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In collaborazione con
I migliori articoli per sviluppare l’innovazione nelle imprese
TOPSELECTION
Corporate Venture Capital:
investimenti record nel mondo
Case history: Enel, Sia
La linea francese: aziende nei fondi VC
Come avvicinarsi al Corporate VC
e Accelerator
COME INCUBARE E
FINANZIARE LE NUOVE
IMPRESE
In collaborazione con | 2 |
La competitività delle aziende dipende sempre di più dalla capacità di gestire e promuovere la trasformazione digitale e l’innovazione
imprenditoriale. Una capacità che è ancora più strategica e, direi, vitale per le aziende italiane che in molti casi devono colmare un
ritardo tecnologico, culturale e finanziario.
Il progetto #OpenInnovationSet è nato proprio con questo obiettivo: fornire stimoli e strumenti al sistema italiano delle imprese, grandi
e piccole, che in diversa maniera devono affrontare la sfida del cambiamento e possono farlo in modo efficiente ed efficace solo se
cominceranno ad adottare il modello dell’open innovation.
Il momento è adesso. E i segnali di attenzione sono ormai numerosi. Non sempre però riescono a tradursi in azioni coordinata e con-
tinuative.Per questo EconomyUp, testata nata per raccontare proprio per creare uno spazio di incontro tra il dinamico mondo delle
startup e il Made in Italy, ha promosso #OpenInnovationSet, un mese dedicato ai temi dell’open innovation, con quattro webinar e quat-
tro white paper come questo che state leggendo, che raccoglie una selezione degli articoli dedicati al tema. E lo ha fatto con altri due
punti nodali della rete neuronale che all’interno del gruppo Digital360 esprime competenze, progetti e narrazione sull’open innovation:
P4i, società di advisory specializzata nella digital transformation e nell’open innovation, e Startupbusiness, il sito di riferimento per la
community italiana delle startup.
#OpenInnovationSet è l’occasione per condividere competenze ed esperienze. Ma anche per una forte presa di coscienza: la trasfor-
mazione digitale e l’innovazione imprenditoriale non sono solo necessarie. Ma sono anche possibili.
di Giovanni Iozzia
direttore EconomyUp
ILPROGETTO openinnovationset.03#
| 3 | openinnovationset.03#
INDICE
Le aziende sono i primi investitori in startup. Suona strano in Italia, ma nel mondo è già così. Le multinazionali sono le protagoniste di quello che si
chiama Corporate Venture Capital: scegliere la via del capitale di rischio per star dietro alle accelerazioni dell’innovazione. Ne parliamo in questo
terzo appuntamento con le TopSelection della serie #OpenInnovationSet, dedicato alle chiavi che le imprese possono utilizzare per aprire la porta
dell’open innovation. Ci sono gli investimenti, che in Italia stanno registrando una crescita significativa, ma c’è anche la possibilità di fare dell’azienda
e nell’azienda un incubatore di startup. Il Corporate Incubator ha diversi modelli possibili, dentro e fuori dai perimetri aziendali.
Corporate VC e Accelerator:
una chiave per aprire le porte
dell’Open Innovation
La questione francese delle
Corporation che investono nei VC
Starace (Enel): Perché le startup
sono importanti
Sia: Valutiamo due startup fintech
al mese per nuovi investimenti
P a g . 4
P a g . 7
P a g . 1 1
Pag. 14
Pag. 15
Corporate Venture Capital,
dalle multinazionali investimenti
record nel 2015
In collaborazione con | 4 |
Corporate Venture Capital, dalle multinazionali
investimenti record nel 2015
Un report di Cb Insights svela che
l’anno scorso le unità di venture
capital delle grandi aziende hanno
partecipato a 1301 finanziamenti in
tutto il mondo, per un totale di 28,4
miliardi di dollari.
Un balzo del 70% rispetto al 2014.
E non mancano gli investimenti
diretti di corporate in startup: 668
per un totale di 26,9 miliardi
di Luciana Maci
Le nuove divisioni di grandi imprese o multinazionali
dedicate a investimenti in capitale di rischio – il co-
siddetto Corporate Venture Capital (Cvc) – conti-
nuano a immettere flussi di denaro nell’ecosistema
del venture capital, al punto che il numero di Cvc
dal 2011 a oggi è più che raddoppiato. Il Corporate
Venture Capital sta sconfinando dai tradizionali set-
tori in cui era solito investire, high-tech e sanità, e
negli ultimi tempi grandi gruppi come JetBlue, Ge-
neral Mills e Campbell’s Soup Company hanno
creato nuove divisioni “venture” per penetrare in
alcuni mercati. In generale nel 2015 i finanziamenti
con la partecipazione di corporate venture capital a
livello internazionale sono saliti del 70% rispetto al
2014. Tuttavia alla fine del 2015 si è registrato un
calo di questo trend, significativo, sembra, di un mu-
tato atteggiamento nei confronti del venture capital
in generale.
È quanto emerge dallo studio “The 2015 global
corporate venture capital year in review- A com-
prehensive data-driven look at 2015’s corporate
venture capital activity globally” diffuso a marzo
da Cb Insights. Qui è possibile scaricare il report
completo. Vediamo i principali punti.
Raffica di finanziamenti - Complessivamente nel
2015 il Corporate Vc ha partecipato a 1301 finanzia-
menti in tutto il mondo, per un totale di 28,4 miliardi
di dollari. Un balzo del 70% rispetto al 2014, quando
furono investiti 16,7 miliardi di dollari in 1245 deal. In
particolare il terzo trimestre del 2015 ha rappresen-
tato un autentico record sia in termini di numero di
| 5 | openinnovationset.03#
finanziamenti sia per denaro erogato con la parte-
cipazione di Cvc. Tutto questo è dovuto in parte al
sostegno fornito dal Cvc ad alcuni mega-round di fi-
nanziamento da oltre 100 milioni di dollari ad unicor-
ni quali Didi Kuaidi, società cinese sviluppatrice di
un’applicazione per prenotare i taxi che ha raccolto 2
miliardi di dollari, SoFi (Social Finance), piattaforma
di San Francisco che mette in collegamento studenti
ed ex studenti, che ha conquistato 1 miliardo di dol-
lari, Jet e altri. Tuttavia, per quanto riguarda i soli
deal, l’attività del corporate venture è cresciuta sol-
tanto del 4% anno su anno. E l’anno è finito in calare,
con un rallentamento registrato nel quarto trimestre.
Il picco - Il 2015 ha visto un numero record di Cvc,
tra quelli nuovi e quelli già attivi a livello mondiale.
L’anno scorso 85 nuove unità di Corporate Vc hanno
realizzato il loro primo investimento, proseguendo
nella lunga marcia iniziata nel 2010, quando il loro
numero è cominciato ad aumentare. Nel 2015 sono
In collaborazione con | 6 |
anche cresciuti i Cvc che hanno fatto investimenti
sia in fase seed sia in una fase più matura della so-
cietà nella quale investivano.
In crescita gli investimenti in Europa – Le startup
nordamericane hanno preso il 69% dei finanziamen-
ti da Corporate Venture mondiali nel primo trimestre
del 2015, ma la percentuale è scesa al 59% nel terzo
trimestre, mentre l’Asia, al secondo posto, e l’Euro-
pa, al terzo, conquistavano terreno.
N.1 è il Vc di Intel - Medaglia d’oro delle corporate
che investono in capital di rischio è stata Intel Ca-
pital, la divisione di Intel Corporation nata appunto
per gestire venture capital, investimenti internazio-
nali, merger e acquisizioni. Nel 2015 Intel Capital ha
investito il 18% in più di GV (la ex Google Ventures),
che si piazza così al secondo posto. Il Cv di Intel ha
realizzato massicci investimenti all’estero, con il 32%
di essi in società esterne al mercato statunitense.
I settori preferiti – I finanziamenti di Cvc statuniten-
si in Internet sono scesi del 34% nel primo trimestre
2015, ma hanno recuperato fino ad arrivare al 49%
entro la fine dell’anno. Quasi a pari merito gli investi-
menti in healthcare (17,2%) e mobile (16.5%).
Gli investimenti diretti in startup – Oltre alle unità spe-
cificamente dedicate al venture capital, le multinazio-
nali possono anche decidere di investire direttamente
in startup che vengono finanziate con capitale di ri-
schio. Le corporate hanno partecipato a 668 finanzia-
menti di questo tipo, per un totale di 26,9 miliardi di
fondi raccolti nel 2015.
In collaborazione con | 7 |
Corporate VC e Accelerator: una chiave per
aprire le porte dell’Open Innovation
Guarda il Video
Il contesto competitivo attuale, caratterizzato da un
aumento sia della velocità sia dell’ambito dei pro-
cessi di innovazione, obbliga le aziende ad adotta-
re un approccio aperto all’innovazione. I programmi
di Corporate Venturing, siano essi attività di Cor-
porate Accelerator/Incubator, di Corporate Venture
Capital o di investimenti diretti in startup rientrano
tra le iniziative più efficaci e con maggior impatto
che le aziende possono implementare.
I dati confermano il crescente interesse da parte
delle aziende, misurato attraverso un aumento si-
gnificativo del numero delle iniziative di Corporate
VC. Nel solo 2015 ben 85 nuove aziende hanno re-
alizzato il loro primo investimento, evidenziando un
trend decisamente positivo confrontato con il 2010,
quando erano stati lanciati solamente 23 i nuovi
fondi. Non sorprende quindi che gli investimenti ef-
fettuati nel 2015 da parte dei Corporate VC abbia-
no raggiunto la cifra di 28,4 miliardi di dollari (1.301
deal) con una crescita del 70% rispetto all’anno
precedente. La rilevanza di questi investimenti non
è più marginale, infatti “pesano” per circa il 20% di
tutti i finanziamenti in startup effettuati nel 2015.
Alla luce di questo quadro positivo, è opportuno
che le aziende che vogliono intraprendere iniziative
di Corporate Venture Capital per “avvicinarsi” con-
cretamente all’ecosistema delle startup e beneficia-
re delle innovazioni che tali realtà possono appor-
tare, comprendano al meglio specificità, confini ed
opportunità di tali iniziative.
Molteplici sono le definizioni che si possono trova-
re, ma le più utilizzate sono concordi nel definire il
di Andrea Cavallaro*
e Andrea Gaschi*
Gli investimenti effettuati nel
2015 da parte di Corporate VC
sono cresciuti del 70% rispetto
all’anno precedente. Un quadro
positivo all’interno del quale
aumenta l’interesse delle aziende
a sviluppare attività su questo
fronte. Ecco come avvicinarsi
all’ecosistema delle startup. E
come integrare accelerazione
e incubazione con le scelte di
finanziamento
| 8 | openinnovationset.03#
Corporate VC come una forma speciale di Venture
Capital nella quale un’azienda investe in startup ed
aziende esterne in cambio di quote di equity (tipi-
camente in quote di minoranza). Tra le imprese più
attive troviamo Intel, attraverso il fondo Intel Capi-
tal, Google, attraverso GV e Salesforce attraver-
so Salesforce Ventures. Non solo grandi aziende
tech sono molto attive in questo ambito, ma anche
aziende dai settori più tradizionali hanno lanciato il
proprio “braccio” di VC: esempi noti sono Johnson
& Johnson, General Electric, AXA e 3M.
A differenza dei fondi VC “classici”, gli investimenti
effettuati tramite i fondi Corporate non hanno solo
interessi puramente finanziari, ma perseguono an-
che e soprattutto obiettivi strategici di sviluppo di
tecnologie e/o modelli di business nuovi e spesso
complementari.
In cambio dell’investimento in startup, la grande
corporation apre “una finestra” di opportunità su
tecnologie e aziende sinergiche che hanno le po-
tenzialità per diventare partner. Inoltre, altri obiettivi
strategici spesso perseguiti dalle aziende riguarda-
no l’introduzione di nuove idee, l’approfondimento
di nuove tecnologie e trend di business, l’identifica-
zione di opportunità che vanno oltre l’attuale busi-
ness aziendale, l’accelerazione delle proprie piatta-
forme, la costruzione di relazioni e l’avvicinamento
alle competenze della comunità imprenditoriale,
l’apertura di vere e proprie “opzioni strategiche” su
tecnologie e modelli di business da testare.
Le attività di accelerazione ed incubazione sono
In collaborazione con | 9 |
complementari e sinergiche all’attività di finanzia-
mento. Attraverso programmi di Corporate Accele-
ration, le aziende supportano le startup attraverso
l’erogazione di servizi di mentorship e coaching,
spazi (uffici e laboratori), supporto allo sviluppo
commerciale e spesso garantendo un investimen-
to seed per il lancio delle attività. Attraverso questi
programmi le aziende riescono a “vedere da vicino”
e presidiare i trend emergenti e le aziende innovati-
ve all’opera, attingendo all’acceleratore come fonte
indipendente di Ricerca e Sviluppo ed integrando
nella propria organizzazione le innovazioni di suc-
cesso più coerenti con il proprio business, diversifi-
cando ed abbattendo il rischio insito in ogni attività
di Ricerca e Sviluppo. Inoltre, esse possono utiliz-
zare questo canale come punto di origine del deal
flow per le attività di Corporate VC.
*Andrea Cavallaro, Senior Advisor, Osser-
vatori Digital Innovation, e *Andrea Gaschi,
Associate Partner, P4I – Partners4Innovation,
sono consulenti specializzati in Strategy &
Open Innovation.
All’interno di P4I - Partners4Innovation sup-
portano imprese consolidate e Pubbliche Am-
ministrazioni nel comprendere le opportunità
che derivano dal lancio di un fondo VC o un
Acceleratore aziendale, a disegnare la struttura
organizzativa, a definire i processi e le risorse
necessarie per un efficace presidio di tutte le
attività e per il successo dell’iniziativa.
| 10 | openinnovationset.03#
I più noti esempi di successo di iniziative di Corpo-
rate VC e Accelerator riguardano poche grandissi-
me corporation internazionali: tuttavia questi stru-
menti possono rappresentare un’opportunità anche
per le imprese italiane.
Infatti, anche in Italia, vi sono numerose aziende –
appartenenti a tutti i settori – che hanno i requisiti
per lanciare un’iniziativa di Corporate VC. Tuttavia,
affinché si possa parlare di iniziative di reale suc-
cesso, è necessario definire un modello organizza-
tivo caratterizzato da ruoli, competenze e processi
volti a garantire la governance delle attività chiave.
I processi principali, la cui qualità ha un impatto de-
terminante sulle performance delle iniziative di Cor-
porate VC e Accelerator sono la gestione e genera-
zione del deal flow di idee e progetti, la valutazione
e selezione delle candidature, la gestione delle exit
dal portafoglio. Giocano inoltre un ruolo fondamen-
tale i meccanismi di integrazione con la Casa ma-
dre, prima di tutto in qualità di fornitore di servizi per
le attività di supporto – come ad esempio l’offerta
di attività di mentorship e coaching da parte di per-
sonale altamente qualificato, l’accesso facilitato al
network di partner, clienti e fornitori dell’azienda, un
diretto supporto commerciale attraverso la condivi-
sione di canali già consolidati o di un brand ricono-
sciuto sul mercato – ma soprattutto per garantire
l’allineamento delle priorità strategiche e la piena
valorizzazione delle risorse che l’azienda può met-
tere a disposizione.
In collaborazione con | 11 |
Avvicinare il mondo delle grandi imprese, e anche
delle Pmi, a quello delle startup è operazione non
semplicissima perché questi due mondi parlano
ancora due lingue diverse. L’approccio alla cultura
dell’imprenditoria da parte di chi fa impresa inno-
vativa oggi è del tutto nuovo rispetto a quello de-
gli imprenditori delle generazioni precedenti e dei
manager delle grandi corporation. Non si può però
rinunciare a che questo avvicinamento si compia:
solo così si possono generare opportunità sia per
chi cerca innovazione sia per chi la fa ed è alla ricer-
ca di risorse.
Le strade sono molteplici. Un esempio? Fare open
innovation attraverso il corporate venture capital. È
un fenomeno recente, ancora poco visibile in Italia
(anche se qualche segnale c’è) mentre in altri Pa-
esi europei è già in fase di affermazione, come per
esempio in Francia.
Ciò che accade è l’ingresso di grandi gruppi indu-
striali in veste di limited partner, quindi di investitori,
in fondi di venture capital. Il fenomeno dimostra che
le grandi imprese vogliano approcciare il mondo del-
le startup in modo strutturale affidandosi a chi, come
appunto i VC, conosce bene questo mondo e può
agire come ‘intermediario culturale’ tra i due mondi.
Questa formula appare vincente anche perché
dall’altro punto di vista, quello delle startup, è più
efficace avere come interlocutore un fondo di VC
piuttosto che direttamente la grande azienda che,
la questione francese delle corporation che
investono nei vc
In Francia i grandi gruppi industriali
entrano in veste di limited partner,
quindi di investitori, in fondi di
venture capital che, in qualche modo,
agiscono da “intermediari culturali”
fra le imprese consolidate e le
startup. La tendenza è trasversale: da
BNP Paribas a Carrefour, da Renault
a SNCF
di Emil Abirascid
| 12 | openinnovationset.03#
per certi versi, può anche rischiare di intimorire gli
imprenditori al debutto.
Emanuele Levi, partner di 360 Capital Partners che
vive e lavora a Parigi rileva come in Francia il fe-
nomeno si sia sviluppato nell’ultimo anno e mezzo
e come oggi stia portando beneficio a tutto l’ecosi-
stema. “Il 2015 - dice Levi - è stato anno di grande
crescita per l’ecosistema startup francese con oltre
1,8 miliardi di investimento in 484 operazioni (dati
‘Baromètre du capital risque en France’, ndr), e con
l’emersione di alcuni ‘unicorni’ made in France come
Blablacar, Sigfox e Withings”.
“Negli ultimi 18 mesi – aggiunge Levi - sono consi-
stenti i nuovi fondi di VC che sono stati raccolti gra-
zie alla partecipazione di grandi gruppi quotati e non;
il fenomeno sembra essere trasversale
a numerosi settori come quello assicurativo, per
esempio MAIF e Allianz; quello automobilistico e tra-
sporti come Renault, SNCF; banche come Société
Generale e BNP Paribas; media e retail con Publicis
e Carrefour; e ICT, tra cui Cisco e Orange, e altri,
che hanno investito in fondi come Partech, Idinvest,
Iris Capital e il nostro 360square”.
I grandi gruppi in questione cercano tramite questi
investimenti di acquisire una migliore comprensione
di come la digitalizzazione dell’economia impatterà
i loro modelli di business, se possibile anticipando-
ne le conseguenze; sviluppare competenze interne
in grado di interloquire con il mondo delle startup,
Emanuele Levi,
partner di 360 Capital Partners
In collaborazione con | 13 |
in ottica di business development e di sostegno a
programmi di open innovation e anticipare tendenze
di fondo nell’evoluzione dei comportamenti dei con-
sumatori come la ‘uberizzazione’ o unbundling nei
diversi settori.
“In Francia è esemplare il caso di SNCF, il gruppo
che gestisce le ferrovie, che si è visto arrivare un
concorrente del tutto nuovo con BlaBlaCar il cui
maggiore successo è proprio sulle tratte tra 250 e
500 km, mercato storicamente dominato dai treni ad
alta velocità”, spiega il partner di 360 Capital Part-
ners. “Questo fenomeno è il primo passo verso una
reale rivoluzione nell’ecosistema delle startup fran-
cesi, perché potrebbe finalmente portare le grandi
corporation europee a integrare più facilmente l’in-
novazione ‘naturalmente’ presente nelle startup.
“Anche 360square, il fondo seed raccolto di recen-
te da 360 Capital Partners presso quattro principali
corporation, Société Generale, MAIF, Gruppo Yves
Rocher e Thuasne, è la nostra scommessa su que-
sto fenomeno che ci auguriamo possa replicarsi an-
che in Italia”, prosegue Levi.
Le grandi aziende tendono a scegliere fondi che han-
no operatività internazionale perché non si vogliono
porre limiti territoriali troppo stringenti e iniettano
capitale privato nell’ecosistema dei VC europei che
così accrescono la loro portata in termini di capacità
di investimento e il loro ruolo quali attori delle rica-
dute industriali che questo avvicinamento comporta.
In collaborazione con | 14 |
“Noi pensiamo che l’innovazione non venga dall’in-
terno dell’azienda, ma che sia più facile trovarla al
di fuori. Per questo vogliamo collaborare con star-
tup, università, fornitori e giovani talenti”. Lo dice
in questa video-intervista a EconomyUp Francesco
Starace, amministratore delegato di Enel, società
energetica che sta affrontando in maniera orga-
nizzata ed intensa l’open innovation. Lo fa anche
attraverso il bando INCENSe (INternet Cleantech
ENablers Spark), acceleratore di Enel dedicato
alle aziende della clean technology. “Attraverso
INCENSe – spiega Starace - Enel conferma il suo
impegno a sostegno dell’innovazione, dell’impren-
ditorialità e dello sviluppo socio-economico. L’obiet-
tivo del lavoro delle aziende del consorzio durante
il periodo di incubazione è di contribuire alla forma-
Starace (Enel): Perché le startup
sono importanti
“È più facile trovare l’innovazione
fuori dall’azienda, per questo
vogliamo collaborare con le
startup” dice Francesco Starace,
amministratore delegato di Enel,
che promuove il bando INCENSe:
un acceleratore per aziende della
clean technology nate per favorire la
sostenibilità ambientale
Guarda il Video
zione di soggetti in grado di realizzare soluzioni effi-
caci, come dimostrato dalle startup vincitrici del pri-
mo bando, alcune delle quali stanno lavorando con
Enel su progetti condivisi”. Clicca qui per scoprire le
28 startup selezionate dall’ultimo bando.
In collaborazione con | 15 |
Sia: Valutiamo due startup fintech
al mese per nuovi investimenti
Nicolò Romani, responsabile
dell’Innovation Lab della società
milanese che si occupa di sistemi
di pagamento, spiega come il
gruppo affronta la digital disruption
e monitora le nuove imprese
italiane ed europee per migliorare i
propri servizi
Una struttura in cui concentrare tutte le attività di
innovazione e un monitoraggio costante delle star-
tup italiane attive nel fintech: almeno due al mese.
È così che Sia, la società italiana che si occupa di
sistemi digitali di pagamento, cerca di indirizzare la
sua attività di R&S intorno all’open
innovation e alle nuove imprese.
Il laboratorio in cui il gruppo ha convogliato la sua
attività di innovazione si chiama Innovation Lab ed
è nato nel 2015. Come funziona e come si lega
all’interazione con le startup lo spiega Nicolò Ro-
mani, responsabile dell’Innovation Lab di Sia.
Romani, che cos’è e cosa fa l’Innovation Lab?
Sia fa innovazione da sempre, ma in questo perio-
do l’attenzione nei confronti di questa componente
cresce. Ecco perché abbiamo pensato di risponde-
re creando una struttura organizzativa in cui con-
centrare le iniziative di trasformazione dell’offerta
per i nostri mercati di riferimento: banche, imprese
e PA. L’abbiamo lanciata a gennaio 2015. L’obiettivo
era quello di costruire un “acceleratore” interno di
progetti con lo scopo di gestire la solidità dei servizi
tradizionali e di consolidare, allo stesso tempo, la
velocità della trasformazione dell’offerta.
Isolare questa componente serve a garantire la
qualità del servizio.
Come si inserisce la struttura all’interno dell’a-
zienda?
Questa unità supporta l’innovazione delle divisioni
di Maurizio Di Lucchio
| 16 | openinnovationset.03#
Financial Institutions, Corporate e Public Sector ed
è a diretto riporto del senior vice president Nicola
Cordone.
Dove si trova il laboratorio e che progetti ha
sviluppato?
La struttura si trova nella nostra sede centrale, a
Milano in via Gonin. Ci lavorano 16 persone. Si divi-
de in tre aree: digital payments, contactless e servi-
zi a valore aggiunto. Nel corso del primo semestre
di lavoro, ha lavorato su vari progetti, tra cui Jiffy,
un servizio per inviare e ricevere denaro in tempo
reale dallo smartphone che al momento è disposi-
zione dei correntisti di circa 50 banche italiane e
che a marzo 2016 ha già superato i 300 mila utenti.
Ora stiamo lavorando per allargare il servizio an-
che al b2b. Nell’ambito del contactless, l’Innovation
Lab si è concentrata sul servizio di host card emu-
lation, una tecnologia che consiste nell’emulare con
il software di uno smartphone le caratteristiche di
una carta. Quanto al terzo ambito, i servizi a valore
aggiunto, abbiamo acquisito la startup Ubiq che ha
sviluppato il servizio di couponing digitale T-Frutta.
Un caso di open innovation, quindi. Che tipo di
interazioni “aperte” ha Sia con altri soggetti
esterni?
Per vari progetti sigliamo partnership con alcune
aziende esterne. Per esempio, su Jiffy abbiamo
come partner tecnologico la società GFT. Mentre
per l’host card emulation abbiamo collaborato
con una startup spagnola. Poi stiamo cercando di
In collaborazione con | 17 |
investire in startup che possano aiutare a innovare
la nostra offerta.
Come monitorate il panorama startup?
Non abbiamo ancora sentito l’esigenza di attivare
un osservatorio strutturato sull’innovazione delle
startup del fintech, il settore di cui ci occupiamo.
Nel 2015 abbiamo compiuto osservazioni
puntuali rispetto a nostre esigenze specifiche.
Al momento valutiamo circa due startup al mese
basandoci su segnalazioni e parlando con realtà
dell’ecosistema come incubatori, associazioni e al-
tri soggetti attivi nel fintech. Nel 2015 abbiamo mo-
nitorato solo startup italiane, nel 2016 guarderemo
anche a quelle europee.
Come funziona la collaborazione con Ubiq?
Abbiamo acquisito il 51% e tramite aumento di capi-
tale siamo arrivati al 69%. L’obiettivo è offrirci come
partner industriali di questa società e mettere a loro
disposizione nostri asset come i sistemi informatici
e la clientela, lasciando però autonomia di sviluppo
alla startup. Dal punto di vista
organizzativo, nel CdA della startup, il cui ammi-
nistratore resta il fondatore Ivan Pastorini, siedono
due persone di Sia, tra cui io. Mentre con il team
cerchiamo di lavorare in sinergia con la loro sede,
che resta a Parma, in quanto sono uno spinoff
dell’Università. Un paio di loro però sono spesso
presenti qui da noi a Milano per poterci coordinare.
Nicolò Romani,
responsabile Innovation Lab di Sia
EconomyUp,StartUpBusinesseP4Ifannopartedi:
EconomyUp, on line dalla primavera del 2013, è stata la prima piattaforma di comunicazione nata per raccontare l’impren-
ditorialità e l’innovazione nelle nuove imprese (le startup), così come in quelle piccole e medie (il made in Italy) e nelle
multinazionli (corporate innovation).
Startupbusiness è, dal 2008, il punto di riferimento dell’ecosistema italiano dell’innovazione che si fa impresa, offrendo
informazione, contenuti, servizi, connettendo la community italiana delle startup e il mondo degli investitori e dell’industria.
P4I - Partners4Innovation offre servizi di Advisory e Coaching a supporto della trasformazione digitale e dell’innovazione aperta
e imprenditoriale di imprese e PA. L’approccio di P4I, che si caratterizza per una forte attenzione all’empowerment dei decisori
interni all’organizzazione cliente, è reso unico dal ricorso a metodologie, benchmark e dati distintivi che permettono di superare
ilimitidellaconsulenzatradizionale,offrendocontenuti,serviziestrumentiaimpreseePA,anchedimedieepiccoledimensioni.
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COME INCUBARE E FINANZIARE LE NUOVE IMPRESE

  • 1. openinnovationset.03# In collaborazione con I migliori articoli per sviluppare l’innovazione nelle imprese TOPSELECTION Corporate Venture Capital: investimenti record nel mondo Case history: Enel, Sia La linea francese: aziende nei fondi VC Come avvicinarsi al Corporate VC e Accelerator COME INCUBARE E FINANZIARE LE NUOVE IMPRESE
  • 2. In collaborazione con | 2 | La competitività delle aziende dipende sempre di più dalla capacità di gestire e promuovere la trasformazione digitale e l’innovazione imprenditoriale. Una capacità che è ancora più strategica e, direi, vitale per le aziende italiane che in molti casi devono colmare un ritardo tecnologico, culturale e finanziario. Il progetto #OpenInnovationSet è nato proprio con questo obiettivo: fornire stimoli e strumenti al sistema italiano delle imprese, grandi e piccole, che in diversa maniera devono affrontare la sfida del cambiamento e possono farlo in modo efficiente ed efficace solo se cominceranno ad adottare il modello dell’open innovation. Il momento è adesso. E i segnali di attenzione sono ormai numerosi. Non sempre però riescono a tradursi in azioni coordinata e con- tinuative.Per questo EconomyUp, testata nata per raccontare proprio per creare uno spazio di incontro tra il dinamico mondo delle startup e il Made in Italy, ha promosso #OpenInnovationSet, un mese dedicato ai temi dell’open innovation, con quattro webinar e quat- tro white paper come questo che state leggendo, che raccoglie una selezione degli articoli dedicati al tema. E lo ha fatto con altri due punti nodali della rete neuronale che all’interno del gruppo Digital360 esprime competenze, progetti e narrazione sull’open innovation: P4i, società di advisory specializzata nella digital transformation e nell’open innovation, e Startupbusiness, il sito di riferimento per la community italiana delle startup. #OpenInnovationSet è l’occasione per condividere competenze ed esperienze. Ma anche per una forte presa di coscienza: la trasfor- mazione digitale e l’innovazione imprenditoriale non sono solo necessarie. Ma sono anche possibili. di Giovanni Iozzia direttore EconomyUp ILPROGETTO openinnovationset.03#
  • 3. | 3 | openinnovationset.03# INDICE Le aziende sono i primi investitori in startup. Suona strano in Italia, ma nel mondo è già così. Le multinazionali sono le protagoniste di quello che si chiama Corporate Venture Capital: scegliere la via del capitale di rischio per star dietro alle accelerazioni dell’innovazione. Ne parliamo in questo terzo appuntamento con le TopSelection della serie #OpenInnovationSet, dedicato alle chiavi che le imprese possono utilizzare per aprire la porta dell’open innovation. Ci sono gli investimenti, che in Italia stanno registrando una crescita significativa, ma c’è anche la possibilità di fare dell’azienda e nell’azienda un incubatore di startup. Il Corporate Incubator ha diversi modelli possibili, dentro e fuori dai perimetri aziendali. Corporate VC e Accelerator: una chiave per aprire le porte dell’Open Innovation La questione francese delle Corporation che investono nei VC Starace (Enel): Perché le startup sono importanti Sia: Valutiamo due startup fintech al mese per nuovi investimenti P a g . 4 P a g . 7 P a g . 1 1 Pag. 14 Pag. 15 Corporate Venture Capital, dalle multinazionali investimenti record nel 2015
  • 4. In collaborazione con | 4 | Corporate Venture Capital, dalle multinazionali investimenti record nel 2015 Un report di Cb Insights svela che l’anno scorso le unità di venture capital delle grandi aziende hanno partecipato a 1301 finanziamenti in tutto il mondo, per un totale di 28,4 miliardi di dollari. Un balzo del 70% rispetto al 2014. E non mancano gli investimenti diretti di corporate in startup: 668 per un totale di 26,9 miliardi di Luciana Maci Le nuove divisioni di grandi imprese o multinazionali dedicate a investimenti in capitale di rischio – il co- siddetto Corporate Venture Capital (Cvc) – conti- nuano a immettere flussi di denaro nell’ecosistema del venture capital, al punto che il numero di Cvc dal 2011 a oggi è più che raddoppiato. Il Corporate Venture Capital sta sconfinando dai tradizionali set- tori in cui era solito investire, high-tech e sanità, e negli ultimi tempi grandi gruppi come JetBlue, Ge- neral Mills e Campbell’s Soup Company hanno creato nuove divisioni “venture” per penetrare in alcuni mercati. In generale nel 2015 i finanziamenti con la partecipazione di corporate venture capital a livello internazionale sono saliti del 70% rispetto al 2014. Tuttavia alla fine del 2015 si è registrato un calo di questo trend, significativo, sembra, di un mu- tato atteggiamento nei confronti del venture capital in generale. È quanto emerge dallo studio “The 2015 global corporate venture capital year in review- A com- prehensive data-driven look at 2015’s corporate venture capital activity globally” diffuso a marzo da Cb Insights. Qui è possibile scaricare il report completo. Vediamo i principali punti. Raffica di finanziamenti - Complessivamente nel 2015 il Corporate Vc ha partecipato a 1301 finanzia- menti in tutto il mondo, per un totale di 28,4 miliardi di dollari. Un balzo del 70% rispetto al 2014, quando furono investiti 16,7 miliardi di dollari in 1245 deal. In particolare il terzo trimestre del 2015 ha rappresen- tato un autentico record sia in termini di numero di
  • 5. | 5 | openinnovationset.03# finanziamenti sia per denaro erogato con la parte- cipazione di Cvc. Tutto questo è dovuto in parte al sostegno fornito dal Cvc ad alcuni mega-round di fi- nanziamento da oltre 100 milioni di dollari ad unicor- ni quali Didi Kuaidi, società cinese sviluppatrice di un’applicazione per prenotare i taxi che ha raccolto 2 miliardi di dollari, SoFi (Social Finance), piattaforma di San Francisco che mette in collegamento studenti ed ex studenti, che ha conquistato 1 miliardo di dol- lari, Jet e altri. Tuttavia, per quanto riguarda i soli deal, l’attività del corporate venture è cresciuta sol- tanto del 4% anno su anno. E l’anno è finito in calare, con un rallentamento registrato nel quarto trimestre. Il picco - Il 2015 ha visto un numero record di Cvc, tra quelli nuovi e quelli già attivi a livello mondiale. L’anno scorso 85 nuove unità di Corporate Vc hanno realizzato il loro primo investimento, proseguendo nella lunga marcia iniziata nel 2010, quando il loro numero è cominciato ad aumentare. Nel 2015 sono
  • 6. In collaborazione con | 6 | anche cresciuti i Cvc che hanno fatto investimenti sia in fase seed sia in una fase più matura della so- cietà nella quale investivano. In crescita gli investimenti in Europa – Le startup nordamericane hanno preso il 69% dei finanziamen- ti da Corporate Venture mondiali nel primo trimestre del 2015, ma la percentuale è scesa al 59% nel terzo trimestre, mentre l’Asia, al secondo posto, e l’Euro- pa, al terzo, conquistavano terreno. N.1 è il Vc di Intel - Medaglia d’oro delle corporate che investono in capital di rischio è stata Intel Ca- pital, la divisione di Intel Corporation nata appunto per gestire venture capital, investimenti internazio- nali, merger e acquisizioni. Nel 2015 Intel Capital ha investito il 18% in più di GV (la ex Google Ventures), che si piazza così al secondo posto. Il Cv di Intel ha realizzato massicci investimenti all’estero, con il 32% di essi in società esterne al mercato statunitense. I settori preferiti – I finanziamenti di Cvc statuniten- si in Internet sono scesi del 34% nel primo trimestre 2015, ma hanno recuperato fino ad arrivare al 49% entro la fine dell’anno. Quasi a pari merito gli investi- menti in healthcare (17,2%) e mobile (16.5%). Gli investimenti diretti in startup – Oltre alle unità spe- cificamente dedicate al venture capital, le multinazio- nali possono anche decidere di investire direttamente in startup che vengono finanziate con capitale di ri- schio. Le corporate hanno partecipato a 668 finanzia- menti di questo tipo, per un totale di 26,9 miliardi di fondi raccolti nel 2015.
  • 7. In collaborazione con | 7 | Corporate VC e Accelerator: una chiave per aprire le porte dell’Open Innovation Guarda il Video Il contesto competitivo attuale, caratterizzato da un aumento sia della velocità sia dell’ambito dei pro- cessi di innovazione, obbliga le aziende ad adotta- re un approccio aperto all’innovazione. I programmi di Corporate Venturing, siano essi attività di Cor- porate Accelerator/Incubator, di Corporate Venture Capital o di investimenti diretti in startup rientrano tra le iniziative più efficaci e con maggior impatto che le aziende possono implementare. I dati confermano il crescente interesse da parte delle aziende, misurato attraverso un aumento si- gnificativo del numero delle iniziative di Corporate VC. Nel solo 2015 ben 85 nuove aziende hanno re- alizzato il loro primo investimento, evidenziando un trend decisamente positivo confrontato con il 2010, quando erano stati lanciati solamente 23 i nuovi fondi. Non sorprende quindi che gli investimenti ef- fettuati nel 2015 da parte dei Corporate VC abbia- no raggiunto la cifra di 28,4 miliardi di dollari (1.301 deal) con una crescita del 70% rispetto all’anno precedente. La rilevanza di questi investimenti non è più marginale, infatti “pesano” per circa il 20% di tutti i finanziamenti in startup effettuati nel 2015. Alla luce di questo quadro positivo, è opportuno che le aziende che vogliono intraprendere iniziative di Corporate Venture Capital per “avvicinarsi” con- cretamente all’ecosistema delle startup e beneficia- re delle innovazioni che tali realtà possono appor- tare, comprendano al meglio specificità, confini ed opportunità di tali iniziative. Molteplici sono le definizioni che si possono trova- re, ma le più utilizzate sono concordi nel definire il di Andrea Cavallaro* e Andrea Gaschi* Gli investimenti effettuati nel 2015 da parte di Corporate VC sono cresciuti del 70% rispetto all’anno precedente. Un quadro positivo all’interno del quale aumenta l’interesse delle aziende a sviluppare attività su questo fronte. Ecco come avvicinarsi all’ecosistema delle startup. E come integrare accelerazione e incubazione con le scelte di finanziamento
  • 8. | 8 | openinnovationset.03# Corporate VC come una forma speciale di Venture Capital nella quale un’azienda investe in startup ed aziende esterne in cambio di quote di equity (tipi- camente in quote di minoranza). Tra le imprese più attive troviamo Intel, attraverso il fondo Intel Capi- tal, Google, attraverso GV e Salesforce attraver- so Salesforce Ventures. Non solo grandi aziende tech sono molto attive in questo ambito, ma anche aziende dai settori più tradizionali hanno lanciato il proprio “braccio” di VC: esempi noti sono Johnson & Johnson, General Electric, AXA e 3M. A differenza dei fondi VC “classici”, gli investimenti effettuati tramite i fondi Corporate non hanno solo interessi puramente finanziari, ma perseguono an- che e soprattutto obiettivi strategici di sviluppo di tecnologie e/o modelli di business nuovi e spesso complementari. In cambio dell’investimento in startup, la grande corporation apre “una finestra” di opportunità su tecnologie e aziende sinergiche che hanno le po- tenzialità per diventare partner. Inoltre, altri obiettivi strategici spesso perseguiti dalle aziende riguarda- no l’introduzione di nuove idee, l’approfondimento di nuove tecnologie e trend di business, l’identifica- zione di opportunità che vanno oltre l’attuale busi- ness aziendale, l’accelerazione delle proprie piatta- forme, la costruzione di relazioni e l’avvicinamento alle competenze della comunità imprenditoriale, l’apertura di vere e proprie “opzioni strategiche” su tecnologie e modelli di business da testare. Le attività di accelerazione ed incubazione sono
  • 9. In collaborazione con | 9 | complementari e sinergiche all’attività di finanzia- mento. Attraverso programmi di Corporate Accele- ration, le aziende supportano le startup attraverso l’erogazione di servizi di mentorship e coaching, spazi (uffici e laboratori), supporto allo sviluppo commerciale e spesso garantendo un investimen- to seed per il lancio delle attività. Attraverso questi programmi le aziende riescono a “vedere da vicino” e presidiare i trend emergenti e le aziende innovati- ve all’opera, attingendo all’acceleratore come fonte indipendente di Ricerca e Sviluppo ed integrando nella propria organizzazione le innovazioni di suc- cesso più coerenti con il proprio business, diversifi- cando ed abbattendo il rischio insito in ogni attività di Ricerca e Sviluppo. Inoltre, esse possono utiliz- zare questo canale come punto di origine del deal flow per le attività di Corporate VC. *Andrea Cavallaro, Senior Advisor, Osser- vatori Digital Innovation, e *Andrea Gaschi, Associate Partner, P4I – Partners4Innovation, sono consulenti specializzati in Strategy & Open Innovation. All’interno di P4I - Partners4Innovation sup- portano imprese consolidate e Pubbliche Am- ministrazioni nel comprendere le opportunità che derivano dal lancio di un fondo VC o un Acceleratore aziendale, a disegnare la struttura organizzativa, a definire i processi e le risorse necessarie per un efficace presidio di tutte le attività e per il successo dell’iniziativa.
  • 10. | 10 | openinnovationset.03# I più noti esempi di successo di iniziative di Corpo- rate VC e Accelerator riguardano poche grandissi- me corporation internazionali: tuttavia questi stru- menti possono rappresentare un’opportunità anche per le imprese italiane. Infatti, anche in Italia, vi sono numerose aziende – appartenenti a tutti i settori – che hanno i requisiti per lanciare un’iniziativa di Corporate VC. Tuttavia, affinché si possa parlare di iniziative di reale suc- cesso, è necessario definire un modello organizza- tivo caratterizzato da ruoli, competenze e processi volti a garantire la governance delle attività chiave. I processi principali, la cui qualità ha un impatto de- terminante sulle performance delle iniziative di Cor- porate VC e Accelerator sono la gestione e genera- zione del deal flow di idee e progetti, la valutazione e selezione delle candidature, la gestione delle exit dal portafoglio. Giocano inoltre un ruolo fondamen- tale i meccanismi di integrazione con la Casa ma- dre, prima di tutto in qualità di fornitore di servizi per le attività di supporto – come ad esempio l’offerta di attività di mentorship e coaching da parte di per- sonale altamente qualificato, l’accesso facilitato al network di partner, clienti e fornitori dell’azienda, un diretto supporto commerciale attraverso la condivi- sione di canali già consolidati o di un brand ricono- sciuto sul mercato – ma soprattutto per garantire l’allineamento delle priorità strategiche e la piena valorizzazione delle risorse che l’azienda può met- tere a disposizione.
  • 11. In collaborazione con | 11 | Avvicinare il mondo delle grandi imprese, e anche delle Pmi, a quello delle startup è operazione non semplicissima perché questi due mondi parlano ancora due lingue diverse. L’approccio alla cultura dell’imprenditoria da parte di chi fa impresa inno- vativa oggi è del tutto nuovo rispetto a quello de- gli imprenditori delle generazioni precedenti e dei manager delle grandi corporation. Non si può però rinunciare a che questo avvicinamento si compia: solo così si possono generare opportunità sia per chi cerca innovazione sia per chi la fa ed è alla ricer- ca di risorse. Le strade sono molteplici. Un esempio? Fare open innovation attraverso il corporate venture capital. È un fenomeno recente, ancora poco visibile in Italia (anche se qualche segnale c’è) mentre in altri Pa- esi europei è già in fase di affermazione, come per esempio in Francia. Ciò che accade è l’ingresso di grandi gruppi indu- striali in veste di limited partner, quindi di investitori, in fondi di venture capital. Il fenomeno dimostra che le grandi imprese vogliano approcciare il mondo del- le startup in modo strutturale affidandosi a chi, come appunto i VC, conosce bene questo mondo e può agire come ‘intermediario culturale’ tra i due mondi. Questa formula appare vincente anche perché dall’altro punto di vista, quello delle startup, è più efficace avere come interlocutore un fondo di VC piuttosto che direttamente la grande azienda che, la questione francese delle corporation che investono nei vc In Francia i grandi gruppi industriali entrano in veste di limited partner, quindi di investitori, in fondi di venture capital che, in qualche modo, agiscono da “intermediari culturali” fra le imprese consolidate e le startup. La tendenza è trasversale: da BNP Paribas a Carrefour, da Renault a SNCF di Emil Abirascid
  • 12. | 12 | openinnovationset.03# per certi versi, può anche rischiare di intimorire gli imprenditori al debutto. Emanuele Levi, partner di 360 Capital Partners che vive e lavora a Parigi rileva come in Francia il fe- nomeno si sia sviluppato nell’ultimo anno e mezzo e come oggi stia portando beneficio a tutto l’ecosi- stema. “Il 2015 - dice Levi - è stato anno di grande crescita per l’ecosistema startup francese con oltre 1,8 miliardi di investimento in 484 operazioni (dati ‘Baromètre du capital risque en France’, ndr), e con l’emersione di alcuni ‘unicorni’ made in France come Blablacar, Sigfox e Withings”. “Negli ultimi 18 mesi – aggiunge Levi - sono consi- stenti i nuovi fondi di VC che sono stati raccolti gra- zie alla partecipazione di grandi gruppi quotati e non; il fenomeno sembra essere trasversale a numerosi settori come quello assicurativo, per esempio MAIF e Allianz; quello automobilistico e tra- sporti come Renault, SNCF; banche come Société Generale e BNP Paribas; media e retail con Publicis e Carrefour; e ICT, tra cui Cisco e Orange, e altri, che hanno investito in fondi come Partech, Idinvest, Iris Capital e il nostro 360square”. I grandi gruppi in questione cercano tramite questi investimenti di acquisire una migliore comprensione di come la digitalizzazione dell’economia impatterà i loro modelli di business, se possibile anticipando- ne le conseguenze; sviluppare competenze interne in grado di interloquire con il mondo delle startup, Emanuele Levi, partner di 360 Capital Partners
  • 13. In collaborazione con | 13 | in ottica di business development e di sostegno a programmi di open innovation e anticipare tendenze di fondo nell’evoluzione dei comportamenti dei con- sumatori come la ‘uberizzazione’ o unbundling nei diversi settori. “In Francia è esemplare il caso di SNCF, il gruppo che gestisce le ferrovie, che si è visto arrivare un concorrente del tutto nuovo con BlaBlaCar il cui maggiore successo è proprio sulle tratte tra 250 e 500 km, mercato storicamente dominato dai treni ad alta velocità”, spiega il partner di 360 Capital Part- ners. “Questo fenomeno è il primo passo verso una reale rivoluzione nell’ecosistema delle startup fran- cesi, perché potrebbe finalmente portare le grandi corporation europee a integrare più facilmente l’in- novazione ‘naturalmente’ presente nelle startup. “Anche 360square, il fondo seed raccolto di recen- te da 360 Capital Partners presso quattro principali corporation, Société Generale, MAIF, Gruppo Yves Rocher e Thuasne, è la nostra scommessa su que- sto fenomeno che ci auguriamo possa replicarsi an- che in Italia”, prosegue Levi. Le grandi aziende tendono a scegliere fondi che han- no operatività internazionale perché non si vogliono porre limiti territoriali troppo stringenti e iniettano capitale privato nell’ecosistema dei VC europei che così accrescono la loro portata in termini di capacità di investimento e il loro ruolo quali attori delle rica- dute industriali che questo avvicinamento comporta.
  • 14. In collaborazione con | 14 | “Noi pensiamo che l’innovazione non venga dall’in- terno dell’azienda, ma che sia più facile trovarla al di fuori. Per questo vogliamo collaborare con star- tup, università, fornitori e giovani talenti”. Lo dice in questa video-intervista a EconomyUp Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, società energetica che sta affrontando in maniera orga- nizzata ed intensa l’open innovation. Lo fa anche attraverso il bando INCENSe (INternet Cleantech ENablers Spark), acceleratore di Enel dedicato alle aziende della clean technology. “Attraverso INCENSe – spiega Starace - Enel conferma il suo impegno a sostegno dell’innovazione, dell’impren- ditorialità e dello sviluppo socio-economico. L’obiet- tivo del lavoro delle aziende del consorzio durante il periodo di incubazione è di contribuire alla forma- Starace (Enel): Perché le startup sono importanti “È più facile trovare l’innovazione fuori dall’azienda, per questo vogliamo collaborare con le startup” dice Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, che promuove il bando INCENSe: un acceleratore per aziende della clean technology nate per favorire la sostenibilità ambientale Guarda il Video zione di soggetti in grado di realizzare soluzioni effi- caci, come dimostrato dalle startup vincitrici del pri- mo bando, alcune delle quali stanno lavorando con Enel su progetti condivisi”. Clicca qui per scoprire le 28 startup selezionate dall’ultimo bando.
  • 15. In collaborazione con | 15 | Sia: Valutiamo due startup fintech al mese per nuovi investimenti Nicolò Romani, responsabile dell’Innovation Lab della società milanese che si occupa di sistemi di pagamento, spiega come il gruppo affronta la digital disruption e monitora le nuove imprese italiane ed europee per migliorare i propri servizi Una struttura in cui concentrare tutte le attività di innovazione e un monitoraggio costante delle star- tup italiane attive nel fintech: almeno due al mese. È così che Sia, la società italiana che si occupa di sistemi digitali di pagamento, cerca di indirizzare la sua attività di R&S intorno all’open innovation e alle nuove imprese. Il laboratorio in cui il gruppo ha convogliato la sua attività di innovazione si chiama Innovation Lab ed è nato nel 2015. Come funziona e come si lega all’interazione con le startup lo spiega Nicolò Ro- mani, responsabile dell’Innovation Lab di Sia. Romani, che cos’è e cosa fa l’Innovation Lab? Sia fa innovazione da sempre, ma in questo perio- do l’attenzione nei confronti di questa componente cresce. Ecco perché abbiamo pensato di risponde- re creando una struttura organizzativa in cui con- centrare le iniziative di trasformazione dell’offerta per i nostri mercati di riferimento: banche, imprese e PA. L’abbiamo lanciata a gennaio 2015. L’obiettivo era quello di costruire un “acceleratore” interno di progetti con lo scopo di gestire la solidità dei servizi tradizionali e di consolidare, allo stesso tempo, la velocità della trasformazione dell’offerta. Isolare questa componente serve a garantire la qualità del servizio. Come si inserisce la struttura all’interno dell’a- zienda? Questa unità supporta l’innovazione delle divisioni di Maurizio Di Lucchio
  • 16. | 16 | openinnovationset.03# Financial Institutions, Corporate e Public Sector ed è a diretto riporto del senior vice president Nicola Cordone. Dove si trova il laboratorio e che progetti ha sviluppato? La struttura si trova nella nostra sede centrale, a Milano in via Gonin. Ci lavorano 16 persone. Si divi- de in tre aree: digital payments, contactless e servi- zi a valore aggiunto. Nel corso del primo semestre di lavoro, ha lavorato su vari progetti, tra cui Jiffy, un servizio per inviare e ricevere denaro in tempo reale dallo smartphone che al momento è disposi- zione dei correntisti di circa 50 banche italiane e che a marzo 2016 ha già superato i 300 mila utenti. Ora stiamo lavorando per allargare il servizio an- che al b2b. Nell’ambito del contactless, l’Innovation Lab si è concentrata sul servizio di host card emu- lation, una tecnologia che consiste nell’emulare con il software di uno smartphone le caratteristiche di una carta. Quanto al terzo ambito, i servizi a valore aggiunto, abbiamo acquisito la startup Ubiq che ha sviluppato il servizio di couponing digitale T-Frutta. Un caso di open innovation, quindi. Che tipo di interazioni “aperte” ha Sia con altri soggetti esterni? Per vari progetti sigliamo partnership con alcune aziende esterne. Per esempio, su Jiffy abbiamo come partner tecnologico la società GFT. Mentre per l’host card emulation abbiamo collaborato con una startup spagnola. Poi stiamo cercando di
  • 17. In collaborazione con | 17 | investire in startup che possano aiutare a innovare la nostra offerta. Come monitorate il panorama startup? Non abbiamo ancora sentito l’esigenza di attivare un osservatorio strutturato sull’innovazione delle startup del fintech, il settore di cui ci occupiamo. Nel 2015 abbiamo compiuto osservazioni puntuali rispetto a nostre esigenze specifiche. Al momento valutiamo circa due startup al mese basandoci su segnalazioni e parlando con realtà dell’ecosistema come incubatori, associazioni e al- tri soggetti attivi nel fintech. Nel 2015 abbiamo mo- nitorato solo startup italiane, nel 2016 guarderemo anche a quelle europee. Come funziona la collaborazione con Ubiq? Abbiamo acquisito il 51% e tramite aumento di capi- tale siamo arrivati al 69%. L’obiettivo è offrirci come partner industriali di questa società e mettere a loro disposizione nostri asset come i sistemi informatici e la clientela, lasciando però autonomia di sviluppo alla startup. Dal punto di vista organizzativo, nel CdA della startup, il cui ammi- nistratore resta il fondatore Ivan Pastorini, siedono due persone di Sia, tra cui io. Mentre con il team cerchiamo di lavorare in sinergia con la loro sede, che resta a Parma, in quanto sono uno spinoff dell’Università. Un paio di loro però sono spesso presenti qui da noi a Milano per poterci coordinare. Nicolò Romani, responsabile Innovation Lab di Sia
  • 18. EconomyUp,StartUpBusinesseP4Ifannopartedi: EconomyUp, on line dalla primavera del 2013, è stata la prima piattaforma di comunicazione nata per raccontare l’impren- ditorialità e l’innovazione nelle nuove imprese (le startup), così come in quelle piccole e medie (il made in Italy) e nelle multinazionli (corporate innovation). Startupbusiness è, dal 2008, il punto di riferimento dell’ecosistema italiano dell’innovazione che si fa impresa, offrendo informazione, contenuti, servizi, connettendo la community italiana delle startup e il mondo degli investitori e dell’industria. P4I - Partners4Innovation offre servizi di Advisory e Coaching a supporto della trasformazione digitale e dell’innovazione aperta e imprenditoriale di imprese e PA. L’approccio di P4I, che si caratterizza per una forte attenzione all’empowerment dei decisori interni all’organizzazione cliente, è reso unico dal ricorso a metodologie, benchmark e dati distintivi che permettono di superare ilimitidellaconsulenzatradizionale,offrendocontenuti,serviziestrumentiaimpreseePA,anchedimedieepiccoledimensioni. openinnovationset.03#
  • 19. openinnovationset.03# ICT&Strategy © TOPSELECTION I migliori articoli per sviluppare l’innovazione nelle imprese