Il primo colloquio clinico ha caratteristiche sue proprie che lo differenziano in maniera tipica da tutti gli altri momenti del percorso psicologico. Più che concentrare l’attenzione sul contenuto, il professionista dovrà essere in grado di orientarsi verso la persona, impegnata in un grande sforzo di comprensione del sé e delle proprie dinamiche interne.
Uno dei fattori che determinerà il futuro impegno del cliente/paziente nel processo di auto esplorazione e che lo porterà a scegliere consapevolmente di intraprendere un percorso psicologico è l’esperienza emozionale che potrà vivere durante il primo incontro.
In tal senso, conoscere le caratteristiche, le peculiarità e poter riflettere, anche attraverso uno strumento, sulle diverse fasi e azioni cliniche che è importante rispettare, permetterà al professionista di strutturare in maniera efficace e funzionale la propria modalità di conduzione del primo colloquio clinico.
2. Un colloquio si definisce psicologico quando
l’interesse degli interlocutori non è orientato al
contenuto ma alla persona che ne è coinvolta.
Si tratta di un caso particolare di comunicazione
interpersonale:
1.È una comunicazione complessa: gli scambi utilizzano
il linguaggio verbale e i segni non verbali e paraverbali
(mimica, tono, postura).
2.È un’intercomunicazione a senso unico: lo psicologo
compie uno sforzo di comprensione dell’altro e tale
sforzo non è reciproco (il cliente/paziente compie uno
sforzo di comprensione e chiarificazione su se stesso)
3.È una situazione con componenti proprie.
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4. Alice: "Quale via dovrei prendere?".
Gatto: "Dipende da dove vuoi andare".
Alice: "Poco importa dove".
Gatto: "Allora poco importa quale via
prendere".
Avere una direzione chiara aiuta a
raggiungere la propria meta
Importante chiedersi quale obiettivo voglio
raggiungere con il primo colloquio
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7. Curiosando sul web si legge…
Ha come finalità l’esame del problema e
non semplicemente l’ascolto e/o stabilire
una relazione collaborativa con il paziente
1)Stabilire i Prerequisiti Materiali
del lavoro psicologico
2) Valutare la possibilità che il
paziente si affidi al lavoro dello
Psicologo
3) Analizzare tre aree fondamentali
di indagine:
•le motivazioni della richiesta di
consultazione e i problemi che
l’hanno determinata
•la descrizione di sè come persona
(interessi, vita lavorativa)
•i rapporti con le persone
“significative” della propria vita
Un primo colloquio ha generalmente un
livello di strutturazione basso che possa
consentire al clinico di raccogliere quegli
elementi che provengono dalle parole del
paziente, dall’osservazione del suo
comportamento non-verbale (sguardo,
espressione del volto, gestualità, postura,
timbro della voce, orientamento del
corpo, distanza corporea) e dal proprio
vissuto emotivo
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8. “Lo strumento che utilizziamo per
comprendere – nella maniera più
precisa possibile - come è fatta la
mente del paziente. Questo è
l’unico scopo del colloquio. La
raccolta dell’anamnesi e della
storia ha, nel primo colloquio, una
posizione di secondaria
importanza.” Se ci sarà un seguito
nella storia comune tra paziente e
terapeuta allora a poco a poco
conosceremo anche il racconto
della sua storia in modo
abbastanza dettagliato (Semi,
1985).
Gli Autori dicono …
“È indifferente con che materiale si
inizia il trattamento, se con la
bibliografia del paziente, la storia
della sua malattia o i suoi ricordi
d’infanzia. In ogni caso bisogna
cominciare in modo da lasciar
parlare il paziente e rimettere al
suo arbitrio la scelta del punto di
partenza.” (Freud, 1913)
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10. Rispetto, Accettazione, Calore …
Come fare?
Considerare la
STRUTTURA DI RIFERIMENTO INTERNA del
cliente/paziente
ovvero
Le esperienze individuali del cliente/paziente, le
circostanze in cui si trova e il suo mondo.
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12. Il cliente/paziente può formarsi delle fantasie d'attesa secondo
modelli precostituiti derivanti da esperienze o da conoscenze
pregresse:
}modello medico: io le dico i miei disturbi e tocca a lei curarmi
}modello scolastico: sono qui perché lei m'insegni a comportarmi nel
modo giusto
}modello religioso sono qui e devo confessarle tutto
}modello magico: aspetto che lei mi faccia guarire
}modello poliziesco: devo scoprire il trauma causale
Oltre a fantasie d’attesa rispetto alla persona dello psicologo
(e del cliente/paziente) vi possono essere delle aspettative
rispetto all’andamento del colloquio, a cose da fare, a processi
da seguire.
È compito dello psicologo chiarificare rispetto all’obiettivo del
colloquio stesso , esplicitando le modalità di conduzione.
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13. Il cliente/paziente può credere che:
4l’intervento preveda una risposta/soluzione da parte dello psicologo
4il colloquio con lo psicologo consista in una sorta di intervista
4lo psicologo si avvalga di prescrizioni che possano fornire nell’immediato
una soluzione soddisfacente
Sottolineare che:
È il cliente/paziente, nel processo di interazione con lo
psicologo, a trovare dentro se stesso le risposte auspicate e la
soluzione al suo problema
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14. Il colloquio va condotto e il compito della
conduzione spetta allo psicologo.
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15. Sin dal primo contatto
(che spesso avviene
tramite telefono) lo
psicologo dovrà
“gestire” l’interazione
non lasciando nulla al
caso
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16. La telefonata è il primo momento di
interazione con il cliente:
4chi telefona?
4che modalità usa?
E' importante avere una scheda di
contatto telefonico in cui annotare:
4cosa chiedere
4cosa comunicare
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17. Quali Informazioni ?
4dati anagrafici: nominativo, età
4orario: fissare un appuntamento preciso è già un modo di comunicare
interesse
4luogo: fornire eventuali indicazioni per raggiungere la sede
4durata: definire il tempo, permette anche al cliente di programmare la
propria giornata
4costo: il cliente deve poter valutare se è una spesa che può sostenere
4recapito telefonico: per poter eventualmente disdire
4modalità di disdetta: quando, come …
4invio
4motivo della consultazione
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18. Sondare i motivi che portano il cliente/paziente a
chiedere un incontro?
Pro:
4Consente allo psicologo di predisporsi mentalmente ad affrontare una
data tematica abbassa il livello di ansia
4Aiuta il cliente/paziente ad iniziare a definire la sua situazione
problematica
Contro
4Il cliente/paziente può dilungarsi nella spiegazione e tramutare la
telefonata in un colloquio
4Formarsi un’idea preconcetta sulla situazione del cliente/paziente
4Seguire un copione senza porre attenzione al cliente/paziente
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22. Fase 1: Accoglienza
Dal latino Colligere ovvero, “raccogliere presso di sé; ricevere con
dimostrazione di affetto”.
Lo psicologo deve creare un clima in cui sia lui stesso, sia il proprio
interlocutore possano sentirsi a proprio agio.
Nella fase di Accoglienza lo psicologo deve assolvere a molti
importanti compiti:
§incontrare la persona
§salutarla
§introdurla ad un ambiente che non conosce
§permetterle di accomodarsi, di ambientarsi, di familiarizzare con
l’immagine dello psicologo,
§di normalizzare le forti emozioni che sente
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23. Fase 1: Iniziare a costruire un
rapporto di fiducia
È più semplice per un cliente/paziente discutere
questioni delicate, intime, in un contesto
permeato di calore e accettazione.
Sentire che l’altro si preoccupa di noi e ci
valorizza dà un senso di fiducia immediato, rende
più probabile che il cliente/paziente acquisti
fiducia in sé e nella propria capacità di
fronteggiare i problemi.
La FIDUCIA da parte del cliente/paziente va conquistata (si deve basare su
prove certe altrimenti si tratta della pericolosa condizione dell’Affidamento).
È, dunque, normale che il processo di apertura sia graduale e corrisponda a
specifiche azioni da parte dello psicologo
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24. Fase 1: Iniziale raccolta di dati
Già in questa fase è possibile ricevere
delle informazioni da parte del
cliente/paziente che vanno
prontamente annotate.
In questa fase la raccolta dei dati deve
emergere dal colloquio “apparentemente”
informale e non da subito strutturato.
Importante ricordare che il primo colloquio
NON corrisponde al Colloquio Anamnestico
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26. In questa fase lo Psicologo DEVE dare la parola al
cliente/paziente.
Fase 2: Esplorazione
Può essere presente un disagio nell’aprirsi all’altro che va
tenuto in considerazione.
Aprire me stesso all’altro significa conoscermi, abbassare le
mie difese e dunque espormi, diventare vulnerabile.
La risposta migliore che possiamo offrire è una
profonda accettazione incondizionata, interesse
e comprensione empatica
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27. È possibile utilizzare le cosiddette “domande di
apertura”, domande aperte che incoraggiano
l’altro a parlare liberamente e segnalano che lo
psicologo è lì per ascoltare.
Fase 2: Esplorazione
Quali possono essere domande di
apertura???
Alcune persone hanno bisogno di domande per:
§sentirsi incoraggiati
§per poter dare informazioni
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28. La parola al cliente...
Le “aperture”:
1.Raccontare la propria storia: molto spesso è
presentata come una premessa : “Se permette vorrei
prima dirle alcune cose di me…”
3.Presentare la situazione problematica
4.Presentare il proprio ambiente: parlare del lavoro,
della famiglia
Fase 2: Esplorazione
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29. L’arte di far domande:
Domande NO
Domande chiuse
Si usano se si ha bisogno di informazioni specifiche ma
non sollecitano una comunicazione riflessiva ed
elaborativa
Domande Perché
Possono mettere il cliente sulla difensiva e possono
inibire.
Domande allusive
Domande poste in modo tale da indurre una particolare
risposta
Domande multiple
Possono confondere e portare a risposte parziali
Domande retoriche
Domande che non richiedono una risposta
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30. L’arte di far domande:
Domande SI
Domande aperte
Offrono ai clienti l’opportunità di rispondere con i
propri tempi e di espandere e chiarificare aree
significative
Domande affettive:
Domande che invitano i clienti a discutere i
sentimenti: facilitano l’identificazione e
l’espressione dei sentimenti e stimolano la
riflessione e il pensiero
Domande scandaglio (Egan)
Domande che incoraggiano ad andare avanti per
una maggiore elaborazione di quanto detto
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31. L’arte di far domande:
Domande UTILI
Domande di apertura
Deve essere aperta in modo da incoraggiare il
cliente a parlare liberamente. Segnala che lo
psicologo è lì per ascoltare.
Domande di facilitazione
Formulare domande che incoraggino il cliente a
parlare liberamente
Domande ipotetiche
Domande che portano il cliente ad usare le
proprie abilità immaginative per guardare un
problema da varie prospettive
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32. Fase 2: Esplorazione
La confessione (May)
Questa è la fase in cui il cliente/paziente viene incoraggiato ad
ESPLORARE e CHIARIFICARE (Egan) i propri problemi
Chi parla è il cliente/paziente ma lo psicologo deve orientare la
confessione in direzione del problema
In questa fase lo psicologo utilizza le tecniche base
dell’ascolto:
-parafrasi
-riassunto
-riflettere i sentimenti del cliente
-domande aperte
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33. Fase 3: Nel vivo del colloquio
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34. Fase 3: Nel Vivo del Colloquio
Ricondurre l’attenzione del cliente/paziente
sul problema in termini di obiettivo per
raggiungere il quale ha richiesto l’intervento
stesso.
Attraverso una riformulazione del tipo “Se ho
ben capito…” aiutare il cliente/paziente a
definire l’obiettivo
(si tratterà spesso di un obiettivo generico
che andrà definito via via)
▼
Ciò determina la comprensione/condivisione
delle aspettative del cliente
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35. Anche se in maniera ancora generica e confusa è
molto importante aiutare il cliente/paziente ad
esplicitare l’elemento di cambiamento che si
prefigge di raggiungere intraprendendo il percorso
psicologico.
Fase 3: Nel Vivo del Colloquio
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37. Fase 4: Chiusura
Chiudere un incontro non è facile, soprattutto se la
relazione è ben avviata.
Bisogna trovare il modo di giungere alla conclusione senza
far avvertire disinteresse o desiderio di chiudere la seduta
per liquidare il cliente./paziente.
L’abilità sta nel chiudere in modo empatico, rimanendo in
contatto con il cliente/paziente
Cogliere il momento giusto:
- una riformulazione ben riuscita attraverso al quale il cliente/paziente
si sente compreso
-una riformulazione di un atteggiamento non verbale del
cliente/paziente che denota stanchezza
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38. Fase 4: Chiusura
Ritiro o chiusura del colloquio
§Il cliente deve sapere quanto dura il colloquio
§Concludere senza che sia vissuto come disinteresse da parte
dello psicologo
§Cogliere il momento giusto
§Chiudere in modo empatico rimanendo in contatto con il
cliente
§Fare leva sulla fiducia nella relazione
§Affidare al prossimo incontro il ruolo di occasione futura
§Continuare ad essere congruenti ed empatici
§Ottenere il ritiro del cliente
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39. Fase 4: Chiusura
Prima di chiudere l’incontro è fondamentale spiegare al cliente/paziente tutti
i dettagli gestionali e pratici del percorso.
§frequenza
§costo
§appuntamenti
§disdetta
§modalità di lavoro
§possibilità di contatto fuori dalle sedute
Dare tutte le informazioni permette al
cliente/paziente di scegliere consapevolmente ed
eviterà poi allo psicologo problemi di gestione.
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40. Tutto ciò pone le basi per la creazione di un
contratto che andrà però presentato al
momento dell’avvio del percorso che NON
corrisponde con il primo incontro
Fase 4: Chiusura
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42. PRIVACY
Consenso
(fac-simile)
ai sensi dell’art. 13 del D.lgs 196/2003
Il sottoscritto ,
acquisite oralmente/per iscritto le informazioni di cui all’art. 13
del D.lgs 196/2003, conferisce al dott.
………………………………………………………………………..,
il proprio consenso al trattamento dei suoi dati personali e
sensibili.
Data………………………………………..
Firma……………………………………….
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43. Il contratto può essere scritto o verbale
- Definizione dell’incarico
-Frequenza e durata incontri
-Corrispettivo
-Modalità di pagamento
-Luogo di svolgimento degli incontri e orario di studio
-Durata del rapporto
-Disdetta degli appuntamenti
-Recesso del cliente/recesso dello psicologo
-Privacy
Il CONTRATTO
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44. Il contratto: le regole del setting
Le regole del setting, che
devono attenersi alle
norme deontologiche,
devono tenere in
considerazione i bisogni
del professionista e del
suo cliente/paziente
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45. Il contratto: le regole del setting
Se prevedete di farlo firmare,
presentate il contratto
oralmente in sede di primo
colloquio per permettere alla
persona di operare una scelta
ma rimandate la firma
all’inizio vero e proprio del
percorso.
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47. www.obiettivopsicologia.it
ü Alla ricerca del Tempo perduto: tecniche e strumenti di Time Management
ü Come prendere una decisione. Tecniche e strumenti di decision making
ü Come scrivere il proprio curriculum, la lettera di motivazione e la lettera di
presentazione
Docente: Dott. Edoardo Ercoli
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