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Nato nel 1966 a Castellone (Cremona) e
laureato al Politecnico di Milano, si occupa
di industrial design dal 1992. All’attività di
progettista alterna l’insegnamento presso
numerose università e scuole di design, in
Italia e all’estero.
Caratteri distintivi del suo fare sono la
ricerca e la definizione di nuove tipologie
oggettuali.    Con     l’ideazione    e    il
coordinamento del progetto collettivo
Eureka Coop, realizzato per Coop Italia, ha
portato il design nella grande distribuzione
organizzata e caratterizzato la nuova
generazione del design italiano. Nel 2009
questo progetto gli è valso il Premio dei
Premi per l’innovazione conferitogli dal
Presidente della Repubblica Italiana.
All’attività di progettista si aggiunge la
direzione artistica per importanti marchi
come iB rubinetterie, ceramica Globo,
Guzzini, Meritalia, Pandora design, Thonet
Vienna, Coccio design edition.
“Noi dobbiamo essere consapevoli
                                       che ogni volta che disegniamo una
                                       cosa nuova, qualcos’altro
                                       invecchia. Le cose invecchiano
                                       perché nascono cose nuove.
                                       Il pensiero che ho è che non tutte
                                       le cose che invecchiano siano da
                                       dimenticare e vorrei tanto
                                       progettare oggetti “meno
                                       prodotti” e lasciare più vita alle
                                       cose che ci sono Perché solo così
                                       eviteremo di concorrere alla
                                       produzione inutile.
                                       Io punto alla decrescita felice.
                                       Bisogna incentivare la nuova
                                       generazione del design italiano,
                                       capace e sensibile al rapporto tra
                                       design e artigianato.”




Mappamondo “Odnom” per Palomar, 2009
“ Ognuno ha un proprio codice colore,
una sua appartenenza cromatica, un suo
      riconoscersi: è qualcosa di intimo e
   personale. Per me l’attribuzione di un
 colore è un lavoro molto importante ed
  esigente poiché impone una riflessione
           sulla forma. Il lavoro difficile è
 ‘abbinamento di colore e forma, poiché
   quest’ultima già esprime una tonalità.
              Bisogna ascoltare la forma.
  Oggi c’è un uso sfacciato del colore. Ci
spacciano la libertà come un uso infinito
dei colori. In realtà questa è una tecnica
subdola del mercato per farci credere di
   avere un grande potenziale di scelta.
Il design italiano degli anni’60 ebbe il suo
   successo proprio per l’originalità di dar
                colori nuovi a forme nuove.
         Il colore evoca più dei suoni, dei
                                 profumi.”



                                                Parete modulare Geko per Caimi Brevetti, 2006
“ Il design è un panorama domestico di
riferimento e un elemento di socializzazione.
   Gli oggetti animano la nostra scena, sono
      elementi indispensabili ma soprattutto
 portatori di conoscenza, valori, di narrazioni
        e storie. Ogni volta che utilizziamo un
 oggetto e se questo è performante secondo
     tale punto di vista, aggiunge un capitolo
        nuovo nella sua e nella nostra storia.
  In un oggetto, vedo il lavoro delle persone,
vedo la persona che me l’ha regalato, i ricordi
     che evoca. Questa è una potenza spesso
                    inespressa negli oggetti.
 Sto lavorando molto sul concetto di “oggetti
 parlanti”, in grado di farsi portatori di storie.
          Mi interessa questo aspetto sacrale
       dell’oggetto, poiché vettore di valori. ”




                                                         Formaghiaccio “Lingotto” per Fratelli Guzzini, 2006
                                               Spremiagrumi “St. Peter Squezzer” per Pandora Design, 2007
Il Moscardino è sicuramente il progetto più
celebre di Giulio Iacchetti, la cui nascita si
deve a diverse ritrattazioni del progetto fino
ad arrivare all’essenzialità pura.
Per Pandora design, questa posata ibrida
nasce nel 2000.

          “Questo oggetto ha segnato in modo
        irripetibile la mia storia professionale.
  Tutti i miei prodotti mi rappresentano, sono
      parte di me. Non c’è un prodotto che mi
      rappresenti di più di altri. Ogni prodotto
   realizzato è una scheggia del mio fare e del
                                    mio pensare.
             Il Moscardino è forse più facile da
    evidenziare tra tutti i miei prodotti perché
    ha fatto vincere a me e a Matteo (Ragni) il
                    Compasso d’Oro nel 2001.
        Il Moscardino ha segnato l’apertura a
      concetti nuovi del design: piccoli oggetti
        d’uso con materiali sostenibili, nuove
                                     funzioni.”
Nato dalla combinazione di cucchiaio e forchetta, è una posata da aperitivo e cene a buffet
                  che offre un servizio comodo, economico e poco invadente.
   Nel 2006, l’intuizione di Pandora, azienda di catering in sviluppo, fu quella di sostituire le
  “colate in argento” ed utilizzare il design per pareggiare il gap tra sostanze servite e posate,
                        rivoluzionando il concetto di utensile usa-e-getta.




Inizialmente composto totalmente in Mater-Bì, composto ricavato dall’amido di mais e fecola
  di patate biodegradabile al 100%, per darne un lato sostenibile, è oggi disponibile anche in
plastica nera o trasparente. Lo considero un piccolo ma geniale contributo all’evoluzione della
                                    tavola contemporanea.
“All’inizio il progetto prevedeva la
   combinazione di tre funzioni: cucchiaio,
 forchetta e coltello. Analizzando l’oggetto
     ci parve che il coltello fosse superfluo,
   soprattutto se indirizzato al mangiare in
                                        piedi.
   Successivamente avevamo seghettato la
  forma mantenendo sempre un’immagine
    del coltello, accennando a questa terza
                                 funzione…
   L’eliminazione del coltello dal progetto è
  stata la svolta. Con un lavoro di riduzione
    della forma, siamo riusciti a soddisfare i
                             nostri obiettivi.
     Sapere che il Moscardino è esposto al
     MoMA nella collezione permanente di
                                  design.”




Il Moscardino ha delle dimensioni molto
ridotte (8x4 cm). E’ disponibile al pubblico
in un set da 24 pezzi al costo di 14 euro.
La lampada Magneto è stata per Foscarini
nel 2011, ma disponibile al pubblico solo da
marzo 2012. La sua funzionalità si deve
un’estrema versatilità di angolazione e di
riposizionamento data dal gioco di
magnetismo.

                   “ L’idea di Magneto nasce
      dall’osservazione della forza attrattiva
      di un magnete. Oggi il fulcro di questa
    lampada è proprio una sfera magnetica
              che catalizza l’attenzione di un
     progetto dalle linee semplici, dal segno
        estremamente lineare e sintetico. La
           sfera magnetica svolge anche una
         funzione importante: tiene insieme
   l’asta di sostegno, sorretta da una base,
       e lo stretto diffusore a forma tronco-
        conica, libero di scorrere in verticale
    lungo l’asta. Possiamo quindi dire che il
      campo magnetico generato dalla sfera
   è la struttura su cui ho costruito questo
    progetto: una forza di attrazione che lo
         caratterizza e lo rende funzionale.”
“Lo stretto diametro del diffusore aveva
bisogno di una fonte luminosa dagli
ingombri molto ridotti, siamo così
pervenuti al LED, che produce una luce
intensa ma puntuale.
Questa è l’idea originaria: avevo pensato
che la sfera potesse diventare il cuore
del progetto. Il magnete trascina con sé
una magia che, anche se un fisico
saprebbe spiegarcela perfettamente,
resta tale…una magia.”



Inizialmente la sfera magnetica era
posizionata alla sommità del sostegno
verticale. Questo primo progetto della
lampada si caratterizzava molto nel
sistema formale ma ovviamente non
era una versione definitiva, non era ben
risolta la questione dell’alloggiamento
del cavo e la movimentazione della
lampada era limitata a poca superficie.
Lo sviluppo del progetto ha permesso di
risolve in modo ottimale l’innesto del
cavo all’interno della sede del profilato
che, estraendolo e reintroducendolo,
permette libero movimento della fonte
luminosa, regolandone l’altezza.
“E’ qualcosa di speciale: il cavo si adatta a
    forme geometriche del tutto casuali. Il
    porta-LED è una forma estremamente
  semplice, minima perché il peso doveva
   essere ridotto all’essenziale per essere
      sorretto dal magnete e al contempo
                impugnabile nel regolarlo.
    E’ una lampada pensata per la lettura,
 disponibile per la versione da tavolo e da
                                     terra.


Magneto, a mio parere, va ad occupare un
terreno libero, che si oppone alla lampada
      da tavolo tradizionale, per la forza del
      segno, e le lampade più tecniche, con
       bracci snodati, per la centralità della
   funzione illuminante in questo progetto.
 Una funzione per la quale è stato pensato
  il movimento del diffusore. Con Magneto
  infatti è possibile direzionare a piacere la
luce, richiamando un gesto molto intuitivo
e pratico: quello di orientare una normale
                             torcia elettrica.”




                                Con il diffusore in ABS e la base in acciaio verniciato, è disponibile a
                                298 euro per la versione da tavolo, 380 euro per quella da terra.
“Eureka! Coop è stata una bellissima storia con lieto fine nel 2009. Tutto inizia nel settembre 2003:
con Matteo Ragni, ho l’idea di organizzare un incontro alla Triennale di Milano con giovani designer,
                                        i miei piccoli maestri.
      Decidiamo di iniziare un progetto insieme: subito abbiamo l’idea di contattare la grande
 distribuzione organizzata per forzare la possibilità di progettare per tutti. Dopo aver contattato
 Coop Italia, riusciamo a decidere un breath di progetto, indirizzato ai prodotti per la casa, per la
pulizia e il bucato.Dopo aver scartato numerose idee, al Salone del Mobile del 2005 questi progetti
                      diventano prototipi presentati in un supermercato Coop.
               E’ stato un gran successo, del tutto inaspettato per pubblico e critica.”
Il gruppo, coordinato da Giulio Iacchetti, era
      composto da una vera e propria nuova
   generazione di designer che rispondono ai
      nomi di Enrico Azzimonti, Carlo Contin,
      Lorenzo Damiani, DeepDesign (Matteo
        Bazzicalupo e Raffaella Mangiarotti),
         Odoardo Fioravanti, Ilaria Gibertini,
     JoeVelluto, Miriam Mirri, Matteo Ragni,
                                 Paolo Ulian.



      “Le persone possono per la prima volta
        vedere in un supermercato oggetti di
        design, di buona qualità e addirittura
  votare per decidere quali di questi mettere
                               in produzione.
          Nel febbraio del 2008, questi oggetti
       durante il Torino World Design Capital
    sono presentati alla stampa e poi venduti
          nei supermercati. Il Presidente della
     Repubblica, l’8 giugno 210 ha premiato il
  progetto “Design alla Coop” col Premio dei
   Premi: Un riconoscimento “che il Governo
                 italiano attribuisce agli “attori
    dell’innovazione, sostenendo il loro ruolo
           nello sviluppo sociale, economico e
                         scientifico del Paese”.



                Sturalavandini, Miriam Murri
                Guanto toglipelucchi, Paolo Ulian
“Si tratta di elementi monomaterici
realizzati in polipropilene. Dallo stampo
escono in formazione "a corolla" composta
da 12 pezzi.

L'assenza di un ulteriore passaggio
industriale (come il montaggio-
assemblaggio e l'aggiunta di una molla
metallica) incide fortemente sulla
riduzione del costo del prodotto. Sarà
l'utente finale a staccare ogni singolo
pezzo dalla corolla, avviando una sorta di
gioco con un oggetto che da sempre
rientra nelle cose base di ogni casa.”



 Design alla Coop’ non è stata solo un
 evento legato all’affermazione del
 ‘design democratico’ ma è stata
 un’occasione per i progettisti coinvolti di
 conoscersi e di comunicare. Dopo avere
 lavorato insieme, tra alcuni di questi
 designer     sono      nate       ulteriori
 collaborazioni.
4 Occhi sono stati prodotti da Aspesi
1910 – Milano nel 2009. E’ un
occhiale tecnico provocatorio che
esce dal concetto montatura per
delineare il proprio stile.



    “Due paia di occhiali in uno, basta
       capovolgere gli occhiali da vista
      per indossare quelli per il sole, e
                               viceversa.
      Ho pensato di unire il dilettevole
                                all'utile...
      L'occhiale con quattro lenti, con
    montatura doppia, segue la logica
   delle lenti classiche bifocali, per cui
     la scelta delle lenti da utilizzare è
   varia: da vista, da sole, per lontano
        e per vicino, chiare o scure, da
                                riposo...”
“ Sono miope di quasi 4 diottrie in
entrambi gli occhi dall’età di dieci
anni, la vista è un argomento che mi
sta molto a cuore.

Ho voluto inoltre creare un incontro
con materiali differenti da quelli
solitamente conosciuti nel campo
dell’ottica.
La montatura è realizzata
artigianalmente in Cadore in
acetato di cellulosa, una plastica
vegetale che deriva dal cotone e dal
legno e che una volta veniva
utilizzata per fabbricare i pettini e i
bottoni.”


 Gli occhiali sono disponibili in sei
 colori: nero, trasparente, verde
 acido, rosso, bianco, tartaruga. Il
 loro costo è di circa 255 euro,
 disponibile solo presso Aspesi 1910.
Questo divertente accessorio da scrivania nasce
nel 2011, firmato da Alessi. Il suo richiamo al
colibrì, con forme fortemente espressive e
decorative, rende Uselen, “uccellino” in dialetto,
un oggetto di grande maneggevolezza e
personalità.




          “Noi non inventiamo niente ma imitiamo
                       cose che la natura ci racconta.
       La nascita di questo tagliacarte è opposta al
               Moscardino: in quest’ultimo forma e
        funzionalità hanno trovato corrispondenza
         sin dall’inizio, non si può dire lo stesso per
       Uselen. Sono rimasto affascinato dal colibrì
             per l’eleganza di quel suo lungo becco
       affusolato, quindi ne ho studiato la forma e
         solo dopo l’ho adattata alla funzione. Sarà
                     sufficiente un solo colpo di coda
             dell’uccellino, in acciaio, per aprire una
                                                busta. ”
“Più step ci sono voluti, però, per la sua
                                                    progettazione definitiva … numerosi prototipi
                                                    in legno,schizzi... Lo sviluppo dimostra come
                                                    forma si sia via via semplificata e perfezionata.

                                                    Quando si realizza un oggetto che deve essere
                                                    impugnato, l’avvicinamento al prodotto finito
                                                    richiede più tentativi.”




Uselen è completamente realizzato in acciaio inossidabile 18/10 satinato. E’ stato presentato
all’edizione 2011 del Maison et Objet di Parigi e al MACEF. E’ disponibile presso Alessi al costo di 20
euro circa.
Un lavoro di

Eleonora Bompieri
Francesco Fachechi
“ Noi dobbiamo essere consapevoli che ogni volta
  che disegniamo una cosa nuova, qualcos’altro
                  invecchia.
Le cose invecchiano perché nascono cose nuove.
  Il pensiero che ho è che non tutte le cose che
 invecchiano siano da dimenticare e vorrei tanto
 progettare oggetti meno prodotti e lasciare più
     vita alle cose che ci sono Perché solo così
eviteremo di concorrere alla produzione inutile. ”
Chi è Giulio Iacchetti? - History of nowaday designers

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Chi è Giulio Iacchetti? - History of nowaday designers

  • 1.
  • 2. Nato nel 1966 a Castellone (Cremona) e laureato al Politecnico di Milano, si occupa di industrial design dal 1992. All’attività di progettista alterna l’insegnamento presso numerose università e scuole di design, in Italia e all’estero. Caratteri distintivi del suo fare sono la ricerca e la definizione di nuove tipologie oggettuali. Con l’ideazione e il coordinamento del progetto collettivo Eureka Coop, realizzato per Coop Italia, ha portato il design nella grande distribuzione organizzata e caratterizzato la nuova generazione del design italiano. Nel 2009 questo progetto gli è valso il Premio dei Premi per l’innovazione conferitogli dal Presidente della Repubblica Italiana. All’attività di progettista si aggiunge la direzione artistica per importanti marchi come iB rubinetterie, ceramica Globo, Guzzini, Meritalia, Pandora design, Thonet Vienna, Coccio design edition.
  • 3. “Noi dobbiamo essere consapevoli che ogni volta che disegniamo una cosa nuova, qualcos’altro invecchia. Le cose invecchiano perché nascono cose nuove. Il pensiero che ho è che non tutte le cose che invecchiano siano da dimenticare e vorrei tanto progettare oggetti “meno prodotti” e lasciare più vita alle cose che ci sono Perché solo così eviteremo di concorrere alla produzione inutile. Io punto alla decrescita felice. Bisogna incentivare la nuova generazione del design italiano, capace e sensibile al rapporto tra design e artigianato.” Mappamondo “Odnom” per Palomar, 2009
  • 4. “ Ognuno ha un proprio codice colore, una sua appartenenza cromatica, un suo riconoscersi: è qualcosa di intimo e personale. Per me l’attribuzione di un colore è un lavoro molto importante ed esigente poiché impone una riflessione sulla forma. Il lavoro difficile è ‘abbinamento di colore e forma, poiché quest’ultima già esprime una tonalità. Bisogna ascoltare la forma. Oggi c’è un uso sfacciato del colore. Ci spacciano la libertà come un uso infinito dei colori. In realtà questa è una tecnica subdola del mercato per farci credere di avere un grande potenziale di scelta. Il design italiano degli anni’60 ebbe il suo successo proprio per l’originalità di dar colori nuovi a forme nuove. Il colore evoca più dei suoni, dei profumi.” Parete modulare Geko per Caimi Brevetti, 2006
  • 5. “ Il design è un panorama domestico di riferimento e un elemento di socializzazione. Gli oggetti animano la nostra scena, sono elementi indispensabili ma soprattutto portatori di conoscenza, valori, di narrazioni e storie. Ogni volta che utilizziamo un oggetto e se questo è performante secondo tale punto di vista, aggiunge un capitolo nuovo nella sua e nella nostra storia. In un oggetto, vedo il lavoro delle persone, vedo la persona che me l’ha regalato, i ricordi che evoca. Questa è una potenza spesso inespressa negli oggetti. Sto lavorando molto sul concetto di “oggetti parlanti”, in grado di farsi portatori di storie. Mi interessa questo aspetto sacrale dell’oggetto, poiché vettore di valori. ” Formaghiaccio “Lingotto” per Fratelli Guzzini, 2006 Spremiagrumi “St. Peter Squezzer” per Pandora Design, 2007
  • 6. Il Moscardino è sicuramente il progetto più celebre di Giulio Iacchetti, la cui nascita si deve a diverse ritrattazioni del progetto fino ad arrivare all’essenzialità pura. Per Pandora design, questa posata ibrida nasce nel 2000. “Questo oggetto ha segnato in modo irripetibile la mia storia professionale. Tutti i miei prodotti mi rappresentano, sono parte di me. Non c’è un prodotto che mi rappresenti di più di altri. Ogni prodotto realizzato è una scheggia del mio fare e del mio pensare. Il Moscardino è forse più facile da evidenziare tra tutti i miei prodotti perché ha fatto vincere a me e a Matteo (Ragni) il Compasso d’Oro nel 2001. Il Moscardino ha segnato l’apertura a concetti nuovi del design: piccoli oggetti d’uso con materiali sostenibili, nuove funzioni.”
  • 7. Nato dalla combinazione di cucchiaio e forchetta, è una posata da aperitivo e cene a buffet che offre un servizio comodo, economico e poco invadente. Nel 2006, l’intuizione di Pandora, azienda di catering in sviluppo, fu quella di sostituire le “colate in argento” ed utilizzare il design per pareggiare il gap tra sostanze servite e posate, rivoluzionando il concetto di utensile usa-e-getta. Inizialmente composto totalmente in Mater-Bì, composto ricavato dall’amido di mais e fecola di patate biodegradabile al 100%, per darne un lato sostenibile, è oggi disponibile anche in plastica nera o trasparente. Lo considero un piccolo ma geniale contributo all’evoluzione della tavola contemporanea.
  • 8. “All’inizio il progetto prevedeva la combinazione di tre funzioni: cucchiaio, forchetta e coltello. Analizzando l’oggetto ci parve che il coltello fosse superfluo, soprattutto se indirizzato al mangiare in piedi. Successivamente avevamo seghettato la forma mantenendo sempre un’immagine del coltello, accennando a questa terza funzione… L’eliminazione del coltello dal progetto è stata la svolta. Con un lavoro di riduzione della forma, siamo riusciti a soddisfare i nostri obiettivi. Sapere che il Moscardino è esposto al MoMA nella collezione permanente di design.” Il Moscardino ha delle dimensioni molto ridotte (8x4 cm). E’ disponibile al pubblico in un set da 24 pezzi al costo di 14 euro.
  • 9. La lampada Magneto è stata per Foscarini nel 2011, ma disponibile al pubblico solo da marzo 2012. La sua funzionalità si deve un’estrema versatilità di angolazione e di riposizionamento data dal gioco di magnetismo. “ L’idea di Magneto nasce dall’osservazione della forza attrattiva di un magnete. Oggi il fulcro di questa lampada è proprio una sfera magnetica che catalizza l’attenzione di un progetto dalle linee semplici, dal segno estremamente lineare e sintetico. La sfera magnetica svolge anche una funzione importante: tiene insieme l’asta di sostegno, sorretta da una base, e lo stretto diffusore a forma tronco- conica, libero di scorrere in verticale lungo l’asta. Possiamo quindi dire che il campo magnetico generato dalla sfera è la struttura su cui ho costruito questo progetto: una forza di attrazione che lo caratterizza e lo rende funzionale.”
  • 10. “Lo stretto diametro del diffusore aveva bisogno di una fonte luminosa dagli ingombri molto ridotti, siamo così pervenuti al LED, che produce una luce intensa ma puntuale. Questa è l’idea originaria: avevo pensato che la sfera potesse diventare il cuore del progetto. Il magnete trascina con sé una magia che, anche se un fisico saprebbe spiegarcela perfettamente, resta tale…una magia.” Inizialmente la sfera magnetica era posizionata alla sommità del sostegno verticale. Questo primo progetto della lampada si caratterizzava molto nel sistema formale ma ovviamente non era una versione definitiva, non era ben risolta la questione dell’alloggiamento del cavo e la movimentazione della lampada era limitata a poca superficie. Lo sviluppo del progetto ha permesso di risolve in modo ottimale l’innesto del cavo all’interno della sede del profilato che, estraendolo e reintroducendolo, permette libero movimento della fonte luminosa, regolandone l’altezza.
  • 11. “E’ qualcosa di speciale: il cavo si adatta a forme geometriche del tutto casuali. Il porta-LED è una forma estremamente semplice, minima perché il peso doveva essere ridotto all’essenziale per essere sorretto dal magnete e al contempo impugnabile nel regolarlo. E’ una lampada pensata per la lettura, disponibile per la versione da tavolo e da terra. Magneto, a mio parere, va ad occupare un terreno libero, che si oppone alla lampada da tavolo tradizionale, per la forza del segno, e le lampade più tecniche, con bracci snodati, per la centralità della funzione illuminante in questo progetto. Una funzione per la quale è stato pensato il movimento del diffusore. Con Magneto infatti è possibile direzionare a piacere la luce, richiamando un gesto molto intuitivo e pratico: quello di orientare una normale torcia elettrica.” Con il diffusore in ABS e la base in acciaio verniciato, è disponibile a 298 euro per la versione da tavolo, 380 euro per quella da terra.
  • 12. “Eureka! Coop è stata una bellissima storia con lieto fine nel 2009. Tutto inizia nel settembre 2003: con Matteo Ragni, ho l’idea di organizzare un incontro alla Triennale di Milano con giovani designer, i miei piccoli maestri. Decidiamo di iniziare un progetto insieme: subito abbiamo l’idea di contattare la grande distribuzione organizzata per forzare la possibilità di progettare per tutti. Dopo aver contattato Coop Italia, riusciamo a decidere un breath di progetto, indirizzato ai prodotti per la casa, per la pulizia e il bucato.Dopo aver scartato numerose idee, al Salone del Mobile del 2005 questi progetti diventano prototipi presentati in un supermercato Coop. E’ stato un gran successo, del tutto inaspettato per pubblico e critica.”
  • 13. Il gruppo, coordinato da Giulio Iacchetti, era composto da una vera e propria nuova generazione di designer che rispondono ai nomi di Enrico Azzimonti, Carlo Contin, Lorenzo Damiani, DeepDesign (Matteo Bazzicalupo e Raffaella Mangiarotti), Odoardo Fioravanti, Ilaria Gibertini, JoeVelluto, Miriam Mirri, Matteo Ragni, Paolo Ulian. “Le persone possono per la prima volta vedere in un supermercato oggetti di design, di buona qualità e addirittura votare per decidere quali di questi mettere in produzione. Nel febbraio del 2008, questi oggetti durante il Torino World Design Capital sono presentati alla stampa e poi venduti nei supermercati. Il Presidente della Repubblica, l’8 giugno 210 ha premiato il progetto “Design alla Coop” col Premio dei Premi: Un riconoscimento “che il Governo italiano attribuisce agli “attori dell’innovazione, sostenendo il loro ruolo nello sviluppo sociale, economico e scientifico del Paese”. Sturalavandini, Miriam Murri Guanto toglipelucchi, Paolo Ulian
  • 14. “Si tratta di elementi monomaterici realizzati in polipropilene. Dallo stampo escono in formazione "a corolla" composta da 12 pezzi. L'assenza di un ulteriore passaggio industriale (come il montaggio- assemblaggio e l'aggiunta di una molla metallica) incide fortemente sulla riduzione del costo del prodotto. Sarà l'utente finale a staccare ogni singolo pezzo dalla corolla, avviando una sorta di gioco con un oggetto che da sempre rientra nelle cose base di ogni casa.” Design alla Coop’ non è stata solo un evento legato all’affermazione del ‘design democratico’ ma è stata un’occasione per i progettisti coinvolti di conoscersi e di comunicare. Dopo avere lavorato insieme, tra alcuni di questi designer sono nate ulteriori collaborazioni.
  • 15. 4 Occhi sono stati prodotti da Aspesi 1910 – Milano nel 2009. E’ un occhiale tecnico provocatorio che esce dal concetto montatura per delineare il proprio stile. “Due paia di occhiali in uno, basta capovolgere gli occhiali da vista per indossare quelli per il sole, e viceversa. Ho pensato di unire il dilettevole all'utile... L'occhiale con quattro lenti, con montatura doppia, segue la logica delle lenti classiche bifocali, per cui la scelta delle lenti da utilizzare è varia: da vista, da sole, per lontano e per vicino, chiare o scure, da riposo...”
  • 16. “ Sono miope di quasi 4 diottrie in entrambi gli occhi dall’età di dieci anni, la vista è un argomento che mi sta molto a cuore. Ho voluto inoltre creare un incontro con materiali differenti da quelli solitamente conosciuti nel campo dell’ottica. La montatura è realizzata artigianalmente in Cadore in acetato di cellulosa, una plastica vegetale che deriva dal cotone e dal legno e che una volta veniva utilizzata per fabbricare i pettini e i bottoni.” Gli occhiali sono disponibili in sei colori: nero, trasparente, verde acido, rosso, bianco, tartaruga. Il loro costo è di circa 255 euro, disponibile solo presso Aspesi 1910.
  • 17. Questo divertente accessorio da scrivania nasce nel 2011, firmato da Alessi. Il suo richiamo al colibrì, con forme fortemente espressive e decorative, rende Uselen, “uccellino” in dialetto, un oggetto di grande maneggevolezza e personalità. “Noi non inventiamo niente ma imitiamo cose che la natura ci racconta. La nascita di questo tagliacarte è opposta al Moscardino: in quest’ultimo forma e funzionalità hanno trovato corrispondenza sin dall’inizio, non si può dire lo stesso per Uselen. Sono rimasto affascinato dal colibrì per l’eleganza di quel suo lungo becco affusolato, quindi ne ho studiato la forma e solo dopo l’ho adattata alla funzione. Sarà sufficiente un solo colpo di coda dell’uccellino, in acciaio, per aprire una busta. ”
  • 18. “Più step ci sono voluti, però, per la sua progettazione definitiva … numerosi prototipi in legno,schizzi... Lo sviluppo dimostra come forma si sia via via semplificata e perfezionata. Quando si realizza un oggetto che deve essere impugnato, l’avvicinamento al prodotto finito richiede più tentativi.” Uselen è completamente realizzato in acciaio inossidabile 18/10 satinato. E’ stato presentato all’edizione 2011 del Maison et Objet di Parigi e al MACEF. E’ disponibile presso Alessi al costo di 20 euro circa.
  • 19. Un lavoro di Eleonora Bompieri Francesco Fachechi
  • 20.
  • 21. “ Noi dobbiamo essere consapevoli che ogni volta che disegniamo una cosa nuova, qualcos’altro invecchia. Le cose invecchiano perché nascono cose nuove. Il pensiero che ho è che non tutte le cose che invecchiano siano da dimenticare e vorrei tanto progettare oggetti meno prodotti e lasciare più vita alle cose che ci sono Perché solo così eviteremo di concorrere alla produzione inutile. ”