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KNOWLEDGE VALUE CHAIN E APPROCCIO
INTERDISCIPLINARE NEI PROGETTI AD
ALTO GRADO DI INNOVAZIONE
Alessio Rocchi
OUTLINE
• Who am I
• Ambito
• Obiettivi
• Case study
• Wrap-up
• Q&A
WHO AM I?
https://it.linkedin.com/in/alexrocchi
www.alessiorocchi.it
IL CONTESTO
SCENARIO DI RIFERIMENTO
• Maggiore velocità nei processi di decision making
• Sfide organizzative nella risposta interna ed esterna
INNOVATION [1]
• La definizione germinale è di Schumpeter, 1934, che la descriveva
come veicolo di sviluppo economico ottenuto attraverso la
riorganizzazione del business
• Introduzione di nuovi prodotti, esplorazione di nuovi mercati, conquista di
fonti ulteriori e differenziate di approvvigionamento
INNOVATION [2]
• Definizioni più recenti (1982+) vedono l'innovazione come:
• Processo interattivo che deriva dallo sviluppo di reti e interconnessioni
sociali
• Uno dei risultati di un'attività di learning (ottenuto dall'utilizzo o dalla
produzione di "qualcosa" e/o dalla condivisione)
INNOVATION [3]
• Innovazione come processo strategico che, partendo da una base di
conoscenza, sia in grado di svilupparne di nuova – in modo iterativo e
interattivo – così da mantenere rilevanti l'impresa e la sua offerta sul
mercato
AMBITI DI ESPLORAZIONE
• Il punto di partenza è la dicotomia tra ricerca applicata (piuttosto frequente,
nell'ambito dell'ingegneria di prodotti innovativi anche al di fuori di ambiti
specificamente R&D) e ricerca pura
• Ovvero: separazione netta tra universi in cui la conoscenza è vista come veicolo
per la concretizzazione di risultati tangibili, e altri che la considerano come
(nobile) fine ultimo
• L'esperienza insegna che, parlando di progetti di innovation (non solo digital
transformation), il confine sia meno evanescente del previsto
• Se è vero che l'innovazione parte dalla knowledge base d'impresa per modificarla
e produrre rinnovata competitività, entrambi gli ambiti dovranno –in certa misura-
coesistere
UN PO' DI CONTESTO [1] - RBV
• Strategic management: impegnato nella comprensione di come le
imprese generino e sostengano il proprio vantaggio competitivo
• Resource based view: un'impresa esiste in virtù delle sue risorse,
che ne costituiscono il valore: esse sono rare, imperfettamente imitabili
e imperfettamente sostituibili (VRIN)
UN PO' DI CONTESTO [2] - RBV
• L'assunzione di base del modello RBV è un'ipotesi statica, che ha il
suo punto cardine nella numerosità e nell'eterogeneità degli asset
• Ho tanto di tutto, con competenze trasversali e complementari. Questo
contesto sussiste e persiste nel tempo
• …e spiega perché esistono imprese in grado di rendere la generazione di
grandi profitti una condizione di equilibrio
UN PO' DI CONTESTO [3] - RBV
• RBV non contribuisce a definire tre aspetti chiave:
• Come sia possibile creare risorse ad elevato valore futuro
• Come una riserva di risorse|asset possa essere rinnovata in contesti "fast paced"
• Risorse obsolete (non appropriatamente adattate, aggiornate o ristrutturate)
inibiscono lo sviluppo. Come risolvere?
• Nasce la necessità di capire in che modo sia possibile sviluppare capacità
dinamiche d'impresa
DYNAMIC CAPABILITIES [1]
"Our view of the firm is somewhat richer than the standard resource-based
view... it is not only the bundle of resources that matter, but the mechanisms
by which firms learn and accumulate new skills and capabilities, and the forces
that limit the rate and direction of this process"
[Dynamic Capabilities correspond to] "the firm's ability to integrate, build, and
reconfigure internal and external competences to address rapidly changing
environments"
David J. Teece
Firm Capabilities, Resources and the Concept of Strategy – 1990
Dynamic Capabilities and Strategic Management - 1997
DYNAMIC CAPABILITIES [2]
• L'introduzione delle dynamic capabilities nella strategia d'impresa
enfatizza due aspetti:
• Il vantaggio competitivo è influenzato da fattori interni legati
all'efficienza (anziché da una posizione privilegiata di mercato)
• L'evoluzione d'impresa dipende dalla sua capacità di riconfigurazione
dinamica degli asset
• "Dynamic" è riferito al contesto, non all'impresa
DYNAMIC CAPABILITIES [3]
"Dynamic capabilities are ‘The firm's processes that use resources –
specifically the processes to integrate, reconfigure, gain and release
resources – to match or even create market change. Dynamic
capabilities thus are the organizational and strategic routines by
which firms achieve new resources configurations as markets
emerge, collide, split, evolve and die" (Eisenhardt, Martin - 2000)
"A dynamic capability is a learned and stable pattern of collective
activity through which the organization systematically generates and
modifies its operating routines in pursuit of improved effectiveness"
(Zollo, Winter – 2002)
DYNAMIC CAPABILITIES [4]
• Aspetti fondanti:
• Sono costruite, più che acquistate sul mercato
• Non rappresentano un'iniziativa verticale di problem-solving o una manifestazione
reattiva puntuale
• Devono contenere un pattern, ovvero devono essere ripetibili
• Sono fortemente path-dependent
• Quindi: se esercitiamo processi di adattamento sporadici e disgregati
(ancorché creativi), non stiamo sfruttando le nostre Dynamic Capabilities
UNA NOTA SULLA PATH-DEPENDENCY
• Più formalmente: la path dependency rappresenta il continuato
ricorso a processi, procedure o prodotti storicamente consolidati e
selezionati in base ad un criterio "di retaggio" (anche in situazioni o
contesti per i quali esisterebbero alternative più nuove e/o efficienti)
• Nella sua accezione peggiore, rappresenta la definizione accademica
del concetto di "abbiamo sempre fatto così" :-)
KNOWLEDGE-BASED DYNAMIC CAPABILITIES
• Knowledge-based view: da un punto di vista formale, estende il
concetto di Resource-Based View, identificando nella conoscenza il
driver principale della competitività e della creazione delle dynamic
capabilities
• Le organizzazioni sono "entità portatrici di conoscenza", e la loro funzione
fondamentale è quella di integrare e utilizzare tale conoscenza (Grant,
1996)
• Reputiamo questa visione appropriata, in un contesto legato
all'innovation management
KNOWLEDGE VALUE CHAIN
• Concetto nonlineare, basato sulla
gestione di 4+1 dynamic capabilities:
1. Accumulazione
2. Integrazione
3. Utilizzo
4. Riconfigurazione
5. "Sensing and Sizing"
Eriksson, T. Processes, antecedents and outcomes of dynamic capabilities. 2014
Source: researchgate.net
KNOWLEDGE-BASED COMPANY VIEW
• Una visione fondata sulla
conoscenza amplia il
perimetro dell'impresa: la
creazione di valore è in un
sistema di relazioni che
includono, oltre agli asset
interni, anche risorse
esterne
Source: researchgate.net
KNOWLEDGE-INDUCED DYNAMIC CAPABILITIES [1]
• Accumulazione: abilità dell'organizzazione di sviluppare o rinnovare
le sue capacità attraverso la replicazione o il rinnovo della
conoscenza, implementando interazioni esterne o apprendimento
interno
• L'ultimo caso è tipico dell'esecuzione progettuale, dove le best practices –
eventualmente apprese dalle lessons learned- diventano rese routinarie
KNOWLEDGE-INDUCED DYNAMIC CAPABILITIES [2]
• Integrazione: accade quando si concretizza l'interconnessione tra
l'esperienza ottenuta da fonti esterne con la base di conoscenza
interna
• Utilizzo: è l'abilità dell'impresa di usare la conoscenza accumulata e
integrata
• Riconfigurazione: è il processo attraverso il quale l'impresa combina
le nuove fonti di conoscenza attraverso le capability esistenti,
creandone di nuova ed evolvendo le capability stesse
Nota: data la nonlinearità, tra i processi esiste una sovrapposizione
KNOWLEDGE-INDUCED DYNAMIC CAPABILITIES [3]
• Sensing | Seizing: è un processo aggiuntivo, rispetto alla
modellazione originaria proposta da Eriksson.
• Una qualsiasi impresa, organizzata con qualsiasi struttura, ha bisogno
di sfruttare la conoscenza in modo da garantirsi ritorni di investimento
non solo prospettici.
• Questo significa saper cogliere le opportunità (sensing), che emergono
–ad esempio– dalla esecuzione dei progetti, così da sfruttarle (seizing)
in modo da generare profitti
RIASSUMENDO…
• Mentre la conoscenza cambia, le risorse e le capabilities che la
gestiscono e la utilizzano mutano di conseguenza
• Le capabilities d'impresa sono dunque strettamente aderenti alle
knowlegde-based capabilites, perché contribuiscono alla loro
generazione e derivano (sono impattate e modificate) dalla loro
concretizzazione ed evoluzione
GLI OBIETTIVI
OBIETTIVI
• Esplorare l'interconnessione tra i concetti di knowledge
management e dynamic capabilities, tipici della gestione d'impresa,
e le discipline di innovation management e project management
• L'esposizione farà riferimento a due case study, molto differenti tra di
loro per ambiti di applicazione e ruolo aziendale
CAVEAT
• I contenuti, ancorché supportati da strumenti (il più possibile) formali, non hanno
certamente la velleità di assurgere al ruolo di risultati accademici
• Grounded theory: Analisi comunque qualitativa, derivante da esperienze personali
(aneddotiche per definizione)
• Condivisione di esperienze con una platea eterogenea, esperta ed educata
• Si farà riferimento ai "flussi base", ovvero quelli che hanno comunque contribuito
alla creazione di valore.
• I risultati, anche quelli più meritevoli di menzione, sono stati frutto di operazioni di
trial&error. Questi ultimi, assieme all'analisi ditutto quello che a posteriori poteva essere
fatto in modo differente, potranno sicuramente essere esplorati nella sezione Q&A
CASE STUDY
CASE STUDY 1 – PRODUCT INNOVATION
• Sistema informativo per il monitoraggio dei parametri chimico-fisici di
corpi idrici
• Committenza non ad elevato grado di innovazione, ma prodotto "di
frontiera"
• Tecnologia: IoT, Machine Learning, Deep Learning, Hybrid Cloud, Edge
Computing, MicroClouds
• Identificazione e notifica eventi vincolate a SLA sfidanti
CASE STUDY 1 [2]
• Circa 50 risorse coinvolte, 80-90% external contractors
• PM, Sysops, Data Scientists, Data Engineers, Platform Architects, …
• Ambito definito dalla committenza, "quasi" R&D
• Ruolo personale: Digital Transformation Manager, con compiti di coordinamento e orchestrazione
dell'intero apparato tecnologico
• Target
• Traguardare il progetto :-)
• Contribuire alla costruzione di un ciclo virtuoso che permettesse al personale interno di essere autonomo
nella conduzione ex-post
CASE STUDY 2 – PROCESS INNOVATION
• Progetto attualmente in corso
• Committenza attiva nell'ambito della produzione e
commercializzazione di dispositivi elettronici
• Circa 100 persone interne, tra corpo tecnico e corpo commerciale
• Obiettivo sintetico: spostare il modello di business dalla rivendita di
beni a quella di servizi (ambito di riferimento: IoT)
CASE STUDY 2 [2]
• Ruolo personale: CTO (as a Service)
• Target
• Contribuire alla costruzione di una cultura aziendale che permettesse
l'accesso ai nuovi mercati di riferimento
APPROCCI SPECIFICI
PRODUCT INNOVATION [1]
• Dobbiamo distinguere i due aspetti della conduzione del progetto e
della costruzione della conoscenza interna
• Il secondo scenario è sostanzialmente un sottoinsieme del case study
relativo al change management
PRODUCT INNOVATION [2]
• La conduzione del progetto ha evidenziato da subito due criticità da
indirizzare
1. Necessità di definizione di un perimetro realistico che sintetizzasse il Project
Charter e lo segmentasse in milestone misurabili e sensate
• Produzione di valore ongoing, maggior controllo sul budget
• Abbattimento del rischio collegato con la scarsa predicibilità dei tempi di ottenimento
dei risultati
2. Necessità di orchestrare professionisti diversissimi tra loro, con attitudini,
esigenze e approcci anche (legittimamente) divergenti, appartenenti a contesti
aziendali spesso in competizione tra loro
PRODUCT INNOVATION [3] – APPROCCI
• I fattori chiave che hanno contribuito al successo del programma sono
ascrivibili alle seguenti categorie:
• Indirizzamento dell'assenza di visibilità dei risultati di lungo periodo
• Staffing: forte competenza tecnica, commitment sui progetti di riferimento
• Comunicazione: approccio informale prediletto; creazione di trust
• Continuous Improvement, short-term goals
PRODUCT INNOVATION [3] – APPROCCI
[Segue]
• Facilitazione dello sviluppo
• Standardizzazione dei processi: decisioni top-down; orchestratore unico, implementazione garantita dai PM sul
campo
• interdisciplinarietà
• Ha permesso di trasferire la comunicazione in modo puntuale e comprensibile in orizzontale, verticale e diagonale
• Feedback and reflection: incontri di continuous improvement tesi a garantire la condivisione delle esperienze,
l'alllineamento trasversale e la possibilità collettiva di apprendere dalle lessons learned altrui
• Metodologia di misurazione dei KPI adattata in base alle singole milestone
APPROCCI COMUNI
NOTE INTRODUTTIVE
• Il secondo case study ha ovviamente implicato un processo di
change management complesso prima che fosse possibile iniziare
una gestione dell'innovazione vera e propria.
• In questo senso, la trasformazione di prodotto è stata più "semplice"
• Cambiamento incrementale, e non trasformazionale; Resistenze limitate; diffusa
visione di opportunità evolutive.
• Alcuni approcci sono stati sovrapponibili, ad esempio per lo sviluppo
della comunicazione e del trasferimento di conoscenza tra dipendenti
strutturali del committente e fornitori esterni
1. GET READY FOR THE TRIP
APPROCCI CHIAVE
• Rendere la destinazione limpida: è un processo che deve partire da chi è
accountable per la trasformazione, deve essere mediato dalle informazioni che
provengono dai livelli operativi, e deve fluire in tutte le direzioni
• Motivare l'elefante: in qualsiasi contesto che coinvolga un'innovazione, si
ragiona spesso in condizioni di contingenza (difficoltà tecniche, personalismi,
attitudini, fattori culturali, analysis paralysis). Se viene a mancare la voglia di
perseguire l'obiettivo, il progetto fallisce per resistenza indotta da esaurimento
nervoso.
• Disegnare il percorso: è l'aspetto in cui la multidisciplinarietà conta di più.
Essere specifici e restringere il focus aiuta a definire un cammino in condizioni di
incertezza e evitare fenomeni di resistenza indotti da incapacità di movimento
SPONSORSHIP E STAKEHOLDER [1]
• Le tecniche di gestione della sponsorship e degli stakeholder sono
state di grande aiuto
• Nel primo caso, è stato fatto riferimento ad una checklist che indicasse i
compiti dello sponsor nelle fasi di pre-implementazione, esecuzione e
post-implementazione.
SPONSORSHIP E STAKEHOLDER [2]
SPONSORSHIP E STAKEHOLDER [3]
• Ricordiamo uno dei punti chiave: costruzione dei legami di trust
• Vogliamo che il successo del progetto sia supportato da figure che
possano aiutarci nell'evoluzione positiva, e che esso non sia reso
vulnerabile dall'interferenza di chiunque voglia ostacolarlo
• Nella gestione degli stakeholder è stato fatto riferimento al noto
diagramma di Block, per l'identificazione di "compagni di viaggio",
"alleati", "opponenti" e "avversari"
SPONSORSHIP E STAKEHOLDER [4]
SPONSORSHIP E STAKEHOLDER [5]
• In tutti i casi, la partita si gioca sul tavolo delle relazioni. Il ruolo della
conoscenza si concretizza nelle aree di Utilization e Seizing
• Alleati: riaffermazione della qualità della relazione e dell'agreement,
discussione di issues e preoccupazioni, richiesta di supporto
• Compagni di viaggio: bisogna cercare di aumentare il livello di trust. Non
necessariamente cercano coinvolgimento attivo (nel nostro caso lo hanno
dovuto comunque garantire spesso). Se di livello elevato, individuare
modalità opportune di aggiornamento
SPONSORSHIP E STAKEHOLDER [6]
• In tutti i casi, la partita si gioca sul tavolo delle relazioni. Il ruolo della
conoscenza si concretizza nelle aree di Utilization e Seizing
• Opponenti: La loro fiducia è già alta, bisogna aumentare il livello di agreement
sulla visione. Nei nostri due casi studio, la resistenza era dovuta a mancanza di
competenza. Si è cercata una modalità di coinvolgimento partecipativo al
progetto.
• Avversari: trust e agreement azzerati. Più informazioni riusciamo a recuperare su
di loro, meglio è. In condizioni di incertezza, l'approccio personale è sempre di
neutralità: poche domande, affermazioni rispettose, nessuna pressione,
coinvolgimento solo ove necessario (es: utilizzo di una delle risorse afferenti alla
loro sfera di controllo)
WRAP UP
RAPPORTO TRA INNOVAZIONE E GESTIONE DELLA CONOSCENZA
• La gestione dell'innovazione avviene, per definizione, in condizioni di
incertezza.
• Questa presentazione ha identificato nella gestione della conoscenza
la chiave per abbattere il rischio e produrre valore, attraverso processi
–le dynamic capabilities- che garantiscano produzione di valore
replicabile anche in condizioni di mutamento ambientale (grazie alla
riconfigurazione)
• Le dynamic capabilities sono un asset di lungo periodo, che richiede
una visione e dipende da fattori di coordinamento, integrazione,
apprendimento e riconfigurazione (che hanno un costo associato)
RAPPORTO TRA INNOVAZIONE E GESTIONE DELLA CONOSCENZA
• Tre aspetti influenzano la portata e l'efficacia di una trasformazione
legata alla gestione consapevole e strutturata della conoscenza:
• Commitment di lungo periodo (ovvero oltre il perimetro della singola
iniziativa progettuale), che garantisca la durevolezza degli sforzi di
costruzione delle dynamic capabilities
• Il modo in cui gli stakeholder (a partire dalla sponsorship) percepiscono
l'ambiente, l'approccio con cui vi interagiscono e i fattori path-dependent
hanno impatti sulle loro azioni e decisioni, e influenzano la capacità di
creare, utilizzare e mettere a valore gli asset generati dal processo
trasformativo
RAPPORTO TRA INNOVAZIONE E GESTIONE DELLA CONOSCENZA
• L'innovation manager ha la responsabilità di rendersi centrale,
accountable e attore primario di questo processo di trasformazione,
utilizzando ed evolvendo la propria competenza in modo
interdisciplinare e facilitando il flusso della conoscenza in tutte le
direzioni impattate dal cambiamento.
www.isipm.org

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PMexpo 2022 | Knowledge value chain e approccio interdisciplinare nei progetti ad alto grado di innovazione

  • 1. KNOWLEDGE VALUE CHAIN E APPROCCIO INTERDISCIPLINARE NEI PROGETTI AD ALTO GRADO DI INNOVAZIONE Alessio Rocchi
  • 2. OUTLINE • Who am I • Ambito • Obiettivi • Case study • Wrap-up • Q&A
  • 5. SCENARIO DI RIFERIMENTO • Maggiore velocità nei processi di decision making • Sfide organizzative nella risposta interna ed esterna
  • 6. INNOVATION [1] • La definizione germinale è di Schumpeter, 1934, che la descriveva come veicolo di sviluppo economico ottenuto attraverso la riorganizzazione del business • Introduzione di nuovi prodotti, esplorazione di nuovi mercati, conquista di fonti ulteriori e differenziate di approvvigionamento
  • 7. INNOVATION [2] • Definizioni più recenti (1982+) vedono l'innovazione come: • Processo interattivo che deriva dallo sviluppo di reti e interconnessioni sociali • Uno dei risultati di un'attività di learning (ottenuto dall'utilizzo o dalla produzione di "qualcosa" e/o dalla condivisione)
  • 8. INNOVATION [3] • Innovazione come processo strategico che, partendo da una base di conoscenza, sia in grado di svilupparne di nuova – in modo iterativo e interattivo – così da mantenere rilevanti l'impresa e la sua offerta sul mercato
  • 9. AMBITI DI ESPLORAZIONE • Il punto di partenza è la dicotomia tra ricerca applicata (piuttosto frequente, nell'ambito dell'ingegneria di prodotti innovativi anche al di fuori di ambiti specificamente R&D) e ricerca pura • Ovvero: separazione netta tra universi in cui la conoscenza è vista come veicolo per la concretizzazione di risultati tangibili, e altri che la considerano come (nobile) fine ultimo • L'esperienza insegna che, parlando di progetti di innovation (non solo digital transformation), il confine sia meno evanescente del previsto • Se è vero che l'innovazione parte dalla knowledge base d'impresa per modificarla e produrre rinnovata competitività, entrambi gli ambiti dovranno –in certa misura- coesistere
  • 10. UN PO' DI CONTESTO [1] - RBV • Strategic management: impegnato nella comprensione di come le imprese generino e sostengano il proprio vantaggio competitivo • Resource based view: un'impresa esiste in virtù delle sue risorse, che ne costituiscono il valore: esse sono rare, imperfettamente imitabili e imperfettamente sostituibili (VRIN)
  • 11. UN PO' DI CONTESTO [2] - RBV • L'assunzione di base del modello RBV è un'ipotesi statica, che ha il suo punto cardine nella numerosità e nell'eterogeneità degli asset • Ho tanto di tutto, con competenze trasversali e complementari. Questo contesto sussiste e persiste nel tempo • …e spiega perché esistono imprese in grado di rendere la generazione di grandi profitti una condizione di equilibrio
  • 12. UN PO' DI CONTESTO [3] - RBV • RBV non contribuisce a definire tre aspetti chiave: • Come sia possibile creare risorse ad elevato valore futuro • Come una riserva di risorse|asset possa essere rinnovata in contesti "fast paced" • Risorse obsolete (non appropriatamente adattate, aggiornate o ristrutturate) inibiscono lo sviluppo. Come risolvere? • Nasce la necessità di capire in che modo sia possibile sviluppare capacità dinamiche d'impresa
  • 13. DYNAMIC CAPABILITIES [1] "Our view of the firm is somewhat richer than the standard resource-based view... it is not only the bundle of resources that matter, but the mechanisms by which firms learn and accumulate new skills and capabilities, and the forces that limit the rate and direction of this process" [Dynamic Capabilities correspond to] "the firm's ability to integrate, build, and reconfigure internal and external competences to address rapidly changing environments" David J. Teece Firm Capabilities, Resources and the Concept of Strategy – 1990 Dynamic Capabilities and Strategic Management - 1997
  • 14. DYNAMIC CAPABILITIES [2] • L'introduzione delle dynamic capabilities nella strategia d'impresa enfatizza due aspetti: • Il vantaggio competitivo è influenzato da fattori interni legati all'efficienza (anziché da una posizione privilegiata di mercato) • L'evoluzione d'impresa dipende dalla sua capacità di riconfigurazione dinamica degli asset • "Dynamic" è riferito al contesto, non all'impresa
  • 15. DYNAMIC CAPABILITIES [3] "Dynamic capabilities are ‘The firm's processes that use resources – specifically the processes to integrate, reconfigure, gain and release resources – to match or even create market change. Dynamic capabilities thus are the organizational and strategic routines by which firms achieve new resources configurations as markets emerge, collide, split, evolve and die" (Eisenhardt, Martin - 2000) "A dynamic capability is a learned and stable pattern of collective activity through which the organization systematically generates and modifies its operating routines in pursuit of improved effectiveness" (Zollo, Winter – 2002)
  • 16. DYNAMIC CAPABILITIES [4] • Aspetti fondanti: • Sono costruite, più che acquistate sul mercato • Non rappresentano un'iniziativa verticale di problem-solving o una manifestazione reattiva puntuale • Devono contenere un pattern, ovvero devono essere ripetibili • Sono fortemente path-dependent • Quindi: se esercitiamo processi di adattamento sporadici e disgregati (ancorché creativi), non stiamo sfruttando le nostre Dynamic Capabilities
  • 17. UNA NOTA SULLA PATH-DEPENDENCY • Più formalmente: la path dependency rappresenta il continuato ricorso a processi, procedure o prodotti storicamente consolidati e selezionati in base ad un criterio "di retaggio" (anche in situazioni o contesti per i quali esisterebbero alternative più nuove e/o efficienti) • Nella sua accezione peggiore, rappresenta la definizione accademica del concetto di "abbiamo sempre fatto così" :-)
  • 18. KNOWLEDGE-BASED DYNAMIC CAPABILITIES • Knowledge-based view: da un punto di vista formale, estende il concetto di Resource-Based View, identificando nella conoscenza il driver principale della competitività e della creazione delle dynamic capabilities • Le organizzazioni sono "entità portatrici di conoscenza", e la loro funzione fondamentale è quella di integrare e utilizzare tale conoscenza (Grant, 1996) • Reputiamo questa visione appropriata, in un contesto legato all'innovation management
  • 19. KNOWLEDGE VALUE CHAIN • Concetto nonlineare, basato sulla gestione di 4+1 dynamic capabilities: 1. Accumulazione 2. Integrazione 3. Utilizzo 4. Riconfigurazione 5. "Sensing and Sizing" Eriksson, T. Processes, antecedents and outcomes of dynamic capabilities. 2014 Source: researchgate.net
  • 20. KNOWLEDGE-BASED COMPANY VIEW • Una visione fondata sulla conoscenza amplia il perimetro dell'impresa: la creazione di valore è in un sistema di relazioni che includono, oltre agli asset interni, anche risorse esterne Source: researchgate.net
  • 21. KNOWLEDGE-INDUCED DYNAMIC CAPABILITIES [1] • Accumulazione: abilità dell'organizzazione di sviluppare o rinnovare le sue capacità attraverso la replicazione o il rinnovo della conoscenza, implementando interazioni esterne o apprendimento interno • L'ultimo caso è tipico dell'esecuzione progettuale, dove le best practices – eventualmente apprese dalle lessons learned- diventano rese routinarie
  • 22. KNOWLEDGE-INDUCED DYNAMIC CAPABILITIES [2] • Integrazione: accade quando si concretizza l'interconnessione tra l'esperienza ottenuta da fonti esterne con la base di conoscenza interna • Utilizzo: è l'abilità dell'impresa di usare la conoscenza accumulata e integrata • Riconfigurazione: è il processo attraverso il quale l'impresa combina le nuove fonti di conoscenza attraverso le capability esistenti, creandone di nuova ed evolvendo le capability stesse Nota: data la nonlinearità, tra i processi esiste una sovrapposizione
  • 23. KNOWLEDGE-INDUCED DYNAMIC CAPABILITIES [3] • Sensing | Seizing: è un processo aggiuntivo, rispetto alla modellazione originaria proposta da Eriksson. • Una qualsiasi impresa, organizzata con qualsiasi struttura, ha bisogno di sfruttare la conoscenza in modo da garantirsi ritorni di investimento non solo prospettici. • Questo significa saper cogliere le opportunità (sensing), che emergono –ad esempio– dalla esecuzione dei progetti, così da sfruttarle (seizing) in modo da generare profitti
  • 24. RIASSUMENDO… • Mentre la conoscenza cambia, le risorse e le capabilities che la gestiscono e la utilizzano mutano di conseguenza • Le capabilities d'impresa sono dunque strettamente aderenti alle knowlegde-based capabilites, perché contribuiscono alla loro generazione e derivano (sono impattate e modificate) dalla loro concretizzazione ed evoluzione
  • 26. OBIETTIVI • Esplorare l'interconnessione tra i concetti di knowledge management e dynamic capabilities, tipici della gestione d'impresa, e le discipline di innovation management e project management • L'esposizione farà riferimento a due case study, molto differenti tra di loro per ambiti di applicazione e ruolo aziendale
  • 27. CAVEAT • I contenuti, ancorché supportati da strumenti (il più possibile) formali, non hanno certamente la velleità di assurgere al ruolo di risultati accademici • Grounded theory: Analisi comunque qualitativa, derivante da esperienze personali (aneddotiche per definizione) • Condivisione di esperienze con una platea eterogenea, esperta ed educata • Si farà riferimento ai "flussi base", ovvero quelli che hanno comunque contribuito alla creazione di valore. • I risultati, anche quelli più meritevoli di menzione, sono stati frutto di operazioni di trial&error. Questi ultimi, assieme all'analisi ditutto quello che a posteriori poteva essere fatto in modo differente, potranno sicuramente essere esplorati nella sezione Q&A
  • 29. CASE STUDY 1 – PRODUCT INNOVATION • Sistema informativo per il monitoraggio dei parametri chimico-fisici di corpi idrici • Committenza non ad elevato grado di innovazione, ma prodotto "di frontiera" • Tecnologia: IoT, Machine Learning, Deep Learning, Hybrid Cloud, Edge Computing, MicroClouds • Identificazione e notifica eventi vincolate a SLA sfidanti
  • 30. CASE STUDY 1 [2] • Circa 50 risorse coinvolte, 80-90% external contractors • PM, Sysops, Data Scientists, Data Engineers, Platform Architects, … • Ambito definito dalla committenza, "quasi" R&D • Ruolo personale: Digital Transformation Manager, con compiti di coordinamento e orchestrazione dell'intero apparato tecnologico • Target • Traguardare il progetto :-) • Contribuire alla costruzione di un ciclo virtuoso che permettesse al personale interno di essere autonomo nella conduzione ex-post
  • 31. CASE STUDY 2 – PROCESS INNOVATION • Progetto attualmente in corso • Committenza attiva nell'ambito della produzione e commercializzazione di dispositivi elettronici • Circa 100 persone interne, tra corpo tecnico e corpo commerciale • Obiettivo sintetico: spostare il modello di business dalla rivendita di beni a quella di servizi (ambito di riferimento: IoT)
  • 32. CASE STUDY 2 [2] • Ruolo personale: CTO (as a Service) • Target • Contribuire alla costruzione di una cultura aziendale che permettesse l'accesso ai nuovi mercati di riferimento
  • 34. PRODUCT INNOVATION [1] • Dobbiamo distinguere i due aspetti della conduzione del progetto e della costruzione della conoscenza interna • Il secondo scenario è sostanzialmente un sottoinsieme del case study relativo al change management
  • 35. PRODUCT INNOVATION [2] • La conduzione del progetto ha evidenziato da subito due criticità da indirizzare 1. Necessità di definizione di un perimetro realistico che sintetizzasse il Project Charter e lo segmentasse in milestone misurabili e sensate • Produzione di valore ongoing, maggior controllo sul budget • Abbattimento del rischio collegato con la scarsa predicibilità dei tempi di ottenimento dei risultati 2. Necessità di orchestrare professionisti diversissimi tra loro, con attitudini, esigenze e approcci anche (legittimamente) divergenti, appartenenti a contesti aziendali spesso in competizione tra loro
  • 36. PRODUCT INNOVATION [3] – APPROCCI • I fattori chiave che hanno contribuito al successo del programma sono ascrivibili alle seguenti categorie: • Indirizzamento dell'assenza di visibilità dei risultati di lungo periodo • Staffing: forte competenza tecnica, commitment sui progetti di riferimento • Comunicazione: approccio informale prediletto; creazione di trust • Continuous Improvement, short-term goals
  • 37. PRODUCT INNOVATION [3] – APPROCCI [Segue] • Facilitazione dello sviluppo • Standardizzazione dei processi: decisioni top-down; orchestratore unico, implementazione garantita dai PM sul campo • interdisciplinarietà • Ha permesso di trasferire la comunicazione in modo puntuale e comprensibile in orizzontale, verticale e diagonale • Feedback and reflection: incontri di continuous improvement tesi a garantire la condivisione delle esperienze, l'alllineamento trasversale e la possibilità collettiva di apprendere dalle lessons learned altrui • Metodologia di misurazione dei KPI adattata in base alle singole milestone
  • 39. NOTE INTRODUTTIVE • Il secondo case study ha ovviamente implicato un processo di change management complesso prima che fosse possibile iniziare una gestione dell'innovazione vera e propria. • In questo senso, la trasformazione di prodotto è stata più "semplice" • Cambiamento incrementale, e non trasformazionale; Resistenze limitate; diffusa visione di opportunità evolutive. • Alcuni approcci sono stati sovrapponibili, ad esempio per lo sviluppo della comunicazione e del trasferimento di conoscenza tra dipendenti strutturali del committente e fornitori esterni
  • 40. 1. GET READY FOR THE TRIP
  • 41. APPROCCI CHIAVE • Rendere la destinazione limpida: è un processo che deve partire da chi è accountable per la trasformazione, deve essere mediato dalle informazioni che provengono dai livelli operativi, e deve fluire in tutte le direzioni • Motivare l'elefante: in qualsiasi contesto che coinvolga un'innovazione, si ragiona spesso in condizioni di contingenza (difficoltà tecniche, personalismi, attitudini, fattori culturali, analysis paralysis). Se viene a mancare la voglia di perseguire l'obiettivo, il progetto fallisce per resistenza indotta da esaurimento nervoso. • Disegnare il percorso: è l'aspetto in cui la multidisciplinarietà conta di più. Essere specifici e restringere il focus aiuta a definire un cammino in condizioni di incertezza e evitare fenomeni di resistenza indotti da incapacità di movimento
  • 42. SPONSORSHIP E STAKEHOLDER [1] • Le tecniche di gestione della sponsorship e degli stakeholder sono state di grande aiuto • Nel primo caso, è stato fatto riferimento ad una checklist che indicasse i compiti dello sponsor nelle fasi di pre-implementazione, esecuzione e post-implementazione.
  • 44. SPONSORSHIP E STAKEHOLDER [3] • Ricordiamo uno dei punti chiave: costruzione dei legami di trust • Vogliamo che il successo del progetto sia supportato da figure che possano aiutarci nell'evoluzione positiva, e che esso non sia reso vulnerabile dall'interferenza di chiunque voglia ostacolarlo • Nella gestione degli stakeholder è stato fatto riferimento al noto diagramma di Block, per l'identificazione di "compagni di viaggio", "alleati", "opponenti" e "avversari"
  • 46. SPONSORSHIP E STAKEHOLDER [5] • In tutti i casi, la partita si gioca sul tavolo delle relazioni. Il ruolo della conoscenza si concretizza nelle aree di Utilization e Seizing • Alleati: riaffermazione della qualità della relazione e dell'agreement, discussione di issues e preoccupazioni, richiesta di supporto • Compagni di viaggio: bisogna cercare di aumentare il livello di trust. Non necessariamente cercano coinvolgimento attivo (nel nostro caso lo hanno dovuto comunque garantire spesso). Se di livello elevato, individuare modalità opportune di aggiornamento
  • 47. SPONSORSHIP E STAKEHOLDER [6] • In tutti i casi, la partita si gioca sul tavolo delle relazioni. Il ruolo della conoscenza si concretizza nelle aree di Utilization e Seizing • Opponenti: La loro fiducia è già alta, bisogna aumentare il livello di agreement sulla visione. Nei nostri due casi studio, la resistenza era dovuta a mancanza di competenza. Si è cercata una modalità di coinvolgimento partecipativo al progetto. • Avversari: trust e agreement azzerati. Più informazioni riusciamo a recuperare su di loro, meglio è. In condizioni di incertezza, l'approccio personale è sempre di neutralità: poche domande, affermazioni rispettose, nessuna pressione, coinvolgimento solo ove necessario (es: utilizzo di una delle risorse afferenti alla loro sfera di controllo)
  • 49. RAPPORTO TRA INNOVAZIONE E GESTIONE DELLA CONOSCENZA • La gestione dell'innovazione avviene, per definizione, in condizioni di incertezza. • Questa presentazione ha identificato nella gestione della conoscenza la chiave per abbattere il rischio e produrre valore, attraverso processi –le dynamic capabilities- che garantiscano produzione di valore replicabile anche in condizioni di mutamento ambientale (grazie alla riconfigurazione) • Le dynamic capabilities sono un asset di lungo periodo, che richiede una visione e dipende da fattori di coordinamento, integrazione, apprendimento e riconfigurazione (che hanno un costo associato)
  • 50. RAPPORTO TRA INNOVAZIONE E GESTIONE DELLA CONOSCENZA • Tre aspetti influenzano la portata e l'efficacia di una trasformazione legata alla gestione consapevole e strutturata della conoscenza: • Commitment di lungo periodo (ovvero oltre il perimetro della singola iniziativa progettuale), che garantisca la durevolezza degli sforzi di costruzione delle dynamic capabilities • Il modo in cui gli stakeholder (a partire dalla sponsorship) percepiscono l'ambiente, l'approccio con cui vi interagiscono e i fattori path-dependent hanno impatti sulle loro azioni e decisioni, e influenzano la capacità di creare, utilizzare e mettere a valore gli asset generati dal processo trasformativo
  • 51. RAPPORTO TRA INNOVAZIONE E GESTIONE DELLA CONOSCENZA • L'innovation manager ha la responsabilità di rendersi centrale, accountable e attore primario di questo processo di trasformazione, utilizzando ed evolvendo la propria competenza in modo interdisciplinare e facilitando il flusso della conoscenza in tutte le direzioni impattate dal cambiamento.