2. Senatori della città
La politica nazionale è certamente importante ma è
nelle città che si assiste di prima mano alla traduzione
delle sue sottili strategie. E’ nel territorio che si apprezza,
in particolare, un partito o se ne prova indignazione. Ed
è proprio per gli esempi elargiti a piene mani da tantissimi
3 I biopirati del nuovo millennio - F Patrizi politicanti di paese che la falla precipita e si fa voragine.
Costoro, che prosperano in tutti i partiti, s’impegnano
Governi razionali - P Fabbri alacremente in pratiche volte più al permanere che al
4 La creatività al potere - A Melasecche cambiare. Autodefinitisi politici, presumono anche di
saper amministrare, senza aver mai gestito alcunché.
I poveri mangiano, i ricchi digiunano - V Policreti Dotato di sagacia nel gestire uomini e idee, di solida
esperienza lavorativa, di attitudini manageriali, di capacità
5 STUDIO MEDICO BRACONI di intendere progetti o di personale perizia progettuale,
l’amministratore è chiamato ad esaltare tutte le risorse
6 Sardegna: arredamento tipico e non solo - C Mansueti esistenti e a crearne di nuove, favorendo soprattutto
24° mostra mercato nazionale del tartufo di FABBRO l’imprenditoria locale. Il politicante presume invece di
saper amministrare... gli eventi, la cultura, il turismo, il
7 FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TERNI E NARNI sociale... il futuro dei cittadini... ma quante ne sa? Taluni,
nella loro opaca vita, non hanno mai dato prova di
8 Le anime sante e gli spiriti maligni - V Grechi alcunché, mai lavorato, mai qualcosa da dire, ma
nessun ritegno nel dirla.
9 INTERPAN Il mondo attuale non è certo mundus, pulito ma è
10 Marco Mengoni, intervista con il “Re matto” - L Bellucci
stato trasformato dalla politica in un im-mundus tossico,
utilitaristico, affaristico, velinistico-zoccolante giacché è
11-12-13 LICEO CLASSICO - A Bregliozzi, M D’Ulizia, Gilda, V Novelli, E Giocondi, S Pacioselli, A Pieroni stato sparso a piena mano, attraverso esempi ributtanti
offerti da molti politicanti, il seme del cavolsuismo ad
14 L’associazione NahArti e la sua missione - F Li Gobbi oltranza. Noi di Fiore di Pesco riteniamo invece dovere
comune quello di impegnarsi disinteressatamente per la
15-16-17-18 Alla scoperta di... SCARZUOLA e BUZZINDA - L Santini propria terra, per la propria città, per il proprio paese.
A tal fine abbiamo editato e distribuiamo gratuitamente il
19 COLLESCIPOLI Trovato animale mostruoso - L B volumetto Senatori della città. In esso si parla della politica
20 La casta sul tetto che... costa - P Seri dei valori condivisi, di promuovere un volontariato a tutto
tondo, da parte, in particolare, di quegli amministratori
21 I sapori della tradizione, L’OLIO - L Santini e di quei politici che, dopo aver espletato due mandati,
se si credono ancora così importanti come da sempre
22 La verità sul 2012 - conferenza di Walter Ferreri fanno apparire, e lo sono davvero, inibiti tutti per legge,
soprattutto morale, a qualsiasi ulteriore mandato politico,
Santa Croce - libro di Leonardo Sinibaldi inizino ad impegnarsi in maniera completamente gratuita
23 Il calcio alla rovescia - libro di Riccardo Zampagna ad esclusivo vantaggio dei giovani, qualunque sia
l’orientamento partitico di quest’ultimi.
Senatori della città - libro I Senatori della città parlano con i cittadini, consigliano
i giovani, mettono non solo la loro esperienza ma anche
24 Problema della tolleranza nel cinque-seicento - M Ricci il loro sapere a disposizione degli altri. Istituiscono corsi
per futuri amministratori, corsi nei quali scambiare idee,
25 TECNICHE DI PRECISIONE promuovere progetti, ma, soprattutto, preparare alcuni cittadini
26 ASILO NIDO MONTESSORI ai saperi necessari per un amministratore moderno.
Gratuitamente, perché chi ha già dato ed è bravo e
27 STEVE JOBS - C Colasanti - L B saggio non prende soldi dagli altri, altrimenti si riduce a
mercenario e un mercenario ha a cuore solo i suoi
28 La Restaurazione - F Ne r i interessi. Intanto, il 14 novembre, hanno di nuovo inizio
i corsi gratuiti di matematica, presso la biblioteca
Orrori e Splendori - a c u r a d i P Le o n e l l i comunale. Una esperienza giunta al terzo anno e che ora
29 ALFIO
viene richiesta anche da altre città italiane.
La nostra politica è assiologica, dei valori, e reca con
30-31 Astronomia - T S c a c c i a f r a t t e , E Co s t a n t i n i , P C a sa l i , F Va l en t i n i sé la presunzione che molti di questi siano condivisibili
e che alcune nostre idee possano essere utili ai nostri
32 SUPERCONTI giovani, qualsiasi sia la loro bandiera. Siamo dunque degli
illusi, ma... ...Vi deve pur essere gioco e innocenza e
dovizia di fiori, altrimenti per noi sarebbe troppo piccolo
il mondo e la vita non un piacere. Giampiero Raspetti
LA PA G I N A Mensile di attualità e cultura
Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni
Lab
laboratori
Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni
DISTRIBUZIONE GRATUITA
Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti
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Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. E’ vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
www.salvatidiagnostica.it - Dir. Dr. Luciana Salvati
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SUPERCONTI Località Pallone. Corsi di formazione ed aggiornamento
2
3. I biopirati del nuovo millennio: Governi razionali
dai Caraibi all’Africa passando per le vene
Abbiamo la memoria corta. Questo
dipende certo dal fatto che la vita stessa
dell’uomo non è particolarmente lunga,
almeno se commisurata sui tempi della storia;
venti anni bastano a fare di un bambino un
adulto consapevole, ma sono davvero pochi
se comparati al milione di anni del genere
Homo, o anche solo ai pochi millenni di
Storia di cui abbiamo reale memoria diretta.
Accade così che dall’alto dei pochi anni
che ci è stato dato di vivere si è portati a
pensare che tutto quanto conosciamo abbia
durata e valori eterni, o quasi; ma se questo è
certo vero per molte emozioni e caratteristiche
che fanno dell’Uomo quello che è, altri
aspetti sono invece molto più transitori, volatili, e ciò nonostante rischiano di essere
considerati eterni e immutabili.
Sono cambiati, e continuano a cambiare velocemente, molti criteri morali sui comportamenti
sessuali, ad esempio: il giudizio che si dava solo una decina di lustri fa sull’omosessualità,
sull’adulterio e sui comportamenti erotici in genere era molto diverso di quello a cui siamo
Niente bende sull’occhio e mano uncinata, i pirati abituati oggi. La stessa cosa -ma in direzione inversa, verso una minore tolleranza- è accaduta
nello stesso periodo in paesi che hanno introdotto nelle loro legislazioni i comandamenti di
del nuovo millennio si presentano sotto la veste assai qualche fondamentalismo religioso. Del resto, per quanto noi ci dichiariamo orgogliosi di
meno romantica di biologi ricercatori e non si discendere dal punto di vista culturale e politico da quegli antichi Greci che inventarono la
spostano sui velieri, ma a bordo di jeep con le filosofia, la matematica e la democrazia, è indubbio che non esiteremmo a giudicare come
quali setacciano il continente africano in cerca di peggio che obbrobriosi alcuni dei loro comportamenti verso i fanciulli.
microrganismi. Allo stesso modo può apparire del tutto inevitabile, agli occhi dell’italiano medio dei
Prendiamo il caso della multinazionale Genencor: giorni nostri, che il governo sia materia per politici, e che i politici siano prevalentemente
i suoi biologi si sono recati in Kenya per studiare le personaggi che mirano soprattutto al mantenimento di potere e privilegi. Ma non è stato
biodiversità dei laghi del paese e hanno scovato un sempre così.
micobatterio adatto a scolorire i jeans; il ricavo di tale Ci sono stati tempi e luoghi (anche se abbastanza rari, a dire il vero) in cui si pensava che
impiego si aggira sui 3,4 miliardi di dollari annui, ma fosse opportuno che a governare lo Stato ci dovessero essere uomini saggi; filosofi, insomma.
il governo keniota non ha visto un centesimo. E per quanto possa accadere incredibile, persino nel giovane Regno d’Italia capitò che fu
La Procter&Gamble estrae un microrganismo dal lago nominato Presidente del Consiglio un personaggio che campeggia, sia pure come astro di
Nakuru per produrre un detersivo molto diffuso, moderata grandezza, nei volumi di storia della matematica: si tratta di Luigi Federico
mentre la Sygenta si è appropriata dei bulbi di Menabrea, e fu una sorta di informatico ante-litteram. Collaborò con Charles Babbage, il
una pianta della Tanzania nota come impatiens costruttore di quell’Analytical Engine che fu il primo antenato dei moderni computer, e con
usambarensis, la terza pianta ornamentale più venduta Augusta Ada Byron Lovelace, la figlia del poeta Geoge Byron che è oggi considerata la
negli USA. prima autrice di programmi per calcolatori della storia.
Come mai questi signori sfruttano le risorse di paesi a Andando molto più indietro nel tempo, in quella Magna Grecia che è parte della storia di
cui poi non versano un centesimo? molto territorio italiano, si può risalire fino al sesto secolo avanti Cristo, quando a Crotone
L’escamotage legale è offerto dalla legge imperava -e non solo culturalmente- la scuola di Pitagora.
americana: basta depositare presso l’ufficio Né Menabrea né Pitagora possono essere considerati degli esempi di governanti
particolarmente memorabili: Menabrea era essenzialmente un militare conservatore, contrastò
brevetti il microrganismo, il bulbo o il micobatterio Garibaldi che voleva liberare Roma, fece ricorso al balzello più impopolare della storia, la
africano e se ne acquista la proprietà intellettuale e famigerata Tassa sul Macinato. Pitagora dal canto suo aveva un approccio forse un po’ troppo
commerciale. fondamentalista del concetto di disciplina, credeva nella metempsiscosi, aveva una fobia
La Sail&Corp Improvements è arrivata addirittura a esasperata delle fave e imponeva ai suoi discepoli d’essere vegetariani.
brevettare il tiff, il cereale che sfama da secoli la In ogni caso, la sua scarsa adattabilità alla politica moderna e contemporanea è forse
popolazione etiope e ora gli abitanti di Addis Abeba, dimostrata al meglio quando la sua scuola dimostrò l’incommensurabilità tra il lato e la
per creare nuovi prodotti dalla loro farina, devono diagonale del quadrato. Il fatto che la relazione tra i due segmenti non fosse in nessun caso
pagare una multinazionale olandese. esprimibile come il rapporto tra due numeri interi, lo sconvolse fino quasi alla pazzia. Non
Il fatto è che la legge è uguale per tutti, ma non tutti poteva accettare l’idea che esistesse qualcosa che -letteralmente- sfuggiva alla possibilità
hanno la stessa idea e la stessa conoscenza della legge; della ratio, della messa in relazione: non tollerava l’idea dell’irrazionale.
il concetto di proprietà intellettuale appartiene al Ne fu così sconvolto che ordinò che la scoperta non venisse rivelata, e quando Ippaso di
diritto delle società moderne occidentali ed è stato Metaponto disubbidì e rese la cosa di pubblico dominio, i suoi allievi della scuola crotonese
imposto a gente che non lo contempla nella propria misero a morte il disubbidiente. Per i politici di quel tempo, l’irrazionale era semplicemente
cultura giuridica. intollerabile.
In altre parole, nessuno ha avvertito gli etiopi che Tutto il contrario, si direbbe, dei politici dei giorni nostri.
dovevano sbrigarsi a brevettare il cereale che gli P i ero F ab b ri
cresce intorno alla casa per tutelarlo.
Comunque questi nuovi pirati che depredano i beni
della terra (da cui il nome biopirati) si spingono molto
più in là dei laghi e dei campi dell’Africa: la nuova
isola del tesoro ambita dagli emuli di sir Francis Drake
è la mappa genetica dell’uomo; si calcola che già un
quinto dei geni del nostro corpo sia di proprietà di
privati.
Questo vuol dire che per fare ricerca sui geni patogeni
bisogna pagare, e lautamente, chi ne detiene i diritti,
ecco perché le terapie e i medicinali per patologie
molto gravi hanno un costo elevatissimo.
È il corpo umano il vero business del domani.
L’ufficio brevetti americano comunque non sempre
accetta di registrare la paternità di una scoperta se non
ne è convinto… ne sa qualcosa il governo etiope che
sta cercando da anni di registrare la terza pianta di
caffè nazionale, ma si vede ogni volta rifiutata la
richiesta; ed ha una certa fretta, dal momento che la
catena di coffe-bar Starbucks possiede già le altre sue
due piante! Francesco Patrizi
3
4. La creatività al potere! I poveri mangiano,
i ricchi digiunano
Adattarsi, improvvisare e rag- Dietro il titolo pro-
giungere lo scopo, non sarà forse
tra le citazioni più scientifiche,
vocatorio del pre-
sente articolo, c’è un
PSICHE
ma la celeberrima frase di Clint fatto ben noto:
Eastwood (alias Gunny, nel- Anoressia, Bulimia e
l’omonimo film di fine anni ‘80) Vomiting, i disturbi
rende bene l’idea. psicogeni dell’ali-
Volendo invece ricorrere a qual- mentazione, sono un
cosa di più alto si può scomo- privilegio dei popoli
dare Erich Fromm: “Che cos’è ricchi: quelli poveri
la creatività?…è la capacità di non li conoscono.
vedere…e di rispondere”. In certi paesi del-
Il risultato comunque non cambia.
E’ ormai riconosciuto a livello l’Africa o dell’Asia
globale e si sono scritti fiumi di molti affamati sareb-
parole sul tema: la creatività bero sinceramente
aggiunge valore alle persone, permette di affrontare il mondo contando pienamente sulle stupiti se sapessero
proprie risorse e non solo su ciò su cui ci si sente più preparati e quindi più sicuri. che da noi le donne
Ma la creatività non è innata, va “tirata fuori” ed educata, costa impegno ed energia da parte cercano, in generale, di mangiare poco e che alcune
di tutti coloro che sono coinvolti nel processo. Ad oggi, in Italia, l’investimento nei confronti si spingono tanto avanti da morire di fame.
dei giovani e della loro creatività risulta essere scarso e poco incisivo. I luoghi tipicamente Ci sarebbe quasi da fare dell’ironia, se non fosse che
deputati a questo, come scuole, università, ecc., indirizzano i loro sforzi principalmente verso l’anoressia è davvero una malattia grave, nei casi
attività ampiamente codificate, che mirano ad uniformarli verso un dato livello di conoscenza, estremi mortale.
mentre poco tempo viene dedicato a stimolare e valutare le loro capacità creative, le loro doti Ma attenzione: l’ossessione per il mangiare poco non
ed i loro talenti. è della sola anoressia: paradossalmente anche le
E’ per questo che merita di essere conosciuta un’iniziativa decisamente fuori dai canoni, il bulimiche che si abboffano vorrebbero calare di peso,
Creativity Camp, un percorso dove i giovani hanno la possibilità di esprimere le loro idee non aumentare; solo che, imponendosi diete assolutamente
innovative condividendole, in un contesto di gioco, di lavoro di gruppo e insieme ad altri irrealistiche, finiscono col causare esse stesse proprio
giovani, di verificarne la fattibilità e l’efficacia tramite l’incontro con le imprese del territorio. ciò che più temono: il mangiare compulsivamente,
E non si tratta di qualcosa che funziona solo sulla carta, ma anche nella realtà e riscuote ampi smodatamente, sguaiatamente fino a scoppiare, col
consensi. Basta leggere i feedback entusiasti dei giovani ternani creativi, Silvia Santarelli, risultato di sentirsi dei vermi non solo perché hanno
Jessica Sini, Gabriella Quadro, Daniela Veneri, Stela Haxhiraj, Emiliano Leti, Annalisa mangiato a quel modo, ma perché pensano di non
Micanti e Mattia Francescangeli, che si sono messi in gioco partecipando all’ultima edizione essere state capaci di non mangiare, lontanissime dal
ternana che si è tenuta a metà ottobre. capire che la loro volontà non c’entra né tanto né poco
Esperienza unica, speriamo ripetibile, con delle persone altamente qualificate capaci di
interagire con noi tutti attraverso attività volte a far emergere la nostra personalità e sviluppare e che la natura ha le sue (provvidenziali) leggi.
un approccio di risoluzione a problematiche di vario genere mettendo a dura prova la nostra Se rimediano a questo vomitando dopo l’abboffata
intelligenza. Attività e persone di questo genere dovrebbero trovarsi più spesso! e poi mantengono il proprio peso, ma al posto di un disturbo
L’esperienza al Creativity Camp è stata sicuramente interessante, formativa ma soprattutto ne hanno due, dati i gravi guasti che il vomitare
STIMOLANTE! Tutte le attività fatte mi hanno aiutato a capire molto su quello che potrebbe frequente e prolungato nel tempo provoca all’organismo
essere il mio futuro quindi GRAZIE di questa opportunità! e ancora E’ stata un’esperienza e a parte lo schifo.
sicuramente originale, molto importante per cercare di manifestare o di esprimere la propria Caratteristica infatti tanto delle anoressiche quanto
creatività che molto spesso mettiamo da parte. Un’iniziativa coinvolgente da ripetere poi delle bulimiche è di proporsi un moderato calo di peso
E’ stata un’esperienza davvero bella, entusiasmante! L’idea di creare qualcosa per stimolare rispetto a quello attuale, qualunque esso sia; e di
i ragazzi è geniale ed originale soprattutto perché non ci viene mai dato spazio. Le attività proporsene uno successivo non appena il peso
sono state divertenti e coinvolgenti oltre che interessanti. Ho appreso molto in questi giorni, desiderato sia stato raggiunto; la differenza è che le
soprattutto che devo lavorare molto sulla mia idea! Grazie. anoressiche ci riescono fino a ridursi in scheletri e le
L’iniziativa www.creativitycamp.it rientra nelle Azioni ProvencEgiovani Anno 2010 del bulimiche no. Queste ultime tendono a evitare grossi
Ministero della Gioventù in collaborazione con l’Unione Province d’Italia. problemi con la famiglia perché pubblicamente stanno
I Creativity Camp sono dei momenti ludico/formativi durante i quali i giovani partecipanti, a dieta e si abboffano di nascosto; le vomitatrici
tra i 17 e i 22 anni, sviluppano e perfezionano un’idea innovativa imprenditoriale con l’aiuto invece riservano il segreto non alla fase del mangiare,
di esperti di settore. Hanno solitamente una durata di 3 giorni e si svolgono in residenze ma a quella del vomito.
turistico-alberghiere che facilitano l’operatività e la collaborazione. Le anoressiche, forti e coriacee nella loro malattia,
Insomma, oltre ad essere un investimento sul proprio futuro, non si può dire che ci si annoi! digiunano coram populo o quasi.
a.melasecche@meta-group.com Ciò provoca tutta una serie di tentativi dei familiari e
dell’ambiente in genere per indurle a mangiare
almeno un po’.
Occorre che chi ha a che fare con un’anoressica
sappia che questi tentativi, lungi dal risolvere il
problema lo aggravano. Più ci si affanna nel tentativo
di farle mangiare, più esse si intignano a resistervi;
inoltre si finisce con il fare il loro gioco, riconoscendo
implicitamente che il mangiare è la cosa più
problematica del mondo, che è proprio l’inammissibile
presupposto filosofico alla base di questi disturbi.
E allora i poveri genitori che vedono consumarsi la
loro figliola e giustamente se ne struggono, che
devono fare? Per prima, la cosa più difficile: non
intervenire. Per seconda, la più opportuna: mettere la
faccenda nelle mani di un buon terapeuta.
Oggi vi sono approcci diversi a questo disturbo,
purtroppo dei più resistenti alle terapie; d’altra parte
non vi sono alternative, in casa e da soli difficilmente
si risolverà qualcosa.
A meno di non pensare che le vie del Signore sono
infinite e contare su padre Pio.
Locale climatizzato - Chiuso la domenica w w w. l a p i a z z e t t a r i s t o r a n t e . i t Hai visto mai? Dr. Vincenzo Policreti
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5. Il carcinoma della mammella è il tumore più diffuso nelle donne dei paesi occidentali per
le quali il rischio di ammalarsi nel corso della vita giunge fino al 10 %.
La prognosi è relativamente buona se la diagnosi viene eseguita precocemente.
Esistono situazioni in cui un importante fattore di rischio è rappresentato dalla familiarità:
circa il 10-15 % delle donne che sviluppa un carcinoma della mammella ha una parente di
1° grado che è stata colpita dalla malattia.
Obiettivo primario è trovare il tumore in fase pre-clinica, condizione che aumenta la curabilità
della malattia riducendo la demolizione chirurgica.
L’unica tecnica che permette di identificare la lesione in fase preclinica è la mammografia,
metodica che offre una sensibilità elevata.
Cos’è la mammografia? E’ una particolare radiografia delle mammelle che impegna una
bassissima dose di raggi X, grazie alle moderne apparecchiature che utilizzano sistemi digitali.
Proprio in virtù della bassissima dose di raggi X è possibille eseguire periodicamente
mammografie senza rischi significativi.
Questo permette, infatti, di ripetere l’esame anche una volta l’anno, cominciando dopo i 40/45
anni a seconda dei casi. Non procura dolore, al massimo solo un lieve e momentaneo disagio
per il delicato sistema di compressione sulla mammella, necessario per ottenere immagini
più nitide e precise.
Essa consente di individuare le lesioni (v. le microcalcificazioni) che spesso rappresentano la
fase iniziale della formazione di un tumore; infatti i segni mammografici per individuare un
carcinoma iniziale sono spesso minimi.
La sensibilità è strettamente correlata alla corretta metodologia: l’uso di apparecchiature non
idonee e la non perfetta esecuzione tecnica inficiano la diagnosi.
Dai tempi di Salomon, chirurgo tedesco che, nel lontano 1913, riprese le prime immagini
radiografiche su campioni di tessuto mammario ad oggi di strada se ne è percorsa.
Dai mammografi tradizionali che erogavano una dose media di 2 mGy per esposizione ai
moderni mammografi digitali che riducono la dose del 40% si è avuta una grande evoluzione
tecnologica.
L’innovazione tecnologica più incisiva infatti è rappresentata dai sistemi digitali che, oltre a
ridurre sensibilmente la dose, possiedono un miglior potenziale diagnostico e permettono
l’elaborazione dell’immagine.
Le domande più frequenti che le donne rivolgono al medico senologo sono:
1. Quando devo iniziare ad eseguire la mammografia? Risposta: generalmente dai 40 anni,
salvo in casi dì familiarità nel qual caso si inizia almeno 5 anni prima l’età di insorgenza del
familiare malato più giovane.
2. Ogni quanto tempo va eseguita? Risposta: ogni 12-18 mesi tranne nelle pazienti ad alto
rischio o già operate per le quali la cadenza è annuale.
3. Quale rischio ho di cancro indotto dalle radiazioni? Risposta: il rischio cumulativo
aumenta del 10% dopo 20 anni di screening biennale iniziato dai 40 anni, a fronte del
vantaggio che, per ogni cancro radioindotto, 300 vengono identificati grazie alla mammografia
in fase preclinica.
4. Perché non eseguire l’ecografia esente dal rischio di radiazioni? Risposta: perché non
consente di visualizzare le microcalcificazioni o comunque i segni minimi di cancro, tuttavia
tale indagine è molto utile come completamento diagnostico nei seni densi o nelle donne
giovani.
5. Quali accorgimenti devo osservare? Risposta: la fase del ciclo mestruale non è
condizionante ai fini della qualità delle immagini; tuttavia è preferibile eseguire l’esame
mammografico evitando la fase periovulatoria (metà ciclo) e/o premestruale qualora la
mammella risultasse particolarmente dolente per tali periodi.
6. Come si svolge? Risposta: l’esame mammografico viene generalmente eseguito in
stazione eretta, a seno nudo, appoggiando una mammella alla volta su un apposito ripiano ad
altezza regolabile. L’apparecchio determina una leggera compressione sulla ghiandola che
migliora la qualità dell’immagine mammografica. Normalmente vengono eseguite 2 o 3
radiografie per ciascuna mammella con ripresa dall’alto verso il basso, obliquamente o
lateralmente, per una completa visione di tutta la ghiandola.
L’esame dura pochi minuti e può essere completato anche da una valutazione clinica della
mammella.
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6. Sardegna: arredamento tipico e non solo
Mi è capitato di andare nel cuore della Sardegna per lavoro; inizialmente ero un po’
contrariata, pensavo che la Sardegna fosse solo sinonimo di bel mare, belle spiagge e buon
cibo, poi, costretta da cause di forza maggiore, sono andata a visitare i paesini dell'entroterra
e con mia grande sorpresa li ho trovati molto interessanti.
Queste piccole realtà non abbandonano le loro radici e le loro tradizioni bensì cercano di
tramandarsele da genitori in figli.
Sapevo già quanto fosse particolare l'arredamento sardo, ma non sapevo che tutto quello con
cui arredano le proprie case è fatto con le proprie mani! Tappeti, coperte, tende, cesti, utensili,
mobili e preziosi tutto può essere fatto a mano da qualche artigiano locale che con pazienza e
precisione certosina crea il proprio oggetto d'arte.
L’artigianato sardo può essere definito vera e autentica arte popolare, in quanto tutto il popolo
di questa bellissima isola esprime con l'artigianato le proprie origini e la propria cultura.
Girando per i paesini non è difficile imbattersi in qualche anziana signora che, seduta sugli
scalini della propria casa, intreccia cestini, oppure, scovare in qualche cantina mani esperte
che, con l'ausilio di telai, creano arazzi, coperte o tappeti.
Questa cultura ha la propria particolarità in base al paese di appartenenza, in modo che un
occhio allenato possa riconoscere un tappeto di Sassari piuttosto che di Cagliari, così come
un cestino di Castelsardo piuttosto che uno di Oristano. Il tipo di intreccio o di nodo determina
il luogo di appartenenza come se fosse una garanzia di autenticità del prodotto.
Il bello del “fatto a mano” è anche l'esclusività! Ogni cesto può essere fatto a richiesta ed anche
su misura; c'è quello che serve per abbellire il centrotavola oppure per mettere la biancheria
sporca in bagno, quello per le riviste in salotto, basta dire a cosa ci serve, quanto grande lo vogliamo e aspettare che la fantasia e la bravura
di queste donne lo realizzino.
Discorso analogo per i tappeti e gli arazzi realizzati a mano con l'ausilio di telai (verticale, tipico della Barbagia o quello orizzontale in legno
diffuso in tutta l'isola). Queste non sono le uniche arti che vengono coltivate in Sardegna, l'arte orafa ha il suo fascino, molte donne al rientro
da un viaggio in Sardegna le vediamo con al dito una fedina sarda fatta con la filigrana d'oro.
Il bello di questo artigianato è che, nonostante le mode ed il consumismo, non ha perso il suo fascino e valore in questa isola.
Claudia Mansueti info@claudiamansueti.it
Il Padiglione Degustazioni delle eccellenze: la novità 2011
della Mostra del Tartufo di Fabro (TR).
La novità dell’anno 2011 è il nuovissimo Padiglione delle
Eccellenze alimentari del territorio a cura dell’Associazione
CentroDentro di Fabro Scalo e allestito in Piazza IV
Novembre a Fabro Scalo.
Il padiglione consiste in un elegante gazebo in cui sarà
possibile gustare in orario pranzo/cena i prodotti locali
cucinati sul momento dallo chef Maurizio di Mario, noto
per le sua partecipazioni alla trasmissione televisiva “Chef
per un giorno” in onda su La7, su Discovery Real Time e su
Lei di Sky, e lo chef Alessandro Lestini.
Il menù prevederà tutti prodotti locali che andranno dal pane
al vino, dall’olio alle carni suine e chianine, formaggi e
prodotti dolciari.
Allo stesso tempo, in un gazebo più piccolo adiacente sarà
possibile degustare e acquistare durante tutta la giornata i
prodotti locali, che saranno presentati direttamente dal
produttore, in modo da creare contatti e interazione tra il
visitatore e il territorio.
Aprendo il Padiglione delle Degustazioni, si è voluto
presentare il territorio direttamente nel “piatto” con le
produzioni d’eccellenza di questa zona in modo da creare
nel visitatore una “memoria del gusto”, memoria ricca di
suggestioni e sensazioni che, essendo positive, lo
indurranno a tornare e a far partecipi amici e parenti,
trasformando il territorio fabrese e orvietano in un luogo
speciale per tutti coloro che sono alla ricerca di cose buone
e gustose.
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7. La Fondazione della Cassa di Risparmio di
Terni e Narni ha promosso e organizzato
nella sua sede di Corso Tacito 49 a Palazzo
Montani Leoni, una mostra antologica sul
pittore ternano Felice Fatati affidandone la
cura al critico d’arte Mino Valeri.
Si tratta della rassegna più organica realizzata
sino ad oggi sulla figura dell’artista che viene
giustamente considerato tra le personalità più
importanti e rilevanti del novecento umbro.
La mostra comprende 87 opere, molte delle
quali inedite, tra dipinti, disegni ed acquarelli
che abbracciano un arco di tempo che va dal
1937 al 1977, anno della morte dell’artista.
Si tratta di una importante iniziativa culturale
la quale, oltre a rendere omaggio ad una
rilevante figura di artista che ha onorato la
città di Terni e l’intera Umbria, vuol anche
far ricordare la figura di Felice Fatati a tutti
coloro che lo hanno conosciuto come medico
pediatra e farlo conoscere alle giovani generazioni.
La rassegna è accompagnata da un catalogo di circa 150 pagine.
Contiene la presentazione del Presidente della Fondazione Carit, Mario Fornaci, un
saggio critico del curatore e un ricordo del nipote del pittore, Giuseppe Fatati.
Nel volume sono riprodotte tutte le opere esposte mentre i repertori comprendono la
vita, le mostre personali effettuate, le presenze in collettive e una ampia bibliografia.
Completa il catalogo una vasta documentazione fotografica.
In realtà, guardando la produzione dell’artista,
appare difficile scindere le diverse tecniche,
essendo una produzione unitaria nelle proposte La mostra sarà aperta nei giorni di venerdì, sabato e domenica
estetiche, nelle pur diversificate tematiche,
nelle soluzioni poetiche, nelle strutturazioni dalle ore 11 alle 13 e dalle 17 alle 19
articolate ed a volte complesse. fino al 31 dicembre 2011
In sostanza ci sembra che la produzione di Catalogo in sede Ingresso gratuito
Fatati parta inevitabilmente dal segno grafico,
che poi si trasfigura negli oli, negli acquarelli,
le “acque colorate”, e rimane intatto, incisivo,
vigoroso e limpido nei disegni, nella “pittura Felice Fatati, pittore, uomo di scienza, poeta, epigrammista, nasce ad Arrone (TR) nel 1908.
in bianco e nero”. Mino Valeri Dopo gli studi a Terni, frequenta, prima a Perugia, poi a Roma, la facoltà di medicina.
Nella capitale prende parte alla vita culturale frequentando i cenacoli che facevano capo a
Marinetti, Bontempelli, Bragaglia. Nel 1929 pubblica un poemetto futurista dal titolo “Gioia
degli aeroplani”, premiato dal Sindacato Scrittori.
Nel 1931 si laurea in medicina e nel 1934 ottiene la
specializzazione in pediatria.
Nel 1936 sposa Maddalena Sigismondi e l’anno
seguente nasce la figlia Viviana chiamata
affettuosamente Kytta.
Nel 1937 si registra la sua prima presenza in una
mostra. Inizia così la sua intensa, qualificata attività
artistica.
Nel 1955 tiene a Roma la sua
prima mostra personale ed un suo
dipinto viene acquistato dalla
Galleria Nazionale d’arte moderna.
Nel 1959 muore la moglie
Maddalena e per l’artista è un
colpo durissimo.
Si dedica con crescente impegno
all’attività di pediatra eseguendo,
in un isolamento spirituale,
centinaia di opere grafiche, poesie,
epigrammi.
Sulla spinta di estimatori, sue opere sono presenti in
collettive e nel 1961 consegue il primo premio alla
rassegna internazionale per il centenario dell’Unità
d’Italia. Realizza, nel 1972, 35 inchiostri per illustrare
il Cantico delle Creature di San Francesco.
Un nuovo lutto lo colpisce nel settembre del 1977 con
la morte dell’adorata figlia Kytta.
Tre mesi dopo, nel dicembre del 1977, Felice Fatati
muore e viene sepolto nel cimitero di Arrone.
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8. Le anime sante e gli spiriti maligni
Intorno agli anni trenta del ‘900 si raccontava che in ogni paese, anche se piccolo, c’erano almeno un
paio di persone dedite allo spiritismo, ai riti esoterici e a fare e disfare fatture e malefici, dietro compenso.
Questa attività veniva integrata dalla vendita di erbe curative per le malattie più frequenti e temute, erbe
raccolte nelle notti particolari, con un preciso rituale, mescolando tradizioni tramandate da una
generazione all’altra, con esorcismi e preghiere. Interrogare le anime dei defunti aveva lo scopo di
tentare di conoscere il futuro o, meglio ancora, di tentare di scoprire monete d’oro e altri preziosi,
nascosti da briganti o da chissà chi, nei secoli passati. Il problema era riuscire a decifrare i segnali che
giungevano dall’aldilà e per questo bisognava essere addetti ai lavori.
Un bel pezzo di terreno di mio nonno, seminato a granturco, era compreso in una zona dove si diceva
ci fossero sepolti dei tesori. Il nonno era preoccupato perché negli anni precedenti qualcuno gli aveva
devastato le colture in atto, facendolo imbestialire.
Invece di arare e seminare i campi come faceva lui, quel ristretto gruppo di fannulloni e perdigiorno,
vegliava la notte per fare quelle cretinate e in più danneggiava il lavoro degli altri.
Bonariamente li detestava.
Quel venerdì d’estate, con una luna piena che sembrava una frittata di mille uova, poteva essere la notte
propizia per chi si dilettava a scavare, pensò il nonno. Detto, fatto, cenò presto quella sera, poi, caricato
il fucile ad avancarica, si recò nel terreno mettendosi di guardia.
Si sistemò a un centinaio di metri di distanza dal luogo dei probabili scavi, in una posizione sopraelevata,
mettendosi seduto, con la schiena appoggiata al tronco di una quercia secolare che lo teneva nascosto con la sua ombra.
Dopo appena un minuto, avvinto dal sonno, cercò di mettersi più comodo. Piegò l’inseparabile giacca di velluto con passatora (tasca passante
dietro la schiena) a mo’ di cuscino, si sdraiò per terra, allungò le gambe e si addormentò.
Poco dopo, quatti, quatti, silenziosi e con fare furtivo, arrivarono tre individui armati di zappe, pale e vanghe. Dopo una serie di scongiuri
per tenere buoni gli Spiriti Maligni e la promessa di far dire Messe a suffragio delle Anime Sante, se avessero reso facile il ritrovamento della
famosa pentola piena di monete d’oro, iniziarono a scavare. La terra era rossa e soffice, senza sassi e quindi facile da rimuovere senza far
rumore. Un po’ di fruscio lo avevano prodotto solo per estirpare le piante di granturco per farsi uno spazio di manovra di circa cento metri
quadrati. Lavoravano alacremente alla luce della luna piena ma ogni tanto si fermavano per captare un rumore o un segnale: poteva essere
un avvertimento delle Anime Sante per dare loro indicazioni sul gradimento dello scavo.
Erano quindi vigili e sospettosi come un asino con le formiche sul culo.
Avere a che fare con le Anime impalpabili, che non vedevi ma le sentivi attorno, metteva loro addosso un sudore freddo che colava lungo la
schiena. Avevano fatto tutto quello che le Anime Sante avevano loro chiesto, compreso l’ordine assurdo di cenare con una frittata cotta con
le parole. Cotta con le parole? Ma che richiesta era mai questa? Ma l’esperto di esoterismo aveva spiegato con sussiego che si trattava di
cuocerla non col fuoco di legna, bensì con quello prodotto bruciando libri e giornali. Erano perciò consapevoli di correre grossi rischi perché
con il Mondo dei Morti non si poteva scherzare.
Appena un refolo di brezza faceva vibrare le foglie secche della piantagione di granturco, sobbalzavano col cuore in gola immaginando il
lamento delle Anime disturbate nel loro Sonno Eterno. In una parola sola, se la stavano facendo sotto per la paura! Ci mancava pure quella
civetta, regina degli uccelli del malaugurio, che squittiva poco lontano dalla cima di un vecchio olmo, nel cui tronco cavo allevava la prole.
All’improvviso, il nonno cambiò posizione e attaccò a russare. Chi non ha mai sentito mio nonno russare, difficilmente può rendersi conto
della varietà di lugubri mugolii che era in grado di emettere. Sembrava, a volte, una segheria disastrata, con pochi rumori costantemente ripetuti
e molti altri assolutamente variabili, sia come tono che come cadenza. All’inizio si partiva con sbuffi e sospiri di varia tonalità che gradatamente
diventavano sempre più rauchi finché iniziavano lentamente a scemare, fino a spegnersi del tutto quando andava in apnea respiratoria.
Dopo un lungo e pericoloso silenzio, per recuperare tutta l’aria che gli era mancata, si scatenava in un crescendo catastrofico di ahaa...,
ahaaa..., ahaaaa…, ahaaaaa…. Poi, in rapida successione, si passava a rantoli, lamenti e grugniti luciferini, come di un essere straziato da
sevizie indicibili e infine sgozzato come un capretto, con l’urlo che si spegneva come un eco lontano.
I nostri scavatori, al primo rumore percepito, drizzarono subito le orecchie per decifrare se le Anime Sante manifestavano ancora compiacimento
per lo sterro. In una notte estiva, in mezzo a un campo, non è facile analizzare un suono in mezzo a tanti
altri. Si andava dal frinire delle cicale al cri-cri di una moltitudine di grilli, dallo squittire delle civette al
cra-cra di rospi e ranocchie della vicina pozza d’acqua, col sottofondo del fruscio della brezza, intervallato
dall’abbaiare secco di una volpe lontana.
Dopo il silenzio dell’apnea, i successivi catastrofici rumori emessi dal nonno, rumori che sembravano
provenire dalle viscere fetide della terra, furono immediatamente interpretati come una ribellione degli
Spiriti Maligni a chi li stava disturbando nel loro Sonno Eterno.
E con gli Spiriti Maligni è peggio che con le Anime Sante: si salvi chi può.
Balzarono fuori dalla buca e via a gambe levate, biascicando ...Madonna mia aiutace…, col cuore in gola
e l’aria che non riusciva a entrare nei polmoni.
Quando venne giorno il nonno si svegliò, convinto che non fosse venuto nessuno e dispiaciuto per aver dormito
scomodo sulla terra dura, invece che in un comodo e crepitante letto col materasso di camiciòle (le brattee
del granturco usate per riempire lu pajacciu).
Poi vide lo scempio del suo granturco (...m’ho’carpitu ‘na pasina de ranturcu e ho’ fattu ‘na pistareccia
che ‘n te dico!), e la grande buca; fece un paio di santi e qualche madonna di buon mattino, poi prese pale,
zappe e vanghe abbandonate, se le mise sulla spalla sinistra, sulla destra il fucile, e lentamente si avviò verso casa.
Da quella volta, dopo che si era sparsa la voce, nessuno ha più avuto l’ardire di andare a scavare di notte nel nostro campo. Vittorio Grechi
ilconvivio.terni@libero.it Chiusura Domenica
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10. Marco Mengoni Intervista con il “Re Matto” adesso anche “Solo”
È cambiato, sicuramente maturato, non solamente a livello professionale
ma anche nell’aspetto e nel suo particolarissimo modo di interpretare le
canzoni.
Sicuro e audace con un qualcosa in più negli occhi.
Occhi profondi, scuri come la notte avvolti in una brillantezza da angelo
nero, elemento fondamentale del suo fascino.
Marco Mengoni, poco più che ventenne ha già una carriera da fare
invidia a chi vorrebbe diventare una pop star e magari vincere il premio
più ambito nella musica: conquistare il cuore della gente e avere tanti
fan, pronti a seguirti ovunque, anche in capo al mondo, per ascoltare la
tua voce.
Attrae e affascina il “fu Re Matto”; dopo il grandioso successo del
passato che per mesi lo ha visto in vetta alle classifiche, Marco ha
ricominciato il suo nuovo tour in tutta Italia scatenando l’urlo di gioia di
centinaia di ammiratori. Proprio lo scorso 27 settembre è uscito il suo
primo album di inediti dal titolo Solo 2.0, dove il primo singolo si chiama
Solo, una delle canzoni più scaricate su iTunes.
Tantissime le visite su YouTube, per vedere il videoclip musicale, tanti i
fan che su facebook ogni giorno si iscrivono sulla sua pagina.
Marco è tornato con una consapevolezza in più, svelata in questa intervista intima ed esclusiva.
Allora Marco, ti imbarazzano le interviste… Diciamo di sì. Non mi piace parlare molto con la stampa, trovo i giornalisti dei ficcanasi, anche
se poi svolgono un importante lavoro d’informazione e gliene sono grato.
Il tuo nuovo singolo si intitola Solo, ti senti mai solo? Sì, mi capita spesso di sentirmi solo, anche quando mi trovo in compagnia di altre
persone. Sono io che cerco la solitudine, mi piace, è un modo che ho per estraniarmi, per non pensare, per rilassarmi. È una cosa che fin da
adolescente ho sempre cercato, ma non perché sono asociale, semplicemente perché mi serve per staccare la spina ogni tanto.
Il filo conduttore che lega i dodici inediti dell’album Solo 2.0 è la solitudine, come mai questa scelta? Perché con il passare degli anni mi sto
accorgendo che una peculiarità della nostra epoca è l’isolamento delle persone. Persone che vivono in completo isolamento dal mondo, senza
amici, senza affetti, soli dietro i computer, i social network e le illusioni della rete web. Mi spaventa tutto questo. Con il mio nuovo album ho
voluto raccontare questa tendenza, crediamo che face book ci riempia di amici ma non è così. Io credo nel contatto diretto con le persone,
ho una visione forse troppo romantica dell’amicizia e del suo valore, mi piace la chimica quando due persone si conoscono, come si guardano,
il profumo che ognuno di noi emana. Inoltre la solitudine a cui mi riferisco è la stessa che ho provato dopo la fine del mio primo tour:
nessuno mi chiamava, la tristezza di sentirmi escluso, non sapevo che fare, sono stato malissimo, poi ho iniziato a lavorare al nuovo album.
Su Facebook hai tantissimi amici e nella vita reale? Ho pochissimi amici, sono persone genuine che mi vogliono bene e di cui mi fido. Loro,
insieme a mia madre, sono le persone che mi stanno vicino nei momenti difficili e in quelli belli, grazie alla loro presenza mi sento forte.
Quando sono lontano da casa mi mancano, così prima di iniziare un concerto telefono a tutti e mi danno la giusta dose di coraggio per iniziare.
Hai paura prima di salire sul palco? Sembra stupido ma all’inizio avevo molta paura, delle volte mi tremavano persino le gambe. Ora sono
più tranquillo, ho imparato a giocarmela di più, a lasciarmi andare, spesso anche improvvisando delle cose senza senso, come un vero folle,
poi sono o non sono il ‘Re Matto’?
Cosa ti dice tua madre, quando la chiami al telefono prima di un concerto? Posso essere sincero?
Assolutamente, devi… Merdaaaa!! (urla e sorride con leggerezza). È una sorta di rituale portafortuna e fino ad ora ha sempre funzionato.
Inoltre mi dice che mi vuole bene, che mi pensa e prega per me tutte le sere. Io la sento sempre vicina, è una donna straordinaria, la donna
della mia vita.
E oltre a tua madre c’è un’altra donna nella tua vita sentimentale? Ho due amiche favolose, sono praticamente l’opposto, un po’ come l’acqua
santa e il diavolo, con loro mi confido per ogni cosa, insieme sono il giusto equilibrio nella mia vita. Delle volte litighiamo, arriviamo anche
a dirci cose molto pesanti, ma siamo legati da un affetto assoluto e grandioso.
Io intendevo se hai una ragazza, se frequenti una donna? Sì lo so, ho capito perfettamente, è questo che non sopporto dei giornalisti! No, non
frequento nessuna donna (se la ride sotto i baffi).
Come ti senti attualmente, spiritualmente parlando? Mi sento bene, sono felice e completo. È una cosa difficilissima da spiegare, ma per la
prima volta da quando sono nato mi sento veramente bene, realizzato e con tutto ciò che mi serve per essere sereno. Sono un tipo molto
nervoso, in passato ho sofferto di attacchi d’ansia, tremendi e difficili da curare, poi con lo yoga e l’aiuto di mia madre sono guarito.
Attualmente vivo in un equilibrio perfetto, ho più sicurezza e mi sento realizzato, anche sapendo perfettamente che la strada è tutta in salita
e non si finisce mai di imparare.
Sbaglio o sei cambiato, hai qualcosa di diverso? Sì è vero, è una consapevolezza nei confronti della vita e del mio lavoro.
Ho maggiore fiducia in me stesso e in chi mi circonda, pur parlando di solitudine nel mio album credo che le persone siano il vero potenziale
di cui ogni uomo non dovrebbe mai fare a meno. In questi ultimi mesi ho imparato ad apprezzare maggiormente le piccole cose della vita.
I complimenti e ogni altra forma di riconoscenza che i fan mi dimostrano, li assimilo come un dono bellissimo, come una forma di energia
in grado di ampliare la mia.
Sono felice perché mi sento amato, mi sento più accettato dal pubblico.
Mi sembra che sei stato sempre accettato dal pubblico, fin dagli esordi!
Sì, e ne sono felicissimo, ma prima vedevo il pubblico come delle persone che
decidono se piaci oppure no, in grado di fare il successo o l’insuccesso di un artista
con il loro giudizio e questo mi spaventava.
Adesso, invece, vivo la vita con più serenità: so che mi vogliono veramente bene.
Cosa fa Marco Mengoni quando non è impegnato con la musica?
Sembra strano ma ascolto altra musica. I favolosi Beatles sono i miei preferiti, in
questo periodo poi Amy Winehouse almeno una volta al giorno l’ascolto, ho pianto
per la sua morte, una perdita terribile, era la mia cantante preferita, lei era
veramente sola e soffriva. Per lei ho cantato al Festival Teatro Canzone dedicato
a Gaber, lo scorso luglio, un momento indimenticabile che porterò sempre con me,
ho pianto e tanto.
Mi anticipi i tuoi progetti futuri? Ho un tour favoloso e ricco di sorprese, la mia
attenzione è tutta concentrata lì. Inoltre sto pensando di organizzare un evento in
collaborazione con l’Unicef ad anno nuovo, voglio dedicarmi ai bambini, quelli
Terni - Via dello Stadio 63 bisognosi di amore e cure, i bambini sono una ricchezza per lo spirito e per la vita.
Poi non so, penso di essere già molto impegnato così.
Tel. 0744 401995 Lorenzo Bellucci lorenzobellucci.lb@gmail.com
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11. Serve a qualcosa studiare?
A volte capita.
Capita che una provocazione
Salve professoressa, come sta? giornalistica susciti reazioni
emotive e impegnate
Ho appena letto un post sul forum del Corriere riflessioni.
“Avanti Pop” che parlava della polemica scuola- E’ successo di recente in terza
pubblica contro scuola-privata. liceo dove un’alunna, Maria
Seguo le notizie dall’estero. Caterina, ha proposto di
Le scrivo dalla Francia, mi sono laureata in leggere l’articolo di Ivo
fretta e furia alla Luiss ed ho fatto i salti mortali Diamanti, pubblicato
per entrare in specialistica alla Sciences Po di recentemente su
Parigi. Repubblica.it, dal titolo Cari
Dopo l’Erasmus a Bruxelles, ho preso la decisione ragazzi, non studiate!
definitiva di andarmene dalla nostra povera patria. L’amara requisitoria del
Sulla scia di un’epifania di pirandelliana memoria, giornalista ripeteva -con
mi è venuto il riflesso incondizionato di scriverle. dubbio gusto per i giochi
Ho conosciuto il mondo delle università private, antifrastici- l’invito a non
sia in Italia che qui a Parigi. studiare, e soprattutto nella
Coniugano alte competenze didattiche e scuola pubblica, perché poco o
accademiche con una solida organizzazione nulla utile ai fini lavorativi e di
amministrativa; la preparazione che offrono, e affermazione, in una società
il prestigio del nome, sono un biglietto da dove contano veline e
visita eccelso per entrare nel mondo del lavoro. calciatori e dove sono clientele
E me ne sto rendendo conto proprio in questi e parentele ad avere la meglio
giorni in cui sono alla ricerca di uno stage e di una prima esperienza lavorativa. sul merito.
Ma non mi fa paura competere con studenti di Cambridge o di Harvard, perché la scuola pubblica Di qui reazioni diverse:
italiana mi ha dato tanto. sconcerto, dolore, assenso,
Quello che volevo dirle è che io non sarei qui senza quei cinque anni tanto amati e tanto odiati nel ripulsa …
Tacito di Terni. Ne è nato un dibattito, che ha
Mi ha insegnato il metodo, il rigore, l’analisi, la precisione e la capacità di sintesi. coinvolto anche la classe
Mi ha permesso di coltivare la mia passione per le lingue, senza le quali una laurea in relazioni seconda e che si è arricchito
internazionali è senza valore. del contributo della mail
Lo studio del greco e del latino, lingue morte tanto biasimate, mi hanno insegnato il senso della sfida: ricevuta nel marzo scorso da
le lingue orientali sembrano meno impossibili se si pensa che c’è stato un tempo in cui si è compreso Gilda, un’ex alunna (maturità
l’ottativo e si è tradotto da un alfabeto totalmente estraneo. 2007), che reagiva a una
Senza quei ritmi serrati che mi hanno insegnato a coniugare quotidianamente esperienze curricolari analoga provocazione.
ed extracurricolari non sopravvivrei in queste dure settimane a metà tra lavoro, studio e preparazione Ve la proponiamo con
di concorsi. l’auspicio di suscitare un
Non di meno, il livello degli insegnanti è elevato, tanto da essere paragonabile a quello universitario. dibattito sul valore della
Poche volte, in ambito accademico, ho incontrato professori al suo livello, o a quello di alcuni suoi cultura e sul ruolo della scuola
colleghi, con tanta passione e un’infinita capacità di trasmettere l’amore per la materia, e per la pubblica, insieme alle lettere di
conoscenza in generale, agli studenti. risposta al giornalista, due tra le
Sono uscita da quel liceo con tanto senso critico e un bagaglio culturale invidiabile. tante, spontaneamente prodotte
E questo non dipende soltanto dal fatto che fossimo una buona classe, ma che fossimo seguiti da in classe II e III IF.
Prof.sse Annarita Bregliozzi
professori eccelsi che ci hanno sempre saputo valorizzare.
Me ne resto a Parigi ancora per un anno e mezzo, quasi sicuramente. Marisa D’Ulizia
Sto in un master in affari europei e spero di passare il concorso per la Commissione europea a
Bruxelles.
Ho rinunciato al concorso per la diplomazia italiana perché è semplicemente medievale.
In più, non ci sto a rappresentare l’Italia all’estero.
Se di diplomazia si tratta, che sia europea.
La saluto dicendo che non ci sto quando i politici attaccano la scuola pubblica italiana, perché so
quanto vale. Tenete duro!!!
Parigi, 4 marzo 2011 Un abbraccio, G i l da
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12. Lo studio, carta vincente per i giovani italiani
Le serie difficoltà dei giovani e le prospettive incerte stanno mettendo a rischio il loro futuro e quello del Paese. La crisi, che
dal 2008 sta colpendo il Paese, ha aggravato ancora di più il problema e sono i giovani a subirne i contraccolpi più forti.
È l’allarme lanciato da Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, secondo cui: la crescita economica non può fare a
meno dei giovani né i giovani della crescita…le difficoltà da loro incontrate” -ha aggiunto- devono preoccuparci non solo per
equità ma per un problema di inutilizzo del loro patrimonio di conoscenza e capacità di innovazione, quindi, uscire dalla
stagnazione riavviando lo sviluppo con misure strutturali è oggi una priorità assoluta della politica economica del nostro Paese.
La Provincia di Terni Un periodo drammatico per il Paese giunto sull’orlo del baratro in cui è difficile andare avanti. Stiamo assistendo pertanto ad
per la cultura un vero e proprio esodo, un’ondata migratoria che coinvolge i giovani italiani costretti ad andare all’estero per aspirare ad un
futuro migliore.
Infatti, ciò che manca in Italia è uno spazio, uno spazio fisico e mentale che consenta di avere futuro e speranze. Come afferma Mario Calabresi,
direttore della “Stampa” nel suo recente Cosa tiene accese le stelle, questa sensazione di apertura e lo stimolo a pensare in positivo sono stati il motore
della nostra crescita nel dopoguerra. Oggi gli ostacoli sono tanti e non ci sono più quelle garanzie e quelle sicurezze che avevano le generazioni
precedenti. È la società stessa che non offre più soluzioni valide per tutti e quindi ognuno è costretto ad intraprendere un percorso individuale.
È proprio all’interno di questo clima di sconforto e di rassegnazione che il nichilismo e la sfiducia prendono il sopravvento.
Viviamo in un presente dilaniato e paralizzato in cui manca ogni riferimento al passato e ogni idea di progettazione futura.
Oggi, quindi, tutto è nelle nostre mani e soltanto la grinta e la determinazione ci consentiranno di affrontare le sfide raggiungendo un esito positivo.
Lo studio, quindi, è la carta vincente in un periodo in cui i giovani italiani non investono più nel loro futuro perché sono attanagliati da un malessere
e da uno sconforto che genera in loro soltanto delusione nel momento in cui si misurano con la realtà di un Paese che non crede più in loro.
Pertanto, è necessario studiare poiché è la cultura che rende liberi, critici e consapevoli.
Studiare, tuttavia, non ha come unico obiettivo il titolo di studio, perché nessun titolo di studio può garantire una riuscita automatica.
L’importante è invece credere nelle proprie capacità e non smettere mai di aspirare ad un futuro migliore convinti che saremo noi giovani a decidere
il nostro futuro, dando una svolta definitiva ad un Paese che sta collassando.
Oggi, infatti, che cos’è l’Italia se non un Paese in cui regna l’indifferenza e il convincimento che per fare la velina, il tronista e il precario non sia
necessario avere una cultura, perché l’importante non è essere ma apparire?
Siamo noi giovani italiani che non dobbiamo mostrarci passivi ed indolenti nei confronti di questo cambiamento radicale che ci sta travolgendo
affinché le nostre menti non siano soggiogate. Ragazzi, studiate: meglio critici che ingenui! Novelli Vanessa II IF
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13. C a ro d i re t t o re
Caro direttore, dire sentirsi realizzato, appagato, libero e felice delle
leggendo quella che io definirei, almeno in parte, una sua provocazione, mi proprie scelte.
sono trovata a provare diverse sensazioni. Lei ci suggerisce di non studiare perché Non si può abolire l’istruzione, la cultura e la scuola.
della cultura non ce ne faremo niente, perché al giorno d’oggi sono avvantaggiati Non possiamo estirpare le nostre radici che si nutrono di
i tronisti, le veline, i “figli di papà” che molto spesso non sanno neanche cosa cultura da sempre. Lei pensa davvero che assumere un
voglia dire passare gli anni più belli della vita sopra a dei libri che ogni singolo tale atteggiamento può portare a un miglioramento?
pomeriggio ti osservano e ti incitano ad aprirli, seppur controvoglia. Se accogliessimo la sua tesi, da qui a qualche anno
E’ vero, devo ammetterlo, sembra che frequentare un liceo, un’università, oggi saremo tutti degli ignoranti, dei deficienti, nel senso che
equivalga a studiare inutilmente, a sprecare del tempo prezioso. Effettivamente mancheremo di una parte della nostra formazione.
non posso negarlo, perché ne faccio esperienza quotidianamente: mia sorella, 28 L’Italia sarà un paese di asini; è davvero questo che
anni, laureata in economia e commercio a pieni voti, specializzata in marketing e vuole? Desidera davvero una degradazione e un così
gestione delle aziende è disoccupata da circa un anno. A poco servono i continui totale annientamento degli italiani?
colloqui, dato che la maggior parte delle volte è superata da qualcuno che ha le Concludo dicendo che credo fermamente nella
famose conoscenze, oppure i progetti che l’azienda si era prefissata di attuare non formula umanistica homo faber fortunae suae e, dato che
partono neanche più, o le aziende non riescono ad assumere nuovo personale in non ho mai amato raggiungere facilmente lo scopo che
quanto sono già in crisi con quello esistente. Intanto, lei non ha un lavoro, non mi ero prefissata, ma ho sempre avuto un certo interesse
può sposarsi, non può costruirsi una famiglia, perché farlo sarebbe un suicidio: per le sfide, accolgo anche questa. Continuerò a studiare,
significherebbe far nascere un bambino, pur essendo consapevoli di dargli un proprio così come ho sempre fatto, in primis per la mia
futuro incerto, in cui la precarietà regna sovrana. Che cosa dovrei pensare di questa formazione culturale, poi perché la speranza è l’ultima a
realtà, allora? Dovrei davvero continuare a studiare, ad impegnarmi, a sacrificarmi, morire e, se devo sperare in un futuro che non sia
se poi so che non c’è spazio per me nel mondo del lavoro? Dovrei davvero continuare precario come è la realtà attuale, allora voglio forgiare il
a sentirmi umiliata quando persone che hanno una cultura nettamente inferiore mio destino senza che nessuno mi tolga la voglia di
alla mia riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati? Non ci sto. Nella mia vita andare avanti per la mia strada.
ho sempre mal sopportato le ingiustizie ed essere posti in un angolo dopo che per Sara Pacioselli III IF
anni hai faticato è un’ingiustizia. Un’ ingiustizia bella e buona!
Ma se da un canto studiare sembra essere una perdita di tempo, perché
comunque non riesci ad acquisire nella società il ruolo e l’incarico che vorresti
ricoprire, dall’altra mi chiedo che cosa sarei io senza lo studio. Potrei godermi la
mia adolescenza in completa tranquillità senza più l’ansia dei compiti e delle
interrogazioni quotidiane? Sì. Potrei uscire tutti i giorni con gli amici senza dover
sentirmi in colpa perché non ho finito di studiare il paragrafo di storia per il giorno
successivo? Sì. Ma sarei davvero me stessa? Sarei davvero felice di avere questo
illimitato tempo ozioso sine dignitate? Non sentirei la mancanza dei libri, dello
studio, delle parole che ti penetrano l’animo e ti fanno riflettere, hanno un effetto
catartico, ti educano, ti fanno crescere? Non possiamo privarci della cultura.
Lo studio deve essere pane per i denti, ti rende critico e consapevole della realtà
in cui vivi, ti permette di scegliere il Bene ed è l’unica cosa che ti fa sentire
veramente libero.
Non possiamo smettere di andare a scuola, né tanto meno all’università perché
scegliere una facoltà significa essere consapevoli di quello che si vuole diventare,
che non significa necessariamente ricoprire chissà quale alto incarico, ma vuol Alessandro Pieroni II IF
Analisi della postura
Ipertermia
Onde d’urto focalizzate
Rieducazione ortopedica
Rieducazione posturale globale
Tecarterapia
Test di valutazione e rieducazione isocinetica Fisioterapia e Riabilitazione
Dir. San. Dr. Michele A. Martella - Aut. Reg. n. 8385 del 19/09/01
Terni - Via Botticelli, 17 - Tel 0744.421523 - 401882
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