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Lavitanellemani
Roberto Vaiana
Un giovane talentuoso altoatesino, una brillante ragazza
americana, uno spavaldo campione mondiale ed un
carismatico scozzese sono accomunati da una passione
viva e bruciante per l’arrampicata sportiva. I loro destini si
incrociano quando un regista ed un produttore televisivo
decidono di organizzare un originale reality show in cui
i concorrenti sono chiamati ad una folle sfida verticale:
un’arrampicata in stile free solo su una splendida parete
delle Alpi svizzere.
L’avventurasiintrecciaallelorovicendepersonali.Ilcarattere
dei protagonisti emerge nel loro rapporto con l’arrampicata
e con il mondo mediatico che li osserva in diretta. Per il
vincitore c’è in palio un profumato montepremi, ma la
competizione tra i campioni lascia spazio all’intesa e alla
complicità di chi condivide una passione tanto intensa da
diventare ragione di vita.
“L’ho finito senza mai fermarmi
e credo che per un attimo
mi abbiano perfino sudato le mani”.
Manolo
RobertoVaiana
ISBN 978-88-97299-35-6
9 788897 299356 >
€ 14,50
ideaMontagna
editoria e alpinismo
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editoriaealpinismo
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editoria e alpinismo
La vita nelle mani
Roberto Vaiana è nato nel 1965, vive
a Brescia con la famiglia, moglie e due
figli, lavora come chirurgo addominale.
Già da ragazzo, durante le vacanze in
barca a vela, scriveva racconti che i
compagni di ventura gli chiedevano di
leggere di notte nelle cuccette.
Piuttosto tardivamente, a 37 anni,
incontra l’arrampicata e viene travolto
da una passione che non si esaurisce
sulle pareti rocciose ma lo porta a
sognare nuove avventure.
Forse è così che nasce l’ispirazione per
il suo primo romanzo pubblicato.
Prefazione di
Manolo
Romanzo
5
Ho iniziato a leggere e, anche se avevo fra le
mani solo un mucchio di fogli, “fronte retro,”
senza numero, che uscivano da una busta pla-
sticata, ne sono stato immediatamente coin-
volto.
Mi mancava il libro vero tra le mani e m’infa-
stidiva quel perdere tempo nel cercare di non
sbagliare l’ordine delle pagine, non volevo as-
solutamente finire in quella sbagliata.
L’autore ti porta immediatamente, con di-
retta semplicità e facilità, in un mondo ap-
parentemente lontanissimo, ti fa entrare nei
protagonisti e nei loro pensieri fino a spinger-
ti a condividere, condannare o giudicarne le
scelte. Poi, con altrettanta rapidità – come in
un film – ti riporta fuori.
L’ho finito senza mai fermarmi e credo che
per un attimo mi abbiano perfino sudato le
mani.
PREFAZIONE
http://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=51
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tinua purtroppo, fra indifferenza e assuefa-
zione.
E chi muove i fili, nell’assopimento generale,
ha già deciso qual è, nella quotidiana scalata
senza rete, l’ultima via rimasta.
Manolo
Non è facile raccontare, nemmeno a chi scala
quotidianamente, una storia che si muove fra
un appiglio verticale e un altro orizzontale,
passando semplicemente per tutte le infinite
varianti che un appiglio può avere in un me-
tro di pietra. Neppure se lo fai senza corda, in
un vuoto assurdo.
Roberto è stato bravo, non solo ci è riuscito
ma ha fatto di più.
Non lo so se FREE SOLO sia più un “rea-
lity” lontano dalla realtà, oppure una realtà
lontana dal “reality”. Racconta una sfida av-
vincente, una specie di roulette russa in una
grande parete, dove l’uomo fortunatamente
ne esce con una speranza, ma mi ha fatto un
po’ paura, perché oltre a nutrirsi di evidente
morbosità raccoglie anche una realtà più sot-
tile. Eppure più di vent’anni fa un giornalista
mi propose una cosa simile.
Non posso svelare come finisce, ma girando
l’ultima pagina, senza accorgermene mi sono
trovato davanti anche a tutti quei sogni, sem-
pre venduti a caro prezzo, che possono nau-
fragare a pochi metri dalla riva semplicemen-
te perché non sanno nuotare.
Quella grande parete mi è sembrata una pic-
cola parte di un palcoscenico, dove tutto con-
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Tra quelli che non abbandonarono c’era an-
che Ed Harris. Ed era un uomo di 32 anni,
britannico, alto e allampanato; non aveva
grasso, solo pelle, ossa e muscoli lunghi e ner-
vosi. I capelli lunghi legati a coda.
Scalava solo slegato. Fino al 7a arrampicava
spesso a piedi nudi; su difficoltà maggiori
usava due ciabatte aperte, non più risuolabili
perché troppo consumate, che definiva scar-
pe, e che in effetti addosso a lui funzionavano
come ventose.
Ormai erano anni che non si legava più. Il suo
era stato un percorso naturale, non una scelta
né una sfida; gli era capitato di uscire all’al-
ba da un rifugio di montagna mentre i suoi
compagni dormivano e, vedendo delle pareti
illuminate dal primo sole, aveva incominciato
a salire e scendere senza alcuna assicurazione,
provando un senso di libertà tutto nuovo. In
CAPITOLO 12
6766
seguito aveva scalato sul mare, su scogliere
con strapiombi vertiginosi, ma il fatto di una
possibile salvezza in caso di caduta, il tuffo,
non lo faceva sentire veramente libero, ma va-
gamente condizionato. Insomma, non era la
sua dimensione.
Così se ne era tornato nelle Highlands, dove
aveva mosso i primi passi, e aveva riscoper-
to le pareti della sua adolescenza. Coinvolto
anima e corpo da questa estasi, si era stabilito
in una capanna-bivacco tra le pareti rocciose,
vicino a un torrente, vivendo come un eremi-
ta. La voce si era sparsa in fretta e ogni tanto
qualchescalatoresiavventuravatraqueimon-
ti per andare a trovarlo. Ed accoglieva sempre
con gentilezza i suoi visitatori offrendo a tutti
irrinunciabilmente una tazza di the. La sua
attrezzatura (le scarpette e il sacchetto per la
magnesite) andava letteralmente in pezzi e i
climbers gli offrivano il loro materiale, ma lui
non accettava di ricevere alcunché in cambio
di niente; così i visitatori se ne tornavano a
casa con lo zaino pieno di improbabili ma-
nufatti di legno marcati EH, probabilmente
inutili ma, a quanto si dice, nessuno se ne è
mai disfato.
Ed mostrava volentieri le sue linee sulle pareti
6968
e tutti le trovavano fantastiche. Certo non era
semplice ripeterle: non erano attrezzate con
un chiodo o un cordino e, incredibilmente,
avevano passaggi fino al 7c!
Erano stati proprio degli amici ad invitarlo
alla sfida di The Mountain. Gli avevano parla-
to di una via stupenda, di roccia perfetta, ver-
gine. E così, l’eremita, aveva accettato l’invito.
Adesso era lì: era arrivato per primo al punto
d’unione tra le due vie. Qui la storia si faceva
più seria. Dopo i primi dieci tiri con difficol-
tà massima fino al 7b+, si incontrava il pri-
mo tratto di 7c, una linea in forte strapiombo
che Ed affrontò con grande scioltezza. Aveva
percorso i primi trecento metri in poco più
di un’ora distaccando gli altri concorrenti,
più lenti in quanto si soffermavano a studiare
bene le linee prima di partire, inoltre discute-
vano tra di loro, alle soste, le varie tattiche da
seguire.
Ma Ed Harris era un vero solitario e poteva
trovarsi a suo agio esclusivamente affrontan-
do la parete da solo. Percorse il tratto di 7c in
pochi minuti, senza un’ indecisione, il respiro
ritmico e mai affannato, le dita sicure su pic-
cole tacchette di roccia irregolare. Nel punto
di massimo strapiombo lasciò andare i piedi,
ed il corpo dondolò nel vuoto; era rimasto
attaccato alla roccia con una sola mano ed il
braccio disteso, come faceva spesso nelle Hi-
ghlands, per godere del vuoto e dello spazio.
Fu in quel momento che gli venne scattata
la fotografia che lo avrebbe immortalato nel
tempo.
Arrivò alla sosta, una comoda cengia larga
mezzo metro, e si sedette spalle alla parete per
respirare la fresca aria di montagna.
Avvertì un respiro sotto di sé, anche questo
ritmato e privo di affanno: qualcuno lo stava
raggiungendo. Dall’alto, riconobbe subito i
capelli biondi di Matt Iron, che arrivò sulla
cengia e si sedette accanto a lui.
– Ehilà, anche tu da queste parti? –
– Ciao Matt, come sta andando? –
– Bene, bene. Adesso che ci siamo scaldati
inizia la festa! –
Quasi simultaneamente si sporsero a guarda-
re di sotto: la parete era cosparsa a più livelli
da scalatori, il grosso del gruppo si trovava
a metà strada tra loro e la base, ma altri due
climber erano a sole due lunghezze dalla loro
sosta: la prima era Lauren, seguita a pochi
metri di distanza da Mauro.
173172
Desidero ringraziare i ventidue lettori “te-
ster” che mi hanno motivato a continuare
fino alla fine della stesura e, in particolare,
Giulia e Laura per la revisione del testo, Mo-
nica di Monti in Città per avermi introdot-
to nel mondo letterario, l’Editore, sempre
disponibile, e Manolo che sa usare anche le
parole, oltre che gli appigli, per superare i pas-
saggi difficili.
RINGRAZIAMENTI INDICE
Prefazione 5
Capitolo 1 9
Capitolo 2 16
Capitolo 3 23
Capitolo 4 27
Capitolo 5 29
Capitolo 6 31
Capitolo 7 37
Capitolo 8 42
Capitolo 9 50
Capitolo 10 57
Capitolo 11 59
Capitolo 12 65
Capitolo 13 74
Capitolo 14 89
Capitolo 15 99
Capitolo 16 123
Capitolo 17 129
Capitolo 18 139
Capitolo 19 155
Capitolo 20 159
Capitolo 21 166

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  • 1. Lavitanellemani Roberto Vaiana Un giovane talentuoso altoatesino, una brillante ragazza americana, uno spavaldo campione mondiale ed un carismatico scozzese sono accomunati da una passione viva e bruciante per l’arrampicata sportiva. I loro destini si incrociano quando un regista ed un produttore televisivo decidono di organizzare un originale reality show in cui i concorrenti sono chiamati ad una folle sfida verticale: un’arrampicata in stile free solo su una splendida parete delle Alpi svizzere. L’avventurasiintrecciaallelorovicendepersonali.Ilcarattere dei protagonisti emerge nel loro rapporto con l’arrampicata e con il mondo mediatico che li osserva in diretta. Per il vincitore c’è in palio un profumato montepremi, ma la competizione tra i campioni lascia spazio all’intesa e alla complicità di chi condivide una passione tanto intensa da diventare ragione di vita. “L’ho finito senza mai fermarmi e credo che per un attimo mi abbiano perfino sudato le mani”. Manolo RobertoVaiana ISBN 978-88-97299-35-6 9 788897 299356 > € 14,50 ideaMontagna editoria e alpinismo ideaMontagna editoriaealpinismo ideaMontagna editoria e alpinismo La vita nelle mani Roberto Vaiana è nato nel 1965, vive a Brescia con la famiglia, moglie e due figli, lavora come chirurgo addominale. Già da ragazzo, durante le vacanze in barca a vela, scriveva racconti che i compagni di ventura gli chiedevano di leggere di notte nelle cuccette. Piuttosto tardivamente, a 37 anni, incontra l’arrampicata e viene travolto da una passione che non si esaurisce sulle pareti rocciose ma lo porta a sognare nuove avventure. Forse è così che nasce l’ispirazione per il suo primo romanzo pubblicato. Prefazione di Manolo Romanzo
  • 2. 5 Ho iniziato a leggere e, anche se avevo fra le mani solo un mucchio di fogli, “fronte retro,” senza numero, che uscivano da una busta pla- sticata, ne sono stato immediatamente coin- volto. Mi mancava il libro vero tra le mani e m’infa- stidiva quel perdere tempo nel cercare di non sbagliare l’ordine delle pagine, non volevo as- solutamente finire in quella sbagliata. L’autore ti porta immediatamente, con di- retta semplicità e facilità, in un mondo ap- parentemente lontanissimo, ti fa entrare nei protagonisti e nei loro pensieri fino a spinger- ti a condividere, condannare o giudicarne le scelte. Poi, con altrettanta rapidità – come in un film – ti riporta fuori. L’ho finito senza mai fermarmi e credo che per un attimo mi abbiano perfino sudato le mani. PREFAZIONE http://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=51
  • 3. 76 tinua purtroppo, fra indifferenza e assuefa- zione. E chi muove i fili, nell’assopimento generale, ha già deciso qual è, nella quotidiana scalata senza rete, l’ultima via rimasta. Manolo Non è facile raccontare, nemmeno a chi scala quotidianamente, una storia che si muove fra un appiglio verticale e un altro orizzontale, passando semplicemente per tutte le infinite varianti che un appiglio può avere in un me- tro di pietra. Neppure se lo fai senza corda, in un vuoto assurdo. Roberto è stato bravo, non solo ci è riuscito ma ha fatto di più. Non lo so se FREE SOLO sia più un “rea- lity” lontano dalla realtà, oppure una realtà lontana dal “reality”. Racconta una sfida av- vincente, una specie di roulette russa in una grande parete, dove l’uomo fortunatamente ne esce con una speranza, ma mi ha fatto un po’ paura, perché oltre a nutrirsi di evidente morbosità raccoglie anche una realtà più sot- tile. Eppure più di vent’anni fa un giornalista mi propose una cosa simile. Non posso svelare come finisce, ma girando l’ultima pagina, senza accorgermene mi sono trovato davanti anche a tutti quei sogni, sem- pre venduti a caro prezzo, che possono nau- fragare a pochi metri dalla riva semplicemen- te perché non sanno nuotare. Quella grande parete mi è sembrata una pic- cola parte di un palcoscenico, dove tutto con-
  • 4. 65 Tra quelli che non abbandonarono c’era an- che Ed Harris. Ed era un uomo di 32 anni, britannico, alto e allampanato; non aveva grasso, solo pelle, ossa e muscoli lunghi e ner- vosi. I capelli lunghi legati a coda. Scalava solo slegato. Fino al 7a arrampicava spesso a piedi nudi; su difficoltà maggiori usava due ciabatte aperte, non più risuolabili perché troppo consumate, che definiva scar- pe, e che in effetti addosso a lui funzionavano come ventose. Ormai erano anni che non si legava più. Il suo era stato un percorso naturale, non una scelta né una sfida; gli era capitato di uscire all’al- ba da un rifugio di montagna mentre i suoi compagni dormivano e, vedendo delle pareti illuminate dal primo sole, aveva incominciato a salire e scendere senza alcuna assicurazione, provando un senso di libertà tutto nuovo. In CAPITOLO 12
  • 5. 6766 seguito aveva scalato sul mare, su scogliere con strapiombi vertiginosi, ma il fatto di una possibile salvezza in caso di caduta, il tuffo, non lo faceva sentire veramente libero, ma va- gamente condizionato. Insomma, non era la sua dimensione. Così se ne era tornato nelle Highlands, dove aveva mosso i primi passi, e aveva riscoper- to le pareti della sua adolescenza. Coinvolto anima e corpo da questa estasi, si era stabilito in una capanna-bivacco tra le pareti rocciose, vicino a un torrente, vivendo come un eremi- ta. La voce si era sparsa in fretta e ogni tanto qualchescalatoresiavventuravatraqueimon- ti per andare a trovarlo. Ed accoglieva sempre con gentilezza i suoi visitatori offrendo a tutti irrinunciabilmente una tazza di the. La sua attrezzatura (le scarpette e il sacchetto per la magnesite) andava letteralmente in pezzi e i climbers gli offrivano il loro materiale, ma lui non accettava di ricevere alcunché in cambio di niente; così i visitatori se ne tornavano a casa con lo zaino pieno di improbabili ma- nufatti di legno marcati EH, probabilmente inutili ma, a quanto si dice, nessuno se ne è mai disfato. Ed mostrava volentieri le sue linee sulle pareti
  • 6. 6968 e tutti le trovavano fantastiche. Certo non era semplice ripeterle: non erano attrezzate con un chiodo o un cordino e, incredibilmente, avevano passaggi fino al 7c! Erano stati proprio degli amici ad invitarlo alla sfida di The Mountain. Gli avevano parla- to di una via stupenda, di roccia perfetta, ver- gine. E così, l’eremita, aveva accettato l’invito. Adesso era lì: era arrivato per primo al punto d’unione tra le due vie. Qui la storia si faceva più seria. Dopo i primi dieci tiri con difficol- tà massima fino al 7b+, si incontrava il pri- mo tratto di 7c, una linea in forte strapiombo che Ed affrontò con grande scioltezza. Aveva percorso i primi trecento metri in poco più di un’ora distaccando gli altri concorrenti, più lenti in quanto si soffermavano a studiare bene le linee prima di partire, inoltre discute- vano tra di loro, alle soste, le varie tattiche da seguire. Ma Ed Harris era un vero solitario e poteva trovarsi a suo agio esclusivamente affrontan- do la parete da solo. Percorse il tratto di 7c in pochi minuti, senza un’ indecisione, il respiro ritmico e mai affannato, le dita sicure su pic- cole tacchette di roccia irregolare. Nel punto di massimo strapiombo lasciò andare i piedi, ed il corpo dondolò nel vuoto; era rimasto attaccato alla roccia con una sola mano ed il braccio disteso, come faceva spesso nelle Hi- ghlands, per godere del vuoto e dello spazio. Fu in quel momento che gli venne scattata la fotografia che lo avrebbe immortalato nel tempo. Arrivò alla sosta, una comoda cengia larga mezzo metro, e si sedette spalle alla parete per respirare la fresca aria di montagna. Avvertì un respiro sotto di sé, anche questo ritmato e privo di affanno: qualcuno lo stava raggiungendo. Dall’alto, riconobbe subito i capelli biondi di Matt Iron, che arrivò sulla cengia e si sedette accanto a lui. – Ehilà, anche tu da queste parti? – – Ciao Matt, come sta andando? – – Bene, bene. Adesso che ci siamo scaldati inizia la festa! – Quasi simultaneamente si sporsero a guarda- re di sotto: la parete era cosparsa a più livelli da scalatori, il grosso del gruppo si trovava a metà strada tra loro e la base, ma altri due climber erano a sole due lunghezze dalla loro sosta: la prima era Lauren, seguita a pochi metri di distanza da Mauro.
  • 7. 173172 Desidero ringraziare i ventidue lettori “te- ster” che mi hanno motivato a continuare fino alla fine della stesura e, in particolare, Giulia e Laura per la revisione del testo, Mo- nica di Monti in Città per avermi introdot- to nel mondo letterario, l’Editore, sempre disponibile, e Manolo che sa usare anche le parole, oltre che gli appigli, per superare i pas- saggi difficili. RINGRAZIAMENTI INDICE Prefazione 5 Capitolo 1 9 Capitolo 2 16 Capitolo 3 23 Capitolo 4 27 Capitolo 5 29 Capitolo 6 31 Capitolo 7 37 Capitolo 8 42 Capitolo 9 50 Capitolo 10 57 Capitolo 11 59 Capitolo 12 65 Capitolo 13 74 Capitolo 14 89 Capitolo 15 99 Capitolo 16 123 Capitolo 17 129 Capitolo 18 139 Capitolo 19 155 Capitolo 20 159 Capitolo 21 166