SlideShare uma empresa Scribd logo
1 de 56
Baixar para ler offline
Daniela Durante




Abbi sempre cura dei tuoi sogni, non farli mai deridere o calpestare, perchè solo da un sogno
nasce la forza per sperare e dare linfa ad una realtà migliore Poetyca
Daniela Durante, in arte Poetyca, è nata a Roma e risiede a Reggio Calabria dall’età di sei anni. A dodici anni
ha scritto il suo primo componimento poetico; sposata, madre di tre figli, sensibile ed osservatrice della natura,
ne ama ogni sua espressione; introspettiva e con un innato istinto alla lettura degli eventi oltre le apparenze,
per il dono di una particolare carica empatica, naviga da nove anni in rete dove si confronta nella grafica, la
poesia e la spiritualità; iscritta in vari luoghi per confrontarsi in forma costruttiva; ha studiato psicologia ed è
appasionata di letture spirituali, vicina alla spiritualità orientale dove trae opportunità di tracciare un confronto
con il proprio Sè.
E’ titolare di un sito che gestisce da sola che è contenitore del suo personale percorso che offre agli altri come
oggetto di scambio e dono. Ha partecipato nel 2004 a Reggio Calabria, alla prima edizione del concorso di
poesia ” La Città del sole” organizzata dall’associazione ” Athena millennium ” conseguendo il primo premio.
Non ha registrato pubblicazioni ma ha scritto un notevole numero di poesie suddivise in più raccolte che ne
delineano il percorso interiore.
Il mio percorso di autoconoscenza è iniziato presto, ero poco più di una bambina, molto timida e spesso
mi soffermavo ad osservare: la natura, gli altri ed il loro agitarsi e sopratutto me stessa. Volevo capire,
andare in profondità per cercare le motivazioni al comportamento mio e di altri. Osservando la natura, in
particolare le stagioni e la ” rinascita” delle piante pensavo che anche noi dovremmo considerare che dopo
quella che in apparenza è la morte oppure un momento interiore difficile, dovremmo renderci conto che, oltre
all’attraversamento di un tunnel buio, dove spesso per paura restiamo fermi nel mezzo senza provare ad
andare avanti, incapaci di proseguire e vedere la luce, neppure troppo lontana per venirne fuori e svegliarci dal
nostro torpore, non troveremo il modo per riconoscere la nostra stessa luce.
Sono sempre stata convinta, forse ingenuamente, che in tutti noi è presente la Luce, una piccola fiamma che
dobbiamo cercare, ho sempre visto le persone senza pregiudizio ma con la convinzione che malgrado la razza,
sesso o età, dal loro punto di vista religioso, dentro siamo tutti impauriti ma con la presenza di quella Luce da
recuperare. Ho sempre visto la Speranza come fonte vitale, come opportunità che si deve accompagnare al
nostro sforzo per manifestare quel che siamo veramente.
Non siamo solo proiezione di questo modo di vivere materiale e parziale ma siamo anche altro.
Ho compreso che i miei momenti di incertezza, di solitudine, di timore di non riuscire a superare gli ostacoli,
in fondo, non erano che un’esperienza comune e che spesso, piuttosto che restare ferma a coltivare la
frustrazione è più produttivo il tentativo di comprensione di quelle lezioni che la vita ci offre, che non dobbiamo
fermarci di fronte ad ostacoli che spesso sono solo il frutto delle nostre paure, dell’ingigantire le ombre
piuttosto che il vedere la realtà con coerenza.



Ho cominciato a scrivere poesie che avevo 12 anni e non sapevo che sarebbero state il modo di esprimermi
anche nel corso del tempo, ma oltre la poesia, che è solo una forma di espressione, era importante la raccolta
di quelle emozioni, del frutto dell’osservazione per farne la linea guida del mio modo di essere, sopratutto era
importante sperimentare se quanto per intuizione vedevo fosse poi realizzabile.
Sono giunta forse su una strada che mi permetta la serenità interiore, che mi consente di allungare una
mano, di racchiudere in un abbraccio, coloro che ancora procedono dentro la nube del turbamento, non
significa che io stessa non abbia attraversato periodi difficili, sopratutto quando si tratta di lasciare andare
certi atteggiamenti, oppure quando ci si sente investiti di una sensibilità spropositata che a volte paralizza e
necessita di equidistanza ed equilibrio per non sentire addosso tutti i dolori del mondo. Ecco, il discernere,
il saper guardare a volte restando tre passi indietro, per non essere troppo coinvolti è stata una conquista
molto difficile perché per modo di essere sono empatica, sono partita da questa posizione per essere ora più
equilibrata. So che tanto ancora devo imparare e conoscere, sperimento di giorno in giorno e non mancano
l’entusiasmo e il continuo stupore per la meraviglia che ogni giorno attraversa la mia vita.
Molto ho potuto confrontare attraverso la lettura di libri, senza una scelta univoca ma leggendo di tutto senza
pregiudizio.
Quanto ho trovato tra le pagine scritte è stato spesso legato a quello che avevo letto o intuito in me o
attraverso l’osservazione di quella che è la vita.
Amo condividere quanto passo dopo passo è scaturito nel tempo e queste pagine sono solo una piccola offerta
di sorriso.
© Poetyca
Alba

    Rendi fertile
  quel tuo cuore
      vibrando
  nel buio i sogni
   e spandendo
  nell’aria sorriso
       RADICI
      rivestono
   il tuo mondo
      con linfa
       AMORE
  è verso il cielo
    il tuo canto
         voce
      senza più
        ombre

21.07.2002 Poetyca
Ali di carta

            Ali di carta
        si dispiegano lievi
            ed il vento
     non le potrà strappare
   Nessun sogno sbiadisce
      se saprai accoglierne
     in un sussurro la forza
 fai respirare le tue speranze
e non indossare ali di cartone
         Solo ali di carta
          piume leggere
        che sfiorano vita
           senza rumore

    09.08.2003 Poetyca
Amore infinito

           Siamo amore
      frammento di stella
          inciso in cuore
      siamo vita perenne
     che danza in un soffio
       e raccoglie sorriso
         bellezza dipinta
       in colori d’armonia
        stagione perenne
        di catturati istanti
        per farne collane
     di tempo mai perduto
             e tu ed io
 per sempre una mano stretta
che racconta i respiri d’universo

      04.10.2003 Poetyca
Amare incondizionatamente
Quando amiamo sentiamo la nostra vita trasformarci,
tutto quello che era consueto è visto e vissuto con occhi diversi,
tocchiamo il cielo con un dito e questo” stato di grazia” ci
sollecita a mettere al centro della nostra vita la persona
che riteniamo avere un influsso benefico su di noi.
Siamo convinti che sia l’altro ad avere qualcosa di ” magico”
da farci sentire bene,da sollecitare tale cambiamento,
come se avesse una particolare conoscenza che ci permetta tale trasformazione.
Dimentichiamo cosa veramente siamo e ci aggrappiamo a quella presenza,
a volte con atteggiamenti di paura, di frustrazione ed aggressività
qualora temessimo di perdere attenzione o di apparire senza valore
agli occhi della persona amata e non compiamo nessuno sforzo
per permettere a noi stessi la ricerca delle nostre qualità
e capacità interiori, come se tutto dipendesse dall’umore della persona amata.
In realtà proviamo ad ingraziarci la sua presenza, dimenticando
spesso delle cose importanti per la nostra attenzione e capacità
di comprensione circa le nostre prerogative.
Eppure non ci potrebbe essere la ” fioritura” della nostra Bellezza
se essa non fosse già in noi contenuta.
Dovremmo imparare a vivere lo stato di grazia dell’innamoramento

12-01.2001 Poetyca
Amicizia

               Sono in volo..
   La notte il mio spazio libero,
       il silenzio il mio ascolto
  un raggio di sole la mia ricerca.
    Una foglia agitata dal vento
       pare abbia una lacrima
ma m’illudo che ascolti il mio cuore.
             Amico ti sento..
      le tue parole le conosco,
     conosco il tuo sentimento
troppe volte ho visto il tuo pianto.
          Ma ricorda sempre..
             sei un gabbiano
           le tue ali son forti
                conosci i voli
               mentr’io resto
           attaccata al ramo.
           Troppe compagne
             ho visto cadere
       conosco il mio destino,
     vola dunque tu che puoi.
     Il cuor tuo è di gabbiano
            sii fiero di questo
        fammi solo un favore:
       ” Fammi vivere ancora
          raccontando a tutti
              nei tuoi viaggi
                di una foglia
               che un giorno
             ti diede ascolto”
                 Foglia mia
          sarai anche piccola
                     ma…
           Oggi mi hai detto
           chi sono,me lo hai
                  ricordato,
         non ti dimenticherò.
      Ho un motivo per volare
         per superare confini,
           raccontare a tutti
        che una piccola foglia
    può nascondere saggezza.
      Lo faccio per un motivo,
             vorrei tu vivessi
                 per sempre
              nella memoria.
        Vorrei sapessero tutti
cosa sia il valore
      dell’amicizia.
   La foglia sorrise,
      pur sapendo
che il destino chiamava
      era certa ora
   che dire la verità
   traccia un segno
     nella memoria.
        La verità
      non sarebbe
       mai morta,
      non sarebbe
       mai morta
    la loro amicizia.

 27.06.2002 Poetyca
Amore infinito

           Siamo amore
      frammento di stella
          inciso in cuore
      siamo vita perenne
     che danza in un soffio
       e raccoglie sorriso
         bellezza dipinta
       in colori d’armonia
        stagione perenne
        di catturati istanti
        per farne collane
     di tempo mai perduto
             e tu ed io
 per sempre una mano stretta
che racconta i respiri d’universo

      04.10.2003 Poetyca
Io sono Amore
              Sono io amore
         che cerco te nel buio
      come eco urlo il tuo nome
             ma non rispondi
     stringo nel pugno il silenzio
       dai muti occhi scivolano
          le mie perle opache
sei tu la luce che nella notte cerco
           ma lontana sfugge
 lasciandomi nel freddo del cuore
   che ferito non colora il tempo
         Dov’è la mia dimora
        non corrono le ombre
             e la luce danza
alla ricerca di una stretta d’anima
  senza fermare i passi e le paure
    che conducono allo scivolare
           l’uno dentro l’altra
        per stringere più forte
           ogni attimo eterno

       01’09’2003 Poetyca
Amore
    All ’Universo
 vibrazioni carpire
    espando
  in ricami sottili:
        ONDE

    Avvolgente
      percorso
    carezze
di percepiti battiti:
        ALI
   ..e mi ritrova
      AMORE

16.07.2002 Poetyca
Angelo

      Senti con me…
  il respiro del vento,
l’energia di un lampo,
    il calore del sole.

      Sfiora con me…
 il sussurro del mare,
   le armonie celesti,
    il vibrante amore.

   Stringi con me…
   infinite certezze,
    sospiri di cielo,
  appaganti altezze.

   Guarda con me…
   quello che resta
   e cosa ti porterà
     lontano.

  Lo sfiorare di sogni
e la realtà che viviamo.

   Dammi la mano
  e…sollevati in volo.

 02.06.2002 Poetyca
Anima in festa

       Unico cuore che danza
          su musica arcana
     che da sempre era scolpita
nei solchi dell’anima addormentata
    Unica sinfonia che accarezza
    speranza e luce di chi cerca
e sa di poter afferrare stelle in cielo
        per portarle in cuore
     Unica vetta da conquistare
   con la forza di gettare lontano
         ogni vecchia paura:
          Fiore che sboccia
        in fragranza d’Amore
       Ecco l’anno che arriva
           e non fa rumore
    Ecco l’anno che attendiamo
  con onde leggere che bagnano
       petali d’anima in festa

        31.12.2010 Poetyca
E mi raccontavano…

   E mi raccontavano storie
          di giorni diversi
         in luoghi lontani
 dove non grondava sangue
        dalle nostre mani.
     E mi raccontavano vite
       di sorrisi di bambini
            mai costretti
        al lancio di pietre,
     alla fame e agli stenti,
  alle armi di tutte le guerre.
 E mi raccontavano di luoghi
  tutti diversi senza lacrime,
      nettare e beatitudine
           dove le donne
      non sono prigioniere
      di un velo che libera
             solo occhi.
   E mi raccontavano di vita
       di armonie e amore
         che non conosco
        tra odio e dolore,
          sospiri di madri
      e speranze perdute.
     E mi raccontano fiabe
      per quietare il dolore
  di questo deserto intorno,
       di questo squallore
       di morte che arriva
         senza preavviso,
        di bombe su case,
       di vittime innocenti
       di cui non capiremo
             la ragione.
E mi raccontavano di credere
a quelle storie,a quelle parole,
    ma io non ci vedo nulla
      e se fosse tutto vero
    che si sbrighino presto,
         che arrivi la vita,
    che cambi in fretta tutto
        perché non è vita,
      perché non è amore,
     perché non è speranza
   quello che siamo costretti
           a sopportare.
   E mi raccontavano sorrisi
       di oppio e illusione
mascherati sotto il manto
         di religione.
    Ma non ci credo più
        e con gli occhi
dove s’è incrostato il pianto
        e con le mani
      piene di tormento
       per le vite tolte
     senza una ragione,
non saprei più dove andare
  e credere a quelle storie
 è solo il modo di placare
     questa realtà dura,
troppo difficile d’accettare.
     E mi raccontano…
   quello che non posso
        più ascoltare.

    11.05.2002 Poetyca
Cigno nero

Girasole era stanca di volare,lei, giovane cigno nero, era sempre stata considerata diversa dagli altri cigni:
bianchi, fieri, altezzosi e incapaci di credere alla possibilità di conoscere verità superiori. Si era trovata quasi per
caso in quello stagno e il ricordo più lontano risaliva a quando piccolissima e debole era riuscita a nascondersi
tra le fronde di un cespuglio,lontano dai pericoli ed una superba mamma di altri piccoli cigni come lei, le indicò
lo stagno come luogo tranquillo. Condivideva con tutti gli altri l’ora del bagno e il cibo ed in fondo erano
gentili , ma era evidente che lei, cigno nero dovesse avere una diversa provenienza , così come diverso era il
mondo che sentiva dentro. Non era per quello stagno, quel limite nel quale gli altri , i cigni bianchi, sembrava si
sentissero a loro agio. In fondo per loro la vita era tutta racchiusa nelle abitudini: il cibo,il bagno,e la stagione
degli amori, anche quest’ultima la rendeva triste, nessun cigno bianco infatti cercava le sue attenzioni. Era in
volo dal giorno precedente, sola e senza nessuno che in fondo si preoccupasse della sua assenza, era stato più
forte di lei, sentiva infatti che la grande saggia : la nonna di tutti i cigni bianchi che viveva nel parco da anni, si
sbagliava quando diceva che loro non erano migratori e che la vita migliore era quella che conducevano nel
parco. Girasole lo sentiva dentro che non era così e che se lei era diversa ci sarebbe stata una ragione,
intendeva scoprirla piuttosto che fermarsi in quel luogo senza dar vita a quello che sentiva essere vero, i cigni
bianchi comunque erano felici con quello che avevano e non cercavano altro, ma non era per lei quel vivere.
Ora era stanca e doveva cercare un giaciglio e un pò di cibo prima che giungesse la notte, dall’alto vide un
campo e una casa, forse lì poteva riposare, scese e si nascose all’interno di un cespuglio che sembrava adatto
al suo riposo. mangiò alcune foglie prima di scivolare in un sonno profondo. Fece un sogno : Un grande cigno
nero volava in testa ad uno stormo e l’accoglieva nel gruppo dicendo : “Ascolta la voce che parla nel cuore, ti
indica la strada e sarai capace di giungere a casa…la rotta non è dimenticata e non è mai tardi.” Era un bel
sogno, non la faceva sentire sola ma con la sicurezza di trovare altri cigni neri come lei. Al risveglio fu felice ed
il pensiero che per la prima volta avesse sognato dei suoi simili la colmò di gioia malgrado la stanchezza e le
titubanze per quel suo viaggio, chissà, forse la meta era vicina e comunque qualcosa le faceva comprendere
che per lei tutto presto sarebbe cambiato, poteva ora ascoltare l’istinto che si svegliava come un orologio
biologico pronto a compiere il proprio dovere,non solo, sentiva infatti che qualcuno l’avrebbe accolta,qualcuno
non diverso da lei e quindi capace di comprenderla. Quel sogno le mise una nuova carica. Si guardò intorno e
si mise all’ascolto dei suoni dell’ambiente, ad un tratto senti un gracidare sommesso, a poca distanza doveva
esserci uno stagno, attraversò la breve distanza a passi misurati ponendo attenzione ad eventuali pericoli, era
da tempo abituata a badare a se stessa ma quello era un territorio sconosciuto, la prudenza era necessaria.Lo
vide: piccolo e verde con un fare vivace che metteva allegria : ” Ciao, arrivata oggi? Che carina che sei, ma ti
sei persa? Non ti sei accorta dei tuoi compagni partiti due giorni fa? Dormivi? A fare tutte quelle domande era
Greg : un ranocchio gonfio e verde con due occhietti vispi che fece sorridere Girasole.Lei raccontò di essere lì
dalla sera precedente e chiese di che colore fossero i cigni che Greg aveva considerato suoi compagni.” Oh
bella! ma come te! Perché di che colore sono i cigni dalle tue parti?” Lei sorrise ancora, era evidente che lui
non conoscesse i cigni bianchi, rimase infatti stupito nell’apprenderne l’esistenza , un ranocchio sempre vissuto
in quello stagno non poteva immaginare diversi pezzettini di mondo a lui sconosciuti. Dunque altri cigni neri
erano in volo , chissà,forse anche loro verso ” casa” come aveva compreso attraverso il suo sogno, ancora più
forte sentì l’emozione dominarla insieme alla necessità di ascoltare il cuore che le avrebbe mostrato in che
direzione volare. Restò poco presso quello stagno e dopo aver ringraziato ( quel ranocchio era stato molto
prezioso) e salutato calorosamente si mise in ascolto del vento e dei fremiti del suo cuore, presto sarebbe
tornata a casa. Seguendo il cammino del sole giunse presso la riva di un lago, avrebbe dormito lì , era infatti
molto stanca dopo ore d’interminabile volo, si accoccolò tra canne di bambù, mangiò un pò e si addormentò.
Era l’alba quando aprì gli occhi, il chiarore l’avvolse ,un nuovo giorno era pronto ad accoglierla con le braccia
protese verso di lei, nuotò nel lago a lungo poi…si mise a correre sul pelo d’acqua e finalmente si staccò da
esso…Lì in alto uno stormo messo in formazione a ” V ” era pronto per il viaggio, lei si avvicinò ad un giovane
cigno che con occhi languidi le disse ” Ti aspettavo, è ora di tornare a casa “. Ecco il suo sogno che si
realizzava, sapeva ora che quello in cui aveva creduto era possibile : Davanti allo stormo, a guidarlo per il
viaggio riconobbe il grande cigno nero che le sorrise e dentro di sé risuonarono le stesse parole ” Ascolta la
voce che parla nel cuore, ti indica la strada e sarai capace di giungere a casa…La rotta non è dimenticata e non
è mai tardi” Ecco ora era pronta per il viaggio, stava tornando a casa, sorrise al giovane cigno e rispose ” Sono
pronta”.

© Poetyca
Il lupacchiotto
La mattinata era quasi trascorsa e nella tana,in un bosco fitto che confinava con un piccolo villaggio erano
rimasti la lupa Shamy e i piccoli Tao e Gray del padre il grande ed orgoglioso Smoke non si avevano ancora
notizie. Da quando il villaggio era nato sui lupi si raccontavano tante storie troppe di cattiveria,come se i
lupi volessero sempre fare del male, in realtà era la legge della sopravvivenza,leggi i lupi ne avevano tante e
esisteva anche quella della solidarietà e del branco. Shamy cominciava ad agitarsi,mai il suo compagno aveva
ritardato tanto, i piccoli avevano fame e tra poco non avrebbero resistito,era suo compito trattenerli nella tana
e soprattutto proteggerli dai pericoli,da quando l’uomo era tanto vicino il pericolo era maggiore Doveva però
cercare il suo compagno, forse era lui ad essere in pericolo. Disse ai suoi piccoli di non muoversi dalla tana per
nessuna ragione e di tacere affinché potesse trovare il loro padre. I piccoli promisero e lei con il cuore gonfio di
ansia si allontanò. Il piccolo Tao che era il più vivace cominciò a mordicchiare Gray sul collo,voleva mostrare la
sua forza ed il suo coraggio come un giovane guerriero.
Una farfalla colorata distrasse i suoi giochi,sembrava chiedere di essere seguita,Gray si era addormentato,lui
invece voleva ancora giocare così seguì quella farfalla. Un salto…e…fuggita,meglio riprovare. Ecco un salto più
veloce, nulla da fare,quella farfalla era furba e capace di volare sugli alberi dove lui di certo non sapeva
andare. Troppo tardi quando si accorse di essere lontano dalla protezione della sua tana,ma mamma dov’era?
Quando torna? Nel bosco qual giorno Paolo era con suo padre,era sabato e potevano fare la loro gara di
raccolta di funghi e fragole e more,per loro quello era un momento magico,un modo di stare insieme dal
momento che suo padre lavorava tutta la settimana e non poteva stare con lui. Paolo sentì guaire nel
bosco,era proprio lì vicino,qualcuno piangeva e aveva bisogno d’aiuto,strinse la mano a suo padre,chiese se
anche lui sentisse piangere. Lo videro in un cespuglio un esserino tremante,spaurito. Paolo lo voleva portare a
casa,suo padre disse di essere prudenti, sua madre poteva essere nelle vicinanze,sarebbe stato un pericolo.
Attesero. Trascorse del tempo e nulla accadeva,nessuna lupa nelle vicinanze. Quel giorno invece di funghi o
fragole tra le braccia di Paolo un musino cercava conforto. Padre e figlio si avviarono in cucina e dopo un po’ in
un piatto fu pronta una zuppa di pane e latte che il piccolo lupo divorò in un attimo,poi una vecchia coperta
divenne culla per il riposo di Tao ormai sfinito. Shamy e Smoke erano di ritorno a casa,lui ferito e lei pronta alla
difesa,preoccupata per i suoi piccoli si accorse che Tao era sparito,dove era andato? Non perse tempo e
lasciato il compagno a riposare nella loro tana andò alla ricerca delle tracce. Venne condotta ad una casa
confinante con il bosco, l’odore dell’uomo,del cucciolo d’uomo del suo Tao erano netti,suo figlio era lì. Restò a
distanza ed emise un richiamo. In casa si sentiva ululare,proveniva da fuori, Tao si svegliò e Paolo e suo padre
erano felici che la mamma di Tao fosse riuscita a trovarlo, lui era una creatura del bosco e solo lì sarebbe stato
felice. Il giovane lupo era felice e scodinzolava, guaiva verso la porta che dava nel bosco, la sua mamma era
arrivata,lo aveva trovato! Paolo aprì la porta e il piccolo Tao gli leccò le mani,fece le feste anche al padre di
Paolo, aveva trovato due amici speciali ma ora era il momento di andare. Corse da sua madre e si voltò
indietro, anche la mamma lo fece ed emise un ululato di riconoscenza,non tutti gli umani erano cattivi come
era stato raccontato e lei e il suo piccolo lo avevano scoperto quel giorno. Nel cuore del piccolo uomo e in
quello del piccolo lupo ora era presente un legame speciale. Arrivati alla tana c’era una nuova storia da
raccontare, e Tao raccontò sempre che nel cuore di alcuni uomini ci sono le stesse leggi del branco,della
solidarietà e del rispetto dei deboli da proteggere
© Poetyca
Il Soldato e la Vestale.

Era di Vesta il tempio,nella Roma antica, epoca che tutti sanno e conoscono dai libri di Storia. Ma questa storia
non ebbe mai gloria né citazione a causa della vergogna e del disonore per aver rotto il patto ed antico
giuramento. Lei,di timido candore aveva lo sguardo che lanciava fugace con un sospiro a quell’eroe delle gesta
gloriose. Lui, che conosceva sangue e furore e delle battaglie aveva il destino. Fu quando L’imperatore per una
sentita minaccia di invasioni straniere dietro suggerimento della moglie devota a Vesta Dea della Purificazione
volle la guardia rinforzare. Mai ella conobbe uomo,giovinetta fu condotta presso l’altare,fu iniziata alla modestia
e all’elevazione dello Spirito,a Vesta dedicata, lei che in se aveva lo Spirito Puro e la modestia. Quale
delicatezza,quale fragilità e quale pudore in quei tratti fini, in quell’incedere silenzioso presso l’altare. Lui che
delle battaglie conosceva la polvere e le ferite,che di donne conosceva quelle mercenarie che in se aveva una
sicura forza e non conosceva commozione,la vide con il suo sorriso ed il pudore di chi non conobbe mai il
mondo e la corruzione di feste e banchetti. Il giuramento lui fece alla legione e l’onore era sacro, la sua vita
era di ordini a cui obbedire ciecamente,senza chiedere mai nulla.Lei giovinetta il voto fece e non doveva
disobbedire ormai tutta la sua vita a Vesta era dedicata e il Sacro fuoco era la sua ragione di devozione, il suo
tempo ed il suo amore erano per quel fuoco La sera quando le ombre di allungavano e la fiamma mandava i
suoi suggestivi bagliori, il soldato stanco ed infreddolito desiderava avvicinarsi a quel fuoco per rubare un po’ di
calore per le proprie stanche membra. Non poteva,regola voleva che non si avvicinasse mai ad alcuna Vestale,
neanche a quella dallo sguardo sì dolce che emanava soave candore. Ma la vestale dal grande Cuore,non
poteva restare a vegliare il fuoco sapendo il soldato infreddolito. Solo un muto sguardo per l’invito ad
avvicinarsi al fuoco,in fondo che male ci sarebbe stato,nessuna regola infranta se il fuoco poteva servire a
scaldare il soldato, la Dea ne sarebbe stata felice, un soldato romano avrebbe avuto un po’ di conforto, in
fondo difendeva le sue ancelle. Con modi un po’ bruschi da guerriero fiero il soldato si avvicinò,non voleva
mostrare la debolezza delle sue membra ma il freddo di quelle notti non era un piacere,meglio una battaglia
con coraggio che ore fermo presso un tempio. Anche se la visione di quella fanciulla aveva da giorni corroso
qualcosa. Cosa era accaduto a lui così insensibile ormai a tutto?,lui si poneva mille ragioni e da soldato
preparava strategie,alla vita era pronto. Questo era quel che aveva creduto. Solo da qualche giorno sostava
per le guardie davanti al tempio e già si sentiva sconvolgere dentro alla vista della fanciulla. Si sentiva ardere
un fuoco del tutto simile a quel Sacro fuoco che la fanciulla doveva vegliare. Ella vedendolo la sera si
abbandonava a pensieri,ad emozioni che mai aveva provati e di cui non conosceva il nome, ma che le
accadeva?Mai vista la forza ed i muscoli in quel luogo, mai visto quel rigore,si era luogo Sacro ma con le altre
fanciulle si cantava e la vita era soave. Sguardo fiero aveva quell’uomo e nelle battaglie chissà quante cose
aveva veduto,ma la tenerezza,quella non l’aveva mai conosciuta. La ragazza quante volte si sentiva prendere
da paure,da incertezze ed anche se serena desiderava sicurezza. Fu quello sguardo fugace ad avvicinare i due
mondi,a dargli legame. Occhi che parlavano,si cercavano anche se proibito. Quante cose in quello sguardo
desiderio di proteggere la Donna e ricerca di quelle braccia per farsi cullare. Ma una promessa,un pegno, un
giuramento,un voto. Non poter parlare,non poter osare tanto. Se fossero stati scoperti così vicini era la
morte,la persecuzione,il disonore. Che fare?no povera fanciulla,il soldato non voleva violare quel tenero
fiore,quella purezza. Timida lei non poteva chieder nulla,che solitudine tra quelle mura,neanche il calore del
fuoco poteva riscaldarla dal suo freddo interiore. Da lì a poche ore lui sarebbe andato a dormire e lei doveva
restare ancora presso il Sacro fuoco. Come la notte precedente lei ne avrebbe sentito il vuoto,avrebbe
ricordato i fugaci sorrisi…. Lui lungo il tragitto per raggiungere la residenza dei soldati avrebbe ripensato a
come lei fosse bella,delicata,che pensieri indegni gli giungevano, si doveva trattenere,era la fanciulla una
vestale e non una donna di facili costumi. Da lì a poco sarebbe finito il turno e sarebbe stato sostituito,che
tristezza presagiva. Ancora un po’ vicino al fuoco, a quell’ora nessuno se ne sarebbe accorto. Se solo potesse
stringerle le mani,null’altro! Come ad intuire il pensiero del soldato,con molta indecisione la fanciulla si avvicinò
a lui, con lo sguardo basso e pieno di vergogna,un passo ancora,sarebbe stata vicinissima … D’improvviso un
grido si levò nella notte,non era neppure soffocato,forse sarebbe stato meglio!
Vergogna,disonore,scandalo,non si capì bene il motivo del grido,in realtà nulla era ancora accaduto, la fantasia
a volte precede i fatti. Forse se la fanciulla avesse solo leggermente allungato una mano poi i desideri che
ardevano avrebbero fatto il loro corso o il soldato avrebbe retto il giuramento a Roma ma contro se stesso ed il
suo volere. La legge era chiara al riguardo e questa volta la legge era Divina per Vesta e terrena per il soldato.
Condannati!!Torture,supplizi, che cosa li attendeva? Quel grido era una condanna,un’accusa più forte della
coscienza. Non doveva perdurare,si doveva far tacere… Fu un attimo ,uno scatto,fu zittito dal pugnale del
soldato quel grido,era di un’altra vestale,tutti sarebbero accorsi per qualcosa di non compiuto,non ancora
aveva sfiorato quella mano. Sangue,l’urlo della ragazza,paura. Basta,una sola cosa ora, fuggire nella notte,
nascondersi,cercare riparo. Prese per mano la ragazza intontita e confusa e con lei fuggì nella notte. Nessuno
ne seppe nulla,non se ne volle parlare e non entrò mai nella Storia.

© Poetyca
La Principessa degli Arcobaleni
La piccola Alice era triste nel suo lettino d’ospedale,ancora analisi l’aspettavano, era la terza volta e non
comprendevano il motivo della sua febbre.Il suo sorriso si era ormai spento e anche la nonna non riusciva più
ad inventare storie nuove per farla sorridere di nuovo. La bambina pensava ai suoi giochi rimasti a casa,ai suoi
libri e al suo gattino Fiocco in attesa,nessuno poteva restituirle la voglia di sorridere. Quella notte faceva molto
caldo e la Fata Azzurrina come al solito non aveva più con sé la polvere d’arcobaleno,senza quella polvere
magica le sarebbe stato difficile fare la sua magia più bella! Era dunque necessario andarla a prendere nella
boscaglia poco lontana, erano anni che lo gnomo Piermagù le forniva la polvere, personalmente raccolta nei
giorni dispari di pioggia all’alba di un sogno. Decise quindi di prendere la bacchetta e di indossare il mantello
color nottedistelle, uno strano ed inaspettato vento l’attendeva all’imbocco del quarto albero senza
chioma,strano in quella stagione un simile vento,non ci pensò troppo e s’incammino sulla soglia di casa dove la
sua fedele colomba l’attendeva. Era perfetta per una fatina delle sue dimensioni,tra quelle morbide piume si
sentiva ben accolta e aveva un’ottima visuale, con difficoltà,a causa del vento, potè raggiungere la casa-albero
dello gnomo che era felice di rivederla,per lei faceva brillare i suoi occhietti intelligenti. Sulla stufa bolliva uno
strano miscuglio dall’odore dolciastro. una semplice stanza scavata nella corteccia di un robusto tronco,con la
sua vocetta quasi infantile lo gnomo fece accomodare la Fatina e le offrì una tazza bollente di elisir del sogno.
Cominciarono a chiacchierare allegramente mentre con movimenti veloci lo gnomo cercava qua e là degli
oggetti colorati: polveri,stoffe,fiori che mai appassiscono e boccette di pagliuzze dorate. Dopo aver messo in un
cestino il contenuto variopinto, andò a prendere da un piccolo armadio chiuso,con una grande fettuccia
arcobaleno,un frammento di essa, emanava una strana luce,si era una luce speciale,era un frammento di
arcobaleno magico!Con un sorrisone sdentato lo gnomo disse che quel frammento di arcobaleno era magico: in
grado di restituire il sorriso e la forza a chi ne avesse bisogno ma che solo un cuore puro poteva tenerlo con sé
e farlo crescere. Chi avesse avuto un frammento di quell’arcobaleno e lo avesse donato con il cuore sarebbe
stato in grado di dare il sorriso. Poi con affetto e la gote arrossate per l’emozione lo regalò a Fata Azzurrina che
sorrise dolcemente stampando un grosso bacio sulla fronte ormai calva dello gnomo di centoquarantasei anni.
Aveva apprezzato quel nuovo e interessante regalo e poiché lei era una Fatina che amava aiutare gli altri era
già intenta a pensare a chi potesse darne, lo pose con cura nel sacchetto dei sogni,precedente dono di
Piermagù e dopo aver preso le varie boccette,polveri e magie colorate,disse che era ora di andare. Colombina
attendeva paziente,scocco un bacio sulle dita allo gnomo e volò via! Il vento turbinava,era difficoltoso quel
viaggio e mai era stato tanto complicato. Sapeva che ci sarebbe riuscita,solo che afferrarsi forte era difficile.
Colombina era stanca di combattere contro Padre vento,voleva che lei si fermasse a riposare. Compresa
l’esigenza, la Fatina affermò che avrebbero sostato, in basso erano visibili delle luci, sicuramente ci sarebbe
stato un luogo adatto alla sosta. La piccola Alice era in preda alla febbre, si agitava e non si accorgeva della
finestra aperta stanza, un colpo di vento più forte l’aveva spalancata e la nonna dormiva. Sentì un po’ di
solletico su una guancia e solo dopo un po’ comprese che una strana donnina le stesse parlando, possibile che
fosse così piccola?Poteva essere alta come il suo pollice ed era molto carina in quel vestito nero scintillante,
non si comprendeva bene se fosse una bambina o una donna adulta,la guardava con dolcezza e le ripeteva
qualcosa che lei non comprendeva bene, aveva uno strano fagottino colorato che luccicava. La bambina si
stropicciò gli occhi credendo fosse una visione, poi, con fatica si sedette e comprese che non lo era e cercò di
ascoltare quella vocina appena udibile. Aprì la mano e l’avvicinò alla strana creatura che ci salì sopra. Si sentiva
strana con quell’esserino in mano, con delicatezza l’avvicinò all’orecchio ed ecco che finalmente Azzurrina le
disse Ciao piccola! Mi sapresti dire come fare per raggiungere le colline dorate? La bambina sorrise, pensò che
se quello era un sogno era sicuramente il più bello che avesse mai fatto, si schiarì la voce e affermò che lei era
piccola e che non conosceva bene le strade, volle sapere come quella piccola donnina fosse giunta presso il
suo lettino d’ospedale. Quando Azzurrina seppe che la piccola Alice era ammalata e che non se ne
comprendesse la ragione,raggiante le affermò che aveva proprio con sé un rimedio efficace. La bambina si
aspettava di vedere uno sciroppo amarissimo o qualche altra medicina non troppo accetta. Con grande stupore
vide striscette di luce colorata danzarle intorno, erano veramente capaci di rischiarare tutta la stanza, la gioia
negli occhi della bambina era pari a tutti quei meravigliosi bagliori. La fatina le affermò che quello era solo un
frammento d’arcobaleno e che per avere sempre colori splendidi doveva far sorridere gli altri e regalarne un po’
con cuore puro. Troppa era la gioia della bimba che saltellava sul letto continuando a sorridere! Dopo aver
riposto la fatina sul cuscino accanto a sé le cantò una canzoncina insegnatale dalla nonna dicendole di cantarla
alle altre fatine amiche. Con commossa tenerezza la fatina la ringraziò e si avvio verso la finestra dove
Colombina era come il solito in paziente attesa, era stata una giornata splendida per lei pensò, se non ci fosse
stato il vento quella notte non avrebbe mai conosciuto una bambina tanto dolce e non avrebbe potuto donare
l’arcobaleno. La mattina dopo Alice non aveva più la febbre, raccontò alla nonna stupita,della sua amica
Azzurrina e le fece vedere il suo prezioso dono, alla vista dell’arcobaleno la nonna si commosse molto perché le
venne in mente quando lei da piccola aveva avuto in dono da uno gnomo di nome Piermagù un arcobaleno per
averlo aiutato a sollevare un sasso che gli ostruiva il cammino. La nonna disse alla bambina che dovevano
andare per tutto l’ospedale a donare pezzettini di arcobaleno ad altri bambini. Alice e la nonna fecero il giro
dell’ospedale raccontando la storia di una piccola fata che si chiamava Azzurrina e di uno gnomo che
regalavano arcobaleni. Da quel giorno anche a scuola la piccola Alice venne chiamata da tutti con un nome
speciale: Principessa degli arcobaleni.
© Poetyca
La Principessa del sorriso
“ Quello che nasce dentro è un piccolo miracolo che nessuna avversità può mai fermare La giovane Sabine apri
gli occhi,da dove provenivano quelle parole? Chi le aveva pronunciate? La sensazione che provava la stava
avvolgendo, una strana calma,sembrava che tutto fosse illuminato da una luce irreale,eppure prima di
addormentarsi era tanto triste,sola,aveva freddo e non aveva vestiti adatti per quel clima,presto l’inverno
sarebbe giunto e forse questa volta anche la neve. La neve,da quanto tempo non ricordava una nevicata dolce,
che fosse una magia,ora la neve sarebbe stata solo capace di farla tremare fin dentro le ossa,mangiava troppo
poco per potersi scaldare. Quanto tempo era passato da quando da piccola la nonna la coccolava e le
raccontava storie magiche,quelle storie che dipingono di magia i pensieri e fanno illuminare il cuore,poi si
avvicinava ai vetri e alitava, faceva vivere quelle storie disegnando sul vapore i personaggi, le sembrava di
vederli lì fuori al buio .Quella casa era piccola ma conteneva tanto amore e la nonna era l’unica persona che
poteva prendersi cura di lei. Loro,lei e la nonna non potevano permettersi quei lampioni che erano presenti
nelle strade dei ricchi,la notte la strada non era mai troppo sicura e lo sapevano anche se non ne parlavano
mai. La nonna preferiva raccontarle di sogni e cose fantastiche di cose che solo un cuore bambino può
raccogliere,le tiene strette e le fa volare in un cielo limpido perché ci crede e quando si crede tutto accade. Ora
invece non conosceva più l’odore dei sogni e la nonna lasciò solo tristezza e vuoto il giorno che
morì .Lei,ragazzina senza nessuno dovette mettere da parte ogni gioco,ogni sogno per imparare a
sopravvivere. Non era sola,altri ragazzini avevano il suo stesso destino: piccole cose da trascinare in una
giornata,pochi abiti,poco cibo e poche parole,piccole ossa leggere che facevano chilometri alla ricerca di
qualche buon cuore che lasciasse qualche spicciolo. Sabine della nonna aveva un ricordo indelebile e poiché
aveva un sorriso talmente bello da illuminare il volto,la cara nonna la chiamava “Principessa del sorriso”,quello
era il suo piccolo dono,un tesoro che malgrado le avversità,le ferite che la vita aveva inciso non aveva
perduto,sapeva che la nonna sarebbe stata orgogliosa di lei perché con quel suo sorriso sapeva prendersi cura
dei più piccoli del gruppo. Tutti bambini con la stessa sorte,età diverse,alcuni piccolissimi ma con gli stessi
occhi grandi e smarriti,lei,Sabine era più grande ed aveva avuto l’amore della nonna,sapeva raccontare storie
fantastiche e sapeva far addormentare chi aveva paura del buio .La notte erano i cartoni trovati per strada a
coprirli. Al mattino era il suo sorriso a scaldarli. Quel mattino sentì che sarebbe accaduto qualcosa di
diverso,forse quel sogno, quelle sensazioni strane. Ma cosa poteva mai accadere a dei bambini che non
interessavano a nessuno? Ma non volle farsi domande,la giornata era appena cominciata e bisognava
abbandonare quel luogo prima che li cacciassero, dovevano raggiungere la fontana ad un paio di isolati per
potersi lavare. Fu lei a svegliare tutti con una canzone,poi concesse la magia di un suo sorriso e i bambini
cominciarono a stiracchiarsi e ad illuminare il volto per quel sorriso che accarezzava l’anima. Era rassicurante
ricevere quella silenziosa carezza,sapere che Sabine non li avrebbe lasciati. Era il momento di andare,tutti in
fila cominciarono a muovere i primi passi verso la durezza della giornata. Erano stanchi ma non lo avrebbero
detto per far vedere che potevano resistere a tante prove,che erano come giovani eroi, gli stessi delle storie di
Sabine,quelli che sfidavano ogni avversità con il coraggio di leoni. Poi la tristezza,il desiderio di un abbraccio
stretto che cancellasse tutte le paure lo nascondevano dentro come un segreto. Clara quel giorno aveva voglia
di visitare i quartieri che le guide turistiche non avrebbero mai mostrato,Matteo suo marito era come lei,
quando visitava un nuovo luogo voleva vederne tutti gli aspetti, non avrebbe mai permesso di restare fermo ai
luoghi “ per turisti”. Erano arrivati da tre giorni invitati da un amico che lavorava da anni per quella terra,per la
sua popolazione,per chi era dimenticato. Pensarono di farsi portare con un taxi ma chiamarono prima Antonio,
volevano essere guidati. Dopo circa un ora il taxi accoglieva i tre amici,erano giunti nelle strade più squallide
ma era quello che volevano. Angoli sporchi,odori repellenti e un grigiore che sembrava avesse inghiottito i
colori di quei luoghi,ecco dunque la realtà,quello che la gente è costretta a vivere mentre a chi viene da fuori
mostra cose che illudono, distanze nette tra questo mondo e quel paradiso artificiale. Clara era una
giornalista,sapeva che era in questo modo,lo stesso aveva visto in altre città,non era mai fuggita inorridita ma
desiderava,seppure per poco,conoscere quella verità e riflettere su quello che poi la circondava, era una
lezione senza paragoni. Lei era maturata moltissimo da quando aveva perduto la sua unica figlia,sapeva che
non poteva averne. Accadde in un attimo. L’autista distratto da un riflesso di sole proveniente da una finestra
aperta non si accorse di quella bambina magra,sorridente e con un aria sognante…troppo tardi,stava
attraversando la strada e a nulla servì frenare. Clara con un sussulto nel cuore apri la portiera della macchina,
scese di corsa seguita dal marito incredulo e dall’autista che urlava contro quella creatura,Antonio era
inebetito. Clara stesa a terra sorreggeva la testa della bambina,per fortuna era stata presa di striscio,i piccoli
compagni di Sabine singhiozzavano e non sapevano che fare senza i suoi sorrisi che accarezzavano. Sabine era
scivolata in uno strano torpore,ancora quella voce,quelle parole “Quello che nasce dentro è un piccolo miracolo
che nessuna avversità può mai fermare” Ecco, ora vedeva un bellissimo Angelo che le accarezzava i capelli,le
sorrideva pronunciando quelle parole,si sentiva meglio e sorrise,quando aprì gli occhi vide una donna che le
parlava,le sorrideva e la chiamava per nome. Come conosceva il suo nome? Le sembrava di vedere nella donna
qualcosa di familiare ma non comprendeva, non sapeva. Seppe dopo due giorni che Clara era sua zia e che
quando sua madre scappò con suo padre li cercò per tutto il paese e che il suo lavoro la teneva lontana,la zia
la riconobbe per quel suo sorriso identico a quello della madre, per quei modi,per la dolcezza. Giunse l’inverno
e la neve da dietro i vetri era uno spettacolo, Sabine e i suoi “ fratelli” dalla casa di Clara potevano vederla, era
il momento delle storie che ancora poteva inventare per loro, poi,tutti insieme si andava a giocare. Non
pensava che il suo sorriso potesse permettere ad una donna di riconoscerla e ringraziava ogni giorno il suo
Angelo per esserle stato sempre vicino.
© Poetyca
Stellina
Nell’immensità della notte,nel suo vasto spazio una piccola stella guardava la terra lontana,sentiva una forte
attrazione e avrebbe voluto scendere per conoscere il mare e quei bambini di cui aveva sentito parlare,avrebbe
voluto entrare in contatto con quel loro mondo capace di cogliere ogni cosa fino a quando diventati adulti la
realtà avrebbe cancellato la visione magica del mondo. Chiese alla sua mamma se poteva andare alla ricerca di
avventure,se poteva entrare in contatto con i bambini,ma la madre rispose che per farlo avrebbe perso la sua
luce,sarebbe diventata opaca e nessuno avrebbe potuto ammirare la sua bellezza. Sulla terra una bambina era
intenta a guardare il cielo e tra quella miriade di stelle le parve di vederne una occhieggiare in modo particolare
verso di lei, chiese alla sua mamma se fosse possibile avere per Natale una bella stella,la madre paziente
spiegò che non fosse possibile avere una stella vera, sarebbe stata troppo grande e avrebbe perso la sua
bellissima luce. La bambina stanca diede il bacio della buonanotte alla mamma,si mise nel lettino e dopo un
attimo si addormentò. La stellina desiderava così tanto di poter scendere sulla terra che…Puff ! si tuffò giù,fece
un gran volo e si senti precipitare sempre più giù, la terra che prima appariva tanto lontana ora era sempre più
vicina. Stellina era felice e non aveva paura,ora poteva vedere il mare e nulla temeva,la sua coda luminosa la
confortava e riusciva a vedere bene attraverso il buio della notte,si specchiava sull’acqua e si sentiva
veramente bene. Ora si stava avvicinando al giardino di una casa,al centro del quale si trovava un grande
albero addobbato con tante luci colorate ed anche delle stelline che però avevano delle luci opache. Era un
albero di Natale e intorno un manto candido ricopriva ogni cosa,uno strano silenzio accolse la stellina che
credeva di poter trovare tanta gioia e bimbi intorno,dopo un attimo cadde tra la neve emettendo un bagliore
molto forte. La bambina si svegliò perché aveva sognato l’arrivo di una stellina nel suo giardino,si mise le
pantofole e la calda vestaglia e andò a chiamare la mamma che credeva ad un incubo. Non era un incubo ma
un sogno bellissimo spiegò la bambina e dovevano andare subito in giardino,la mamma temeva in una
delusione ma volle seguire la piccola che si era già precipitata fuori. Una strana luce azzurrina illuminava lo
spazio del giardino,da dove proveniva? La bambina corse verso Il luogo in cui era più intensa e la madre era
incredula,quella era realmente una stella,quella che la sua bambina aveva desiderato ed ora era proprio nel
suo giardino. La bambina aveva un sorriso tenero mentre teneva tra le dita la stellina e le parlava,l’accarezzava
con la voce e con lo sguardo,sembrava che la conoscesse da sempre. Alla modulazione della voce della
bambina la stellina aumentava la sua luce e sembrava comprendesse il senso dei discorsi. Quella notte molti
bambini accompagnati dai genitori giunsero in quel giardino, un luogo tra tanti in un paese tra tanti,tutti
sentirono nel cuore la luce di una piccola stella che accarezzava donando serenità,tutti videro quello che non si
verificò mai prima perché una bambina insieme ad una piccola stella avevano avuto lo stesso desiderio,
qualcosa in cui forse nessuno avrebbe creduto.
© Poetyca
Valentina
C’era una volta Giulia una bambina che si sentiva spesso sola perché i genitori erano entrambi impegnati con il
lavoro. Al mattino veniva accompagnata a casa della nonna Alice che abitava in una villetta con giardino ma
non giocava mai con lei,infatti in casa aveva tante cose da fare ed era impegnata per sistemare,pulire e
cucinare. Ormai Giulia aveva imparato a giocare da sola con le sue bambole. Un giorno la bambina chiese alla
nonna di poter andare in giardino: era una bella giornata di sole e portare fuori le sue bambole,raccogliere
erba per farne verdure e sabbia per inventare altre pietanze era quello che desiderava. La nonna l’accontentò,
ma prima fece le solite raccomandazioni sul non correre,non sporcarsi le mani e il vestito ma soprattutto di non
restare fuori troppo tempo poiché era quasi pronto il pranzo. Che noia per Giulia doversi accontentare solo di
una passeggiata in giardino, non aveva altro perché avrebbe disubbidito alla nonna se avesse toccato la sabbia
e l’erba,allora volle scoprire intorno se esisteva un tesoro,magari nella fenditura di un muro o dietro un
cespuglio. Si mise ad osservare con attenzione la bellezza dei fiori,dei rampicanti sul muro, quelle api sciamanti
e assaporò l’odore delle rose… Proprio sotto il cespuglio delle rose gialle vide un animaletto buffo che la stava
osservando con i suoi occhietti vispi e camminava con un’andatura lenta. Era una tartaruga! Per la bambina fu
la scoperta di un tesoro preziosissimo.. Ora aveva un’amica. Felice cominciò a saltare e ballare,a ridere e a
sentirsi fortunata, doveva ora cercare un nome adatto..<< La chiamerò Valentina, cammina infatti piano – Va
lentina – e rideva per questo nome adatto alla piccola creatura. Pensò che dimostrare la sua amicizia dovesse
cominciare con il donare alla piccola amica una foglia di lattuga, di nascosto dalla nonna sgattaiolò in cucina e
prese la lattuga. Corse in giardino e la offrì alla piccola compagna di giochi. Da quel giorno erano diventate
inseparabili,finalmente qualcuno che giocasse con lei senza sgridare,che ascoltasse e mangiasse non come le
bambole che non mangiavano e lei doveva solo immaginarlo, il tempo scorreva lieto e la mattina era sempre
sorridente anche se assonnata quando andava a trovare la nonna,aveva infatti la sua amica tartaruga ad
attenderla. La nonna aveva visto come la nipotina fosse allegra e la sentiva parlare,aveva visto la tartaruga e
sorrideva da dietro la finestra ricordando che anche lei da bambina amava gli animali. Giunse l’autunno e il
vento scompigliava i rami,i colori del giardino erano colori rossicci o rugginosi,per la piccola Valentina era
tempo di riposo tutto ormai l’affaticava,sentiva la necessità di rallentare ulteriormente i suoi movimenti. La
bambina poteva uscire per poco e con il cappello e il cappottino, la nonna temeva che prendesse freddo,non
voleva che si ammalasse. Giulia aveva la sua lattuga in mano per farne dono a Valentina, faceva proprio freddo
e soprattutto era il vento a dare fastidio, era presto per la neve ma come ogni anno la nonna aveva fatto
sistemare la legnaia per il camino. Giulia era preoccupata,sotto il cespuglio di rose ormai spoglio non scorgeva
la sua Valentina e cercava,si guardava intorno con una grande preoccupazione – dov’era la sua amica? –
perché non arrivava appena la chiamava come al solito? Si mise a piangere e di corsa chiese aiuto alla nonna,
l’anziana donna fece un sorriso per rassicurarla e si mise a cercare in giardino con lei,della tartaruga non vi era
traccia, asciugo le lacrime della bambina e le accarezzo i capelli, guardarono con maggior attenzione e si
accorsero che dietro il cespuglio di rose la terra era smossa. La nonna spiegò allora alla bambina che Valentina
aveva scavato per fare una tana contro il gelo che arrivava, che stava bene solo che aveva un grande sonno –
doveva riposare – la sua amica era in letargo e a Primavera sarebbe stata più grande e felice di vedere i fiori e
i colori,anche le piante erano andate a dormire e la natura era in attesa di preparare il vestito nuovo per la
stagione nuova. Allora la bambina sorrise e chiese alla nonna quali altre storie così belle conoscesse,se le
poteva raccontare quando con il fuoco acceso faceva tanto freddo,la nonna felice le disse – certo
piccolina,tutte le storie che vuoi – Fu un Inverno indimenticabile,ricco di fascino e di scoperte,la bambina
imparò tante cose nuove dalla voce carezzevole della nonna e l’anziana donna sorridendo pensò che in fondo le
cose da sistemare in casa potevano anche attendere,poter essere ascoltati era veramente un piacere.
Aspettarono insieme il ritorno della Primavera e quando Valentina si fece trovare sotto la pianta di rose fu una
vera festa e questa volta aveva anche una nuova amica; Nonna Alice era lì pronta a viziarla insieme alla piccola
Giulia.
© Poetyca
Viola
Seduta sul bordo del suo lettino Viola attendeva che la mamma arrivasse, anche questa volta aveva fatto un
brutto sogno e dopo aver sudato tanto, compreso che si trattava solo un sogno, aveva chiamato la mamma
perché l’abbracciasse e le raccontasse una delle sue bellissime storie.
Non era facile per Viola di soli cinque anni capire come mai non tutti erano capaci di fare cose che lei faceva
spontaneamente e non aveva intenzione di dare preoccupazione alle persone , solo che non capiva cosa era
possibile manifestare e cosa era meglio trattenere o fare solo quando nessuno guardava, come accaduto la
mattina prima, quando in giardino aveva visto una farfalla battere inesorabilmente e con grande fatica le ali,
era davvero un grande sforzo per lei volare di nuovo.
Viola indicò quella povera farfalla al nonno e la bambina disse che voleva aiutala a volare, il nonno spiegò
che aveva volato tanto ma ora era il tempo di un lungo sonno, che per tutti arriva la fatica e quel sonno, che ci
sono cose che accadono e che non si può reagire, lei non avrebbe potuto fare nulla!
Eppure Viola sentiva quel solletico sulla punta delle dita, sentiva quel calore e vedeva intorno alla farfalla un
alone colorato che stava per spegnersi, perché non offrire un poco dei suoi colori alla farfalla? In fondo aveva
dato gioia al cielo e ai fiori!
Viola disse al nonno di non preoccuparsi, ci avrebbe pensato lei! Il nonno sorrise per il candore e la convinzione
di quella bimbetta, così simile nell’esprimere i sogni che la sua mamma faceva da piccola, lei che inventava
fiabe ed era solitaria, seria e attenta a tutto. Quanta fatica per aiutarla a cambiare perché i sogni non servono
a nulla nella vita e si deve essere concreti.
Viola si avvicinò alla farfalla, la prese delicatamente e la adagiò sul palmo della mano sinistra mente con la
mano destra compiva degli strani movimenti circolari intorno alle ali della farfalla, il nonno guardava stupito e
scettico, preoccupato della imminente delusione che la piccola Viola avrebbe avuto a breve.
Restava in silenzio, pronto a cercare parole adatte, ad accogliere le lacrime della bambina. Trascorsero pochi
attimi e come una piccola nuvola azzurrina apparve avvolgendo la farfalla, il nonno credeva di avere delle
allucinazioni perché immediatamente dopo la farfalla iniziò a muovere le ali e a volare intorno alla bambina
disegnando alcuni ghirigori festanti.
Come era possibile? Si trattava di una particolare coincidenza?
Eppure solo pochi minuti prima quella farfalla era disidratata e morta, certamente non era così colorata e viva
come adesso!
La bimba aveva un’aria soddisfatta e a guardare il viso serio e stupito del nonno si rese conto che forse aveva
fatto qualcosa di sbagliato, almeno per il nonno e chiese: – Nonno sono stata cattiva? Perché i tuoi occhi mi
stanno rimproverando?
Cosa ho fatto di sbagliato?
Il nonno non sapeva cosa rispondere, quello allora era un prodigio se la bambina era consapevole di avere
fatto qualcosa per cambiare la realtà della farfalla, l’unica cosa che riuscì a chiedere fu: – Ma dove hai
imparato? Sei così piccina, come hai fatto?
La bimba sgranò gli occhi :
-       Perché nonno tu non lo sai fare?
-      No piccola mia io non sono capace, nessuno mi ha insegnato o forse ..non ho mai provato perché non
credevo possibile una cosa del genere. Comunque piccola mia forse è meglio non dire questo alla mamma,
potrebbe preoccuparsi e se proprio devi fare queste cose, stai molto attenta che non ti veda nessuno!
Viola percepì ancora una volta come il nonno fosse turbato e che lei ne era la causa, allora disse al nonno di
rilassarsi e di non essere preoccupato perché lei avrebbe fatto attenzione, non lo avrebbe detto neppure a
Francy la sua migliore amica.
Il sogno era stato davvero spaventoso, una grossa nube scura si stava spostando e con dei vortici che
sembravano tentacoli cercava di penetrare nelle case, nei boschi e dove arrivava sotto forma di nebbia
cambiava l’aspetto delle cose; alberi e rocce, fiumi e mari, tutto sembrava perdere vita, come un contenitore
vuoto, senza più energia, la gente sembrava non avere volontà ed agiva senza riflettere.
Nel suo sogno le farfalle, gli uccelli, i pesci e le voci di altri bambini come lei, così sensibili e speciali sembrava
la chiamassero per portare aiuto e per riportare energie colorate a quel disastro.
Quel sogno appariva così vero! Infine la farfalla che la mattina prima l’aveva ringraziata con la danza del cuore
le appariva e le diceva che per gratitudine le avrebbe presentato la fatina del giardino e che con lei avrebbe
potuto aiutare piante e d insetti, animali ed esseri umani, ma non sarebbe stata sola, altre fatine avevano
l’incarico di parlare con altri bambini e si sarebbero tutti incontrati, che una missione la stava attendendo.
Viola si svegliò perché quella brutta visione della nube la faceva sentire come senza fiato, come avrebbe potuto
aiutare tutti lei che era tanto piccola?
Poi ricordò come il nonno fosse preoccupato e cercò la mamma per capire cosa stesse accadendo.
La mamma arrivò, semi addormentata ma calma, chiese cosa fosse accaduto e cosa la bambina avesse
sognato di tanto brutto.
Ascoltò attenta, sebbene la bambina non sapesse come fare per dire che nel sogno era stata richiesta per
aiutare , ma che il nonno che aveva assistito al volo della farfalla era preoccupato.
Viola disse che era stato un sogno brutto, che era presente una brutta nuvola che si sentiva soffocare per
questo ma che alcune cose erano difficili da capire per la mamma come lo erano per il nonno, che forse
qualcosa di sbagliato era nelle sue mani.
La mamma accarezzò la fronte della bambina e le stampò un bacio, seduta sul letto, con la manina stretta alla
sua, le disse di non temere, che la mamma non aveva mai pensato che lei potesse essere sbagliata, che anzi,
da quando lei era nel pancione e la mamma sentiva i suoi calcetti sapeva come quella fosse stata una bimba
speciale che sognava spesso e come alla nascita la piccola Viola fosse esattamente come nel sogno, persino il
piccolo neo a forma di cuore sul pancino!
Le disse che anche lei quando era una bambina per molte persone poteva apparire strana, ricca di fantasia,
solitaria e che solo se immersa nella natura si sentiva bene.
Solo che aveva dovuto mettere da parte ogni sogno, ogni fiaba per essere come altri volevano e solo ora, con
la piccola Viola poteva raccontare le sue favole e le sue sensazioni che altri non avrebbero compreso. Dunque
di non temere perché la mamma sapeva quanto lei fosse speciale.
La bimba allora, ritrovata fiducia le disse della farfalla e la mamma sorrise, le disse del sogno e di come
dovesse l’indomani andare in giardino a ricercare la farfalla e come questa le avrebbe fatto conoscere la fatina
del giardino.
La mamma sorrise ancora, sembrava le credesse e la bimba si rilassò, chiedendo un bicchiere d’acqua e una
favola nuova.
La mamma andò in cucina e prese l’acqua con sé e lì per lì inventò una favola che parlava dei sogni dei
bambini, di come ogni sogno ricco di bellezza, di purezza e di amore fosse energia colorata che salva il mondo,
che tante cose invece sono capaci di inaridire la vita, soprattutto non saper sognare o avere paura di farlo,di
come tante cose possano invece contaminare e distruggere la bellezza e la Natura, perché si perde il rispetto e
si è sordi alla voce del cuore.
La bimba comprese come la mamma le stesse indicando di credere in se stessa, di non farsi influenzare delle
cose che spesso i grandi dicono perché hanno perso quella fiducia e camminano su una strada che ha perso
colori.
Il mattino dopo Viola e la sua mamma andarono in giardino insieme, mano nella mano, sorridenti e piene di
speranze.
Improvvisamente apparve la farfalla, ma a guardarla meglio era una fatina minuscola che emanava grazia
e colori, ovunque battesse le sue piccole ali folate di polvere di stelle sprizzavano allegramente e con la sua
piccola bacchetta magica fece dei ghirigori e disse con una vocina dolcissima a Viola che lei non doveva mai
smettere di manifestare quelle sue doti speciali, che l’intero mondo ne aveva bisogno e se persone tristi e
scettiche preferivano restare cieche, lei e altri bambini che presto avrebbe conosciuto non devono fermarsi
ma portare avanti l’Opera dalle Bellezza e del Cuore Puro, per salvare la terra da quella nube velenosa che lei
aveva sognato.
L’appuntamento era nel parco, un centinaio di bambini venuti da ogni parte del mondo avevano fatto dei sogni
di vita, di speranza e di bellezza ed ora, con i genitori che attraverso di loro avevano capito come si stessero
dimenticando il valore profondo delle cose, finalmente si sarebbero incontrati.
Quanta emozione e quanti abbracci! Finalmente si poteva regalare luce e colori alla Natura morente per
fermare le nubi tossiche della violenza e del rancore per portare pace e compassione nel Mondo.
Viola era felice, raggiante e vibrava alla medesima frequenza di quei bambini.
Tutto stava per iniziare.
© Poetyca
L’elefantino Chimbo
Il vento racconta sempre tante storie e per chi non riesce a dormire e resta in ascolto,la notte è capace di
portarne sempre di nuove,basta restare in silenzio e far riposare i pensieri . C’era una volta nella foresta
africana una bella famiglia di elefanti,tutti erano in attesa della nascita di un nuovo elefantino che avrebbe
arricchito il “ Grande gruppo”. L’evento era molto atteso e le elefantesse più anziane tenevano d’occhio Aurora
la giovane sposina che cominciava ad agitarsi… La luna era piena e giù al fiume le canne erano agitate dal
vento… Aurora sentì essere giunto il momento di allontanarsi per il grande evento lentamente si spostò dove
sapeva esserci uno spiazzo e vicino un cespuglio che l’avrebbe protetta da occhi indiscreti. Dopo qualche
attimo di smarrimento per la visuale poco nitida e per la trepidazione per quanto stesse per
accadere,l’elefantessa sentì l’istinto che la guidava… Dopo un po’ di tempo vide nell’erba un esserino tenero
che coccolò amorevolmente,ecco ora poteva fare la conoscenza del suo piccolo e volle chiamarlo Chimbo.
L’elefantino era vivace e amava scoprire tutte le cose che il mondo conteneva : odori,suoni e sapori,non era
una cosa di tutti i giorni avere un mondo da assaggiare e una mamma così premurosa! Ritornata al gruppo con
quel nuovo componente venne festeggiata ed accolta da tutti con gioia,il suo piccolo era proprio carino. La
mamma era paziente ed ogni mattina lo portava al fiume per fare il bagno e gli insegnava i luoghi dove
avrebbe trovato l’erba migliore. Il piccolo Chimbo era davvero felice,non conosceva il pericolo e nessuno gli
avrebbe mai fatto del male con la presenza della sua adorata mamma. Un giorno dal cielo scese uno strano
animale che nella sua pancia trasportava degli umani,scesero dei cacciatori in cerca di nuove prede da vendere
ai circhi più importanti d’Europa. Era un gruppo,tra i vari cacciatori il più temuto ed abile Albert ,era quello che
sapeva fare il suo mestiere con destrezza,tutti sapevano che la cicatrice che aveva nel braccio era per la lotta
che ebbe con un feroce leone,lui non temeva nulla e conosceva il territorio come nessuno. La notte dell’arrivo
fu subito impiegata per mettere delle reti molto robuste e il fatto che la luna mandasse poca luce a causa delle
nubi era per lui un’occasione da non far fuggire. Si nascose nei pressi del fiume che sapeva essere territorio di
abbeverata per gli elefanti con la speranza di trovarne uno abbastanza giovane in modo da essere addestrato
in un Circo. Alle prime luci dell’alba l’elefantino assetato si sveglio e si allontanò per andare a bere al fiume,non
volle svegliare la madre che era molto stanca. Appena si avvicino alla riva senti un odore sconosciuto ma non ci
fece caso e ZAC! fu prigioniero della rete,il cacciatore soddisfatto per la sua preda,prima che l’elefantino
potesse emettere un suono lo narcotizzò e lo mise in una grande cassa dotata di ruote agganciata alla sua
jeep. Il piccolo era confuso,non comprendeva nulla e sapeva solo che si sentiva molto pesante. Dopo ore di
sonno si risvegliò in un luogo rumoroso e buio con la strana sensazione di rollare,era infatti nel bagagliaio di un
aereo,cominciò a pensare alla sua mamma,alla foresta e al suo fiume,gli amici che forse non avrebbe più
rivisto…Si mise a piangere e una brutta voce rispose “ Ti sei svegliato finalmente? Tu ed io dovremmo fare un
lungo viaggio insieme e poi…Sarai importante sai? Sarai capace di lavorare in un bellissimo Circo! Era il
domatore del Circo Betrix che era andato a prenderlo,era un omone grosso,grosso con uno sguardo che
metteva paura,per lui,domatore di leoni ed elefanti era importante dover essere imponente e farsi rispettare
soprattutto dalle belve. L’ elefantino lo temeva,aveva una voglia matta di andare dalla sua mamma,ma dov’era?
Il piccolo si mise a piangere…Sentì una vocettina che gli disse : “ Non piangere piccino,vedrai che non è poi
così brutto il Circo,sai,ci sono tanti bambini che ci vengono a vedere e ci regalano mille sorrisi !” Era Coco la
scimmietta del domatore,com’era piccola e buffa con quel vestitino rosso con bottoni dorati,addirittura aveva
un cappellino! Chimbo la guardò e sorrise ,si,era proprio carina,le ricordava Dolly e Molly le sue amiche della
foresta. Così ,da questo primo incontro Coco e Chimbo rimasero sempre insieme,l’elefantino imparò molti
esercizi ed era bravo,non poteva però cancellare dal cuore la foresta e la sua mamma. Un giorno la piccola
Coco rimase chiusa in una scatola,conteneva dei vestiti colorati da pagliaccio e lei non riuscì a trattenere la sua
curiosità ,la serratura scattò ma essendo difettosa la rese prigioniera. Non riusciva a respirare,era buio ed
aveva paura,cominciò allora a piangere e ad agitarsi. Per fortuna Chimbo la sentì poiché era vicino al tendone
dove stava provando i suoi esercizi,subito corse e con la proboscide aprì la scatola e la trasse in salvo. Coco fu
felice per la dimostrazione d’amicizia e chiese cosa desiderasse tanto e se lei potesse aiutarlo per ricambiare
l’atto d’amicizia. Chimbo divenne triste,voleva tornare nella sua foresta,era felice di fare gli esercizi per i sorrisi
dei bambini ma lui non poteva dimenticare la foresta e la sua mamma,voleva che Coco prendesse la chiave
della sua gabbia dalla roulotte del domatore per poter tornare a casa. Quella notte Coco con le chiavi sottratte
al domatore aprì la gabbia del suo amico che lo salutò con le lacrime agli occhi riconoscente per la conquistata
libertà e per doversi separare,le chiese se volesse andare con lui ma la scimmietta rifiutò dicendo di non aver
mai visto una foresta e di essere nata nel Circo e non avrebbe mai lasciato il sorriso dei bambini che amava.
Chimbo sparì nel buio della notte,non sapeva dove andare,era stanco e infreddolito,troppi rumori
minacciosi,aveva fame e voleva sempre di più la presenza della sua mamma. Finì distrutto in un parco e si
addormentò. Al mattino presto Angelo e suo padre insieme al cane Ringo erano andati a fare la passeggiata del
mattino. Quando Angelo lo vide credette di sognare,com’era possibile che ci fosse un elefante nel parco? Lo
portarono nel giardino di casa e poi in garage stando attenti a non farsi scoprire,il padre di Angelo amava la
natura e gli animali e conosceva molti zoofili così organizzò un viaggio e dopo pochi giorni il piccolo Chimbo
vide dal finestrino dell’aereo la sua amata foresta e il fiume degli elefanti. Quando lo fecero scendere si voltò
per salutare il bambino con uno dei suoi esercizi più belli e il bambino dopo averlo abbracciato gli regalo un
sorriso,per Chimbo fu il più prezioso che conserva ancora nel cuore. Il vento ha portato questa storia raccolta
in uno dei suoi lunghi viaggi e altre ne raccoglie se in silenzio lo sai ascoltare.
© Poetyca
Un incontro
Era forse follia quella che sembrava dominasse quell’uomo? Eppure amava camminare sotto la pioggia, quella
notte danzava preso dal ritmo che solo lui sentiva, tra le gocce che non temeva e che piuttosto desiderava che
lo sfiorassero, voleva catturarne la luce, riprodurla sulle sue tele. Ricordava, perché un altro uomo, come lui
era diventato la sua “ardente passione”, che molti anni prima qualcun altro si metteva in ricerca di emozioni e
desiderava riprodurle, era il suo ispiratore, era qualcosa difficile da spiegare per chi, preso dalla razionalità non
avrebbe compreso. Ora era lì, zuppo di pioggia nel buio della notte rotto soltanto dalla fioca luce lunare che
faceva capolino, a tratti tra le nubi cariche di pioggia. Era un pittore emulo di Vincent Van Gogh, conosceva
ogni cosa, ogni atto della vita dell’artista e sentiva in sé la sua presenza e a volte anche intorno, sarebbe stato
difficile spiegare, ma in fondo lui, non cercava spiegazioni, desiderava solo vivere le sue emozioni. Da qualche
tempo aveva fatto delle particolari ricerche sulla cromaticità e trasparenza di alcune tinte, in particolare sui
gialli e sui blu, quelli erano per lui colori importanti. Il suo animo era sempre sereno, solare e tendeva a
donarsi fino all’ultima stilla, eppure la sua vita era stata poco generosa con lui, particolare la sua infanzia e
prima giovinezza, una cosa aveva imparato con l’intatto animo d’innocenza, come quello di un bimbo
entusiasta: ogni istante era prezioso, ogni cosa che la vita avrebbe donato non doveva essere sprecata, mai!
Tutti i solchi che la sua anima aveva ricevuto, quegli invisibili semi in essi sparsi erano tutti germinati, un dono
inaspettato per chi come lui aveva subite molte privazioni. Ora era lì ad ascoltare quel ritmo gioioso che faceva
danzare la sua anima, era ad allargare il cerchio d’anima per quel dono che tanto amava: la pioggia. Tutte le
volte che pioveva per lui era una gioia, pensava a quanti arcobaleni ci potevano essere intorno e n’era
affascinato. Nella sua vita non erano mancate le difficoltà ma non si era perso d’animo, nella convinzione che
servissero per trovare qualcosa di grande, quello che aveva sempre “ sentito” esistere oltre ogni linea di
confine data dalla vita come appare. Credeva molto alle sue sensazioni, agli attimi impalpabili che sentiva
provenire da una diversa dimensione, in fondo, seppure la sua vita in principio fosse stata molto solitaria ed il
destino avverso si era impadronito della sua porzione di serenità, sapeva che da altre dimensioni esistevano i
suoi cari e vegliavano su di lui, accoglieva quel suo particolare destino anche se poteva apparire triste. Il suo
orgoglio consisteva nel fatto che aveva potuto seguire la sua inclinazione naturale, nessuno gli aveva potuto
impedire di esprimere la sua tendenza artistica, la sua stessa vita era imperniata sugli studi che lo potevano
aiutare in tal senso, ma non aveva potuto completarli, non era un problema: artista si è nell’animo e non
nell’acquisizione di nozioni e di teorie, lo aveva dimostrato quando per mantenersi vendeva i suoi quadri nati da
istinto, era autodidatta, sentiva dentro come e cosa portare fuori quel suo mondo emotivo che lo affascinava:
bastava poco per farlo gioire, il primo sole al mattino, l’incontro con gli animali del bosco, del lago, la natura
per lui aveva un fascino assoluto e in particolari giornate tra i raggi di sole che filtravano tra le foglie del bosco,
quando la luce e il pulviscolo dorato assumevano, insieme al silenzio, un’atmosfera rarefatta, si rendeva conto
di sconfinare in un particolare sentire. Il giorno precedente era accaduto un episodio particolare: immerso nel
silenzio, tra la quiete dei suoi pensieri e la luce del bosco, aveva avutola particolare sensazione di essere
osservato, ma nulla di inquietante, solo una “presenza” che espandesse la pace di quel luogo, era come se lui
stesse per essere spettatore di qualcosa di non comune, persino il respiro sembrava essersi bloccato, il cuore
invece cominciò a tamburellare quasi a dare la certezza di non essere morto. In un attimo sembrò che i colori,
gli odori, le sagome e i contorni prendessero una diversa connotazione: tutto era brillante, intenso, correva
incontro… Tutto era precipitato come attraverso un vorticoso tunnel “ dentro l’anima” e lui ora era parte di quel
tutto. Lei era lì, davanti a lui o dentro le sue emozioni, era un tutto indistinguibile, sapeva che la conosceva da
sempre eppure era consapevole che quello era il primo incontro. Non era quello il momento di formularsi
domande, temeva che se lo avesse fatto tutto sarebbe svanito. Lei era una creatura particolare, su questo non
vi erano dubbi: alta, candida, capelli lunghi e occhi che contenevano una strana luce: pacata e forte al
contempo, sembrava che emettesse una conoscenza bonaria, il sorriso era come quello che si vede nei volti
dei “ vecchi saggi” di alcune miniature orientali. Lui si sentiva come essere entrato, non si sa bene come,
dentro una favola, un mito, una di quelle storie che si raccontano ai bambini: era una fata dei boschi? Aveva il
corpo non troppo diafano e neppure esageratamente possente, ma quello che colpiva era quanto emettesse:
armonia, dolcezza, consapevolezza e ogni gesto era accompagnato da un sorriso radioso e una luminescenza
dorata che ora aumentava, ora si stemperava. Non stava certo sognando, quello era un episodio che lo stava
avvolgendo di una serenità che mai aveva conosciuto. Questa particolare situazione a lui parve durasse ore, poi
tutto svanì poco a poco. In lui rimase una strana euforia, una gioia indescrivibile e un impeto che lo spinse a
cercare, vivere, gioire di ogni attimo di vita per quella meravigliosa scoperta, sentiva che l’avrebbe incontrata
ancora, che quella serenità che aveva ancora dentro di sé quella notte di pioggia, era ormai incapace di
svanire. Voleva dipingerla, dare a quel volto, a quella coroncina di foglie che le cingeva il capo
una “concretizzazione” attraverso un quadro, cercava ora di riprodurre gli stessi colori, le stesse sensazioni che
aveva provato, voleva vivere con la natura, nella natura e darle vita anche sulla tela. Sentiva persino che la sua
interiorità aveva trovato un diverso ascolto, sentiva Vincent che lo guidava e tutto quanto gli stesse accadendo,
no, non poteva essere compreso.
© Poetyca
In armonia

Un suono che oltrepassa il silenzio,
un vibrare che non conosce distanza – perchè tutto è qui ed ora -
e come un arco scocca una freccia e colpisce il bersaglio,
così è l’essenza che unisce chi è nella medesima sintonia.
Prima di mostare di fare o di saper dire si deve essere capaci di essere.
Presenza nell’attimo, manifestazione che in ascolto effonde un sentire interiore
che è forza motrice di un modo di essere in armonia con tutto.
Il percorso prende inizio dal saper ascoltare,
dal cercare il senso di percezioni, dall’ essere fedeli
e non contraddittori tra quel che sentiamo
e quanto portiamo all’esterno, a volte controccorente,
tenendo la distanza da quanto sia generalizzato,
da quanto rappresenti il frutto di altrui aspettative,
un rimasticare concetti e proposizioni non del tutto capito
o mai sperimentati. Usare l’inerzia non conduce lontano,
infatti la spinta iniziale di estingue e non trova nuovo alimento.
Poter manifestare se stessi, sulla stessa sintonia
e sull’accordo di una musica interiore, di sensazioni
legate al buonsenso è non andare contro il proprio essere,

12.01.2011 Poetyca
Io sono Amore
              Sono io amore
         che cerco te nel buio
      come eco urlo il tuo nome
             ma non rispondi
     stringo nel pugno il silenzio
       dai muti occhi scivolano
          le mie perle opache
sei tu la luce che nella notte cerco
           ma lontana sfugge
 lasciandomi nel freddo del cuore
   che ferito non colora il tempo
         Dov’è la mia dimora
        non corrono le ombre
             e la luce danza
alla ricerca di una stretta d’anima
  senza fermare i passi e le paure
    che conducono allo scivolare
           l’uno dentro l’altra
        per stringere più forte
           ogni attimo eterno

       01’09’2003 Poetyca
Mondo dentro agli occhi
  Il mondo dentro agli occhi
è riflesso di quel che il cuore
oltre il silenzio sa proiettare
 Tu cerchi un mondo libero
       da voci e possesso
  da rigore e da quell’attesa
   dove s’inciampi all’errore
Il tuo mondo conosce colore
          sorriso e vita
   dove tutto è trepidazione
      per le cose semplici
         che sono dono
     coerenza e franchezza
      per un dialogo vero
        Un mondo lieto
    che sappia abbracciare
    chi è stanco nel riflesso
         di una lacrima
      che scivola sul volto

    21.01.2010 Poetyca
Nel silenzio è la risposta

Nel silenzio è la risposta,
Un silenzio che è ascolto di quello che non è traducibile in parole,
un silenzio che è apertura percettiva dentro se stessi,
dove ogni persona sarà trovare un sussurro diverso,
capace di dettare la rotta del proprio cuore.
Allora quello che potrei vivere oggi, percepirlo e forse scriverlo
non è più valido domani – il silenzio è accoglienza di non saper dare
risposte definitive – risposte per gli altri – poiché credo sinceramente
che tutti hanno le medesime occasioni e opportunità e che se ascoltassero
il proprio silenzio saprebbero portare alla luce l’ineffabile.

06.01.2011 Poetyca
Uno sguardo tra mille

Parole ricamano il silenzio
attesa di un momento magico
dove solo uno sguardo tra mille
al ritorno dell’intima aurora
sa sciogliere tutte le onde trattenute:
aliti di salsedine che scorrono sul viso
Ed è Amore
respira lento l’estasi della verità
liquida languiva e spogliava la paura
dimorava nascosta dietro le dune
coperta da sospiri dell’anima vibrante
in una memoria inascoltata e dormiente

08-01.2011 Poetyca
Perchè è così
E tu amico non ti chiedere dove ti condurrà la vita
o quante volte i nostri sguardi si sono incrociati
tu lo sai è una partita mai finita e anche se inciampi
se credi di doverti fermare per prendere fiato
trovi sempre la forza di credere a quello in cui hai sperato
Non è mai solitario il tuo cammino
ed anche se qualcosa s’è perduta
se le ferite nel silenzio bruciano
hai sempre la speranza e la volontà
che ti condurranno lontano
Mi hai cercata ancora una volta
ed io sono qua con un sorriso in tasca
e provo a capire dove poggiano le tue paure
se il tuo sogno s’arresta perchè tu lo vuoi
o è troppo faticosa la salita e cerchi una spinta
Mi dicesti un giorno che sono una fata
che posso colorare le parole e spargerle nel vento
– fata della pioggia – che nutre ogni seme
mi hai detto che regalo arcobaleni

12.01.2011 Poetyca
Poesie

     Sfoglio parole
    sfoglio pensieri
     – l’emozione
     di margherite
     stese al sole-
   sfoglio immagini
 che percorrono lievi
      come brividi
   lungo i sentieri.
     Cerco e vibro
     d’ogni sentire
     dono di fogli
   e del loro colore
   …Colore di cielo
     colore di vita
   colore di farfalle
che prendono il volo.
      Rime e versi
    respiro e gioia

12.01.2011 Poetyca
Quiete

          Quiete..
    acqua di un lago
        che riflette
   le onde del cuore.
        Dolci occhi
    specchio d’amore
      mille le stelle
  in questo cammino
e se le perle scivolano
 conservane il senso.
     Pegno-Pensiero
ma anche stretta lieve
    che come brezza
       ti accarezza.
           Tesoro
      per ogni perla
  -una stella in cielo-
      per noi brilla.
          Ti seguo
      lungo le rotte
      dell’Universo.

 14.06.2002 Poetyca
Siamo…

      Fiori che dischiudono
         le corolle al sole,
     alla rugiada che nutre,
    siamo fiori che estasiati,
   ubriachi vivono amore….
  In ricerca di notti di stelle,
    ascolto di pensieri muti,
 in un cuore gonfio d’amore,
ricerca in sè di senso e colori.
   Siamo frammenti di stelle
       che tolgono polvere
           al loro dolore,
               Siamo…
     In cammino tra deserti
        e fonti improvvise,
          squarci di cielo
        che donano senso
          ad ogni caduta.
         Respiro di tempo
           senza confini:
            Vita e senso
          di ogni vagare.

     19.06.2002 Poetyca
Silenzioso percorso

                Quando sai aprire il tuo cuore all’ascolto,
         come la corolla di un fiore ai raggi benefici del sole
         tu potrai comprendere e vivere momenti di bellezza
         che nulla potrebbe imitare: nel silenzio ogni palpito,
        nel silenzio ogni vibrazione che colora le ali del cuore.
          Quando nel respiro sai raccogliere la vera essenza
        dello scambio di energia/ amore tra te e il divino in te
            tu puoi imparare a comprendere cosa è amare.
         Ogni attimo di vita è dono, esso è scoperta, esso è
quel volo di infinito che disegna il senso del tuo esistere – qui ed ora.
              L’amore scivola, come una goccia di rugiada
           sopra una foglia di loto, una goccia che alla fine
       della sua corsa lenta si immerge in un oceano d’amore.
   Noi tutti siamo gocce che prendono la loro vita da quell’oceano
      e ad esso fanno ritorno, questo è possibile comprenderlo
     quando sappiamo vivere squarci di silenzio nella nostra vita.



                          04.01.2011 Poetyca
Sogni
Mai fare morire i sogni, metterli da parte a volte
ci permette di andarli a ripescare nei lunghi inverni
del cuore per riaccendere la fiamma della speranza.
E” importante saper distinguere un sogno,
un palpito vivo del cuore che ci fa scavalcare ogni ostacolo
come se fosse un grande aquilone al quale attaccare
la forza indomita contro tutto e tutti,
alle illusioni che hanno ali fragili e non sanno varcare il cielo,
ci distolgono soltanto dalla strada maestra,
quella che ci permette di alimentare la fiamma della nostra vita.

11.01.2011 Poetyca
Sorridi…
            Aquila sei tu
     capace di aprire le ali
       e di varcare il cielo
            e io sono qui
          ti volo accanto.
        Tutto è orizzonte
            limpido cielo
      è tutto tuo lo spazio.
         Le nubi in attesa
   ora ti possono accogliere.
        Guardati intorno:
    Lo spirito non ha briglie
i sentimenti non hanno tempo
    nessun confine è limite.
     Guarda le tue ali forti
           ora sai che sei
          fatto per il volo
          chiudi gli occhi
    e se una lacrima scende
       l’asciugherà il sole
          se temi il vuoto

    12.01.2011 Poetyca
Incontri speciali

Quando un incontro è un’esperienza che ci permette di accedere a qualcosa che forse avevano intuito
ma della quale non si poteva avere certezza, tanto siamo incasellati in una realtà pre-ordinata dalle altri
aspettative,della quale essere manifestazione, con il prezzo di restare troppo a lungo sordi ai moti interiori, la
nostra vita cambia completamente e non si riesce a trattenere la portata di quello che si viene a scoprire e che
trasforma del tutto il nostro percorso e l’accesso alla nostra spiritualità rimasta infantile a causa dell’inganno.
Ma resta comunque il retrogusto del dubbio, non sulla bellezza e forza numinosa dell’esperienza, quanto
nel sapere se si è creduti, se quanto si prova a condividere è in grado di essere compreso ed accolto. Sono
necessarie, non solo delle verifiche ma sopratutto delle opportunità di scambio per fissare il senso stesso della
via tracciata da questa esperienza che non sempre è possibile descrivere perchè una parte di noi stessi che non
sospettavamo ha assimilato delle informazioni che continuano a dilatare il tempo e lo spazio, come una sorta di
apprendimento sottile in constante scambio.
Chi era il messaggero che ci ha fornito una visione diversa di quanto per millenni ci hanno fatto credere?
E sopratutto per quale motivo una persona apparentemente capitata per caso a questo incontro si trova
depositaria di un messaggio così pregnante di vita? La risposta non è accessibile attraverso il ragionamento ma
facendo cadere ogni difesa per essere cuore spalancato e in ricerca.

08-01-2011 Poetyca
Stupore
    Mi stupisce sempre
   catturando momenti
     come albe nuove
    …si libra e volteggia
    S’espande e incide
   presenza che scoppia
   regalando emozione
   … è la gioia che vive
      Tramutati attimi
   afferrandone il senso
– piccole gocce di rugiada-
  …nutrimento interiore
        Piccole perle
       grande tesoro
      tocchi d’infinito
  …e si allarga lo stupore
        Come onde

   12.01.2011 Poetyca
Suoni
            Tra suoni
               viaggi
           e vibrazioni
          ti ho trovato
               cuore
            in attesa.
      Nell’impercettibile
             sentiero
             c’eri tu.
           Piccoli passi
             portano
       sempre lontano.
        Ora che stringi
          la mia mano
         non sciogliere
              il volo.
            Avvolgimi
        portami in alto
   respirami e fammi nube
  in abbandono nel vento.
     Se tutto ha un senso
      e il senso è il tutto
       – tutto è amore-
       Il nostro viaggio
  quel insondabile mistero
       quella vibrazione
          quell’essenza
        nata e mai nata
      vissuta e in attesa
      noi che cerchiamo
         e viviamo ora
       in alba ritrovata.
              Siamo
          esseri in vita
sentiero che trasporta suono
  vibrazione e anelito lieve
      Amore all’unisono
 che vibra dello stesso tono.
     Danzo nel tuo cuore
     e le stelle sono casa
    e noi siamo cammino.
              Sorrido
      ….sorrido ancora.

    09.06.2002 Poetyca
Una fiaba

Per te che guardi dalla finestra
ed oggi attendi il sole
ho in mente di regalarti nuove parole
e di disegnare tra le nubi una bella fiaba.
Una storia sempre diversa
che conosca il sorriso,
una mano tesa e la voce del cuore.
Una piccola storia racchiusa in un pugno
per farti sentire la forza
di chi anche se lontano a te offre un fiore.
Per te che non speri più nella parola amica
e vorresti accogliere questo nuovo sogno
senza l’amaro in bocca dell’ennesima delusione.
Ho solo delle immagini da regalare
e la presenza di ogni giorno
fatta di semplici parole.
Ma se soltanto ci fossero più raggi,
più gocce e sorrisi da questo istante

11-12-2011 Poetyca
Una stella in sogno

Ho visto e percepito una piccola casa, raccolta e ricca della bellezza delle cose semplici,
costruita con legni profumati e con un’ampia finestra. Il camino in Inverno riscalda il cuore
e con il suo scoppiettare tiene compagnia. In estate questa casetta diventa un faro,
dove tanti gabbiani si raccolgono e cantano canzoni antiche al mare.
Conosco questo luogo,il suo profumo di buono: cioccolata calda, resina dei boschi e nocciole.
Un luogo dove nessuno alza mai la voce, dove anche il silenzio sa comunicare armonia, pace del cuore.
Dove guardando fuori dalla finestra le stelle della notte sembrano sempre grandi e vicine:
giocano, mandano bagliori per accendere le nostre emozioni più profonde. Questa casa è il tuo cuore,
ora aperto a tutti, in offerta per abbracciare tutti coloro che ti vogliono bene.
Ho portato un regalo, un piccolo pacchetto rosso con un fiocco giallo e sulla carta sono disegnate piccole Trilly
che spargono con una scia di stelline armonia per chi lo apre. Il pacchetto contiene una piccola stella
raccolta sulla spiaggia, ma non è una stella marina, è una vera stella scesa dal cielo per restare in questa tua
casetta ed illuminare tutti i momenti che penserai di essere sola. Ti accorgerai allora di quanti cuori battono
insieme al tuo per creare la favola più bella che l’amore sappia creare.

06.01.2011 Poetyca
Uno sguardo tra mille

Parole ricamano il silenzio
attesa di un momento magico
dove solo uno sguardo tra mille
al ritorno dell’intima aurora
sa sciogliere tutte le onde trattenute:
aliti di salsedine che scorrono sul viso
Ed è Amore
respira lento l’estasi della verità
liquida languiva e spogliava la paura
dimorava nascosta dietro le dune
coperta da sospiri dell’anima vibrante
in una memoria inascoltata e dormiente

08-01.2011 Poetyca
Viandante

          Ogni vita
come una piuma leggera
     squarcia il cielo
     aperta la soglia
  del lungo cammino
     poggiano passi
       canto di vita
    nell’inconsistente
        illuminando
      sorriso nuovo
  umilmente vibrando
    accarezza il cielo
      ride sfiorando
   la luce del mattino
       eco e colori.

  04.06.2002 Poetyca
Vita

       La vita:
    un cammino
   -fiori e foglie-
      sbocciare
  di nuovi profumi
    Piccoli passi:
  cercare il senso
   – tenui colori-
   di luce avvolti
     Nella notte:
        stelle
 -presenti bagliori-
folgorano momenti

16.07.2002 Poetyca
Voglio

      Voglio stringerti
      dentro al cuore
       e farti danzare
al battito della mia gioia:
       “LO VOGLIO!”
Veliero su acque placide…
gabbiano che spiega le ali
 nel tempo senza tempo,
    nel cuore in festa,
    nel sole che brilla.
Respiro lucente che vibra
   su note inudibili, sei
  musica dell’universo:
         “Cuore -vita
     riflesso del tutto.
     AMORE espanso
      che tutto tocca.
          ” IO AMO”

   11.06.2002 Poetyca
Ritrattodi donna

Mais conteúdo relacionado

Mais procurados

Neruda pablo 20_poesie_d_amore_e_una_canzone_disperata
Neruda pablo 20_poesie_d_amore_e_una_canzone_disperataNeruda pablo 20_poesie_d_amore_e_una_canzone_disperata
Neruda pablo 20_poesie_d_amore_e_una_canzone_disperataTonino Spinelli
 
Scheda di lavoro Grazia Dottore "Scarpe rosse"
Scheda di lavoro Grazia Dottore "Scarpe rosse"Scheda di lavoro Grazia Dottore "Scarpe rosse"
Scheda di lavoro Grazia Dottore "Scarpe rosse"MIUR
 
Ricordanze Leopardiane
Ricordanze LeopardianeRicordanze Leopardiane
Ricordanze Leopardianeandrea.multari
 
Come bocca di pesce i pensieri | Jara marzulli | Le Muse Giovani
Come bocca di pesce i pensieri | Jara marzulli | Le Muse GiovaniCome bocca di pesce i pensieri | Jara marzulli | Le Muse Giovani
Come bocca di pesce i pensieri | Jara marzulli | Le Muse GiovaniDaria Toriello
 
E' giorno - specimen antologico
E' giorno - specimen antologicoE' giorno - specimen antologico
E' giorno - specimen antologicosigismondi_marco
 
Poesie stilnovistiche iia
Poesie stilnovistiche iiaPoesie stilnovistiche iia
Poesie stilnovistiche iiaCristinaGalizia
 
Poesie sparse sul cuor della terra
Poesie sparse sul cuor della terraPoesie sparse sul cuor della terra
Poesie sparse sul cuor della terraCristinaGalizia
 
La tua africa ebook 2
La tua africa ebook 2La tua africa ebook 2
La tua africa ebook 2Roberto Siba
 
Un limoncello all'inferno
Un limoncello all'infernoUn limoncello all'inferno
Un limoncello all'infernoelnovovassor
 
Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)elnovovassor
 
Antebe - specimen antologico
Antebe - specimen antologicoAntebe - specimen antologico
Antebe - specimen antologicosigismondi_marco
 
Intensificazioni di un'anima in estasi
Intensificazioni di un'anima in estasiIntensificazioni di un'anima in estasi
Intensificazioni di un'anima in estasimiklm1
 
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici CristinaGalizia
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merinichiarina83
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merinichiarina83
 

Mais procurados (20)

Senzapenna e-poesia.pdf
Senzapenna e-poesia.pdfSenzapenna e-poesia.pdf
Senzapenna e-poesia.pdf
 
Neruda pablo 20_poesie_d_amore_e_una_canzone_disperata
Neruda pablo 20_poesie_d_amore_e_una_canzone_disperataNeruda pablo 20_poesie_d_amore_e_una_canzone_disperata
Neruda pablo 20_poesie_d_amore_e_una_canzone_disperata
 
Scheda di lavoro Grazia Dottore "Scarpe rosse"
Scheda di lavoro Grazia Dottore "Scarpe rosse"Scheda di lavoro Grazia Dottore "Scarpe rosse"
Scheda di lavoro Grazia Dottore "Scarpe rosse"
 
Un giorno qualunque
Un giorno qualunqueUn giorno qualunque
Un giorno qualunque
 
Ricordanze Leopardiane
Ricordanze LeopardianeRicordanze Leopardiane
Ricordanze Leopardiane
 
Come bocca di pesce i pensieri | Jara marzulli | Le Muse Giovani
Come bocca di pesce i pensieri | Jara marzulli | Le Muse GiovaniCome bocca di pesce i pensieri | Jara marzulli | Le Muse Giovani
Come bocca di pesce i pensieri | Jara marzulli | Le Muse Giovani
 
E' giorno - specimen antologico
E' giorno - specimen antologicoE' giorno - specimen antologico
E' giorno - specimen antologico
 
Poesie stilnovistiche iia
Poesie stilnovistiche iiaPoesie stilnovistiche iia
Poesie stilnovistiche iia
 
Poesie sparse sul cuor della terra
Poesie sparse sul cuor della terraPoesie sparse sul cuor della terra
Poesie sparse sul cuor della terra
 
La tua africa ebook 2
La tua africa ebook 2La tua africa ebook 2
La tua africa ebook 2
 
Turmiente
TurmienteTurmiente
Turmiente
 
Un limoncello all'inferno
Un limoncello all'infernoUn limoncello all'inferno
Un limoncello all'inferno
 
Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)
 
Antebe - specimen antologico
Antebe - specimen antologicoAntebe - specimen antologico
Antebe - specimen antologico
 
Intensificazioni di un'anima in estasi
Intensificazioni di un'anima in estasiIntensificazioni di un'anima in estasi
Intensificazioni di un'anima in estasi
 
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merini
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merini
 
Cantico dei Cantici
Cantico dei CanticiCantico dei Cantici
Cantico dei Cantici
 
Specimen antologico
Specimen antologicoSpecimen antologico
Specimen antologico
 

Semelhante a Ritrattodi donna

Un profumo di petali blu turchese
Un profumo di petali blu turcheseUn profumo di petali blu turchese
Un profumo di petali blu turcheselicio111
 
Poesie dall'anima
Poesie dall'animaPoesie dall'anima
Poesie dall'animaTammy Key
 
Le poesie di giulia e marina
Le poesie di giulia e marinaLe poesie di giulia e marina
Le poesie di giulia e marinascuola
 
L’Amicizia Pp
L’Amicizia PpL’Amicizia Pp
L’Amicizia Ppclaudia
 
Un profumo di petali blu turchese
Un profumo di petali blu turcheseUn profumo di petali blu turchese
Un profumo di petali blu turchesemiklm1
 
Anno delle stelle 24 agosto 2013
Anno delle stelle 24 agosto 2013Anno delle stelle 24 agosto 2013
Anno delle stelle 24 agosto 2013Manos Italia
 
Presentazione del 19 Maggio 2021
Presentazione del 19 Maggio 2021Presentazione del 19 Maggio 2021
Presentazione del 19 Maggio 2021Gabriele Micozzi
 
The Fake Acrobat
The Fake AcrobatThe Fake Acrobat
The Fake Acrobatcaiopezzola
 
Un profumo di petali blu
Un profumo di petali bluUn profumo di petali blu
Un profumo di petali bluagn-1
 
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIA
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIAEran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIA
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIACristinaGalizia
 
Amore, ai confini della fantasia, di gina fazi
Amore, ai confini della fantasia, di gina faziAmore, ai confini della fantasia, di gina fazi
Amore, ai confini della fantasia, di gina faziGiEffebis Gina
 
Sogni-con-Chiara estratto.pdf
Sogni-con-Chiara estratto.pdfSogni-con-Chiara estratto.pdf
Sogni-con-Chiara estratto.pdfChiara Carturo
 

Semelhante a Ritrattodi donna (20)

Laura Pausini
Laura PausiniLaura Pausini
Laura Pausini
 
Laura Pausini
Laura PausiniLaura Pausini
Laura Pausini
 
Laura Pausini
Laura PausiniLaura Pausini
Laura Pausini
 
Amore e letteratura
Amore e letteraturaAmore e letteratura
Amore e letteratura
 
Un profumo di petali blu turchese
Un profumo di petali blu turcheseUn profumo di petali blu turchese
Un profumo di petali blu turchese
 
Poesie dall'anima
Poesie dall'animaPoesie dall'anima
Poesie dall'anima
 
500
500500
500
 
Le poesie di giulia e marina
Le poesie di giulia e marinaLe poesie di giulia e marina
Le poesie di giulia e marina
 
L’Amicizia Pp
L’Amicizia PpL’Amicizia Pp
L’Amicizia Pp
 
Un profumo di petali blu turchese
Un profumo di petali blu turcheseUn profumo di petali blu turchese
Un profumo di petali blu turchese
 
Anno delle stelle 24 agosto 2013
Anno delle stelle 24 agosto 2013Anno delle stelle 24 agosto 2013
Anno delle stelle 24 agosto 2013
 
Solopoesia
SolopoesiaSolopoesia
Solopoesia
 
Solopoesia
SolopoesiaSolopoesia
Solopoesia
 
Presentazione del 19 Maggio 2021
Presentazione del 19 Maggio 2021Presentazione del 19 Maggio 2021
Presentazione del 19 Maggio 2021
 
The Fake Acrobat
The Fake AcrobatThe Fake Acrobat
The Fake Acrobat
 
Brucochediventafarfalla
BrucochediventafarfallaBrucochediventafarfalla
Brucochediventafarfalla
 
Un profumo di petali blu
Un profumo di petali bluUn profumo di petali blu
Un profumo di petali blu
 
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIA
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIAEran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIA
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIA
 
Amore, ai confini della fantasia, di gina fazi
Amore, ai confini della fantasia, di gina faziAmore, ai confini della fantasia, di gina fazi
Amore, ai confini della fantasia, di gina fazi
 
Sogni-con-Chiara estratto.pdf
Sogni-con-Chiara estratto.pdfSogni-con-Chiara estratto.pdf
Sogni-con-Chiara estratto.pdf
 

Último

Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................giorgiadeascaniis59
 
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptxdescrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptxtecongo2007
 
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione CivicaPresentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione CivicaSalvatore Cianciabella
 
Storia-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptx
Storia-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptxStoria-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptx
Storia-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptxteccarellilorenzo
 
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptxDescrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptxtecongo2007
 
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....giorgiadeascaniis59
 
Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opereUna breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opereMarco Chizzali
 
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptxAristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptxtecongo2007
 
LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................giorgiadeascaniis59
 
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxTosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxlorenzodemidio01
 
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.camillaorlando17
 
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptxAdducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptxsasaselvatico
 
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024IISGiovanniVallePado
 
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxNicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxlorenzodemidio01
 
Scrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibileScrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibileNicola Rabbi
 
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptxProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptxlorenzodemidio01
 
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxScienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxlorenzodemidio01
 
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...Nguyen Thanh Tu Collection
 
Quadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceoQuadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceoyanmeng831
 
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informaticaPresentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informaticanico07fusco
 

Último (20)

Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................
 
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptxdescrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
 
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione CivicaPresentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
 
Storia-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptx
Storia-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptxStoria-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptx
Storia-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptx
 
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptxDescrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
 
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
 
Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opereUna breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
 
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptxAristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
 
LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................
 
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxTosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
 
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
 
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptxAdducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
 
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
 
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxNicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
 
Scrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibileScrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibile
 
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptxProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
 
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxScienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
 
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
 
Quadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceoQuadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceo
 
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informaticaPresentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
 

Ritrattodi donna

  • 1. Daniela Durante Abbi sempre cura dei tuoi sogni, non farli mai deridere o calpestare, perchè solo da un sogno nasce la forza per sperare e dare linfa ad una realtà migliore Poetyca
  • 2. Daniela Durante, in arte Poetyca, è nata a Roma e risiede a Reggio Calabria dall’età di sei anni. A dodici anni ha scritto il suo primo componimento poetico; sposata, madre di tre figli, sensibile ed osservatrice della natura, ne ama ogni sua espressione; introspettiva e con un innato istinto alla lettura degli eventi oltre le apparenze, per il dono di una particolare carica empatica, naviga da nove anni in rete dove si confronta nella grafica, la poesia e la spiritualità; iscritta in vari luoghi per confrontarsi in forma costruttiva; ha studiato psicologia ed è appasionata di letture spirituali, vicina alla spiritualità orientale dove trae opportunità di tracciare un confronto con il proprio Sè. E’ titolare di un sito che gestisce da sola che è contenitore del suo personale percorso che offre agli altri come oggetto di scambio e dono. Ha partecipato nel 2004 a Reggio Calabria, alla prima edizione del concorso di poesia ” La Città del sole” organizzata dall’associazione ” Athena millennium ” conseguendo il primo premio. Non ha registrato pubblicazioni ma ha scritto un notevole numero di poesie suddivise in più raccolte che ne delineano il percorso interiore. Il mio percorso di autoconoscenza è iniziato presto, ero poco più di una bambina, molto timida e spesso mi soffermavo ad osservare: la natura, gli altri ed il loro agitarsi e sopratutto me stessa. Volevo capire, andare in profondità per cercare le motivazioni al comportamento mio e di altri. Osservando la natura, in particolare le stagioni e la ” rinascita” delle piante pensavo che anche noi dovremmo considerare che dopo quella che in apparenza è la morte oppure un momento interiore difficile, dovremmo renderci conto che, oltre all’attraversamento di un tunnel buio, dove spesso per paura restiamo fermi nel mezzo senza provare ad andare avanti, incapaci di proseguire e vedere la luce, neppure troppo lontana per venirne fuori e svegliarci dal nostro torpore, non troveremo il modo per riconoscere la nostra stessa luce. Sono sempre stata convinta, forse ingenuamente, che in tutti noi è presente la Luce, una piccola fiamma che dobbiamo cercare, ho sempre visto le persone senza pregiudizio ma con la convinzione che malgrado la razza, sesso o età, dal loro punto di vista religioso, dentro siamo tutti impauriti ma con la presenza di quella Luce da recuperare. Ho sempre visto la Speranza come fonte vitale, come opportunità che si deve accompagnare al nostro sforzo per manifestare quel che siamo veramente. Non siamo solo proiezione di questo modo di vivere materiale e parziale ma siamo anche altro. Ho compreso che i miei momenti di incertezza, di solitudine, di timore di non riuscire a superare gli ostacoli, in fondo, non erano che un’esperienza comune e che spesso, piuttosto che restare ferma a coltivare la frustrazione è più produttivo il tentativo di comprensione di quelle lezioni che la vita ci offre, che non dobbiamo fermarci di fronte ad ostacoli che spesso sono solo il frutto delle nostre paure, dell’ingigantire le ombre piuttosto che il vedere la realtà con coerenza. Ho cominciato a scrivere poesie che avevo 12 anni e non sapevo che sarebbero state il modo di esprimermi anche nel corso del tempo, ma oltre la poesia, che è solo una forma di espressione, era importante la raccolta di quelle emozioni, del frutto dell’osservazione per farne la linea guida del mio modo di essere, sopratutto era importante sperimentare se quanto per intuizione vedevo fosse poi realizzabile. Sono giunta forse su una strada che mi permetta la serenità interiore, che mi consente di allungare una mano, di racchiudere in un abbraccio, coloro che ancora procedono dentro la nube del turbamento, non significa che io stessa non abbia attraversato periodi difficili, sopratutto quando si tratta di lasciare andare certi atteggiamenti, oppure quando ci si sente investiti di una sensibilità spropositata che a volte paralizza e necessita di equidistanza ed equilibrio per non sentire addosso tutti i dolori del mondo. Ecco, il discernere, il saper guardare a volte restando tre passi indietro, per non essere troppo coinvolti è stata una conquista molto difficile perché per modo di essere sono empatica, sono partita da questa posizione per essere ora più equilibrata. So che tanto ancora devo imparare e conoscere, sperimento di giorno in giorno e non mancano l’entusiasmo e il continuo stupore per la meraviglia che ogni giorno attraversa la mia vita. Molto ho potuto confrontare attraverso la lettura di libri, senza una scelta univoca ma leggendo di tutto senza pregiudizio. Quanto ho trovato tra le pagine scritte è stato spesso legato a quello che avevo letto o intuito in me o
  • 3. attraverso l’osservazione di quella che è la vita. Amo condividere quanto passo dopo passo è scaturito nel tempo e queste pagine sono solo una piccola offerta di sorriso. © Poetyca
  • 4. Alba Rendi fertile quel tuo cuore vibrando nel buio i sogni e spandendo nell’aria sorriso RADICI rivestono il tuo mondo con linfa AMORE è verso il cielo il tuo canto voce senza più ombre 21.07.2002 Poetyca
  • 5. Ali di carta Ali di carta si dispiegano lievi ed il vento non le potrà strappare Nessun sogno sbiadisce se saprai accoglierne in un sussurro la forza fai respirare le tue speranze e non indossare ali di cartone Solo ali di carta piume leggere che sfiorano vita senza rumore 09.08.2003 Poetyca
  • 6. Amore infinito Siamo amore frammento di stella inciso in cuore siamo vita perenne che danza in un soffio e raccoglie sorriso bellezza dipinta in colori d’armonia stagione perenne di catturati istanti per farne collane di tempo mai perduto e tu ed io per sempre una mano stretta che racconta i respiri d’universo 04.10.2003 Poetyca
  • 7. Amare incondizionatamente Quando amiamo sentiamo la nostra vita trasformarci, tutto quello che era consueto è visto e vissuto con occhi diversi, tocchiamo il cielo con un dito e questo” stato di grazia” ci sollecita a mettere al centro della nostra vita la persona che riteniamo avere un influsso benefico su di noi. Siamo convinti che sia l’altro ad avere qualcosa di ” magico” da farci sentire bene,da sollecitare tale cambiamento, come se avesse una particolare conoscenza che ci permetta tale trasformazione. Dimentichiamo cosa veramente siamo e ci aggrappiamo a quella presenza, a volte con atteggiamenti di paura, di frustrazione ed aggressività qualora temessimo di perdere attenzione o di apparire senza valore agli occhi della persona amata e non compiamo nessuno sforzo per permettere a noi stessi la ricerca delle nostre qualità e capacità interiori, come se tutto dipendesse dall’umore della persona amata. In realtà proviamo ad ingraziarci la sua presenza, dimenticando spesso delle cose importanti per la nostra attenzione e capacità di comprensione circa le nostre prerogative. Eppure non ci potrebbe essere la ” fioritura” della nostra Bellezza se essa non fosse già in noi contenuta. Dovremmo imparare a vivere lo stato di grazia dell’innamoramento 12-01.2001 Poetyca
  • 8. Amicizia Sono in volo.. La notte il mio spazio libero, il silenzio il mio ascolto un raggio di sole la mia ricerca. Una foglia agitata dal vento pare abbia una lacrima ma m’illudo che ascolti il mio cuore. Amico ti sento.. le tue parole le conosco, conosco il tuo sentimento troppe volte ho visto il tuo pianto. Ma ricorda sempre.. sei un gabbiano le tue ali son forti conosci i voli mentr’io resto attaccata al ramo. Troppe compagne ho visto cadere conosco il mio destino, vola dunque tu che puoi. Il cuor tuo è di gabbiano sii fiero di questo fammi solo un favore: ” Fammi vivere ancora raccontando a tutti nei tuoi viaggi di una foglia che un giorno ti diede ascolto” Foglia mia sarai anche piccola ma… Oggi mi hai detto chi sono,me lo hai ricordato, non ti dimenticherò. Ho un motivo per volare per superare confini, raccontare a tutti che una piccola foglia può nascondere saggezza. Lo faccio per un motivo, vorrei tu vivessi per sempre nella memoria. Vorrei sapessero tutti
  • 9. cosa sia il valore dell’amicizia. La foglia sorrise, pur sapendo che il destino chiamava era certa ora che dire la verità traccia un segno nella memoria. La verità non sarebbe mai morta, non sarebbe mai morta la loro amicizia. 27.06.2002 Poetyca
  • 10. Amore infinito Siamo amore frammento di stella inciso in cuore siamo vita perenne che danza in un soffio e raccoglie sorriso bellezza dipinta in colori d’armonia stagione perenne di catturati istanti per farne collane di tempo mai perduto e tu ed io per sempre una mano stretta che racconta i respiri d’universo 04.10.2003 Poetyca
  • 11. Io sono Amore Sono io amore che cerco te nel buio come eco urlo il tuo nome ma non rispondi stringo nel pugno il silenzio dai muti occhi scivolano le mie perle opache sei tu la luce che nella notte cerco ma lontana sfugge lasciandomi nel freddo del cuore che ferito non colora il tempo Dov’è la mia dimora non corrono le ombre e la luce danza alla ricerca di una stretta d’anima senza fermare i passi e le paure che conducono allo scivolare l’uno dentro l’altra per stringere più forte ogni attimo eterno 01’09’2003 Poetyca
  • 12. Amore All ’Universo vibrazioni carpire espando in ricami sottili: ONDE Avvolgente percorso carezze di percepiti battiti: ALI ..e mi ritrova AMORE 16.07.2002 Poetyca
  • 13. Angelo Senti con me… il respiro del vento, l’energia di un lampo, il calore del sole. Sfiora con me… il sussurro del mare, le armonie celesti, il vibrante amore. Stringi con me… infinite certezze, sospiri di cielo, appaganti altezze. Guarda con me… quello che resta e cosa ti porterà lontano. Lo sfiorare di sogni e la realtà che viviamo. Dammi la mano e…sollevati in volo. 02.06.2002 Poetyca
  • 14. Anima in festa Unico cuore che danza su musica arcana che da sempre era scolpita nei solchi dell’anima addormentata Unica sinfonia che accarezza speranza e luce di chi cerca e sa di poter afferrare stelle in cielo per portarle in cuore Unica vetta da conquistare con la forza di gettare lontano ogni vecchia paura: Fiore che sboccia in fragranza d’Amore Ecco l’anno che arriva e non fa rumore Ecco l’anno che attendiamo con onde leggere che bagnano petali d’anima in festa 31.12.2010 Poetyca
  • 15. E mi raccontavano… E mi raccontavano storie di giorni diversi in luoghi lontani dove non grondava sangue dalle nostre mani. E mi raccontavano vite di sorrisi di bambini mai costretti al lancio di pietre, alla fame e agli stenti, alle armi di tutte le guerre. E mi raccontavano di luoghi tutti diversi senza lacrime, nettare e beatitudine dove le donne non sono prigioniere di un velo che libera solo occhi. E mi raccontavano di vita di armonie e amore che non conosco tra odio e dolore, sospiri di madri e speranze perdute. E mi raccontano fiabe per quietare il dolore di questo deserto intorno, di questo squallore di morte che arriva senza preavviso, di bombe su case, di vittime innocenti di cui non capiremo la ragione. E mi raccontavano di credere a quelle storie,a quelle parole, ma io non ci vedo nulla e se fosse tutto vero che si sbrighino presto, che arrivi la vita, che cambi in fretta tutto perché non è vita, perché non è amore, perché non è speranza quello che siamo costretti a sopportare. E mi raccontavano sorrisi di oppio e illusione
  • 16. mascherati sotto il manto di religione. Ma non ci credo più e con gli occhi dove s’è incrostato il pianto e con le mani piene di tormento per le vite tolte senza una ragione, non saprei più dove andare e credere a quelle storie è solo il modo di placare questa realtà dura, troppo difficile d’accettare. E mi raccontano… quello che non posso più ascoltare. 11.05.2002 Poetyca
  • 17. Cigno nero Girasole era stanca di volare,lei, giovane cigno nero, era sempre stata considerata diversa dagli altri cigni: bianchi, fieri, altezzosi e incapaci di credere alla possibilità di conoscere verità superiori. Si era trovata quasi per caso in quello stagno e il ricordo più lontano risaliva a quando piccolissima e debole era riuscita a nascondersi tra le fronde di un cespuglio,lontano dai pericoli ed una superba mamma di altri piccoli cigni come lei, le indicò lo stagno come luogo tranquillo. Condivideva con tutti gli altri l’ora del bagno e il cibo ed in fondo erano gentili , ma era evidente che lei, cigno nero dovesse avere una diversa provenienza , così come diverso era il mondo che sentiva dentro. Non era per quello stagno, quel limite nel quale gli altri , i cigni bianchi, sembrava si sentissero a loro agio. In fondo per loro la vita era tutta racchiusa nelle abitudini: il cibo,il bagno,e la stagione degli amori, anche quest’ultima la rendeva triste, nessun cigno bianco infatti cercava le sue attenzioni. Era in volo dal giorno precedente, sola e senza nessuno che in fondo si preoccupasse della sua assenza, era stato più forte di lei, sentiva infatti che la grande saggia : la nonna di tutti i cigni bianchi che viveva nel parco da anni, si sbagliava quando diceva che loro non erano migratori e che la vita migliore era quella che conducevano nel parco. Girasole lo sentiva dentro che non era così e che se lei era diversa ci sarebbe stata una ragione, intendeva scoprirla piuttosto che fermarsi in quel luogo senza dar vita a quello che sentiva essere vero, i cigni bianchi comunque erano felici con quello che avevano e non cercavano altro, ma non era per lei quel vivere. Ora era stanca e doveva cercare un giaciglio e un pò di cibo prima che giungesse la notte, dall’alto vide un campo e una casa, forse lì poteva riposare, scese e si nascose all’interno di un cespuglio che sembrava adatto al suo riposo. mangiò alcune foglie prima di scivolare in un sonno profondo. Fece un sogno : Un grande cigno nero volava in testa ad uno stormo e l’accoglieva nel gruppo dicendo : “Ascolta la voce che parla nel cuore, ti indica la strada e sarai capace di giungere a casa…la rotta non è dimenticata e non è mai tardi.” Era un bel sogno, non la faceva sentire sola ma con la sicurezza di trovare altri cigni neri come lei. Al risveglio fu felice ed il pensiero che per la prima volta avesse sognato dei suoi simili la colmò di gioia malgrado la stanchezza e le titubanze per quel suo viaggio, chissà, forse la meta era vicina e comunque qualcosa le faceva comprendere che per lei tutto presto sarebbe cambiato, poteva ora ascoltare l’istinto che si svegliava come un orologio biologico pronto a compiere il proprio dovere,non solo, sentiva infatti che qualcuno l’avrebbe accolta,qualcuno non diverso da lei e quindi capace di comprenderla. Quel sogno le mise una nuova carica. Si guardò intorno e si mise all’ascolto dei suoni dell’ambiente, ad un tratto senti un gracidare sommesso, a poca distanza doveva esserci uno stagno, attraversò la breve distanza a passi misurati ponendo attenzione ad eventuali pericoli, era da tempo abituata a badare a se stessa ma quello era un territorio sconosciuto, la prudenza era necessaria.Lo vide: piccolo e verde con un fare vivace che metteva allegria : ” Ciao, arrivata oggi? Che carina che sei, ma ti sei persa? Non ti sei accorta dei tuoi compagni partiti due giorni fa? Dormivi? A fare tutte quelle domande era Greg : un ranocchio gonfio e verde con due occhietti vispi che fece sorridere Girasole.Lei raccontò di essere lì dalla sera precedente e chiese di che colore fossero i cigni che Greg aveva considerato suoi compagni.” Oh bella! ma come te! Perché di che colore sono i cigni dalle tue parti?” Lei sorrise ancora, era evidente che lui non conoscesse i cigni bianchi, rimase infatti stupito nell’apprenderne l’esistenza , un ranocchio sempre vissuto in quello stagno non poteva immaginare diversi pezzettini di mondo a lui sconosciuti. Dunque altri cigni neri erano in volo , chissà,forse anche loro verso ” casa” come aveva compreso attraverso il suo sogno, ancora più forte sentì l’emozione dominarla insieme alla necessità di ascoltare il cuore che le avrebbe mostrato in che direzione volare. Restò poco presso quello stagno e dopo aver ringraziato ( quel ranocchio era stato molto prezioso) e salutato calorosamente si mise in ascolto del vento e dei fremiti del suo cuore, presto sarebbe tornata a casa. Seguendo il cammino del sole giunse presso la riva di un lago, avrebbe dormito lì , era infatti molto stanca dopo ore d’interminabile volo, si accoccolò tra canne di bambù, mangiò un pò e si addormentò. Era l’alba quando aprì gli occhi, il chiarore l’avvolse ,un nuovo giorno era pronto ad accoglierla con le braccia protese verso di lei, nuotò nel lago a lungo poi…si mise a correre sul pelo d’acqua e finalmente si staccò da esso…Lì in alto uno stormo messo in formazione a ” V ” era pronto per il viaggio, lei si avvicinò ad un giovane cigno che con occhi languidi le disse ” Ti aspettavo, è ora di tornare a casa “. Ecco il suo sogno che si realizzava, sapeva ora che quello in cui aveva creduto era possibile : Davanti allo stormo, a guidarlo per il
  • 18. viaggio riconobbe il grande cigno nero che le sorrise e dentro di sé risuonarono le stesse parole ” Ascolta la voce che parla nel cuore, ti indica la strada e sarai capace di giungere a casa…La rotta non è dimenticata e non è mai tardi” Ecco ora era pronta per il viaggio, stava tornando a casa, sorrise al giovane cigno e rispose ” Sono pronta”. © Poetyca
  • 19. Il lupacchiotto La mattinata era quasi trascorsa e nella tana,in un bosco fitto che confinava con un piccolo villaggio erano rimasti la lupa Shamy e i piccoli Tao e Gray del padre il grande ed orgoglioso Smoke non si avevano ancora notizie. Da quando il villaggio era nato sui lupi si raccontavano tante storie troppe di cattiveria,come se i lupi volessero sempre fare del male, in realtà era la legge della sopravvivenza,leggi i lupi ne avevano tante e esisteva anche quella della solidarietà e del branco. Shamy cominciava ad agitarsi,mai il suo compagno aveva ritardato tanto, i piccoli avevano fame e tra poco non avrebbero resistito,era suo compito trattenerli nella tana e soprattutto proteggerli dai pericoli,da quando l’uomo era tanto vicino il pericolo era maggiore Doveva però cercare il suo compagno, forse era lui ad essere in pericolo. Disse ai suoi piccoli di non muoversi dalla tana per nessuna ragione e di tacere affinché potesse trovare il loro padre. I piccoli promisero e lei con il cuore gonfio di ansia si allontanò. Il piccolo Tao che era il più vivace cominciò a mordicchiare Gray sul collo,voleva mostrare la sua forza ed il suo coraggio come un giovane guerriero. Una farfalla colorata distrasse i suoi giochi,sembrava chiedere di essere seguita,Gray si era addormentato,lui invece voleva ancora giocare così seguì quella farfalla. Un salto…e…fuggita,meglio riprovare. Ecco un salto più veloce, nulla da fare,quella farfalla era furba e capace di volare sugli alberi dove lui di certo non sapeva andare. Troppo tardi quando si accorse di essere lontano dalla protezione della sua tana,ma mamma dov’era? Quando torna? Nel bosco qual giorno Paolo era con suo padre,era sabato e potevano fare la loro gara di raccolta di funghi e fragole e more,per loro quello era un momento magico,un modo di stare insieme dal momento che suo padre lavorava tutta la settimana e non poteva stare con lui. Paolo sentì guaire nel bosco,era proprio lì vicino,qualcuno piangeva e aveva bisogno d’aiuto,strinse la mano a suo padre,chiese se anche lui sentisse piangere. Lo videro in un cespuglio un esserino tremante,spaurito. Paolo lo voleva portare a casa,suo padre disse di essere prudenti, sua madre poteva essere nelle vicinanze,sarebbe stato un pericolo. Attesero. Trascorse del tempo e nulla accadeva,nessuna lupa nelle vicinanze. Quel giorno invece di funghi o fragole tra le braccia di Paolo un musino cercava conforto. Padre e figlio si avviarono in cucina e dopo un po’ in un piatto fu pronta una zuppa di pane e latte che il piccolo lupo divorò in un attimo,poi una vecchia coperta divenne culla per il riposo di Tao ormai sfinito. Shamy e Smoke erano di ritorno a casa,lui ferito e lei pronta alla difesa,preoccupata per i suoi piccoli si accorse che Tao era sparito,dove era andato? Non perse tempo e lasciato il compagno a riposare nella loro tana andò alla ricerca delle tracce. Venne condotta ad una casa confinante con il bosco, l’odore dell’uomo,del cucciolo d’uomo del suo Tao erano netti,suo figlio era lì. Restò a distanza ed emise un richiamo. In casa si sentiva ululare,proveniva da fuori, Tao si svegliò e Paolo e suo padre erano felici che la mamma di Tao fosse riuscita a trovarlo, lui era una creatura del bosco e solo lì sarebbe stato felice. Il giovane lupo era felice e scodinzolava, guaiva verso la porta che dava nel bosco, la sua mamma era arrivata,lo aveva trovato! Paolo aprì la porta e il piccolo Tao gli leccò le mani,fece le feste anche al padre di Paolo, aveva trovato due amici speciali ma ora era il momento di andare. Corse da sua madre e si voltò indietro, anche la mamma lo fece ed emise un ululato di riconoscenza,non tutti gli umani erano cattivi come era stato raccontato e lei e il suo piccolo lo avevano scoperto quel giorno. Nel cuore del piccolo uomo e in quello del piccolo lupo ora era presente un legame speciale. Arrivati alla tana c’era una nuova storia da raccontare, e Tao raccontò sempre che nel cuore di alcuni uomini ci sono le stesse leggi del branco,della solidarietà e del rispetto dei deboli da proteggere © Poetyca
  • 20. Il Soldato e la Vestale. Era di Vesta il tempio,nella Roma antica, epoca che tutti sanno e conoscono dai libri di Storia. Ma questa storia non ebbe mai gloria né citazione a causa della vergogna e del disonore per aver rotto il patto ed antico giuramento. Lei,di timido candore aveva lo sguardo che lanciava fugace con un sospiro a quell’eroe delle gesta gloriose. Lui, che conosceva sangue e furore e delle battaglie aveva il destino. Fu quando L’imperatore per una sentita minaccia di invasioni straniere dietro suggerimento della moglie devota a Vesta Dea della Purificazione volle la guardia rinforzare. Mai ella conobbe uomo,giovinetta fu condotta presso l’altare,fu iniziata alla modestia e all’elevazione dello Spirito,a Vesta dedicata, lei che in se aveva lo Spirito Puro e la modestia. Quale delicatezza,quale fragilità e quale pudore in quei tratti fini, in quell’incedere silenzioso presso l’altare. Lui che delle battaglie conosceva la polvere e le ferite,che di donne conosceva quelle mercenarie che in se aveva una sicura forza e non conosceva commozione,la vide con il suo sorriso ed il pudore di chi non conobbe mai il mondo e la corruzione di feste e banchetti. Il giuramento lui fece alla legione e l’onore era sacro, la sua vita era di ordini a cui obbedire ciecamente,senza chiedere mai nulla.Lei giovinetta il voto fece e non doveva disobbedire ormai tutta la sua vita a Vesta era dedicata e il Sacro fuoco era la sua ragione di devozione, il suo tempo ed il suo amore erano per quel fuoco La sera quando le ombre di allungavano e la fiamma mandava i suoi suggestivi bagliori, il soldato stanco ed infreddolito desiderava avvicinarsi a quel fuoco per rubare un po’ di calore per le proprie stanche membra. Non poteva,regola voleva che non si avvicinasse mai ad alcuna Vestale, neanche a quella dallo sguardo sì dolce che emanava soave candore. Ma la vestale dal grande Cuore,non poteva restare a vegliare il fuoco sapendo il soldato infreddolito. Solo un muto sguardo per l’invito ad avvicinarsi al fuoco,in fondo che male ci sarebbe stato,nessuna regola infranta se il fuoco poteva servire a scaldare il soldato, la Dea ne sarebbe stata felice, un soldato romano avrebbe avuto un po’ di conforto, in fondo difendeva le sue ancelle. Con modi un po’ bruschi da guerriero fiero il soldato si avvicinò,non voleva mostrare la debolezza delle sue membra ma il freddo di quelle notti non era un piacere,meglio una battaglia con coraggio che ore fermo presso un tempio. Anche se la visione di quella fanciulla aveva da giorni corroso qualcosa. Cosa era accaduto a lui così insensibile ormai a tutto?,lui si poneva mille ragioni e da soldato preparava strategie,alla vita era pronto. Questo era quel che aveva creduto. Solo da qualche giorno sostava per le guardie davanti al tempio e già si sentiva sconvolgere dentro alla vista della fanciulla. Si sentiva ardere un fuoco del tutto simile a quel Sacro fuoco che la fanciulla doveva vegliare. Ella vedendolo la sera si abbandonava a pensieri,ad emozioni che mai aveva provati e di cui non conosceva il nome, ma che le accadeva?Mai vista la forza ed i muscoli in quel luogo, mai visto quel rigore,si era luogo Sacro ma con le altre fanciulle si cantava e la vita era soave. Sguardo fiero aveva quell’uomo e nelle battaglie chissà quante cose aveva veduto,ma la tenerezza,quella non l’aveva mai conosciuta. La ragazza quante volte si sentiva prendere da paure,da incertezze ed anche se serena desiderava sicurezza. Fu quello sguardo fugace ad avvicinare i due mondi,a dargli legame. Occhi che parlavano,si cercavano anche se proibito. Quante cose in quello sguardo desiderio di proteggere la Donna e ricerca di quelle braccia per farsi cullare. Ma una promessa,un pegno, un giuramento,un voto. Non poter parlare,non poter osare tanto. Se fossero stati scoperti così vicini era la morte,la persecuzione,il disonore. Che fare?no povera fanciulla,il soldato non voleva violare quel tenero fiore,quella purezza. Timida lei non poteva chieder nulla,che solitudine tra quelle mura,neanche il calore del fuoco poteva riscaldarla dal suo freddo interiore. Da lì a poche ore lui sarebbe andato a dormire e lei doveva restare ancora presso il Sacro fuoco. Come la notte precedente lei ne avrebbe sentito il vuoto,avrebbe ricordato i fugaci sorrisi…. Lui lungo il tragitto per raggiungere la residenza dei soldati avrebbe ripensato a come lei fosse bella,delicata,che pensieri indegni gli giungevano, si doveva trattenere,era la fanciulla una vestale e non una donna di facili costumi. Da lì a poco sarebbe finito il turno e sarebbe stato sostituito,che tristezza presagiva. Ancora un po’ vicino al fuoco, a quell’ora nessuno se ne sarebbe accorto. Se solo potesse stringerle le mani,null’altro! Come ad intuire il pensiero del soldato,con molta indecisione la fanciulla si avvicinò a lui, con lo sguardo basso e pieno di vergogna,un passo ancora,sarebbe stata vicinissima … D’improvviso un grido si levò nella notte,non era neppure soffocato,forse sarebbe stato meglio! Vergogna,disonore,scandalo,non si capì bene il motivo del grido,in realtà nulla era ancora accaduto, la fantasia
  • 21. a volte precede i fatti. Forse se la fanciulla avesse solo leggermente allungato una mano poi i desideri che ardevano avrebbero fatto il loro corso o il soldato avrebbe retto il giuramento a Roma ma contro se stesso ed il suo volere. La legge era chiara al riguardo e questa volta la legge era Divina per Vesta e terrena per il soldato. Condannati!!Torture,supplizi, che cosa li attendeva? Quel grido era una condanna,un’accusa più forte della coscienza. Non doveva perdurare,si doveva far tacere… Fu un attimo ,uno scatto,fu zittito dal pugnale del soldato quel grido,era di un’altra vestale,tutti sarebbero accorsi per qualcosa di non compiuto,non ancora aveva sfiorato quella mano. Sangue,l’urlo della ragazza,paura. Basta,una sola cosa ora, fuggire nella notte, nascondersi,cercare riparo. Prese per mano la ragazza intontita e confusa e con lei fuggì nella notte. Nessuno ne seppe nulla,non se ne volle parlare e non entrò mai nella Storia. © Poetyca
  • 22. La Principessa degli Arcobaleni La piccola Alice era triste nel suo lettino d’ospedale,ancora analisi l’aspettavano, era la terza volta e non comprendevano il motivo della sua febbre.Il suo sorriso si era ormai spento e anche la nonna non riusciva più ad inventare storie nuove per farla sorridere di nuovo. La bambina pensava ai suoi giochi rimasti a casa,ai suoi libri e al suo gattino Fiocco in attesa,nessuno poteva restituirle la voglia di sorridere. Quella notte faceva molto caldo e la Fata Azzurrina come al solito non aveva più con sé la polvere d’arcobaleno,senza quella polvere magica le sarebbe stato difficile fare la sua magia più bella! Era dunque necessario andarla a prendere nella boscaglia poco lontana, erano anni che lo gnomo Piermagù le forniva la polvere, personalmente raccolta nei giorni dispari di pioggia all’alba di un sogno. Decise quindi di prendere la bacchetta e di indossare il mantello color nottedistelle, uno strano ed inaspettato vento l’attendeva all’imbocco del quarto albero senza chioma,strano in quella stagione un simile vento,non ci pensò troppo e s’incammino sulla soglia di casa dove la sua fedele colomba l’attendeva. Era perfetta per una fatina delle sue dimensioni,tra quelle morbide piume si sentiva ben accolta e aveva un’ottima visuale, con difficoltà,a causa del vento, potè raggiungere la casa-albero dello gnomo che era felice di rivederla,per lei faceva brillare i suoi occhietti intelligenti. Sulla stufa bolliva uno strano miscuglio dall’odore dolciastro. una semplice stanza scavata nella corteccia di un robusto tronco,con la sua vocetta quasi infantile lo gnomo fece accomodare la Fatina e le offrì una tazza bollente di elisir del sogno. Cominciarono a chiacchierare allegramente mentre con movimenti veloci lo gnomo cercava qua e là degli oggetti colorati: polveri,stoffe,fiori che mai appassiscono e boccette di pagliuzze dorate. Dopo aver messo in un cestino il contenuto variopinto, andò a prendere da un piccolo armadio chiuso,con una grande fettuccia arcobaleno,un frammento di essa, emanava una strana luce,si era una luce speciale,era un frammento di arcobaleno magico!Con un sorrisone sdentato lo gnomo disse che quel frammento di arcobaleno era magico: in grado di restituire il sorriso e la forza a chi ne avesse bisogno ma che solo un cuore puro poteva tenerlo con sé e farlo crescere. Chi avesse avuto un frammento di quell’arcobaleno e lo avesse donato con il cuore sarebbe stato in grado di dare il sorriso. Poi con affetto e la gote arrossate per l’emozione lo regalò a Fata Azzurrina che sorrise dolcemente stampando un grosso bacio sulla fronte ormai calva dello gnomo di centoquarantasei anni. Aveva apprezzato quel nuovo e interessante regalo e poiché lei era una Fatina che amava aiutare gli altri era già intenta a pensare a chi potesse darne, lo pose con cura nel sacchetto dei sogni,precedente dono di Piermagù e dopo aver preso le varie boccette,polveri e magie colorate,disse che era ora di andare. Colombina attendeva paziente,scocco un bacio sulle dita allo gnomo e volò via! Il vento turbinava,era difficoltoso quel viaggio e mai era stato tanto complicato. Sapeva che ci sarebbe riuscita,solo che afferrarsi forte era difficile. Colombina era stanca di combattere contro Padre vento,voleva che lei si fermasse a riposare. Compresa l’esigenza, la Fatina affermò che avrebbero sostato, in basso erano visibili delle luci, sicuramente ci sarebbe stato un luogo adatto alla sosta. La piccola Alice era in preda alla febbre, si agitava e non si accorgeva della finestra aperta stanza, un colpo di vento più forte l’aveva spalancata e la nonna dormiva. Sentì un po’ di solletico su una guancia e solo dopo un po’ comprese che una strana donnina le stesse parlando, possibile che fosse così piccola?Poteva essere alta come il suo pollice ed era molto carina in quel vestito nero scintillante, non si comprendeva bene se fosse una bambina o una donna adulta,la guardava con dolcezza e le ripeteva qualcosa che lei non comprendeva bene, aveva uno strano fagottino colorato che luccicava. La bambina si stropicciò gli occhi credendo fosse una visione, poi, con fatica si sedette e comprese che non lo era e cercò di ascoltare quella vocina appena udibile. Aprì la mano e l’avvicinò alla strana creatura che ci salì sopra. Si sentiva strana con quell’esserino in mano, con delicatezza l’avvicinò all’orecchio ed ecco che finalmente Azzurrina le disse Ciao piccola! Mi sapresti dire come fare per raggiungere le colline dorate? La bambina sorrise, pensò che se quello era un sogno era sicuramente il più bello che avesse mai fatto, si schiarì la voce e affermò che lei era piccola e che non conosceva bene le strade, volle sapere come quella piccola donnina fosse giunta presso il suo lettino d’ospedale. Quando Azzurrina seppe che la piccola Alice era ammalata e che non se ne comprendesse la ragione,raggiante le affermò che aveva proprio con sé un rimedio efficace. La bambina si aspettava di vedere uno sciroppo amarissimo o qualche altra medicina non troppo accetta. Con grande stupore vide striscette di luce colorata danzarle intorno, erano veramente capaci di rischiarare tutta la stanza, la gioia negli occhi della bambina era pari a tutti quei meravigliosi bagliori. La fatina le affermò che quello era solo un frammento d’arcobaleno e che per avere sempre colori splendidi doveva far sorridere gli altri e regalarne un po’
  • 23. con cuore puro. Troppa era la gioia della bimba che saltellava sul letto continuando a sorridere! Dopo aver riposto la fatina sul cuscino accanto a sé le cantò una canzoncina insegnatale dalla nonna dicendole di cantarla alle altre fatine amiche. Con commossa tenerezza la fatina la ringraziò e si avvio verso la finestra dove Colombina era come il solito in paziente attesa, era stata una giornata splendida per lei pensò, se non ci fosse stato il vento quella notte non avrebbe mai conosciuto una bambina tanto dolce e non avrebbe potuto donare l’arcobaleno. La mattina dopo Alice non aveva più la febbre, raccontò alla nonna stupita,della sua amica Azzurrina e le fece vedere il suo prezioso dono, alla vista dell’arcobaleno la nonna si commosse molto perché le venne in mente quando lei da piccola aveva avuto in dono da uno gnomo di nome Piermagù un arcobaleno per averlo aiutato a sollevare un sasso che gli ostruiva il cammino. La nonna disse alla bambina che dovevano andare per tutto l’ospedale a donare pezzettini di arcobaleno ad altri bambini. Alice e la nonna fecero il giro dell’ospedale raccontando la storia di una piccola fata che si chiamava Azzurrina e di uno gnomo che regalavano arcobaleni. Da quel giorno anche a scuola la piccola Alice venne chiamata da tutti con un nome speciale: Principessa degli arcobaleni. © Poetyca
  • 24. La Principessa del sorriso “ Quello che nasce dentro è un piccolo miracolo che nessuna avversità può mai fermare La giovane Sabine apri gli occhi,da dove provenivano quelle parole? Chi le aveva pronunciate? La sensazione che provava la stava avvolgendo, una strana calma,sembrava che tutto fosse illuminato da una luce irreale,eppure prima di addormentarsi era tanto triste,sola,aveva freddo e non aveva vestiti adatti per quel clima,presto l’inverno sarebbe giunto e forse questa volta anche la neve. La neve,da quanto tempo non ricordava una nevicata dolce, che fosse una magia,ora la neve sarebbe stata solo capace di farla tremare fin dentro le ossa,mangiava troppo poco per potersi scaldare. Quanto tempo era passato da quando da piccola la nonna la coccolava e le raccontava storie magiche,quelle storie che dipingono di magia i pensieri e fanno illuminare il cuore,poi si avvicinava ai vetri e alitava, faceva vivere quelle storie disegnando sul vapore i personaggi, le sembrava di vederli lì fuori al buio .Quella casa era piccola ma conteneva tanto amore e la nonna era l’unica persona che poteva prendersi cura di lei. Loro,lei e la nonna non potevano permettersi quei lampioni che erano presenti nelle strade dei ricchi,la notte la strada non era mai troppo sicura e lo sapevano anche se non ne parlavano mai. La nonna preferiva raccontarle di sogni e cose fantastiche di cose che solo un cuore bambino può raccogliere,le tiene strette e le fa volare in un cielo limpido perché ci crede e quando si crede tutto accade. Ora invece non conosceva più l’odore dei sogni e la nonna lasciò solo tristezza e vuoto il giorno che morì .Lei,ragazzina senza nessuno dovette mettere da parte ogni gioco,ogni sogno per imparare a sopravvivere. Non era sola,altri ragazzini avevano il suo stesso destino: piccole cose da trascinare in una giornata,pochi abiti,poco cibo e poche parole,piccole ossa leggere che facevano chilometri alla ricerca di qualche buon cuore che lasciasse qualche spicciolo. Sabine della nonna aveva un ricordo indelebile e poiché aveva un sorriso talmente bello da illuminare il volto,la cara nonna la chiamava “Principessa del sorriso”,quello era il suo piccolo dono,un tesoro che malgrado le avversità,le ferite che la vita aveva inciso non aveva perduto,sapeva che la nonna sarebbe stata orgogliosa di lei perché con quel suo sorriso sapeva prendersi cura dei più piccoli del gruppo. Tutti bambini con la stessa sorte,età diverse,alcuni piccolissimi ma con gli stessi occhi grandi e smarriti,lei,Sabine era più grande ed aveva avuto l’amore della nonna,sapeva raccontare storie fantastiche e sapeva far addormentare chi aveva paura del buio .La notte erano i cartoni trovati per strada a coprirli. Al mattino era il suo sorriso a scaldarli. Quel mattino sentì che sarebbe accaduto qualcosa di diverso,forse quel sogno, quelle sensazioni strane. Ma cosa poteva mai accadere a dei bambini che non interessavano a nessuno? Ma non volle farsi domande,la giornata era appena cominciata e bisognava abbandonare quel luogo prima che li cacciassero, dovevano raggiungere la fontana ad un paio di isolati per potersi lavare. Fu lei a svegliare tutti con una canzone,poi concesse la magia di un suo sorriso e i bambini cominciarono a stiracchiarsi e ad illuminare il volto per quel sorriso che accarezzava l’anima. Era rassicurante ricevere quella silenziosa carezza,sapere che Sabine non li avrebbe lasciati. Era il momento di andare,tutti in fila cominciarono a muovere i primi passi verso la durezza della giornata. Erano stanchi ma non lo avrebbero detto per far vedere che potevano resistere a tante prove,che erano come giovani eroi, gli stessi delle storie di Sabine,quelli che sfidavano ogni avversità con il coraggio di leoni. Poi la tristezza,il desiderio di un abbraccio stretto che cancellasse tutte le paure lo nascondevano dentro come un segreto. Clara quel giorno aveva voglia di visitare i quartieri che le guide turistiche non avrebbero mai mostrato,Matteo suo marito era come lei, quando visitava un nuovo luogo voleva vederne tutti gli aspetti, non avrebbe mai permesso di restare fermo ai luoghi “ per turisti”. Erano arrivati da tre giorni invitati da un amico che lavorava da anni per quella terra,per la sua popolazione,per chi era dimenticato. Pensarono di farsi portare con un taxi ma chiamarono prima Antonio, volevano essere guidati. Dopo circa un ora il taxi accoglieva i tre amici,erano giunti nelle strade più squallide ma era quello che volevano. Angoli sporchi,odori repellenti e un grigiore che sembrava avesse inghiottito i colori di quei luoghi,ecco dunque la realtà,quello che la gente è costretta a vivere mentre a chi viene da fuori mostra cose che illudono, distanze nette tra questo mondo e quel paradiso artificiale. Clara era una giornalista,sapeva che era in questo modo,lo stesso aveva visto in altre città,non era mai fuggita inorridita ma desiderava,seppure per poco,conoscere quella verità e riflettere su quello che poi la circondava, era una lezione senza paragoni. Lei era maturata moltissimo da quando aveva perduto la sua unica figlia,sapeva che non poteva averne. Accadde in un attimo. L’autista distratto da un riflesso di sole proveniente da una finestra
  • 25. aperta non si accorse di quella bambina magra,sorridente e con un aria sognante…troppo tardi,stava attraversando la strada e a nulla servì frenare. Clara con un sussulto nel cuore apri la portiera della macchina, scese di corsa seguita dal marito incredulo e dall’autista che urlava contro quella creatura,Antonio era inebetito. Clara stesa a terra sorreggeva la testa della bambina,per fortuna era stata presa di striscio,i piccoli compagni di Sabine singhiozzavano e non sapevano che fare senza i suoi sorrisi che accarezzavano. Sabine era scivolata in uno strano torpore,ancora quella voce,quelle parole “Quello che nasce dentro è un piccolo miracolo che nessuna avversità può mai fermare” Ecco, ora vedeva un bellissimo Angelo che le accarezzava i capelli,le sorrideva pronunciando quelle parole,si sentiva meglio e sorrise,quando aprì gli occhi vide una donna che le parlava,le sorrideva e la chiamava per nome. Come conosceva il suo nome? Le sembrava di vedere nella donna qualcosa di familiare ma non comprendeva, non sapeva. Seppe dopo due giorni che Clara era sua zia e che quando sua madre scappò con suo padre li cercò per tutto il paese e che il suo lavoro la teneva lontana,la zia la riconobbe per quel suo sorriso identico a quello della madre, per quei modi,per la dolcezza. Giunse l’inverno e la neve da dietro i vetri era uno spettacolo, Sabine e i suoi “ fratelli” dalla casa di Clara potevano vederla, era il momento delle storie che ancora poteva inventare per loro, poi,tutti insieme si andava a giocare. Non pensava che il suo sorriso potesse permettere ad una donna di riconoscerla e ringraziava ogni giorno il suo Angelo per esserle stato sempre vicino. © Poetyca
  • 26. Stellina Nell’immensità della notte,nel suo vasto spazio una piccola stella guardava la terra lontana,sentiva una forte attrazione e avrebbe voluto scendere per conoscere il mare e quei bambini di cui aveva sentito parlare,avrebbe voluto entrare in contatto con quel loro mondo capace di cogliere ogni cosa fino a quando diventati adulti la realtà avrebbe cancellato la visione magica del mondo. Chiese alla sua mamma se poteva andare alla ricerca di avventure,se poteva entrare in contatto con i bambini,ma la madre rispose che per farlo avrebbe perso la sua luce,sarebbe diventata opaca e nessuno avrebbe potuto ammirare la sua bellezza. Sulla terra una bambina era intenta a guardare il cielo e tra quella miriade di stelle le parve di vederne una occhieggiare in modo particolare verso di lei, chiese alla sua mamma se fosse possibile avere per Natale una bella stella,la madre paziente spiegò che non fosse possibile avere una stella vera, sarebbe stata troppo grande e avrebbe perso la sua bellissima luce. La bambina stanca diede il bacio della buonanotte alla mamma,si mise nel lettino e dopo un attimo si addormentò. La stellina desiderava così tanto di poter scendere sulla terra che…Puff ! si tuffò giù,fece un gran volo e si senti precipitare sempre più giù, la terra che prima appariva tanto lontana ora era sempre più vicina. Stellina era felice e non aveva paura,ora poteva vedere il mare e nulla temeva,la sua coda luminosa la confortava e riusciva a vedere bene attraverso il buio della notte,si specchiava sull’acqua e si sentiva veramente bene. Ora si stava avvicinando al giardino di una casa,al centro del quale si trovava un grande albero addobbato con tante luci colorate ed anche delle stelline che però avevano delle luci opache. Era un albero di Natale e intorno un manto candido ricopriva ogni cosa,uno strano silenzio accolse la stellina che credeva di poter trovare tanta gioia e bimbi intorno,dopo un attimo cadde tra la neve emettendo un bagliore molto forte. La bambina si svegliò perché aveva sognato l’arrivo di una stellina nel suo giardino,si mise le pantofole e la calda vestaglia e andò a chiamare la mamma che credeva ad un incubo. Non era un incubo ma un sogno bellissimo spiegò la bambina e dovevano andare subito in giardino,la mamma temeva in una delusione ma volle seguire la piccola che si era già precipitata fuori. Una strana luce azzurrina illuminava lo spazio del giardino,da dove proveniva? La bambina corse verso Il luogo in cui era più intensa e la madre era incredula,quella era realmente una stella,quella che la sua bambina aveva desiderato ed ora era proprio nel suo giardino. La bambina aveva un sorriso tenero mentre teneva tra le dita la stellina e le parlava,l’accarezzava con la voce e con lo sguardo,sembrava che la conoscesse da sempre. Alla modulazione della voce della bambina la stellina aumentava la sua luce e sembrava comprendesse il senso dei discorsi. Quella notte molti bambini accompagnati dai genitori giunsero in quel giardino, un luogo tra tanti in un paese tra tanti,tutti sentirono nel cuore la luce di una piccola stella che accarezzava donando serenità,tutti videro quello che non si verificò mai prima perché una bambina insieme ad una piccola stella avevano avuto lo stesso desiderio, qualcosa in cui forse nessuno avrebbe creduto. © Poetyca
  • 27. Valentina C’era una volta Giulia una bambina che si sentiva spesso sola perché i genitori erano entrambi impegnati con il lavoro. Al mattino veniva accompagnata a casa della nonna Alice che abitava in una villetta con giardino ma non giocava mai con lei,infatti in casa aveva tante cose da fare ed era impegnata per sistemare,pulire e cucinare. Ormai Giulia aveva imparato a giocare da sola con le sue bambole. Un giorno la bambina chiese alla nonna di poter andare in giardino: era una bella giornata di sole e portare fuori le sue bambole,raccogliere erba per farne verdure e sabbia per inventare altre pietanze era quello che desiderava. La nonna l’accontentò, ma prima fece le solite raccomandazioni sul non correre,non sporcarsi le mani e il vestito ma soprattutto di non restare fuori troppo tempo poiché era quasi pronto il pranzo. Che noia per Giulia doversi accontentare solo di una passeggiata in giardino, non aveva altro perché avrebbe disubbidito alla nonna se avesse toccato la sabbia e l’erba,allora volle scoprire intorno se esisteva un tesoro,magari nella fenditura di un muro o dietro un cespuglio. Si mise ad osservare con attenzione la bellezza dei fiori,dei rampicanti sul muro, quelle api sciamanti e assaporò l’odore delle rose… Proprio sotto il cespuglio delle rose gialle vide un animaletto buffo che la stava osservando con i suoi occhietti vispi e camminava con un’andatura lenta. Era una tartaruga! Per la bambina fu la scoperta di un tesoro preziosissimo.. Ora aveva un’amica. Felice cominciò a saltare e ballare,a ridere e a sentirsi fortunata, doveva ora cercare un nome adatto..<< La chiamerò Valentina, cammina infatti piano – Va lentina – e rideva per questo nome adatto alla piccola creatura. Pensò che dimostrare la sua amicizia dovesse cominciare con il donare alla piccola amica una foglia di lattuga, di nascosto dalla nonna sgattaiolò in cucina e prese la lattuga. Corse in giardino e la offrì alla piccola compagna di giochi. Da quel giorno erano diventate inseparabili,finalmente qualcuno che giocasse con lei senza sgridare,che ascoltasse e mangiasse non come le bambole che non mangiavano e lei doveva solo immaginarlo, il tempo scorreva lieto e la mattina era sempre sorridente anche se assonnata quando andava a trovare la nonna,aveva infatti la sua amica tartaruga ad attenderla. La nonna aveva visto come la nipotina fosse allegra e la sentiva parlare,aveva visto la tartaruga e sorrideva da dietro la finestra ricordando che anche lei da bambina amava gli animali. Giunse l’autunno e il vento scompigliava i rami,i colori del giardino erano colori rossicci o rugginosi,per la piccola Valentina era tempo di riposo tutto ormai l’affaticava,sentiva la necessità di rallentare ulteriormente i suoi movimenti. La bambina poteva uscire per poco e con il cappello e il cappottino, la nonna temeva che prendesse freddo,non voleva che si ammalasse. Giulia aveva la sua lattuga in mano per farne dono a Valentina, faceva proprio freddo e soprattutto era il vento a dare fastidio, era presto per la neve ma come ogni anno la nonna aveva fatto sistemare la legnaia per il camino. Giulia era preoccupata,sotto il cespuglio di rose ormai spoglio non scorgeva la sua Valentina e cercava,si guardava intorno con una grande preoccupazione – dov’era la sua amica? – perché non arrivava appena la chiamava come al solito? Si mise a piangere e di corsa chiese aiuto alla nonna, l’anziana donna fece un sorriso per rassicurarla e si mise a cercare in giardino con lei,della tartaruga non vi era traccia, asciugo le lacrime della bambina e le accarezzo i capelli, guardarono con maggior attenzione e si accorsero che dietro il cespuglio di rose la terra era smossa. La nonna spiegò allora alla bambina che Valentina aveva scavato per fare una tana contro il gelo che arrivava, che stava bene solo che aveva un grande sonno – doveva riposare – la sua amica era in letargo e a Primavera sarebbe stata più grande e felice di vedere i fiori e i colori,anche le piante erano andate a dormire e la natura era in attesa di preparare il vestito nuovo per la stagione nuova. Allora la bambina sorrise e chiese alla nonna quali altre storie così belle conoscesse,se le poteva raccontare quando con il fuoco acceso faceva tanto freddo,la nonna felice le disse – certo piccolina,tutte le storie che vuoi – Fu un Inverno indimenticabile,ricco di fascino e di scoperte,la bambina imparò tante cose nuove dalla voce carezzevole della nonna e l’anziana donna sorridendo pensò che in fondo le cose da sistemare in casa potevano anche attendere,poter essere ascoltati era veramente un piacere. Aspettarono insieme il ritorno della Primavera e quando Valentina si fece trovare sotto la pianta di rose fu una vera festa e questa volta aveva anche una nuova amica; Nonna Alice era lì pronta a viziarla insieme alla piccola Giulia. © Poetyca
  • 28. Viola Seduta sul bordo del suo lettino Viola attendeva che la mamma arrivasse, anche questa volta aveva fatto un brutto sogno e dopo aver sudato tanto, compreso che si trattava solo un sogno, aveva chiamato la mamma perché l’abbracciasse e le raccontasse una delle sue bellissime storie. Non era facile per Viola di soli cinque anni capire come mai non tutti erano capaci di fare cose che lei faceva spontaneamente e non aveva intenzione di dare preoccupazione alle persone , solo che non capiva cosa era possibile manifestare e cosa era meglio trattenere o fare solo quando nessuno guardava, come accaduto la mattina prima, quando in giardino aveva visto una farfalla battere inesorabilmente e con grande fatica le ali, era davvero un grande sforzo per lei volare di nuovo. Viola indicò quella povera farfalla al nonno e la bambina disse che voleva aiutala a volare, il nonno spiegò che aveva volato tanto ma ora era il tempo di un lungo sonno, che per tutti arriva la fatica e quel sonno, che ci sono cose che accadono e che non si può reagire, lei non avrebbe potuto fare nulla! Eppure Viola sentiva quel solletico sulla punta delle dita, sentiva quel calore e vedeva intorno alla farfalla un alone colorato che stava per spegnersi, perché non offrire un poco dei suoi colori alla farfalla? In fondo aveva dato gioia al cielo e ai fiori! Viola disse al nonno di non preoccuparsi, ci avrebbe pensato lei! Il nonno sorrise per il candore e la convinzione di quella bimbetta, così simile nell’esprimere i sogni che la sua mamma faceva da piccola, lei che inventava fiabe ed era solitaria, seria e attenta a tutto. Quanta fatica per aiutarla a cambiare perché i sogni non servono a nulla nella vita e si deve essere concreti. Viola si avvicinò alla farfalla, la prese delicatamente e la adagiò sul palmo della mano sinistra mente con la mano destra compiva degli strani movimenti circolari intorno alle ali della farfalla, il nonno guardava stupito e scettico, preoccupato della imminente delusione che la piccola Viola avrebbe avuto a breve. Restava in silenzio, pronto a cercare parole adatte, ad accogliere le lacrime della bambina. Trascorsero pochi attimi e come una piccola nuvola azzurrina apparve avvolgendo la farfalla, il nonno credeva di avere delle allucinazioni perché immediatamente dopo la farfalla iniziò a muovere le ali e a volare intorno alla bambina disegnando alcuni ghirigori festanti. Come era possibile? Si trattava di una particolare coincidenza? Eppure solo pochi minuti prima quella farfalla era disidratata e morta, certamente non era così colorata e viva come adesso! La bimba aveva un’aria soddisfatta e a guardare il viso serio e stupito del nonno si rese conto che forse aveva fatto qualcosa di sbagliato, almeno per il nonno e chiese: – Nonno sono stata cattiva? Perché i tuoi occhi mi stanno rimproverando? Cosa ho fatto di sbagliato? Il nonno non sapeva cosa rispondere, quello allora era un prodigio se la bambina era consapevole di avere fatto qualcosa per cambiare la realtà della farfalla, l’unica cosa che riuscì a chiedere fu: – Ma dove hai imparato? Sei così piccina, come hai fatto? La bimba sgranò gli occhi : - Perché nonno tu non lo sai fare? - No piccola mia io non sono capace, nessuno mi ha insegnato o forse ..non ho mai provato perché non credevo possibile una cosa del genere. Comunque piccola mia forse è meglio non dire questo alla mamma, potrebbe preoccuparsi e se proprio devi fare queste cose, stai molto attenta che non ti veda nessuno! Viola percepì ancora una volta come il nonno fosse turbato e che lei ne era la causa, allora disse al nonno di rilassarsi e di non essere preoccupato perché lei avrebbe fatto attenzione, non lo avrebbe detto neppure a Francy la sua migliore amica. Il sogno era stato davvero spaventoso, una grossa nube scura si stava spostando e con dei vortici che sembravano tentacoli cercava di penetrare nelle case, nei boschi e dove arrivava sotto forma di nebbia cambiava l’aspetto delle cose; alberi e rocce, fiumi e mari, tutto sembrava perdere vita, come un contenitore vuoto, senza più energia, la gente sembrava non avere volontà ed agiva senza riflettere. Nel suo sogno le farfalle, gli uccelli, i pesci e le voci di altri bambini come lei, così sensibili e speciali sembrava
  • 29. la chiamassero per portare aiuto e per riportare energie colorate a quel disastro. Quel sogno appariva così vero! Infine la farfalla che la mattina prima l’aveva ringraziata con la danza del cuore le appariva e le diceva che per gratitudine le avrebbe presentato la fatina del giardino e che con lei avrebbe potuto aiutare piante e d insetti, animali ed esseri umani, ma non sarebbe stata sola, altre fatine avevano l’incarico di parlare con altri bambini e si sarebbero tutti incontrati, che una missione la stava attendendo. Viola si svegliò perché quella brutta visione della nube la faceva sentire come senza fiato, come avrebbe potuto aiutare tutti lei che era tanto piccola? Poi ricordò come il nonno fosse preoccupato e cercò la mamma per capire cosa stesse accadendo. La mamma arrivò, semi addormentata ma calma, chiese cosa fosse accaduto e cosa la bambina avesse sognato di tanto brutto. Ascoltò attenta, sebbene la bambina non sapesse come fare per dire che nel sogno era stata richiesta per aiutare , ma che il nonno che aveva assistito al volo della farfalla era preoccupato. Viola disse che era stato un sogno brutto, che era presente una brutta nuvola che si sentiva soffocare per questo ma che alcune cose erano difficili da capire per la mamma come lo erano per il nonno, che forse qualcosa di sbagliato era nelle sue mani. La mamma accarezzò la fronte della bambina e le stampò un bacio, seduta sul letto, con la manina stretta alla sua, le disse di non temere, che la mamma non aveva mai pensato che lei potesse essere sbagliata, che anzi, da quando lei era nel pancione e la mamma sentiva i suoi calcetti sapeva come quella fosse stata una bimba speciale che sognava spesso e come alla nascita la piccola Viola fosse esattamente come nel sogno, persino il piccolo neo a forma di cuore sul pancino! Le disse che anche lei quando era una bambina per molte persone poteva apparire strana, ricca di fantasia, solitaria e che solo se immersa nella natura si sentiva bene. Solo che aveva dovuto mettere da parte ogni sogno, ogni fiaba per essere come altri volevano e solo ora, con la piccola Viola poteva raccontare le sue favole e le sue sensazioni che altri non avrebbero compreso. Dunque di non temere perché la mamma sapeva quanto lei fosse speciale. La bimba allora, ritrovata fiducia le disse della farfalla e la mamma sorrise, le disse del sogno e di come dovesse l’indomani andare in giardino a ricercare la farfalla e come questa le avrebbe fatto conoscere la fatina del giardino. La mamma sorrise ancora, sembrava le credesse e la bimba si rilassò, chiedendo un bicchiere d’acqua e una favola nuova. La mamma andò in cucina e prese l’acqua con sé e lì per lì inventò una favola che parlava dei sogni dei bambini, di come ogni sogno ricco di bellezza, di purezza e di amore fosse energia colorata che salva il mondo, che tante cose invece sono capaci di inaridire la vita, soprattutto non saper sognare o avere paura di farlo,di come tante cose possano invece contaminare e distruggere la bellezza e la Natura, perché si perde il rispetto e si è sordi alla voce del cuore. La bimba comprese come la mamma le stesse indicando di credere in se stessa, di non farsi influenzare delle cose che spesso i grandi dicono perché hanno perso quella fiducia e camminano su una strada che ha perso colori. Il mattino dopo Viola e la sua mamma andarono in giardino insieme, mano nella mano, sorridenti e piene di speranze. Improvvisamente apparve la farfalla, ma a guardarla meglio era una fatina minuscola che emanava grazia e colori, ovunque battesse le sue piccole ali folate di polvere di stelle sprizzavano allegramente e con la sua piccola bacchetta magica fece dei ghirigori e disse con una vocina dolcissima a Viola che lei non doveva mai smettere di manifestare quelle sue doti speciali, che l’intero mondo ne aveva bisogno e se persone tristi e scettiche preferivano restare cieche, lei e altri bambini che presto avrebbe conosciuto non devono fermarsi ma portare avanti l’Opera dalle Bellezza e del Cuore Puro, per salvare la terra da quella nube velenosa che lei aveva sognato. L’appuntamento era nel parco, un centinaio di bambini venuti da ogni parte del mondo avevano fatto dei sogni di vita, di speranza e di bellezza ed ora, con i genitori che attraverso di loro avevano capito come si stessero dimenticando il valore profondo delle cose, finalmente si sarebbero incontrati. Quanta emozione e quanti abbracci! Finalmente si poteva regalare luce e colori alla Natura morente per
  • 30. fermare le nubi tossiche della violenza e del rancore per portare pace e compassione nel Mondo. Viola era felice, raggiante e vibrava alla medesima frequenza di quei bambini. Tutto stava per iniziare. © Poetyca
  • 31. L’elefantino Chimbo Il vento racconta sempre tante storie e per chi non riesce a dormire e resta in ascolto,la notte è capace di portarne sempre di nuove,basta restare in silenzio e far riposare i pensieri . C’era una volta nella foresta africana una bella famiglia di elefanti,tutti erano in attesa della nascita di un nuovo elefantino che avrebbe arricchito il “ Grande gruppo”. L’evento era molto atteso e le elefantesse più anziane tenevano d’occhio Aurora la giovane sposina che cominciava ad agitarsi… La luna era piena e giù al fiume le canne erano agitate dal vento… Aurora sentì essere giunto il momento di allontanarsi per il grande evento lentamente si spostò dove sapeva esserci uno spiazzo e vicino un cespuglio che l’avrebbe protetta da occhi indiscreti. Dopo qualche attimo di smarrimento per la visuale poco nitida e per la trepidazione per quanto stesse per accadere,l’elefantessa sentì l’istinto che la guidava… Dopo un po’ di tempo vide nell’erba un esserino tenero che coccolò amorevolmente,ecco ora poteva fare la conoscenza del suo piccolo e volle chiamarlo Chimbo. L’elefantino era vivace e amava scoprire tutte le cose che il mondo conteneva : odori,suoni e sapori,non era una cosa di tutti i giorni avere un mondo da assaggiare e una mamma così premurosa! Ritornata al gruppo con quel nuovo componente venne festeggiata ed accolta da tutti con gioia,il suo piccolo era proprio carino. La mamma era paziente ed ogni mattina lo portava al fiume per fare il bagno e gli insegnava i luoghi dove avrebbe trovato l’erba migliore. Il piccolo Chimbo era davvero felice,non conosceva il pericolo e nessuno gli avrebbe mai fatto del male con la presenza della sua adorata mamma. Un giorno dal cielo scese uno strano animale che nella sua pancia trasportava degli umani,scesero dei cacciatori in cerca di nuove prede da vendere ai circhi più importanti d’Europa. Era un gruppo,tra i vari cacciatori il più temuto ed abile Albert ,era quello che sapeva fare il suo mestiere con destrezza,tutti sapevano che la cicatrice che aveva nel braccio era per la lotta che ebbe con un feroce leone,lui non temeva nulla e conosceva il territorio come nessuno. La notte dell’arrivo fu subito impiegata per mettere delle reti molto robuste e il fatto che la luna mandasse poca luce a causa delle nubi era per lui un’occasione da non far fuggire. Si nascose nei pressi del fiume che sapeva essere territorio di abbeverata per gli elefanti con la speranza di trovarne uno abbastanza giovane in modo da essere addestrato in un Circo. Alle prime luci dell’alba l’elefantino assetato si sveglio e si allontanò per andare a bere al fiume,non volle svegliare la madre che era molto stanca. Appena si avvicino alla riva senti un odore sconosciuto ma non ci fece caso e ZAC! fu prigioniero della rete,il cacciatore soddisfatto per la sua preda,prima che l’elefantino potesse emettere un suono lo narcotizzò e lo mise in una grande cassa dotata di ruote agganciata alla sua jeep. Il piccolo era confuso,non comprendeva nulla e sapeva solo che si sentiva molto pesante. Dopo ore di sonno si risvegliò in un luogo rumoroso e buio con la strana sensazione di rollare,era infatti nel bagagliaio di un aereo,cominciò a pensare alla sua mamma,alla foresta e al suo fiume,gli amici che forse non avrebbe più rivisto…Si mise a piangere e una brutta voce rispose “ Ti sei svegliato finalmente? Tu ed io dovremmo fare un lungo viaggio insieme e poi…Sarai importante sai? Sarai capace di lavorare in un bellissimo Circo! Era il domatore del Circo Betrix che era andato a prenderlo,era un omone grosso,grosso con uno sguardo che metteva paura,per lui,domatore di leoni ed elefanti era importante dover essere imponente e farsi rispettare soprattutto dalle belve. L’ elefantino lo temeva,aveva una voglia matta di andare dalla sua mamma,ma dov’era? Il piccolo si mise a piangere…Sentì una vocettina che gli disse : “ Non piangere piccino,vedrai che non è poi così brutto il Circo,sai,ci sono tanti bambini che ci vengono a vedere e ci regalano mille sorrisi !” Era Coco la scimmietta del domatore,com’era piccola e buffa con quel vestitino rosso con bottoni dorati,addirittura aveva un cappellino! Chimbo la guardò e sorrise ,si,era proprio carina,le ricordava Dolly e Molly le sue amiche della foresta. Così ,da questo primo incontro Coco e Chimbo rimasero sempre insieme,l’elefantino imparò molti esercizi ed era bravo,non poteva però cancellare dal cuore la foresta e la sua mamma. Un giorno la piccola Coco rimase chiusa in una scatola,conteneva dei vestiti colorati da pagliaccio e lei non riuscì a trattenere la sua curiosità ,la serratura scattò ma essendo difettosa la rese prigioniera. Non riusciva a respirare,era buio ed aveva paura,cominciò allora a piangere e ad agitarsi. Per fortuna Chimbo la sentì poiché era vicino al tendone dove stava provando i suoi esercizi,subito corse e con la proboscide aprì la scatola e la trasse in salvo. Coco fu felice per la dimostrazione d’amicizia e chiese cosa desiderasse tanto e se lei potesse aiutarlo per ricambiare l’atto d’amicizia. Chimbo divenne triste,voleva tornare nella sua foresta,era felice di fare gli esercizi per i sorrisi dei bambini ma lui non poteva dimenticare la foresta e la sua mamma,voleva che Coco prendesse la chiave
  • 32. della sua gabbia dalla roulotte del domatore per poter tornare a casa. Quella notte Coco con le chiavi sottratte al domatore aprì la gabbia del suo amico che lo salutò con le lacrime agli occhi riconoscente per la conquistata libertà e per doversi separare,le chiese se volesse andare con lui ma la scimmietta rifiutò dicendo di non aver mai visto una foresta e di essere nata nel Circo e non avrebbe mai lasciato il sorriso dei bambini che amava. Chimbo sparì nel buio della notte,non sapeva dove andare,era stanco e infreddolito,troppi rumori minacciosi,aveva fame e voleva sempre di più la presenza della sua mamma. Finì distrutto in un parco e si addormentò. Al mattino presto Angelo e suo padre insieme al cane Ringo erano andati a fare la passeggiata del mattino. Quando Angelo lo vide credette di sognare,com’era possibile che ci fosse un elefante nel parco? Lo portarono nel giardino di casa e poi in garage stando attenti a non farsi scoprire,il padre di Angelo amava la natura e gli animali e conosceva molti zoofili così organizzò un viaggio e dopo pochi giorni il piccolo Chimbo vide dal finestrino dell’aereo la sua amata foresta e il fiume degli elefanti. Quando lo fecero scendere si voltò per salutare il bambino con uno dei suoi esercizi più belli e il bambino dopo averlo abbracciato gli regalo un sorriso,per Chimbo fu il più prezioso che conserva ancora nel cuore. Il vento ha portato questa storia raccolta in uno dei suoi lunghi viaggi e altre ne raccoglie se in silenzio lo sai ascoltare. © Poetyca
  • 33. Un incontro Era forse follia quella che sembrava dominasse quell’uomo? Eppure amava camminare sotto la pioggia, quella notte danzava preso dal ritmo che solo lui sentiva, tra le gocce che non temeva e che piuttosto desiderava che lo sfiorassero, voleva catturarne la luce, riprodurla sulle sue tele. Ricordava, perché un altro uomo, come lui era diventato la sua “ardente passione”, che molti anni prima qualcun altro si metteva in ricerca di emozioni e desiderava riprodurle, era il suo ispiratore, era qualcosa difficile da spiegare per chi, preso dalla razionalità non avrebbe compreso. Ora era lì, zuppo di pioggia nel buio della notte rotto soltanto dalla fioca luce lunare che faceva capolino, a tratti tra le nubi cariche di pioggia. Era un pittore emulo di Vincent Van Gogh, conosceva ogni cosa, ogni atto della vita dell’artista e sentiva in sé la sua presenza e a volte anche intorno, sarebbe stato difficile spiegare, ma in fondo lui, non cercava spiegazioni, desiderava solo vivere le sue emozioni. Da qualche tempo aveva fatto delle particolari ricerche sulla cromaticità e trasparenza di alcune tinte, in particolare sui gialli e sui blu, quelli erano per lui colori importanti. Il suo animo era sempre sereno, solare e tendeva a donarsi fino all’ultima stilla, eppure la sua vita era stata poco generosa con lui, particolare la sua infanzia e prima giovinezza, una cosa aveva imparato con l’intatto animo d’innocenza, come quello di un bimbo entusiasta: ogni istante era prezioso, ogni cosa che la vita avrebbe donato non doveva essere sprecata, mai! Tutti i solchi che la sua anima aveva ricevuto, quegli invisibili semi in essi sparsi erano tutti germinati, un dono inaspettato per chi come lui aveva subite molte privazioni. Ora era lì ad ascoltare quel ritmo gioioso che faceva danzare la sua anima, era ad allargare il cerchio d’anima per quel dono che tanto amava: la pioggia. Tutte le volte che pioveva per lui era una gioia, pensava a quanti arcobaleni ci potevano essere intorno e n’era affascinato. Nella sua vita non erano mancate le difficoltà ma non si era perso d’animo, nella convinzione che servissero per trovare qualcosa di grande, quello che aveva sempre “ sentito” esistere oltre ogni linea di confine data dalla vita come appare. Credeva molto alle sue sensazioni, agli attimi impalpabili che sentiva provenire da una diversa dimensione, in fondo, seppure la sua vita in principio fosse stata molto solitaria ed il destino avverso si era impadronito della sua porzione di serenità, sapeva che da altre dimensioni esistevano i suoi cari e vegliavano su di lui, accoglieva quel suo particolare destino anche se poteva apparire triste. Il suo orgoglio consisteva nel fatto che aveva potuto seguire la sua inclinazione naturale, nessuno gli aveva potuto impedire di esprimere la sua tendenza artistica, la sua stessa vita era imperniata sugli studi che lo potevano aiutare in tal senso, ma non aveva potuto completarli, non era un problema: artista si è nell’animo e non nell’acquisizione di nozioni e di teorie, lo aveva dimostrato quando per mantenersi vendeva i suoi quadri nati da istinto, era autodidatta, sentiva dentro come e cosa portare fuori quel suo mondo emotivo che lo affascinava: bastava poco per farlo gioire, il primo sole al mattino, l’incontro con gli animali del bosco, del lago, la natura per lui aveva un fascino assoluto e in particolari giornate tra i raggi di sole che filtravano tra le foglie del bosco, quando la luce e il pulviscolo dorato assumevano, insieme al silenzio, un’atmosfera rarefatta, si rendeva conto di sconfinare in un particolare sentire. Il giorno precedente era accaduto un episodio particolare: immerso nel silenzio, tra la quiete dei suoi pensieri e la luce del bosco, aveva avutola particolare sensazione di essere osservato, ma nulla di inquietante, solo una “presenza” che espandesse la pace di quel luogo, era come se lui stesse per essere spettatore di qualcosa di non comune, persino il respiro sembrava essersi bloccato, il cuore invece cominciò a tamburellare quasi a dare la certezza di non essere morto. In un attimo sembrò che i colori, gli odori, le sagome e i contorni prendessero una diversa connotazione: tutto era brillante, intenso, correva incontro… Tutto era precipitato come attraverso un vorticoso tunnel “ dentro l’anima” e lui ora era parte di quel tutto. Lei era lì, davanti a lui o dentro le sue emozioni, era un tutto indistinguibile, sapeva che la conosceva da sempre eppure era consapevole che quello era il primo incontro. Non era quello il momento di formularsi domande, temeva che se lo avesse fatto tutto sarebbe svanito. Lei era una creatura particolare, su questo non vi erano dubbi: alta, candida, capelli lunghi e occhi che contenevano una strana luce: pacata e forte al contempo, sembrava che emettesse una conoscenza bonaria, il sorriso era come quello che si vede nei volti dei “ vecchi saggi” di alcune miniature orientali. Lui si sentiva come essere entrato, non si sa bene come, dentro una favola, un mito, una di quelle storie che si raccontano ai bambini: era una fata dei boschi? Aveva il corpo non troppo diafano e neppure esageratamente possente, ma quello che colpiva era quanto emettesse: armonia, dolcezza, consapevolezza e ogni gesto era accompagnato da un sorriso radioso e una luminescenza dorata che ora aumentava, ora si stemperava. Non stava certo sognando, quello era un episodio che lo stava
  • 34. avvolgendo di una serenità che mai aveva conosciuto. Questa particolare situazione a lui parve durasse ore, poi tutto svanì poco a poco. In lui rimase una strana euforia, una gioia indescrivibile e un impeto che lo spinse a cercare, vivere, gioire di ogni attimo di vita per quella meravigliosa scoperta, sentiva che l’avrebbe incontrata ancora, che quella serenità che aveva ancora dentro di sé quella notte di pioggia, era ormai incapace di svanire. Voleva dipingerla, dare a quel volto, a quella coroncina di foglie che le cingeva il capo una “concretizzazione” attraverso un quadro, cercava ora di riprodurre gli stessi colori, le stesse sensazioni che aveva provato, voleva vivere con la natura, nella natura e darle vita anche sulla tela. Sentiva persino che la sua interiorità aveva trovato un diverso ascolto, sentiva Vincent che lo guidava e tutto quanto gli stesse accadendo, no, non poteva essere compreso. © Poetyca
  • 35. In armonia Un suono che oltrepassa il silenzio, un vibrare che non conosce distanza – perchè tutto è qui ed ora - e come un arco scocca una freccia e colpisce il bersaglio, così è l’essenza che unisce chi è nella medesima sintonia. Prima di mostare di fare o di saper dire si deve essere capaci di essere. Presenza nell’attimo, manifestazione che in ascolto effonde un sentire interiore che è forza motrice di un modo di essere in armonia con tutto. Il percorso prende inizio dal saper ascoltare, dal cercare il senso di percezioni, dall’ essere fedeli e non contraddittori tra quel che sentiamo e quanto portiamo all’esterno, a volte controccorente, tenendo la distanza da quanto sia generalizzato, da quanto rappresenti il frutto di altrui aspettative, un rimasticare concetti e proposizioni non del tutto capito o mai sperimentati. Usare l’inerzia non conduce lontano, infatti la spinta iniziale di estingue e non trova nuovo alimento. Poter manifestare se stessi, sulla stessa sintonia e sull’accordo di una musica interiore, di sensazioni legate al buonsenso è non andare contro il proprio essere, 12.01.2011 Poetyca
  • 36. Io sono Amore Sono io amore che cerco te nel buio come eco urlo il tuo nome ma non rispondi stringo nel pugno il silenzio dai muti occhi scivolano le mie perle opache sei tu la luce che nella notte cerco ma lontana sfugge lasciandomi nel freddo del cuore che ferito non colora il tempo Dov’è la mia dimora non corrono le ombre e la luce danza alla ricerca di una stretta d’anima senza fermare i passi e le paure che conducono allo scivolare l’uno dentro l’altra per stringere più forte ogni attimo eterno 01’09’2003 Poetyca
  • 37. Mondo dentro agli occhi Il mondo dentro agli occhi è riflesso di quel che il cuore oltre il silenzio sa proiettare Tu cerchi un mondo libero da voci e possesso da rigore e da quell’attesa dove s’inciampi all’errore Il tuo mondo conosce colore sorriso e vita dove tutto è trepidazione per le cose semplici che sono dono coerenza e franchezza per un dialogo vero Un mondo lieto che sappia abbracciare chi è stanco nel riflesso di una lacrima che scivola sul volto 21.01.2010 Poetyca
  • 38. Nel silenzio è la risposta Nel silenzio è la risposta, Un silenzio che è ascolto di quello che non è traducibile in parole, un silenzio che è apertura percettiva dentro se stessi, dove ogni persona sarà trovare un sussurro diverso, capace di dettare la rotta del proprio cuore. Allora quello che potrei vivere oggi, percepirlo e forse scriverlo non è più valido domani – il silenzio è accoglienza di non saper dare risposte definitive – risposte per gli altri – poiché credo sinceramente che tutti hanno le medesime occasioni e opportunità e che se ascoltassero il proprio silenzio saprebbero portare alla luce l’ineffabile. 06.01.2011 Poetyca
  • 39. Uno sguardo tra mille Parole ricamano il silenzio attesa di un momento magico dove solo uno sguardo tra mille al ritorno dell’intima aurora sa sciogliere tutte le onde trattenute: aliti di salsedine che scorrono sul viso Ed è Amore respira lento l’estasi della verità liquida languiva e spogliava la paura dimorava nascosta dietro le dune coperta da sospiri dell’anima vibrante in una memoria inascoltata e dormiente 08-01.2011 Poetyca
  • 40. Perchè è così E tu amico non ti chiedere dove ti condurrà la vita o quante volte i nostri sguardi si sono incrociati tu lo sai è una partita mai finita e anche se inciampi se credi di doverti fermare per prendere fiato trovi sempre la forza di credere a quello in cui hai sperato Non è mai solitario il tuo cammino ed anche se qualcosa s’è perduta se le ferite nel silenzio bruciano hai sempre la speranza e la volontà che ti condurranno lontano Mi hai cercata ancora una volta ed io sono qua con un sorriso in tasca e provo a capire dove poggiano le tue paure se il tuo sogno s’arresta perchè tu lo vuoi o è troppo faticosa la salita e cerchi una spinta Mi dicesti un giorno che sono una fata che posso colorare le parole e spargerle nel vento – fata della pioggia – che nutre ogni seme mi hai detto che regalo arcobaleni 12.01.2011 Poetyca
  • 41. Poesie Sfoglio parole sfoglio pensieri – l’emozione di margherite stese al sole- sfoglio immagini che percorrono lievi come brividi lungo i sentieri. Cerco e vibro d’ogni sentire dono di fogli e del loro colore …Colore di cielo colore di vita colore di farfalle che prendono il volo. Rime e versi respiro e gioia 12.01.2011 Poetyca
  • 42. Quiete Quiete.. acqua di un lago che riflette le onde del cuore. Dolci occhi specchio d’amore mille le stelle in questo cammino e se le perle scivolano conservane il senso. Pegno-Pensiero ma anche stretta lieve che come brezza ti accarezza. Tesoro per ogni perla -una stella in cielo- per noi brilla. Ti seguo lungo le rotte dell’Universo. 14.06.2002 Poetyca
  • 43. Siamo… Fiori che dischiudono le corolle al sole, alla rugiada che nutre, siamo fiori che estasiati, ubriachi vivono amore…. In ricerca di notti di stelle, ascolto di pensieri muti, in un cuore gonfio d’amore, ricerca in sè di senso e colori. Siamo frammenti di stelle che tolgono polvere al loro dolore, Siamo… In cammino tra deserti e fonti improvvise, squarci di cielo che donano senso ad ogni caduta. Respiro di tempo senza confini: Vita e senso di ogni vagare. 19.06.2002 Poetyca
  • 44. Silenzioso percorso Quando sai aprire il tuo cuore all’ascolto, come la corolla di un fiore ai raggi benefici del sole tu potrai comprendere e vivere momenti di bellezza che nulla potrebbe imitare: nel silenzio ogni palpito, nel silenzio ogni vibrazione che colora le ali del cuore. Quando nel respiro sai raccogliere la vera essenza dello scambio di energia/ amore tra te e il divino in te tu puoi imparare a comprendere cosa è amare. Ogni attimo di vita è dono, esso è scoperta, esso è quel volo di infinito che disegna il senso del tuo esistere – qui ed ora. L’amore scivola, come una goccia di rugiada sopra una foglia di loto, una goccia che alla fine della sua corsa lenta si immerge in un oceano d’amore. Noi tutti siamo gocce che prendono la loro vita da quell’oceano e ad esso fanno ritorno, questo è possibile comprenderlo quando sappiamo vivere squarci di silenzio nella nostra vita. 04.01.2011 Poetyca
  • 45. Sogni Mai fare morire i sogni, metterli da parte a volte ci permette di andarli a ripescare nei lunghi inverni del cuore per riaccendere la fiamma della speranza. E” importante saper distinguere un sogno, un palpito vivo del cuore che ci fa scavalcare ogni ostacolo come se fosse un grande aquilone al quale attaccare la forza indomita contro tutto e tutti, alle illusioni che hanno ali fragili e non sanno varcare il cielo, ci distolgono soltanto dalla strada maestra, quella che ci permette di alimentare la fiamma della nostra vita. 11.01.2011 Poetyca
  • 46. Sorridi… Aquila sei tu capace di aprire le ali e di varcare il cielo e io sono qui ti volo accanto. Tutto è orizzonte limpido cielo è tutto tuo lo spazio. Le nubi in attesa ora ti possono accogliere. Guardati intorno: Lo spirito non ha briglie i sentimenti non hanno tempo nessun confine è limite. Guarda le tue ali forti ora sai che sei fatto per il volo chiudi gli occhi e se una lacrima scende l’asciugherà il sole se temi il vuoto 12.01.2011 Poetyca
  • 47. Incontri speciali Quando un incontro è un’esperienza che ci permette di accedere a qualcosa che forse avevano intuito ma della quale non si poteva avere certezza, tanto siamo incasellati in una realtà pre-ordinata dalle altri aspettative,della quale essere manifestazione, con il prezzo di restare troppo a lungo sordi ai moti interiori, la nostra vita cambia completamente e non si riesce a trattenere la portata di quello che si viene a scoprire e che trasforma del tutto il nostro percorso e l’accesso alla nostra spiritualità rimasta infantile a causa dell’inganno. Ma resta comunque il retrogusto del dubbio, non sulla bellezza e forza numinosa dell’esperienza, quanto nel sapere se si è creduti, se quanto si prova a condividere è in grado di essere compreso ed accolto. Sono necessarie, non solo delle verifiche ma sopratutto delle opportunità di scambio per fissare il senso stesso della via tracciata da questa esperienza che non sempre è possibile descrivere perchè una parte di noi stessi che non sospettavamo ha assimilato delle informazioni che continuano a dilatare il tempo e lo spazio, come una sorta di apprendimento sottile in constante scambio. Chi era il messaggero che ci ha fornito una visione diversa di quanto per millenni ci hanno fatto credere? E sopratutto per quale motivo una persona apparentemente capitata per caso a questo incontro si trova depositaria di un messaggio così pregnante di vita? La risposta non è accessibile attraverso il ragionamento ma facendo cadere ogni difesa per essere cuore spalancato e in ricerca. 08-01-2011 Poetyca
  • 48. Stupore Mi stupisce sempre catturando momenti come albe nuove …si libra e volteggia S’espande e incide presenza che scoppia regalando emozione … è la gioia che vive Tramutati attimi afferrandone il senso – piccole gocce di rugiada- …nutrimento interiore Piccole perle grande tesoro tocchi d’infinito …e si allarga lo stupore Come onde 12.01.2011 Poetyca
  • 49. Suoni Tra suoni viaggi e vibrazioni ti ho trovato cuore in attesa. Nell’impercettibile sentiero c’eri tu. Piccoli passi portano sempre lontano. Ora che stringi la mia mano non sciogliere il volo. Avvolgimi portami in alto respirami e fammi nube in abbandono nel vento. Se tutto ha un senso e il senso è il tutto – tutto è amore- Il nostro viaggio quel insondabile mistero quella vibrazione quell’essenza nata e mai nata vissuta e in attesa noi che cerchiamo e viviamo ora in alba ritrovata. Siamo esseri in vita sentiero che trasporta suono vibrazione e anelito lieve Amore all’unisono che vibra dello stesso tono. Danzo nel tuo cuore e le stelle sono casa e noi siamo cammino. Sorrido ….sorrido ancora. 09.06.2002 Poetyca
  • 50. Una fiaba Per te che guardi dalla finestra ed oggi attendi il sole ho in mente di regalarti nuove parole e di disegnare tra le nubi una bella fiaba. Una storia sempre diversa che conosca il sorriso, una mano tesa e la voce del cuore. Una piccola storia racchiusa in un pugno per farti sentire la forza di chi anche se lontano a te offre un fiore. Per te che non speri più nella parola amica e vorresti accogliere questo nuovo sogno senza l’amaro in bocca dell’ennesima delusione. Ho solo delle immagini da regalare e la presenza di ogni giorno fatta di semplici parole. Ma se soltanto ci fossero più raggi, più gocce e sorrisi da questo istante 11-12-2011 Poetyca
  • 51. Una stella in sogno Ho visto e percepito una piccola casa, raccolta e ricca della bellezza delle cose semplici, costruita con legni profumati e con un’ampia finestra. Il camino in Inverno riscalda il cuore e con il suo scoppiettare tiene compagnia. In estate questa casetta diventa un faro, dove tanti gabbiani si raccolgono e cantano canzoni antiche al mare. Conosco questo luogo,il suo profumo di buono: cioccolata calda, resina dei boschi e nocciole. Un luogo dove nessuno alza mai la voce, dove anche il silenzio sa comunicare armonia, pace del cuore. Dove guardando fuori dalla finestra le stelle della notte sembrano sempre grandi e vicine: giocano, mandano bagliori per accendere le nostre emozioni più profonde. Questa casa è il tuo cuore, ora aperto a tutti, in offerta per abbracciare tutti coloro che ti vogliono bene. Ho portato un regalo, un piccolo pacchetto rosso con un fiocco giallo e sulla carta sono disegnate piccole Trilly che spargono con una scia di stelline armonia per chi lo apre. Il pacchetto contiene una piccola stella raccolta sulla spiaggia, ma non è una stella marina, è una vera stella scesa dal cielo per restare in questa tua casetta ed illuminare tutti i momenti che penserai di essere sola. Ti accorgerai allora di quanti cuori battono insieme al tuo per creare la favola più bella che l’amore sappia creare. 06.01.2011 Poetyca
  • 52. Uno sguardo tra mille Parole ricamano il silenzio attesa di un momento magico dove solo uno sguardo tra mille al ritorno dell’intima aurora sa sciogliere tutte le onde trattenute: aliti di salsedine che scorrono sul viso Ed è Amore respira lento l’estasi della verità liquida languiva e spogliava la paura dimorava nascosta dietro le dune coperta da sospiri dell’anima vibrante in una memoria inascoltata e dormiente 08-01.2011 Poetyca
  • 53. Viandante Ogni vita come una piuma leggera squarcia il cielo aperta la soglia del lungo cammino poggiano passi canto di vita nell’inconsistente illuminando sorriso nuovo umilmente vibrando accarezza il cielo ride sfiorando la luce del mattino eco e colori. 04.06.2002 Poetyca
  • 54. Vita La vita: un cammino -fiori e foglie- sbocciare di nuovi profumi Piccoli passi: cercare il senso – tenui colori- di luce avvolti Nella notte: stelle -presenti bagliori- folgorano momenti 16.07.2002 Poetyca
  • 55. Voglio Voglio stringerti dentro al cuore e farti danzare al battito della mia gioia: “LO VOGLIO!” Veliero su acque placide… gabbiano che spiega le ali nel tempo senza tempo, nel cuore in festa, nel sole che brilla. Respiro lucente che vibra su note inudibili, sei musica dell’universo: “Cuore -vita riflesso del tutto. AMORE espanso che tutto tocca. ” IO AMO” 11.06.2002 Poetyca