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IL PROCESSO COMUNICATIVO
ECOMUSEO PETRA D’ASGOTTO
Nicosia, domenica 12 febbraio 2016
dott. Italo Branca
2
PROGRAMMA
• 09.30 – 09.45 Introduzione
• 09.45 – 10.30 Analisi delle aspettative
• 10.30 – 11.30 Aspetti teorici
• 11.30 - 11.45 Pausa
• 11.45 – 12.30 Gioco: acrostico
• 12.30 – 13.00 Sharing
IL PROCESSO COMUNICATIVO
3
ANALISI DELLE ASPETTATIVE
• Perché sei qui …?
• Cosa ti aspetti da questa esperienza?
• Cosa si aspetta l’organizzazione Ecomuseo?
• Indica due obiettivi che vorresti raggiungere …
• Esprimi con un aggettivo o con una breve descrizione la
sensazione che ti evoca questo momento
• Esprimi con un aggettivo o con una breve descrizione
l’impressione che ti suscita questo gruppo
IL PROCESSO COMUNICATIVO
4
OBIETTIVI DELL’INCONTRO
• Individuare le variabili individuali, di gruppo e
organizzative che facilitano, ostacolano o comunque
determinano la modalità comunicativa prevalente nei
contesti di riferimento
• Acquisire, attraverso la sperimentazione e la riflessione in
gruppo, competenze specifiche sui vari tipi di
comunicazione che governano i rapporti interpersonali
• Integrare gli aspetti emotivi personali con gli aspetti
organizzativi per il raggiungimento di una comunicazione
efficace
IL PROCESSO COMUNICATIVO
5
Caratteristiche del percorso formativo
• Osservazione della soggettività delle persone e dei loro contesti
organizzativi attraverso l’autoriflessività, strumento elettivo per
contribuire allo sviluppo delle storie personali nella storia del
gruppo
• Il gruppo assume la funzione di spazio di sperimentazione, auto-
osservazione ed elaborazione dei modelli comportamentali
personali e organizzativi
• Il contesto è inteso come una gamma di ‘situazioni’ che si
dispiegano come spazi esperienziali riferiti agli specifici bisogni
dei partecipanti e del gruppo
IL PROCESSO COMUNICATIVO
6
Caratteristiche del percorso formativo
Vivremo insieme un’esperienza a cui ognuno di noi attribuirà un certo valore.
Questa esperienza si svolgerà secondo alcune regole, analoghe a quella delle
tre unità del teatro classico.
Unità di tempo
Unità di luogo
Unità di azione
IL PROCESSO COMUNICATIVO
7
Caratteristiche del percorso formativo
Come conduttore cercherò di aiutarvi a capire e comprendere alcuni
meccanismi che regolano le comunicazioni interpersonali ed alcune dinamiche
individuali e di gruppo che avremo modo di osservare in questo spazio-
laboratorio.
Per favorire il processo di riflessione ed apprendimento, mi avvarrò di alcune
tecniche esperienziali ed attive che ci permetteranno di facilitare il confronto
reciproco aiutandoci a capire meglio i meccanismi che regolano e determinano
le nostre modalità di comunicare e interagire con gli altri.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
8
COMUNICARE: ETIMOLOGIA E DEFINIZIONE
ETIMOLOGIA:
dal latino: communicare, mettere in comune, derivato di commune,
propriamente, che compie il suo dovere con gli altri, composto di
cum insieme e munis ufficio, incarico, dovere, funzione.
DEFINIZIONE:
v. tr. e intr. [dal lat. communicare, der. di communis «comune1»; nel
sign. 3, dal lat. eccles. communicare (altari) «partecipare
all’altare», cioè «alla mensa eucaristica»] (io comùnico, tu
comùnichi, ecc.). – 1. a. tr. Rendere comune, far conoscere, far
sapere; per lo più di cose non materiali: …
IL PROCESSO COMUNICATIVO
9
DEFINIZIONI DI PROCESSO E PRAGMATICA
PROCESSO:
1. Lo svolgersi nel tempo di azioni, fatti, fenomeni legati tra loro che
si sviluppano con una certa continuità.
2. Complesso e sequenza ordinata di azioni per lo svolgimento di
una certa operazione, più o meno complessa.
PRAGMATICA:
La pragmatica è una disciplina della linguistica che si occupa
dell'uso contestuale della lingua come azione reale e concreta. Non
si occupa della lingua intesa come sistema di segni, ma osserva
come e per quali scopi la lingua viene utilizzata e in che misura
soddisfi esigenze e scopi comunicativi.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
10
LE FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE
La COMUNICAZIONE è lo strumento principale di relazione che
l’uomo ha a disposizione per creare e mantenere l’interazione con i
suoi simili.
Comunicando possiamo esporre i nostri sentimenti e le nostre idee,
apprendere quelle degli altri, discutere, cercare una mediazione e
dare un senso comune alla convivenza.
L’aggettivo “comune” da cui deriva il termine comunicare, rendere
comune, sta ad indicare il significato relazionale e interpersonale di
ogni forma di comuncazione.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
11
Comunicare non vuol dire solamente trasmettere delle informazioni e cioè
dei contenuti ma anche stabilire la qualità delle relazioni che ci legano agli
altri: ad esempio definire che in una certa relazione assumiamo un ruolo
preminente, indicare che stiamo attendendo una risposta, esprimere
amicizia o avversione, rispetto o timore e così via.
La nostra vita quotidiana è continuamente intessuta di scambi
comunicativi perché pressochè ogni situazione implica un rapporto con
altre persone: un rapporto che il più delle volte è concreto ed attuale e
cioè rivolto a persone presenti, mentre altre volte è solo rappresentato
virtualmente perché riferito a persone non presenti: anche in questi casi
però il rapporto richiede comunque un riferimento preciso e cioè una
sorta di comunicazione interpersonale.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
12
Molti rapporti lasciano libertà espressiva e comunicativa, mentre altri
implicano formule obbligate e rituali definiti: ad esempio le formule di
cortesia, le modalità di saluto e di commiato, oppure le frasi stereotipate
del linguaggio burocratico o organizzativo.
Altri rapporti ancora implicano molta comunicazione implicita e cioè non
espressa ma in qualche modo già scontata; ciò può accadere sia
nell’ambito di rapporti abituali, caratterizzati da un alto grado di
conoscenza reciproca, sia nell’ambito di rapporti formali nei quali il gioco
delle domande e delle risposte probabili è definito a priori.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
13
Comunicazioni spontanee e comunicazioni rituali, esplicite o implicite,
concorrono a definire lo scenario della nostra esistenza, a fornirci le
informazioni utili al vivere quotidiano ma anche a dividere gli amici dagli
estranei, i leader dagli altri membri del gruppo… ogni aspetto
dell’esperienza viene dal linguaggio descritto, narrato, commentato,
inserito nel continuum dell’esistenza.
Appare quindi giustificata l’affermazione di molti studiosi che, sia pure
con parole diverse, hanno affermato che homo sapiens è sinonimo di
homo loquens e che l’evoluzione dell’umanità dalla barbarie primitiva alla
civiltà è andata di pari passo con lo sviluppo della capacità di comunicare.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
14
Come abbiamo accennato il termine “COMUNICARE” deriva dal latino
communicare e dal suo significato di “rendere comune” qualcosa a
qualcuno, partecipare insieme ad altri alla stessa realtà di senso.
La COMUNICAZIONE rimanda quindi ad una gamma molto estesa di
significati, che va dalla trasmissione di informazioni genetiche
all’espressione attraverso simboli che trova nell’uomo il suo massimo
sviluppo.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
15
Strettamente legato al concetto di comunicazione risulta quello di
“competenza comunicativa” che fa riferimento alle abilità che consentono
all’individuo di emettere un messaggio facilmente comprensibile per i suoi
interlocutori; di saper scegliere cosa dire, quando dirlo e come dirlo.
Si tratta di un obiettivo verso il quale si tende fin dall’infanzia ma che si
raggiunge gradualmente lungo tutto il processo di sviluppo cognitivo e di
socializzazione, in una continua interazione con l’ambiente.
La competenza a comunicare ha numerose definizioni:
“L’idoneità o l’abilità di condurre le transazioni con l’ambiente che permettono
all’individuo di crescere e migliorare”
“La capacità di conseguire pertinenti risultati interattivi in specifici contesti sociali
utilizzando mezzi e modi di esprimersi socialmente appropriati…”
IL PROCESSO COMUNICATIVO
16
La nozione di “COMPETENZA COMUNICATIVA” è comparsa solo
recentemente nel panorama degli studi sulla comunicazione.
Prima della seconda metà degli anni ’70 gli studiosi si interessavano
prevalentemente della “competenza linguistica”, proponendo una visione
acontestuale del linguaggio e non considerando la notevole capacità di
comunicare significati attraverso le forme di espressione non verbale, i
silenzi e il rispetto (o il non rispetto) delle convenzioni sociali della civiltà
in cui ci si trova a vivere, non considerando quindi le diverse funzioni ed
obiettivi che di volta in volta determinano la scelta di un determinato
codice comunicativo.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
17
Se ci concentriamo sugli aspetti più propriamente connessi allo scambio
di un messaggio le funzioni possono così essere classificate (Ricci Bitti,
Zani, 1983):
1. funzione referenziale
2. funzione interpersonale
3. funzione di auto ed etero regolazione
4. funzione di regolazione delle sequenze interattive
5. funzione di metacomunicazione
6. Funzione fatica.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
18
1. FUNZIONE REFERENZIALE: definisce quello che è l’aspetto certamente
centrale della comunicazione, vale a dire l’aspetto informativo, il
passaggio di informazioni tra un emittente, più o meno intenzionale, ed
un ricevente. Tale genere di comunicazione si basa su una conoscenza
condivisa a vari livelli, a partire da una serie di presupposti, definiti come
“presupposizioni”, relativi a tutto ciò che viene sottinteso, inteso come
premessa necessaria benchè taciuta. Possiamo distinguere tra impliciti
pragmatici, relativi al contesto in cui si svolge la comunicazione e impliciti
semantici relativi al significato letterale delle parole;
2. FUNZIONE INTERPERSONALE: è quella funzione della comunicazione
che evidenzia come, oltre al trasferimento di un’informazione, attraverso
un messaggio vengono forniti dati relativi all’identità, alle emozioni ed
alla relazione tra i parlanti;
IL PROCESSO COMUNICATIVO
19
3. FUNZIONE DI AUTO ED ETERO REGOLAZIONE: corrisponde al controllo
che possiamo esercitare su noi stessi e sugli altri per mezzo della
comunicazione. Il controllo che si esercita sul proprio discorso e sulla
propria gestualità risponde all’esigenza di presentare e mantenere una
certa immagine di sé, in modo tale che essa sia percepita come si
desidera dal proprio interlocutore. La regolazione del comportamento
altrui, riguarda quelle forme di comunicazione che ci permettono di
raggiungere un obiettivo;
4. FUNZIONE DI REGOLAZIONE DELLE SEQUENZE INTERATTIVE: è
basata sulla comune conoscenza, da parte degli interocutori delle regole
del rituale comunicativo, riguarda infatti il saper alternare il proprio
intervento all’altrui, servendosi di tutti gli elementi che si possiedono
tanto a livello verbale ( pause, intonazione…) quanto non verbale (ruolo,
sguardo, movimenti…);
IL PROCESSO COMUNICATIVO
20
5. FUNZIONE DI METACOMUNICAZIONE: può essere definita come
“comunicazione sulla comunicazione in corso”, cioè una riflessione che si
opera sul discorso, affinchè la comunicazione avvenga correttamente; può
capitare infatti, che l’emittente si senta di chiarire la propria intenzione
comunicativa (es. “è uno scherzo!”), o di valutare se il ricevente lo sta
seguendo come vorrebbe (es. “Mi capisci?”) ;
6. FUNZIONE FATICA: è una funzione interamente connessa allo stesso
verificarsi di un’interazione. In questa funzione rientrano tutte quelle
espressioni più linguistiche che non-verbali, volte a verificare il contatto
tra gli interlocutori (es. “Come va?”).
IL PROCESSO COMUNICATIVO
21
Se ci concentriamo, invece sulle funzioni della comunicazione più
connesse al “sociale” (De Cataldo, Gulotta, 1991) troviamo le seguenti
caratteristiche:
1. Funzioni centrate
2. Funzioni eccentriche
3. Funzioni egocentriche
IL PROCESSO COMUNICATIVO
22
1. FUNZIONI CENTRATE: sono quelle che giungono a risultati che, per la
cultura in cui si verifica la comunicazione, sono considerati positivi. Per
esempio, sarà valutato come “centrato” un messaggio rispettoso e non
invadente in una cultura per cui la privacy è un valore fondamentale;
2. FUNZIONI ECCENTRICHE: sono quelle funzioni che scivolano ai margini
della considerazione sociale positiva, se non addirittura nella patologia;
consideriamo ad esempio l’essere menzognero in una società in cui è
valutata positivamente la sincerità: il mentire viene considerato come una
funzione eccentrica, soprattutto nella sua accezione di dire il falso
piuttosto che in quella di non dire il vero;
IL PROCESSO COMUNICATIVO
23
3. FUNZIONI EGOCENTRICHE: la più “famosa” è il parlare da soli, una
modalità comunicativa che non viene considerata positivamente nella
nostra società perché mette in crisi il concetto di “socialità interattiva”,
eppure è presente anche in persone che in altre momenti sono del tutto
normalmente socievoli.
Questo si verifica, ad esempio, quando, leggendo qualcosa di divertente,
ci ritroviamo a sorridere o a ridacchiare senza considerare la possibile
presenza di altri. È come se si verificasse un ritorno alle forme di
comunicazione infantile e ciò si verifica in condizioni di attenuazione dei
meccanismi di autocontrollo.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
24
2. LA COMUNICAZIONE LINGUISTICA, NON VERBALE E ORGANIZZATIVA
Come abbiamo più volte affermato, quando si parla di
comunicazione ci si riferisce ad una situazione di interazione tra due
o più attori (individui, gruppi; in situazione diretta o mediata da
artefatti tecnologici) in cui un messaggio (comportamento e/o
linguaggio) codificato da un soggetto emittente induce una risposta,
più o meno consapevole, da parte di un soggetto ricevente.
Il processo di comunicazione si configura quindi come un sistema
che coinvolge più soggetti sociali e che si focalizza sulla relazione
che tali soggetti instaurano, sulla base di significati condivisi e co-
costruiti.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
25
La COMUNICAZIONE LINGUISTICA, non è altro che il sistema
simbolico che si utilizza per rappresentare la realtà, e si configura
pertanto come il prodotto di un processo storico e culturale.
Per questo motivo la comunicazione linguistica non è un processo
neutro e avulso da connotazioni sociali e culturali; in altre parole
non è indifferente e irrilevante chi interloquisce con chi; le valenze
sociale degli interlocutori possono rivestire un ruolo rilevante, vuoi
per la codifica del messaggio vuoi per la sua decodifica.
Norme, valori, situazioni socio-economiche, eventi politici
influenzano, e a volte condizionano lo stile e la modalità linguistica
che si utilizza per emettere un determinato messaggio
IL PROCESSO COMUNICATIVO
26
Differenti linguaggi, dunque differenti codici comunicativi possono
essere alla base di quelle che vengono denominate
miscommunication o comunicazioni problematiche, in cui si assiste a
una sorta di impossibilità comunicativa in quanto emittente e
ricevente utilizzano codici diversi, legati al tipo di cultura, al gruppo,
all’organizzazione cui gli interlocutori appartengono.
La comunicazione linguistica condivisa in ogni comunità è
determinata da regole linguistiche sull’uso dei tempi e dei modi
verbali che ci spingono ad usare certi schemi narrativi, tipici della
nostra cultura che rispecchiano i valori di riferimento condivisi.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
27
La comunicazione umana, tuttavia, si realizza non solo attraverso
l’uso del linguaggio: oltre agli aspetti verbali della comunicazione
grande rilievo acquista la COMUNICAZIONE NON VERBALE.
Quest’ultima si manifesta attraverso comportamenti che riguardano
gli aspetti non verbali del parlato (tono, timbro, pause, variazioni
della voce...) e il sistema cinesico (comportamento spaziale,
comportamento motorio-gestuale, comportamento mimico del volto,
comportamento visivo).
La peculiarità di questo insieme di manifestazioni corporee è quella
di svolgere una funzione metacomunicativa, in quanto fornisce
elementi aggiuntivi per interpretare il significato delle espressioni
verbali: integrazione, enfatizzazione e, a volte, disconferma del
contenuto.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
28
Comunicazione verbale e non verbale risultano strettamente
interconnesse e vanno considerate come aspetti differenti ma
interagenti di uno stesso processo comunicativo, nel corso del quale
il linguaggio verbale (espressione dell’intenzionalità del soggetto) e
il linguaggio del corpo (sovente spontaneo e sottratto al controllo
cosciente) esprimono l’insieme di significati che caratterizzano ogni
comportamento sociale.
La comunicazione e il comportamento non verbale possono, quindi,
considerarsi come elementi di integrazione e di arricchimento del
significato delle cose che si dicono, con un apporto addizionale
rispetto alla comunicazione verbale, quello di poter, non solo
confermare, ma anche smentire con il corpo quanto il linguaggio
sta affermando.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
29
Per COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA intendiamo i codici linguistici
socialmente condivisi e più o meno accettati all’interno di una
determinata organizzazione.
I processi comunicativi all’interno delle organizzazioni risultano
particolarmente importanti in quanto determinano:
- la cultura organizzativa;
- il clima di lavoro;
- la divisione e il riconoscimento dei ruoli.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
30
Se, come accade negli ultimi anni, l’organizzazione non è più intesa
come un modello statico ed impermeabile alla soggettività delle
persone ma al contrario come un modello dinamico, aperto agli
stimoli che provengo dall’interazione delle differenze, il suo ruolo è
sempre più quello di valorizzare ed allargare lo spazio della
comunicazione e dell’espressione personale.
In particolare in ambito organizzativo viene sempre più richiesto di
saper cogliere gli indicatori della realtà che gli permettano di
intervenire, dunque comunicare con efficacia con chi lo circonda.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
31
LA COMUNICAZIONE COME PROCESSO DI INTERAZIONE, INFORMAZIONE,
TRASFORMAZIONE
La COMUNICAZIONE è il processo chiave che permette
l’integrazione dell’individuo dei gruppi e il funzionamento dei gruppi
all’interno delle organizzazioni, garantendo lo scambio di
informazioni e finalizzando il raggiungimento dei risultati.
In altre parole la COMUNICAZIONE orienta le relazioni
interpersonali, partecipa al gioco dell’attrazione e dell’ostilità, decide
dell’accordo e del disaccordo, alimenta la collaborazione e il
conflitto.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
32
La comunicazione nei processi interpersonali si presenta, pertanto,
come un processo:
- interattivo;
- informativo;
- trasformativo,
ed è inserito in uno specifico contesto, interno ed esterno, governato da
regole, e si svolge con particolari caratteristiche temporali.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
33
Il carattere interattivo del processo di comunicazione è legato alle
reciproche posizioni degli interlocutori ed è vincolato ai rispettivi ruoli:
le parole che si scambiano assumono la forma duplice di dati e opinioni,
di conoscenze ed impressioni, di fatti e sensazioni.
La condizione temporale entro cui si svolge la comunicazione nella sua
direzione interattiva è il presente, mentre la progettualità del futuro e la
memoria del passato ne rappresentano i confini.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
34
Nel carattere interattivo è particolarmente evidente la componente
simbolica della comunicazione: lo scambio di contenuti operativi è al
tempo stesso veicolo di significati molteplici determinati in primo luogo
dalla relazione tra gli interlocutori.
Gli atti di comunicazione, in altre parole, contengono sempre la
possibilità di diventare oggetti di “interpretazione”: possibilità che è
legata proprio all’elemento simbolico che li lega.
Ciò consente di riconoscere a livello interattivo la comunicazione non
soltanto come dialogo, ma anche come “contratto”.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
35
A livello informativo, il processo di comunicazione rinvia ai dati di
conoscenza riferiti sia all’individuo che al gruppo di appartenenza.
L’attività interpersonale, su un piano informativo, si articola nello
scambio di informazioni, lettura, analisi, correlazione, sintesi dei dati
che emergono nel qui ed ora tra gli interlocutori.
Tutto ciò permette la definizione di ciò che si sa, dei dati e delle
informazioni che mancano, di ciò che occorre supporre, ipotizzare,
ricercare, ricostruire.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
36
Il processo di comunicazione, nella sua componente informativa,
alterna la certezza al dubbio, misura l’attendibilità e la validità dei dati,
stabilisce quantità e qualità del sapere.
La logica che guida lo scambio informativo, contempla esigenze di
ordine e sequenzialità, risponde ad un istanza metodologica di flusso,
punta al massimo utilizzo dei dati emersi.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
37
Il carattere trasformativo, infine del processo di comunicazione lega il
contratto al flusso (lo scambio al sapere) nella potenzialità e nella
direzione di un cambiamento.
La comunicazione è influenza e lo stile di comunicazione contiene
inevitabilmente intenzioni di influenza: così il processo può svilupparsi
entro i canoni della ripetizione e della semplice variazione, oppure
proporsi come occasione di novità e innovazione, quindi di
trasformazione.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
38
Una qualsiasi relazione interpersonale, soprattutto nella sua fase
istituente, si situa sempre in un contesto preciso, che in qualche misura la
sovradetermina: è inevitabile infatti che da questo sia influenzata sia a
livello linguistico che simbolico.
Progressivamente però, la relazione tra gli interlocutori si costituisce
come unità a sé, costruendosi come nuova identità, in cui preverranno
nuove regole definite da ciascuno dei membri coinvolti nella relazione,
con la loro storia e professionalità, la loro dinamica di potere, i ruoli
assegnati e quelli condivisi, le modalità relazionali adottate.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
39
In questa prospettiva la comunicazione, oltre ad essere il terreno dello
scambio e il luogo dell’elaborazione di conoscenze, diventa anche il
momento di verifica continua del linguaggio che i membri di un gruppo si
danno e utilizzano.
Il carattere trasformativo della comunicazione va dunque ricercato nella
sua dimensione “linguistica”, di codice: dimensione che come in ogni
linguaggio, sottostà ai principi della trasformazione continua.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
40
COMUNICAZIONE
INTERAZIONE
TRASFORMAZIONE INFORMAZIONE
dialogo contratto
flussoconoscenza
creatività cambiamento
IL PROCESSO COMUNICATIVO
41
Pur così articolato, il processo di comunicazione interpersonale si presenta
comunque con un suo preciso valore di totalità, in cui i differenti piani non
sempre risultano facilmente distinguibili pur essendo tra loro fortemente
intrecciati.
L’efficacia di tale processo dipende dalla continua e costante
interrelazione dei diversi piani, efficacia fortemente influenzata dall’
obiettivo a cui il gruppo tende, e sicuramente condizionata dalla fitta rete
di rapporti che individui e gruppi instaurano con l’organizzazione di
appartenenza.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
42
La comunicazione interpersonale per essere efficace deve rispondere a
quattro specifiche caratteristiche:
1. FINALIZZATA: la comunicazione deve essere un’attività concreta
riferita alla presa di decisioni, allo sviluppo di ipotesi di soluzione dei
problemi, alla gestione delle relazioni. Occorre dunque mantenere
costantemente il contenuto della comunicazione coerente con l’obiettivo
da raggiungere e funzionale al compito da assolvere.
2. PRAGMATICA: è tale quando privilegia la raccolta e l’analisi di dati e
fatti, e quando vengono utilizzati tutti i differenti punti di vista. Non è
pragmatica quando è, ad esempio, incentrata sulla recriminazione, sulle
opinioni personali spacciate per fatti, sulle ideologie e sulla valutazione
delle persone. Una comunicazione pragmatica è funzionale al
contenimento del conflitto, ad una presa di decisioni rapide e condivise.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
43
3. TRASPARENTE: è tale se è completa, ossia se ogni individuo fornisce al
gruppo di appartenenza tutte le informazioni delle quali dispone e non
vengono utilizzate difese come strumento di potere. La trasparenza
obbliga tutti a monitorare costantemente e a modificare la modalità di
comunicazione con gli altri attraverso un alto livello di feedback che
segnala le comunicazioni inefficaci, incoerenti, disfunzionali;
4. SITUAZIONALE: è tale se è coerente con il momento in cui viene
esplicitata, se il linguaggio e il modo con cui si comunica sono adeguati ai
vari interlocutori, se ogni membro fa uno sforzo di adattamento alle
esigenze e alla cultura professionale degli altri.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
44
In sintesi una comunicazione è produttiva quando ottiene che gli
interlocutori, pur partendo da punti di vista diversi, arrivino ad un
risultato concreto, condiviso, misurabile.
Una comunicazione è difensiva invece, quando produce molte parole
senza articolare i diversi punti di vista: si allontana progressivamente
dall’obiettivo comune, mentre ciascuno mette in mostra la fondatezza e la
veridicità esclusiva del suo punto di vista, sottolinea l’individualità invece
di ricercare la condivisione che, per i vincoli che impone, appare meno
attraente.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
45
La comunicazione inefficace si presenta in varie forme: sotto quella del
lavoro apparente come sotto quella del disinteresse, della noia e della
confusione; le cause e gli effetti instaurano un circolo vizioso, tanto che
diventa difficile stabilire quali siano le une e quale gli altri.
I rimedi devono comunque agire innanzitutto nel senso della ricerca del
vero problema dinamico e operativo che ha avviato questo processo
disfunzionale.
Parlarsi e intendersi è indubbiamente difficoltoso perchè presuppone lo
sforzo di ciascun interlocutore per entrare in sintonia con gli altri.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
46
In definitiva il tema della comunicazione può essere ricondotto a quattro
componenti fondanti il processo stesso:
1. CONFRONTO E SCAMBIO: i criteri che fondano una comunicazione
efficace fanno riferimento al confronto e allo scambio. Una comunicazione
efficace richiede, cioè, che tra gli interlocutori avvenga un reale incontro
delle diverse informazioni possedute, dei dati, e un’integrazione delle
differenze esistenti.
Il confronto nel gruppo avviene come si è più volte detto sia a livello di
contenuto, sia a livello di relazione.
Lo scambio rappresenta una possibilità di apprendimento per tutti gli
individui disposti a “offrirsi” reciprocamente come opportunità di
arricchimento e crescita.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
47
2. ASCOLTO: il processo di ascolto riconduce ad una molteplicità di eventi
comunicativi. Il saper ascoltare gli altri è infatti evento dialettico tra
differenziazione e uniformità.
Dal punto di vista relazionale l’ascolto si presenta come attività correlata
a vissuti alternanti tra il sospetto e la fiducia.
Il sospetto è determinato dal timore della perdita del proprio punto di
vista, della propria originalità e unicità, nonché dal timore del conflitto
derivato dal dover prendere posizione di fronte alle dichiarazioni dell’altro.
La fiducia nasce invece dalla consapevolezza dei propri limiti e dalla
capacità di percepire gli altri come una risorsa utile per il loro
superamento.
L’ascolto diventa allora un’opportunità per conoscere e conoscersi e per
far evolvere e arricchire la propria soggettività.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
48
3.ESPOSIZIONE: implica processi complessi che coinvolgono le due
dimensioni di contenuto e di relazione. Nell’esporre è necessario che si
sappia misurare il valore delle proprie conoscenze e informazioni e delle
proprie capacità di comunicazione, il proprio stile.
Il valore e la significatività dei contenuti da comunicare determinano in
modo decisivo l’esposizione.
Un’esposizione efficace presuppone che chi parla sviluppi interesse,
curiosità, coinvolgimento: ciò è possibile se i valori attribuiti ai contenuti e
alle relazioni agiscono in un giusto equilibrio nel determinare il modo di
comunicare.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
49
4. FEEDBACK: saper rispondere è ciò che identifica un’efficace azione di
feedback. Mentre lo scambio garantisce la sintonia, l’ascolto costruisce la
condivisione e l’esposizione certifica l’impegno, il feedback assume il
valore più strumentale: quello che intende misurare nel dialogo, e dunque
nel riconoscimento positivo della relazione, il coinvolgimento personale a
comunicare.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
IL PROCESSO COMUNICATIVO 50
COMUNICAZIONE
ESPORRE ASCOLTARE
CONVINCERE RISPONDERE
•Essere chiari
•Essere completi
•Esporre in modo
logico e ordinato
•Lasciar parlare
•Dimostrare
attenzione
•Verificare la propria
comprensione
•Suscitare
interesse ed
attenzione
•Essere persuasivi
•Ottenere
consenso
•Rimanere
aderenti al tema
•Adattare il
linguaggio
•Risolvere dubbi
ed incertezze
51
Vale la pena di giocare
nella misura in cui non sappiamo
che cosa succederà alla fine
Foucault (1988)
IL PROCESSO COMUNICATIVO
ACROSTICO
• Letteralmente un acrostico (dal greco “ἀκρόστιχον”, composto di
“ἄκρον”, «estremo» e “στίχος,” «verso») è un componimento poetico
in cui le lettere, le sillabe o le parole iniziali di ciascun verso formano
un nome o una frase, a loro volta denominate acronimo.
• In origine l'acrostico aveva probabilmente una funzione magica. Si
possiedono esempi di acrostici già in composizioni sacre babilonesi,
per esempio quella che presentava così il nome del suo autore:
«Saggil-kinam-ubbib, sacerdote degli incantesimi di Babilonia».
IL PROCESSO COMUNICATIVO 52
ACROSTICO
Sono definiti acrostici anche i termini che risultano dalle lettere iniziali di
singole parole anziché di versi: è questa la definizione da cui scaturisce il gioco
che stiamo presentando.
La consegna è utilizzare le singole lettere della parola
COMUNICAZIONE
per formare parole che descrivano l’idea che ognuno ha del suddetto termine.
Questo gioco è basato sulle libere associazioni, quindi l’invito deve essere
quello di non pensare troppo alle parole da associare alle lettere.
IL PROCESSO COMUNICATIVO 53
Non ci sono fatti, solo interpretazioni
Nietzsche, Frammenti Postumi
IL PROCESSO COMUNICATIVO 54

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Il processo comunicativo

  • 1. IL PROCESSO COMUNICATIVO ECOMUSEO PETRA D’ASGOTTO Nicosia, domenica 12 febbraio 2016 dott. Italo Branca
  • 2. 2 PROGRAMMA • 09.30 – 09.45 Introduzione • 09.45 – 10.30 Analisi delle aspettative • 10.30 – 11.30 Aspetti teorici • 11.30 - 11.45 Pausa • 11.45 – 12.30 Gioco: acrostico • 12.30 – 13.00 Sharing IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 3. 3 ANALISI DELLE ASPETTATIVE • Perché sei qui …? • Cosa ti aspetti da questa esperienza? • Cosa si aspetta l’organizzazione Ecomuseo? • Indica due obiettivi che vorresti raggiungere … • Esprimi con un aggettivo o con una breve descrizione la sensazione che ti evoca questo momento • Esprimi con un aggettivo o con una breve descrizione l’impressione che ti suscita questo gruppo IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 4. 4 OBIETTIVI DELL’INCONTRO • Individuare le variabili individuali, di gruppo e organizzative che facilitano, ostacolano o comunque determinano la modalità comunicativa prevalente nei contesti di riferimento • Acquisire, attraverso la sperimentazione e la riflessione in gruppo, competenze specifiche sui vari tipi di comunicazione che governano i rapporti interpersonali • Integrare gli aspetti emotivi personali con gli aspetti organizzativi per il raggiungimento di una comunicazione efficace IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 5. 5 Caratteristiche del percorso formativo • Osservazione della soggettività delle persone e dei loro contesti organizzativi attraverso l’autoriflessività, strumento elettivo per contribuire allo sviluppo delle storie personali nella storia del gruppo • Il gruppo assume la funzione di spazio di sperimentazione, auto- osservazione ed elaborazione dei modelli comportamentali personali e organizzativi • Il contesto è inteso come una gamma di ‘situazioni’ che si dispiegano come spazi esperienziali riferiti agli specifici bisogni dei partecipanti e del gruppo IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 6. 6 Caratteristiche del percorso formativo Vivremo insieme un’esperienza a cui ognuno di noi attribuirà un certo valore. Questa esperienza si svolgerà secondo alcune regole, analoghe a quella delle tre unità del teatro classico. Unità di tempo Unità di luogo Unità di azione IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 7. 7 Caratteristiche del percorso formativo Come conduttore cercherò di aiutarvi a capire e comprendere alcuni meccanismi che regolano le comunicazioni interpersonali ed alcune dinamiche individuali e di gruppo che avremo modo di osservare in questo spazio- laboratorio. Per favorire il processo di riflessione ed apprendimento, mi avvarrò di alcune tecniche esperienziali ed attive che ci permetteranno di facilitare il confronto reciproco aiutandoci a capire meglio i meccanismi che regolano e determinano le nostre modalità di comunicare e interagire con gli altri. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 8. 8 COMUNICARE: ETIMOLOGIA E DEFINIZIONE ETIMOLOGIA: dal latino: communicare, mettere in comune, derivato di commune, propriamente, che compie il suo dovere con gli altri, composto di cum insieme e munis ufficio, incarico, dovere, funzione. DEFINIZIONE: v. tr. e intr. [dal lat. communicare, der. di communis «comune1»; nel sign. 3, dal lat. eccles. communicare (altari) «partecipare all’altare», cioè «alla mensa eucaristica»] (io comùnico, tu comùnichi, ecc.). – 1. a. tr. Rendere comune, far conoscere, far sapere; per lo più di cose non materiali: … IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 9. 9 DEFINIZIONI DI PROCESSO E PRAGMATICA PROCESSO: 1. Lo svolgersi nel tempo di azioni, fatti, fenomeni legati tra loro che si sviluppano con una certa continuità. 2. Complesso e sequenza ordinata di azioni per lo svolgimento di una certa operazione, più o meno complessa. PRAGMATICA: La pragmatica è una disciplina della linguistica che si occupa dell'uso contestuale della lingua come azione reale e concreta. Non si occupa della lingua intesa come sistema di segni, ma osserva come e per quali scopi la lingua viene utilizzata e in che misura soddisfi esigenze e scopi comunicativi. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 10. 10 LE FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE La COMUNICAZIONE è lo strumento principale di relazione che l’uomo ha a disposizione per creare e mantenere l’interazione con i suoi simili. Comunicando possiamo esporre i nostri sentimenti e le nostre idee, apprendere quelle degli altri, discutere, cercare una mediazione e dare un senso comune alla convivenza. L’aggettivo “comune” da cui deriva il termine comunicare, rendere comune, sta ad indicare il significato relazionale e interpersonale di ogni forma di comuncazione. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 11. 11 Comunicare non vuol dire solamente trasmettere delle informazioni e cioè dei contenuti ma anche stabilire la qualità delle relazioni che ci legano agli altri: ad esempio definire che in una certa relazione assumiamo un ruolo preminente, indicare che stiamo attendendo una risposta, esprimere amicizia o avversione, rispetto o timore e così via. La nostra vita quotidiana è continuamente intessuta di scambi comunicativi perché pressochè ogni situazione implica un rapporto con altre persone: un rapporto che il più delle volte è concreto ed attuale e cioè rivolto a persone presenti, mentre altre volte è solo rappresentato virtualmente perché riferito a persone non presenti: anche in questi casi però il rapporto richiede comunque un riferimento preciso e cioè una sorta di comunicazione interpersonale. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 12. 12 Molti rapporti lasciano libertà espressiva e comunicativa, mentre altri implicano formule obbligate e rituali definiti: ad esempio le formule di cortesia, le modalità di saluto e di commiato, oppure le frasi stereotipate del linguaggio burocratico o organizzativo. Altri rapporti ancora implicano molta comunicazione implicita e cioè non espressa ma in qualche modo già scontata; ciò può accadere sia nell’ambito di rapporti abituali, caratterizzati da un alto grado di conoscenza reciproca, sia nell’ambito di rapporti formali nei quali il gioco delle domande e delle risposte probabili è definito a priori. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 13. 13 Comunicazioni spontanee e comunicazioni rituali, esplicite o implicite, concorrono a definire lo scenario della nostra esistenza, a fornirci le informazioni utili al vivere quotidiano ma anche a dividere gli amici dagli estranei, i leader dagli altri membri del gruppo… ogni aspetto dell’esperienza viene dal linguaggio descritto, narrato, commentato, inserito nel continuum dell’esistenza. Appare quindi giustificata l’affermazione di molti studiosi che, sia pure con parole diverse, hanno affermato che homo sapiens è sinonimo di homo loquens e che l’evoluzione dell’umanità dalla barbarie primitiva alla civiltà è andata di pari passo con lo sviluppo della capacità di comunicare. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 14. 14 Come abbiamo accennato il termine “COMUNICARE” deriva dal latino communicare e dal suo significato di “rendere comune” qualcosa a qualcuno, partecipare insieme ad altri alla stessa realtà di senso. La COMUNICAZIONE rimanda quindi ad una gamma molto estesa di significati, che va dalla trasmissione di informazioni genetiche all’espressione attraverso simboli che trova nell’uomo il suo massimo sviluppo. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 15. 15 Strettamente legato al concetto di comunicazione risulta quello di “competenza comunicativa” che fa riferimento alle abilità che consentono all’individuo di emettere un messaggio facilmente comprensibile per i suoi interlocutori; di saper scegliere cosa dire, quando dirlo e come dirlo. Si tratta di un obiettivo verso il quale si tende fin dall’infanzia ma che si raggiunge gradualmente lungo tutto il processo di sviluppo cognitivo e di socializzazione, in una continua interazione con l’ambiente. La competenza a comunicare ha numerose definizioni: “L’idoneità o l’abilità di condurre le transazioni con l’ambiente che permettono all’individuo di crescere e migliorare” “La capacità di conseguire pertinenti risultati interattivi in specifici contesti sociali utilizzando mezzi e modi di esprimersi socialmente appropriati…” IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 16. 16 La nozione di “COMPETENZA COMUNICATIVA” è comparsa solo recentemente nel panorama degli studi sulla comunicazione. Prima della seconda metà degli anni ’70 gli studiosi si interessavano prevalentemente della “competenza linguistica”, proponendo una visione acontestuale del linguaggio e non considerando la notevole capacità di comunicare significati attraverso le forme di espressione non verbale, i silenzi e il rispetto (o il non rispetto) delle convenzioni sociali della civiltà in cui ci si trova a vivere, non considerando quindi le diverse funzioni ed obiettivi che di volta in volta determinano la scelta di un determinato codice comunicativo. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 17. 17 Se ci concentriamo sugli aspetti più propriamente connessi allo scambio di un messaggio le funzioni possono così essere classificate (Ricci Bitti, Zani, 1983): 1. funzione referenziale 2. funzione interpersonale 3. funzione di auto ed etero regolazione 4. funzione di regolazione delle sequenze interattive 5. funzione di metacomunicazione 6. Funzione fatica. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 18. 18 1. FUNZIONE REFERENZIALE: definisce quello che è l’aspetto certamente centrale della comunicazione, vale a dire l’aspetto informativo, il passaggio di informazioni tra un emittente, più o meno intenzionale, ed un ricevente. Tale genere di comunicazione si basa su una conoscenza condivisa a vari livelli, a partire da una serie di presupposti, definiti come “presupposizioni”, relativi a tutto ciò che viene sottinteso, inteso come premessa necessaria benchè taciuta. Possiamo distinguere tra impliciti pragmatici, relativi al contesto in cui si svolge la comunicazione e impliciti semantici relativi al significato letterale delle parole; 2. FUNZIONE INTERPERSONALE: è quella funzione della comunicazione che evidenzia come, oltre al trasferimento di un’informazione, attraverso un messaggio vengono forniti dati relativi all’identità, alle emozioni ed alla relazione tra i parlanti; IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 19. 19 3. FUNZIONE DI AUTO ED ETERO REGOLAZIONE: corrisponde al controllo che possiamo esercitare su noi stessi e sugli altri per mezzo della comunicazione. Il controllo che si esercita sul proprio discorso e sulla propria gestualità risponde all’esigenza di presentare e mantenere una certa immagine di sé, in modo tale che essa sia percepita come si desidera dal proprio interlocutore. La regolazione del comportamento altrui, riguarda quelle forme di comunicazione che ci permettono di raggiungere un obiettivo; 4. FUNZIONE DI REGOLAZIONE DELLE SEQUENZE INTERATTIVE: è basata sulla comune conoscenza, da parte degli interocutori delle regole del rituale comunicativo, riguarda infatti il saper alternare il proprio intervento all’altrui, servendosi di tutti gli elementi che si possiedono tanto a livello verbale ( pause, intonazione…) quanto non verbale (ruolo, sguardo, movimenti…); IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 20. 20 5. FUNZIONE DI METACOMUNICAZIONE: può essere definita come “comunicazione sulla comunicazione in corso”, cioè una riflessione che si opera sul discorso, affinchè la comunicazione avvenga correttamente; può capitare infatti, che l’emittente si senta di chiarire la propria intenzione comunicativa (es. “è uno scherzo!”), o di valutare se il ricevente lo sta seguendo come vorrebbe (es. “Mi capisci?”) ; 6. FUNZIONE FATICA: è una funzione interamente connessa allo stesso verificarsi di un’interazione. In questa funzione rientrano tutte quelle espressioni più linguistiche che non-verbali, volte a verificare il contatto tra gli interlocutori (es. “Come va?”). IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 21. 21 Se ci concentriamo, invece sulle funzioni della comunicazione più connesse al “sociale” (De Cataldo, Gulotta, 1991) troviamo le seguenti caratteristiche: 1. Funzioni centrate 2. Funzioni eccentriche 3. Funzioni egocentriche IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 22. 22 1. FUNZIONI CENTRATE: sono quelle che giungono a risultati che, per la cultura in cui si verifica la comunicazione, sono considerati positivi. Per esempio, sarà valutato come “centrato” un messaggio rispettoso e non invadente in una cultura per cui la privacy è un valore fondamentale; 2. FUNZIONI ECCENTRICHE: sono quelle funzioni che scivolano ai margini della considerazione sociale positiva, se non addirittura nella patologia; consideriamo ad esempio l’essere menzognero in una società in cui è valutata positivamente la sincerità: il mentire viene considerato come una funzione eccentrica, soprattutto nella sua accezione di dire il falso piuttosto che in quella di non dire il vero; IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 23. 23 3. FUNZIONI EGOCENTRICHE: la più “famosa” è il parlare da soli, una modalità comunicativa che non viene considerata positivamente nella nostra società perché mette in crisi il concetto di “socialità interattiva”, eppure è presente anche in persone che in altre momenti sono del tutto normalmente socievoli. Questo si verifica, ad esempio, quando, leggendo qualcosa di divertente, ci ritroviamo a sorridere o a ridacchiare senza considerare la possibile presenza di altri. È come se si verificasse un ritorno alle forme di comunicazione infantile e ciò si verifica in condizioni di attenuazione dei meccanismi di autocontrollo. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 24. 24 2. LA COMUNICAZIONE LINGUISTICA, NON VERBALE E ORGANIZZATIVA Come abbiamo più volte affermato, quando si parla di comunicazione ci si riferisce ad una situazione di interazione tra due o più attori (individui, gruppi; in situazione diretta o mediata da artefatti tecnologici) in cui un messaggio (comportamento e/o linguaggio) codificato da un soggetto emittente induce una risposta, più o meno consapevole, da parte di un soggetto ricevente. Il processo di comunicazione si configura quindi come un sistema che coinvolge più soggetti sociali e che si focalizza sulla relazione che tali soggetti instaurano, sulla base di significati condivisi e co- costruiti. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 25. 25 La COMUNICAZIONE LINGUISTICA, non è altro che il sistema simbolico che si utilizza per rappresentare la realtà, e si configura pertanto come il prodotto di un processo storico e culturale. Per questo motivo la comunicazione linguistica non è un processo neutro e avulso da connotazioni sociali e culturali; in altre parole non è indifferente e irrilevante chi interloquisce con chi; le valenze sociale degli interlocutori possono rivestire un ruolo rilevante, vuoi per la codifica del messaggio vuoi per la sua decodifica. Norme, valori, situazioni socio-economiche, eventi politici influenzano, e a volte condizionano lo stile e la modalità linguistica che si utilizza per emettere un determinato messaggio IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 26. 26 Differenti linguaggi, dunque differenti codici comunicativi possono essere alla base di quelle che vengono denominate miscommunication o comunicazioni problematiche, in cui si assiste a una sorta di impossibilità comunicativa in quanto emittente e ricevente utilizzano codici diversi, legati al tipo di cultura, al gruppo, all’organizzazione cui gli interlocutori appartengono. La comunicazione linguistica condivisa in ogni comunità è determinata da regole linguistiche sull’uso dei tempi e dei modi verbali che ci spingono ad usare certi schemi narrativi, tipici della nostra cultura che rispecchiano i valori di riferimento condivisi. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 27. 27 La comunicazione umana, tuttavia, si realizza non solo attraverso l’uso del linguaggio: oltre agli aspetti verbali della comunicazione grande rilievo acquista la COMUNICAZIONE NON VERBALE. Quest’ultima si manifesta attraverso comportamenti che riguardano gli aspetti non verbali del parlato (tono, timbro, pause, variazioni della voce...) e il sistema cinesico (comportamento spaziale, comportamento motorio-gestuale, comportamento mimico del volto, comportamento visivo). La peculiarità di questo insieme di manifestazioni corporee è quella di svolgere una funzione metacomunicativa, in quanto fornisce elementi aggiuntivi per interpretare il significato delle espressioni verbali: integrazione, enfatizzazione e, a volte, disconferma del contenuto. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 28. 28 Comunicazione verbale e non verbale risultano strettamente interconnesse e vanno considerate come aspetti differenti ma interagenti di uno stesso processo comunicativo, nel corso del quale il linguaggio verbale (espressione dell’intenzionalità del soggetto) e il linguaggio del corpo (sovente spontaneo e sottratto al controllo cosciente) esprimono l’insieme di significati che caratterizzano ogni comportamento sociale. La comunicazione e il comportamento non verbale possono, quindi, considerarsi come elementi di integrazione e di arricchimento del significato delle cose che si dicono, con un apporto addizionale rispetto alla comunicazione verbale, quello di poter, non solo confermare, ma anche smentire con il corpo quanto il linguaggio sta affermando. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 29. 29 Per COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA intendiamo i codici linguistici socialmente condivisi e più o meno accettati all’interno di una determinata organizzazione. I processi comunicativi all’interno delle organizzazioni risultano particolarmente importanti in quanto determinano: - la cultura organizzativa; - il clima di lavoro; - la divisione e il riconoscimento dei ruoli. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 30. 30 Se, come accade negli ultimi anni, l’organizzazione non è più intesa come un modello statico ed impermeabile alla soggettività delle persone ma al contrario come un modello dinamico, aperto agli stimoli che provengo dall’interazione delle differenze, il suo ruolo è sempre più quello di valorizzare ed allargare lo spazio della comunicazione e dell’espressione personale. In particolare in ambito organizzativo viene sempre più richiesto di saper cogliere gli indicatori della realtà che gli permettano di intervenire, dunque comunicare con efficacia con chi lo circonda. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 31. 31 LA COMUNICAZIONE COME PROCESSO DI INTERAZIONE, INFORMAZIONE, TRASFORMAZIONE La COMUNICAZIONE è il processo chiave che permette l’integrazione dell’individuo dei gruppi e il funzionamento dei gruppi all’interno delle organizzazioni, garantendo lo scambio di informazioni e finalizzando il raggiungimento dei risultati. In altre parole la COMUNICAZIONE orienta le relazioni interpersonali, partecipa al gioco dell’attrazione e dell’ostilità, decide dell’accordo e del disaccordo, alimenta la collaborazione e il conflitto. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 32. 32 La comunicazione nei processi interpersonali si presenta, pertanto, come un processo: - interattivo; - informativo; - trasformativo, ed è inserito in uno specifico contesto, interno ed esterno, governato da regole, e si svolge con particolari caratteristiche temporali. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 33. 33 Il carattere interattivo del processo di comunicazione è legato alle reciproche posizioni degli interlocutori ed è vincolato ai rispettivi ruoli: le parole che si scambiano assumono la forma duplice di dati e opinioni, di conoscenze ed impressioni, di fatti e sensazioni. La condizione temporale entro cui si svolge la comunicazione nella sua direzione interattiva è il presente, mentre la progettualità del futuro e la memoria del passato ne rappresentano i confini. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 34. 34 Nel carattere interattivo è particolarmente evidente la componente simbolica della comunicazione: lo scambio di contenuti operativi è al tempo stesso veicolo di significati molteplici determinati in primo luogo dalla relazione tra gli interlocutori. Gli atti di comunicazione, in altre parole, contengono sempre la possibilità di diventare oggetti di “interpretazione”: possibilità che è legata proprio all’elemento simbolico che li lega. Ciò consente di riconoscere a livello interattivo la comunicazione non soltanto come dialogo, ma anche come “contratto”. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 35. 35 A livello informativo, il processo di comunicazione rinvia ai dati di conoscenza riferiti sia all’individuo che al gruppo di appartenenza. L’attività interpersonale, su un piano informativo, si articola nello scambio di informazioni, lettura, analisi, correlazione, sintesi dei dati che emergono nel qui ed ora tra gli interlocutori. Tutto ciò permette la definizione di ciò che si sa, dei dati e delle informazioni che mancano, di ciò che occorre supporre, ipotizzare, ricercare, ricostruire. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 36. 36 Il processo di comunicazione, nella sua componente informativa, alterna la certezza al dubbio, misura l’attendibilità e la validità dei dati, stabilisce quantità e qualità del sapere. La logica che guida lo scambio informativo, contempla esigenze di ordine e sequenzialità, risponde ad un istanza metodologica di flusso, punta al massimo utilizzo dei dati emersi. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 37. 37 Il carattere trasformativo, infine del processo di comunicazione lega il contratto al flusso (lo scambio al sapere) nella potenzialità e nella direzione di un cambiamento. La comunicazione è influenza e lo stile di comunicazione contiene inevitabilmente intenzioni di influenza: così il processo può svilupparsi entro i canoni della ripetizione e della semplice variazione, oppure proporsi come occasione di novità e innovazione, quindi di trasformazione. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 38. 38 Una qualsiasi relazione interpersonale, soprattutto nella sua fase istituente, si situa sempre in un contesto preciso, che in qualche misura la sovradetermina: è inevitabile infatti che da questo sia influenzata sia a livello linguistico che simbolico. Progressivamente però, la relazione tra gli interlocutori si costituisce come unità a sé, costruendosi come nuova identità, in cui preverranno nuove regole definite da ciascuno dei membri coinvolti nella relazione, con la loro storia e professionalità, la loro dinamica di potere, i ruoli assegnati e quelli condivisi, le modalità relazionali adottate. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 39. 39 In questa prospettiva la comunicazione, oltre ad essere il terreno dello scambio e il luogo dell’elaborazione di conoscenze, diventa anche il momento di verifica continua del linguaggio che i membri di un gruppo si danno e utilizzano. Il carattere trasformativo della comunicazione va dunque ricercato nella sua dimensione “linguistica”, di codice: dimensione che come in ogni linguaggio, sottostà ai principi della trasformazione continua. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 41. 41 Pur così articolato, il processo di comunicazione interpersonale si presenta comunque con un suo preciso valore di totalità, in cui i differenti piani non sempre risultano facilmente distinguibili pur essendo tra loro fortemente intrecciati. L’efficacia di tale processo dipende dalla continua e costante interrelazione dei diversi piani, efficacia fortemente influenzata dall’ obiettivo a cui il gruppo tende, e sicuramente condizionata dalla fitta rete di rapporti che individui e gruppi instaurano con l’organizzazione di appartenenza. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 42. 42 La comunicazione interpersonale per essere efficace deve rispondere a quattro specifiche caratteristiche: 1. FINALIZZATA: la comunicazione deve essere un’attività concreta riferita alla presa di decisioni, allo sviluppo di ipotesi di soluzione dei problemi, alla gestione delle relazioni. Occorre dunque mantenere costantemente il contenuto della comunicazione coerente con l’obiettivo da raggiungere e funzionale al compito da assolvere. 2. PRAGMATICA: è tale quando privilegia la raccolta e l’analisi di dati e fatti, e quando vengono utilizzati tutti i differenti punti di vista. Non è pragmatica quando è, ad esempio, incentrata sulla recriminazione, sulle opinioni personali spacciate per fatti, sulle ideologie e sulla valutazione delle persone. Una comunicazione pragmatica è funzionale al contenimento del conflitto, ad una presa di decisioni rapide e condivise. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 43. 43 3. TRASPARENTE: è tale se è completa, ossia se ogni individuo fornisce al gruppo di appartenenza tutte le informazioni delle quali dispone e non vengono utilizzate difese come strumento di potere. La trasparenza obbliga tutti a monitorare costantemente e a modificare la modalità di comunicazione con gli altri attraverso un alto livello di feedback che segnala le comunicazioni inefficaci, incoerenti, disfunzionali; 4. SITUAZIONALE: è tale se è coerente con il momento in cui viene esplicitata, se il linguaggio e il modo con cui si comunica sono adeguati ai vari interlocutori, se ogni membro fa uno sforzo di adattamento alle esigenze e alla cultura professionale degli altri. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 44. 44 In sintesi una comunicazione è produttiva quando ottiene che gli interlocutori, pur partendo da punti di vista diversi, arrivino ad un risultato concreto, condiviso, misurabile. Una comunicazione è difensiva invece, quando produce molte parole senza articolare i diversi punti di vista: si allontana progressivamente dall’obiettivo comune, mentre ciascuno mette in mostra la fondatezza e la veridicità esclusiva del suo punto di vista, sottolinea l’individualità invece di ricercare la condivisione che, per i vincoli che impone, appare meno attraente. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 45. 45 La comunicazione inefficace si presenta in varie forme: sotto quella del lavoro apparente come sotto quella del disinteresse, della noia e della confusione; le cause e gli effetti instaurano un circolo vizioso, tanto che diventa difficile stabilire quali siano le une e quale gli altri. I rimedi devono comunque agire innanzitutto nel senso della ricerca del vero problema dinamico e operativo che ha avviato questo processo disfunzionale. Parlarsi e intendersi è indubbiamente difficoltoso perchè presuppone lo sforzo di ciascun interlocutore per entrare in sintonia con gli altri. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 46. 46 In definitiva il tema della comunicazione può essere ricondotto a quattro componenti fondanti il processo stesso: 1. CONFRONTO E SCAMBIO: i criteri che fondano una comunicazione efficace fanno riferimento al confronto e allo scambio. Una comunicazione efficace richiede, cioè, che tra gli interlocutori avvenga un reale incontro delle diverse informazioni possedute, dei dati, e un’integrazione delle differenze esistenti. Il confronto nel gruppo avviene come si è più volte detto sia a livello di contenuto, sia a livello di relazione. Lo scambio rappresenta una possibilità di apprendimento per tutti gli individui disposti a “offrirsi” reciprocamente come opportunità di arricchimento e crescita. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 47. 47 2. ASCOLTO: il processo di ascolto riconduce ad una molteplicità di eventi comunicativi. Il saper ascoltare gli altri è infatti evento dialettico tra differenziazione e uniformità. Dal punto di vista relazionale l’ascolto si presenta come attività correlata a vissuti alternanti tra il sospetto e la fiducia. Il sospetto è determinato dal timore della perdita del proprio punto di vista, della propria originalità e unicità, nonché dal timore del conflitto derivato dal dover prendere posizione di fronte alle dichiarazioni dell’altro. La fiducia nasce invece dalla consapevolezza dei propri limiti e dalla capacità di percepire gli altri come una risorsa utile per il loro superamento. L’ascolto diventa allora un’opportunità per conoscere e conoscersi e per far evolvere e arricchire la propria soggettività. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 48. 48 3.ESPOSIZIONE: implica processi complessi che coinvolgono le due dimensioni di contenuto e di relazione. Nell’esporre è necessario che si sappia misurare il valore delle proprie conoscenze e informazioni e delle proprie capacità di comunicazione, il proprio stile. Il valore e la significatività dei contenuti da comunicare determinano in modo decisivo l’esposizione. Un’esposizione efficace presuppone che chi parla sviluppi interesse, curiosità, coinvolgimento: ciò è possibile se i valori attribuiti ai contenuti e alle relazioni agiscono in un giusto equilibrio nel determinare il modo di comunicare. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 49. 49 4. FEEDBACK: saper rispondere è ciò che identifica un’efficace azione di feedback. Mentre lo scambio garantisce la sintonia, l’ascolto costruisce la condivisione e l’esposizione certifica l’impegno, il feedback assume il valore più strumentale: quello che intende misurare nel dialogo, e dunque nel riconoscimento positivo della relazione, il coinvolgimento personale a comunicare. IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 50. IL PROCESSO COMUNICATIVO 50 COMUNICAZIONE ESPORRE ASCOLTARE CONVINCERE RISPONDERE •Essere chiari •Essere completi •Esporre in modo logico e ordinato •Lasciar parlare •Dimostrare attenzione •Verificare la propria comprensione •Suscitare interesse ed attenzione •Essere persuasivi •Ottenere consenso •Rimanere aderenti al tema •Adattare il linguaggio •Risolvere dubbi ed incertezze
  • 51. 51 Vale la pena di giocare nella misura in cui non sappiamo che cosa succederà alla fine Foucault (1988) IL PROCESSO COMUNICATIVO
  • 52. ACROSTICO • Letteralmente un acrostico (dal greco “ἀκρόστιχον”, composto di “ἄκρον”, «estremo» e “στίχος,” «verso») è un componimento poetico in cui le lettere, le sillabe o le parole iniziali di ciascun verso formano un nome o una frase, a loro volta denominate acronimo. • In origine l'acrostico aveva probabilmente una funzione magica. Si possiedono esempi di acrostici già in composizioni sacre babilonesi, per esempio quella che presentava così il nome del suo autore: «Saggil-kinam-ubbib, sacerdote degli incantesimi di Babilonia». IL PROCESSO COMUNICATIVO 52
  • 53. ACROSTICO Sono definiti acrostici anche i termini che risultano dalle lettere iniziali di singole parole anziché di versi: è questa la definizione da cui scaturisce il gioco che stiamo presentando. La consegna è utilizzare le singole lettere della parola COMUNICAZIONE per formare parole che descrivano l’idea che ognuno ha del suddetto termine. Questo gioco è basato sulle libere associazioni, quindi l’invito deve essere quello di non pensare troppo alle parole da associare alle lettere. IL PROCESSO COMUNICATIVO 53
  • 54. Non ci sono fatti, solo interpretazioni Nietzsche, Frammenti Postumi IL PROCESSO COMUNICATIVO 54