutto quello che vuole sapere. Sono loro che le
diranno come le cose funzionano qui da noi.
Ecco, adesso sa tutto.
Spero di averla ispirata, almeno in parte, perché tante volte basta cambiare il
punto di vista per vedere le cose in modo diverso”.
Gianni esce dalla stanza e io rimango lì, in silenzio, a pensare alle sue parole.
C’è una cosa che non ha detto ma che è implicito nel suo racconto: per essere un
imprenditore di successo, la prima cosa, è cambiare la mentalità.
#storiediunimprenditore
Consulente del Lavoro
Business Coach
Master Practitioner di PNL
Problem Solver Strategico Aziendale
Assessor certificato Six Seconds per l’intelligenza emotiva
e la gestione del cambiamento
S a n d r a P a s e r i o
Sandra è consulente del lavoro con lo spirito da startupper e
con alle spalle oltre 30 anni di esperienza.
Ha fondato e gestito per 30 anni lo Studio Paserio, oggi
Paserio &
Partners, spostando il focus dal “lavoro” alla “persona”.
Il percorso di crescita e cambiamento personale e
professionale è stato strutturato per trovare tecniche, metodi e
strumenti volti ad aiutare l’imprenditore a trasformare le
persone in generatori di valore all’interno di un sistema
aziendale sostenibile.
Oggi Sandra è
Scopri
Paserio & Partners
Professionisti per la ripresa
l'autrice.
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#storiediunimprenditore
è un leader visionario, aperto al cambiamento, capace di
guidare e coinvolgere le persone creando una cultura
sostenibile,
è uno stratega che deve stabilire e mantenere la rotta
tenendo saldo il timone,
è un manager che deve organizzare le attività adottando
processi semplici, intuitivi e digitalizzati in un’ottica di
efficientamento per raggiungere gli obiettivi nei tempi
prefissati.
Leadership
Strategia
Organizzazione.
L’imprenditore:
Per svolgere il suo compito deve muovere le persone.
Per farlo, ha bisogno di creare un sistema sostenibile agendo
equamente su 3 aree:
soluzioniperl'imprenditore.
Un volano che, una volta azionato,
trasformerà le persone in generatori di valore per i propri clienti.
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#storiediunimprenditore
misurare la leadership e l’intelligenza emotiva con
strumenti scientifici (in auto ed etero valutazione),
rafforzare la leadership.
Cosa può fare Paserio & Partners per aiutare
l’imprenditore a trasformare le persone in generatori di
valori
Leadership
Abbiamo acquisito competenze, tecniche e strumenti per:
cosapuòfarePaserio&Partners.
nella definizione della strategia e del piano d’azione da mettere in campo
attraverso attività di Problem Solving Strategico aziendale,
nella gestione del cambiamento culturale e organizzativo,
nella fornitura di report, strumenti di analisi del costo del lavoro e KPI per lo
sviluppo di scenari.
politiche retributive;
contenimento del costo del lavoro;
gestione, sviluppo ed efficientamento delle risorse umane;
organizzazione e automazione dei processi in ambito HR;
relazioni industriali;
inserimento di nuove risorse;
riorganizzazione e ristrutturazione in ambito HR.
Strategia
Analizziamo e supportiamo i vertici aziendali:
Nella scelta strategica in merito alle:
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#storiediunimprenditore
Payroll in azienda con il portale di Studio;
efficientamento dell’ufficio HR e supporto consulenziale all’HR Manager;
esternalizzazione dell’ufficio risorse umane;
definizione della strategia e della stima dei costi del personale ai fini della
partecipazione a gare d’appalto;
esternalizzazione del servizio di verifica della documentazione in presenza di
appalti;
asseverazione contributiva (Asse.co) a tutela del committente e dell’appaltatore.
Organizzazione
In qualità di Consulenti del Lavoro con una mentalità imprenditoriale, abbiamo studiato
soluzioni personalizzate ed integrate per automatizzare i processi ai fini
dell’efficientamento della gestione del personale, per il contenimento dei costi e per
garantire un servizio tempestivo e di qualità in un’ottica di partnership.
Alcune soluzioni proposte:
misurazione delle performance e del clima aziendale attraverso l’assessment;
interventi di problem solving per lo sviluppo delle risorse umane;
consulenza per l’HR Manager;
HR Manager in outsourcing;
IT & processi per la gestione delle risorse umane.
Persone
Come nel gioco degli scacchi, nella gestione strategica delle risorse umane, la
partita viene vinta grazie alla miglior combinazione di consulenza, formazione,
coaching, problem solving e assessment.
Una magia, apparentemente illogica, che porta al miglioramento delle
performance e allo sviluppo delle risorse umane con un occhio di riguardo al costo
del lavoro e al benessere aziendale.
Le 5 soluzioni studiate dalla P&P sono:
31
#storiediunimprenditore
Aiutiamo le PMI a rialzarsi dopo il periodo emergenziale
L’unione fa la forza. Per noi, non è solo un motto. È qualcosa di più.
Qualcosa in cui crediamo e che ci può aiutare ad abbandonare il nostro individualismo
come professionisti.
Abbiamo fondato il network #professionistiperlaripresa.it per offrire un servizio
multidisciplinare
integrato e aiutare le PMI a rialzarsi dopo il lockdown.
33
#storiediunimprenditore
Via Piceni 5 – 21013 – Gallarate (VA)
Via L. Mascheroni 22 – 20145 – Milano (solo su appuntamento)
Tel. +39 0331 073277 | +39 0331 775220
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Il percorso di cambiamento visto con gli occhi di un imprenditore

  • 1. Il percorso di cambiamento visto con gli occhi di un imprenditore Sandra Paserio
  • 2. © P a s e r i o & P a r t n e r s C o p y r i g h t © 2 0 2 0 E d i z i o n e n o v e m b r e 2 0 2 0
  • 3. La storia di Gianni P e r 3 0 a n n i h o v i s s u t o l a v i t a a z i e n d a l e a t t r a v e r s o g l i o c c h i d e g l i i m p r e n d i t o r i . Q u e l l a d i G i a n n i n e è l ’ e m b l e m a . U n f i l m d u r a t o 5 0 a n n i c h e è b e l l o r i v e d e r e p e r c o m p r e n d e r n e i l p a s s a t o e p r o i e t t a r n e i l f u t u r o . Sandra Paserio P a s e r i o & P a r t n e r s soggetto.
  • 4.
  • 5. 4 PREFAZIONE: LA STORIA DI GIANNI 8 GUARDARSI ALLO SPECCHIO PER RAFFORZARE LA LEADERSHIP 12 SVILUPPARE LA STRATEGIA CON UNA LOGICA NON ORDINARIA 16 AGIRE SULLO SCHELETRO DELL'AZIENDA 20 PARTIRE DA UN SISTEMA PER ARRIVARE ALLE PERSONE 6 PREPARARSI AL CAMBIAMENTO E ALL'ANTIFRAGILITÀ 24 L'AUTRICE 26 SOLUZIONI PER L'IMPRENDITORE 28 COSA PUÒ FARE PASERIO&PARTNERS #STORIEDIUNIMPRENDITORE Novembre 2020 I N D I C E
  • 6. Gianni è un imprenditore. Un uomo coi capelli bianchi che trasuda saggezza. Le rughe gli segnano il viso ma gli occhi esprimono l’entusiasmo del sognatore. Continua a fare domande. Non smette mai di parlare. Vuole capire. Non ho mai visto nessuna persona con questa apertura mentale e questa curiosità. È uno spettacolo della natura e sono attratta dalla sua storia. Una storia che mi stacca dal ruolo di professionista per immergermi in quello imprenditoriale. Mi racconta di quando ha mosso i primi passi nel mondo aziendale. Era giovane, aveva una voglia matta di mettersi in gioco. Ha fatto ogni sorta di lavoro. Da ognuno ha tratto un insegnamento che ha portato con sé. Un arricchimento continuo che gli ha fatto comprendere l’importanza del lavoro, le difficoltà di ogni ruolo all’interno dell’azienda, quelli che erano i conflitti e le dinamiche del team. Un percorso di crescita personale e professionale che gli ha permesso di guidare l’azienda verso un cambiamento culturale e verso l’antifragilità. Iniziamo la sua storia e riavvolgiamo la bobina del film. lastoriadiGianni. ASCOLTA
  • 8. Giovanni, per gli amici Gianni, racconta il periodo della sua vita lavorativa in cui ha fatto lo spettatore. “Ho lavorato per anni per diversi imprenditori”, esordisce. “Ho svolto i lavori più umili. Ho osservato e ho arricchito il mio bagaglio culturale. Ho fatto come l’alunno durante gli anni di scuola. Ho imparato. Mi sono sporcato le mani e ho metabolizzato le dinamiche del mondo del lavoro. Mi sono specializzato, ho messo da parte qualche soldo per iniziare la mia attività. Qualche attrezzo, uno scantinato e tanta fame. Fame di sapere, di scoprire, di costruire e di fare. Dopo qualche anno, mi ha dato una mano qualche aiutante. Ragazzi giovani, abituati ad eseguire, ma ai quali ho sempre portato rispetto”. Mentre mi parla i miei pensieri volano al momento in cui, per la prima volta, ho messo piede in quell’azienda. Rispetto. Un valore che ho respirato nell’aria appena varcata la soglia. Aleggiava ovunque. Una cultura basata sul fatto che ognuno è un tassello importante. Una persona da rispettare, indipendentemente dal ruolo che ricopre e dal lavoro che fa. Torno con la mente a Gianni e continuo ad ascoltare le sue parole. “Da allora le cose sono cambiate. È cambiato il mercato. Sono cambiate le persone. È cambiata la relazione tra le persone. Con questo non voglio dire che prima era sempre tutto uguale. preparazioneal cambiamentoeall’antifragilità. ASCOLTA
  • 9. Questo no. Il cambiamento c’è sempre stato. Non è quello che mi spaventa. Oggi mi spaventa la velocità del cambiamento. Una velocità che ci obbliga a diventare flessibili ma soprattutto antifragili. Dobbiamo allenarci. Dobbiamo essere pronti quando arriveranno altri cigni neri come questo coronavirus. Non possiamo farci trovare impreparati un’altra volta”. E proprio mentre parla di paura, ecco che, inconsapevolmente, si alza e si dirige verso il divano dell’ufficio. Una reazione che lo allontana da qualcosa che lo turba, da quell’emozione apparentemente scomoda ma, che una volta gestita, si trasformerà in coraggio. Gianni si siede sul divano, fa un lungo respiro e continua il suo racconto. “Un tempo il successo della mia azienda dipendeva esclusivamente da me, dalla mia intuizione, dalla mia capacità di decidere e di rischiare. I miei dipendenti erano uno strumento, un mezzo per raggiungere gli obiettivi aziendali. Obiettivi che venivano definiti con molto semplicità, senza una strategia definita, senza una pianificazione dettagliata. Il rapporto con i dipendenti era chiaro. Io dicevo cosa fare, come farlo e in che tempi. Loro eseguivano gli ordini e adottavano le procedure che gli dicevo di seguire. Il rapporto gerarchico metteva fine ad ogni discussione. Oggi, il contesto è cambiato. La tecnologia ha permesso alle persone di informarsi, di conoscere e di aprirsi al mondo. Oggi, le persone vogliono capire, vogliono sapere e vogliono risposte. Se non condividono quello che devono fare, lo dicono. Ti rispettano e ti seguono se gli dimostri, con i fatti, che sei un leader. E oggi, guidare un’azienda in un mercato incerto e fortemente complesso non è semplice. 7 #storiediunimprenditore
  • 10. Quindi, col tempo, ho imparato ad alzare l’asticella. Ho compreso che il successo dell’azienda dipendeva sempre meno dalla mia capacità tecnica e sempre più dalla capacità di trasmettere alle persone la visione, la storia e i valori dell’impresa. Ho iniziato a pensare in modo diverso e a focalizzarmi sul benessere delle persone, per intraprendere un percorso di cambiamento. Un cambiamento culturale per rendere la mia azienda meno vulnerabile e pronta ad affrontare le sfide di un mercato sempre più incalzante”. Un discorso chiaro di un imprenditore lungimirante. Gianni sapeva che per cambiare la cultura, dovevano cambiare i giochi. E per cambiare i giochi, doveva essere il primo attore di un processo di cambiamento. Gianni continua il suo racconto. “Ho iniziato a mappare le mie capacità. Non quelle tecniche. Quelle le conoscevo. Volevo capire qual era il gap da colmare per diventare un buon leader. Ho sempre avuto una buona autostima, non lo nego, ma ho iniziato a farmi delle domande e a mettermi in discussione. Mi sono domandato se i messaggi dati all’interno dell’organizzazione erano chiari, se le persone conoscevano i valori dell’azienda e se si sentivano libere di esprimere le loro idee. Insomma, ho iniziato a domandarmi se quello che avevo sempre pensato, e creduto, fosse la realtà dei fatti o se fosse un autoinganno e quindi c’erano delle falle nel sistema. Per la prima volta mi resi conto che non potevo permettermi di sbagliare. Stavo iniziando un percorso di cambiamento e non guardarsiallospecchioper rafforzarelaleadership. ASCOLTA
  • 11. potevo andare avanti per tentativi. Avevo la responsabilità di un’azienda e, fallire per inerzia, non era tra le mie opzioni”. Ed è così che Gianni mi ha spiegato come si è preparato al cambiamento. “All’inizio non le nego che ero allo sbaraglio. Misurare l’intangibile non è semplice. Ho iniziato a leggere libri, partecipare a corsi. Poi mi sono imbattuto in un assessor certificato. Un coach che mi ha spiegato che esistono strumenti affidabili, che permettono di valutare la leadership in autovalutazione ed eterovalutazione per misurare quello che pensiamo di noi come leader e quello che pensano gli altri. Ho scoperto inoltre, parlando con lui, il nesso causale tra intelligenza emotiva e leadership. L’intelligenza emotiva, infatti, è predittiva per il 55% della leadership. Mi scusi, forse ho dato alcune cose per scontato, lei sa cos’è l’intelligenza emotiva?”. “Da quello che so” rispondo “l’intelligenza emotiva è la capacità di comprendere le emozioni proprie e degli altri. La capacità di utilizzarle per scelte importanti e, infine, gestirle e indirizzarle verso obiettivi eccellenti”. Gianni riprende. “Quella che lei mi riporta come definizione, è stata per me una rivelazione vitale. Mi ha permesso di fare il primo piccolo passo verso il cambiamento culturale della mia azienda”. Dopo aver girato gli occhi alla ricerca di un’immagine del passato, continua “ricordo molto bene la restituzione del Coach sull’intelligenza emotiva. Di quanto mi ha messo tra le mani le risposte anonime del questionario inviato a 20 dei miei collaboratori. Le risposte evidenziavano un gap importante, tra quello che pensavo di trasmettere, e quella che era invece la percezione del mio team. Al momento, non le nego, che alla lettura del responso ho provato un mix tra 9 #storiediunimprenditore
  • 12. incredulità e rabbia. Poi ho iniziato a vedere le cose da un punto di vista diverso. Ho collegato i puntini. Ho compreso lo schema disfunzionale inconsapevole che avevo messo in atto per tutti quegli anni. Ho scoperto di aver dato molto per scontato. Alcuni comportamenti non erano stati accompagnati da una comunicazione efficace. Cose, che per me erano irrilevanti, per i miei collaboratori non lo erano affatto. In quel momento compresi che ognuno aveva colmato il vuoto della comunicazione, a modo suo. Questo aveva creato incertezza e malcontento”. A quel punto il tono della voce cambia. Il silenzio prende il sopravvento. Passano pochi minuti poi Gianni dice “ancora oggi non capisco come ho fatto a non accorgermi di certe cose. Ero talmente assorto dalla mia quotidianità che stavo rischiando di perdere il vero valore della mia azienda: le persone”. Un momento di riflessione a voce alta che mi diede la possibilità di fare un’altra domanda. “E dopo? Cosa è successo dopo?” 5
  • 13. 11 #storiediunimprenditore “Dopo è iniziato tutto”, mi dice. “Ho iniziato un percorso di coaching per rafforzare la mia leadership, ho utilizzato i miei punti di forza. Ho ascoltato le persone. Ho osservato cose che non avevo mai notato. Ho iniziato a fare domande. Ho analizzato le soluzioni guardandole da diversi punti di vista. Ho pensato alle conseguenze delle mie azioni, prima di metterle in atto, non dopo”. Il tempo di riprendere fiato e continua: “Devo dire che in questo modo mi sono risparmiato un bel po’ di grattacapi e ho iniziato a mettere ordine nella mia vita, allineando i miei obiettivi a quelli che erano i miei valori. Per la prima volta, ho ritrovato la serenità. Ero bilanciato, soddisfatto e realizzato. E anche la salute ne ha giovato, non solo i miei collaboratori e i miei affari”. Sorride. Gli chiedo, “È stata dura?”. “Diciamo che è più facile dire agli altri quello che non va bene, che ammettere che c’è qualcosa che non va in quello che fai tu. È come mettersi davanti ad uno specchio e guardare per la prima volta il vero responsabile delle cose che non vanno bene in azienda. Fino a quel momento, era più semplice cercare il colpevole, guardando fuori dalla finestra”.
  • 14. un cliente scontento, un pagamento improvviso, un incasso saltato, un litigio tra colleghi, il Covid. Gianni continua la storia. Uno scenario da costruire, da mettere a fuoco per puntare dritto alla mèta. Una rotta da tracciare per portare la sua azienda verso un porto sicuro. “Quel periodo non è stato facile”, racconta Gianni, “ogni sera portavo a casa immagini sfocate. La mia mente era un turbinio di preoccupazioni, idee, visioni e immagini danzanti. Non c’era un senso logico, solo una gran confusione. Ero incastrato nella trappola della quotidianità. Il tempo scorreva veloce e, invece di fermarmi, correvo, portando con me la confusione dell’ignoto”. Gianni si alza, guarda fuori dalla finestra e con un filo di voce dice “Un giorno, guardando l’agenda e le attività svolte nella settimana, in quella prima e in quella prima ancora, compresi che il mio tempo lo trascorrevo a spegnere fuochi. Ogni giorno c’era un’urgenza: Ogni giorno ce n’era una e ogni cosa mi rallentava. Ogni urgenza rubava il mio tempo. Quel tempo che avrei dovuto dedicare a pensare, ad osservare, ad analizzare e ad agire in modo consapevole. Fu una rivelazione importante. svilupparelastrategia conunalogicanonordinaria. ASCOLTA
  • 15. Una verità scomoda, non lo nego, ma che servì a farmi aprire gli occhi mettendomi con le spalle al muro. Un dialogo interiore che portò alla rinascita quando dissi - Adesso Basta -. Ed è da lì che iniziai a rallentare, a semplificare e ad alleggerire. Incominciai a distinguere le attività urgenti da quelle importanti. Lavorai per priorità e bloccai in agenda delle giornate per dedicarmi alla strategia. Insomma, a fare quello che ogni imprenditore dovrebbe fare. Scelsi un consulente strategico e iniziai a mettere a fuoco quelle immagini sbiadite”. Il tempo di sedersi, prendere un foglio, una penna e tracciare una linea temporale per disegnare 4 punti. Accanto al primo punto, Gianni scrive la parola Obiettivo. “Questo è stato il più tosto. Definire e ridefinire l’obiettivo non è stato facile, ma ne è valsa la pena”. Di fianco al secondo punto, scrive la parola Come peggiorare. Il mio sguardo enigmatico non sfugge a quell’ imprenditore illuminato. Sorride e aggiunge: “Lo so, sembra strano ma quello che mi ha aiutato maggiormente a definire la strategia della mia azienda, è stato proprio il - come peggiorare -. Grazie alle tecniche di Problem Solving Strategico Aziendale, il business coach ha rotto uno schema mentale disfunzionale che mi trascinavo ormai da anni. È bastato farmi lavorare su quello che potevo fare o non fare, dire o non dire, pensare o non pensare per fallire l’obiettivo, che da quel momento ho compreso quante cose stavo mettendo in atto che, invece di aiutarmi, mi stavano facendo allontanare da quello che volevo. È strano, lo so, ma funziona. Mi creda”. Accanto al terzo punto, scrive la parola Scenario. 13 #storiediunimprenditore
  • 16. Gli occhi si illuminano e continua “Ricordo quel momento come se fosse oggi. Ho immaginato tutto. Ho sentito le voci delle persone. Ho visto il loro sorriso sulle labbra. Era come se riuscissi ad essere lì. Era come se fossi dentro a un film. In quel momento ho capito che quello che pensavo e che volevo, si poteva fare. In quel momento ho provato una sensazione di benessere. Un benessere che ho provato poi il giorno in cui, quel sogno si è trasformato in realtà”. Il tempo per un sospiro e Gianni scrive l’ultimo punto: Scalatore. Se prima ero stupita, in quel momento ero confusa. “È una tecnica” dice “una tecnica che funziona anche questa al contrario. Il lavoro che ho fatto è stato quello di mettere in ordine le azioni per raggiungere l’obiettivo ma, invece di partire dalla prima, sono partito dall’ultima. L’ultima azione da compiere prima di raggiungere l’obiettivo, e poi, proprio come uno scalatore, sono andato al contrario e ho iniziato ad elencare la penultima azione, poi quella prima ancora, fino a definire il primo piccolo passo per raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato”. Non riesco a trattenere il mio stupore e aggiungo “Quindi si chiama tecnica dello scalatore perché è il percorso che fa mentalmente lo scalatore quando parte dalla cima della montagna per scendere con la corda fino ad arrivare a valle, corretto?”. “Si, corretto”, risponde. “Anche in questo caso si lavora al contrario di quello che è il nostro normale modo di pensare. Questo viene fatto per trovare soluzioni innovative con l’aiuto della parte destra del cervello, quella creativa. Quella pianificazione è diventata poi una tabella di marcia. L’ho scritta su un foglio, l’ho appesa nel mio ufficio e l’ho seguita con costanza e determinazione, per evitare che le urgenze rubassero il mio tempo”. Ascoltare Gianni è affascinante. Rimarrei ad ascoltarlo per ore, ma ormai il buio ha avvolto la stanza e ci diamo appuntamento per il giorno successivo. 5
  • 18. Gianni è consapevole che, per creare un’azienda stabile, ha bisogno di agire su 3 aree: Leadership, Strategia e Organizzazione. Un sistema unico, flessibile, ma soprattutto sostenibile per rispondere a un mercato che, sappiamo, essere sempre più volatile e fortemente incerto. Dopo aver rafforzato la leadership e la strategia da adottare per raggiungere i suoi obiettivi, Gianni racconta il suo vissuto, passando allo sviluppo dell’Organizzazione interna. Davanti a un buon caffè e con i raggi del sole che gli illuminano il viso, Gianni continua a raccontare la sua storia. “Ricordo il giorno in cui ho preso in mano la mia agenda. Ho sbarrato 4 giorni e mi sono dedicato ad osservare le dinamiche aziendali. Pensavo di averlo sempre fatto e probabilmente è stato così, almeno in parte. Sono un appassionato e questa organizzazione l’ho amata dal primo giorno in cui l’ho costituita. Ma in quei giorni ho fatto qualcosa che non avevo mai fatto. Sono andato nei vari reparti e ho osservato con attenzione. Ho lasciato il mio cellulare in ufficio e ho portato con me solo una penna e un blocco per gli appunti. Nient’altro. Mi sono messo in un angolo e ho notato cose che in quegli anni, non so perché, mi erano sfuggite. Ogni tanto giravo tra i collaboratori e quando non capivo qualcosa, chiedevo. La curiosità e la voglia di efficientare i processi di lavoro, ha attratto la mia attenzione e le energie erano lì, pronte per essere canalizzate in quel progetto. Nessun giudizio, nessun intervento, nessuno suggerimento. agiresulloscheletro dell’azienda. ASCOLTA
  • 19. un ingegnere gestionale ci ha supportato nella pianificazione dei processi, un esperto informatico ci ha consigliato le soluzioni per la digitalizzazione delle attività, un agente di cambiamento ha lavorato con l’ufficio risorse umane per formare e accompagnare le persone in un percorso fatto di piccole cose. Mi ero trasformato in un foglio bianco e registravo mentalmente ogni azione che vedevo”. Gianni si ferma. Rimane in silenzio. Finisce il caffè e poi continua: “Dopo 4 giornate intense, sono tornato nel mio ufficio e ho rielaborato quegli appunti. Un bottino ricco di spunti, riflessioni, informazioni e dati che ho condiviso con il mio team e da cui siamo partiti per rivedere le procedure interne, le istruzioni di lavoro, l’automazione dei processi e le azioni da mettere in atto per efficientare l’azienda. Definito lo scheletro aziendale, abbiamo sentito i nostri esperti: Piccole azioni che hanno portato, poi, a un grande cambiamento”. In qualità di Consulente Strategico del Lavoro, ho vissuto tramite gli occhi degli imprenditori i conflitti interni, le resistenze al cambiamento e l’innata voglia delle persone di rimanere nella propria zona di comfort. Quella zona dove i collaboratori si sentono al sicuro, protetti e a proprio agio ma, che a lungo andare, invece di aiutare le persone, le annientano. Una trappola mortale dove, giorno dopo giorno, si disimpara a lavorare, a trovare soluzioni e nuovi modi per rispondere a un mercato che incalza. Ed è per questo che gli chiedo quali difficoltà ha incontrato in questo percorso e quanto tempo ci ha messo a raggiungere l’obiettivo. Gianni, alza la testa e mi guarda negli occhi. “Non so se ha letto il libro di Simon Sinek – Il gioco infinito – ma il percorso di cambiamento è proprio questo. È un gioco che inizia, ma che non finisce mai. 17 #storiediunimprenditore
  • 20. Quindi posso risponderle solo in parte. Questo nuovo gioco è iniziato almeno un paio d’anni fa. Abbiamo raggiunto degli ottimi risultati perché abbiamo efficientato l’azienda. Abbiamo individuato dei KPI di risultato e di performance e abbiamo monitorato l’andamento durante tutto il percorso. Il trucco, però, è stato quello di rallentare. Se si vuole tutto e subito, hai perso. Bisogna andare piano, godersi i piccoli risultati e accompagnare le persone in un viaggio dove il cambiamento si trasforma nella normalità. Di errori ne abbiamo fatti in questi anni, ma vado fiero del fatto che li abbiamo analizzati. Abbiamo visto cosa non aveva funzionato e abbiamo cambiato il nostro modo di agire. Insomma, abbiamo definito una strategia e un piano di azione ma, ogni giorno, abbiamo imparato dai nostri errori e ci siamo adattati. Non le nego che in alcuni momenti, soprattutto all’inizio, le persone non capivano, attaccavano, si lamentavano o evitavano di fare qualsiasi cosa gli venisse chiesto. Appena mollavi un attimo, ritornavano al vecchio schema. Ma, anche qui abbiamo imparato il significato della resilienza e dell’importanza di credere in un progetto per mantenere la rotta e dare il buon esempio. Tutto dipendente dai vertici. Il percorso di cambiamento e di riorganizzazione di un’azienda per creare un sistema sostenibile è un percorso lungo e tortuoso. I vertici devono sposare il progetto. Crederci. Solo chi è determinato e fortemente focalizzato ci riesce. Altrimenti si rischia di rientrare tra il 70% delle aziende che non raggiunge l’obiettivo”. Le ultime parole risuonano nella mia mente e penso a quel rischio, spesso sottovalutato, che può fare la differenza per ogni imprenditore. Saluto Gianni, nella speranza che le ore che mi separano dal prossimo incontro, trascorrano veloci. Sono curiosa di sapere come, secondo il suo pensiero, questo sistema sostenibile, impatta sulle persone e sul risultato aziendale. 5
  • 22. Sono tornata da Gianni. Varcata la soglia dell’azienda, guardo l’orologio. Le lancette sembrano bloccate. Non vedo l’ora di sentire l’ultima parte della sua storia. Quella legata al benessere delle persone all’interno di un sistema sostenibile dove Leadership, Strategia e Organizzazione sono in perfetto equilibrio. Gianni arriva, mi saluta e mi accompagna in sala riunioni, dove finisce la sua storia: “Voglio parlare delle risorse umane che lavorano in questa azienda. Sono meravigliose. Ognuna con la sua identità. Ognuna con la sua specializzazione, ma unite dallo stesso scopo: lavorare bene. Esiste un patto non dichiarato tra di noi. I vertici aziendali si occupano delle persone e fanno tutto quello che possono per farle lavorare bene e in sicurezza, e loro si occupano dei clienti”. Una dichiarazione che ho sentito poche volte nelle aziende. Quasi un patto di sangue. Incuriosita e allineata con questa visione, mi avvicino a Gianni e gli chiedo: “Mi racconti del clima aziendale e di come le cose funzionano qui da voi”. Gianni riprende “C’è un libricino di Ken Blanchard e Spencer Johnson che si chiama - Il Nuovo One Minute Manager - se non l’ha letto, glielo consiglio. In poche pagine riporta, in modo simpatico, un prezioso modello di management con il quale gestire e motivare i collaboratori. partiredaunsistema perarrivareallepersone. ASCOLTA
  • 23. comunicare con trasparenza la nostra visione e i nostri obiettivi, mantenere la nostra integrità, essere coerenti in quello che diciamo e in quello che facciamo, rendere semplice il loro lavoro mettendo a disposizioni procedure, software, strumenti e tutto quello che serve per lavorare bene, Oggi le persone cercano maggiore soddisfazione, sia nel lavoro che nella vita privata. Quindi, per attrarre talenti e migliorare l’engagement, occorre rispondere a un bisogno. Creare le condizioni affinché le persone stiano bene. Non parlo solo dell’ambiente fisico, ma anche dell’aria che si respira mentre si gira per l’azienda. Il sorriso delle persone, il modo in cui parlano, si muovono, come rispondono al telefono, come si prendono cura del cliente e come agiscono davanti a un problema o a un imprevisto, rappresentano il benessere aziendale, o meglio, rappresentano la misurazione di questo benessere”. Certo tutti vorrebbero star bene, penso, ma mi domando “Come mai allora questo non avviene solitamente nelle aziende? Perché le persone sono sempre arrabbiate, rispondono male e non vedono l’ora di scappare appena arriva la fine dell’orario di lavoro?”. Gianni mi osserva e dice “Lo so cosa sta pensando, quindi arrivo al sodo. Se vogliamo che le persone stiano bene, bisogna creargli le condizioni necessarie. Da una parte, bisogna soddisfare i loro bisogni primari, quindi sicuramente occorre garantire una retribuzione sufficiente per vivere decentemente. Dall’altra parte, però, bisogna creare un ambiente dove le persone si sentono al sicuro, accettate per quello che sono e soprattutto libere di esprime le loro idee e dare il proprio contributo. Il nostro compito è quello di: 21 #storiediunimprenditore ASCOLTA ASCOLTA
  • 24. rendere autonome le persone, ma soprattutto, fidarci. Fidarci di loro e delle loro capacità. il primo è la formazione. Le nostre risorse scelgono i percorsi formativi per la loro crescita e il loro sviluppo. Il nostro motto è che: “Ognuno è responsabile di quello che vuole essere e di quello che vuole diventare”; il secondo è la tranquillità. Vivere con la paura di sbagliare, vuol dire non vivere. Ci sono due punti che vorrei aggiungere e che mi sono particolarmente cari: Meglio avere persone responsabili, motivate e proattive che sbagliano, che persone che non decidono e non si espongono per paura di sbagliare". Finito di parlare, mi fa vedere questo modello e mi dice “Vede, tutto quello che le ho raccontato nei nostri incontri è raffigurato in questo modello. Un modello formato da cerchi concentrici dove la sostenibilità tocca equamente le tre aree: Leadership, Strategia e Organizzazione. Tutto intorno ruotano le persone. E secondo lei, se le persone stanno bene, quale sarà il livello del servizio offerto ai nostri clienti?”.
  • 25. 23 “Eccellente” rispondo io. “Proprio come negli Hotel Four Seasons dove ogni collaboratore è al servizio del cliente, indipendentemente dal ruolo o dal compito assegnato”. “Ha colto il messaggio” risponde Gianni. “Ma ora mi congedo. Ho parlato troppo. La invito a fare un giro in azienda. Parli con i miei collaboratori e chieda tutto quello che vuole sapere. Sono loro che le diranno come le cose funzionano qui da noi. Ecco, adesso sa tutto. Spero di averla ispirata, almeno in parte, perché tante volte basta cambiare il punto di vista per vedere le cose in modo diverso”. Gianni esce dalla stanza e io rimango lì, in silenzio, a pensare alle sue parole. C’è una cosa che non ha detto ma che è implicito nel suo racconto: per essere un imprenditore di successo, la prima cosa, è cambiare la mentalità. #storiediunimprenditore
  • 26. Consulente del Lavoro Business Coach Master Practitioner di PNL Problem Solver Strategico Aziendale Assessor certificato Six Seconds per l’intelligenza emotiva e la gestione del cambiamento S a n d r a P a s e r i o Sandra è consulente del lavoro con lo spirito da startupper e con alle spalle oltre 30 anni di esperienza. Ha fondato e gestito per 30 anni lo Studio Paserio, oggi Paserio & Partners, spostando il focus dal “lavoro” alla “persona”. Il percorso di crescita e cambiamento personale e professionale è stato strutturato per trovare tecniche, metodi e strumenti volti ad aiutare l’imprenditore a trasformare le persone in generatori di valore all’interno di un sistema aziendale sostenibile. Oggi Sandra è Scopri Paserio & Partners Professionisti per la ripresa l'autrice.
  • 28. è un leader visionario, aperto al cambiamento, capace di guidare e coinvolgere le persone creando una cultura sostenibile, è uno stratega che deve stabilire e mantenere la rotta tenendo saldo il timone, è un manager che deve organizzare le attività adottando processi semplici, intuitivi e digitalizzati in un’ottica di efficientamento per raggiungere gli obiettivi nei tempi prefissati. Leadership Strategia Organizzazione. L’imprenditore: Per svolgere il suo compito deve muovere le persone. Per farlo, ha bisogno di creare un sistema sostenibile agendo equamente su 3 aree: soluzioniperl'imprenditore. Un volano che, una volta azionato, trasformerà le persone in generatori di valore per i propri clienti.
  • 30. misurare la leadership e l’intelligenza emotiva con strumenti scientifici (in auto ed etero valutazione), rafforzare la leadership. Cosa può fare Paserio & Partners per aiutare l’imprenditore a trasformare le persone in generatori di valori Leadership Abbiamo acquisito competenze, tecniche e strumenti per: cosapuòfarePaserio&Partners.
  • 31. nella definizione della strategia e del piano d’azione da mettere in campo attraverso attività di Problem Solving Strategico aziendale, nella gestione del cambiamento culturale e organizzativo, nella fornitura di report, strumenti di analisi del costo del lavoro e KPI per lo sviluppo di scenari. politiche retributive; contenimento del costo del lavoro; gestione, sviluppo ed efficientamento delle risorse umane; organizzazione e automazione dei processi in ambito HR; relazioni industriali; inserimento di nuove risorse; riorganizzazione e ristrutturazione in ambito HR. Strategia Analizziamo e supportiamo i vertici aziendali: Nella scelta strategica in merito alle: 29 #storiediunimprenditore
  • 32. Payroll in azienda con il portale di Studio; efficientamento dell’ufficio HR e supporto consulenziale all’HR Manager; esternalizzazione dell’ufficio risorse umane; definizione della strategia e della stima dei costi del personale ai fini della partecipazione a gare d’appalto; esternalizzazione del servizio di verifica della documentazione in presenza di appalti; asseverazione contributiva (Asse.co) a tutela del committente e dell’appaltatore. Organizzazione In qualità di Consulenti del Lavoro con una mentalità imprenditoriale, abbiamo studiato soluzioni personalizzate ed integrate per automatizzare i processi ai fini dell’efficientamento della gestione del personale, per il contenimento dei costi e per garantire un servizio tempestivo e di qualità in un’ottica di partnership. Alcune soluzioni proposte:
  • 33. misurazione delle performance e del clima aziendale attraverso l’assessment; interventi di problem solving per lo sviluppo delle risorse umane; consulenza per l’HR Manager; HR Manager in outsourcing; IT & processi per la gestione delle risorse umane. Persone Come nel gioco degli scacchi, nella gestione strategica delle risorse umane, la partita viene vinta grazie alla miglior combinazione di consulenza, formazione, coaching, problem solving e assessment. Una magia, apparentemente illogica, che porta al miglioramento delle performance e allo sviluppo delle risorse umane con un occhio di riguardo al costo del lavoro e al benessere aziendale. Le 5 soluzioni studiate dalla P&P sono: 31 #storiediunimprenditore
  • 34. Aiutiamo le PMI a rialzarsi dopo il periodo emergenziale L’unione fa la forza. Per noi, non è solo un motto. È qualcosa di più. Qualcosa in cui crediamo e che ci può aiutare ad abbandonare il nostro individualismo come professionisti. Abbiamo fondato il network #professionistiperlaripresa.it per offrire un servizio multidisciplinare integrato e aiutare le PMI a rialzarsi dopo il lockdown.
  • 36. Via Piceni 5 – 21013 – Gallarate (VA) Via L. Mascheroni 22 – 20145 – Milano (solo su appuntamento) Tel. +39 0331 073277 | +39 0331 775220 info@paserio.it www.paserio.it Copyright © 2020