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Assistenza tecnica nel processo di riqualificazione della centrale
termoelettrica di La Spezia: Ipotesi e identificazione dei possibili futuri
utilizzi tecnologici compatibili con i principi di sviluppo innovativo e
sostenibile del Progetto Futur-E.
Fase I
Rapporto sui risultati dell’analisi
socioeconomica del territorio, nel contesto
regionale e nazionale
2
Capitolo 1
Inquadramento dell’area di studio e breve
storia della centrale termoelettrica
“Eugenio Montale” di La Spezia
3
1. INTRODUZIONE
Il presente capitolo fornisce un inquadramento generale dell’area dove è insediata la centrale termoelettrica
Eugenio Montale, descrive sinteticamente l’impianto e le installazioni accessorie e ne traccia brevemente la
storia. Fornisce inoltre dati e informazioni sullo stato autorizzatorio e di esercizio della centrale, sulle attività
di caratterizzazione effettuate e sugli interventi che riguardano le porzioni soggette ad obblighi di bonifica o
messa in sicurezza permanente.
2. INQUADRAMENTO DELL’AREA E BREVE STORIA DELLA CENTRALE
2.1. Localizzazione geografica
(La centrale: localizzazione di edifici e impianti – Mappe, foto e descrizione)
La centrale termoelettrica di Enel Produzione S.p.A. “Eugenio Montale” sita nei Comuni di La Spezia ed Arcola
(SP) è collocata nella cosiddetta piana di Fossamastra, nell’estrema parte est del Comune di La Spezia, (vedi
Figura 1), su di un’area di circa 72 ha di proprietà di ENEL Produzione S.p.A.. L’area su cui sorge l’impianto è
di tipo industriale e vede la presenza di altri insediamenti produttivi.
Figura 1 Mappa della provincia de La Spezia localizzazione geografica della centrale - Google Earth
Centrale
ENEL
4
2.2. Descrizione dell’infrastruttura
La Centrale comprende i macchinari e le strutture di servizio allocati all’interno del perimetro dello
stabilimento e, in particolare:
Una sezione (SP3) policombustibile con potenza elettrica pari a 600.000 kW, alimentata prevalentemente
a carbone e attualmente in esercizio;
Due sezioni (SP1 ed SP2) a ciclo combinato alimentate a gas naturale, ciascuna con potenza elettrica pari
a circa 340.000 kW dismesse.
Una sezione (SP4) policombustibile da 600.000 kWe dismessa.
Deposito di oli minerali costituito da:
• 4 serbatoi fuori terra per olio combustibile per complessivi 161.500 m3
;
• 1 serbatoio per gasolio agevolato di 300 m3
;
• 1 serbatoio per olio lubrificante per 140 m3
;
• 4 serbatoi per oli dielettrici per complessivi 112 m3
;
• 4 fusti per olio lubrificante per complessivi 50 m3
;
I serbatoi di olio combustibile sono collegati con un oleodotto e servono come deposito per gli usi
della centrale e per il rifornimento di impianti esterni effettuato tramite autocisterne. L’Enel ha
recentemente (2017) avviato un programma di cessazione di utilizzo di olio combustibile denso nel
processo produttivo della centrale e prevede che le attuali quantità in giacenza saranno cedute a
terzi.
Fanno parte della centrale altre strutture esterne asservite al processo produttivo, collocate come mostrato
nella planimetria di Figura 2.
Le principali pertinenze esterne all’impianto sono:
• il pontile per l’attracco delle navi carboniere e petroliere (in area demaniale all’interno del porto) e
le relative strutture di servizio realizzate sul piazzale confinante con il Viale San Bartolomeo;
• l’opera di presa dell’acqua di raffreddamento della Centrale, situata alla radice del pontile e i canali
di adduzione e restituzione dell’acqua;
• l’opera di restituzione dell’acqua di raffreddamento della Centrale, situata a ponente dell’opera di
presa in località Fossamastra;
• le aree precedentemente utilizzate per il lagunaggio delle ceneri;
• le aree per lo stoccaggio del carbone, situate in località Val Bosca ed in località Val Fornola;
• le opere per il trasporto e la movimentazione del carbone: dalle navi ai parchi di stoccaggio e alla
centrale, costituite dai nastri trasportatori e torri di rinvio;
• il pontile di scarico e l’oleodotto di collegamento al deposito per lo stoccaggio dell’olio combustibile,
lungo circa 3 km che corre quasi per l’intera lunghezza accanto al nastro trasportatore del carbone;
• le aree esterne all’insediamento produttivo gestite dalla Centrale.
La stazione elettrica, le linee di collegamento alla centrale e le linee di trasmissione dell’energia ad alta tensione
(220 e 380 kV), già di Enel S.p.A., appartengono alla Società TERNA S.p.A.
L’area di proprietà Enel è evidenziata in Figura 3.
5
Figura 2 Planimetria della Centrale Eugenio Montale
Figura 3 Dettaglio dell’area della centrale di proprietà dell’Enel – Google Earth
6
2.3. Breve storia della centrale e stato autorizzatorio
La centrale fu costruita dalla Società Edisonvolta, autorizzata alla costruzione del primo gruppo con decreto
del 26 gennaio 1960. Al primo gruppo di produzione a carbone da 310 MW, entrato in servizio il 28 agosto
1962, seguirono altri tre gruppi a carbone per complessivi 1.835 MW e fu al tempo la più grande centrale
termoelettrica d’Europa. Con l’entrata in servizio del 4° gruppo, avvenuta nel 1968, la produzione annua di
energia ha raggiunto il 5% della produzione nazionale.
A seguito della legge del 6 dicembre 1962, che istituiva l’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica, la centrale
passò da Edisonvolta a ENEL, trasformato nel 1992 in società per azioni. Enel Produzione S.p.A., attuale
proprietario, nasce il 7 settembre 1999 in seguito al Decreto Legislativo 79/99 con capitale sociale
interamente sottoscritto da Enel, che le affida il ramo d'azienda relativo alla generazione di energia elettrica.
Con l’entrata in vigore delle norme ambientali contenute nel dpr 203/88, Enel realizzò un progetto di
adeguamento ambientale della centrale approvato dal Ministero dell’Industria con decreto del 29 gennaio
1997. Nel nuovo assetto, a regime dal 3/2/2001, la potenza fu ridotta da 1.835 MWe a circa 1.280 MWe, le
unità a carbone 1 e 2 furono sostituite con gruppi di generazione a ciclo combinato alimentati a metano,
furono realizzati impianti di desolforazione e di denitrificazione per l’abbattimento delle emissioni dell’unità
3 alimentata a carbone e fu dismessa l’unità 4.
Con l’entrata in vigore delle disposizioni in materia di autorizzazione integrata ambientale, la centrale si è
dotata di Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata con DM 244 del 06/09/2013 (G.U. n° 226 del
26/09/2013), originariamente con durata di 8 anni, innalzata successivamente ex lege a 16 anni.1
L’assetto di
impianto autorizzato è costituito da tre sezioni termoelettriche:
• le sezioni SP1 e SP2 a ciclo combinato alimentate a gas naturale ciascuna di potenza termica pari a 635
MW;
• la sezione SP3 alimentata a carbone come combustibile primario con potenza termica pari a 1.540 MW.
Nel 2016 il Ministero dello Sviluppo Economico, su richiesta di ENEL, ha autorizzato la definitiva messa fuori
servizio delle unità a ciclo combinato SP1 e SP22
.
La dismissione delle due unità, con l’esclusione degli impianti funzionali anche all’unità che resta operativa, è
stata completata nel luglio 2016.
Il piano di dismissione approvato non prevede la demolizione delle opere ed infrastrutture principali delle
parti dell’impianto termoelettrico per cui è cessata l’attività di produzione. Anche l’unità 4, dismessa nel 1999
non è stata demolita.
Il Sistema di Gestione Ambientale della Centrale è certificato ISO 14001:2004 (CSQ ECO, 2016) per la
produzione di energia elettrica, con certificazione valida fino al 10/10/2019 (o fino al 14/9/2018 nel caso
l’Organizzazione non ottenga, entro detta, data la certificazione ISO 14001:2015).
L’installazione è inoltre registrata ai sensi del Regolamento CE n 1221/2009 (EMAS) Numero registrazione IT-
000376, prima registrazione 13 ottobre 2005, con scadenza 27 aprile 20173
.
ENEL Produzione SpA è anche autorizzata al Deposito di Oli Minerali Costieri collocato all’interno dell’area
della Centrale con determina n.135 del 6/12/06, prot. N. 69108 del 6/12/06. L’autorizzazione, rilasciata dalla
1
Con l’entrata in vigore del D.Lvo 46/2014 la durata dell’AIA è stata fissata ordinariamente in dieci anni. Per le installazioni che all’atto del rilascio
dell’autorizzazione risultino registrate ai sensi del Regolamento CE n 1221/2009 la durata dell’autorizzazione è fissata in sedici anni, mentre è di dodici
anni per le installazioni che all’atto del rilascio dell’autorizzazione risultino certificate secondo la norma UNI EN ISO 14001.
2
Ministero dello Sviluppo Economico Nota prot. 003139 del 08/02/2016
7
Provincia di La Spezia ai sensi della legge 239/04, ha rinnovato la concessione del Ministero delle attività
produttive n 13712 del 8/11/85. Il deposita non opera limitatamente ai bisogni della centrale ma provvede a
forniture esterne.
La centrale è inserita nell’inventario nazionale degli stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti ai
sensi dell'art. 15, comma 4 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n, 334 e s.m.i. 4
2.4. Personale (entità, caratteristiche, organizzazione)
l funzionamento della Centrale è in ciclo continuo e pertanto l’impianto è presidiato 24 ore su 24 da
personale. L’organico totale della Centrale ammonta a 222 addetti così suddivisi: 1 Direttore, 1 Capo
impianto, 9 Quadri intermedi, 112 impiegati e 99 operai che garantiscono le attività di conduzione e
manutenzione degli impianti. Nell’impianto operano inoltre quotidianamente ditte esterne alle quali
vengono appaltate attività di manutenzione (ordinaria e straordinaria), servizi generali (pulizie, mensa),
interventi specialistici con il frequente coinvolgimento di forza lavoro locale. 5
.
8
BIBLIOGRAFIA DEL CAPITOLO
1. Ministero dell’Ambiente - DM 244 del 6/12/2013 Autorizzazione integrata ambientale per
l’esercizio della centrale termoelettrica “Eugenio Montale” di proprietà della Società Enel
Produzione S.p.A. sita nei Comuni di La Spezia e di Arcola.
2. Dichiarazione Ambientale, aggiornamento 2016. Impianto
termoelettrico La Spezia.
https://www.enel.it/content/dam/enel-it/progetti/documenti/impianti-
emas%20move/LaSpezia/DichiarazioneAmbientaleAggioramento2016_LaSpezia.pdf
3. CSQ ECO 2016. Certificato N 9191.E035 ISO 14001: 2004. Certificato di conformità del Sistema di
Gestione Ambientale operato da Enel Produzione S.p.A. nella Centrale “Eugenio Montale” è
certificato ISO 14001:2004 (CSQ ECO, 2016) per la produzione di energia elettrica.
4. Università di Genova. (2007). Studio geochimico delle acque di falda nel sito di Pitelli, ed in
particolare nella zona della centrale termoelettrica della spezia “Eugenio Montale”.
5. ENEL-PRO-07/01/2016-0000396 invio al Ministero dell’Ambiente della “Relazione di Riferimento
sullo stato di qualità di suolo e sottosuolo” della Centrale Termoelettrica “Eugenio Montale” di
La Spezia. Dicembre 2015.
6. ENEL-PRO-23/02/2017-0007223 Relazione tecnica cessazione utilizzo OCD nella produzione.
Febbraio 2017
7. ENEL-PRO-06/05/2016-0015861 Piano di dismissione delle unità a ciclo combinato SP1 e SP2.
8. Conferenze dei servizi (CdS):
8.1 Ministero dell’Ambiente C.d.S 21/03/2000
8.2 Ministero dell’Ambiente C.d.S. decisoria del 30/12/2002
8.3 Ministero dell’Ambiente C.d.S. 22/7/2003
8.4 Ministero dell’Ambiente C.d.S. del 23/11/04
8.5 Ministero dell’Ambiente CdS decisoria del 25/7/2005
8.6 Ministero dell’Ambiente CdS decisoria del 6/4/2006
8.7 Ministero dell’Ambiente CdS decisoria del 28 ottobre 2010
8.8 Regione Liguria CdS di ottobre 2013 (Decreto n. 369 del 30/10/2013)
8.9 Determinazioni conclusive della Conferenza di Servizi Decisoria del 21 giugno 2016,
relativa alla Bonifica del Sito regionale Pitelli - (ex S.I.N) e approvazione dei singoli
interventi. Decreto 3/08/16
9
Capitolo 2
Il contesto sociale ed economico
10
Parte 1
La situazione demografica e occupazionale
11
1. INTRODUZIONE
Il presente capitolo punta a fornire una fotografia della situazione demografica e occupazionale di La Spezia,
in particolare rispetto a quelle della regione Liguria, dell’area nord-ovest e dell’Italia. Il quadro complessivo
che emerge a livello demografico-occupazionale nel territorio di La Spezia presenta delle criticità strutturali
più evidenti rispetto sia al nord-ovest che all’Italia ed anche in peggioramento nell’ultimo decennio.
Complessivamente il numero di residenti è in leggero aumento nel decennio considerato, anche se va
evidenziato che il contributo maggiore proviene dall’incremento della popolazione straniera residente. La
popolazione in provincia di La Spezia, inoltre, risulta tendenzialmente più anziana rispetto a quella nazionale,
registrando un’età media e un indice di vecchiaia più elevati. La provincia spezzina si presenta come un
territorio con una elevata dipendenza strutturale delle fasce in età non lavorativa, in particolare quella degli
over 65.
A livello occupazionale La Spezia registra un dato positivo, ossia una crescita complessiva degli occupati ma,
allo stesso tempo, un forte calo negli ultimi anni dei dipendenti del settore industriale e, in particolare, un
peggioramento del tasso di disoccupazione nella fascia che va dai 25 ai 34 anni.
2. IL QUADRO SOCIO-DEMOGRAFICO DEL TERRITORIO
Per l’analisi del quadro socio-demografico si sono presi a riferimento i dati relativi agli ultimi dieci anni delle
seguenti aree geografiche: provincia di La Spezia, Liguria, nord-ovest e Italia. Le fonti dati utilizzate per le
analisi contenute nel presenta paragrafo sono l’ISTAT ed elaborazioni della Camera di Commercio La Spezia
su dati ISTAT3
. L’obiettivo principale è quello di fornire un quadro esaustivo, e allo stesso tempo sintetico,
del contesto spezzino relativamente a popolazione e occupazione. A tale scopo ci si è avvalsi dei seguenti
dati e indici statistici per evidenziare le principali dinamiche in atto e fornire una visione della situazione
socio-demografica relativa al territorio considerato.
• Popolazione residente al 1° gennaio di ogni anno, per sesso, area geografica e anno;
• Popolazione straniera residente al 1°gennaio per età e sesso;
• Bilancio demografico (popolazione al 1° gennaio; nati; morti; saldo naturale; iscritti;
cancellati; popolazione al 31 dicembre);
• Tassi di natalità, mortalità e crescita naturale;
• Saldi migratori per 1.000 residenti (saldo migratorio interno; saldo migratorio estero; saldo
migratorio complessivo);
• Tasso di crescita totale per 1.000;
• Indicatori di struttura (età media; indice di dipendenza strutturale; indice di dipendenza
anziani; indice di vecchiaia);
• Struttura per età della popolazione al 1° gennaio;
• Speranza di vita.
Tutti i dati puntuali sono contenuti nell’allegato al presente paragrafo (vedi allegato 1) e di seguito si
riportano le principali evidenze emerse.
Per quanto riguarda la popolazione residente nel territorio di La Spezia, nel corso dell’ultimo decennio si
registra un lieve aumento, con un totale di residenti passato da 219.366 nel 2005 a 221.003 nel 2015. Tale
incremento, in termini percentuali, risulta inferiore per La Spezia (+0,7%) sia rispetto a quello registrato
3
http://www.sp.camcom.it/rapporto-economia-provinciale
12
sull’intero territorio nazionale (+3,8%) che a quello avvenuto nell’area del nord-ovest (4,4%), ma comunque
in controtendenza se confrontato con quello avvenuto su scala regionale (-1,3%) nell’arco del decennio.
La popolazione straniera residente a La Spezia è passata in termini assoluti da circa 7.500 unità nel 2005 a oltre
18.400 nel 2015, ossia circa due volte e mezzo quella di dieci anni prima. Anche la percentuale degli stranieri sul
totale della popolazione residente nella provincia spezzina è salita da 3,4% nel 2015 a 8,3% nel 2015. Quest’ultimo
dato risulta identico a quello dell’Italia nello stesso anno ma inferiore al dato ligure (8,8%) e a quello rilevato per
l’area nord-ovest
Figura 12: Stranieri residenti sul totale della popolazione residente
Dal bilancio demografico si evince come il saldo naturale della popolazione di La Spezia rimanga negativo
dal 2005 (-1477 unità) al 2015 (-1660 unità), tuttavia, come detto sopra, si registra comunque un aumento
della popolazione residente.
Il tasso di crescita naturale (Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.) risulta dal 2005 al 2015
costantemente in negativo per il territorio di La Spezia, con valori rispettivamente pari a -6,7 e-7,5,
nettamente peggiori sia rispetto al nord-ovest (-0,9 nel 2005 e -3,10 nel 2015) che all’Italia (-0,2 nel 2005 e
2,7 nel 2015). Tuttavia, va sottolineato come il peggioramento registrato negli ultimi dieci anni a La Spezia,
in valore assoluto, risulta minore rispetto a quello avvenuto su scala nazionale. Ciò e dovuto sia a un
peggioramento del tasso di natalità passato dal 2005 al 2015 da 7 a 6,4, sia a un leggero aumento del tasso
di mortalità passato da 13,8 a 13,9 nello stesso decennio. Va considerato che negli ultimi dieci anni anche a
livello nazionale si registra una forte discesa delle nascite, il cui tasso è passato da 9,5 a 8, e un aumento della
mortalità, il cui tasso è passato da 9,7 a 10,7.
13
La Spezia Liguria Nord Ovest Italia
Per quanto riguarda il saldo migratorio totale, negli ultimi dieci anni si registra per La Spezia quasi un
dimezzamento (da 7,9 nel 2005 a 4,5 nel 2015), soprattutto dovuto al calo del saldo migratorio interno
(passato da 4,2 a 2,6). Anche nel resto d’Italia, nel nord-ovest, e in Liguria il saldo migratorio è fortemente
calato nel corso del decennio e si attesta in tutti i casi su valori inferiori a quelli di La Spezia, pari
rispettivamente a 0,5, 1,3 e 0,1 nel 2015.
Per quanto attiene al tasso di tasso di crescita totale, si registra un complessivo peggioramento in tutte le
aree geografiche considerate. Nel 2005, infatti, nel territorio di La Spezia il tasso risultava pari a 1,1 per poi
passare a -3 nel 2015 in seguito al peggioramento sia del tasso di crescita naturale che del saldo migratorio
complessivo. In Italia si è passati nello stesso arco di tempo da 3,3 a -2,1.
A La Spezia, come anche nell’intera regione, si registra nel corso del decennio esaminato un tendenziale
invecchiamento della popolazione. Nella provincia spezzina, infatti, l’età media (
Figura 15: Struttura per età della popolazione nel 2015 (%)
) è passata da 47,2 anni nel 2005 a 47,9 anni nel 2015. Si riduce il divario, rimanendo tuttavia sempre elevato,
rispetto all’età media registrata in Italia la quale, nello stesso periodo, è salita da 42,3 a 44,2 anni.
0,-9
-8,0
-7,0
-6 0,
-5,0
-4,0
-3,0
-2,0
,0-1
0,0
2005
2010
2015
Figura 13: Tasso di crescita naturale
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
La Spezia Liguria Nord Ovest Italia
65 anni e oltre
15-64 anni
0-14 anni
14
Figura 14: Età media della popolazione
Anche l’indice di vecchiaia è notevolmente più elevato rispetto alla media nazionale, come si evince dai dati
del 2015 (239,4 per La Spezia e 157,7 per l’Italia). Tuttavia, nell’arco del decennio, nella provincia si registra
una diminuzione dell’indice rispetto al dato del 2005 (243,6), contrariamente a quanto avvenuto a livello
nazionale (138,1).
Per quanto riguarda la struttura per età della popolazione (
) di La Spezia nel 2015, la fascia in età lavorativa (dai 15 ai 64 anni) pesa in termini percentuali meno (61,1%)
rispetto all’intera popolazione italiana (64,5%) o all’area nord-ovest (63,4). Inoltre, il peso di tale fascia sul
totale della popolazione presenta, nel caso spezzino, una diminuzione rispetto al dato del 2005 (62,7%).
Figura 15: Struttura per età della popolazione nel 2015 (%)
La fascia di età dai 65 anni in su rappresenta, invece, il 27,5% della popolazione spezzina (21,7% in Italia) e
quella al di sotto dei 14 anni costituisce l’11,5% del totale (13,8% in Italia). Di conseguenza, nel territorio di
La Spezia il totale della popolazione non attiva è pari al 39,0% rispetto al 35,5% del resto d’Italia e al 36,6 del
nord-ovest.
La Spezia si caratterizza anche come un territorio nel quale si registra una dipendenza delle fasce di
popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) più elevata sia rispetto a quella dell’Italia che all’area
nord-ovest. L’indice di dipendenza anziani, in peggioramento rispetto al 2005, registra nel 2015 un valore
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
La Spezia Liguria Nord Ovest Italia
2005
2015
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
La Spezia Liguria Nord Ovest Italia
65 anni e oltre
15-64 anni
0-14 anni
15
pari a 45 rispetto a 33,7 dell’Italia e 36,3 dell’area nord-ovest. A conferma di questa tendenza, si aggiunge il
dato relativo all’indice di dipendenza strutturale (Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.) che nel
caso spezzino è passato da 59,5 nel 2005 a 63,8 nel 2015, rimanendo distante dal dato a livello nazionale che
è cresciuto comunque da 50,7 a 55,1 nello stesso decennio.
Per quanto attiene alla speranza di vita alla nascita dell’intera popolazione (maschi e femmine), in provincia
di La Spezia è aumentata negli ultimi dieci anni, passando da 80,7 nel 2005 a 82,3 nel 2015, in linea con
quanto avvenuto su scala nazionale nello stesso arco di tempo. Per quanto riguarda la fascia degli over 65 si
registra nel 2015 un valore superiore sia al dato nazionale (20,3) che a quello dell’area nord-ovest (20,4).
Figura 16: Indice di dipendenza strutturale
3. IL QUADRO OCCUPAZIONALE
Per quanto riguarda l’analisi dello stato occupazionale sono stati presi in considerazione i seguenti indicatori:
 Numero di occupati totale;
 Numero di occupati dipendenti;
 Numero di occupati nell'industria in senso stretto;
 Tasso di occupazione 15-64 anni;
 Tasso di disoccupazione 25-34 anni;
 Numero di persone in cerca di occupazione totale;
 Numero di laureati totali;
 Numero di laureati totali per gruppo disciplinare (anno 2013).
40
45
50
55
60
65
70
La Spezia Liguria Nord Ovest Italia
2005
2015
16
La fonti dei dati utilizzate per il presente paragrafo sono le elaborazione del Centro Studi Unioncamere su
dati ISTAT4
e la banca dati ISTAT. Per alcuni indicatori il dato più aggiornato disponibile al momento
dell’analisi è relativo all’anno 2014.
Per quanto attiene al numero di occupati totale (Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.) di La
Spezia, è passato da circa 85.200 nel 2005 a 87.000 nel 2015 corrispondente a un aumento del 2%, mentre
nel resto d’Italia il numero di occupati è restato sostanzialmente invariato a 22 milioni e 400 mila unità
(tranne per il nord-ovest che registra un aumento dell’1,3%).
Figura 17: Variazione occupati totali dal 2005 al 2015
Il numero di occupati dipendenti, in particolare, ha registrato nel periodo 2004-20145
una crescita del 7%
(da 60.100 a 64.100 unità) nella provincia di La Spezia (pari a quella del nord-ovest) mentre l’aumento su
scala nazionale si attesta sul 4%.
Il numero degli occupati nell’industria in senso stretto, invece, nel periodo 2008-2014 registra una
variazione fortemente negativa per La Spezia (-19%), scendendo da 16.000 a 12.900 unità. Tale diminuzione
è maggiore sia rispetto al dato regionale (-105) che a quello nazionale (-9%) e dell’area nord ovest (-6%).
4
http://www.starnet.unioncamere.it/Appendice-statistica-2015-xls_1A14196
5
Il dato del 2014, relativo al numero di occupati dipendenti, al numero di occupati nell’industria in senso stretto e al numero di
persone in cerca di occupazione totale è l’ultimo disponibile in termini temporali. Per il numero di laureati totali il dato si ferma
al 2013.
17
Figura 18: Variazione occupati nell’industria dal 2008 al 2014
Il tasso di occupazione dai 15 ai 64 anni (età lavorativa) a La Spezia è lievemente aumentato nel corso del
decennio (+2,4%), passando da 61,2 nel 2005 a 62,7 nel 2015, a differenza del dato dell’Italia che registra un
calo di oltre il 2%. Tuttavia va osservato come Il tasso di disoccupazione dai 25 ai 34 anni a La Spezia nell’arco
di dieci anni (2005-2015) ha subito quasi un raddoppio, passando da 9,3 a 17,1, tuttavia, in linea con i valori
registrati nel resto d’Italia.
Il numero di persone in cerca di occupazione totale registra un netto aumento dal 2004 al 2014, passando
da circa 4.800 a 11.900 unità, che corrisponde a un incremento di quasi il 150%, mentre a livello nazionale la
crescita è del 66%.
Il numero di laureati totali nel periodo che va dal 2004 al 2013 (ultimo anno disponibile) ha subito un
decremento del 3% a La Spezia, mentre sia a livello regionale che nazionale si è registrato un aumento
rispettivamente del 3% e del 13%.
Per quanto riguarda la ripartizione del numero di laureati per gruppo disciplinare nel 2013 a La Spezia, oltre
il 20% è laureato in ingegneria, il 13,3% in ambito economico statistico e il 12,4% in ambito medico. A livello
nazionale il primo posto appartiene all’ambito economico-statistico (15,4%), seguito da quello ingegneristico
(11,8%), da quello politico-sociale (10,9%) e da quello medico (10,7%).
GLOSSARIO6 DEL CAPITOLO (Parte 1)
Bilancio demografico: è dato dalla differenza tra l'ammontare della popolazione residente di un dato anno e
la popolazione dell'anno precedente. Il saldo demografico di un paese, di uno stato o di un territorio, viene
calcolato facendo la differenza tra i nati vivi e i morti. Il dato è accompagnato da quello del saldo tra il numero
degli immigrati e quello degli emigrati.
Crescita naturale (tasso di): è la differenza tra il tasso di natalità e il tasso di mortalità.
Crescita totale (tasso di): è la somma del tasso di crescita naturale e del tasso migratorio totale.
Dipendenza anziani (indice di): rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età attiva (15-
64 anni), moltiplicato per 100.
6
Il presente glossario è stato stilato sulla base delle definizioni di indicatori riportate su: http://www.istat.it
18
Dipendenza strutturale (indice di): rapporto tra popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e
popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100.
Disoccupati: comprendono le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che: `
 hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che
precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività
autonoma) entro le due settimane successive; `
 oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero
disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive,
qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro.
Disoccupazione (tasso di): rapporto tra i disoccupati e le corrispondenti forze di lavoro.
Età media: età media della popolazione detenuta a una certa data espressa in anni e decimi di anno.
Mortalità (tasso di): rapporto tra il numero dei decessi nell’anno e l’ammontare medio della popolazione
residente, moltiplicato per 1.000.
Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento: `
 hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo
monetario o in natura; `
 hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale
collaborano abitualmente; `
 sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono
considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza
continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro,
ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di
assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza
non supera tre mesi.
Occupazione (tasso di): rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento.
Natalità (tasso di): rapporto tra il numero dei nati vivi dell’anno e l’ammontare medio della popolazione
residente, moltiplicato per 1.000.
Popolazione residente: costituita in ciascun Comune (e analogamente per altre ripartizioni territoriali) delle
persone aventi dimora abituale nel Comune stesso. Non cessano di appartenere alla popolazione residente
le persone temporaneamente dimoranti, in altro Comune o all’estero, per l’esercizio di occupazioni stagionali
o per causa di durata limitata.
Saldo migratorio con l’estero: differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza dall’estero
ed il numero dei cancellati per trasferimento di residenza all’estero.
Saldo migratorio interno: differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza da altro
Comune e il numero dei cancellati per trasferimento di residenza in altro Comune. Diversamente da quanto
atteso, a livello Italia quest’indicatore risulta quasi sempre diverso da zero per il motivo che sussiste uno
sfasamento temporale “tecnico” tra l’iscrizione nel comune di destinazione e la cancellazione dal comune di
origine e che, pertanto, influenza le statistiche sulla mobilità interna.
19
Saldo migratorio per altri motivi: differenza tra il numero degli iscritti e il numero dei cancellati dai registri
anagrafici dei residenti dovuto ad altri motivi. Si tratta di un saldo tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche
non corrispondenti ad effettivi trasferimenti tra un comune di residenza e un altro, bensì a operazioni di
correzione post-censuaria. Per quel che riguarda le iscrizioni si tratta principalmente di soggetti in precedenza
cancellati per irreperibilità e ricomparsi, oppure di soggetti non censiti ma effettivamente residenti. Tra le
cancellazioni per altri motivi si annoverano, invece, i soggetti cancellati in quanto risultati non più residenti
in seguito ad accertamento anagrafico, oppure i soggetti che si sono censiti come residenti in un comune
senza possederne i requisiti.
Saldo migratorio totale: differenza tra il numero degli iscritti ed il numero dei cancellati dai registri anagrafici
per trasferimento di residenza interno, con l’estero o per altri motivi.
Saldo naturale (o dinamica naturale o crescita naturale): differenza tra il numero di iscritti per nascita e il
numero di cancellati per decesso dai registri anagrafici dei residenti.
Saldo totale: somma del saldo naturale e del saldo migratorio.
Speranza di vita alla nascita (o vita media): il numero medio di anni che una persona può contare di vivere
dalla nascita nell’ipotesi in cui, nel corso della propria esistenza, fosse sottoposta ai rischi di mortalità per età
dell’anno di osservazione.
Straniero residente: cittadino straniero (residente in Italia) che ha dimora abituale nell'alloggio o nella
convivenza ed è in possesso dei requisiti per l'iscrizione in anagrafe.
Vecchiaia (indice di): rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di età 0-14 anni,
moltiplicato per 100.
SITOGRAFIA DEL CAPITOLO (Parte 1)
Dati riguardanti la demografia
• http://demo.istat.it/l
• http://dati.istat.it/
• https://www.istat.it/it/liguria/
• http://www.sp.camcom.it/rapporto-economia-provinciale
Dati riguardanti l’occupazione
• http://www.starnet.unioncamere.it/Appendice-statistica-2015-xls_1A14196
• http://dati.istat.it/
20
Parte 2
Analisi economica del contesto territoriale di La Spezia
21
1. INTRODUZIONE
Il presente capitolo intende evidenziare i fattori di forza e di debolezza della struttura della città e si basa su
studi condotti da diversi e qualificati operatori negli ultimi anni (si veda la sezione Riferimenti bibliografici).
Individuare tali fattori è una precondizione per operare scelte strategiche di medio-lungo periodo, siano esse
pubbliche-istituzionali o private, al fine di migliorare la competitività della città. Concetto, quest’ultimo,
definito in ambito europeo7
come “la capacità di una località di generare redditi alti e crescenti e migliorare
la qualità della vita dei propri residenti”, capacità a sua volta strettamente legata alla presenza di un ambiente
attraente e sostenibile per la conduzione di attività lavorative delle imprese e degli altri residenti.
A partire da dati macroeconomici (par2), si sono individuati gli indici di specializzazione economica della
provincia di La Spezia confrontati con quelli degli aggregati territoriali di riferimento, valutandone i
cambiamenti intercorsi negli anni della crisi economica italiana (prima e seconda fase).
In virtù della classificazione economica del territorio - fornita dall’ISTAT sulla base di dati censuari
dell’industria - si è reso conto del posizionamento della Spezia nell’Economia del Mare (3.1), individuando
settori di specializzazione più precisi e senz’altro caratterizzanti l’economia locale: turismo, porto e
commerci, cantieristica.
Dati d’interscambio commerciale (3.5) hanno suggerito altresì di valutare il ruolo del settore “difesa” (3.6)
nell’ambito delle attività industriali e la consistenza delle PMI incluse nel relativo indotto.
Le prospettive dei settori produttivi di rilievo sono state analizzate sulla base di dati microeconomici e
d’impresa per gli sviluppi locali, e sulla base di studi internazionali per le prospettive dei mercati di sbocco
dei relativi prodotti.
Infine, alcune ipotesi interpretative sono state confrontate con opinioni dei rappresentanti di
Confartigianato, CNA, Unioncamere, Autorità Portuale e confrontate con dichiarazioni pubbliche emerse
negli ultimi mesi su stampa locale.
2. IL QUADRO MACROECONOMICO: LA DOPPIA RECESSIONE E L’IMPATTO SUL
VALORE AGGIUNTO SETTORIALE E PER MACRO-AREE
L’Italia sta uscendo a fatica dalla peggiore crisi economica del dopoguerra. Nel periodo 2008-2013 il Paese è
entrato in recessione per ben due volte: a prezzi costanti, il PIL si è ridotto di quasi dieci punti percentuali; la
produzione industriale è diminuita di circa un quarto; gli investimenti del 30%; i consumi privati dell’8%.
La prima recessione è stata più intensa ma meno prolungata: tra il primo trimestre del 2008 e il secondo
trimestre dell’anno successivo, il prodotto è calato di circa 8 punti. Essa è da considerare “importata” poiché
essenzialmente riconducibile all’evoluzione del contesto esterno, in particolare alla crisi finanziaria negli Stati
Uniti, al crollo degli scambi mondiali di beni e servizi avvenuto tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 (Fig.19),
alle quotazioni del petrolio.
7
Commissione Europea, Directorate-General for Regional and Urban Policy, WP 02/2017 Regional Competitiveness Index
2016. RCI http://ec.europa.eu/regional_policy/en/information/maps/regional_ competitiveness) Istat,
Rapporto Annuale 2015. Parlamento Europeo. http://www.europarl.
europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2017/603889/EPRS_BRI(2017)603889_EN.pdf
22
Fig.19 – Prodotto interno lordo dei principali Paesi avanzati e dinamica del commercio mondiale (valori annuali a prezzi correnti per PIL
indici base 2005= 100)
Fonte: elaborazioni su dati FMI (World Economic Outlook).
La seconda recessione, invece, è da attribuire soprattutto a fattori di origine “interna”, in particolare alla crisi
del nostro debito sovrano e agli effetti pro-ciclici della necessaria correzione di bilancio (necessaria per
riguadagnare la fiducia dei mercati). Questi effetti si sono sommati a quelli della restrizione creditizia operata
dalle nostre banche - restrizione a sua volta determinata dalle tensioni sul mercato dei titoli sovrani nell’area
dell’euro -, e a quelli causati dal forte deterioramento nel clima di fiducia delle famiglie e delle imprese. Il
settore esterno non ha fornito alcuna compensazione considerato il forte rallentamento degli scambi
mondiali a partire dal 2010. Anche grazie alle politiche fortemente espansive della BCE, questa recessione è
stata meno intensa della precedente, ma più prolungata: tra il secondo trimestre del 2011 e il primo trimestre
del 2013 il prodotto è calato di 5,2 punti percentuali, vanificando interamente la breve ripresa a cavallo delle
due recessioni (+3,3 punti).
Dal 2014 l’Italia è tornata a crescere debolmente, non abbastanza da recuperare il livello di prodotto
anteriore alla crisi finanziaria globale. Ancora alla fine del 2016, il PIL, la produzione industriale, gli
investimenti e i consumi erano inferiori, rispettivamente, di 7, 21, 26, e 5 punti percentuali rispetto ai
rispettivi livelli pre-crisi. Gli altri principali paesi dell’area dell’euro hanno già ampiamente recuperato tali
livelli; Germania e Francia lo hanno fatto prima degli altri; la Spagna (altro paese che, come l’Italia, ha subito
una doppia recessione) è oggi vicina a colmare la differenza (Fig. 20). Le previsioni di crescita del PIL italiano
nel 2017 erano comprese tra lo 0,8 e l’1,0%: ( Fondo monetario internazionale - World Economic Outlook
dello scorso aprile +0,8), (Commissione Europea - Winter 2017 +0,9), (OCSE -Interim Economic Outlook,
marzo 2017 +1,0). La crescita su base annua a ottobre 2017 è - secondo dati Istat - dell’1,5%.
La doppia recessione ha interessato tutte le macro-aree del Paese, sia pure con alcune significative differenze.
A valori correnti (Fig. 21), le due fasi recessive nel Mezzogiorno sono state più prolungate che altrove; di
conseguenza, il divario con le altre macro-regioni si è ampliato (ancora nel 2015 il valore aggiunto del
Mezzogiorno era quello che si scostava maggiormente dal rispettivo livello pre-crisi). Per il Nord-Est, invece,
la seconda recessione è stata più breve, e il valore aggiunto dell’area ha recuperato i livelli pre-crisi già nel
corso della ripresa tra le due recessioni (nel 2015 esso superava di quattro punti percentuali il livello
raggiunto nel 2008). I risultati del Nord-Ovest sono simili, ancorché lievemente inferiori, a quelli del Nord-Est
(per questa macro-area la ripresa post seconda recessione è iniziata poco più tardi).
-15,00
-10,00
00-5,
0,00
5,00
10,00
15,00
00,90
95 00,
100,00
105,00
110,00
115,00
120,00
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Commercio mondiale
)variaz.%(
Area dell'euro
Stati Uniti
Giappone
UK
23
Fig. 20 – Prodotto interno lordo dell’area dell’euro e dei principali Paesi dell’area. (Valori trimestrali destagionalizzati a prezzi costanti:
indici base 2005=100)
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
90
95
100
105
110
115
120
Germania
Francia
Spagna
Area dell'euro
Italia
24
Fig. 21 - Valore aggiunto a prezzi correnti per macro- aree. (Indici base 2005=100)
Fonte: elaborazione su dati Istat
Gli andamenti della Liguria e della provincia della Spezia differiscono nettamente sia tra di loro sia rispetto a
quelli dell’area di appartenenza (Fig. 22). Mentre il profilo della Liguria è più simile a quello del Mezzogiorno,
quello della Spezia è decisamente più erratico, con una fortissima ripresa a cavallo delle due recessioni,
seguita da una fase di lieve ma prolungata flessione.
A prescindere dalle macro-aree e regioni di riferimento, la doppia recessione ha interessato soprattutto
l’industria manifatturiera, più esposta alla concorrenza internazionale attraverso il canale del commercio). In
Fig. 22 – Valore aggiunto a prezzi correnti (Indici base 2005=100)
Fonte: elaborazione su dati Istat
00,90
,0095
100,00
105,00
110,00
115,00
120,00
125,00
130,00
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
Italia
Nord-Ovest
Liguria
La Spezia
25
Liguria e nella provincia della Spezia, la volatilità del valore aggiunto manifatturiero è stata particolarmente
elevata rispetto alla media nazionale e a quella della macro-area di riferimento.
Fig. 23 – Industria manifatturiera, valore aggiunto a prezzi correnti (Indici base 2005=100)
Il valore aggiunto del comparto dei servizi, invece, ha continuato a crescere senza oscillazioni o interruzioni di
rilievo, proseguendo un trend già in atto dal decennio scorso. Il peso relativo di quest’ultimo comparto è
progressivamente aumentato negli anni (in media, dal
71,2% nel periodo 2000-2007 al 74,1% nel 2012-2014) a scapito di quello dell’industria manifatturiera (scesa
dal 18,1 al 15,4%;
Tabella 1). Sono in particolare cresciuti i servizi legati all’Amministrazione pubblica e difesa, all’istruzione, alla
sanità e assistenza sociale (dal 16,4 al 17,2%) e quelli legati alle attività immobiliari (dall’11,5% al 13,9%).
Tabella 1 - Valore aggiunto a prezzi correnti Italia - composizione %le
Settori
2000-
2007
2008-
2011
2012-
2014
AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA 2,5 2,0 2,2
INDUSTRIA 26,4 24,8 23,6
Industria in senso stretto 20,8
18,1
2,8
5,5
18,9
16,0
3,0
5,8
18,5
15,4
3,1
5,1
Industria manifatturiera
Altre industrie (*)
Costruzioni
SERVIZI 71,2 73,2 74,1
A- Commercio, riparaz. auto e moto, trasporto e magazz., servizi di alloggio e di ristorazione 21,0
4,5
5,1
11,5
20,2
4,3
5,3
13,0
20,1
3,8
5,6
13,9
B - Servizi di informazione e comunicazione
C - Attività finanziarie e assicurative
D - Attività immobiliari
Fonte: elaborazione su dati Istat
80,00
85,00
,0090
00,95
100,00
105,00
110,00
115,00
120,00
125,00
Italia
Nord-Ovest
Liguria
La Spezia
26
E - Attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi di supporto 9,3 9,4 9,4
F - Amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria, istruzione, sanità e
assistenza sociale 16,4
3,5
17,2
3,9
17,2
4,0
G - Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, riparazione di beni per la casa e altri
servizi
TOTALE ATTIVITA' 100,0 100,0 100,0
(*) Attività estrattiva, fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento
dei rifiuti e risanamento Fonte: elaborazioni su dati Istat
Fig. 6 – Totale servizi, valore aggiunto a prezzi correnti. (Indici base 2005=100)
Fonte: elaborazioni su dati Istat
A fronte delle dinamiche prima descritte, il posizionamento relativo delle varie aree del Paese nella creazione
di valore aggiunto settoriale non è mutato drasticamente. In particolare, gli indici di specializzazione
settoriale relativi a queste aree sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto ai loro livelli pre-crisi (
Tabella 2). Tali indici sono dati dal rapporto tra il peso relativo di un settore nel territorio di riferimento e
l’analogo peso di quel settore sul totale dell’economia italiana. Se compresi tra zero e uno indicano una de
specializzazione; valori superiori all’unità indicano che l’area di riferimento è specializzata nella produzione
di valore aggiunto in quel settore. Il Nord-Est e il Nord-Ovest hanno continuato a essere fortemente
specializzati nella produzione manifatturiera; il Mezzogiorno nel comparto dei servizi erogati dallo Stato.
Nella provincia di La Spezia e in Liguria (esclusa La Spezia), il peso relativo dei servizi legati al commercio e ai
trasporti è più alto della media nazionale, così come quello delle attività immobiliari. L’elevata
specializzazione del territorio spezzino nel comparto dei servizi erogati dallo Stato è principalmente
attribuibile alla componente della difesa (Arsenale). Queste indicazioni sono inevitabilmente troppo
aggregate e possono celare ulteriori elementi di specificità.
27
Tabella 2 – Valore aggiunto a prezzi correnti. (Indici di specializzazione settoriale, per macro-area, Regione e Provincia (*)
Settori
Nord-Ovest Nord-Est Centro
2000-
2007
2008-
2011
2012-
2014
2000-
2007
2008-
2011
2012-
2014
2000-
2007
2008-
2011
2012-
2014
AGRICOLTURA,
SILVICOLTURA E PESCA
1,0
0,6
1,1
1,2
1,2
0,9
0,9
1,0
1,0
1,2
1,2
1,0
1,1
0,7
1,0 1,0
0,6 0,6
1,1 1,1
1,2 1,2
1,2 1,2
0,9 0,9
1,0 1,0
1,0 1,0
1,0 1,0
1,2 1,2
1,2 1,2
1,0 1,0
1,1 1,2
0,7 0,7
1,0
1,1
1,2
1,2
1,3
0,8
1,0
0,9
1,0
0,7
0,9
1,0
0,9
0,8
1,0
1,1
1,2
1,3
1,4
0,8
1,0
0,9
1,0
0,7
0,9
1,0
0,9
0,8
1,0
1,1
1,2
1,3
1,4
0,8
1,0
0,9
1,0
0,7
0,9
1,0
0,9
0,8
1,0
0,7
0,8
0,8
0,8
1,0
0,9
1,1
1,0
1,3
1,1
1,0
1,1
1,1
1,0
0,7
0,8
0,8
0,8
1,0
0,9
1,1
1,0
1,4
1,1
1,0
1,1
1,0
1,0
0,7
0,9
0,8
0,8
1,1
0,9
1,1
1,0
1,4
1,1
1,0
1,1
1,1
INDUSTRIA
Industria in senso stretto
Industria manifatturiera
Altre industrie (*)
Costruzioni
SERVIZI
A - Commercio ecc.
B - Informazione e
comunicazione
C - Attività finanziarie e
assicurative
D - Attività immobiliari
E - Attività professionali
ecc.
F - Amministrazione
pubblica ecc.
G - Altri
Settori
Mezzogiorno Liguria (**) La Spezia
2000-
2007
2008-
2011
2012-
2014
2000-
2007
2008-
2011
2012-
2014
2000-
2007
2008-
2011
2012-
2014
AGRICOLTURA,
SILVICOLTURA E PESCA
1,0
1,7
0,8
0,7
0,6
1,3
1,2
1,0
1,0
0,7
0,7
1,0
0,8
1,5
1,0 1,0
1,7 1,7
0,8 0,7
0,7 0,6
0,6 0,5
1,2 1,2
1,1 1,1
1,1 1,1
1,0 1,1
0,7 0,7
0,7 0,7
1,0 1,0
0,8 0,8
1,5 1,5
1,0
0,7
0,7
0,7
0,6
1,2
0,9
1,1
1,4
0,8
0,9
1,3
1,0
0,9
1,0
0,6
0,8
0,7
0,6
1,1
0,9
1,1
1,4
0,7
0,8
1,2
1,0
0,9
1,0
0,5
0,8
0,7
0,6
1,1
1,0
1,1
1,3
0,7
0,8
1,3
1,0
0,9
1,0
0,6
0,8
0,8
0,7
1,4
0,8
1,1
1,1
0,5
0,8
1,3
0,7
1,4
1,0
0,5
0,9
0,9
0,8
1,5
0,8
1,1
1,2
0,4
0,6
1,2
0,7
1,4
1,0
0,4
0,8
0,8
0,7
1,3
0,9
1,1
1,1
0,4
0,6
1,2
0,7
1,4
INDUSTRIA
Industria in senso stretto
Industria manifatturiera
Altre industrie (*)
Costruzioni
SERVIZI
A - Commercio ecc.
B - Informazione e
comunicazione
C - Attività finanziarie e
assicurative
D - Attività immobiliari
E - Attività professionali
ecc.
F - Amministrazione
pubblica ecc.
G - Altri
(*) Attività estrattiva, fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, fornitura di acqua, reti fognarie,
attività di trattamento dei rifiuti e risanamento.
(**) Al netto della provincia di La Spezia
Fonte:elaborazioni su dati Istat
28
3. QUALE SPECIALIZZAZIONE PER LA SPEZIA?
Sulla base dell’elaborazione dei dati censuari per l’industria del 2011, l’Istat8
colloca la provincia di La Spezia
tra i 129 cosiddetti “altri sistemi locali del made in Italy”, (caratterizzati per la fabbricazione di macchinari;
del legno e dei mobili; dell’agroalimentare; dei gioielli - occhiali e strumenti musicali). L’ insieme di questi 129
sistemi locali (sui 600 classificati) rappresenta la parte più rilevante della produzione manifatturiera
distrettuale italiana.
La Spezia è compresa, inoltre, nel sottogruppo dei 19 sistemi locali urbani prevalentemente portuali 9
, che in
Italia rappresenta l’11,7% della popolazione ma appena il 3,9% dell’estensione territoriale complessiva. La
specializzazione marittima dei sistemi portuali emerge con riferimento alla cantieristica navale con
Monfalcone, Sestri Levante, La Spezia e Viareggio, e al comparto dei trasporti marittimi con i porti di Venezia,
Genova, Napoli, Gioia Tauro e Palermo.
Le due classificazioni, con indicazione dei settori prevalenti (fabbricazione di macchinari e cantieristica
navale), ci indirizzano nell’approfondimento proposto nel seguito. In particolare, nel par. 3.1 analizzeremo il
posizionamento di La Spezia nell’Economia del Mare, con speciale attenzione al Turismo - (posizionamento
e contraddizioni, par. 4.3.1); alla Filiera della cantieristica - (a partire dalle sfide globali per il settore e da dati
micro e di impresa, proveremo a far emergere i fatti rilevanti per La Spezia, par. 4.3.2); al Porto e commercio
marittimo (4.3.3). Il presente capitolo prosegue, quindi, con l’analisi dei comparti produttivi non inseriti nel
cluster dell’economia del mare (4.4), evidenziati utilizzando i dati dell’interscambio commerciale di La Spezia,
e con sotto-paragrafo dedicato all’industria della difesa, basato essenzialmente sulle prospettive delle
imprese leader del settore. Nel paragrafo 4.5, infine, si discutono ulteriori elementi, emersi più di recente,
per una valutazione del tessuto industriale spezzino.
3.1. Il posizionamento nell’economia del mare
Come città portuale, con la sua specializzazione nella cantieristica, La Spezia è naturalmente inserita nel
comparto dell’ Economia del mare (blue economy)23
, ovvero quella porzione di economia che comprende i
seguenti settori: cantieristica – le attività di costruzione, riparazione e demolizione delle imbarcazioni, così
come gli strumenti di navigazione, la loro installazione e il commercio all'ingrosso e al dettaglio; trasporto di
merci e di passeggeri – attività legate al trasporto via acqua, sia marittimo che costiero, e i relativi servizi
logistici e di intermediazione; servizi al turismo –servizi di alloggio e ristorazione, compresi quelli sulle navi,
le attività culturali e ricreative come i tour operator, guide turistiche, stabilimenti balneari ed altre attività
legate all'intrattenimento; filiera ittica - pesca, acquacoltura, lavorazione del pesce e il relativo processo di
distribuzione e commercio all'ingrosso e al dettaglio, e la ricerca nel campo della biotecnologia e della tutela
della biodiversità marina; risorse energetiche – attività di estrazione delle risorse minerarie, petrolio e gas
naturale, oltre allo studio e l'impiego di tecnologie atte a sfruttare le energie rinnovabili del mare.
Un esaustivo rapporto sull’economia del mare in Italia è stato pubblicato dalla Federazione del Mare (FdM)
con il supporto scientifico del Censis10
. Secondo lo studio, il complesso delle attività afferenti al “cluster
8
Rapporto Annuale 2015, La situazione del Paese .
9
Ibidem, p.49 23
Un’ampia descrizione della Blue economy è disponibile in: Commissione europea, Blue Growth - Opportunities for marine
sustainable growth, 2012
10
FDM - Censis, (2015) V Rapporto Cluster marittimo e sviluppo in Italia.
29
marittimo”11
ha generato nel 2014 un PIL in valore pari a 32,6 miliardi di euro. L’86% di questo importo era
riferibile alle attività produttive, manifatturiere o terziarie12
(circa 28 miliardi di euro); il restante 14% alle
attività istituzionali del comparto marittimo, ovvero alle attività della Marina Militare, dal Corpo delle
Capitanerie di Porto-Guardia costiera, alle Autorità portuali e ai sevizi assicurativi dell’Inail riguardanti il
settore marittimo.
Valore aggiunto
La blue economy spezzina nel 2014 ha contribuito per il 13,5% al valore aggiunto totale della provincia ( 5,8
mld escluse le istituzioni pubbliche) . Circa la metà del VA dell’economia del mare è imputabile alla filiera
della cantieristica e alle attività di ricerca regolamentazione e tutela ambientale ( 24,9% e 24,8%
rispettivamente). Il settore movimentazione merci e passeggeri via mare e servizi al turismo producono circa
il 40% del VA totale e occupano circa 5400 addetti. L’apporto dei servizi ricreativi e sportivi è pari al
5,2% del VA della blue economy, con una quota importante di addetti (circa 2000 ) ( Tabella 3).
Occupazione
Il settore dei trasporti marittimi fornisce il contributo principale all’occupazione, assorbendo, su base
nazionale, più di un quarto delle unità di lavoro del cluster dell’economia del mare (27,6%). Al secondo posto,
con un’incidenza del 22% circa, si collocano la pesca e le attività di logistica portuale e di ausilio ai trasporti
marittimi. Seguono la navalmeccanica nel suo complesso (17,3%) e la nautica da diporto (11,2%). Rispetto al
2011 il settore dei servizi guadagna terreno rispetto alle attività manifatturiere e alla pesca (in coerenza con
i dati illustrati nel precedente paragrafo, aggregati su basi diverse). Il trasporto marittimo passa da una quota
pari al 43,1% del totale del cluster nel 2011 al 43,6% nel 2013, le attività di logistica portuale e ausiliarie al
trasporto marittimo guadagnano in ULA lo 0,4% nello stesso periodo (2011-2014).
Imprese
In Italia alla fine del 2014, vi erano circa 182mila imprese operanti nell’economia del mare (il 3% del totale
dell’economia italiana), con una concentrazione nel turismo marino (con circa il 40% delle imprese che
operano nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione e con un 16% circa presenti nel settore delle attività
sportive e ricreative).
In Liguria – la più importante delle regioni del cluster – l’economia del mare coinvolgeva l’8,8% del totale
delle imprese regionali, in prevalenza attive nei servizi di alloggio e ristorazione (circa il 47%), nella filiera
della cantieristica (17%), nelle attività sportive e ricreative (14%), nei settori della movimentazione merci e
passeggeri via mare (10,7%), e nella filiera ittica (8,7%).
Nella graduatoria basata sull’incidenza percentuale delle imprese comprese nel cluster marittimo rispetto al
totale delle imprese presenti sul territorio di riferimento13
, la provincia di La Spezia si collocava al terzo posto,
preceduta da Rimini e Livorno.
11
Ibidem, Per una classificazione precisa delle imprese comprese nel cluster marittimo, cfr. anche ATECO Settori compresi
nell’economia del mare in allegato.
12
Comprendenti trasporti marittimi (inclusa la spesa dei crocieristi), attività̀ di logistica portuale e servizi ausiliari ai
trasporti marittimi, cantieristica navale, cantieristica delle imbarcazioni da diporto (comprensivo della spesa dei
diportisti), pesca
13
La Spezia è preceduta in questa graduatoria da Rimini (12,8%) e Livorno (12,3%) e seguita da Trieste, Olbia-Tempio e Savona,
città con gradi di specializzazione compresi tra l’11,1 e il 9,9%.
30
Quasi il 12% delle imprese di La Spezia operano nell’economia del mare, una quota di gran lunga più elevata
rispetto a quella registrata nelle altre aree. Tra le quasi 2.500 imprese attive nel cluster, la maggioranza è
impegnata nei servizi al turismo (46% circa) e nelle attività sportive e ricreative (10%); il
19,7% nella filiera della cantieristica; il 10% circa nella movimentazione merci e passeggeri via mare, l’11,4%
nella filiera ittica (Tabella 4, Tabella 3).
Tabella 3 - Valore aggiunto (ai prezzi base correnti, in milioni di euro) Anno 2014, provincia di La Spezia
Settori Economia del Mare
Valore
aggiunto
Compos.
%le
Filiera ittica 30 4,3
Industria delle estrazioni marine 0 0
Filiera della cantieristica 172 24,9
Movimentazione di merci e passeggeri via mare 141,7 20,5
Servizi di alloggio e ristorazione 140,8 20,4
Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 171,6 24,8
Attività sportive e ricreative 35,9 5,2
Totale economia del mare 691,9 100
Incidenza percentuale sul totale economia 13,5
Fonte: Elaborazione su dati Starnet
Tabella 4 – Numero delle imprese registrate nelle attività dell’economia del mare per provincia e settore (2014)
Provincia e
Aree
Filiera
ittica
Ind.
delle
estraz.
marine
Filiera della
cantieristica
Movim. di
merci e
passeggeri
via mare
Servizi di
alloggio e
ristorazione
Attività di
ricerca,
regol. e
tutela
ambientale
Attività
sportive e
ricreative
Totale
economia
del mare
Incidenza %
econ. del
mare su
totale impr.
La Spezia 277 7 478 251 1.136 37 238 2.424 11,77
LIGURIA 1.229 17 2.474 1.506 6.926 251 2.066 14.469 8,85
NORD-
OVEST 3.254 23 6.502 1.930 6.931 1.327 2.066 22.034 1,4
NORD-EST 7.895 23 4.627 2.135 10.095 974 3.073 28.822 2,47
CENTRO 6.226 128 7.837 2.462 24.172 1.582 10.178 52.585 4,01
SUD E ISOLE 16.509 350 8.749 4.456 32.842 2.380 13.094 78.380 3,94
ITALIA 33.884 524 27.715 10.983 74.040 6.263 28.411 181.820 3,01
Fonte: Unioncamere su dati Infocamere
31
3.2. Il turismo tra numeri e valori
I dati appena illustrati ci dicono che in provincia di La Spezia la maggioranza delle imprese presenti sul totale
dell’economia del mare sono operative nel settore turistico (alloggio e ristorazione e attività ricreative, circa
il 56%).
Questa preponderanza non è associata a un saldo degli introiti ed esborsi legati al turismo internazionale in
linea con quelli registrati nelle altre aree di confronto (
Tabella 5). Né lo è il ritmo di crescita del numero di viaggiatori stranieri attratti, aumentati in provincia del
5,8% tra il 2011 e il 2014, contro il 10% della Liguria, il 18,8% del Sud e delle Isole, e un dato complessivo per
l’Italia del 7,1 %
Tabella 5 – Saldo della spesa del turismo internazionale per provincia (Serie 2011-2014. Dati in mln di euro
Provincia e Aree 2011 2012 2013 2014
La Spezia 200 176 166 178
LIGURIA 894 800 954 924
NORD-OVEST 343 657 881 380
NORD-EST 3.897 4.083 3.924 3.622
CENTRO 4.449 4.820 5.607 6.140
SUD E ISOLE 741 1.076 1.244 1.650
Non ripartibili 878 906 1.100 923
ITALIA 10.308 11.544 12.755 12.715
Fonte: Banca d'Italia
Tabella 6 - Numero di viaggiatori stranieri a destinazione per provincia visitata. Serie 2011-2014. Dati
in migliaia
Provincia e aree 2011 2012 2013 2014
La Spezia 557 553 549 589
LIGURIA 7.017 6.695 7.624 7.725
NORD-OVEST 31.659 32.114 32.857 33.381
NORD-EST 29.670 31.180 31.202 32.310
CENTRO 20.179 20.014 21.246 20.906
SUD E ISOLE 7.130 7.209 7.761 8.459
Non ripartibili 6.958 7.084 7.091 7.328
ITALIA 95.596 97.602 100.157 102.384
Fonte: Banca d'Italia
32
A dicembre 2014, secondo i dati forniti dall’Amministrazione provinciale e riportati nel rapporto della CCIA
sull’economia provinciale, nel territorio di La Spezia si contavano 217 esercizi alberghieri (+0,5 rispetto al
2013) e 985 strutture complementari (+2,3% rispetto all’anno precedente), per un totale di 7.680 posti letto
negli alberghi e 15.735 nelle altre strutture ricettive (di cui 9.560 posti in 26 villaggi e camping). La
permanenza media nelle strutture alberghiere è diminuita del 3,3% (dopo tre anni di crescita compresa tra
2,4 e 2,7% ) ed è diminuita nelle altre strutture recettive dell’8% ( dopo tre anni di crescita tra il 3,7 e il 3,4%).
I problemi e le prospettive sul turismo sono stati oggetto di un recente sondaggio, basato su un campione di
800 cittadini residenti suddivisi per sesso, età e ampiezza del comune di residenza. Con particolare riguardo
all’immagine del territorio di La Spezia, a soddisfare i residenti sono cultura e turismo, più dei servizi e
dell’ambiente. I giudizi “molto positivi” sono prevalenti in merito alle bellezze naturali del territorio, le città
d’arte e i luoghi storici; i monumenti e musei; i prodotti alimentari tipici; la produzione artigianale.
Il 69% degli spezzini ha risposto che turismo e commercio-servizi sono tra i punti di forza della provincia
(l’agricoltura si colloca al 53% e l’industria al 32%). Meno lusinghieri sono, invece, i giudizi sulla capacità di
attrarre e accogliere i turisti.
Dal raggruppamento dei dati emersi, risulta in sostanza che turismo, valorizzazione dei prodotti tipici,
gastronomia sono elementi su cui puntare come sostegno al commercio, ai servizi e all’economia in generale,
nonché come leva per favorire la ripresa del mercato del lavoro.
Probabilmente la comunità e gli operatori del settore dovranno ancora riflettere sul tipo di turista che
vogliono attrarre, adeguare i servizi e le infrastrutture alla tipologia prescelta, e focalizzare meglio le attività
di marketing.
Sulla necessità di riflettere sul marketing, è stato esplicito Eugenio Bordoni, titolare del tour operator
spezzino Arbaspàa, nel suo intervento al convegno “La Spezia: il Golfo dei sapori”. Un modello, quello
auspicato da Bordoni, basato sui legami anziché sulle contrapposizioni: “ immagino una società a guida
privata e con partecipazione pubblica, che si occupi di marketing territoriale, ma anche di analisi degli
standard di accoglienza e dell’impatto del turismo sul territorio (…) i riscontri (al BIT di Milano) sono una
ragione in più per iniziare a pensare alla nostra provincia in termini di area vasta e distretto”.
3.3. La filiera della Cantieristica
In Italia, secondo l’analisi del Censis, “il comparto della navalmeccanica è, storicamente, uno dei più
importanti dell’intero cluster marittimo, sia per quanto riguarda il valore percentuale della produzione
riferita al cluster manifatturiero e terziario (costituisce, infatti, il 18,8% del totale della produzione, in lieve
flessione rispetto al 19,1% del 2011), sia per quanto riguarda il contributo al PIL, 21% del totale del cluster,
in flessione di un punto percentuale rispetto al 2011.
Questi dati si riferiscono all’intero comparto navalmeccanico che include sia le poche grandi aziende che
possono essere propriamente definite “cantieri navali”, sia la moltitudine di imprese manifatturiere e di
servizio che contribuiscono alle costruzioni navali con ruoli diversificati, spesso come contractor delle grandi
aziende che organizzano i cantieri”14
.
14
V RAPPORTO SULL’ECONOMIA DEL MARE Cluster marittimo e sviluppo in Italia. Studio realizzato nel 2015 per conto della
Federazione del Mare dal Censis – Centro studi investimenti sociali. Cfr. p.65
33
La cantieristica è senz’altro uno dei settori atti a spiegare la specificità del sistema economico locale di La
Spezia. Il 19,7% delle imprese -comprese nel cluster dell’economia del mare, e facenti parte del gruppo di
imprese delle attività manifatturiere residenti - rappresentano l’8,24% del totale delle imprese attive nel
comune di La Spezia.
Abbiamo stimato, a partire da una base dati di 16.745 imprese con sede principale nella provincia di La Spezia,
che per quanto riguarda “Cantieri navali per costruzioni metalliche e non metalliche” (Ateco 2007 codice
30.11.0 ) le prime sei PMI locali per fatturato, impiegano più del 70% dei 959 addetti totali in questa classe
di imprese, che si aggiungono ai circa 800 di Fincantieri Mega Yacht e ai 700 di Fincantieri S.P.A. (queste
ultime due sono unità locali, ovvero con sede principale fuori provincia).
Per il comparto “Costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive” sono due le imprese spezzine prevalenti
( 92 addetti su 135) oltre a quelli (circa 120) della divisione spezzina della Ferretti Group15
.
Per quanto riguarda i contractor “fornitori” della cantieristica, le imprese spezzine individuate secondo i
codici Ateco 2007 sono alcune decine (circa 40), di cui di dimensione medio-grande solo una. Questa realtà
dimensionale e numerica è stata ben rappresentata anche dallo studio di Confindustria La Spezia con
D’Appollonia16
, teso ad individuare le condizioni atte a massimizzare l’inclusione delle imprese locali nel
processo produttivo dei campioni presenti sul territorio.
Lo studio, che è stato presentato lo scorso marzo, ha quantificato in più di 900 milioni, per il biennio
20172018, il volume di acquisiti complessivo espresso dalle aziende leader, e potenzialmente destinato alle
PMI del territorio. Dal punto di vista delle PMI che ne potrebbero beneficiare (indicativamente 48 PMI locali),
lo studio cita l’iniziativa per la costituzione - attualmente ancora allo studio - di circa 13 cluster di PMI per la
fornitura di “lavorazioni complesse”.
Secondo lo studio, le principali categorie merceologiche con maggiori opportunità per le imprese spezzine
sono: scafo e carpenteria pesante (che conta per il 21 % del volume di acquisti); carpenteria e componenti di
allestimento (17%); costruzioni e montaggio tubi (18%); impianti elettrici e sistemi di controllo (28,5%) ;
meccanica (9%); elettronica (6,5%).
L’esiguità numerica del settore suggerisce di indagare i dati microeconomici e quelli delle imprese leader,
soprattutto per una panoramica delle prospettive future.
Nell’ambito del medesimo progetto Confindustria La Spezia, Fincantieri SpA ha indicato le 11 categorie
merceologiche più rilevanti per le proprie attività e per le quali esiste almeno un fornitore della provincia di
La Spezia. Si tratta nell’ordine di: servizi di progettazione, consulenza e collaudi; scafo e carpenteria pesante;
costruzioni e montaggio tubisteria; impianti elettrici e sistemi di controllo; impianti e macchinari di
condizionamento; trattamenti, pitturazioni, insolazioni; arredamenti; movimentazione e trasporti;
prestazioni indirette di stabilimento; pulizia smaltimenti; ponteggiature.
Secondo i volumi totali di acquisto di Fincantieri in Italia, nel triennio 2013-2015, si è distribuito secondo le
seguenti quote: 7% per il cantiere di Muggiano e l’indotto spezzino ne ha intercettato il 32%; il 27% per gli
15
Le principali realtà aziendali (tra imprese e unità locali) presenti sul territorio comunale spezzino, sia per dimensione che per
notorietà anche di livello internazionale, e rappresentative del comparto cantieristica, sono Fincantieri (divisione Megayacht) e
per il settore della cantieristica navale maggiore; Ferretti, Baglietto e Picchiotti per il comparto dalle cantieristica da diporto. A
questi due gruppi si aggiungono circa 56 imprese con sede in provincia il cui codice ATECO di attività prevalente risulta il
medesimo, ovvero 30.11.0.
16
Confindustria La Spezia- D’Appolonia, PROGETTO SVILUPPO INDOTTO ANALISI DEI RISULTATI (7 marzo 2017).
34
stabilimenti liguri (compreso Muggiano), con il 22% intercettato da imprese spezzine; del restante 73% con
destinazione Italia (esclusa Liguria) solo l’8% ha costituito contratti per l’indotto spezzino.
Cifre che indicano la possibilità di ampi margini di miglioramento, guardando anche alla penetrazione in
Liguria e in Italia, che Fincantieri auspica per le categorie: scafo e carpenteria pesante; costruzioni e
montaggio tubi; carpenterie e componenti di allestimento.
Nel settore cantieristico a La Spezia operano brand di fama internazionale, cui evidentemente non occorrono
consigli. Le prospettive del settore a livello globale sono state analizzate in uno studio dell’Unctad17
sui
trasporti marittimi pubblicato nel 2016. Tra le principali conclusioni di questo studio vi è la seguente:
“Supporting the maritime sector ‘as a whole’ is no longer a policy choice (for countries). Rather, the challenge
is to identify and support selected maritime businesses”36
.
L’Europa, con “LeaderSHIP 2020”18
si è data l’obiettivo di aumentare la competitività delle tecnologie
marittime europee in un settore ritenuto strategico, tenuto conto che il 90% circa degli ordini acquisiti dai
cantieri navali europei sono provenienti da mercati extraeuropei e tenuto conto dell’intensità di lavoro del
settore.
In estrema sintesi, la Commissione europea ha individuato i segmenti di mercato e le relative sfide da
affrontare. Il gruppo di mercato della cantieristica relativo all'estrazione di gas e petrolio offshore, ad
esempio, soffre dell'invecchiamento della flotta di navi specializzate e di strutture galleggianti che, insieme
a petroliere e gasiere, vengono ormai prodotte in Estremo Oriente, spesso sulla base di progetti e brevetti
europei. Il settore dell'energia eolica, invece, presenta una grande opportunità di crescita, in quanto
innovativo. Per quanto riguarda la produzione di navi da carico e di trasporto merci, così come la produzione
di navi cisterna, appare irreversibile il dominio dei cantieri asiatici.
Unico segmento dominato da costruttori europei è, invece, quello relativo alla produzione di navi da crociera
19
. Da questo punto di vista, l’acquisizione di Stx France da parte del gruppo triestino, caratterizzerà il
segmento delle navi da crociera in Europa quale duopolio - diviso tra il nuovo campione italo-francese e i
tedeschi di Meyer Werft - con il primo in posizione di assoluta leadership.
La quota di mercato europea controllata da Fincantieri salta infatti dal 38% al 55% grazie ai cantieri di
SaintNazaire - 2600 dipendenti diretti, oltre 7mila con l'indotto, un portafoglio ordini di 10 navi più 4 in
opzione per Msc20
e Royal Caribbean (per circa 12 miliardi di euro) e soprattutto il più lungo bacino di
carenaggio d'Europa (quasi un chilometro).
Non meno importante in termini prospettici è l’aver acquisito l’ ordine (consegna al 2022) per una nave da
crociera dalla Cina, il cui mercato crocieristico è previsto possa contare su più di 10 milioni di passeggeri al
2030 21
.
17
United Nations Conference on Trade and Development , (2016) Review of Maritime Transport. Cfr. in particolare capitolo 2,
pp. 29-48. Sulle prospettive dell’impiego di LNG nel settore marittimo, sia in termini di cantieristica sia in termini di servizi
portuali, sono state svolte due relazioni nell’ambito del convegno sul tema “Nautica da diporto simbolo di eccellenza del Paese:
vincoli e opportunità”, organizzato dalla sezione spezzina di ATENA. 36
UNCTAD, ibidem
18
Commissione europea, LeaderSHIP 2020 - Il mare, nuove opportunità per il futuro, 2013
19
Ibidem,
20
Si tratta di 4 navi da crociera del gruppo MSC con propulsione a GNL. Cfr. Convegno «La filiera sostenibile per la propulsione
navale: Motori, Combustibili alternativi, Infrastrutture» Claudio Boccalatte in
http://www.atenanazionale.it/convegni/2017/20170300-seatec02.pdf.
21
Previsioni della CLIA https://www.cruising.org/
35
Analizzando l’orderbook delle navi da crociera, compilato da Seatrade Cruise, si vede come, dal 2017 al 2025,
Fincantieri abbia in portafoglio 29 unità + 12 della Stx France per 4,54 milioni di tonnellate di stazza. Il
competitor tedesco Meyer Werft conta, invece, 19 navi per 2,88 milioni di tonnellate. Segue un altro tedesco,
Mv Werften, con 6 navi per 583mila tonnellate di stazza.
Dal punto di vista delle prospettive del settore per La Spezia, da segnalare anche la scelta dello scorso anno
del gruppo Ferretti di ampliare il proprio raggio d’azione, con FSD – Ferretti Security and Defence. Si tratta
della nuova Divisione attiva nella progettazione, sviluppo (50 milioni in ricerca e sviluppo) e produzione di
imbarcazioni in composito, acciaio e alluminio specificamente configurate per impieghi di Ricerca e Soccorso,
Pattugliamento, Sorveglianza, Anticrimine e Antiterrorismo. La linea mira ad intercettare la domanda del
settore pubblico nazionale e internazionale, e la società nel presentarla fa riferimento ai suoi 6 cantieri in
Italia22
.
La Sanlorenzo, altro campione nel suo segmento, ha “messo in cantiere” un progetto mirato alla formazione
(Academy Sanlorenzo) di super equipaggi per i suoi superyacht (come servizio aggiuntivo ai clienti armatori),
mentre lavorerà agli ordini di 6 superyacht (della stessa linea di quello varato ad aprile), e guarda con
attenzione alle aree -fronte mare e non -per il “polo del refit”.
3.4. Il Porto e commercio marittimo
Le crescita delle relazioni commerciali mondiali collegata alla “globalizzazione dell’economia” ha innestato il
processo che ha privilegiato il trasporto delle merci via mare, in funzione dei volumi e delle distanze da
coprire. I dati ci dicono che nel 2003 si muoveva su nave il 68% delle merci in entrata e in uscita dal continente
europeo, quota che ha raggiunto il 75,3% nel 2014. Si tratta di circa 1,7 miliardi di tonnellate di merci
scambiate via mare dall’Europa.
I cargo marittimi si ritagliano un ruolo più importante in Europa per l’export (79,4%). Per l’Italia l’85,2% della
quantità di merce esportata fuori dall’Ue nel 2014 si muove per mare (era l’82,7% nel 2009), a fronte
dell’82,2% delle importazioni (era il 79,3%).
Dal 2007 però l’interscambio di merci via mare per l’Italia ha iniziato a declinare. Fatto 100 il volume di traffico
marittimo del 2007 (299,7 milioni di tonnellate di merci), nel 2014 si registrano i valori minimi (71,1 pari a
213 milioni di tonnellate)23
.
Tra le ragioni di questo declino vi sono: la forte concorrenza di porti e operatori stranieri più competitivi
(minori costi della manodopera locale); la delocalizzazione produttiva che ha colpito numerosi settori della
manifattura italiana; e il calo dei consumi interni.”43
A questi fattori va aggiunto un fenomeno di carattere strutturale, ovvero irreversibile, sottolineato
24
dall’Unctad25
, e legato all’accorciamento della catena del valore della produzione e delle esportazioni dal
continente asiatico. Questo processo ha comportato una progressiva riduzione dell’import di questa area
(soprattutto della Cina) di prodotti intermedi della propria produzione, tradizionalmente esportati
dall’Europa, abbassando i livelli di interscambio per unità di prodotto commercializzato.
22
http://www.ferrettisecurityanddefence.com/
23
Con rimbalzi nel 2010 e 2015, secondo elaborazioni Assoporti su dati Istat Commercio estero.
24
Federmare-Censis V RAPPORTO SULL’ECONOMIA DEL MARE Cluster marittimo e sviluppo in Italia.p.123
25
Unctad, 2016 cit. p.5
36
L’Unctad considera questo un fattore di potenziale rallentamento del traffico merci dai paesi industrializzati
e un fattore di potenziale rischio per la tenuta della redditività della flotta commerciale mondiale, considerata
sin da ora significativamente sovradimensionata.
In questo contesto, i traffici merci del porto di La Spezia, secondo dati dell’Autorità Portuale26
, sono diminuiti
tra il 2005 e il 2015 del 4,2% in termini di tonnellate totali; (- 4,1% le merci varie, +12,6% le rinfuse liquide e
-15,5% le rinfuse solide). Nel 2016 nel settore delle rinfuse solide sono state movimentate 1,2 milioni di
tonnellate (+4,5%), di cui 1,1 milioni di tonnellate di carbone sbarcato al terminal Enel (+5,2%); mentre nel
comparto delle rinfuse liquide, il totale è stato di 749mila tonnellate (-21%), con incrementi del gas e dei
prodotti petroliferi raffinati e un calo delle altre rinfuse liquide.
Nel 2016, il traffico delle merci movimentato ha registrato ancora una flessione (–6,0% con 14,2 milioni di
tonnellate rispetto a 15,1 milioni di tonnellate nel 2015). I volumi di traffico in importazione ed esportazione
sono stati pari rispettivamente a 5,9 milioni e 8,3 milioni di tonnellate, contro 6,1 milioni e 9 milioni di
tonnellate nell'anno precedente.
Il segmento delle merci varie ha chiuso il 2016 con un totale di 12,2 milioni di tonnellate movimentate (5,8%),
di cui 12,1 milioni di carichi containerizzati (-4,9%) totalizzati con una movimentazione di contenitori pari a
1.272.425 teu (-2,2%) e, 82mila tonnellate di carichi non containerizzati (-60%). Dei container, quelli in
importazione sono stati pari a 636.928 teu (-2,6%) e quelli in esportazione a 635.497 teu (-1,7%).
Complessivamente i contenitori pieni movimentati si sono attestati a 935.257 teu (-2,3%) e i vuoti a 337.168
teu (-1,7%). Il trasbordo, pari a 68mila teu, è stato pari al 5,3% del traffico containerizzato totale.
Relativamente al traffico dei container, l'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale ha reso noto
che nei mercati esteri serviti dal porto della Spezia risultano, in ordine di importanza, l'interscambio
importexport con Asia, Americhe, Europa, Africa ed Oceania, mentre i principali mercati inland
nell'interscambio con lo scalo spezzino sono rappresentati, in ordine di importanza, dalle regioni Emilia
Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana, Liguria e Piemonte, con le prime tre che coprono circa il 65% del
mercato inland del porto. L'ente ha evidenziato che segnali positivi provengono dai mercati svizzeri, della
Baviera e della regione tedesca del Baden-Wuttemberg, sui quali continua l'impegno del sistema portuale
spezzino per implementare l'offerta di servizi intermodali efficienti e competitivi.
Nel 2016 il traffico dei passeggeri è stato di 507531 unità (-24%), di cui 499.248 alla Spezia, 8.113 a
Portovenere e 170 a Lerici. L'ente portuale ha precisato che la diminuzione complessiva è stata generata
principalmente dalla sensibile riduzione delle attività di home porting27
, con 7.400 passeggeri imbarcati e
sbarcati ai terminal crociere. Le toccate nave sono state 144 (-18,1%)28
.
3.5. Non solo economia del mare. I commerci
Ulteriori indicazioni sul modello di specializzazione di La Spezia – modello che non si esaurisce con il suo
posizionamento nell’economia del mare, come abbiamo visto trainato dal settore nautico – possono essere
desunte dalla composizione del suo interscambio commerciale.
26
MKT & Rapporti con l’Estero
27
Home porting: la scelta di registrare o basare permanentemente una nave in un determinato porto.
28
Dati tratti da InforMare. http://www.informare.it/news/gennews/2017/20170122-porto-Spezia-traffico-anno2016.asp.
37
I dati del 201 per La Spezia, elaborati secondo la tassonomia di Pavitt29
, ci dicono che per le importazioni
(616.579.048 euro), l’agricoltura e materie prime pesavano per il 4,6%; i prodotti tradizionali e standard per
il 51,3%; i prodotti specializzati e high-tech per il 44,1%.
Tra le esportazioni (pari nel 2014 a 813.848.598 milioni di euro) i prodotti agricoli e materie prime pesavano
per lo 0,4%; i prodotti tradizionali e standard per il 21,5% e i prodotti specializzati e high-tech per il 78,1%.
Per questo ultimo gruppo di prodotti il dato più alto delle aree a confronto è quello del NordOvest (con 46,5%
per l’export e il 41,4% per l’import).
Le prime 10 merci importate30
– che insieme rappresentano il 68% delle importazioni totali - a la Spezia sono
in ordine di volume : 1) Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi, combustibili nucleari: 2) Macchine
di impiego generale; 3) Prodotti della siderurgia; 4) Armi e munizioni; 5) Strumenti e apparecchi di
misurazione, prova e navigazione, orologi; 6) Apparecchiature di cablaggio; 7) Navi e imbarcazioni; 8)
Tabacco; 9) Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati; 10) Prodotti derivanti dalla raffinazione del
petrolio.
Le prime 10 merci per volume di esportazioni nell’anno 2014 sono state: 1) Armi e munizioni; 2) Navi e
imbarcazioni; 3) Macchine di impiego generale; 4) Altre macchine di impiego generale; 5) Motori, generatori
e trasformatori elettrici, apparecchiature per la distribuzione e il controllo della elettricità; 6) Altre macchine
per impieghi speciali; 7) Macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili; 8) Prodotti della
siderurgia; 9) Strumenti e forniture mediche e dentistiche; 10) Prodotti abrasivi e di minerali non metalliferi
n.c.a.. In totale questi gruppi di merci hanno rappresentato il 77,5% dell’export.
Dati questi che confermano che per La Spezia è possibile identificare 5 principali comparti economici: quello
della meccanica, legato prevalentemente all’industria della difesa e della cantieristica navale; quello
dell’impiantistica ed apparecchiature elettriche ed elettroniche; quello della cantieristica navale, in
prevalenza legato all’industria della difesa, ed in parte connesso alle costruzioni di naviglio civile e
commerciale; oltre a quello della diportistica nautica, suddivisibile in cantieristica da diporto e portualità
turistica; e quello della logistica marittima, centrato sulle attività del porto.
La preponderanza nella manifattura del territorio delle attività legate alla cantieristica (commerciale e della
difesa) - caratterizzata da cicli produttivi lunghi - spiega un’altra peculiarità di La Spezia, ovvero il ciclo delle
esportazioni. Dati di variazione anno su anno, mostrano andamenti disallineati rispetto a quelli delle aree di
confronto, con variazioni percentuali importanti (Tabella 7 - Tabella 8 – Tabella 9). Inoltre, offre una possibile
interpretazione della bassa propensione all’export e al grado di apertura commerciale31
di La Spezia. Tra il
29
Dati tratti da STARNET , Appendice statistica 2015, http://www.starnet.unioncamere.it/Appendice-statistica-
2015http://www.starnet.unioncamere.it/Appendice-statistica-2015-xls_1A14196 (tabb 6.35-6.38xls_1A14196 (tabb
6.35-6.38). La tassonomia di Pavitt consiste in una classificazione dei processi innovativi prevalenti nelle imprese industriali
basata su tre criteri: (a) fonte da cui si origina l’innovazione; (b) requisiti specifici richiesti per la sua adozione; e (c) capacità di
appropriazione dei benefici prodotti dall’innovazione. Ne derivano 4 classi: Supplier dominated, costituita da imprese di settori
manifatturieri tradizionali, in cui l’innovazione si origina esternamente all’impresa (produttori di macchine e impianti, produttori
di beni intermedi, es. materie prime e componenti); Scale intensive, grandi imprese produttrici di beni di consumo o di beni
intermedi, in cui l’innovazione si origina sia internamente che esternamente all’impresa, con grado di appropriazione medio;
Specialized suppliers, imprese specializzate nel produrre tecnologie utilizzate da altre imprese, con grado di appropriazione
elevato (in particolare meccanica strumentale); e Science-based, imprese basate sulla tecnologia, che traggono le innovazioni di
maggiore valore aggiunto dai risultati della ricerca e sviluppo, con elevato grado di appropriazione.
30
STARNET, Appendice statistica 2015, http://www.starnet.unioncamere.it/Appendice-statistica-2015-xls_1A14196 (tabb. 6.27-
6.34).
31
La propensione all’export è un indice dato dal rapporto tra il valore delle esportazioni e il valore aggiunto complessivo (di un
aggregato territoriale). Il grado di apertura commerciale è dato dal rapporto tra la somma di import e export e il PIL, usato
38
2013 e il 2014 la propensione all’export provinciale è passata da 15,9 a 13,9 (in linea con i dati del mezzogiorno
e difforme da quelli degli altri aggregati). Il grado di apertura commerciale (24,4 nel 2014) è sensibilmente
inferiore a quello di tutte le altre aree di confronto. (
Figura 7 - Propensione all'export 2014 e Figura 8)
Tabella 7 - Variazione delle esportazioni rispetto all'anno precedente per provincia. Anni 2008-2014
Provincia e aree 2007/ 2008 2008/ 2009 2009/ 2010 2010/ 2011 2011/ 2012 2012/ 2013
2013
definitivo/2014
provvisorio
Imperia -7,2 -10,4 15,2 3,1 7,7 -0,7 6,4
Savona 7,1 6,2 12,5 17,1 -10,7 1,6 4,9
Genova 15,0 12,6 -0,2 24,1 1,9 -15,2 18,5
La Spezia 3,8 17,3 -10,0 -27,8 36,5 31,0 -13,3
LIGURIA 10,0 10,4 1,8 14,8 2,1 -6,2 10,2
NORD-OVEST 2,1 -20,1 14,2 11,2 3,6 0,7 2,2
NORD-EST 1,3 -21,7 15,5 11,2 1,2 2,5 3,5
CENTRO -4,1 -15,3 17,6 13,2 6,4 -0,5 3,0
SUD E ISOLE 4,5 -29,3 27,0 10,6 8,1 -8,5 -4,7
ITALIA 1,2 -20,9 15,6 11,4 3,8 0,0 2,0
Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat
Tabella 8 - Importazioni per provincia e contenuto tecnologico dei beni commercializzati secondo la tassonomia di Pavitt. Anno
2014. Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale provinciale
Province e
regioni
IMPORTAZIONI
Agricoltura e materie
prime
Prodotti tradizionali e
standard
Prodotti specializzati e
high-tech
Totale
Imperia 22.421.913 12,4 114.967.472 63,8 42.858.692 23,8 180.248.077 100,0
Savona 2.688.105.508 75,2 696.760.668 19,5 189.692.623 5,3 3.574.558.799 100,0
Genova 1.123.507.369 28,2 2.250.708.883 56,6 603.027.224 15,2 3.977.243.476 100,0
La Spezia 28.351.907 4,6 316.346.859 51,3 271.880.282 44,1 616.579.048 100,0
LIGURIA 3.862.386.697 46,3 3.378.783.882 40,5 1.107.458.821 13,3 8.348.629.400 100,0
NORD-OVEST 12.082.993.590 8,3 73.724.655.582 50,4 60.521.665.095 41,4 146.329.314.267 100,0
NORD-EST 5.985.212.573 7,3 51.338.227.439 62,8 24.399.847.176 29,9 81.723.287.188 100,0
CENTRO 5.540.398.668 9,9 28.967.523.512 51,6 21.642.245.681 38,5 56.150.167.861 100,0
SUD E ISOLE 22.893.802.290 45,3 19.974.722.247 39,5 7.713.178.079 15,2 50.581.702.616 100,0
NON
SPECIFICATA
14.370.843.501 70,7 5.923.913.346 29,1 35.288.920 0,2 20.330.045.767 100,0
ITALIA 60.873.250.622 17,1 179.929.042.126 50,7 114.312.224.951 32,2 355.114.517.699 100,0
Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat
comunemente quale misura di integrazione economico commerciale internazionale di un aggregato territoriale (paese area
geografica etc).
39
Tabella 9 - Esportazioni per provincia e contenuto tecnologico dei beni commercializzati secondo la tassonomia di Pavitt.
Anno 2014. (Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale provinciale)
Province e
regioni
ESPORTAZIONI
Agricoltura e materie
prime
Prodotti tradizionali e
standard
Prodotti specializzati e
hightech
Totale
Imperia 115.758.753 27,7 200.553.780 48 101.446.701 24,3 417.759.234 100
Savona 132.153.675 9,1 1.095.884.606 75,1 230.425.924 15,8 1.458.464.205 100
Genova 17.394.534 0,4 2.077.717.899 47,4 2.290.649.779 52,2 4.385.762.212 100
La Spezia 3.126.827 0,4 175.155.715 21,5 635.566.056 78,1 813.848.598 100
LIGURIA 268.433.789 3,8 3.549.312.000 50,2 3.258.088.460 46 7.075.834.249 100
NORD-OVEST 1.392.218.695 0,9 84.147.209.687 52,6 74.467.218.042 46,5 160.006.646.424 100
NORD-EST 2.549.824.070 2 70.214.018.939 55,6 53.606.996.232 42,4 126.370.839.241 100
CENTRO 994.700.722 1,5 35.901.145.569 54,2 29.299.690.372 44,3 66.195.536.663 100
SUD E ISOLE 2.102.009.279 5,2 25.012.692.323 61,6 13.485.780.808 33,2 40.600.482.410 100
NON
SPECIFICATA
73.528.870 1,5 4.463.541.473 92,5 285.812.364 5,9 4.822.882.707 100
ITALIA 7.112.281.636 1,8 219.738.607.991 55,2 171.145.497.818 43 397.996.387.445 100
Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat
Figura 7 - Propensione all'export 2014
Figura 8 - Grado di apertura commerciale 2014
40
3.6. L’Industria della difesa
L’industria della difesa nel territorio di La Spezia, che non si esaurisce nel macroaggregato Armi e Munizioni,
è fondamentalmente rappresentata dallo Stabilimento del Muggiano di Fincantieri e da Leonardo Defense
System (ex stabilimento di Oto Melara – Finmeccanica)32
. In termini di dimensioni del settore in provincia di
La Spezia, a partire dal data base delle aziende operative nel settore Armi e munizioni (codice Ateco 25.40.0)
emerge che sono attive 9 imprese per un totale di 1200 addetti, di cui 1091 riferibili a Oto Melara.
Nel caso di Leonardo Defense System (SDI), le attività produttive sono basate sulla progettazione e
produzione di sistemi d'arma navali, con una diversificazione anche nel settore terrestre (torrette per veicoli
e droni terrestri) e aeronautico/missilistico (MBDA).
La divisione SDI ha realizzato nel 2014 ricavi per 495 milioni di euro, di cui il 40% all’estero; di questi, 213
milioni di ricavi (63% dall’estero) sono stati realizzati dai sistemi navali e munizioni, e 106 milioni dai sistemi
subacquei (83% dall’estero). SDI dichiara di avere un portafoglio ordini di poco più di un miliardo di euro, di
cui 41% all’estero33
.
Per il futuro, il settore difesa ( navale) può contare sul programma FREMM (fregate europee multi-missione
realizzate in tandem con i francesi), per le quali l’OCCAR (l’Organizzazione congiunta di cooperazione europea
in materia di armamenti) ha deciso di esercitare l’opzione per la costruzione della nona e decima unità del
programma nell’aprile 2015; sulla Legge Navale, e su un nuovo contratto della difesa del Qatar.
32
Leonardo Finmeccanica Spa, ha una struttura organizzativa che comprende il Corporate Center, quattro Settori
e sette Divisioni. La divisione sistemi di difesa (SDI) - compresa nel Settore Elettronica, Difesa e Sistemi di Sicurezza
(SEDI) - conta cinque centri in Italia con 1454 addetti, di cui 956 a La Spezia (a gennaio 2016), e cinque centri nel
mondo, attraverso imprese controllate e consorziate.
33
Al proposito si segnala che Giampiero Lonardi, responsabile SDI, ha rappresentato le difficoltà della divisione ad
acquisire commesse sul mercato estero per i sistemi navali e sul mercato interno, esclusivo di sbocco, per i sistemi
terrestri, e l’intenzione di trovare partner (preferibilmente europei). Cfr. in Secolo XIX 28-APR-2017, da pag. 22.
A. Lualdi “ Leonardo Sistemi a caccia di partner per siluri e munizioni”.
41
Il programma pluriennale sub Legge Navale, prevede la costruzione di 7 Pattugliatori Polivalenti d’Altura –
PPA (più 3 in opzione); una portaelicotteri – LHD; una nave logistica – LSS, per un valore totale di acquisizioni
di circa 365 milioni di euro.
In gioco inoltre il contratto già firmato da Fincantieri con il Governo australiano per partecipare alla selezione,
condotta dal Dipartimento della Difesa, che prevede la costruzione di nove fregate di futura generazione (si
tratta di una mega commessa del valore di 25 miliardi di euro – la selezione verrà conclusa il prossimo anno).
La SDI di Leonardo Spa ha dichiarato che “ l’indotto spezzino” nel 2014 ha intercettato poco più di 50 milioni
di ordinativi ( 25 mln per elettronica, poco più di 15 per meccanica, circa 16 per servizi generali). Il comparto
della meccanica si è conquistato tra il 2009 e il 2015 circa 105 milioni di forniture (in calo nel periodo, dai
circa 24 del 2009 a meno di 15 nel 2015 ); quello dell’elettronica circa 140 milioni, quello dei servizi generali
122 milioni.
3.7. Ulteriori elementi di valutazione
La provincia di La Spezia, sulla base dei dati esaminati sin ora, può essere paragonata a un distretto
“territorialmente persistente e sofferente a livello occupazionale”, secondo la definizione che ne dà l’ISTAT
nel rapporto già citato, la più diffusa tipologia distrettuale in Italia sulle 5 individuate34
. Un distretto
persistente e sofferente è infatti caratterizzato da variazioni dell’occupazione per lo più imputabili agli
andamenti economici del periodo preso in esame (2001-2011)35
, ma -a fronte del ridimensionamento
dell’occupazione- questa tipologia di distretto ha mantenuto inalterata la configurazione territoriale e di
specializzazione industriale e una tenuta dell’assetto produttivo.
Tra i fattori di forza del sistema produttivo italiano, e dei distretti in particolare, nello stesso studio è citata
come cruciale l’aggregazione di imprese (nel 2008 in Italia si contavano circa 76 mila gruppi/raggruppamenti
con 176 mila imprese; oggi i gruppi sono oltre 90 mila, comprendono più di 206 mila imprese attive residenti
e occupano oltre 5,6 milioni di addetti). Nel settore dell’industria e dei servizi privati non finanziari, alle
imprese appartenenti a gruppi è ascrivibile il 54% del valore aggiunto, il 62% del fatturato e l’80% dell’export
(valori che salgono rispettivamente a 65, 71 e 83 % per la sola manifattura).
In particolare, l’Istituto di statistica sottolinea come le imprese appartenenti a gruppi siano molto più
produttive di quelle “isolate”, indipendentemente dalla dimensione. In tutte le classi dimensionali, le imprese
appartenenti a gruppi conseguono una produttività media di gran lunga superiore rispetto a quella delle
omologhe che non fanno parte di gruppi. Anche le microimprese, qualora partecipino a un gruppo,
presentano una produttività media più elevata delle imprese di maggiori dimensioni che operano isolate”55
.
Un altro fattore di miglioramento delle performances generali è nelle relazioni fra industria e servizi. La
terziarizzazione dell’industria − cioè la tendenza verso un incremento dell’offerta di servizi da parte delle
imprese industriali − rappresenta un tratto distintivo dell’evoluzione economica degli ultimi decenni.
L’acquisto di servizi da terzi influenza la produttività del sistema economico sia indirettamente – attraverso
la produzione in outsourcing o lo spostamento all’estero di attività a basso valore aggiunto verso fornitori
34
Le 5 tipologie sono: distretti territorialmente persistenti e sofferenti (dal punto di vista occupazionale); distretti
territorialmente persistenti e reattivi; distretti nuovi/riorganizzati e vincenti; distretti nuovi/persistenti e in crisi; distretti in
espansione territoriale e in tenuta occupazionale. Istat, cit., p.69
35
Istat, cit., p. 99
42
esterni –, sia direttamente – come importante veicolo per la trasmissione di spillover di conoscenza. I servizi
a elevata intensità di conoscenza hanno la performance migliore tra i servizi alle imprese, e i comparti
industriali a più alto contenuto tecnologico tendono ad acquistare servizi tecnologicamente più avanzati in
misura maggiore di quelli a bassa tecnologia.
Tornando a La Spezia, sempre in occasione dell’iniziativa della Confindustria locale per lo studio “Sviluppo
indotto”, tra le “richieste” di Fincantieri ai suoi potenziali fornitori ci sono quelle di (a) realizzare una maggiore
capacità produttiva (e relativi investimenti); (b) aggregarsi per categorie merceologiche omogenee
(superando particolarismi per poter aspirare a competere anche a livello di mercato nazionale e globale); (c)
progettare secondo criteri di essenzialità; (d) adeguare i prodotti ai requisiti di progettazione; (e) accrescere
la capacità di ingegnerizzazione di tutto il processo, minimizzando costi tempo e impegno impianti. Inoltre,
secondo Fincantieri sarebbe necessario avere non solo un unico interlocutore per gruppi di più fornitori, ma
anche un generale miglioramento di qualità e controllo. Al fine di facilitare il compito delle imprese fornitrici,
Fincantieri ha stipulato accordi con Istituti Bancari per la concessione di credito a tassi agevolati.
Secondo dati Infocamere, nella provincia di La Spezia vi erano 29 soggetti aderenti ad almeno un contratto
di rete nel 2015, di cui 5 operativi nel settore manifatturiero, 3 nel commercio e 21 in altri servizi.
Un’iniziativa delle PMI locali per rispondere alle domande provenienti dalle imprese trainanti (aggregazione,
innovazione, qualità, ed efficienza) sarebbe opportuna sotto diversi punti di vista, in primis per aumentare il
proprio giro di affari, tenuto conto dei volumi e dei mercati potenzialmente aggredibili almeno nella
cantieristica, ma soprattutto per non rischiare l’espulsione dal mercato.
A partire dal 2015, ad esempio, Fincantieri e Finmeccanica SDI hanno realizzato un processo di
centralizzazione del procurement. Sono state definite nuove regole e definiti i nuovi ruoli. Circa l’80% della
voce ‘‘Servizi e Varie’’ (che rappresenta principalmente merceologie di servizi generali) rientra oggi nella sfera
di azione di Finmeccanica Global Services (FGS), la quale ricerca, seleziona e acquista per conto delle Divisioni
e delle altre Aziende della società36
. In particolare, l’unità acquisti di FGS gestisce le attività nell’ambito dei
contratti real estate e facility management, e avrà nel futuro la responsabilità sull’intero processo di
approvvigionamento dei prodotti “no core” (dall’energia agli arredi). Sin da ora essa gestisce l’Albo dei
fornitori di tutte le Divisioni, svolgendo anche l’attività di pre-qualifica57
.
Queste novità nella governance dei due gruppi leader di La Spezia, rappresentano senz’altro la più grossa
sfida per le prospettive del territorio (insieme a quelle legate agli sviluppi dei mercati internazionali di
sbocco).
Queste dinamiche riferite al settore navalmeccanico, insieme a quelle delle infrastrutture per il turismo e per
la logistica a servizio del porto, sono ben note ai rappresentanti delle diverse categorie, e alle istituzioni locali,
che hanno messo in piedi molte iniziative -anche negli ultimi mesi- per rendere edotti e più consapevoli gli
operatori locali.
Alla luce dei risultati dello studio “Sviluppo indotto” e di recenti colloqui con rappresentanti di categoria, le
imprese locali non appaiono pronte ad operare i necessari cambiamenti in termini di forme di aggregazione.
36
Cfr. nota 32. 57
Fincantieri, Porto Lotti, 9 maggio 2016, Progetto “Sviluppo indotto”: Gli acquisti. Finmeccanica Divisione Sistemi
Difesa, Porto Lotti, La Spezia 12 Maggio 2016, Progetto Sviluppo Indotto Incontro con Finmeccanica Divisione Sistemi
Difesa (tutti i dati aziendali sub Commercial Confidence).
43
Dei 13 cluster potenzialmente attivabili, si ha notizia della recente costituzione di un solo consorzio nel
settore navale, con l’obiettivo di aggiudicarsi le aree messe a bando dal Comune per l’area ex Casermette37
.
Questo dato, che di per sé sarebbe preoccupante per le prospettive di sviluppo e crescita del territorio, non
appare coerente con la “storia” del consorzio di PMI TECNOMAR LIGURIA38
, costituitosi nel 2009 al fine di
partecipare alla governance del Distretto Ligure delle Tecnologie Marine (DLTM)39
e promuovere progetti
strategici di ricerca, innovazione e formazione nei settori delle tecnologie navali della difesa, della
cantieristica navale e nautica, e del monitoraggio, bonifica e sicurezza dell’ambiente marino.
Le 60 imprese spezzine40
partecipanti a TECNOMAR LIGURIA e le imprese partecipanti a DLTM41
, unitamente
al nucleo di ricerca rappresentato nel consiglio scientifico di DLTM, potrebbero senz’altro costituire il nucleo
da cui partire per programmare un futuro industriale all’altezza delle sfide attuali.
Altro elemento da considerare è la dinamica delle imprese per forma giuridica42
. A fronte di una diminuzione
totale tra il 2011 e il 2014 di 542 imprese attive nella provincia di La Spezia, le imprese individuali e le società
di persone sono diminuite di 732 unità complessivamente, e quelle di capitale sono aumentate di 185. In più
di qualche caso, secondo rappresentanti di categoria, si è trattato di una trasformazione delle prime per
rafforzarsi in tempi difficili.
Nella seconda fase dello Studio per ENEL Future-E si approfondirà l’analisi di queste e di altre realtà non
considerate in questo rapporto, potenzialmente rilevanti per determinare le prospettive dei progetti di
utilizzo dell’area della Centrale E. Montale proposti .
BIBLIOGRAFIA DEL CAPITOLO (Parte 2)
Assoporti,
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Camera dei Deputati, http://documenti.camera.it/Leg15/Dossier/Testi/Po022.htm#_Toc184697416
Camera di Commercio, 2016, http://www.sp.camcom.it/comuni-inhttp://www.sp.camcom.it/comuni-in-
cifrecifrehttp://www.starnet.unioncamere.it/Cielocruscotto-informativo-economie-locali_2A994
37
Comune della Spezia. Affidamento in concessione di valorizzazione del compendio immobiliare “ex fusione tritolo”. Bando
non ancora chiuso
38
Costituito nel 2009 con 69 PMI partecipanti, oggi ne conta 115 di cui 50 spezzine. cfr. http://www.consorziotecnomar.com/. A
partire dal 2011 nella fase di avvio del Polo DLTM, le PMI che, aderendo al Consorzio Tecnomar, hanno contestualmente aderito
al Polo DLTM sono state 60.
39
DLTM società consortile a responsabilità limitata a maggioranza privata, costituita l’8 luglio 2009 sulla base dell’Accordo di
Programma Quadro sottoscritto da Regione Liguria, Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca ed il Ministero dello Sviluppo
Economico. cfr. www. http://dltm.it/ Organi societari nel CdA in rappresentanza imprese e Consiglio scientifico in
rappresentanza università e Istituti di ricerca. cfr. http://dltm.it/chi-siamo/cariche-sociali/
40
Cfr. http://www.consorziotecnomar.com/associati/
41
DLTM- Distretto Ligure delle tecnologie marine. Cfr. http://dltm.it/chi-siamo/soci/ e http://dltm.it/chihttp://dltm.it/chi-
siamo/cariche-sociali/siamo/cariche-sociali/
42
Dati tratti da CCIA e Infocamere.
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  • 1. 1 Assistenza tecnica nel processo di riqualificazione della centrale termoelettrica di La Spezia: Ipotesi e identificazione dei possibili futuri utilizzi tecnologici compatibili con i principi di sviluppo innovativo e sostenibile del Progetto Futur-E. Fase I Rapporto sui risultati dell’analisi socioeconomica del territorio, nel contesto regionale e nazionale
  • 2. 2 Capitolo 1 Inquadramento dell’area di studio e breve storia della centrale termoelettrica “Eugenio Montale” di La Spezia
  • 3. 3 1. INTRODUZIONE Il presente capitolo fornisce un inquadramento generale dell’area dove è insediata la centrale termoelettrica Eugenio Montale, descrive sinteticamente l’impianto e le installazioni accessorie e ne traccia brevemente la storia. Fornisce inoltre dati e informazioni sullo stato autorizzatorio e di esercizio della centrale, sulle attività di caratterizzazione effettuate e sugli interventi che riguardano le porzioni soggette ad obblighi di bonifica o messa in sicurezza permanente. 2. INQUADRAMENTO DELL’AREA E BREVE STORIA DELLA CENTRALE 2.1. Localizzazione geografica (La centrale: localizzazione di edifici e impianti – Mappe, foto e descrizione) La centrale termoelettrica di Enel Produzione S.p.A. “Eugenio Montale” sita nei Comuni di La Spezia ed Arcola (SP) è collocata nella cosiddetta piana di Fossamastra, nell’estrema parte est del Comune di La Spezia, (vedi Figura 1), su di un’area di circa 72 ha di proprietà di ENEL Produzione S.p.A.. L’area su cui sorge l’impianto è di tipo industriale e vede la presenza di altri insediamenti produttivi. Figura 1 Mappa della provincia de La Spezia localizzazione geografica della centrale - Google Earth Centrale ENEL
  • 4. 4 2.2. Descrizione dell’infrastruttura La Centrale comprende i macchinari e le strutture di servizio allocati all’interno del perimetro dello stabilimento e, in particolare: Una sezione (SP3) policombustibile con potenza elettrica pari a 600.000 kW, alimentata prevalentemente a carbone e attualmente in esercizio; Due sezioni (SP1 ed SP2) a ciclo combinato alimentate a gas naturale, ciascuna con potenza elettrica pari a circa 340.000 kW dismesse. Una sezione (SP4) policombustibile da 600.000 kWe dismessa. Deposito di oli minerali costituito da: • 4 serbatoi fuori terra per olio combustibile per complessivi 161.500 m3 ; • 1 serbatoio per gasolio agevolato di 300 m3 ; • 1 serbatoio per olio lubrificante per 140 m3 ; • 4 serbatoi per oli dielettrici per complessivi 112 m3 ; • 4 fusti per olio lubrificante per complessivi 50 m3 ; I serbatoi di olio combustibile sono collegati con un oleodotto e servono come deposito per gli usi della centrale e per il rifornimento di impianti esterni effettuato tramite autocisterne. L’Enel ha recentemente (2017) avviato un programma di cessazione di utilizzo di olio combustibile denso nel processo produttivo della centrale e prevede che le attuali quantità in giacenza saranno cedute a terzi. Fanno parte della centrale altre strutture esterne asservite al processo produttivo, collocate come mostrato nella planimetria di Figura 2. Le principali pertinenze esterne all’impianto sono: • il pontile per l’attracco delle navi carboniere e petroliere (in area demaniale all’interno del porto) e le relative strutture di servizio realizzate sul piazzale confinante con il Viale San Bartolomeo; • l’opera di presa dell’acqua di raffreddamento della Centrale, situata alla radice del pontile e i canali di adduzione e restituzione dell’acqua; • l’opera di restituzione dell’acqua di raffreddamento della Centrale, situata a ponente dell’opera di presa in località Fossamastra; • le aree precedentemente utilizzate per il lagunaggio delle ceneri; • le aree per lo stoccaggio del carbone, situate in località Val Bosca ed in località Val Fornola; • le opere per il trasporto e la movimentazione del carbone: dalle navi ai parchi di stoccaggio e alla centrale, costituite dai nastri trasportatori e torri di rinvio; • il pontile di scarico e l’oleodotto di collegamento al deposito per lo stoccaggio dell’olio combustibile, lungo circa 3 km che corre quasi per l’intera lunghezza accanto al nastro trasportatore del carbone; • le aree esterne all’insediamento produttivo gestite dalla Centrale. La stazione elettrica, le linee di collegamento alla centrale e le linee di trasmissione dell’energia ad alta tensione (220 e 380 kV), già di Enel S.p.A., appartengono alla Società TERNA S.p.A. L’area di proprietà Enel è evidenziata in Figura 3.
  • 5. 5 Figura 2 Planimetria della Centrale Eugenio Montale Figura 3 Dettaglio dell’area della centrale di proprietà dell’Enel – Google Earth
  • 6. 6 2.3. Breve storia della centrale e stato autorizzatorio La centrale fu costruita dalla Società Edisonvolta, autorizzata alla costruzione del primo gruppo con decreto del 26 gennaio 1960. Al primo gruppo di produzione a carbone da 310 MW, entrato in servizio il 28 agosto 1962, seguirono altri tre gruppi a carbone per complessivi 1.835 MW e fu al tempo la più grande centrale termoelettrica d’Europa. Con l’entrata in servizio del 4° gruppo, avvenuta nel 1968, la produzione annua di energia ha raggiunto il 5% della produzione nazionale. A seguito della legge del 6 dicembre 1962, che istituiva l’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica, la centrale passò da Edisonvolta a ENEL, trasformato nel 1992 in società per azioni. Enel Produzione S.p.A., attuale proprietario, nasce il 7 settembre 1999 in seguito al Decreto Legislativo 79/99 con capitale sociale interamente sottoscritto da Enel, che le affida il ramo d'azienda relativo alla generazione di energia elettrica. Con l’entrata in vigore delle norme ambientali contenute nel dpr 203/88, Enel realizzò un progetto di adeguamento ambientale della centrale approvato dal Ministero dell’Industria con decreto del 29 gennaio 1997. Nel nuovo assetto, a regime dal 3/2/2001, la potenza fu ridotta da 1.835 MWe a circa 1.280 MWe, le unità a carbone 1 e 2 furono sostituite con gruppi di generazione a ciclo combinato alimentati a metano, furono realizzati impianti di desolforazione e di denitrificazione per l’abbattimento delle emissioni dell’unità 3 alimentata a carbone e fu dismessa l’unità 4. Con l’entrata in vigore delle disposizioni in materia di autorizzazione integrata ambientale, la centrale si è dotata di Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata con DM 244 del 06/09/2013 (G.U. n° 226 del 26/09/2013), originariamente con durata di 8 anni, innalzata successivamente ex lege a 16 anni.1 L’assetto di impianto autorizzato è costituito da tre sezioni termoelettriche: • le sezioni SP1 e SP2 a ciclo combinato alimentate a gas naturale ciascuna di potenza termica pari a 635 MW; • la sezione SP3 alimentata a carbone come combustibile primario con potenza termica pari a 1.540 MW. Nel 2016 il Ministero dello Sviluppo Economico, su richiesta di ENEL, ha autorizzato la definitiva messa fuori servizio delle unità a ciclo combinato SP1 e SP22 . La dismissione delle due unità, con l’esclusione degli impianti funzionali anche all’unità che resta operativa, è stata completata nel luglio 2016. Il piano di dismissione approvato non prevede la demolizione delle opere ed infrastrutture principali delle parti dell’impianto termoelettrico per cui è cessata l’attività di produzione. Anche l’unità 4, dismessa nel 1999 non è stata demolita. Il Sistema di Gestione Ambientale della Centrale è certificato ISO 14001:2004 (CSQ ECO, 2016) per la produzione di energia elettrica, con certificazione valida fino al 10/10/2019 (o fino al 14/9/2018 nel caso l’Organizzazione non ottenga, entro detta, data la certificazione ISO 14001:2015). L’installazione è inoltre registrata ai sensi del Regolamento CE n 1221/2009 (EMAS) Numero registrazione IT- 000376, prima registrazione 13 ottobre 2005, con scadenza 27 aprile 20173 . ENEL Produzione SpA è anche autorizzata al Deposito di Oli Minerali Costieri collocato all’interno dell’area della Centrale con determina n.135 del 6/12/06, prot. N. 69108 del 6/12/06. L’autorizzazione, rilasciata dalla 1 Con l’entrata in vigore del D.Lvo 46/2014 la durata dell’AIA è stata fissata ordinariamente in dieci anni. Per le installazioni che all’atto del rilascio dell’autorizzazione risultino registrate ai sensi del Regolamento CE n 1221/2009 la durata dell’autorizzazione è fissata in sedici anni, mentre è di dodici anni per le installazioni che all’atto del rilascio dell’autorizzazione risultino certificate secondo la norma UNI EN ISO 14001. 2 Ministero dello Sviluppo Economico Nota prot. 003139 del 08/02/2016
  • 7. 7 Provincia di La Spezia ai sensi della legge 239/04, ha rinnovato la concessione del Ministero delle attività produttive n 13712 del 8/11/85. Il deposita non opera limitatamente ai bisogni della centrale ma provvede a forniture esterne. La centrale è inserita nell’inventario nazionale degli stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti ai sensi dell'art. 15, comma 4 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n, 334 e s.m.i. 4 2.4. Personale (entità, caratteristiche, organizzazione) l funzionamento della Centrale è in ciclo continuo e pertanto l’impianto è presidiato 24 ore su 24 da personale. L’organico totale della Centrale ammonta a 222 addetti così suddivisi: 1 Direttore, 1 Capo impianto, 9 Quadri intermedi, 112 impiegati e 99 operai che garantiscono le attività di conduzione e manutenzione degli impianti. Nell’impianto operano inoltre quotidianamente ditte esterne alle quali vengono appaltate attività di manutenzione (ordinaria e straordinaria), servizi generali (pulizie, mensa), interventi specialistici con il frequente coinvolgimento di forza lavoro locale. 5 .
  • 8. 8 BIBLIOGRAFIA DEL CAPITOLO 1. Ministero dell’Ambiente - DM 244 del 6/12/2013 Autorizzazione integrata ambientale per l’esercizio della centrale termoelettrica “Eugenio Montale” di proprietà della Società Enel Produzione S.p.A. sita nei Comuni di La Spezia e di Arcola. 2. Dichiarazione Ambientale, aggiornamento 2016. Impianto termoelettrico La Spezia. https://www.enel.it/content/dam/enel-it/progetti/documenti/impianti- emas%20move/LaSpezia/DichiarazioneAmbientaleAggioramento2016_LaSpezia.pdf 3. CSQ ECO 2016. Certificato N 9191.E035 ISO 14001: 2004. Certificato di conformità del Sistema di Gestione Ambientale operato da Enel Produzione S.p.A. nella Centrale “Eugenio Montale” è certificato ISO 14001:2004 (CSQ ECO, 2016) per la produzione di energia elettrica. 4. Università di Genova. (2007). Studio geochimico delle acque di falda nel sito di Pitelli, ed in particolare nella zona della centrale termoelettrica della spezia “Eugenio Montale”. 5. ENEL-PRO-07/01/2016-0000396 invio al Ministero dell’Ambiente della “Relazione di Riferimento sullo stato di qualità di suolo e sottosuolo” della Centrale Termoelettrica “Eugenio Montale” di La Spezia. Dicembre 2015. 6. ENEL-PRO-23/02/2017-0007223 Relazione tecnica cessazione utilizzo OCD nella produzione. Febbraio 2017 7. ENEL-PRO-06/05/2016-0015861 Piano di dismissione delle unità a ciclo combinato SP1 e SP2. 8. Conferenze dei servizi (CdS): 8.1 Ministero dell’Ambiente C.d.S 21/03/2000 8.2 Ministero dell’Ambiente C.d.S. decisoria del 30/12/2002 8.3 Ministero dell’Ambiente C.d.S. 22/7/2003 8.4 Ministero dell’Ambiente C.d.S. del 23/11/04 8.5 Ministero dell’Ambiente CdS decisoria del 25/7/2005 8.6 Ministero dell’Ambiente CdS decisoria del 6/4/2006 8.7 Ministero dell’Ambiente CdS decisoria del 28 ottobre 2010 8.8 Regione Liguria CdS di ottobre 2013 (Decreto n. 369 del 30/10/2013) 8.9 Determinazioni conclusive della Conferenza di Servizi Decisoria del 21 giugno 2016, relativa alla Bonifica del Sito regionale Pitelli - (ex S.I.N) e approvazione dei singoli interventi. Decreto 3/08/16
  • 9. 9 Capitolo 2 Il contesto sociale ed economico
  • 10. 10 Parte 1 La situazione demografica e occupazionale
  • 11. 11 1. INTRODUZIONE Il presente capitolo punta a fornire una fotografia della situazione demografica e occupazionale di La Spezia, in particolare rispetto a quelle della regione Liguria, dell’area nord-ovest e dell’Italia. Il quadro complessivo che emerge a livello demografico-occupazionale nel territorio di La Spezia presenta delle criticità strutturali più evidenti rispetto sia al nord-ovest che all’Italia ed anche in peggioramento nell’ultimo decennio. Complessivamente il numero di residenti è in leggero aumento nel decennio considerato, anche se va evidenziato che il contributo maggiore proviene dall’incremento della popolazione straniera residente. La popolazione in provincia di La Spezia, inoltre, risulta tendenzialmente più anziana rispetto a quella nazionale, registrando un’età media e un indice di vecchiaia più elevati. La provincia spezzina si presenta come un territorio con una elevata dipendenza strutturale delle fasce in età non lavorativa, in particolare quella degli over 65. A livello occupazionale La Spezia registra un dato positivo, ossia una crescita complessiva degli occupati ma, allo stesso tempo, un forte calo negli ultimi anni dei dipendenti del settore industriale e, in particolare, un peggioramento del tasso di disoccupazione nella fascia che va dai 25 ai 34 anni. 2. IL QUADRO SOCIO-DEMOGRAFICO DEL TERRITORIO Per l’analisi del quadro socio-demografico si sono presi a riferimento i dati relativi agli ultimi dieci anni delle seguenti aree geografiche: provincia di La Spezia, Liguria, nord-ovest e Italia. Le fonti dati utilizzate per le analisi contenute nel presenta paragrafo sono l’ISTAT ed elaborazioni della Camera di Commercio La Spezia su dati ISTAT3 . L’obiettivo principale è quello di fornire un quadro esaustivo, e allo stesso tempo sintetico, del contesto spezzino relativamente a popolazione e occupazione. A tale scopo ci si è avvalsi dei seguenti dati e indici statistici per evidenziare le principali dinamiche in atto e fornire una visione della situazione socio-demografica relativa al territorio considerato. • Popolazione residente al 1° gennaio di ogni anno, per sesso, area geografica e anno; • Popolazione straniera residente al 1°gennaio per età e sesso; • Bilancio demografico (popolazione al 1° gennaio; nati; morti; saldo naturale; iscritti; cancellati; popolazione al 31 dicembre); • Tassi di natalità, mortalità e crescita naturale; • Saldi migratori per 1.000 residenti (saldo migratorio interno; saldo migratorio estero; saldo migratorio complessivo); • Tasso di crescita totale per 1.000; • Indicatori di struttura (età media; indice di dipendenza strutturale; indice di dipendenza anziani; indice di vecchiaia); • Struttura per età della popolazione al 1° gennaio; • Speranza di vita. Tutti i dati puntuali sono contenuti nell’allegato al presente paragrafo (vedi allegato 1) e di seguito si riportano le principali evidenze emerse. Per quanto riguarda la popolazione residente nel territorio di La Spezia, nel corso dell’ultimo decennio si registra un lieve aumento, con un totale di residenti passato da 219.366 nel 2005 a 221.003 nel 2015. Tale incremento, in termini percentuali, risulta inferiore per La Spezia (+0,7%) sia rispetto a quello registrato 3 http://www.sp.camcom.it/rapporto-economia-provinciale
  • 12. 12 sull’intero territorio nazionale (+3,8%) che a quello avvenuto nell’area del nord-ovest (4,4%), ma comunque in controtendenza se confrontato con quello avvenuto su scala regionale (-1,3%) nell’arco del decennio. La popolazione straniera residente a La Spezia è passata in termini assoluti da circa 7.500 unità nel 2005 a oltre 18.400 nel 2015, ossia circa due volte e mezzo quella di dieci anni prima. Anche la percentuale degli stranieri sul totale della popolazione residente nella provincia spezzina è salita da 3,4% nel 2015 a 8,3% nel 2015. Quest’ultimo dato risulta identico a quello dell’Italia nello stesso anno ma inferiore al dato ligure (8,8%) e a quello rilevato per l’area nord-ovest Figura 12: Stranieri residenti sul totale della popolazione residente Dal bilancio demografico si evince come il saldo naturale della popolazione di La Spezia rimanga negativo dal 2005 (-1477 unità) al 2015 (-1660 unità), tuttavia, come detto sopra, si registra comunque un aumento della popolazione residente. Il tasso di crescita naturale (Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.) risulta dal 2005 al 2015 costantemente in negativo per il territorio di La Spezia, con valori rispettivamente pari a -6,7 e-7,5, nettamente peggiori sia rispetto al nord-ovest (-0,9 nel 2005 e -3,10 nel 2015) che all’Italia (-0,2 nel 2005 e 2,7 nel 2015). Tuttavia, va sottolineato come il peggioramento registrato negli ultimi dieci anni a La Spezia, in valore assoluto, risulta minore rispetto a quello avvenuto su scala nazionale. Ciò e dovuto sia a un peggioramento del tasso di natalità passato dal 2005 al 2015 da 7 a 6,4, sia a un leggero aumento del tasso di mortalità passato da 13,8 a 13,9 nello stesso decennio. Va considerato che negli ultimi dieci anni anche a livello nazionale si registra una forte discesa delle nascite, il cui tasso è passato da 9,5 a 8, e un aumento della mortalità, il cui tasso è passato da 9,7 a 10,7.
  • 13. 13 La Spezia Liguria Nord Ovest Italia Per quanto riguarda il saldo migratorio totale, negli ultimi dieci anni si registra per La Spezia quasi un dimezzamento (da 7,9 nel 2005 a 4,5 nel 2015), soprattutto dovuto al calo del saldo migratorio interno (passato da 4,2 a 2,6). Anche nel resto d’Italia, nel nord-ovest, e in Liguria il saldo migratorio è fortemente calato nel corso del decennio e si attesta in tutti i casi su valori inferiori a quelli di La Spezia, pari rispettivamente a 0,5, 1,3 e 0,1 nel 2015. Per quanto attiene al tasso di tasso di crescita totale, si registra un complessivo peggioramento in tutte le aree geografiche considerate. Nel 2005, infatti, nel territorio di La Spezia il tasso risultava pari a 1,1 per poi passare a -3 nel 2015 in seguito al peggioramento sia del tasso di crescita naturale che del saldo migratorio complessivo. In Italia si è passati nello stesso arco di tempo da 3,3 a -2,1. A La Spezia, come anche nell’intera regione, si registra nel corso del decennio esaminato un tendenziale invecchiamento della popolazione. Nella provincia spezzina, infatti, l’età media ( Figura 15: Struttura per età della popolazione nel 2015 (%) ) è passata da 47,2 anni nel 2005 a 47,9 anni nel 2015. Si riduce il divario, rimanendo tuttavia sempre elevato, rispetto all’età media registrata in Italia la quale, nello stesso periodo, è salita da 42,3 a 44,2 anni. 0,-9 -8,0 -7,0 -6 0, -5,0 -4,0 -3,0 -2,0 ,0-1 0,0 2005 2010 2015 Figura 13: Tasso di crescita naturale 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 La Spezia Liguria Nord Ovest Italia 65 anni e oltre 15-64 anni 0-14 anni
  • 14. 14 Figura 14: Età media della popolazione Anche l’indice di vecchiaia è notevolmente più elevato rispetto alla media nazionale, come si evince dai dati del 2015 (239,4 per La Spezia e 157,7 per l’Italia). Tuttavia, nell’arco del decennio, nella provincia si registra una diminuzione dell’indice rispetto al dato del 2005 (243,6), contrariamente a quanto avvenuto a livello nazionale (138,1). Per quanto riguarda la struttura per età della popolazione ( ) di La Spezia nel 2015, la fascia in età lavorativa (dai 15 ai 64 anni) pesa in termini percentuali meno (61,1%) rispetto all’intera popolazione italiana (64,5%) o all’area nord-ovest (63,4). Inoltre, il peso di tale fascia sul totale della popolazione presenta, nel caso spezzino, una diminuzione rispetto al dato del 2005 (62,7%). Figura 15: Struttura per età della popolazione nel 2015 (%) La fascia di età dai 65 anni in su rappresenta, invece, il 27,5% della popolazione spezzina (21,7% in Italia) e quella al di sotto dei 14 anni costituisce l’11,5% del totale (13,8% in Italia). Di conseguenza, nel territorio di La Spezia il totale della popolazione non attiva è pari al 39,0% rispetto al 35,5% del resto d’Italia e al 36,6 del nord-ovest. La Spezia si caratterizza anche come un territorio nel quale si registra una dipendenza delle fasce di popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) più elevata sia rispetto a quella dell’Italia che all’area nord-ovest. L’indice di dipendenza anziani, in peggioramento rispetto al 2005, registra nel 2015 un valore 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 La Spezia Liguria Nord Ovest Italia 2005 2015 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 La Spezia Liguria Nord Ovest Italia 65 anni e oltre 15-64 anni 0-14 anni
  • 15. 15 pari a 45 rispetto a 33,7 dell’Italia e 36,3 dell’area nord-ovest. A conferma di questa tendenza, si aggiunge il dato relativo all’indice di dipendenza strutturale (Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.) che nel caso spezzino è passato da 59,5 nel 2005 a 63,8 nel 2015, rimanendo distante dal dato a livello nazionale che è cresciuto comunque da 50,7 a 55,1 nello stesso decennio. Per quanto attiene alla speranza di vita alla nascita dell’intera popolazione (maschi e femmine), in provincia di La Spezia è aumentata negli ultimi dieci anni, passando da 80,7 nel 2005 a 82,3 nel 2015, in linea con quanto avvenuto su scala nazionale nello stesso arco di tempo. Per quanto riguarda la fascia degli over 65 si registra nel 2015 un valore superiore sia al dato nazionale (20,3) che a quello dell’area nord-ovest (20,4). Figura 16: Indice di dipendenza strutturale 3. IL QUADRO OCCUPAZIONALE Per quanto riguarda l’analisi dello stato occupazionale sono stati presi in considerazione i seguenti indicatori:  Numero di occupati totale;  Numero di occupati dipendenti;  Numero di occupati nell'industria in senso stretto;  Tasso di occupazione 15-64 anni;  Tasso di disoccupazione 25-34 anni;  Numero di persone in cerca di occupazione totale;  Numero di laureati totali;  Numero di laureati totali per gruppo disciplinare (anno 2013). 40 45 50 55 60 65 70 La Spezia Liguria Nord Ovest Italia 2005 2015
  • 16. 16 La fonti dei dati utilizzate per il presente paragrafo sono le elaborazione del Centro Studi Unioncamere su dati ISTAT4 e la banca dati ISTAT. Per alcuni indicatori il dato più aggiornato disponibile al momento dell’analisi è relativo all’anno 2014. Per quanto attiene al numero di occupati totale (Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.) di La Spezia, è passato da circa 85.200 nel 2005 a 87.000 nel 2015 corrispondente a un aumento del 2%, mentre nel resto d’Italia il numero di occupati è restato sostanzialmente invariato a 22 milioni e 400 mila unità (tranne per il nord-ovest che registra un aumento dell’1,3%). Figura 17: Variazione occupati totali dal 2005 al 2015 Il numero di occupati dipendenti, in particolare, ha registrato nel periodo 2004-20145 una crescita del 7% (da 60.100 a 64.100 unità) nella provincia di La Spezia (pari a quella del nord-ovest) mentre l’aumento su scala nazionale si attesta sul 4%. Il numero degli occupati nell’industria in senso stretto, invece, nel periodo 2008-2014 registra una variazione fortemente negativa per La Spezia (-19%), scendendo da 16.000 a 12.900 unità. Tale diminuzione è maggiore sia rispetto al dato regionale (-105) che a quello nazionale (-9%) e dell’area nord ovest (-6%). 4 http://www.starnet.unioncamere.it/Appendice-statistica-2015-xls_1A14196 5 Il dato del 2014, relativo al numero di occupati dipendenti, al numero di occupati nell’industria in senso stretto e al numero di persone in cerca di occupazione totale è l’ultimo disponibile in termini temporali. Per il numero di laureati totali il dato si ferma al 2013.
  • 17. 17 Figura 18: Variazione occupati nell’industria dal 2008 al 2014 Il tasso di occupazione dai 15 ai 64 anni (età lavorativa) a La Spezia è lievemente aumentato nel corso del decennio (+2,4%), passando da 61,2 nel 2005 a 62,7 nel 2015, a differenza del dato dell’Italia che registra un calo di oltre il 2%. Tuttavia va osservato come Il tasso di disoccupazione dai 25 ai 34 anni a La Spezia nell’arco di dieci anni (2005-2015) ha subito quasi un raddoppio, passando da 9,3 a 17,1, tuttavia, in linea con i valori registrati nel resto d’Italia. Il numero di persone in cerca di occupazione totale registra un netto aumento dal 2004 al 2014, passando da circa 4.800 a 11.900 unità, che corrisponde a un incremento di quasi il 150%, mentre a livello nazionale la crescita è del 66%. Il numero di laureati totali nel periodo che va dal 2004 al 2013 (ultimo anno disponibile) ha subito un decremento del 3% a La Spezia, mentre sia a livello regionale che nazionale si è registrato un aumento rispettivamente del 3% e del 13%. Per quanto riguarda la ripartizione del numero di laureati per gruppo disciplinare nel 2013 a La Spezia, oltre il 20% è laureato in ingegneria, il 13,3% in ambito economico statistico e il 12,4% in ambito medico. A livello nazionale il primo posto appartiene all’ambito economico-statistico (15,4%), seguito da quello ingegneristico (11,8%), da quello politico-sociale (10,9%) e da quello medico (10,7%). GLOSSARIO6 DEL CAPITOLO (Parte 1) Bilancio demografico: è dato dalla differenza tra l'ammontare della popolazione residente di un dato anno e la popolazione dell'anno precedente. Il saldo demografico di un paese, di uno stato o di un territorio, viene calcolato facendo la differenza tra i nati vivi e i morti. Il dato è accompagnato da quello del saldo tra il numero degli immigrati e quello degli emigrati. Crescita naturale (tasso di): è la differenza tra il tasso di natalità e il tasso di mortalità. Crescita totale (tasso di): è la somma del tasso di crescita naturale e del tasso migratorio totale. Dipendenza anziani (indice di): rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età attiva (15- 64 anni), moltiplicato per 100. 6 Il presente glossario è stato stilato sulla base delle definizioni di indicatori riportate su: http://www.istat.it
  • 18. 18 Dipendenza strutturale (indice di): rapporto tra popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100. Disoccupati: comprendono le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che: `  hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive; `  oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro. Disoccupazione (tasso di): rapporto tra i disoccupati e le corrispondenti forze di lavoro. Età media: età media della popolazione detenuta a una certa data espressa in anni e decimi di anno. Mortalità (tasso di): rapporto tra il numero dei decessi nell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000. Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento: `  hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura; `  hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente; `  sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi. Occupazione (tasso di): rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento. Natalità (tasso di): rapporto tra il numero dei nati vivi dell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000. Popolazione residente: costituita in ciascun Comune (e analogamente per altre ripartizioni territoriali) delle persone aventi dimora abituale nel Comune stesso. Non cessano di appartenere alla popolazione residente le persone temporaneamente dimoranti, in altro Comune o all’estero, per l’esercizio di occupazioni stagionali o per causa di durata limitata. Saldo migratorio con l’estero: differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza dall’estero ed il numero dei cancellati per trasferimento di residenza all’estero. Saldo migratorio interno: differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza da altro Comune e il numero dei cancellati per trasferimento di residenza in altro Comune. Diversamente da quanto atteso, a livello Italia quest’indicatore risulta quasi sempre diverso da zero per il motivo che sussiste uno sfasamento temporale “tecnico” tra l’iscrizione nel comune di destinazione e la cancellazione dal comune di origine e che, pertanto, influenza le statistiche sulla mobilità interna.
  • 19. 19 Saldo migratorio per altri motivi: differenza tra il numero degli iscritti e il numero dei cancellati dai registri anagrafici dei residenti dovuto ad altri motivi. Si tratta di un saldo tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche non corrispondenti ad effettivi trasferimenti tra un comune di residenza e un altro, bensì a operazioni di correzione post-censuaria. Per quel che riguarda le iscrizioni si tratta principalmente di soggetti in precedenza cancellati per irreperibilità e ricomparsi, oppure di soggetti non censiti ma effettivamente residenti. Tra le cancellazioni per altri motivi si annoverano, invece, i soggetti cancellati in quanto risultati non più residenti in seguito ad accertamento anagrafico, oppure i soggetti che si sono censiti come residenti in un comune senza possederne i requisiti. Saldo migratorio totale: differenza tra il numero degli iscritti ed il numero dei cancellati dai registri anagrafici per trasferimento di residenza interno, con l’estero o per altri motivi. Saldo naturale (o dinamica naturale o crescita naturale): differenza tra il numero di iscritti per nascita e il numero di cancellati per decesso dai registri anagrafici dei residenti. Saldo totale: somma del saldo naturale e del saldo migratorio. Speranza di vita alla nascita (o vita media): il numero medio di anni che una persona può contare di vivere dalla nascita nell’ipotesi in cui, nel corso della propria esistenza, fosse sottoposta ai rischi di mortalità per età dell’anno di osservazione. Straniero residente: cittadino straniero (residente in Italia) che ha dimora abituale nell'alloggio o nella convivenza ed è in possesso dei requisiti per l'iscrizione in anagrafe. Vecchiaia (indice di): rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di età 0-14 anni, moltiplicato per 100. SITOGRAFIA DEL CAPITOLO (Parte 1) Dati riguardanti la demografia • http://demo.istat.it/l • http://dati.istat.it/ • https://www.istat.it/it/liguria/ • http://www.sp.camcom.it/rapporto-economia-provinciale Dati riguardanti l’occupazione • http://www.starnet.unioncamere.it/Appendice-statistica-2015-xls_1A14196 • http://dati.istat.it/
  • 20. 20 Parte 2 Analisi economica del contesto territoriale di La Spezia
  • 21. 21 1. INTRODUZIONE Il presente capitolo intende evidenziare i fattori di forza e di debolezza della struttura della città e si basa su studi condotti da diversi e qualificati operatori negli ultimi anni (si veda la sezione Riferimenti bibliografici). Individuare tali fattori è una precondizione per operare scelte strategiche di medio-lungo periodo, siano esse pubbliche-istituzionali o private, al fine di migliorare la competitività della città. Concetto, quest’ultimo, definito in ambito europeo7 come “la capacità di una località di generare redditi alti e crescenti e migliorare la qualità della vita dei propri residenti”, capacità a sua volta strettamente legata alla presenza di un ambiente attraente e sostenibile per la conduzione di attività lavorative delle imprese e degli altri residenti. A partire da dati macroeconomici (par2), si sono individuati gli indici di specializzazione economica della provincia di La Spezia confrontati con quelli degli aggregati territoriali di riferimento, valutandone i cambiamenti intercorsi negli anni della crisi economica italiana (prima e seconda fase). In virtù della classificazione economica del territorio - fornita dall’ISTAT sulla base di dati censuari dell’industria - si è reso conto del posizionamento della Spezia nell’Economia del Mare (3.1), individuando settori di specializzazione più precisi e senz’altro caratterizzanti l’economia locale: turismo, porto e commerci, cantieristica. Dati d’interscambio commerciale (3.5) hanno suggerito altresì di valutare il ruolo del settore “difesa” (3.6) nell’ambito delle attività industriali e la consistenza delle PMI incluse nel relativo indotto. Le prospettive dei settori produttivi di rilievo sono state analizzate sulla base di dati microeconomici e d’impresa per gli sviluppi locali, e sulla base di studi internazionali per le prospettive dei mercati di sbocco dei relativi prodotti. Infine, alcune ipotesi interpretative sono state confrontate con opinioni dei rappresentanti di Confartigianato, CNA, Unioncamere, Autorità Portuale e confrontate con dichiarazioni pubbliche emerse negli ultimi mesi su stampa locale. 2. IL QUADRO MACROECONOMICO: LA DOPPIA RECESSIONE E L’IMPATTO SUL VALORE AGGIUNTO SETTORIALE E PER MACRO-AREE L’Italia sta uscendo a fatica dalla peggiore crisi economica del dopoguerra. Nel periodo 2008-2013 il Paese è entrato in recessione per ben due volte: a prezzi costanti, il PIL si è ridotto di quasi dieci punti percentuali; la produzione industriale è diminuita di circa un quarto; gli investimenti del 30%; i consumi privati dell’8%. La prima recessione è stata più intensa ma meno prolungata: tra il primo trimestre del 2008 e il secondo trimestre dell’anno successivo, il prodotto è calato di circa 8 punti. Essa è da considerare “importata” poiché essenzialmente riconducibile all’evoluzione del contesto esterno, in particolare alla crisi finanziaria negli Stati Uniti, al crollo degli scambi mondiali di beni e servizi avvenuto tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 (Fig.19), alle quotazioni del petrolio. 7 Commissione Europea, Directorate-General for Regional and Urban Policy, WP 02/2017 Regional Competitiveness Index 2016. RCI http://ec.europa.eu/regional_policy/en/information/maps/regional_ competitiveness) Istat, Rapporto Annuale 2015. Parlamento Europeo. http://www.europarl. europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2017/603889/EPRS_BRI(2017)603889_EN.pdf
  • 22. 22 Fig.19 – Prodotto interno lordo dei principali Paesi avanzati e dinamica del commercio mondiale (valori annuali a prezzi correnti per PIL indici base 2005= 100) Fonte: elaborazioni su dati FMI (World Economic Outlook). La seconda recessione, invece, è da attribuire soprattutto a fattori di origine “interna”, in particolare alla crisi del nostro debito sovrano e agli effetti pro-ciclici della necessaria correzione di bilancio (necessaria per riguadagnare la fiducia dei mercati). Questi effetti si sono sommati a quelli della restrizione creditizia operata dalle nostre banche - restrizione a sua volta determinata dalle tensioni sul mercato dei titoli sovrani nell’area dell’euro -, e a quelli causati dal forte deterioramento nel clima di fiducia delle famiglie e delle imprese. Il settore esterno non ha fornito alcuna compensazione considerato il forte rallentamento degli scambi mondiali a partire dal 2010. Anche grazie alle politiche fortemente espansive della BCE, questa recessione è stata meno intensa della precedente, ma più prolungata: tra il secondo trimestre del 2011 e il primo trimestre del 2013 il prodotto è calato di 5,2 punti percentuali, vanificando interamente la breve ripresa a cavallo delle due recessioni (+3,3 punti). Dal 2014 l’Italia è tornata a crescere debolmente, non abbastanza da recuperare il livello di prodotto anteriore alla crisi finanziaria globale. Ancora alla fine del 2016, il PIL, la produzione industriale, gli investimenti e i consumi erano inferiori, rispettivamente, di 7, 21, 26, e 5 punti percentuali rispetto ai rispettivi livelli pre-crisi. Gli altri principali paesi dell’area dell’euro hanno già ampiamente recuperato tali livelli; Germania e Francia lo hanno fatto prima degli altri; la Spagna (altro paese che, come l’Italia, ha subito una doppia recessione) è oggi vicina a colmare la differenza (Fig. 20). Le previsioni di crescita del PIL italiano nel 2017 erano comprese tra lo 0,8 e l’1,0%: ( Fondo monetario internazionale - World Economic Outlook dello scorso aprile +0,8), (Commissione Europea - Winter 2017 +0,9), (OCSE -Interim Economic Outlook, marzo 2017 +1,0). La crescita su base annua a ottobre 2017 è - secondo dati Istat - dell’1,5%. La doppia recessione ha interessato tutte le macro-aree del Paese, sia pure con alcune significative differenze. A valori correnti (Fig. 21), le due fasi recessive nel Mezzogiorno sono state più prolungate che altrove; di conseguenza, il divario con le altre macro-regioni si è ampliato (ancora nel 2015 il valore aggiunto del Mezzogiorno era quello che si scostava maggiormente dal rispettivo livello pre-crisi). Per il Nord-Est, invece, la seconda recessione è stata più breve, e il valore aggiunto dell’area ha recuperato i livelli pre-crisi già nel corso della ripresa tra le due recessioni (nel 2015 esso superava di quattro punti percentuali il livello raggiunto nel 2008). I risultati del Nord-Ovest sono simili, ancorché lievemente inferiori, a quelli del Nord-Est (per questa macro-area la ripresa post seconda recessione è iniziata poco più tardi). -15,00 -10,00 00-5, 0,00 5,00 10,00 15,00 00,90 95 00, 100,00 105,00 110,00 115,00 120,00 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Commercio mondiale )variaz.%( Area dell'euro Stati Uniti Giappone UK
  • 23. 23 Fig. 20 – Prodotto interno lordo dell’area dell’euro e dei principali Paesi dell’area. (Valori trimestrali destagionalizzati a prezzi costanti: indici base 2005=100) Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia 90 95 100 105 110 115 120 Germania Francia Spagna Area dell'euro Italia
  • 24. 24 Fig. 21 - Valore aggiunto a prezzi correnti per macro- aree. (Indici base 2005=100) Fonte: elaborazione su dati Istat Gli andamenti della Liguria e della provincia della Spezia differiscono nettamente sia tra di loro sia rispetto a quelli dell’area di appartenenza (Fig. 22). Mentre il profilo della Liguria è più simile a quello del Mezzogiorno, quello della Spezia è decisamente più erratico, con una fortissima ripresa a cavallo delle due recessioni, seguita da una fase di lieve ma prolungata flessione. A prescindere dalle macro-aree e regioni di riferimento, la doppia recessione ha interessato soprattutto l’industria manifatturiera, più esposta alla concorrenza internazionale attraverso il canale del commercio). In Fig. 22 – Valore aggiunto a prezzi correnti (Indici base 2005=100) Fonte: elaborazione su dati Istat 00,90 ,0095 100,00 105,00 110,00 115,00 120,00 125,00 130,00 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Italia Nord-Ovest Liguria La Spezia
  • 25. 25 Liguria e nella provincia della Spezia, la volatilità del valore aggiunto manifatturiero è stata particolarmente elevata rispetto alla media nazionale e a quella della macro-area di riferimento. Fig. 23 – Industria manifatturiera, valore aggiunto a prezzi correnti (Indici base 2005=100) Il valore aggiunto del comparto dei servizi, invece, ha continuato a crescere senza oscillazioni o interruzioni di rilievo, proseguendo un trend già in atto dal decennio scorso. Il peso relativo di quest’ultimo comparto è progressivamente aumentato negli anni (in media, dal 71,2% nel periodo 2000-2007 al 74,1% nel 2012-2014) a scapito di quello dell’industria manifatturiera (scesa dal 18,1 al 15,4%; Tabella 1). Sono in particolare cresciuti i servizi legati all’Amministrazione pubblica e difesa, all’istruzione, alla sanità e assistenza sociale (dal 16,4 al 17,2%) e quelli legati alle attività immobiliari (dall’11,5% al 13,9%). Tabella 1 - Valore aggiunto a prezzi correnti Italia - composizione %le Settori 2000- 2007 2008- 2011 2012- 2014 AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA 2,5 2,0 2,2 INDUSTRIA 26,4 24,8 23,6 Industria in senso stretto 20,8 18,1 2,8 5,5 18,9 16,0 3,0 5,8 18,5 15,4 3,1 5,1 Industria manifatturiera Altre industrie (*) Costruzioni SERVIZI 71,2 73,2 74,1 A- Commercio, riparaz. auto e moto, trasporto e magazz., servizi di alloggio e di ristorazione 21,0 4,5 5,1 11,5 20,2 4,3 5,3 13,0 20,1 3,8 5,6 13,9 B - Servizi di informazione e comunicazione C - Attività finanziarie e assicurative D - Attività immobiliari Fonte: elaborazione su dati Istat 80,00 85,00 ,0090 00,95 100,00 105,00 110,00 115,00 120,00 125,00 Italia Nord-Ovest Liguria La Spezia
  • 26. 26 E - Attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi di supporto 9,3 9,4 9,4 F - Amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria, istruzione, sanità e assistenza sociale 16,4 3,5 17,2 3,9 17,2 4,0 G - Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, riparazione di beni per la casa e altri servizi TOTALE ATTIVITA' 100,0 100,0 100,0 (*) Attività estrattiva, fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento Fonte: elaborazioni su dati Istat Fig. 6 – Totale servizi, valore aggiunto a prezzi correnti. (Indici base 2005=100) Fonte: elaborazioni su dati Istat A fronte delle dinamiche prima descritte, il posizionamento relativo delle varie aree del Paese nella creazione di valore aggiunto settoriale non è mutato drasticamente. In particolare, gli indici di specializzazione settoriale relativi a queste aree sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto ai loro livelli pre-crisi ( Tabella 2). Tali indici sono dati dal rapporto tra il peso relativo di un settore nel territorio di riferimento e l’analogo peso di quel settore sul totale dell’economia italiana. Se compresi tra zero e uno indicano una de specializzazione; valori superiori all’unità indicano che l’area di riferimento è specializzata nella produzione di valore aggiunto in quel settore. Il Nord-Est e il Nord-Ovest hanno continuato a essere fortemente specializzati nella produzione manifatturiera; il Mezzogiorno nel comparto dei servizi erogati dallo Stato. Nella provincia di La Spezia e in Liguria (esclusa La Spezia), il peso relativo dei servizi legati al commercio e ai trasporti è più alto della media nazionale, così come quello delle attività immobiliari. L’elevata specializzazione del territorio spezzino nel comparto dei servizi erogati dallo Stato è principalmente attribuibile alla componente della difesa (Arsenale). Queste indicazioni sono inevitabilmente troppo aggregate e possono celare ulteriori elementi di specificità.
  • 27. 27 Tabella 2 – Valore aggiunto a prezzi correnti. (Indici di specializzazione settoriale, per macro-area, Regione e Provincia (*) Settori Nord-Ovest Nord-Est Centro 2000- 2007 2008- 2011 2012- 2014 2000- 2007 2008- 2011 2012- 2014 2000- 2007 2008- 2011 2012- 2014 AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA 1,0 0,6 1,1 1,2 1,2 0,9 0,9 1,0 1,0 1,2 1,2 1,0 1,1 0,7 1,0 1,0 0,6 0,6 1,1 1,1 1,2 1,2 1,2 1,2 0,9 0,9 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 1,2 1,2 1,2 1,2 1,0 1,0 1,1 1,2 0,7 0,7 1,0 1,1 1,2 1,2 1,3 0,8 1,0 0,9 1,0 0,7 0,9 1,0 0,9 0,8 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 0,8 1,0 0,9 1,0 0,7 0,9 1,0 0,9 0,8 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 0,8 1,0 0,9 1,0 0,7 0,9 1,0 0,9 0,8 1,0 0,7 0,8 0,8 0,8 1,0 0,9 1,1 1,0 1,3 1,1 1,0 1,1 1,1 1,0 0,7 0,8 0,8 0,8 1,0 0,9 1,1 1,0 1,4 1,1 1,0 1,1 1,0 1,0 0,7 0,9 0,8 0,8 1,1 0,9 1,1 1,0 1,4 1,1 1,0 1,1 1,1 INDUSTRIA Industria in senso stretto Industria manifatturiera Altre industrie (*) Costruzioni SERVIZI A - Commercio ecc. B - Informazione e comunicazione C - Attività finanziarie e assicurative D - Attività immobiliari E - Attività professionali ecc. F - Amministrazione pubblica ecc. G - Altri Settori Mezzogiorno Liguria (**) La Spezia 2000- 2007 2008- 2011 2012- 2014 2000- 2007 2008- 2011 2012- 2014 2000- 2007 2008- 2011 2012- 2014 AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA 1,0 1,7 0,8 0,7 0,6 1,3 1,2 1,0 1,0 0,7 0,7 1,0 0,8 1,5 1,0 1,0 1,7 1,7 0,8 0,7 0,7 0,6 0,6 0,5 1,2 1,2 1,1 1,1 1,1 1,1 1,0 1,1 0,7 0,7 0,7 0,7 1,0 1,0 0,8 0,8 1,5 1,5 1,0 0,7 0,7 0,7 0,6 1,2 0,9 1,1 1,4 0,8 0,9 1,3 1,0 0,9 1,0 0,6 0,8 0,7 0,6 1,1 0,9 1,1 1,4 0,7 0,8 1,2 1,0 0,9 1,0 0,5 0,8 0,7 0,6 1,1 1,0 1,1 1,3 0,7 0,8 1,3 1,0 0,9 1,0 0,6 0,8 0,8 0,7 1,4 0,8 1,1 1,1 0,5 0,8 1,3 0,7 1,4 1,0 0,5 0,9 0,9 0,8 1,5 0,8 1,1 1,2 0,4 0,6 1,2 0,7 1,4 1,0 0,4 0,8 0,8 0,7 1,3 0,9 1,1 1,1 0,4 0,6 1,2 0,7 1,4 INDUSTRIA Industria in senso stretto Industria manifatturiera Altre industrie (*) Costruzioni SERVIZI A - Commercio ecc. B - Informazione e comunicazione C - Attività finanziarie e assicurative D - Attività immobiliari E - Attività professionali ecc. F - Amministrazione pubblica ecc. G - Altri (*) Attività estrattiva, fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento. (**) Al netto della provincia di La Spezia Fonte:elaborazioni su dati Istat
  • 28. 28 3. QUALE SPECIALIZZAZIONE PER LA SPEZIA? Sulla base dell’elaborazione dei dati censuari per l’industria del 2011, l’Istat8 colloca la provincia di La Spezia tra i 129 cosiddetti “altri sistemi locali del made in Italy”, (caratterizzati per la fabbricazione di macchinari; del legno e dei mobili; dell’agroalimentare; dei gioielli - occhiali e strumenti musicali). L’ insieme di questi 129 sistemi locali (sui 600 classificati) rappresenta la parte più rilevante della produzione manifatturiera distrettuale italiana. La Spezia è compresa, inoltre, nel sottogruppo dei 19 sistemi locali urbani prevalentemente portuali 9 , che in Italia rappresenta l’11,7% della popolazione ma appena il 3,9% dell’estensione territoriale complessiva. La specializzazione marittima dei sistemi portuali emerge con riferimento alla cantieristica navale con Monfalcone, Sestri Levante, La Spezia e Viareggio, e al comparto dei trasporti marittimi con i porti di Venezia, Genova, Napoli, Gioia Tauro e Palermo. Le due classificazioni, con indicazione dei settori prevalenti (fabbricazione di macchinari e cantieristica navale), ci indirizzano nell’approfondimento proposto nel seguito. In particolare, nel par. 3.1 analizzeremo il posizionamento di La Spezia nell’Economia del Mare, con speciale attenzione al Turismo - (posizionamento e contraddizioni, par. 4.3.1); alla Filiera della cantieristica - (a partire dalle sfide globali per il settore e da dati micro e di impresa, proveremo a far emergere i fatti rilevanti per La Spezia, par. 4.3.2); al Porto e commercio marittimo (4.3.3). Il presente capitolo prosegue, quindi, con l’analisi dei comparti produttivi non inseriti nel cluster dell’economia del mare (4.4), evidenziati utilizzando i dati dell’interscambio commerciale di La Spezia, e con sotto-paragrafo dedicato all’industria della difesa, basato essenzialmente sulle prospettive delle imprese leader del settore. Nel paragrafo 4.5, infine, si discutono ulteriori elementi, emersi più di recente, per una valutazione del tessuto industriale spezzino. 3.1. Il posizionamento nell’economia del mare Come città portuale, con la sua specializzazione nella cantieristica, La Spezia è naturalmente inserita nel comparto dell’ Economia del mare (blue economy)23 , ovvero quella porzione di economia che comprende i seguenti settori: cantieristica – le attività di costruzione, riparazione e demolizione delle imbarcazioni, così come gli strumenti di navigazione, la loro installazione e il commercio all'ingrosso e al dettaglio; trasporto di merci e di passeggeri – attività legate al trasporto via acqua, sia marittimo che costiero, e i relativi servizi logistici e di intermediazione; servizi al turismo –servizi di alloggio e ristorazione, compresi quelli sulle navi, le attività culturali e ricreative come i tour operator, guide turistiche, stabilimenti balneari ed altre attività legate all'intrattenimento; filiera ittica - pesca, acquacoltura, lavorazione del pesce e il relativo processo di distribuzione e commercio all'ingrosso e al dettaglio, e la ricerca nel campo della biotecnologia e della tutela della biodiversità marina; risorse energetiche – attività di estrazione delle risorse minerarie, petrolio e gas naturale, oltre allo studio e l'impiego di tecnologie atte a sfruttare le energie rinnovabili del mare. Un esaustivo rapporto sull’economia del mare in Italia è stato pubblicato dalla Federazione del Mare (FdM) con il supporto scientifico del Censis10 . Secondo lo studio, il complesso delle attività afferenti al “cluster 8 Rapporto Annuale 2015, La situazione del Paese . 9 Ibidem, p.49 23 Un’ampia descrizione della Blue economy è disponibile in: Commissione europea, Blue Growth - Opportunities for marine sustainable growth, 2012 10 FDM - Censis, (2015) V Rapporto Cluster marittimo e sviluppo in Italia.
  • 29. 29 marittimo”11 ha generato nel 2014 un PIL in valore pari a 32,6 miliardi di euro. L’86% di questo importo era riferibile alle attività produttive, manifatturiere o terziarie12 (circa 28 miliardi di euro); il restante 14% alle attività istituzionali del comparto marittimo, ovvero alle attività della Marina Militare, dal Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia costiera, alle Autorità portuali e ai sevizi assicurativi dell’Inail riguardanti il settore marittimo. Valore aggiunto La blue economy spezzina nel 2014 ha contribuito per il 13,5% al valore aggiunto totale della provincia ( 5,8 mld escluse le istituzioni pubbliche) . Circa la metà del VA dell’economia del mare è imputabile alla filiera della cantieristica e alle attività di ricerca regolamentazione e tutela ambientale ( 24,9% e 24,8% rispettivamente). Il settore movimentazione merci e passeggeri via mare e servizi al turismo producono circa il 40% del VA totale e occupano circa 5400 addetti. L’apporto dei servizi ricreativi e sportivi è pari al 5,2% del VA della blue economy, con una quota importante di addetti (circa 2000 ) ( Tabella 3). Occupazione Il settore dei trasporti marittimi fornisce il contributo principale all’occupazione, assorbendo, su base nazionale, più di un quarto delle unità di lavoro del cluster dell’economia del mare (27,6%). Al secondo posto, con un’incidenza del 22% circa, si collocano la pesca e le attività di logistica portuale e di ausilio ai trasporti marittimi. Seguono la navalmeccanica nel suo complesso (17,3%) e la nautica da diporto (11,2%). Rispetto al 2011 il settore dei servizi guadagna terreno rispetto alle attività manifatturiere e alla pesca (in coerenza con i dati illustrati nel precedente paragrafo, aggregati su basi diverse). Il trasporto marittimo passa da una quota pari al 43,1% del totale del cluster nel 2011 al 43,6% nel 2013, le attività di logistica portuale e ausiliarie al trasporto marittimo guadagnano in ULA lo 0,4% nello stesso periodo (2011-2014). Imprese In Italia alla fine del 2014, vi erano circa 182mila imprese operanti nell’economia del mare (il 3% del totale dell’economia italiana), con una concentrazione nel turismo marino (con circa il 40% delle imprese che operano nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione e con un 16% circa presenti nel settore delle attività sportive e ricreative). In Liguria – la più importante delle regioni del cluster – l’economia del mare coinvolgeva l’8,8% del totale delle imprese regionali, in prevalenza attive nei servizi di alloggio e ristorazione (circa il 47%), nella filiera della cantieristica (17%), nelle attività sportive e ricreative (14%), nei settori della movimentazione merci e passeggeri via mare (10,7%), e nella filiera ittica (8,7%). Nella graduatoria basata sull’incidenza percentuale delle imprese comprese nel cluster marittimo rispetto al totale delle imprese presenti sul territorio di riferimento13 , la provincia di La Spezia si collocava al terzo posto, preceduta da Rimini e Livorno. 11 Ibidem, Per una classificazione precisa delle imprese comprese nel cluster marittimo, cfr. anche ATECO Settori compresi nell’economia del mare in allegato. 12 Comprendenti trasporti marittimi (inclusa la spesa dei crocieristi), attività̀ di logistica portuale e servizi ausiliari ai trasporti marittimi, cantieristica navale, cantieristica delle imbarcazioni da diporto (comprensivo della spesa dei diportisti), pesca 13 La Spezia è preceduta in questa graduatoria da Rimini (12,8%) e Livorno (12,3%) e seguita da Trieste, Olbia-Tempio e Savona, città con gradi di specializzazione compresi tra l’11,1 e il 9,9%.
  • 30. 30 Quasi il 12% delle imprese di La Spezia operano nell’economia del mare, una quota di gran lunga più elevata rispetto a quella registrata nelle altre aree. Tra le quasi 2.500 imprese attive nel cluster, la maggioranza è impegnata nei servizi al turismo (46% circa) e nelle attività sportive e ricreative (10%); il 19,7% nella filiera della cantieristica; il 10% circa nella movimentazione merci e passeggeri via mare, l’11,4% nella filiera ittica (Tabella 4, Tabella 3). Tabella 3 - Valore aggiunto (ai prezzi base correnti, in milioni di euro) Anno 2014, provincia di La Spezia Settori Economia del Mare Valore aggiunto Compos. %le Filiera ittica 30 4,3 Industria delle estrazioni marine 0 0 Filiera della cantieristica 172 24,9 Movimentazione di merci e passeggeri via mare 141,7 20,5 Servizi di alloggio e ristorazione 140,8 20,4 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 171,6 24,8 Attività sportive e ricreative 35,9 5,2 Totale economia del mare 691,9 100 Incidenza percentuale sul totale economia 13,5 Fonte: Elaborazione su dati Starnet Tabella 4 – Numero delle imprese registrate nelle attività dell’economia del mare per provincia e settore (2014) Provincia e Aree Filiera ittica Ind. delle estraz. marine Filiera della cantieristica Movim. di merci e passeggeri via mare Servizi di alloggio e ristorazione Attività di ricerca, regol. e tutela ambientale Attività sportive e ricreative Totale economia del mare Incidenza % econ. del mare su totale impr. La Spezia 277 7 478 251 1.136 37 238 2.424 11,77 LIGURIA 1.229 17 2.474 1.506 6.926 251 2.066 14.469 8,85 NORD- OVEST 3.254 23 6.502 1.930 6.931 1.327 2.066 22.034 1,4 NORD-EST 7.895 23 4.627 2.135 10.095 974 3.073 28.822 2,47 CENTRO 6.226 128 7.837 2.462 24.172 1.582 10.178 52.585 4,01 SUD E ISOLE 16.509 350 8.749 4.456 32.842 2.380 13.094 78.380 3,94 ITALIA 33.884 524 27.715 10.983 74.040 6.263 28.411 181.820 3,01 Fonte: Unioncamere su dati Infocamere
  • 31. 31 3.2. Il turismo tra numeri e valori I dati appena illustrati ci dicono che in provincia di La Spezia la maggioranza delle imprese presenti sul totale dell’economia del mare sono operative nel settore turistico (alloggio e ristorazione e attività ricreative, circa il 56%). Questa preponderanza non è associata a un saldo degli introiti ed esborsi legati al turismo internazionale in linea con quelli registrati nelle altre aree di confronto ( Tabella 5). Né lo è il ritmo di crescita del numero di viaggiatori stranieri attratti, aumentati in provincia del 5,8% tra il 2011 e il 2014, contro il 10% della Liguria, il 18,8% del Sud e delle Isole, e un dato complessivo per l’Italia del 7,1 % Tabella 5 – Saldo della spesa del turismo internazionale per provincia (Serie 2011-2014. Dati in mln di euro Provincia e Aree 2011 2012 2013 2014 La Spezia 200 176 166 178 LIGURIA 894 800 954 924 NORD-OVEST 343 657 881 380 NORD-EST 3.897 4.083 3.924 3.622 CENTRO 4.449 4.820 5.607 6.140 SUD E ISOLE 741 1.076 1.244 1.650 Non ripartibili 878 906 1.100 923 ITALIA 10.308 11.544 12.755 12.715 Fonte: Banca d'Italia Tabella 6 - Numero di viaggiatori stranieri a destinazione per provincia visitata. Serie 2011-2014. Dati in migliaia Provincia e aree 2011 2012 2013 2014 La Spezia 557 553 549 589 LIGURIA 7.017 6.695 7.624 7.725 NORD-OVEST 31.659 32.114 32.857 33.381 NORD-EST 29.670 31.180 31.202 32.310 CENTRO 20.179 20.014 21.246 20.906 SUD E ISOLE 7.130 7.209 7.761 8.459 Non ripartibili 6.958 7.084 7.091 7.328 ITALIA 95.596 97.602 100.157 102.384 Fonte: Banca d'Italia
  • 32. 32 A dicembre 2014, secondo i dati forniti dall’Amministrazione provinciale e riportati nel rapporto della CCIA sull’economia provinciale, nel territorio di La Spezia si contavano 217 esercizi alberghieri (+0,5 rispetto al 2013) e 985 strutture complementari (+2,3% rispetto all’anno precedente), per un totale di 7.680 posti letto negli alberghi e 15.735 nelle altre strutture ricettive (di cui 9.560 posti in 26 villaggi e camping). La permanenza media nelle strutture alberghiere è diminuita del 3,3% (dopo tre anni di crescita compresa tra 2,4 e 2,7% ) ed è diminuita nelle altre strutture recettive dell’8% ( dopo tre anni di crescita tra il 3,7 e il 3,4%). I problemi e le prospettive sul turismo sono stati oggetto di un recente sondaggio, basato su un campione di 800 cittadini residenti suddivisi per sesso, età e ampiezza del comune di residenza. Con particolare riguardo all’immagine del territorio di La Spezia, a soddisfare i residenti sono cultura e turismo, più dei servizi e dell’ambiente. I giudizi “molto positivi” sono prevalenti in merito alle bellezze naturali del territorio, le città d’arte e i luoghi storici; i monumenti e musei; i prodotti alimentari tipici; la produzione artigianale. Il 69% degli spezzini ha risposto che turismo e commercio-servizi sono tra i punti di forza della provincia (l’agricoltura si colloca al 53% e l’industria al 32%). Meno lusinghieri sono, invece, i giudizi sulla capacità di attrarre e accogliere i turisti. Dal raggruppamento dei dati emersi, risulta in sostanza che turismo, valorizzazione dei prodotti tipici, gastronomia sono elementi su cui puntare come sostegno al commercio, ai servizi e all’economia in generale, nonché come leva per favorire la ripresa del mercato del lavoro. Probabilmente la comunità e gli operatori del settore dovranno ancora riflettere sul tipo di turista che vogliono attrarre, adeguare i servizi e le infrastrutture alla tipologia prescelta, e focalizzare meglio le attività di marketing. Sulla necessità di riflettere sul marketing, è stato esplicito Eugenio Bordoni, titolare del tour operator spezzino Arbaspàa, nel suo intervento al convegno “La Spezia: il Golfo dei sapori”. Un modello, quello auspicato da Bordoni, basato sui legami anziché sulle contrapposizioni: “ immagino una società a guida privata e con partecipazione pubblica, che si occupi di marketing territoriale, ma anche di analisi degli standard di accoglienza e dell’impatto del turismo sul territorio (…) i riscontri (al BIT di Milano) sono una ragione in più per iniziare a pensare alla nostra provincia in termini di area vasta e distretto”. 3.3. La filiera della Cantieristica In Italia, secondo l’analisi del Censis, “il comparto della navalmeccanica è, storicamente, uno dei più importanti dell’intero cluster marittimo, sia per quanto riguarda il valore percentuale della produzione riferita al cluster manifatturiero e terziario (costituisce, infatti, il 18,8% del totale della produzione, in lieve flessione rispetto al 19,1% del 2011), sia per quanto riguarda il contributo al PIL, 21% del totale del cluster, in flessione di un punto percentuale rispetto al 2011. Questi dati si riferiscono all’intero comparto navalmeccanico che include sia le poche grandi aziende che possono essere propriamente definite “cantieri navali”, sia la moltitudine di imprese manifatturiere e di servizio che contribuiscono alle costruzioni navali con ruoli diversificati, spesso come contractor delle grandi aziende che organizzano i cantieri”14 . 14 V RAPPORTO SULL’ECONOMIA DEL MARE Cluster marittimo e sviluppo in Italia. Studio realizzato nel 2015 per conto della Federazione del Mare dal Censis – Centro studi investimenti sociali. Cfr. p.65
  • 33. 33 La cantieristica è senz’altro uno dei settori atti a spiegare la specificità del sistema economico locale di La Spezia. Il 19,7% delle imprese -comprese nel cluster dell’economia del mare, e facenti parte del gruppo di imprese delle attività manifatturiere residenti - rappresentano l’8,24% del totale delle imprese attive nel comune di La Spezia. Abbiamo stimato, a partire da una base dati di 16.745 imprese con sede principale nella provincia di La Spezia, che per quanto riguarda “Cantieri navali per costruzioni metalliche e non metalliche” (Ateco 2007 codice 30.11.0 ) le prime sei PMI locali per fatturato, impiegano più del 70% dei 959 addetti totali in questa classe di imprese, che si aggiungono ai circa 800 di Fincantieri Mega Yacht e ai 700 di Fincantieri S.P.A. (queste ultime due sono unità locali, ovvero con sede principale fuori provincia). Per il comparto “Costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive” sono due le imprese spezzine prevalenti ( 92 addetti su 135) oltre a quelli (circa 120) della divisione spezzina della Ferretti Group15 . Per quanto riguarda i contractor “fornitori” della cantieristica, le imprese spezzine individuate secondo i codici Ateco 2007 sono alcune decine (circa 40), di cui di dimensione medio-grande solo una. Questa realtà dimensionale e numerica è stata ben rappresentata anche dallo studio di Confindustria La Spezia con D’Appollonia16 , teso ad individuare le condizioni atte a massimizzare l’inclusione delle imprese locali nel processo produttivo dei campioni presenti sul territorio. Lo studio, che è stato presentato lo scorso marzo, ha quantificato in più di 900 milioni, per il biennio 20172018, il volume di acquisiti complessivo espresso dalle aziende leader, e potenzialmente destinato alle PMI del territorio. Dal punto di vista delle PMI che ne potrebbero beneficiare (indicativamente 48 PMI locali), lo studio cita l’iniziativa per la costituzione - attualmente ancora allo studio - di circa 13 cluster di PMI per la fornitura di “lavorazioni complesse”. Secondo lo studio, le principali categorie merceologiche con maggiori opportunità per le imprese spezzine sono: scafo e carpenteria pesante (che conta per il 21 % del volume di acquisti); carpenteria e componenti di allestimento (17%); costruzioni e montaggio tubi (18%); impianti elettrici e sistemi di controllo (28,5%) ; meccanica (9%); elettronica (6,5%). L’esiguità numerica del settore suggerisce di indagare i dati microeconomici e quelli delle imprese leader, soprattutto per una panoramica delle prospettive future. Nell’ambito del medesimo progetto Confindustria La Spezia, Fincantieri SpA ha indicato le 11 categorie merceologiche più rilevanti per le proprie attività e per le quali esiste almeno un fornitore della provincia di La Spezia. Si tratta nell’ordine di: servizi di progettazione, consulenza e collaudi; scafo e carpenteria pesante; costruzioni e montaggio tubisteria; impianti elettrici e sistemi di controllo; impianti e macchinari di condizionamento; trattamenti, pitturazioni, insolazioni; arredamenti; movimentazione e trasporti; prestazioni indirette di stabilimento; pulizia smaltimenti; ponteggiature. Secondo i volumi totali di acquisto di Fincantieri in Italia, nel triennio 2013-2015, si è distribuito secondo le seguenti quote: 7% per il cantiere di Muggiano e l’indotto spezzino ne ha intercettato il 32%; il 27% per gli 15 Le principali realtà aziendali (tra imprese e unità locali) presenti sul territorio comunale spezzino, sia per dimensione che per notorietà anche di livello internazionale, e rappresentative del comparto cantieristica, sono Fincantieri (divisione Megayacht) e per il settore della cantieristica navale maggiore; Ferretti, Baglietto e Picchiotti per il comparto dalle cantieristica da diporto. A questi due gruppi si aggiungono circa 56 imprese con sede in provincia il cui codice ATECO di attività prevalente risulta il medesimo, ovvero 30.11.0. 16 Confindustria La Spezia- D’Appolonia, PROGETTO SVILUPPO INDOTTO ANALISI DEI RISULTATI (7 marzo 2017).
  • 34. 34 stabilimenti liguri (compreso Muggiano), con il 22% intercettato da imprese spezzine; del restante 73% con destinazione Italia (esclusa Liguria) solo l’8% ha costituito contratti per l’indotto spezzino. Cifre che indicano la possibilità di ampi margini di miglioramento, guardando anche alla penetrazione in Liguria e in Italia, che Fincantieri auspica per le categorie: scafo e carpenteria pesante; costruzioni e montaggio tubi; carpenterie e componenti di allestimento. Nel settore cantieristico a La Spezia operano brand di fama internazionale, cui evidentemente non occorrono consigli. Le prospettive del settore a livello globale sono state analizzate in uno studio dell’Unctad17 sui trasporti marittimi pubblicato nel 2016. Tra le principali conclusioni di questo studio vi è la seguente: “Supporting the maritime sector ‘as a whole’ is no longer a policy choice (for countries). Rather, the challenge is to identify and support selected maritime businesses”36 . L’Europa, con “LeaderSHIP 2020”18 si è data l’obiettivo di aumentare la competitività delle tecnologie marittime europee in un settore ritenuto strategico, tenuto conto che il 90% circa degli ordini acquisiti dai cantieri navali europei sono provenienti da mercati extraeuropei e tenuto conto dell’intensità di lavoro del settore. In estrema sintesi, la Commissione europea ha individuato i segmenti di mercato e le relative sfide da affrontare. Il gruppo di mercato della cantieristica relativo all'estrazione di gas e petrolio offshore, ad esempio, soffre dell'invecchiamento della flotta di navi specializzate e di strutture galleggianti che, insieme a petroliere e gasiere, vengono ormai prodotte in Estremo Oriente, spesso sulla base di progetti e brevetti europei. Il settore dell'energia eolica, invece, presenta una grande opportunità di crescita, in quanto innovativo. Per quanto riguarda la produzione di navi da carico e di trasporto merci, così come la produzione di navi cisterna, appare irreversibile il dominio dei cantieri asiatici. Unico segmento dominato da costruttori europei è, invece, quello relativo alla produzione di navi da crociera 19 . Da questo punto di vista, l’acquisizione di Stx France da parte del gruppo triestino, caratterizzerà il segmento delle navi da crociera in Europa quale duopolio - diviso tra il nuovo campione italo-francese e i tedeschi di Meyer Werft - con il primo in posizione di assoluta leadership. La quota di mercato europea controllata da Fincantieri salta infatti dal 38% al 55% grazie ai cantieri di SaintNazaire - 2600 dipendenti diretti, oltre 7mila con l'indotto, un portafoglio ordini di 10 navi più 4 in opzione per Msc20 e Royal Caribbean (per circa 12 miliardi di euro) e soprattutto il più lungo bacino di carenaggio d'Europa (quasi un chilometro). Non meno importante in termini prospettici è l’aver acquisito l’ ordine (consegna al 2022) per una nave da crociera dalla Cina, il cui mercato crocieristico è previsto possa contare su più di 10 milioni di passeggeri al 2030 21 . 17 United Nations Conference on Trade and Development , (2016) Review of Maritime Transport. Cfr. in particolare capitolo 2, pp. 29-48. Sulle prospettive dell’impiego di LNG nel settore marittimo, sia in termini di cantieristica sia in termini di servizi portuali, sono state svolte due relazioni nell’ambito del convegno sul tema “Nautica da diporto simbolo di eccellenza del Paese: vincoli e opportunità”, organizzato dalla sezione spezzina di ATENA. 36 UNCTAD, ibidem 18 Commissione europea, LeaderSHIP 2020 - Il mare, nuove opportunità per il futuro, 2013 19 Ibidem, 20 Si tratta di 4 navi da crociera del gruppo MSC con propulsione a GNL. Cfr. Convegno «La filiera sostenibile per la propulsione navale: Motori, Combustibili alternativi, Infrastrutture» Claudio Boccalatte in http://www.atenanazionale.it/convegni/2017/20170300-seatec02.pdf. 21 Previsioni della CLIA https://www.cruising.org/
  • 35. 35 Analizzando l’orderbook delle navi da crociera, compilato da Seatrade Cruise, si vede come, dal 2017 al 2025, Fincantieri abbia in portafoglio 29 unità + 12 della Stx France per 4,54 milioni di tonnellate di stazza. Il competitor tedesco Meyer Werft conta, invece, 19 navi per 2,88 milioni di tonnellate. Segue un altro tedesco, Mv Werften, con 6 navi per 583mila tonnellate di stazza. Dal punto di vista delle prospettive del settore per La Spezia, da segnalare anche la scelta dello scorso anno del gruppo Ferretti di ampliare il proprio raggio d’azione, con FSD – Ferretti Security and Defence. Si tratta della nuova Divisione attiva nella progettazione, sviluppo (50 milioni in ricerca e sviluppo) e produzione di imbarcazioni in composito, acciaio e alluminio specificamente configurate per impieghi di Ricerca e Soccorso, Pattugliamento, Sorveglianza, Anticrimine e Antiterrorismo. La linea mira ad intercettare la domanda del settore pubblico nazionale e internazionale, e la società nel presentarla fa riferimento ai suoi 6 cantieri in Italia22 . La Sanlorenzo, altro campione nel suo segmento, ha “messo in cantiere” un progetto mirato alla formazione (Academy Sanlorenzo) di super equipaggi per i suoi superyacht (come servizio aggiuntivo ai clienti armatori), mentre lavorerà agli ordini di 6 superyacht (della stessa linea di quello varato ad aprile), e guarda con attenzione alle aree -fronte mare e non -per il “polo del refit”. 3.4. Il Porto e commercio marittimo Le crescita delle relazioni commerciali mondiali collegata alla “globalizzazione dell’economia” ha innestato il processo che ha privilegiato il trasporto delle merci via mare, in funzione dei volumi e delle distanze da coprire. I dati ci dicono che nel 2003 si muoveva su nave il 68% delle merci in entrata e in uscita dal continente europeo, quota che ha raggiunto il 75,3% nel 2014. Si tratta di circa 1,7 miliardi di tonnellate di merci scambiate via mare dall’Europa. I cargo marittimi si ritagliano un ruolo più importante in Europa per l’export (79,4%). Per l’Italia l’85,2% della quantità di merce esportata fuori dall’Ue nel 2014 si muove per mare (era l’82,7% nel 2009), a fronte dell’82,2% delle importazioni (era il 79,3%). Dal 2007 però l’interscambio di merci via mare per l’Italia ha iniziato a declinare. Fatto 100 il volume di traffico marittimo del 2007 (299,7 milioni di tonnellate di merci), nel 2014 si registrano i valori minimi (71,1 pari a 213 milioni di tonnellate)23 . Tra le ragioni di questo declino vi sono: la forte concorrenza di porti e operatori stranieri più competitivi (minori costi della manodopera locale); la delocalizzazione produttiva che ha colpito numerosi settori della manifattura italiana; e il calo dei consumi interni.”43 A questi fattori va aggiunto un fenomeno di carattere strutturale, ovvero irreversibile, sottolineato 24 dall’Unctad25 , e legato all’accorciamento della catena del valore della produzione e delle esportazioni dal continente asiatico. Questo processo ha comportato una progressiva riduzione dell’import di questa area (soprattutto della Cina) di prodotti intermedi della propria produzione, tradizionalmente esportati dall’Europa, abbassando i livelli di interscambio per unità di prodotto commercializzato. 22 http://www.ferrettisecurityanddefence.com/ 23 Con rimbalzi nel 2010 e 2015, secondo elaborazioni Assoporti su dati Istat Commercio estero. 24 Federmare-Censis V RAPPORTO SULL’ECONOMIA DEL MARE Cluster marittimo e sviluppo in Italia.p.123 25 Unctad, 2016 cit. p.5
  • 36. 36 L’Unctad considera questo un fattore di potenziale rallentamento del traffico merci dai paesi industrializzati e un fattore di potenziale rischio per la tenuta della redditività della flotta commerciale mondiale, considerata sin da ora significativamente sovradimensionata. In questo contesto, i traffici merci del porto di La Spezia, secondo dati dell’Autorità Portuale26 , sono diminuiti tra il 2005 e il 2015 del 4,2% in termini di tonnellate totali; (- 4,1% le merci varie, +12,6% le rinfuse liquide e -15,5% le rinfuse solide). Nel 2016 nel settore delle rinfuse solide sono state movimentate 1,2 milioni di tonnellate (+4,5%), di cui 1,1 milioni di tonnellate di carbone sbarcato al terminal Enel (+5,2%); mentre nel comparto delle rinfuse liquide, il totale è stato di 749mila tonnellate (-21%), con incrementi del gas e dei prodotti petroliferi raffinati e un calo delle altre rinfuse liquide. Nel 2016, il traffico delle merci movimentato ha registrato ancora una flessione (–6,0% con 14,2 milioni di tonnellate rispetto a 15,1 milioni di tonnellate nel 2015). I volumi di traffico in importazione ed esportazione sono stati pari rispettivamente a 5,9 milioni e 8,3 milioni di tonnellate, contro 6,1 milioni e 9 milioni di tonnellate nell'anno precedente. Il segmento delle merci varie ha chiuso il 2016 con un totale di 12,2 milioni di tonnellate movimentate (5,8%), di cui 12,1 milioni di carichi containerizzati (-4,9%) totalizzati con una movimentazione di contenitori pari a 1.272.425 teu (-2,2%) e, 82mila tonnellate di carichi non containerizzati (-60%). Dei container, quelli in importazione sono stati pari a 636.928 teu (-2,6%) e quelli in esportazione a 635.497 teu (-1,7%). Complessivamente i contenitori pieni movimentati si sono attestati a 935.257 teu (-2,3%) e i vuoti a 337.168 teu (-1,7%). Il trasbordo, pari a 68mila teu, è stato pari al 5,3% del traffico containerizzato totale. Relativamente al traffico dei container, l'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale ha reso noto che nei mercati esteri serviti dal porto della Spezia risultano, in ordine di importanza, l'interscambio importexport con Asia, Americhe, Europa, Africa ed Oceania, mentre i principali mercati inland nell'interscambio con lo scalo spezzino sono rappresentati, in ordine di importanza, dalle regioni Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana, Liguria e Piemonte, con le prime tre che coprono circa il 65% del mercato inland del porto. L'ente ha evidenziato che segnali positivi provengono dai mercati svizzeri, della Baviera e della regione tedesca del Baden-Wuttemberg, sui quali continua l'impegno del sistema portuale spezzino per implementare l'offerta di servizi intermodali efficienti e competitivi. Nel 2016 il traffico dei passeggeri è stato di 507531 unità (-24%), di cui 499.248 alla Spezia, 8.113 a Portovenere e 170 a Lerici. L'ente portuale ha precisato che la diminuzione complessiva è stata generata principalmente dalla sensibile riduzione delle attività di home porting27 , con 7.400 passeggeri imbarcati e sbarcati ai terminal crociere. Le toccate nave sono state 144 (-18,1%)28 . 3.5. Non solo economia del mare. I commerci Ulteriori indicazioni sul modello di specializzazione di La Spezia – modello che non si esaurisce con il suo posizionamento nell’economia del mare, come abbiamo visto trainato dal settore nautico – possono essere desunte dalla composizione del suo interscambio commerciale. 26 MKT & Rapporti con l’Estero 27 Home porting: la scelta di registrare o basare permanentemente una nave in un determinato porto. 28 Dati tratti da InforMare. http://www.informare.it/news/gennews/2017/20170122-porto-Spezia-traffico-anno2016.asp.
  • 37. 37 I dati del 201 per La Spezia, elaborati secondo la tassonomia di Pavitt29 , ci dicono che per le importazioni (616.579.048 euro), l’agricoltura e materie prime pesavano per il 4,6%; i prodotti tradizionali e standard per il 51,3%; i prodotti specializzati e high-tech per il 44,1%. Tra le esportazioni (pari nel 2014 a 813.848.598 milioni di euro) i prodotti agricoli e materie prime pesavano per lo 0,4%; i prodotti tradizionali e standard per il 21,5% e i prodotti specializzati e high-tech per il 78,1%. Per questo ultimo gruppo di prodotti il dato più alto delle aree a confronto è quello del NordOvest (con 46,5% per l’export e il 41,4% per l’import). Le prime 10 merci importate30 – che insieme rappresentano il 68% delle importazioni totali - a la Spezia sono in ordine di volume : 1) Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi, combustibili nucleari: 2) Macchine di impiego generale; 3) Prodotti della siderurgia; 4) Armi e munizioni; 5) Strumenti e apparecchi di misurazione, prova e navigazione, orologi; 6) Apparecchiature di cablaggio; 7) Navi e imbarcazioni; 8) Tabacco; 9) Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati; 10) Prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio. Le prime 10 merci per volume di esportazioni nell’anno 2014 sono state: 1) Armi e munizioni; 2) Navi e imbarcazioni; 3) Macchine di impiego generale; 4) Altre macchine di impiego generale; 5) Motori, generatori e trasformatori elettrici, apparecchiature per la distribuzione e il controllo della elettricità; 6) Altre macchine per impieghi speciali; 7) Macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili; 8) Prodotti della siderurgia; 9) Strumenti e forniture mediche e dentistiche; 10) Prodotti abrasivi e di minerali non metalliferi n.c.a.. In totale questi gruppi di merci hanno rappresentato il 77,5% dell’export. Dati questi che confermano che per La Spezia è possibile identificare 5 principali comparti economici: quello della meccanica, legato prevalentemente all’industria della difesa e della cantieristica navale; quello dell’impiantistica ed apparecchiature elettriche ed elettroniche; quello della cantieristica navale, in prevalenza legato all’industria della difesa, ed in parte connesso alle costruzioni di naviglio civile e commerciale; oltre a quello della diportistica nautica, suddivisibile in cantieristica da diporto e portualità turistica; e quello della logistica marittima, centrato sulle attività del porto. La preponderanza nella manifattura del territorio delle attività legate alla cantieristica (commerciale e della difesa) - caratterizzata da cicli produttivi lunghi - spiega un’altra peculiarità di La Spezia, ovvero il ciclo delle esportazioni. Dati di variazione anno su anno, mostrano andamenti disallineati rispetto a quelli delle aree di confronto, con variazioni percentuali importanti (Tabella 7 - Tabella 8 – Tabella 9). Inoltre, offre una possibile interpretazione della bassa propensione all’export e al grado di apertura commerciale31 di La Spezia. Tra il 29 Dati tratti da STARNET , Appendice statistica 2015, http://www.starnet.unioncamere.it/Appendice-statistica- 2015http://www.starnet.unioncamere.it/Appendice-statistica-2015-xls_1A14196 (tabb 6.35-6.38xls_1A14196 (tabb 6.35-6.38). La tassonomia di Pavitt consiste in una classificazione dei processi innovativi prevalenti nelle imprese industriali basata su tre criteri: (a) fonte da cui si origina l’innovazione; (b) requisiti specifici richiesti per la sua adozione; e (c) capacità di appropriazione dei benefici prodotti dall’innovazione. Ne derivano 4 classi: Supplier dominated, costituita da imprese di settori manifatturieri tradizionali, in cui l’innovazione si origina esternamente all’impresa (produttori di macchine e impianti, produttori di beni intermedi, es. materie prime e componenti); Scale intensive, grandi imprese produttrici di beni di consumo o di beni intermedi, in cui l’innovazione si origina sia internamente che esternamente all’impresa, con grado di appropriazione medio; Specialized suppliers, imprese specializzate nel produrre tecnologie utilizzate da altre imprese, con grado di appropriazione elevato (in particolare meccanica strumentale); e Science-based, imprese basate sulla tecnologia, che traggono le innovazioni di maggiore valore aggiunto dai risultati della ricerca e sviluppo, con elevato grado di appropriazione. 30 STARNET, Appendice statistica 2015, http://www.starnet.unioncamere.it/Appendice-statistica-2015-xls_1A14196 (tabb. 6.27- 6.34). 31 La propensione all’export è un indice dato dal rapporto tra il valore delle esportazioni e il valore aggiunto complessivo (di un aggregato territoriale). Il grado di apertura commerciale è dato dal rapporto tra la somma di import e export e il PIL, usato
  • 38. 38 2013 e il 2014 la propensione all’export provinciale è passata da 15,9 a 13,9 (in linea con i dati del mezzogiorno e difforme da quelli degli altri aggregati). Il grado di apertura commerciale (24,4 nel 2014) è sensibilmente inferiore a quello di tutte le altre aree di confronto. ( Figura 7 - Propensione all'export 2014 e Figura 8) Tabella 7 - Variazione delle esportazioni rispetto all'anno precedente per provincia. Anni 2008-2014 Provincia e aree 2007/ 2008 2008/ 2009 2009/ 2010 2010/ 2011 2011/ 2012 2012/ 2013 2013 definitivo/2014 provvisorio Imperia -7,2 -10,4 15,2 3,1 7,7 -0,7 6,4 Savona 7,1 6,2 12,5 17,1 -10,7 1,6 4,9 Genova 15,0 12,6 -0,2 24,1 1,9 -15,2 18,5 La Spezia 3,8 17,3 -10,0 -27,8 36,5 31,0 -13,3 LIGURIA 10,0 10,4 1,8 14,8 2,1 -6,2 10,2 NORD-OVEST 2,1 -20,1 14,2 11,2 3,6 0,7 2,2 NORD-EST 1,3 -21,7 15,5 11,2 1,2 2,5 3,5 CENTRO -4,1 -15,3 17,6 13,2 6,4 -0,5 3,0 SUD E ISOLE 4,5 -29,3 27,0 10,6 8,1 -8,5 -4,7 ITALIA 1,2 -20,9 15,6 11,4 3,8 0,0 2,0 Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat Tabella 8 - Importazioni per provincia e contenuto tecnologico dei beni commercializzati secondo la tassonomia di Pavitt. Anno 2014. Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale provinciale Province e regioni IMPORTAZIONI Agricoltura e materie prime Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high-tech Totale Imperia 22.421.913 12,4 114.967.472 63,8 42.858.692 23,8 180.248.077 100,0 Savona 2.688.105.508 75,2 696.760.668 19,5 189.692.623 5,3 3.574.558.799 100,0 Genova 1.123.507.369 28,2 2.250.708.883 56,6 603.027.224 15,2 3.977.243.476 100,0 La Spezia 28.351.907 4,6 316.346.859 51,3 271.880.282 44,1 616.579.048 100,0 LIGURIA 3.862.386.697 46,3 3.378.783.882 40,5 1.107.458.821 13,3 8.348.629.400 100,0 NORD-OVEST 12.082.993.590 8,3 73.724.655.582 50,4 60.521.665.095 41,4 146.329.314.267 100,0 NORD-EST 5.985.212.573 7,3 51.338.227.439 62,8 24.399.847.176 29,9 81.723.287.188 100,0 CENTRO 5.540.398.668 9,9 28.967.523.512 51,6 21.642.245.681 38,5 56.150.167.861 100,0 SUD E ISOLE 22.893.802.290 45,3 19.974.722.247 39,5 7.713.178.079 15,2 50.581.702.616 100,0 NON SPECIFICATA 14.370.843.501 70,7 5.923.913.346 29,1 35.288.920 0,2 20.330.045.767 100,0 ITALIA 60.873.250.622 17,1 179.929.042.126 50,7 114.312.224.951 32,2 355.114.517.699 100,0 Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat comunemente quale misura di integrazione economico commerciale internazionale di un aggregato territoriale (paese area geografica etc).
  • 39. 39 Tabella 9 - Esportazioni per provincia e contenuto tecnologico dei beni commercializzati secondo la tassonomia di Pavitt. Anno 2014. (Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale provinciale) Province e regioni ESPORTAZIONI Agricoltura e materie prime Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e hightech Totale Imperia 115.758.753 27,7 200.553.780 48 101.446.701 24,3 417.759.234 100 Savona 132.153.675 9,1 1.095.884.606 75,1 230.425.924 15,8 1.458.464.205 100 Genova 17.394.534 0,4 2.077.717.899 47,4 2.290.649.779 52,2 4.385.762.212 100 La Spezia 3.126.827 0,4 175.155.715 21,5 635.566.056 78,1 813.848.598 100 LIGURIA 268.433.789 3,8 3.549.312.000 50,2 3.258.088.460 46 7.075.834.249 100 NORD-OVEST 1.392.218.695 0,9 84.147.209.687 52,6 74.467.218.042 46,5 160.006.646.424 100 NORD-EST 2.549.824.070 2 70.214.018.939 55,6 53.606.996.232 42,4 126.370.839.241 100 CENTRO 994.700.722 1,5 35.901.145.569 54,2 29.299.690.372 44,3 66.195.536.663 100 SUD E ISOLE 2.102.009.279 5,2 25.012.692.323 61,6 13.485.780.808 33,2 40.600.482.410 100 NON SPECIFICATA 73.528.870 1,5 4.463.541.473 92,5 285.812.364 5,9 4.822.882.707 100 ITALIA 7.112.281.636 1,8 219.738.607.991 55,2 171.145.497.818 43 397.996.387.445 100 Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat Figura 7 - Propensione all'export 2014 Figura 8 - Grado di apertura commerciale 2014
  • 40. 40 3.6. L’Industria della difesa L’industria della difesa nel territorio di La Spezia, che non si esaurisce nel macroaggregato Armi e Munizioni, è fondamentalmente rappresentata dallo Stabilimento del Muggiano di Fincantieri e da Leonardo Defense System (ex stabilimento di Oto Melara – Finmeccanica)32 . In termini di dimensioni del settore in provincia di La Spezia, a partire dal data base delle aziende operative nel settore Armi e munizioni (codice Ateco 25.40.0) emerge che sono attive 9 imprese per un totale di 1200 addetti, di cui 1091 riferibili a Oto Melara. Nel caso di Leonardo Defense System (SDI), le attività produttive sono basate sulla progettazione e produzione di sistemi d'arma navali, con una diversificazione anche nel settore terrestre (torrette per veicoli e droni terrestri) e aeronautico/missilistico (MBDA). La divisione SDI ha realizzato nel 2014 ricavi per 495 milioni di euro, di cui il 40% all’estero; di questi, 213 milioni di ricavi (63% dall’estero) sono stati realizzati dai sistemi navali e munizioni, e 106 milioni dai sistemi subacquei (83% dall’estero). SDI dichiara di avere un portafoglio ordini di poco più di un miliardo di euro, di cui 41% all’estero33 . Per il futuro, il settore difesa ( navale) può contare sul programma FREMM (fregate europee multi-missione realizzate in tandem con i francesi), per le quali l’OCCAR (l’Organizzazione congiunta di cooperazione europea in materia di armamenti) ha deciso di esercitare l’opzione per la costruzione della nona e decima unità del programma nell’aprile 2015; sulla Legge Navale, e su un nuovo contratto della difesa del Qatar. 32 Leonardo Finmeccanica Spa, ha una struttura organizzativa che comprende il Corporate Center, quattro Settori e sette Divisioni. La divisione sistemi di difesa (SDI) - compresa nel Settore Elettronica, Difesa e Sistemi di Sicurezza (SEDI) - conta cinque centri in Italia con 1454 addetti, di cui 956 a La Spezia (a gennaio 2016), e cinque centri nel mondo, attraverso imprese controllate e consorziate. 33 Al proposito si segnala che Giampiero Lonardi, responsabile SDI, ha rappresentato le difficoltà della divisione ad acquisire commesse sul mercato estero per i sistemi navali e sul mercato interno, esclusivo di sbocco, per i sistemi terrestri, e l’intenzione di trovare partner (preferibilmente europei). Cfr. in Secolo XIX 28-APR-2017, da pag. 22. A. Lualdi “ Leonardo Sistemi a caccia di partner per siluri e munizioni”.
  • 41. 41 Il programma pluriennale sub Legge Navale, prevede la costruzione di 7 Pattugliatori Polivalenti d’Altura – PPA (più 3 in opzione); una portaelicotteri – LHD; una nave logistica – LSS, per un valore totale di acquisizioni di circa 365 milioni di euro. In gioco inoltre il contratto già firmato da Fincantieri con il Governo australiano per partecipare alla selezione, condotta dal Dipartimento della Difesa, che prevede la costruzione di nove fregate di futura generazione (si tratta di una mega commessa del valore di 25 miliardi di euro – la selezione verrà conclusa il prossimo anno). La SDI di Leonardo Spa ha dichiarato che “ l’indotto spezzino” nel 2014 ha intercettato poco più di 50 milioni di ordinativi ( 25 mln per elettronica, poco più di 15 per meccanica, circa 16 per servizi generali). Il comparto della meccanica si è conquistato tra il 2009 e il 2015 circa 105 milioni di forniture (in calo nel periodo, dai circa 24 del 2009 a meno di 15 nel 2015 ); quello dell’elettronica circa 140 milioni, quello dei servizi generali 122 milioni. 3.7. Ulteriori elementi di valutazione La provincia di La Spezia, sulla base dei dati esaminati sin ora, può essere paragonata a un distretto “territorialmente persistente e sofferente a livello occupazionale”, secondo la definizione che ne dà l’ISTAT nel rapporto già citato, la più diffusa tipologia distrettuale in Italia sulle 5 individuate34 . Un distretto persistente e sofferente è infatti caratterizzato da variazioni dell’occupazione per lo più imputabili agli andamenti economici del periodo preso in esame (2001-2011)35 , ma -a fronte del ridimensionamento dell’occupazione- questa tipologia di distretto ha mantenuto inalterata la configurazione territoriale e di specializzazione industriale e una tenuta dell’assetto produttivo. Tra i fattori di forza del sistema produttivo italiano, e dei distretti in particolare, nello stesso studio è citata come cruciale l’aggregazione di imprese (nel 2008 in Italia si contavano circa 76 mila gruppi/raggruppamenti con 176 mila imprese; oggi i gruppi sono oltre 90 mila, comprendono più di 206 mila imprese attive residenti e occupano oltre 5,6 milioni di addetti). Nel settore dell’industria e dei servizi privati non finanziari, alle imprese appartenenti a gruppi è ascrivibile il 54% del valore aggiunto, il 62% del fatturato e l’80% dell’export (valori che salgono rispettivamente a 65, 71 e 83 % per la sola manifattura). In particolare, l’Istituto di statistica sottolinea come le imprese appartenenti a gruppi siano molto più produttive di quelle “isolate”, indipendentemente dalla dimensione. In tutte le classi dimensionali, le imprese appartenenti a gruppi conseguono una produttività media di gran lunga superiore rispetto a quella delle omologhe che non fanno parte di gruppi. Anche le microimprese, qualora partecipino a un gruppo, presentano una produttività media più elevata delle imprese di maggiori dimensioni che operano isolate”55 . Un altro fattore di miglioramento delle performances generali è nelle relazioni fra industria e servizi. La terziarizzazione dell’industria − cioè la tendenza verso un incremento dell’offerta di servizi da parte delle imprese industriali − rappresenta un tratto distintivo dell’evoluzione economica degli ultimi decenni. L’acquisto di servizi da terzi influenza la produttività del sistema economico sia indirettamente – attraverso la produzione in outsourcing o lo spostamento all’estero di attività a basso valore aggiunto verso fornitori 34 Le 5 tipologie sono: distretti territorialmente persistenti e sofferenti (dal punto di vista occupazionale); distretti territorialmente persistenti e reattivi; distretti nuovi/riorganizzati e vincenti; distretti nuovi/persistenti e in crisi; distretti in espansione territoriale e in tenuta occupazionale. Istat, cit., p.69 35 Istat, cit., p. 99
  • 42. 42 esterni –, sia direttamente – come importante veicolo per la trasmissione di spillover di conoscenza. I servizi a elevata intensità di conoscenza hanno la performance migliore tra i servizi alle imprese, e i comparti industriali a più alto contenuto tecnologico tendono ad acquistare servizi tecnologicamente più avanzati in misura maggiore di quelli a bassa tecnologia. Tornando a La Spezia, sempre in occasione dell’iniziativa della Confindustria locale per lo studio “Sviluppo indotto”, tra le “richieste” di Fincantieri ai suoi potenziali fornitori ci sono quelle di (a) realizzare una maggiore capacità produttiva (e relativi investimenti); (b) aggregarsi per categorie merceologiche omogenee (superando particolarismi per poter aspirare a competere anche a livello di mercato nazionale e globale); (c) progettare secondo criteri di essenzialità; (d) adeguare i prodotti ai requisiti di progettazione; (e) accrescere la capacità di ingegnerizzazione di tutto il processo, minimizzando costi tempo e impegno impianti. Inoltre, secondo Fincantieri sarebbe necessario avere non solo un unico interlocutore per gruppi di più fornitori, ma anche un generale miglioramento di qualità e controllo. Al fine di facilitare il compito delle imprese fornitrici, Fincantieri ha stipulato accordi con Istituti Bancari per la concessione di credito a tassi agevolati. Secondo dati Infocamere, nella provincia di La Spezia vi erano 29 soggetti aderenti ad almeno un contratto di rete nel 2015, di cui 5 operativi nel settore manifatturiero, 3 nel commercio e 21 in altri servizi. Un’iniziativa delle PMI locali per rispondere alle domande provenienti dalle imprese trainanti (aggregazione, innovazione, qualità, ed efficienza) sarebbe opportuna sotto diversi punti di vista, in primis per aumentare il proprio giro di affari, tenuto conto dei volumi e dei mercati potenzialmente aggredibili almeno nella cantieristica, ma soprattutto per non rischiare l’espulsione dal mercato. A partire dal 2015, ad esempio, Fincantieri e Finmeccanica SDI hanno realizzato un processo di centralizzazione del procurement. Sono state definite nuove regole e definiti i nuovi ruoli. Circa l’80% della voce ‘‘Servizi e Varie’’ (che rappresenta principalmente merceologie di servizi generali) rientra oggi nella sfera di azione di Finmeccanica Global Services (FGS), la quale ricerca, seleziona e acquista per conto delle Divisioni e delle altre Aziende della società36 . In particolare, l’unità acquisti di FGS gestisce le attività nell’ambito dei contratti real estate e facility management, e avrà nel futuro la responsabilità sull’intero processo di approvvigionamento dei prodotti “no core” (dall’energia agli arredi). Sin da ora essa gestisce l’Albo dei fornitori di tutte le Divisioni, svolgendo anche l’attività di pre-qualifica57 . Queste novità nella governance dei due gruppi leader di La Spezia, rappresentano senz’altro la più grossa sfida per le prospettive del territorio (insieme a quelle legate agli sviluppi dei mercati internazionali di sbocco). Queste dinamiche riferite al settore navalmeccanico, insieme a quelle delle infrastrutture per il turismo e per la logistica a servizio del porto, sono ben note ai rappresentanti delle diverse categorie, e alle istituzioni locali, che hanno messo in piedi molte iniziative -anche negli ultimi mesi- per rendere edotti e più consapevoli gli operatori locali. Alla luce dei risultati dello studio “Sviluppo indotto” e di recenti colloqui con rappresentanti di categoria, le imprese locali non appaiono pronte ad operare i necessari cambiamenti in termini di forme di aggregazione. 36 Cfr. nota 32. 57 Fincantieri, Porto Lotti, 9 maggio 2016, Progetto “Sviluppo indotto”: Gli acquisti. Finmeccanica Divisione Sistemi Difesa, Porto Lotti, La Spezia 12 Maggio 2016, Progetto Sviluppo Indotto Incontro con Finmeccanica Divisione Sistemi Difesa (tutti i dati aziendali sub Commercial Confidence).
  • 43. 43 Dei 13 cluster potenzialmente attivabili, si ha notizia della recente costituzione di un solo consorzio nel settore navale, con l’obiettivo di aggiudicarsi le aree messe a bando dal Comune per l’area ex Casermette37 . Questo dato, che di per sé sarebbe preoccupante per le prospettive di sviluppo e crescita del territorio, non appare coerente con la “storia” del consorzio di PMI TECNOMAR LIGURIA38 , costituitosi nel 2009 al fine di partecipare alla governance del Distretto Ligure delle Tecnologie Marine (DLTM)39 e promuovere progetti strategici di ricerca, innovazione e formazione nei settori delle tecnologie navali della difesa, della cantieristica navale e nautica, e del monitoraggio, bonifica e sicurezza dell’ambiente marino. Le 60 imprese spezzine40 partecipanti a TECNOMAR LIGURIA e le imprese partecipanti a DLTM41 , unitamente al nucleo di ricerca rappresentato nel consiglio scientifico di DLTM, potrebbero senz’altro costituire il nucleo da cui partire per programmare un futuro industriale all’altezza delle sfide attuali. Altro elemento da considerare è la dinamica delle imprese per forma giuridica42 . A fronte di una diminuzione totale tra il 2011 e il 2014 di 542 imprese attive nella provincia di La Spezia, le imprese individuali e le società di persone sono diminuite di 732 unità complessivamente, e quelle di capitale sono aumentate di 185. In più di qualche caso, secondo rappresentanti di categoria, si è trattato di una trasformazione delle prime per rafforzarsi in tempi difficili. Nella seconda fase dello Studio per ENEL Future-E si approfondirà l’analisi di queste e di altre realtà non considerate in questo rapporto, potenzialmente rilevanti per determinare le prospettive dei progetti di utilizzo dell’area della Centrale E. Montale proposti . BIBLIOGRAFIA DEL CAPITOLO (Parte 2) Assoporti, http://www.assoporti.it/sites/www.assoporti.it/files/statistiche/Contenitori_2006http://www.assoporti.it/sites /www.assoporti.it/files/statistiche/Contenitori_2006-2015_29lug16.pdf2015_29lug16.pdf Banca d’Italia, 2016, https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economie- regionali/2016/2016https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economie-regionali/2016/2016- 0029/index.html0029/index.html Camera dei Deputati, http://documenti.camera.it/Leg15/Dossier/Testi/Po022.htm#_Toc184697416 Camera di Commercio, 2016, http://www.sp.camcom.it/comuni-inhttp://www.sp.camcom.it/comuni-in- cifrecifrehttp://www.starnet.unioncamere.it/Cielocruscotto-informativo-economie-locali_2A994 37 Comune della Spezia. Affidamento in concessione di valorizzazione del compendio immobiliare “ex fusione tritolo”. Bando non ancora chiuso 38 Costituito nel 2009 con 69 PMI partecipanti, oggi ne conta 115 di cui 50 spezzine. cfr. http://www.consorziotecnomar.com/. A partire dal 2011 nella fase di avvio del Polo DLTM, le PMI che, aderendo al Consorzio Tecnomar, hanno contestualmente aderito al Polo DLTM sono state 60. 39 DLTM società consortile a responsabilità limitata a maggioranza privata, costituita l’8 luglio 2009 sulla base dell’Accordo di Programma Quadro sottoscritto da Regione Liguria, Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca ed il Ministero dello Sviluppo Economico. cfr. www. http://dltm.it/ Organi societari nel CdA in rappresentanza imprese e Consiglio scientifico in rappresentanza università e Istituti di ricerca. cfr. http://dltm.it/chi-siamo/cariche-sociali/ 40 Cfr. http://www.consorziotecnomar.com/associati/ 41 DLTM- Distretto Ligure delle tecnologie marine. Cfr. http://dltm.it/chi-siamo/soci/ e http://dltm.it/chihttp://dltm.it/chi- siamo/cariche-sociali/siamo/cariche-sociali/ 42 Dati tratti da CCIA e Infocamere.