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Conclusioni
La speranza ecologista e la speranza populista
Il M5S è il più grande movimento verde al mondo.
ALFONSO PECORARO SCANIO
Quale sarà il futuro del Movimento 5 Stelle? Con questo libro voglio
aiutare ognuno a cercare la sua risposta. Me compreso. Il futuro dei 5
Stelle dipenderà in gran parte dalla dinamica tra le due speranze che
convivono nel Movimento, la social-ecologica e la populista. La prima
vorrebbe un mondo più giusto e più pulito. La seconda vorrebbe che
il Paese fosse governato dal “popolo”, invece che dai “politici”.
La speranza dei social-ecologisti è quella che li fece avvicinare a Bep-
pe e poi al Movimento negli anni Novanta e Duemila. In un Paese come
l’Italia, privo di un partito Verde rilevante, i social-ecologisti ebbero
l’impressione di poter costruire, con il Movimento 5 Stelle, un forte par-
tito ambientalista, come ce ne sono in tutti i Paesi europei. «Il M5S è di-
ventato il più grande movimento verde al mondo» disse nel 2014 Alfon-
so Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente ed ex leader dei Verdi
italiani. E disse di Beppe: «Credo davvero che l’ecologia sia nel suo
Dna». Per conoscere altre credenziali verdi che Pecoraro attesta ai 5
Stelle consiglio di leggere la sua intervista sul Movimento a «Linkiesta»
del 23 maggio 20141
. Il riconoscimento dell’ex ministro è dovuto in par-
te alla divulgazione sui temi social-ecologici fatta insieme da me e da
Beppe dal 1992 e in parte al comportamento parlamentare, nel 2014,
dei 163 tra deputati e senatori 5 Stelle. «I parlamentari del Movimento
1 Intervista a Pecoraro Scanio: il Movimento 5 Stelle è il più grande movimento Verde
e Pacifista in Europa, «Linkiesta», 23 maggio 2014, https://bit.ly/2YjjzFA.
235
5 Stelle» continua l’ex ministro «sono i più ecologisti del nostro parla-
mento […] sono ancora più rigidi (di noi Verdi, ndr) contro inquinato-
ri, cementificatori e speculatori». La speranza social-ecologista fu anche
quella dei 17 europarlamentari che nella legislatura 2014-2019 ebbero
la massima sovrapposizione di voto, il 74%, con i Verdi europei e la Si-
nistra Unitaria Europea.
La seconda speranza che vive nel 5 Stelle è quella dei populisti e si
sviluppò nella seconda fase del Movimento, a partire dal 2007, due anni
dopo la nascita dei Meetup del movimento degli Amici di Beppe Grillo
nel 2005. Gli aderenti populisti abbracciarono il Movimento per rabbia
verso “la casta”e credettero di potere mandare “i politici tutti a casa”.
I più riflessivi tra loro sostengono di essere anti-politici, non anti-poli-
tica. Ma come può essere fatta una politica senza i politici che la fanno?
La distinzione, precisano, è allora tra politici di professione e politici
temporanei che possano fare i politici solo per due mandati. Allora, per-
ché questi politici non sarebbero politici? Chi facesse per dieci anni il
vigile o il preside non sarebbe un vigile o un preside?
In Europa il linguaggio volgare (“vaffanculo”) e soprattutto quel ber-
sagliare indiscriminatamente, “i politici”, sono estranei alla tradizione
dei partiti verdi e di sinistra. Quei due tratti, la volgarità e il populismo,
segnarono l’inizio della deriva a destra del Movimento che lo portò nel
2018 a fare ciò che aveva sempre giurato che non avrebbe mai fatto: un
governo in combutta con “la casta”, ossia con la Lega del senatore Sal-
vini, la destra più pericolosa d’Europa. Agli aderenti populisti proba-
bilmente poco interessa dei temi social-ecologici del primo Movimento.
Alcuni aderenti populisti hanno un retroterra politico qualunquista o
di destra o di estrema destra. Inoltre essi sembrano non distinguere tra
i politici che governano male per disonestà o incapacità e quelli che non
governano abbastanza bene perché governare è estremamente difficile,
richiede compromessi, e permette di realizzare solo una piccola parte
di ciò che si vorrebbe, come i 5 Stelle al governo stanno scoprendo. Con
il “tutti a casa” e con l’ingiuria il Movimento si negava così la possibilità
di governare un giorno insieme a quei partiti che più gli avrebbero per-
messo di realizzare una parte dei suoi obiettivi.
Il tripartito di sinistra che si insediò il 4 settembre 2019 dimostra
però che neanche le peggiori ingiurie del passato possono impedire la
formazione del governo più inverosimile quando la democrazia e i seg-
gi di parlamentare o ministro sono in pericolo.
CONCLUSIONI
Un partito nato da una tecnologia e da un’ideologia
Non a caso l’iPhone e il Movimento 5 Stelle
nacquero negli stessi anni.
Voglio riassumere alcuni dei capisaldi che ho sviluppato nei prece-
denti capitoli. Come ho spiegato, il Movimento 5 Stelle è il primo e l’u-
nico partito digitale al mondo. Pochi si rendono conto della portata di
quest’innovazione che forse ispirerà imitazioni all’estero.
Il partito digitale è il prodotto di una tecnologia e di una ideologia.
La tecnologia è quella digitale, ossia quell’insieme di nuovi apparati e
funzioni che emersero all’inizio del Ventunesimo secolo, senza i quali il
partito digitale non poteva nascere: smartphone e computer portatili a
buon mercato, server a buon mercato, copertura wi-fi quasi ubiquitaria,
sviluppo di internet. Non a caso il Movimento 5 Stelle nacque nel 2009,
solo due anni dopo l’iPhone. L’ideologia che ha generato il Movimento
5 Stelle è il digitalismo, un modo di pensare nato in California negli anni
Settanta, che vede nelle tecnologie digitali lo strumento per la definitiva
emancipazione dell’umanità.
Nessuno capì meglio di Gianroberto il potenziale politico degli stru-
menti digitali. Per questo nessuno ha tentato di creare un altro partito di-
gitale. Parimenti, non conosco osservatori che abbiano colto appieno la
portata storica di questa innovazione politica, che resterà nei libri di sto-
ria, d’informatica e di marketing. Gianroberto gestì il partito digitale con
tale perizia che esso divenne per un anno, il 2018, il partito più votato e
partecipò a un governo con la Lega e dal 4 settembre 2019 a uno con le
sinistre. I Casaleggio, Gianroberto e il figlio Davide, ottennero questi ri-
sultati utilizzando internet per edificare la struttura del partito, non solo
per la comunicazione. La loro costruzione del movimento degli Amici di
Beppe Grillo dal 2005 con la piattaforma online Meetup fu formidabile.
Il Movimento fu assemblato quasi senza soldi, con pochissimi adepti e
nell’indifferenza o l’ostilità di molti media. Nel 2013 e nel 2018 il Movi-
mento raccolse rispettivamente 9 e 11 milioni di voti su 50 e su 51 milioni
di elettori. Anche questi traguardi furono raggiunti con pochissimi adep-
ti, ossia i circa 20mila o 30mila partecipanti alle votazioni in internet.
Gianrobertoebbeanchel’abilitàdicoinvolgerenelsuoprogettountesti-
monial come Beppe Grillo, uno dei comici italiani più popolari, il quale
si gettò nell’impresa con una passione mai vista in Italia tra gli uomini di
236 SNATURATI
237
spettacolo.Ilsuocoinvolgimentofutalecheimediacominciaronoachia-
maregrillinigliadeptidelpartitodiCasaleggio.SenzaBeppeilMovimen-
to 5 Stelle non ci sarebbe.
Insieme ai successi ci fu una trasformazione graduale del Movimento
dall’ecologismo al populismo, dalla sinistra alla destra, che ne snaturò
l’anima, fino a portarlo nel giugno 2018 alla collusione con la Lega, il
più virulento partito di estrema destra in Europa. Questo snaturamento
cominciò già con i primi due Vaffanculo-Day del 2007 e 2008, animati
da una spirito rancoroso invece che da progetti radiosi.
In vent’anni da sinistra a destra
La vicenda dei due europarlamentari Marco Affronte e Marco Zanni
è sintomatica delle due anime e delle due epoche del Movimento.
Quando nel 2017 la centrale cercò di fare ammettere il 5 Stelle nel grup-
po Alde2
, questi due europarlamentari lasciarono il movimento. Affron-
te, classe 1965, aderì ai Verdi europei. Zanni, classe 1986, aderì alla Le-
ga. Tra i due, vent’anni di differenza. Vent’anni, come quelli che dal
1992 al 2012 separano la fase social-ecologica di Beppe da quella tec-
no-populista di Gianroberto.
Pregi e pericoli di un partito digitale
Il futuro c’è già.
Ma è sempre altrove.
Le due peculiarità più importanti di questo partito digitale mi sem-
brano le seguenti. La prima è l’elezione dal basso della classe politica 5
Stelle. I politici del Movimento che siedono nei parlamenti e nei consi-
gli regionali e comunali sono stati scelti dalla base nelle cosiddette par-
lamentarie nazionali o in simili elezioni locali. Alle parlamentarie e alle
europarlamentarie partecipano in media 20mila o 30mila iscritti. Que-
sto sistema di democrazia di base è possibile solo con gli strumenti di-
gitali ed è senza pari in altri partiti.
La seconda peculiarità è meno apprezzabile. L’esperimento di partito
digitale del Movimento 5 Stelle dimostra che le tecnologie informatiche
2 Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa.
CONCLUSIONI
permettono di creare una struttura politica privata, diretta da una per-
sona non eletta, inamovibile che non deve rendere conto a nessuno.
Una tale condizione consente molte manipolazioni e dà ai possessori dei
big-data degli iscritti un potere enorme, impensabile in un partito non
digitale. Tra la centrale del partito e l’iscritto non c’è interfaccia perso-
nale, postale, telefonica, o per email. L’unica interfaccia è digitale, nelle
piattaforme del partito. Tra la centrale e l’iscritto la trasparenza è a sen-
so unico: la centrale sa molto dell’iscritto, ma l’iscritto non sa niente del-
la centrale. È per questo che ho scritto che il potere di oggi si conquista
più con i dati che con i soldati.
Non credo che la centrale 5 Stelle sia capace di creare una tecnodit-
tatura. Tuttavia, metto in guardia i cittadini di altri Paesi contro il ri-
schio che imprenditori, politici o militari più pericolosi di quelli italiani
creino i loro partiti digitali e ne facciano un peggiore uso.
Quale futuro per il nuovo Movimento 5 Stelle
Dal 2018 il 5 Stelle è un partito nuovo,
abbastanza simile a quelli vecchi.
Per i motivi che ho esposto in questo libro il Movimento 5 Stelle come
lo conoscevamo è alle nostre spalle. Il suo snaturamento si consolidò con
quello che Aldo Giannuli definì «il colpo di Stato»3
di Luigi Di Maio del
dicembre 2017. Dal 2018 il 5 Stelle è un partito nuovo, abbastanza simile
a quelli vecchi. Migliore, secondo alcuni. Peggiore, secondo altri. Il 5
Stelle è da sempre un collage di idee e spesso incompatibili. Di conse-
guenza è una mescolanza di persone molto diverse, che hanno aderito al
Movimento in momenti e per motivi diversi tra il 2005 e il 2019.
È difficile che il Movimento sappia far fronte senza danno alla grande
divergenza tra le sue promesse elettorali non mantenibili e il poco che
esso riesce a fare al governo. I capi 5 Stelle non sembrano accorgersi che
governare è laborioso per tutti, il che rende sempre più pericolosa la lo-
ro ingenuità. Ma il Movimento realizza poco anche perché i suoi nota-
bili sono in buona parte dilettanti. Molti di loro non hanno mai ammi-
nistrato alcuna struttura, fosse anche solo un piccolo Comune, ma ora
pretendono di governare un Paese del G7.
3 https://bit.ly/2K3BpZD.
238 SNATURATI
239
Da “né destra né sinistra”
a “né carne né pesce”.
La collusione con la Lega di Matteo Salvini è stata deleteria per il Mo-
vimento 5 Stelle, come avevo previsto nel maggio 20184
. Alle prossime
elezioni infatti, chi ha votato 5 Stelle per inclinazione a destra potrebbe
preferire la Lega o l’astensione, temendo che l’ambiguità dei 5 Stelle li
porti ad allearsi con le sinistre. Chi invece lo votò per inclinazione a si-
nistra o perché ingenuamente credeva alla promessa che non si sarebbe
mai alleato con “la casta” potrebbe non perdonare il tradimento e sce-
gliere le sinistre o l’astensione.
Quando si sta all’opposizione e si promette di “mandare tutti a casa”
e di non fare coalizioni, l’ambiguità politica è un vantaggio perché fa
raccogliere voti da tutte le direzioni. Quando invece si torna alle elezio-
ni dopo aver governato in una coalizione con “la casta” fondata sull’in-
ganno degli elettori, l’ambiguità politica è uno svantaggio perché gene-
ra sfiducia da tutte le direzioni. Il 5 Stelle sta purtroppo passando dal
“né destra né sinistra” al “né carne né pesce”. Può essere così percepito
come un partito che non sa cosa vuole e di cui non ci si può fidare. La
rocambolesca formazione nell’agosto 2019 di una coalizione con quelle
sinistre che il Movimento aveva denigrato per dieci anni probabilmente
conferma questa percezione.
I possibili destini del Movimento 5 Stelle mi sembrano i seguenti.
Governando con le sinistre potrebbe gradualmente riscoprire, per pro-
pensione o per opportunità, quella visione e quei programmi sociali ed
ecologici con i quali il Movimento era nato. In caso di rottura della coa-
lizione, però, potrebbe tornare a fare la stampella involontaria della Le-
ga (Di Maio: «Ci capiamo al volo»), perdendo ulteriormente credibiltà.
Esaurite tutte le opzioni a disposizione, il Movimento potrebbe, invece,
tornare all’opposizione e perseverare nella sua promessa iniziale di
“mandare tutti a casa”. Un’altra possibilità è la scissione del Movimento
in due o più gruppi. L’ultima ipotesi, infine, è lo scioglimento, come già
accadde a diversi partiti e movimenti italiani.
Nessuno se lo chiede, ma cosa sarà di un Movimento che, per prin-
cipio, non ha coltivato una classe dirigente, quando l’attuale capo ono-
revole Di Maio e i suoi colleghi più potenti («cittadini prestati alla po-
4 https://bit.ly/2Oo25YZ.
CONCLUSIONI
litica») diventeranno, per statuto, ineleggibili? E cosa sarà quando Bep-
pe non vorrà o non potrà più tenere insieme il magma politico che ha
creato e il Movimento resterà nelle mani di un manager?
Il 5 Stelle non è un partito come gli altri
È vero allora che il Movimento 5 Stelle «è un po’ di destra, un po’ di
sinistra, un po’ di centro» come scrisse Beppe Grillo? In mancanza di
sistemi quantitativi di valutazione, per esempio come quelli della Sviz-
zera, possiamo applicare quattro criteri per rispondere a questa doman-
da. Primo: l’analisi dei programmi elettorali. Nel capitolo Un partito
ambiguo, ho esposto i sei programmi elettorali del Movimento dal 2009
al 2019. Secondo: il comportamento di voto dei parlamentari nel corso
di una legislatura. Abbiamo visto che nella legislatura 2014-19 nel Par-
lamento europeo questo comportamento è stato massimamente simile
a quello della Sinistra Europea Unita e dei Verdi. Si trattò, però, solo di
17 europarlamentari, lontani dal controllo della centrale milanese del
Movimento. Per il Parlamento italiano purtroppo non esistono statisti-
che sulla sovrapposizione tra i voti dei parlamentari 5 Stelle e dei par-
lamentari degli altri partiti. I dati di questa sovrapposizione sarebbero
facilmente aggregabili partendo dai dati sui voti di ogni parlamentare.
Trattare questi dati sarebbe facile per una ditta di web-marketing. Pur-
troppo, però né la Casaleggio Associati né altre aziende svolgono que-
sto servizio pubblicamente. Terzo: la biografia politica e intellettuale dei
parlamentari. In effetti, ne potremmo classificare alcuni a destra, altri a
sinistra e alcuni come indefinibili, ma non si sa in quale proporzione.
Un profilo dell’orientamento politico degli attuali 347 parlamentari
non è disponibile. Quarto: la scelta di andare al governo con la Lega e
poi con le sinistre e le azioni di governo. Quest’ultimo, infine, è il cri-
terio più importante, perché è nel governare che più si manifesta l’iden-
tità di un partito e del suo personale. Una valutazione di tutte le dichia-
razioni e le azioni di governo dal giugno 2018 non è scopo di questo li-
bro. Tuttavia, purtroppo, sembra confermarsi sempre più la vecchia
saggezza: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Se la risposta è “con tutti”,
il soggetto non fa bella figura.
240 SNATURATI
241
Loro non esiste
L’ambizione di Gianroberto e di Beppe non fu di cambiare un gover-
no. Fu invece quella di sostituire un’intera classe politica, di cambiare
le istituzioni della Repubblica e il modo di usarle, e addirittura di cam-
biare la moralità di un popolo («L’onestà tornerà di moda»). Il successo
di tale missione è impensabile con gli attuali consensi al Movimento.
Meno di due elettori su dieci, infatti, lo hanno votato nel 2019 e meno
di due intervistati su dieci nell’agosto 2019 vorrebbero votarlo. L’obiet-
tivo di purificazione politica e sociale che indusse Gianroberto e Beppe
a fondare un partito non sarebbe raggiungibile neanche se il Movimen-
to avesse i voti di più di cinque elettori su dieci. Per cercare di cambiare
una mentalità e un sistema, infatti, occorre il consenso di ben più di
metà degli adulti. Un tale consenso il Movimento avrebbe potuto averlo
se si fosse dedicato a mostrare il meglio di “noi”, invece che il peggio di
“loro”. “Loro” semplicemente non esiste.
In poco più di un anno “loro” scomparvero fulmineamente dal radar
5 Stelle. Dapprima la Lega non fu più “loro”. Poi nemmeno il Partito
Democratico e Liberi e uguali furono più “loro”. Anche la realtà inse-
gna ai 5 Stelle che “loro” non esiste.
Il Movimento avrebbe avuto più successo se si fosse impegnato a mi-
gliorare e comunicare i suoi programmi e a educare il suo personale. In-
vece i suoi manager e i suoi media si sono concentrati a dire sempre cosa
facevano male gli altri e raramente cosa volevano fare bene loro. Racco-
mandai a Beppe di invertire il messaggio: «Su dieci cose che dici, alme-
no nove siano positive». Ma non ne volle sapere. Inoltre, i capi 5 Stelle
e decine di migliaia di loro adepti si sono rivolti ai nemici sempre con
scherno, deformandone i nomi, e spesso con termini come «Pidioti!»,
«Pd meno L»5
, «Schifosi», «Mafiosi», «Dovete morire», «Siamo in
guerra!». In questo modo i 5 Stelle hanno guadagnato il consenso di chi
vive la politica come pugilato. Hanno però perso il consenso di chi vive
la politica come un confronto di idee, non di contumelie. I 5 Stelle si so-
no messi così fuori dalle regole della democrazia, che implicano un con-
fronto tra concorrenti, non tra nemici, e una competizione di progetti
politici, nel rispetto delle persone e delle idee.
5 L’espressione «Pd meno L» schernisce il Partito democratico (Pd), paragonandolo
alla coalizione Popolo delle libertà (Pdl), capeggiata da Silvio Berlusconi.
CONCLUSIONI
Per una rinascita del Movimento 5 Stelle
Spiace che un partito di speranza come il Movimento 5 Stelle si sia
snaturato prendendo una piega che nuoce al Paese, e a se stesso.
L’Italia è come un terreno inaridito che ha gran sete di buona politi-
ca. Da molti anni ci sono le premesse per proporre al Paese una transi-
zione verso una società più sostenibile e più equa, con un’economia più
giusta, efficace ed ecologica, con stili di vita più sobri che diano più va-
lore alle persone che alle cose, e con un sistema politico di persone più
corrette, nel quale «l’onestà tornerà di moda». Una proposta del genere
non potrebbe raccogliere ben più della metà dei voti? Perché allora la
grande maggioranza degli italiani non vota per il Movimento?
Di fronte all’aggravarsi della crisi ecologica, la transizione ecologica
e solidale sarà sempre più la questione politica numero uno, sulla quale
tutti i governi dovranno misurarsi. Su questo terreno il Movimento, che
fu definito «il più grande movimento verde del mondo»6
, aveva dieci
anni fa un vantaggio enorme. Ma lo ha perso, incarognendosi contro i
vitalizi, le auto blu e i naufraghi africani. Come se le odiate Ong che sal-
vano i naufraghi fossero una minaccia più grave di quella del cambia-
mento climatico.
Il Movimento era l’unico partito ad avere in mano il jolly verde. Ma
lo ha scartato. Invece di puntare su un messaggio positivo e moderno,
si è snaturato e si è dedicato principalmente a ringhiare contro i nemici.
Ora raccoglie gli aridi frutti di ciò che ha seminato.
Allora il Movimento è condannato? No. Ma per salvarsi deve cam-
biare discorso, programmi e personale.
Il discorso principale dovrà diventare quello della modernizzazione
ecologica e della mano tesa a tutti gli uomini e le donne di buona vo-
lontà, così come fanno i partiti Verdi d’Europa. In Germania i Verdi so-
no il secondo partito e hanno qualche chance di diventare il primo e di
esprimere un cancelliere verde. Essi sono anche il primo partito nel go-
verno del Baden-Wurttemberg, il Land più ricco e più tecnologico, la
“Lombardia tedesca”, di cui esprimono il Primo ministro Windfried
Kretschmann. Nella nostra Lombardia, invece, il Movimento non arri-
va al 20% dei voti validi. ll Movimento, per esempio, potrebbe ispirarsi
6 Intervista a Pecoraro Scanio: il Movimento 5 Stelle è il più grande movimento Verde
e Pacifista in Europa, «Linkiesta», 23 maggio 2014, https://bit.ly/2YoYvha.
242 SNATURATI
243
alla visione e ai programmi dell’Asvis7
, l’Alleanza Italiana per lo Svilup-
po Sostenibile, un’eccellenza italiana che gode di grande consenso.
I programmi politici del Movimento dovranno includere ogni obiet-
tivo all’interno del grande quadro della Agenda 2030 delle Nazioni Uni-
te e dei relativi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).
Anche il personale richiederà rinnovamento. Chi non ha saputo fare
discorsi e programmi benefici per il Paese e il Movimento dovrà cedere
il posto a donne e uomini orientati alla transizione ecologica invece che
al populismo.
Infine dovrà esserci un congresso. In ogni organizzazione politica o
civile che necessita riforme fondamentali questo è lo strumento più uti-
le. Si potrà anche svolgere localmente una raccolta di proposte e criti-
che riguardanti il Movimento da riassumere poi a livello nazionale. La
Francia ha fatto una grande esperienza del genere con il Gran Debat
del 2019 che ha raccolto le proposte e le lamentele di milioni di citta-
dini, elaborate poi con strumenti digitali. Anche l’Islanda fece qualcosa
del genere dopo la sua bancarotta del 2008. Come partito digitale il Mo-
vimento sarebbe predestinato per fare lo stesso.
Tutto ciò è impossibile, direte. A volte però l’unica via di salvezza è
tentare l’impossibile. Quando tutto sembra perduto, non si ha più nul-
la da perdere. Il mondo va verso una crisi ecologica e sociale come for-
se l’umanità non ha mai conosciuto. Se nei prossimi anni non sapremo
far fronte al cambiamento climatico, all’erosione della biodiversità, alle
migrazioni, e alle crescenti diseguaglianze, possiamo scordarci il be-
nessere e la pace di cui godiamo. Se non sappiamo gestire la piccola
crisi del Movimento 5 Stelle come sapremo far fronte alle grandi sfide
che ci attendono?
7 https://asvis.it.
CONCLUSIONI

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  • 1. Conclusioni La speranza ecologista e la speranza populista Il M5S è il più grande movimento verde al mondo. ALFONSO PECORARO SCANIO Quale sarà il futuro del Movimento 5 Stelle? Con questo libro voglio aiutare ognuno a cercare la sua risposta. Me compreso. Il futuro dei 5 Stelle dipenderà in gran parte dalla dinamica tra le due speranze che convivono nel Movimento, la social-ecologica e la populista. La prima vorrebbe un mondo più giusto e più pulito. La seconda vorrebbe che il Paese fosse governato dal “popolo”, invece che dai “politici”. La speranza dei social-ecologisti è quella che li fece avvicinare a Bep- pe e poi al Movimento negli anni Novanta e Duemila. In un Paese come l’Italia, privo di un partito Verde rilevante, i social-ecologisti ebbero l’impressione di poter costruire, con il Movimento 5 Stelle, un forte par- tito ambientalista, come ce ne sono in tutti i Paesi europei. «Il M5S è di- ventato il più grande movimento verde al mondo» disse nel 2014 Alfon- so Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente ed ex leader dei Verdi italiani. E disse di Beppe: «Credo davvero che l’ecologia sia nel suo Dna». Per conoscere altre credenziali verdi che Pecoraro attesta ai 5 Stelle consiglio di leggere la sua intervista sul Movimento a «Linkiesta» del 23 maggio 20141 . Il riconoscimento dell’ex ministro è dovuto in par- te alla divulgazione sui temi social-ecologici fatta insieme da me e da Beppe dal 1992 e in parte al comportamento parlamentare, nel 2014, dei 163 tra deputati e senatori 5 Stelle. «I parlamentari del Movimento 1 Intervista a Pecoraro Scanio: il Movimento 5 Stelle è il più grande movimento Verde e Pacifista in Europa, «Linkiesta», 23 maggio 2014, https://bit.ly/2YjjzFA.
  • 2. 235 5 Stelle» continua l’ex ministro «sono i più ecologisti del nostro parla- mento […] sono ancora più rigidi (di noi Verdi, ndr) contro inquinato- ri, cementificatori e speculatori». La speranza social-ecologista fu anche quella dei 17 europarlamentari che nella legislatura 2014-2019 ebbero la massima sovrapposizione di voto, il 74%, con i Verdi europei e la Si- nistra Unitaria Europea. La seconda speranza che vive nel 5 Stelle è quella dei populisti e si sviluppò nella seconda fase del Movimento, a partire dal 2007, due anni dopo la nascita dei Meetup del movimento degli Amici di Beppe Grillo nel 2005. Gli aderenti populisti abbracciarono il Movimento per rabbia verso “la casta”e credettero di potere mandare “i politici tutti a casa”. I più riflessivi tra loro sostengono di essere anti-politici, non anti-poli- tica. Ma come può essere fatta una politica senza i politici che la fanno? La distinzione, precisano, è allora tra politici di professione e politici temporanei che possano fare i politici solo per due mandati. Allora, per- ché questi politici non sarebbero politici? Chi facesse per dieci anni il vigile o il preside non sarebbe un vigile o un preside? In Europa il linguaggio volgare (“vaffanculo”) e soprattutto quel ber- sagliare indiscriminatamente, “i politici”, sono estranei alla tradizione dei partiti verdi e di sinistra. Quei due tratti, la volgarità e il populismo, segnarono l’inizio della deriva a destra del Movimento che lo portò nel 2018 a fare ciò che aveva sempre giurato che non avrebbe mai fatto: un governo in combutta con “la casta”, ossia con la Lega del senatore Sal- vini, la destra più pericolosa d’Europa. Agli aderenti populisti proba- bilmente poco interessa dei temi social-ecologici del primo Movimento. Alcuni aderenti populisti hanno un retroterra politico qualunquista o di destra o di estrema destra. Inoltre essi sembrano non distinguere tra i politici che governano male per disonestà o incapacità e quelli che non governano abbastanza bene perché governare è estremamente difficile, richiede compromessi, e permette di realizzare solo una piccola parte di ciò che si vorrebbe, come i 5 Stelle al governo stanno scoprendo. Con il “tutti a casa” e con l’ingiuria il Movimento si negava così la possibilità di governare un giorno insieme a quei partiti che più gli avrebbero per- messo di realizzare una parte dei suoi obiettivi. Il tripartito di sinistra che si insediò il 4 settembre 2019 dimostra però che neanche le peggiori ingiurie del passato possono impedire la formazione del governo più inverosimile quando la democrazia e i seg- gi di parlamentare o ministro sono in pericolo. CONCLUSIONI
  • 3. Un partito nato da una tecnologia e da un’ideologia Non a caso l’iPhone e il Movimento 5 Stelle nacquero negli stessi anni. Voglio riassumere alcuni dei capisaldi che ho sviluppato nei prece- denti capitoli. Come ho spiegato, il Movimento 5 Stelle è il primo e l’u- nico partito digitale al mondo. Pochi si rendono conto della portata di quest’innovazione che forse ispirerà imitazioni all’estero. Il partito digitale è il prodotto di una tecnologia e di una ideologia. La tecnologia è quella digitale, ossia quell’insieme di nuovi apparati e funzioni che emersero all’inizio del Ventunesimo secolo, senza i quali il partito digitale non poteva nascere: smartphone e computer portatili a buon mercato, server a buon mercato, copertura wi-fi quasi ubiquitaria, sviluppo di internet. Non a caso il Movimento 5 Stelle nacque nel 2009, solo due anni dopo l’iPhone. L’ideologia che ha generato il Movimento 5 Stelle è il digitalismo, un modo di pensare nato in California negli anni Settanta, che vede nelle tecnologie digitali lo strumento per la definitiva emancipazione dell’umanità. Nessuno capì meglio di Gianroberto il potenziale politico degli stru- menti digitali. Per questo nessuno ha tentato di creare un altro partito di- gitale. Parimenti, non conosco osservatori che abbiano colto appieno la portata storica di questa innovazione politica, che resterà nei libri di sto- ria, d’informatica e di marketing. Gianroberto gestì il partito digitale con tale perizia che esso divenne per un anno, il 2018, il partito più votato e partecipò a un governo con la Lega e dal 4 settembre 2019 a uno con le sinistre. I Casaleggio, Gianroberto e il figlio Davide, ottennero questi ri- sultati utilizzando internet per edificare la struttura del partito, non solo per la comunicazione. La loro costruzione del movimento degli Amici di Beppe Grillo dal 2005 con la piattaforma online Meetup fu formidabile. Il Movimento fu assemblato quasi senza soldi, con pochissimi adepti e nell’indifferenza o l’ostilità di molti media. Nel 2013 e nel 2018 il Movi- mento raccolse rispettivamente 9 e 11 milioni di voti su 50 e su 51 milioni di elettori. Anche questi traguardi furono raggiunti con pochissimi adep- ti, ossia i circa 20mila o 30mila partecipanti alle votazioni in internet. Gianrobertoebbeanchel’abilitàdicoinvolgerenelsuoprogettountesti- monial come Beppe Grillo, uno dei comici italiani più popolari, il quale si gettò nell’impresa con una passione mai vista in Italia tra gli uomini di 236 SNATURATI
  • 4. 237 spettacolo.Ilsuocoinvolgimentofutalecheimediacominciaronoachia- maregrillinigliadeptidelpartitodiCasaleggio.SenzaBeppeilMovimen- to 5 Stelle non ci sarebbe. Insieme ai successi ci fu una trasformazione graduale del Movimento dall’ecologismo al populismo, dalla sinistra alla destra, che ne snaturò l’anima, fino a portarlo nel giugno 2018 alla collusione con la Lega, il più virulento partito di estrema destra in Europa. Questo snaturamento cominciò già con i primi due Vaffanculo-Day del 2007 e 2008, animati da una spirito rancoroso invece che da progetti radiosi. In vent’anni da sinistra a destra La vicenda dei due europarlamentari Marco Affronte e Marco Zanni è sintomatica delle due anime e delle due epoche del Movimento. Quando nel 2017 la centrale cercò di fare ammettere il 5 Stelle nel grup- po Alde2 , questi due europarlamentari lasciarono il movimento. Affron- te, classe 1965, aderì ai Verdi europei. Zanni, classe 1986, aderì alla Le- ga. Tra i due, vent’anni di differenza. Vent’anni, come quelli che dal 1992 al 2012 separano la fase social-ecologica di Beppe da quella tec- no-populista di Gianroberto. Pregi e pericoli di un partito digitale Il futuro c’è già. Ma è sempre altrove. Le due peculiarità più importanti di questo partito digitale mi sem- brano le seguenti. La prima è l’elezione dal basso della classe politica 5 Stelle. I politici del Movimento che siedono nei parlamenti e nei consi- gli regionali e comunali sono stati scelti dalla base nelle cosiddette par- lamentarie nazionali o in simili elezioni locali. Alle parlamentarie e alle europarlamentarie partecipano in media 20mila o 30mila iscritti. Que- sto sistema di democrazia di base è possibile solo con gli strumenti di- gitali ed è senza pari in altri partiti. La seconda peculiarità è meno apprezzabile. L’esperimento di partito digitale del Movimento 5 Stelle dimostra che le tecnologie informatiche 2 Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa. CONCLUSIONI
  • 5. permettono di creare una struttura politica privata, diretta da una per- sona non eletta, inamovibile che non deve rendere conto a nessuno. Una tale condizione consente molte manipolazioni e dà ai possessori dei big-data degli iscritti un potere enorme, impensabile in un partito non digitale. Tra la centrale del partito e l’iscritto non c’è interfaccia perso- nale, postale, telefonica, o per email. L’unica interfaccia è digitale, nelle piattaforme del partito. Tra la centrale e l’iscritto la trasparenza è a sen- so unico: la centrale sa molto dell’iscritto, ma l’iscritto non sa niente del- la centrale. È per questo che ho scritto che il potere di oggi si conquista più con i dati che con i soldati. Non credo che la centrale 5 Stelle sia capace di creare una tecnodit- tatura. Tuttavia, metto in guardia i cittadini di altri Paesi contro il ri- schio che imprenditori, politici o militari più pericolosi di quelli italiani creino i loro partiti digitali e ne facciano un peggiore uso. Quale futuro per il nuovo Movimento 5 Stelle Dal 2018 il 5 Stelle è un partito nuovo, abbastanza simile a quelli vecchi. Per i motivi che ho esposto in questo libro il Movimento 5 Stelle come lo conoscevamo è alle nostre spalle. Il suo snaturamento si consolidò con quello che Aldo Giannuli definì «il colpo di Stato»3 di Luigi Di Maio del dicembre 2017. Dal 2018 il 5 Stelle è un partito nuovo, abbastanza simile a quelli vecchi. Migliore, secondo alcuni. Peggiore, secondo altri. Il 5 Stelle è da sempre un collage di idee e spesso incompatibili. Di conse- guenza è una mescolanza di persone molto diverse, che hanno aderito al Movimento in momenti e per motivi diversi tra il 2005 e il 2019. È difficile che il Movimento sappia far fronte senza danno alla grande divergenza tra le sue promesse elettorali non mantenibili e il poco che esso riesce a fare al governo. I capi 5 Stelle non sembrano accorgersi che governare è laborioso per tutti, il che rende sempre più pericolosa la lo- ro ingenuità. Ma il Movimento realizza poco anche perché i suoi nota- bili sono in buona parte dilettanti. Molti di loro non hanno mai ammi- nistrato alcuna struttura, fosse anche solo un piccolo Comune, ma ora pretendono di governare un Paese del G7. 3 https://bit.ly/2K3BpZD. 238 SNATURATI
  • 6. 239 Da “né destra né sinistra” a “né carne né pesce”. La collusione con la Lega di Matteo Salvini è stata deleteria per il Mo- vimento 5 Stelle, come avevo previsto nel maggio 20184 . Alle prossime elezioni infatti, chi ha votato 5 Stelle per inclinazione a destra potrebbe preferire la Lega o l’astensione, temendo che l’ambiguità dei 5 Stelle li porti ad allearsi con le sinistre. Chi invece lo votò per inclinazione a si- nistra o perché ingenuamente credeva alla promessa che non si sarebbe mai alleato con “la casta” potrebbe non perdonare il tradimento e sce- gliere le sinistre o l’astensione. Quando si sta all’opposizione e si promette di “mandare tutti a casa” e di non fare coalizioni, l’ambiguità politica è un vantaggio perché fa raccogliere voti da tutte le direzioni. Quando invece si torna alle elezio- ni dopo aver governato in una coalizione con “la casta” fondata sull’in- ganno degli elettori, l’ambiguità politica è uno svantaggio perché gene- ra sfiducia da tutte le direzioni. Il 5 Stelle sta purtroppo passando dal “né destra né sinistra” al “né carne né pesce”. Può essere così percepito come un partito che non sa cosa vuole e di cui non ci si può fidare. La rocambolesca formazione nell’agosto 2019 di una coalizione con quelle sinistre che il Movimento aveva denigrato per dieci anni probabilmente conferma questa percezione. I possibili destini del Movimento 5 Stelle mi sembrano i seguenti. Governando con le sinistre potrebbe gradualmente riscoprire, per pro- pensione o per opportunità, quella visione e quei programmi sociali ed ecologici con i quali il Movimento era nato. In caso di rottura della coa- lizione, però, potrebbe tornare a fare la stampella involontaria della Le- ga (Di Maio: «Ci capiamo al volo»), perdendo ulteriormente credibiltà. Esaurite tutte le opzioni a disposizione, il Movimento potrebbe, invece, tornare all’opposizione e perseverare nella sua promessa iniziale di “mandare tutti a casa”. Un’altra possibilità è la scissione del Movimento in due o più gruppi. L’ultima ipotesi, infine, è lo scioglimento, come già accadde a diversi partiti e movimenti italiani. Nessuno se lo chiede, ma cosa sarà di un Movimento che, per prin- cipio, non ha coltivato una classe dirigente, quando l’attuale capo ono- revole Di Maio e i suoi colleghi più potenti («cittadini prestati alla po- 4 https://bit.ly/2Oo25YZ. CONCLUSIONI
  • 7. litica») diventeranno, per statuto, ineleggibili? E cosa sarà quando Bep- pe non vorrà o non potrà più tenere insieme il magma politico che ha creato e il Movimento resterà nelle mani di un manager? Il 5 Stelle non è un partito come gli altri È vero allora che il Movimento 5 Stelle «è un po’ di destra, un po’ di sinistra, un po’ di centro» come scrisse Beppe Grillo? In mancanza di sistemi quantitativi di valutazione, per esempio come quelli della Sviz- zera, possiamo applicare quattro criteri per rispondere a questa doman- da. Primo: l’analisi dei programmi elettorali. Nel capitolo Un partito ambiguo, ho esposto i sei programmi elettorali del Movimento dal 2009 al 2019. Secondo: il comportamento di voto dei parlamentari nel corso di una legislatura. Abbiamo visto che nella legislatura 2014-19 nel Par- lamento europeo questo comportamento è stato massimamente simile a quello della Sinistra Europea Unita e dei Verdi. Si trattò, però, solo di 17 europarlamentari, lontani dal controllo della centrale milanese del Movimento. Per il Parlamento italiano purtroppo non esistono statisti- che sulla sovrapposizione tra i voti dei parlamentari 5 Stelle e dei par- lamentari degli altri partiti. I dati di questa sovrapposizione sarebbero facilmente aggregabili partendo dai dati sui voti di ogni parlamentare. Trattare questi dati sarebbe facile per una ditta di web-marketing. Pur- troppo, però né la Casaleggio Associati né altre aziende svolgono que- sto servizio pubblicamente. Terzo: la biografia politica e intellettuale dei parlamentari. In effetti, ne potremmo classificare alcuni a destra, altri a sinistra e alcuni come indefinibili, ma non si sa in quale proporzione. Un profilo dell’orientamento politico degli attuali 347 parlamentari non è disponibile. Quarto: la scelta di andare al governo con la Lega e poi con le sinistre e le azioni di governo. Quest’ultimo, infine, è il cri- terio più importante, perché è nel governare che più si manifesta l’iden- tità di un partito e del suo personale. Una valutazione di tutte le dichia- razioni e le azioni di governo dal giugno 2018 non è scopo di questo li- bro. Tuttavia, purtroppo, sembra confermarsi sempre più la vecchia saggezza: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Se la risposta è “con tutti”, il soggetto non fa bella figura. 240 SNATURATI
  • 8. 241 Loro non esiste L’ambizione di Gianroberto e di Beppe non fu di cambiare un gover- no. Fu invece quella di sostituire un’intera classe politica, di cambiare le istituzioni della Repubblica e il modo di usarle, e addirittura di cam- biare la moralità di un popolo («L’onestà tornerà di moda»). Il successo di tale missione è impensabile con gli attuali consensi al Movimento. Meno di due elettori su dieci, infatti, lo hanno votato nel 2019 e meno di due intervistati su dieci nell’agosto 2019 vorrebbero votarlo. L’obiet- tivo di purificazione politica e sociale che indusse Gianroberto e Beppe a fondare un partito non sarebbe raggiungibile neanche se il Movimen- to avesse i voti di più di cinque elettori su dieci. Per cercare di cambiare una mentalità e un sistema, infatti, occorre il consenso di ben più di metà degli adulti. Un tale consenso il Movimento avrebbe potuto averlo se si fosse dedicato a mostrare il meglio di “noi”, invece che il peggio di “loro”. “Loro” semplicemente non esiste. In poco più di un anno “loro” scomparvero fulmineamente dal radar 5 Stelle. Dapprima la Lega non fu più “loro”. Poi nemmeno il Partito Democratico e Liberi e uguali furono più “loro”. Anche la realtà inse- gna ai 5 Stelle che “loro” non esiste. Il Movimento avrebbe avuto più successo se si fosse impegnato a mi- gliorare e comunicare i suoi programmi e a educare il suo personale. In- vece i suoi manager e i suoi media si sono concentrati a dire sempre cosa facevano male gli altri e raramente cosa volevano fare bene loro. Racco- mandai a Beppe di invertire il messaggio: «Su dieci cose che dici, alme- no nove siano positive». Ma non ne volle sapere. Inoltre, i capi 5 Stelle e decine di migliaia di loro adepti si sono rivolti ai nemici sempre con scherno, deformandone i nomi, e spesso con termini come «Pidioti!», «Pd meno L»5 , «Schifosi», «Mafiosi», «Dovete morire», «Siamo in guerra!». In questo modo i 5 Stelle hanno guadagnato il consenso di chi vive la politica come pugilato. Hanno però perso il consenso di chi vive la politica come un confronto di idee, non di contumelie. I 5 Stelle si so- no messi così fuori dalle regole della democrazia, che implicano un con- fronto tra concorrenti, non tra nemici, e una competizione di progetti politici, nel rispetto delle persone e delle idee. 5 L’espressione «Pd meno L» schernisce il Partito democratico (Pd), paragonandolo alla coalizione Popolo delle libertà (Pdl), capeggiata da Silvio Berlusconi. CONCLUSIONI
  • 9. Per una rinascita del Movimento 5 Stelle Spiace che un partito di speranza come il Movimento 5 Stelle si sia snaturato prendendo una piega che nuoce al Paese, e a se stesso. L’Italia è come un terreno inaridito che ha gran sete di buona politi- ca. Da molti anni ci sono le premesse per proporre al Paese una transi- zione verso una società più sostenibile e più equa, con un’economia più giusta, efficace ed ecologica, con stili di vita più sobri che diano più va- lore alle persone che alle cose, e con un sistema politico di persone più corrette, nel quale «l’onestà tornerà di moda». Una proposta del genere non potrebbe raccogliere ben più della metà dei voti? Perché allora la grande maggioranza degli italiani non vota per il Movimento? Di fronte all’aggravarsi della crisi ecologica, la transizione ecologica e solidale sarà sempre più la questione politica numero uno, sulla quale tutti i governi dovranno misurarsi. Su questo terreno il Movimento, che fu definito «il più grande movimento verde del mondo»6 , aveva dieci anni fa un vantaggio enorme. Ma lo ha perso, incarognendosi contro i vitalizi, le auto blu e i naufraghi africani. Come se le odiate Ong che sal- vano i naufraghi fossero una minaccia più grave di quella del cambia- mento climatico. Il Movimento era l’unico partito ad avere in mano il jolly verde. Ma lo ha scartato. Invece di puntare su un messaggio positivo e moderno, si è snaturato e si è dedicato principalmente a ringhiare contro i nemici. Ora raccoglie gli aridi frutti di ciò che ha seminato. Allora il Movimento è condannato? No. Ma per salvarsi deve cam- biare discorso, programmi e personale. Il discorso principale dovrà diventare quello della modernizzazione ecologica e della mano tesa a tutti gli uomini e le donne di buona vo- lontà, così come fanno i partiti Verdi d’Europa. In Germania i Verdi so- no il secondo partito e hanno qualche chance di diventare il primo e di esprimere un cancelliere verde. Essi sono anche il primo partito nel go- verno del Baden-Wurttemberg, il Land più ricco e più tecnologico, la “Lombardia tedesca”, di cui esprimono il Primo ministro Windfried Kretschmann. Nella nostra Lombardia, invece, il Movimento non arri- va al 20% dei voti validi. ll Movimento, per esempio, potrebbe ispirarsi 6 Intervista a Pecoraro Scanio: il Movimento 5 Stelle è il più grande movimento Verde e Pacifista in Europa, «Linkiesta», 23 maggio 2014, https://bit.ly/2YoYvha. 242 SNATURATI
  • 10. 243 alla visione e ai programmi dell’Asvis7 , l’Alleanza Italiana per lo Svilup- po Sostenibile, un’eccellenza italiana che gode di grande consenso. I programmi politici del Movimento dovranno includere ogni obiet- tivo all’interno del grande quadro della Agenda 2030 delle Nazioni Uni- te e dei relativi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Anche il personale richiederà rinnovamento. Chi non ha saputo fare discorsi e programmi benefici per il Paese e il Movimento dovrà cedere il posto a donne e uomini orientati alla transizione ecologica invece che al populismo. Infine dovrà esserci un congresso. In ogni organizzazione politica o civile che necessita riforme fondamentali questo è lo strumento più uti- le. Si potrà anche svolgere localmente una raccolta di proposte e criti- che riguardanti il Movimento da riassumere poi a livello nazionale. La Francia ha fatto una grande esperienza del genere con il Gran Debat del 2019 che ha raccolto le proposte e le lamentele di milioni di citta- dini, elaborate poi con strumenti digitali. Anche l’Islanda fece qualcosa del genere dopo la sua bancarotta del 2008. Come partito digitale il Mo- vimento sarebbe predestinato per fare lo stesso. Tutto ciò è impossibile, direte. A volte però l’unica via di salvezza è tentare l’impossibile. Quando tutto sembra perduto, non si ha più nul- la da perdere. Il mondo va verso una crisi ecologica e sociale come for- se l’umanità non ha mai conosciuto. Se nei prossimi anni non sapremo far fronte al cambiamento climatico, all’erosione della biodiversità, alle migrazioni, e alle crescenti diseguaglianze, possiamo scordarci il be- nessere e la pace di cui godiamo. Se non sappiamo gestire la piccola crisi del Movimento 5 Stelle come sapremo far fronte alle grandi sfide che ci attendono? 7 https://asvis.it. CONCLUSIONI