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La formazione nell'INSMLI
                                 a cura di
                     Aurora Delmonaco e Maurizio Gusso

L'ultimo quinquennio ha rappresentato una sfida alta per chi si occupa di
formazione degli insegnanti di storia. La complessità degli eventi e
l'accelerazione della crisi dei sistemi e delle relazioni politiche, economiche,
sociali, culturali che ci introduce alla "seconda modernità" nell'orizzonte
mondiale, le mutazioni problematiche e le spinte che provengono dal
panorama europeo, i molteplici problemi del contesto nazionale hanno
costituito sul terreno della formazione lo sfondo di contrastanti impulsi per la
riforma di una scuola sempre più scossa e oscillante fra innovazioni e difesa
di rassicuranti consuetudini. Si sono verificate, inoltre, scorrerie di tipo
ideologico nel campo dell'insegnamento della storia, per costruire e
consolidare un senso comune in alternativa alle più forti e consolidate lezioni
della storiografia. La Commissione didattica (dal 2002 Commissione per la
Formazione) dell'Insmli ha sostenuto, nella rete degli Istituti ed all'esterno, il
ruolo propositivo che ha caratterizzato la sua esistenza senza sottrarsi alle
sfide che i tempi le hanno proposto. Ha respinto con decisione il tentativo
messo in atto da qualcuno di porre sotto controllo l'editoria scolastica 1 ma,
nello stesso tempo, ha incentivato l'offerta di sostegno ad una didattica aperta
alla costruzione di una scuola democratica; ha partecipato al dibattito sulla
riforma della scuola con spirito critico ma non si è risparmiata sul terreno
della proposta2; si è aperta alla collaborazione con il Ministero, con cui l'Insmli
ha stipulato protocolli d'intesa e convenzioni, senza perdere di vista l'intreccio
con l'elaborazione storiografica e le urgenze della tenuta democratica della
scuola. È stata condotta fra il 1999 e il 2002 una ricerca su Memoria e
insegnamento della storia, a cui hanno collaborato l'Insmli, il MPI (poi MIUR)
ed il Landis. Gli esiti sono stati pubblicati nel volume MIUR-Insmli-Landis,
Testimoni di storia. Memoria e insegnamento della storia contemporanea
(Quaderno n. 2 del MIUR, Istituto statale "Vittoria Colonna", Roma, 2004).
Questo tema è tanto più oggetto di continua elaborazione e riflessione critica,
quanto più si vanno diffondendo pratiche didattiche della "memoria" giocate
su un uso rituale di essa, sulla pura spinta emotiva oppure su forzature
identitarie. Gli Istituti della Resistenza, che hanno nella Commissione il loro
referente nazionale, hanno prodotto molto soprattutto per l'enorme richiesta
che viene loro dalle scuole in occasione delle Giornate della Memoria, del
Ricordo, del 25 aprile, di tante altre date commemorative anche in sede
locale ed hanno posto anche grande attenzione alla sempre più intensa
frequentazione dei "Luoghi della memoria" ma, in ogni caso, si sono opposti
alla tendenza a sostituire gli strumenti della comprensione con la facile -
1 La Commissione ha organizzato un Seminario nazionale ad Alessandria, 20 marzo
2003, su "La questione dei manuali di storia".
2 Si può consultare, per tali aspetti, il sito novecento.org
Pag.3, - commozione, aprendo il discorso al tema latente di come e che cosa
si insegna quando si fa storia a scuola 3, essenziale della riflessione dell'Insmli
e del Landis. Tale attenzione privilegiata ha coinvolto la Commissione
Formazione ed il Landis nelle due stagioni del processo di riforma della
scuola: a pieno titolo nella Commissione Berlinguer-De Mauro, come
"osservatori" esterni nella fase attuale. Nel primo caso la proposta di un
curricolo di storia sostenuto da Insmli e Landis, centrato su un processo
continuo di sviluppo delle competenze che rendono la storia esperienza di un
sapere consapevole di se stesso, aperto alle diverse dimensioni spaziali fino
alla mondialità, fu accolta da una vivace polemica in cui si fronteggiarono gli
storici che respingevano la logica e la lettera della proposta in nome di una
concezione tradizionale della storia insegnata e quelli che, in nome della
ragione storiografica ma ancor più di quella didattica, sostenevano le
innovazioni prospettate. I primi ebbero larga ospitalità nella stampa ma alla
fine, benché si fosse trovato un accordo sostanziale in nome della scientificità
e dell'insegnabilità della storia, il cambio di governo azzerò tutto e la riforma
cominciò daccapo il suo iter. Nel secondo caso, sono state avanzate da una
Commissione ministeriale (di cui non si sa nulla se non il nome del suo
intellettuale di riferimento, il prof. Bertagna) proposte per l'insegnamento della
storia prima per la scuola di base, poi per i licei. In entrambi i casi, grazie al
fatto che l'Insmli ed il Landis hanno stipulato Protocolli d'intesa con il MIUR,
questo ha richiesto i loro pareri sulla stesura delle nuove indicazioni. Ci sono
state discussioni4, si sono creati gruppi di studio per dare alle risposte il
massimo di serietà scientifica e di condivisione, si sono inviati al MIUR
documenti assai precisi e motivati ma non si è avuto alcun riscontro. L'Insmli
e il Landis sono parte attiva di un Forum delle Associazioni disciplinari
nazionali a cui si deve, fra l'altro, un Libro bianco sulla Riforma Moratti 5.
Nonostante ciò, il lavoro continua in tutte le direzioni: verso le scuole, verso il
Ministero, verso la società civile e il mondo della storiografia per aprire con
esso uno scambio di competenze che sostengano il difficile compito di
insegnare storia. Ciò è necessario anche per far fronte a nuove prospettive.
La formazione degli insegnanti e la didattica si aprono ai nuovi linguaggi della
tecnologia. Ciò modifica profondamente la struttura stessa del discorso di
apprendimento della storia poiché il discorso culturale e quello operativo non
sono esterni l'uno all'altro ma trovano un terreno di forte coesione nell'azione
formativa6. L'esigenza nata all'interno dell'Insmli ha trovato convergenza con
la Convenzione stipulata nel 2003 con il Ministero in cui si prevedeva che
l'Insmli si attivasse "nel campo della formazione iniziale e in servizio del
3 E' stato dedicato a tale nesso il "Seminario nazionale sulla formazione", Ancona 15/16
dicembre 2003
4 Vico Equense, 22-24 maggio 2003, L'Insmli, la storia, la scuola. Seminario nazionale
della formazione.
5 Pubblicato a Bologna nel novembre del 2003 a spese del Forum in un numero limitato di
copie, tale Libro è però consultabile su http://www.novecento.org/LibroBianco.pdf.
6 Vedi convegno di Alessandria 5-6 maggio 2005, Multimedialità e formazione online: le
nuove frontiere
personale scolastico, da realizzare in presenza o a distanza". Già da due
anni l'Insmli ed il Landis collaboravano con INDIRE (Istituto Nazionale di
Documentazione per l'Innovazione e la Ricerca Educativa, ex-BDP) per la
formazione a distanza dei docenti italiani, prima i nuovi assunti, poi quelli
coinvolti nelle sperimentazioni di riforma. Abbiamo continuato a farlo. L'anno
scorso ci sono stati richiesti ed abbiamo prodotto studi di casi, abbiamo
moderato diversi Forum ed attualmente siamo presenti nella piattaforma
Indire con un'ampia produzione di materiali di studio, laboratori e Forum,
mentre si va sviluppando la riflessione e la ricerca e si arricchisce la
competenza degli operatori su questi temi di frontiera. Anche l'idea di questo
portale è stata elaborata nel seno della Commissione didattica. Il
meccanismo di innovazione interno alle scuole passa non solo per le nuove
generazioni di manuali e per le loro contrastanti proposte, galleggianti su
flussi di riforma e di resistenza ad essa, ma sempre più attraverso la
possibilità di scaricare dal web materiali abbastanza compiuti su singoli
spezzoni d'insegnamento: strumenti che paiono utili sono riprodotti, replicati
da una classe all'altra, adattati e semplificati. Ciò comporta spesso il loro
degrado scientifico e didattico: innovazioni intelligenti e materiali raffinati
diventano, man mano che si diffondono, più poveri e più insensati. Questo è
un problema ma, se il web è all'origine di esso, su quello occorre agire per
contrastarne l'uso più meccanico e passivo. Un'altra linea d'attenzione è
aperta dalla considerazione che nel 2015 il 6% degli alunni della scuola
italiana saranno stranieri ed un terzo di essi osserverà la religione
musulmana. Saranno presenti nelle nostre classi più di cento lingue e molte
religioni. Quale storia, dunque, per classi così composite? La questione ha
molte sfaccettature: se ne studiano le variabili rifiutando di confondere i
problemi di senso di appartenenza (antropologici, religiosi, ecc.) con quelli di
cittadinanza. Per questa e per altre ragioni la Convenzione tra l'Insmli ed il
MIUR ha centrato nel 2004-2005 il suo asse sul tema storico-didattico "Il
cammino della democrazia" che si sviluppa, quest'anno 2005-2006,
nell'"Educazione alla cittadinanza". Esiste un "piano alto" della storia a cui
non possiamo e non dobbiamo rinunciare e su cui dobbiamo costruire una
continuità di obiettivi e strategie tra i diversi ordini scolari. Questo è il nodo
della questione: anche gli studenti che vengono da lontano potranno avere
memorie divise sui temi della libertà e della democrazia ma sarà un elemento
in più per ritrovarsi in una realtà comune - che non vuol dire omogenea -
fondamento di cittadinanza.

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La formazione nell'Insmli

  • 1. La formazione nell'INSMLI a cura di Aurora Delmonaco e Maurizio Gusso L'ultimo quinquennio ha rappresentato una sfida alta per chi si occupa di formazione degli insegnanti di storia. La complessità degli eventi e l'accelerazione della crisi dei sistemi e delle relazioni politiche, economiche, sociali, culturali che ci introduce alla "seconda modernità" nell'orizzonte mondiale, le mutazioni problematiche e le spinte che provengono dal panorama europeo, i molteplici problemi del contesto nazionale hanno costituito sul terreno della formazione lo sfondo di contrastanti impulsi per la riforma di una scuola sempre più scossa e oscillante fra innovazioni e difesa di rassicuranti consuetudini. Si sono verificate, inoltre, scorrerie di tipo ideologico nel campo dell'insegnamento della storia, per costruire e consolidare un senso comune in alternativa alle più forti e consolidate lezioni della storiografia. La Commissione didattica (dal 2002 Commissione per la Formazione) dell'Insmli ha sostenuto, nella rete degli Istituti ed all'esterno, il ruolo propositivo che ha caratterizzato la sua esistenza senza sottrarsi alle sfide che i tempi le hanno proposto. Ha respinto con decisione il tentativo messo in atto da qualcuno di porre sotto controllo l'editoria scolastica 1 ma, nello stesso tempo, ha incentivato l'offerta di sostegno ad una didattica aperta alla costruzione di una scuola democratica; ha partecipato al dibattito sulla riforma della scuola con spirito critico ma non si è risparmiata sul terreno della proposta2; si è aperta alla collaborazione con il Ministero, con cui l'Insmli ha stipulato protocolli d'intesa e convenzioni, senza perdere di vista l'intreccio con l'elaborazione storiografica e le urgenze della tenuta democratica della scuola. È stata condotta fra il 1999 e il 2002 una ricerca su Memoria e insegnamento della storia, a cui hanno collaborato l'Insmli, il MPI (poi MIUR) ed il Landis. Gli esiti sono stati pubblicati nel volume MIUR-Insmli-Landis, Testimoni di storia. Memoria e insegnamento della storia contemporanea (Quaderno n. 2 del MIUR, Istituto statale "Vittoria Colonna", Roma, 2004). Questo tema è tanto più oggetto di continua elaborazione e riflessione critica, quanto più si vanno diffondendo pratiche didattiche della "memoria" giocate su un uso rituale di essa, sulla pura spinta emotiva oppure su forzature identitarie. Gli Istituti della Resistenza, che hanno nella Commissione il loro referente nazionale, hanno prodotto molto soprattutto per l'enorme richiesta che viene loro dalle scuole in occasione delle Giornate della Memoria, del Ricordo, del 25 aprile, di tante altre date commemorative anche in sede locale ed hanno posto anche grande attenzione alla sempre più intensa frequentazione dei "Luoghi della memoria" ma, in ogni caso, si sono opposti alla tendenza a sostituire gli strumenti della comprensione con la facile - 1 La Commissione ha organizzato un Seminario nazionale ad Alessandria, 20 marzo 2003, su "La questione dei manuali di storia". 2 Si può consultare, per tali aspetti, il sito novecento.org
  • 2. Pag.3, - commozione, aprendo il discorso al tema latente di come e che cosa si insegna quando si fa storia a scuola 3, essenziale della riflessione dell'Insmli e del Landis. Tale attenzione privilegiata ha coinvolto la Commissione Formazione ed il Landis nelle due stagioni del processo di riforma della scuola: a pieno titolo nella Commissione Berlinguer-De Mauro, come "osservatori" esterni nella fase attuale. Nel primo caso la proposta di un curricolo di storia sostenuto da Insmli e Landis, centrato su un processo continuo di sviluppo delle competenze che rendono la storia esperienza di un sapere consapevole di se stesso, aperto alle diverse dimensioni spaziali fino alla mondialità, fu accolta da una vivace polemica in cui si fronteggiarono gli storici che respingevano la logica e la lettera della proposta in nome di una concezione tradizionale della storia insegnata e quelli che, in nome della ragione storiografica ma ancor più di quella didattica, sostenevano le innovazioni prospettate. I primi ebbero larga ospitalità nella stampa ma alla fine, benché si fosse trovato un accordo sostanziale in nome della scientificità e dell'insegnabilità della storia, il cambio di governo azzerò tutto e la riforma cominciò daccapo il suo iter. Nel secondo caso, sono state avanzate da una Commissione ministeriale (di cui non si sa nulla se non il nome del suo intellettuale di riferimento, il prof. Bertagna) proposte per l'insegnamento della storia prima per la scuola di base, poi per i licei. In entrambi i casi, grazie al fatto che l'Insmli ed il Landis hanno stipulato Protocolli d'intesa con il MIUR, questo ha richiesto i loro pareri sulla stesura delle nuove indicazioni. Ci sono state discussioni4, si sono creati gruppi di studio per dare alle risposte il massimo di serietà scientifica e di condivisione, si sono inviati al MIUR documenti assai precisi e motivati ma non si è avuto alcun riscontro. L'Insmli e il Landis sono parte attiva di un Forum delle Associazioni disciplinari nazionali a cui si deve, fra l'altro, un Libro bianco sulla Riforma Moratti 5. Nonostante ciò, il lavoro continua in tutte le direzioni: verso le scuole, verso il Ministero, verso la società civile e il mondo della storiografia per aprire con esso uno scambio di competenze che sostengano il difficile compito di insegnare storia. Ciò è necessario anche per far fronte a nuove prospettive. La formazione degli insegnanti e la didattica si aprono ai nuovi linguaggi della tecnologia. Ciò modifica profondamente la struttura stessa del discorso di apprendimento della storia poiché il discorso culturale e quello operativo non sono esterni l'uno all'altro ma trovano un terreno di forte coesione nell'azione formativa6. L'esigenza nata all'interno dell'Insmli ha trovato convergenza con la Convenzione stipulata nel 2003 con il Ministero in cui si prevedeva che l'Insmli si attivasse "nel campo della formazione iniziale e in servizio del 3 E' stato dedicato a tale nesso il "Seminario nazionale sulla formazione", Ancona 15/16 dicembre 2003 4 Vico Equense, 22-24 maggio 2003, L'Insmli, la storia, la scuola. Seminario nazionale della formazione. 5 Pubblicato a Bologna nel novembre del 2003 a spese del Forum in un numero limitato di copie, tale Libro è però consultabile su http://www.novecento.org/LibroBianco.pdf. 6 Vedi convegno di Alessandria 5-6 maggio 2005, Multimedialità e formazione online: le nuove frontiere
  • 3. personale scolastico, da realizzare in presenza o a distanza". Già da due anni l'Insmli ed il Landis collaboravano con INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione per l'Innovazione e la Ricerca Educativa, ex-BDP) per la formazione a distanza dei docenti italiani, prima i nuovi assunti, poi quelli coinvolti nelle sperimentazioni di riforma. Abbiamo continuato a farlo. L'anno scorso ci sono stati richiesti ed abbiamo prodotto studi di casi, abbiamo moderato diversi Forum ed attualmente siamo presenti nella piattaforma Indire con un'ampia produzione di materiali di studio, laboratori e Forum, mentre si va sviluppando la riflessione e la ricerca e si arricchisce la competenza degli operatori su questi temi di frontiera. Anche l'idea di questo portale è stata elaborata nel seno della Commissione didattica. Il meccanismo di innovazione interno alle scuole passa non solo per le nuove generazioni di manuali e per le loro contrastanti proposte, galleggianti su flussi di riforma e di resistenza ad essa, ma sempre più attraverso la possibilità di scaricare dal web materiali abbastanza compiuti su singoli spezzoni d'insegnamento: strumenti che paiono utili sono riprodotti, replicati da una classe all'altra, adattati e semplificati. Ciò comporta spesso il loro degrado scientifico e didattico: innovazioni intelligenti e materiali raffinati diventano, man mano che si diffondono, più poveri e più insensati. Questo è un problema ma, se il web è all'origine di esso, su quello occorre agire per contrastarne l'uso più meccanico e passivo. Un'altra linea d'attenzione è aperta dalla considerazione che nel 2015 il 6% degli alunni della scuola italiana saranno stranieri ed un terzo di essi osserverà la religione musulmana. Saranno presenti nelle nostre classi più di cento lingue e molte religioni. Quale storia, dunque, per classi così composite? La questione ha molte sfaccettature: se ne studiano le variabili rifiutando di confondere i problemi di senso di appartenenza (antropologici, religiosi, ecc.) con quelli di cittadinanza. Per questa e per altre ragioni la Convenzione tra l'Insmli ed il MIUR ha centrato nel 2004-2005 il suo asse sul tema storico-didattico "Il cammino della democrazia" che si sviluppa, quest'anno 2005-2006, nell'"Educazione alla cittadinanza". Esiste un "piano alto" della storia a cui non possiamo e non dobbiamo rinunciare e su cui dobbiamo costruire una continuità di obiettivi e strategie tra i diversi ordini scolari. Questo è il nodo della questione: anche gli studenti che vengono da lontano potranno avere memorie divise sui temi della libertà e della democrazia ma sarà un elemento in più per ritrovarsi in una realtà comune - che non vuol dire omogenea - fondamento di cittadinanza.