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Primo colloquio clinico:
dall’accoglienza alla
definizione del contratto
 
Docente: Sara Eba Di Vaio
saraeba.divaio@gmail.com
www.obiettivopsicologia.it
Un  colloquio  si  definisce  psicologico  quando 
l’interesse degli interlocutori non è orientato al
contenuto ma alla persona che ne è coinvolta.
Si  tratta  di  un  caso  particolare  di  comunicazione 
interpersonale:
1.È una comunicazione complessa: gli scambi utilizzano 
il linguaggio verbale e i segni non verbali e paraverbali 
(mimica, tono, postura).
2.È un’intercomunicazione a senso unico: lo psicologo 
compie  uno  sforzo  di  comprensione  dell’altro  e  tale
sforzo non è reciproco (il cliente/paziente compie uno 
sforzo di comprensione e chiarificazione su se stesso)
3.È una situazione con componenti proprie.
www.obiettivopsicologia.it
Molte variabili concorrono a determinare il clima che 
si verrà a creare tra lo psicologo e il cliente/paziente.
Il primo colloquio ha 
un’importanza particolare.
Il suo buon esito decide sia la 
possibilità di dare inizio al 
percorso clinico sia 
l’andamento dello stesso
www.obiettivopsicologia.it
Alice: "Quale via dovrei prendere?".
Gatto: "Dipende da dove vuoi andare".
Alice: "Poco importa dove".
Gatto: "Allora poco importa quale via
prendere".
Avere una direzione chiara aiuta a 
raggiungere la propria meta
Importante chiedersi quale obiettivo voglio 
raggiungere con il primo colloquio
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Quale obiettivo voglio
raggiungere incontrando
per la prima volta un
cliente/paziente?
www.obiettivopsicologia.it
L’obiettivo che dovremmo 
darci nel primo colloquio è 
che il cliente/paziente
(laddove dotato di motivazioni 
intrinseca al percorso e 
portatore di tematiche 
congruenti con la nostra 
formazione) decida di
intraprendere il percorso
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Curiosando sul web si legge…
Ha come finalità l’esame del problema e 
non semplicemente l’ascolto e/o stabilire 
una relazione collaborativa con il paziente
  
1)Stabilire i  Prerequisiti Materiali 
del lavoro psicologico
2) Valutare la possibilità che il
paziente si affidi al lavoro dello 
Psicologo
3) Analizzare tre aree fondamentali 
di indagine:
•le motivazioni della richiesta di 
consultazione e i problemi che 
l’hanno determinata
•la descrizione di sè come persona 
(interessi, vita lavorativa)
•i rapporti con le persone 
“significative” della propria vita
Un primo colloquio ha generalmente un
livello di strutturazione basso che possa 
consentire al clinico di raccogliere quegli 
elementi che provengono dalle parole del 
paziente, dall’osservazione del suo 
comportamento non-verbale (sguardo, 
espressione del volto, gestualità, postura, 
timbro della voce, orientamento del 
corpo, distanza corporea) e dal proprio 
vissuto emotivo
www.obiettivopsicologia.it
“Lo strumento che utilizziamo per 
comprendere – nella maniera più 
precisa possibile - come è fatta la
mente del paziente. Questo è 
l’unico scopo del colloquio. La 
raccolta dell’anamnesi e della 
storia ha, nel primo colloquio, una 
posizione di secondaria 
importanza.” Se ci sarà un seguito 
nella storia comune tra paziente e 
terapeuta allora a poco a poco 
conosceremo anche il racconto 
della sua storia in modo 
abbastanza dettagliato (Semi, 
1985).
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“È indifferente con che materiale si 
inizia il trattamento, se con la 
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d’infanzia. In ogni caso bisogna
cominciare in modo da lasciar
parlare il paziente e rimettere al 
suo arbitrio la scelta del punto di 
partenza.” (Freud, 1913)
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Indipendentemente da tutto è molto importante che durante 
il primo colloquio il cliente/paziente viva un’ESPERIENZA 
EMOZIONALE POSITIVA, ovvero possa sperimentare 
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L’esperienza emozionale che il cliente 
percepisce durante il primo incontro è uno 
dei fattori che determinerà il suo futuro 
impegno nel processo di autoesplorazione
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Di fronte ad ogni situazione nuova 
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Già prima del primo incontro sia il cliente/paziente che lo 
psicologo producono delle fantasie (FANTASIE RELAZIONALI
PRIMARIE) collegate all’incontro stesso che vanno tenute in 
considerazione
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Il cliente/paziente può formarsi delle fantasie d'attesa secondo 
modelli precostituiti derivanti da esperienze o da conoscenze 
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}modello medico: io le dico i miei disturbi e tocca a lei curarmi
}modello scolastico: sono qui perché lei m'insegni a comportarmi nel
modo giusto
}modello religioso sono qui e devo confessarle tutto
}modello magico: aspetto che lei mi faccia guarire
}modello poliziesco: devo scoprire il trauma causale
Oltre a fantasie d’attesa rispetto alla persona dello psicologo 
(e del cliente/paziente) vi possono essere delle aspettative 
rispetto all’andamento del colloquio, a cose da fare,  a processi 
da seguire.
È compito dello psicologo chiarificare rispetto all’obiettivo del
colloquio stesso , esplicitando le modalità di conduzione.
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Il cliente/paziente può credere che:
4l’intervento preveda una risposta/soluzione da parte dello psicologo
4il colloquio con lo psicologo consista in una sorta di intervista
4lo psicologo si avvalga di prescrizioni che possano fornire nell’immediato
una soluzione soddisfacente
Sottolineare che:
È il cliente/paziente, nel processo di interazione con lo
psicologo, a trovare dentro se stesso le risposte auspicate e la
soluzione al suo problema
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Il colloquio va condotto e il compito della
conduzione spetta allo psicologo.
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Sin dal primo contatto
(che spesso avviene
tramite telefono) lo
psicologo dovrà
“gestire” l’interazione
non lasciando nulla al
caso
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La telefonata è il primo momento di
interazione con il cliente:
4chi telefona?
4che modalità usa?
E' importante avere una scheda di
contatto telefonico in cui annotare:
4cosa chiedere
4cosa comunicare
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Quali Informazioni ?
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4orario: fissare un appuntamento preciso è già un modo di comunicare
interesse
4luogo: fornire eventuali indicazioni per raggiungere la sede
4durata: definire il tempo, permette anche al cliente di programmare la
propria giornata
4costo: il cliente deve poter valutare se è una spesa che può sostenere
4recapito telefonico: per poter eventualmente disdire
4modalità di disdetta: quando, come …
4invio
4motivo della consultazione
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Sondare i motivi che portano il cliente/paziente a
chiedere un incontro?
Pro:
4Consente allo psicologo di predisporsi mentalmente ad affrontare una
data tematica abbassa il livello di ansia
4Aiuta il cliente/paziente ad iniziare a definire la sua situazione
problematica
Contro
4Il cliente/paziente può dilungarsi nella spiegazione e tramutare la
telefonata in un colloquio
4Formarsi un’idea preconcetta sulla situazione del cliente/paziente
4Seguire un copione senza porre attenzione al cliente/paziente
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Griglia di riferimento per condurre il primo colloquio
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…
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Fase 1: Accoglienza
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Fase 1: Accoglienza
Dal latino Colligere ovvero, “raccogliere presso di sé; ricevere con
dimostrazione di affetto”.
Lo psicologo deve creare un clima in cui sia lui stesso, sia il proprio
interlocutore possano sentirsi a proprio agio.
Nella fase di Accoglienza lo psicologo deve assolvere a molti
importanti compiti:
§incontrare la persona
§salutarla
§introdurla ad un ambiente che non conosce
§permetterle di accomodarsi, di ambientarsi, di familiarizzare con
l’immagine dello psicologo,
§di normalizzare le forti emozioni che sente
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Fase 1: Iniziare a costruire un
rapporto di fiducia
È più semplice per un cliente/paziente discutere
questioni delicate, intime, in un contesto
permeato di calore e accettazione.
Sentire che l’altro si preoccupa di noi e ci
valorizza dà un senso di fiducia immediato, rende
più probabile che il cliente/paziente acquisti
fiducia in sé e nella propria capacità di
fronteggiare i problemi.
La FIDUCIA da parte del cliente/paziente va conquistata (si deve basare su
prove certe altrimenti si tratta della pericolosa condizione dell’Affidamento).
È, dunque, normale che il processo di apertura sia graduale e corrisponda a
specifiche azioni da parte dello psicologo
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Fase 1: Iniziale raccolta di dati
Già in questa fase è possibile ricevere
delle informazioni da parte del
cliente/paziente che vanno
prontamente annotate.
In questa fase la raccolta dei dati deve
emergere dal colloquio “apparentemente”
informale e non da subito strutturato.
Importante ricordare che il primo colloquio
NON corrisponde al Colloquio Anamnestico
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Fase 2: Esplorazione
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In questa fase lo Psicologo DEVE dare la parola al
cliente/paziente.
Fase 2: Esplorazione
Può essere presente un disagio nell’aprirsi all’altro che va
tenuto in considerazione.
Aprire me stesso all’altro significa conoscermi, abbassare le
mie difese e dunque espormi, diventare vulnerabile.
La risposta migliore che possiamo offrire è una
profonda accettazione incondizionata, interesse
e comprensione empatica
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È possibile utilizzare le cosiddette “domande di
apertura”, domande aperte che incoraggiano
l’altro a parlare liberamente e segnalano che lo
psicologo è lì per ascoltare.
Fase 2: Esplorazione
Quali possono essere domande di
apertura???
Alcune persone hanno bisogno di domande per:
§sentirsi incoraggiati
§per poter dare informazioni
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La parola al cliente...
Le “aperture”:
1.Raccontare la propria storia: molto spesso è
presentata come una premessa : “Se permette vorrei
prima dirle alcune cose di me…”
3.Presentare la situazione problematica
4.Presentare il proprio ambiente: parlare del lavoro,
della famiglia
Fase 2: Esplorazione
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L’arte di far domande:
Domande NO
Domande chiuse
Si usano se si ha bisogno di informazioni specifiche ma
non sollecitano una comunicazione riflessiva ed
elaborativa
Domande Perché
Possono mettere il cliente sulla difensiva e possono
inibire.
Domande allusive
Domande poste in modo tale da indurre una particolare
risposta
Domande multiple
Possono confondere e portare a risposte parziali
Domande retoriche
Domande che non richiedono una risposta
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L’arte di far domande:
Domande SI
Domande aperte
Offrono ai clienti l’opportunità di rispondere con i
propri tempi e di espandere e chiarificare aree
significative
Domande affettive:
Domande che invitano i clienti a discutere i
sentimenti: facilitano l’identificazione e
l’espressione dei sentimenti e stimolano la
riflessione e il pensiero
Domande scandaglio (Egan)
Domande che incoraggiano ad andare avanti per
una maggiore elaborazione di quanto detto
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L’arte di far domande:
Domande UTILI
Domande di apertura
Deve essere aperta in modo da incoraggiare il
cliente a parlare liberamente. Segnala che lo
psicologo è lì per ascoltare.
Domande di facilitazione
Formulare domande che incoraggino il cliente a
parlare liberamente
Domande ipotetiche
Domande che portano il cliente ad usare le
proprie abilità immaginative per guardare un
problema da varie prospettive
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Fase 2: Esplorazione
La confessione (May)
Questa è la fase in cui il cliente/paziente viene incoraggiato ad
ESPLORARE e CHIARIFICARE (Egan) i propri problemi
Chi parla è il cliente/paziente ma lo psicologo deve orientare la
confessione in direzione del problema
In questa fase lo psicologo utilizza le tecniche base
dell’ascolto:
-parafrasi
-riassunto
-riflettere i sentimenti del cliente
-domande aperte
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Fase 3: Nel vivo del colloquio
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Fase 3: Nel Vivo del Colloquio
Ricondurre l’attenzione del cliente/paziente
sul problema in termini di obiettivo per
raggiungere il quale ha richiesto l’intervento
stesso.
Attraverso una riformulazione del tipo “Se ho
ben capito…” aiutare il cliente/paziente a
definire l’obiettivo
(si tratterà spesso di un obiettivo generico
che andrà definito via via)
▼
Ciò determina la comprensione/condivisione
delle aspettative del cliente
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Anche se in maniera ancora generica e confusa è
molto importante aiutare il cliente/paziente ad
esplicitare l’elemento di cambiamento che si
prefigge di raggiungere intraprendendo il percorso
psicologico.
Fase 3: Nel Vivo del Colloquio
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Fase 4: Chiusura
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Fase 4: Chiusura
Chiudere un incontro non è facile, soprattutto se la
relazione è ben avviata.
Bisogna trovare il modo di giungere alla conclusione senza
far avvertire disinteresse o desiderio di chiudere la seduta
per liquidare il cliente./paziente.
L’abilità sta nel chiudere in modo empatico, rimanendo in
contatto con il cliente/paziente
Cogliere il momento giusto:
- una riformulazione ben riuscita attraverso al quale il cliente/paziente
si sente compreso
-una riformulazione di un atteggiamento non verbale del
cliente/paziente che denota stanchezza
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Fase 4: Chiusura
Ritiro o chiusura del colloquio
§Il cliente deve sapere quanto dura il colloquio
§Concludere senza che sia vissuto come disinteresse da parte
dello psicologo
§Cogliere il momento giusto
§Chiudere in modo empatico rimanendo in contatto con il
cliente
§Fare leva sulla fiducia nella relazione
§Affidare al prossimo incontro il ruolo di occasione futura
§Continuare ad essere congruenti ed empatici
§Ottenere il ritiro del cliente
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Fase 4: Chiusura
Prima di chiudere l’incontro è fondamentale spiegare al cliente/paziente tutti
i dettagli gestionali e pratici del percorso.
§frequenza
§costo
§appuntamenti
§disdetta
§modalità di lavoro
§possibilità di contatto fuori dalle sedute
Dare tutte le informazioni permette al
cliente/paziente di scegliere consapevolmente ed
eviterà poi allo psicologo problemi di gestione.
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Tutto ciò pone le basi per la creazione di un
contratto che andrà però presentato al
momento dell’avvio del percorso che NON
corrisponde con il primo incontro
Fase 4: Chiusura
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La Privacy
L’informativa sulla privacy va fatta
firmare durante il primo colloquio
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PRIVACY
Consenso
(fac-simile)
ai sensi dell’art. 13 del D.lgs 196/2003
Il sottoscritto ,
acquisite oralmente/per iscritto le informazioni di cui all’art. 13
del D.lgs 196/2003, conferisce al dott.
………………………………………………………………………..,
il proprio consenso al trattamento dei suoi dati personali e
sensibili.
Data………………………………………..
Firma……………………………………….
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Il contratto può essere scritto o verbale
- Definizione dell’incarico
-Frequenza e durata incontri
-Corrispettivo
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-Luogo di svolgimento degli incontri e orario di studio
-Durata del rapporto
-Disdetta degli appuntamenti
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-Privacy
Il CONTRATTO
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Il contratto: le regole del setting
Le regole del setting, che
devono attenersi alle
norme deontologiche,
devono tenere in
considerazione i bisogni
del professionista e del
suo cliente/paziente
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Il contratto: le regole del setting
Se prevedete di farlo firmare,
presentate il contratto
oralmente in sede di primo
colloquio per permettere alla
persona di operare una scelta
ma rimandate la firma
all’inizio vero e proprio del
percorso.
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Buon lavoro!!!
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Docente: Dott. Edoardo Ercoli
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  • 1. Primo colloquio clinico: dall’accoglienza alla definizione del contratto   Docente: Sara Eba Di Vaio saraeba.divaio@gmail.com www.obiettivopsicologia.it
  • 2. Un  colloquio  si  definisce  psicologico  quando  l’interesse degli interlocutori non è orientato al contenuto ma alla persona che ne è coinvolta. Si  tratta  di  un  caso  particolare  di  comunicazione  interpersonale: 1.È una comunicazione complessa: gli scambi utilizzano  il linguaggio verbale e i segni non verbali e paraverbali  (mimica, tono, postura). 2.È un’intercomunicazione a senso unico: lo psicologo  compie  uno  sforzo  di  comprensione  dell’altro  e  tale sforzo non è reciproco (il cliente/paziente compie uno  sforzo di comprensione e chiarificazione su se stesso) 3.È una situazione con componenti proprie. www.obiettivopsicologia.it
  • 4. Alice: "Quale via dovrei prendere?". Gatto: "Dipende da dove vuoi andare". Alice: "Poco importa dove". Gatto: "Allora poco importa quale via prendere". Avere una direzione chiara aiuta a  raggiungere la propria meta Importante chiedersi quale obiettivo voglio  raggiungere con il primo colloquio www.obiettivopsicologia.it
  • 5. Quale obiettivo voglio raggiungere incontrando per la prima volta un cliente/paziente? www.obiettivopsicologia.it
  • 7. Curiosando sul web si legge… Ha come finalità l’esame del problema e  non semplicemente l’ascolto e/o stabilire  una relazione collaborativa con il paziente    1)Stabilire i  Prerequisiti Materiali  del lavoro psicologico 2) Valutare la possibilità che il paziente si affidi al lavoro dello  Psicologo 3) Analizzare tre aree fondamentali  di indagine: •le motivazioni della richiesta di  consultazione e i problemi che  l’hanno determinata •la descrizione di sè come persona  (interessi, vita lavorativa) •i rapporti con le persone  “significative” della propria vita Un primo colloquio ha generalmente un livello di strutturazione basso che possa  consentire al clinico di raccogliere quegli  elementi che provengono dalle parole del  paziente, dall’osservazione del suo  comportamento non-verbale (sguardo,  espressione del volto, gestualità, postura,  timbro della voce, orientamento del  corpo, distanza corporea) e dal proprio  vissuto emotivo www.obiettivopsicologia.it
  • 8. “Lo strumento che utilizziamo per  comprendere – nella maniera più  precisa possibile - come è fatta la mente del paziente. Questo è  l’unico scopo del colloquio. La  raccolta dell’anamnesi e della  storia ha, nel primo colloquio, una  posizione di secondaria  importanza.” Se ci sarà un seguito  nella storia comune tra paziente e  terapeuta allora a poco a poco  conosceremo anche il racconto  della sua storia in modo  abbastanza dettagliato (Semi,  1985). Gli Autori dicono … “È indifferente con che materiale si  inizia il trattamento, se con la  bibliografia del paziente, la storia  della sua malattia o i suoi ricordi  d’infanzia. In ogni caso bisogna cominciare in modo da lasciar parlare il paziente e rimettere al  suo arbitrio la scelta del punto di  partenza.” (Freud, 1913) www.obiettivopsicologia.it
  • 10.  Rispetto, Accettazione, Calore … Come fare? Considerare la STRUTTURA DI RIFERIMENTO INTERNA del cliente/paziente ovvero Le esperienze individuali del cliente/paziente, le  circostanze in cui si trova e il suo mondo. www.obiettivopsicologia.it
  • 12. Il cliente/paziente può formarsi delle fantasie d'attesa secondo  modelli precostituiti derivanti da esperienze o da conoscenze  pregresse: }modello medico: io le dico i miei disturbi e tocca a lei curarmi }modello scolastico: sono qui perché lei m'insegni a comportarmi nel modo giusto }modello religioso sono qui e devo confessarle tutto }modello magico: aspetto che lei mi faccia guarire }modello poliziesco: devo scoprire il trauma causale Oltre a fantasie d’attesa rispetto alla persona dello psicologo  (e del cliente/paziente) vi possono essere delle aspettative  rispetto all’andamento del colloquio, a cose da fare,  a processi  da seguire. È compito dello psicologo chiarificare rispetto all’obiettivo del colloquio stesso , esplicitando le modalità di conduzione. www.obiettivopsicologia.it
  • 13. Il cliente/paziente può credere che: 4l’intervento preveda una risposta/soluzione da parte dello psicologo 4il colloquio con lo psicologo consista in una sorta di intervista 4lo psicologo si avvalga di prescrizioni che possano fornire nell’immediato una soluzione soddisfacente Sottolineare che: È il cliente/paziente, nel processo di interazione con lo psicologo, a trovare dentro se stesso le risposte auspicate e la soluzione al suo problema www.obiettivopsicologia.it
  • 14. Il colloquio va condotto e il compito della conduzione spetta allo psicologo. www.obiettivopsicologia.it
  • 15. Sin dal primo contatto (che spesso avviene tramite telefono) lo psicologo dovrà “gestire” l’interazione non lasciando nulla al caso www.obiettivopsicologia.it
  • 16. La telefonata è il primo momento di interazione con il cliente: 4chi telefona? 4che modalità usa? E' importante avere una scheda di contatto telefonico in cui annotare: 4cosa chiedere 4cosa comunicare www.obiettivopsicologia.it
  • 17. Quali Informazioni ? 4dati anagrafici: nominativo, età 4orario: fissare un appuntamento preciso è già un modo di comunicare interesse 4luogo: fornire eventuali indicazioni per raggiungere la sede 4durata: definire il tempo, permette anche al cliente di programmare la propria giornata 4costo: il cliente deve poter valutare se è una spesa che può sostenere 4recapito telefonico: per poter eventualmente disdire 4modalità di disdetta: quando, come … 4invio 4motivo della consultazione www.obiettivopsicologia.it
  • 18. Sondare i motivi che portano il cliente/paziente a chiedere un incontro? Pro: 4Consente allo psicologo di predisporsi mentalmente ad affrontare una data tematica abbassa il livello di ansia 4Aiuta il cliente/paziente ad iniziare a definire la sua situazione problematica Contro 4Il cliente/paziente può dilungarsi nella spiegazione e tramutare la telefonata in un colloquio 4Formarsi un’idea preconcetta sulla situazione del cliente/paziente 4Seguire un copione senza porre attenzione al cliente/paziente www.obiettivopsicologia.it
  • 19. Griglia di riferimento per condurre il primo colloquio www.obiettivopsicologia.it
  • 22. Fase 1: Accoglienza Dal latino Colligere ovvero, “raccogliere presso di sé; ricevere con dimostrazione di affetto”. Lo psicologo deve creare un clima in cui sia lui stesso, sia il proprio interlocutore possano sentirsi a proprio agio. Nella fase di Accoglienza lo psicologo deve assolvere a molti importanti compiti: §incontrare la persona §salutarla §introdurla ad un ambiente che non conosce §permetterle di accomodarsi, di ambientarsi, di familiarizzare con l’immagine dello psicologo, §di normalizzare le forti emozioni che sente www.obiettivopsicologia.it
  • 23. Fase 1: Iniziare a costruire un rapporto di fiducia È più semplice per un cliente/paziente discutere questioni delicate, intime, in un contesto permeato di calore e accettazione. Sentire che l’altro si preoccupa di noi e ci valorizza dà un senso di fiducia immediato, rende più probabile che il cliente/paziente acquisti fiducia in sé e nella propria capacità di fronteggiare i problemi. La FIDUCIA da parte del cliente/paziente va conquistata (si deve basare su prove certe altrimenti si tratta della pericolosa condizione dell’Affidamento). È, dunque, normale che il processo di apertura sia graduale e corrisponda a specifiche azioni da parte dello psicologo www.obiettivopsicologia.it
  • 24. Fase 1: Iniziale raccolta di dati Già in questa fase è possibile ricevere delle informazioni da parte del cliente/paziente che vanno prontamente annotate. In questa fase la raccolta dei dati deve emergere dal colloquio “apparentemente” informale e non da subito strutturato. Importante ricordare che il primo colloquio NON corrisponde al Colloquio Anamnestico www.obiettivopsicologia.it
  • 26. In questa fase lo Psicologo DEVE dare la parola al cliente/paziente. Fase 2: Esplorazione Può essere presente un disagio nell’aprirsi all’altro che va tenuto in considerazione. Aprire me stesso all’altro significa conoscermi, abbassare le mie difese e dunque espormi, diventare vulnerabile. La risposta migliore che possiamo offrire è una profonda accettazione incondizionata, interesse e comprensione empatica www.obiettivopsicologia.it
  • 27. È possibile utilizzare le cosiddette “domande di apertura”, domande aperte che incoraggiano l’altro a parlare liberamente e segnalano che lo psicologo è lì per ascoltare. Fase 2: Esplorazione Quali possono essere domande di apertura??? Alcune persone hanno bisogno di domande per: §sentirsi incoraggiati §per poter dare informazioni www.obiettivopsicologia.it
  • 28. La parola al cliente... Le “aperture”: 1.Raccontare la propria storia: molto spesso è presentata come una premessa : “Se permette vorrei prima dirle alcune cose di me…” 3.Presentare la situazione problematica 4.Presentare il proprio ambiente: parlare del lavoro, della famiglia Fase 2: Esplorazione www.obiettivopsicologia.it
  • 29. L’arte di far domande: Domande NO Domande chiuse Si usano se si ha bisogno di informazioni specifiche ma non sollecitano una comunicazione riflessiva ed elaborativa Domande Perché Possono mettere il cliente sulla difensiva e possono inibire. Domande allusive Domande poste in modo tale da indurre una particolare risposta Domande multiple Possono confondere e portare a risposte parziali Domande retoriche Domande che non richiedono una risposta www.obiettivopsicologia.it
  • 30. L’arte di far domande: Domande SI Domande aperte Offrono ai clienti l’opportunità di rispondere con i propri tempi e di espandere e chiarificare aree significative Domande affettive: Domande che invitano i clienti a discutere i sentimenti: facilitano l’identificazione e l’espressione dei sentimenti e stimolano la riflessione e il pensiero Domande scandaglio (Egan) Domande che incoraggiano ad andare avanti per una maggiore elaborazione di quanto detto www.obiettivopsicologia.it
  • 31. L’arte di far domande: Domande UTILI Domande di apertura Deve essere aperta in modo da incoraggiare il cliente a parlare liberamente. Segnala che lo psicologo è lì per ascoltare. Domande di facilitazione Formulare domande che incoraggino il cliente a parlare liberamente Domande ipotetiche Domande che portano il cliente ad usare le proprie abilità immaginative per guardare un problema da varie prospettive www.obiettivopsicologia.it
  • 32. Fase 2: Esplorazione La confessione (May) Questa è la fase in cui il cliente/paziente viene incoraggiato ad ESPLORARE e CHIARIFICARE (Egan) i propri problemi Chi parla è il cliente/paziente ma lo psicologo deve orientare la confessione in direzione del problema In questa fase lo psicologo utilizza le tecniche base dell’ascolto: -parafrasi -riassunto -riflettere i sentimenti del cliente -domande aperte www.obiettivopsicologia.it
  • 33. Fase 3: Nel vivo del colloquio www.obiettivopsicologia.it
  • 34. Fase 3: Nel Vivo del Colloquio Ricondurre l’attenzione del cliente/paziente sul problema in termini di obiettivo per raggiungere il quale ha richiesto l’intervento stesso. Attraverso una riformulazione del tipo “Se ho ben capito…” aiutare il cliente/paziente a definire l’obiettivo (si tratterà spesso di un obiettivo generico che andrà definito via via) ▼ Ciò determina la comprensione/condivisione delle aspettative del cliente www.obiettivopsicologia.it
  • 35. Anche se in maniera ancora generica e confusa è molto importante aiutare il cliente/paziente ad esplicitare l’elemento di cambiamento che si prefigge di raggiungere intraprendendo il percorso psicologico. Fase 3: Nel Vivo del Colloquio www.obiettivopsicologia.it
  • 37. Fase 4: Chiusura Chiudere un incontro non è facile, soprattutto se la relazione è ben avviata. Bisogna trovare il modo di giungere alla conclusione senza far avvertire disinteresse o desiderio di chiudere la seduta per liquidare il cliente./paziente. L’abilità sta nel chiudere in modo empatico, rimanendo in contatto con il cliente/paziente Cogliere il momento giusto: - una riformulazione ben riuscita attraverso al quale il cliente/paziente si sente compreso -una riformulazione di un atteggiamento non verbale del cliente/paziente che denota stanchezza www.obiettivopsicologia.it
  • 38. Fase 4: Chiusura Ritiro o chiusura del colloquio §Il cliente deve sapere quanto dura il colloquio §Concludere senza che sia vissuto come disinteresse da parte dello psicologo §Cogliere il momento giusto §Chiudere in modo empatico rimanendo in contatto con il cliente §Fare leva sulla fiducia nella relazione §Affidare al prossimo incontro il ruolo di occasione futura §Continuare ad essere congruenti ed empatici §Ottenere il ritiro del cliente www.obiettivopsicologia.it
  • 39. Fase 4: Chiusura Prima di chiudere l’incontro è fondamentale spiegare al cliente/paziente tutti i dettagli gestionali e pratici del percorso. §frequenza §costo §appuntamenti §disdetta §modalità di lavoro §possibilità di contatto fuori dalle sedute Dare tutte le informazioni permette al cliente/paziente di scegliere consapevolmente ed eviterà poi allo psicologo problemi di gestione. www.obiettivopsicologia.it
  • 40. Tutto ciò pone le basi per la creazione di un contratto che andrà però presentato al momento dell’avvio del percorso che NON corrisponde con il primo incontro Fase 4: Chiusura www.obiettivopsicologia.it
  • 41. La Privacy L’informativa sulla privacy va fatta firmare durante il primo colloquio www.obiettivopsicologia.it
  • 42. PRIVACY Consenso (fac-simile) ai sensi dell’art. 13 del D.lgs 196/2003 Il sottoscritto , acquisite oralmente/per iscritto le informazioni di cui all’art. 13 del D.lgs 196/2003, conferisce al dott. ……………………………………………………………………….., il proprio consenso al trattamento dei suoi dati personali e sensibili. Data……………………………………….. Firma………………………………………. www.obiettivopsicologia.it
  • 43. Il contratto può essere scritto o verbale - Definizione dell’incarico -Frequenza e durata incontri -Corrispettivo -Modalità di pagamento -Luogo di svolgimento degli incontri e orario di studio -Durata del rapporto -Disdetta degli appuntamenti -Recesso del cliente/recesso dello psicologo -Privacy Il CONTRATTO www.obiettivopsicologia.it
  • 44. Il contratto: le regole del setting Le regole del setting, che devono attenersi alle norme deontologiche, devono tenere in considerazione i bisogni del professionista e del suo cliente/paziente www.obiettivopsicologia.it
  • 45. Il contratto: le regole del setting Se prevedete di farlo firmare, presentate il contratto oralmente in sede di primo colloquio per permettere alla persona di operare una scelta ma rimandate la firma all’inizio vero e proprio del percorso. www.obiettivopsicologia.it
  • 47. www.obiettivopsicologia.it ü Alla ricerca del Tempo perduto: tecniche e strumenti di Time Management ü Come prendere una decisione. Tecniche e strumenti di decision making ü Come scrivere il proprio curriculum, la lettera di motivazione e la lettera di presentazione Docente: Dott. Edoardo Ercoli Webinar registrati: Da rivedere in qualsiasi momento e ogni volta che si desidera