2. Parole che ci fanno riflettere…
…Parole che ci conducono inevitabilmente a parlare del DIGITALE: non solo per discutere del cyberbullismo ma
soprattutto perché il digitale incide sulla veicolazione di messaggi e sulle modalità di azione
3. Nativi digitali….
Vivono in una
società “liquida”
Dove domina l’idea che tutto è
consentito e possibile
Dobbiamo educare
di più
Ma l’educare stesso ci disorienta
I saperi e i comportamenti
sono fluidi e continuamente
mutevoli
Produce pensieri, azioni veloci e
spazi vicini e possibili (si elimina lo
spazio-tempo)
Mente allargata
4. Infanzia nel mondo (2017)
92% teenager tra i 13 e i 17 anni accede quotidianamente alla rete
73% possiede un dispositivo
5. Dalla parola “telefonino”a smartphone
Influenza radicalmente la nostra esistenza
(come agisco, guardo, mi incontro…)
rivoluzionando la comunicazione globale
Ha cambiato i rapporti tra le persone:
siamo SEMPRE iperconnessi….TUTTI
È diventato un antidoto alla noia e al senso
di solitudine
Da sensazioni di onnipotenza pervasiva
perché da visibilità ai nostri pensieri,
passioni, creatività
La relazione con LUI è di ADORAZIONE
trascuro l’altro
Ha permesso di perdere il senso dell’attesa
10 anni di smartphone
MA…..
6. …LA RETE è una parola connotata affettivamente cioè che
unisce per cui è una OPPORTUNITA’
Un buon uso tecnologico fa
sviluppare abilità cognitive,
sostiene l’apprendimento e fa
migliorare le capacità espressive
(ingegno, creatività etc)
Accelera il processo di
individuazione e della costruzione
della propria identità:
• utili per lo sviluppo della
socializzazione per superare
timidezza/insicurezza
• contribuisce a contenere l’ansia
del distacco genitoriale
(G. Maiolo, 2019)
7. rischi
Abuso della
tecnologia digitale
per cui sostituisco il
mondo virtuale con
quello reale
Legame
esclusivo/dipendenz
a col digitale che
diventa spazio
mentale ed affettivo
“Normalizzazione dei
comportamenti
aggressivi”
La continua esposizione alla violenza, veicolata da internet, dai videogiochi o video,
abbassa la percezione della distruttività che viene vista come divertimento ed azzera il
confine tra virtuale e reale. Il consumo precoce di tali materiali aumenta l’aggressività ed è
fattore di rischio per prepotenze e soprusi fisici e verbali, soprattutto dove esistono
preesistenti potenziali di aggressività legati all’ambiente familiare e culturale di crescita
8. L’aggressività
L’aggressività: comportamento che si esprime in atti fisici, verbali e/o scritti che
producono, in modo consapevole e intenzionale, un danno fisico e/o psicologico verso
persone, animali o cose
I comportamenti aggressivi sono alla base dei fenomeni di bullismo, cyberbullismo e
discriminazioni in genere che sono caratterizzati dalla ripetitività e stabilità di condotta e
non dalla estemporaneità tipica dell’aggressività
9. Educare oggi: paradossi
Non si sa più educare
Più strumenti educativi, più conoscenze
più fatica e perdita di autorevolezza che
deve guidare e indicare il percorso di
crescita fatto di limiti e contenimenti
ragazzi consapevoli ed autoregolati
emotivamente
Ragazzi che sanno tutto (rischi,
modalità d’uso...)
Ma cadono nella “rete” virtuale perché
non denunciano se sono bullizzati? Perché
si adeguano mettendo foto o mostrandosi
aggressivi o autolesionandosi o ritirandosi
dal sociale?
10. Educare oggi
Esiste un vuoto educativo senza senso del limite che aiuta a capire dove e quando
fermarsi
I ragazzi non hanno così strumenti per autoregolarsi e contenere impulsi e passioni
Non hanno una educazione emotiva ma percepiscono solo l’adrenalina che entra in
circolo di colpo eccitando tutto il corpo e che serve loro per sconfiggere la noia
(veramente mai esperita)
Si passa da potenziali individui MULTITASKING a individui EMOTIVAMENTE VULNERABILI
11. Non si educa fino a che…
I genitori considerano l’aggressività normale gioco divertente tra ragazzi o difesa da un “mondo che
va a rotoli”. È un problema culturale del mondo adulto in primis
Se inviti i ragazzi ad usare la metacognizione, l’empatia (assottigliata dalla rete) fanno fatica!! Perché
manca in noi la TRASMISSIONE DELLA GRAVITA’ DEI GESTI/PAROLE L’AZIONE EDUCATIVA non è
stata sufficiente e non adeguata ai tempi. Si svaluta la violenza perché è sempre esistita!!
12. oggi……
Le EMOTICON hanno la DELEGA EMOTIVA: i ragazzi sono davvero convinti di avere degli amici
“veri” perché stanno sui social tutto il giorno e non riconoscono le differenze con le reali
interazioni. Oggi non ci si tocca se non senza un contatto fisico perché il corpo fisico con le sue
rappresentazioni, è stato eliminato
13. bullismo
Dall’inglese bullying che significa
prepotenza/maltrattamento
È un comportamento sociale fatto da azioni
e atteggiamenti violenti non casuali, ma
intenzionali e che si protraggono nel tempo
Fenomeno sotterraneo e subdolo
È forma di violenza nascosta e orizzontale
(tra minori)
Diretto (comportamenti molesti in cui si
sopraffà l’altro con la forza fisica da parte del
bullo con compici e/o branco)
Indiretto con violenze e persecuzioni
meno fisiche e più psicologiche (attacco
verbale, pettegolezzo, calunnie, offese,
isolamento)
L’obiettivo è produrre intenzionalmente e
in modo determinato, sofferenza ed
esercitare potere sulla vittima per un
tempo lungo
Disagio che lascia segni profondi e a
rischio psicopatologia con sintomi che
perdurano anche a distanza di tempo
Colpiscono l’autostima della vittima
14. Bullismo nel tempo
ieri
Offese, prese di giro, aggressioni fisiche
Omertà della vittima
Il bullo agiva di nascosto per non essere scoperto
da nessuno o al massimo si mostrava ai pochi per
mostrare le proprie prodezze
Vittima poteva cambiare ambiente per respirare e
ricominciare
L’adulto poteva difendere la vittima e sanzionare o
redarguire severamente il bullo
oggi
Offese, prese di giro, aggressioni fisiche
Omertà della vittima
Desiderio di ammirazione dalle masse: si mostra e
non teme conseguenze
Le prodezze sono pubbliche e documentate da
video che lo rendono popolare e pieno di
ammirazione
La vittima non può scappare perché il web
conserva memoria della vergogna provata
Pensiero “meglio farsi gli affare propri”
15. Per saperne di più
Rapporto ISTAT (2015) su 24.000 famiglie italiane
16. Si fa il bullo per:
Essere riconosciuti (84%)
Essere ammirati dall’altro sesso (61%)
Non sentirsi esclusi (61%)
Divertirsi (45%)
(Oliviero Ferraris, 2018)
Mancanza regole e limiti
Ambiente di crescita con comportamenti aggressivi
Imitazione dei comportamenti violenti
Difesa dalla violenza subita
Bisogno di conferme ed attenzioni
Dimostrazione di potere
Intolleranza alla frustrazione
Stereotipi verso le diversità
Difficoltà nella gestione emotiva/fragilità emotiva
Incapacità gestione conflitti
Mancanza empatia
17. Bullismo: una parola, molte facce
Bullismo a scuola tra pari (diretto e indiretto)
Bullismo discriminante (esclusione/offese/isolamento chi appartiene a gruppi con
particolari caratteristiche come etnia/cultura o disabilità)
Bullismo di genere
Bullismo omofobico (verso orientamenti sessuali diversi da quello etero)
Bullismo razzista (intolleranza verso religioni/culture o colore pelle)
18. “Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli
onesti“ Martin Luther King
Perché non segnali il
sopruso? Le risposte
• Non serve a niente perché
nessuno alla fine fa nulla
• È un gioco
• Ci si diverte
• Io non faccio la spia
• Poi se la prendono anche con me
Vantaggi
Bisogno di non essere ritenuti
traditori dal gruppo di appartenenza
Difficoltà a percepire il dolore della
vittima in modo empatico
Il disimpegno morale: “se ti immischi
ci rimetti, meglio pensare per se’”
L’imperante individualismo
Strategie difensive per non farsi
coinvolgere emotivamente e strategie
utilitaristiche (“se la vittima non dice
nulla vuol dire che non è un
problema”) che rimanda alla cultura
dell’ognuno per sé per evitare che
poi “tocchi anche a me”
Una vera e propria deriva
culturale che fa paura
19. cyberbullismo
Prepotenze e violenze per lo più indirette fatte con
dispositivi digitali e via web
Più lesivi degli attacchi fisici
Fuori dal controllo adulto
Prepotenze invisibili, indirette e spesso anonime
Per lo più riguarda invio e pubblicazione di
messaggi offensivi e diffamatori, intimidazioni,
rivelazione di dati personali, diffusione profili falsi
e divulgazione immagini compromettenti per la
vittima
Tutto è possibile, tutto può essere anonimo, tutto
è subdolo, assenza di confini
Nel web la natura sociale e il ruolo di ogni
membro del gruppo, nel determinare il fenomeno,
è esplicitato e fissato nel funzionamento stesso dei
social network:: visualizzazioni, anteprime, «mi
Piace», copertura, Interazioni (mi piace, commenti,
condivisioni) video, persone che ti seguono…
correlazione tra cyberbullismo e parole d’odio in
rete e nei social
Bullismo discriminatorio, cyberbullismo e parole
d’odio nei social si basano sul pregiudizio e sugli
stereotipi a partire da quelli di genere
20. cyberbullismo e odio in rete
cyberbullismo e parole d’odio in rete sono parte di uno stesso fenomeno che, come il bullismo, è una
problematica di tipo sociale che coinvolge il gruppo e tutti i suoi partecipanti
Vanno quindi sensibilizzati tutti gli attori a partire da chi si percepisce più distante in un ruolo di
spettatore affinché sviluppi e affini abilità personali e sociali quali:
la consapevolezza,
la responsabilizzazione personale,
l’attitudine a non tollerare le prevaricazioni
23. Legge nazionale 71/2017
1.si riconosce al ragazzo ultraquattordicenne che sia stato vittima di cyberbullismo di richiedere l'oscuramento,
la rimozione o il blocco dei contenuti diffusi nella rete.
2.Costituzione di un tavolo tecnico per prevenzione e contrasto del cyberbullismo presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri che predispone un piano di azione integrato
3. il MIUR adotta delle linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo nelle scuole.
Tale Piano varrà aggiornate ogni due anni.
4.ogni scuola nomina un docente referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di
contrasto del cyberbullismo,
5.per il triennio 2017-2019 ci sarà una formazione del personale scolastico sul tema. Verrà promosso un ruolo
attivo degli studenti e di ex studenti in attività di peer education.
6.I servizi territoriali, con l'ausilio delle associazioni e degli altri enti che perseguono le finalità della legge,
promuovono progetti personalizzati per sostenere le vittime di cyberbullismo e a rieducare, gli autori di
cyberbullismo.
7.Il dirigente scolastico che venga a conoscenza di atti di cyberbullismo informa tempestivamente i genitori
dei ragazzi coinvolti. Adeguamento dei regolamenti scolastici con sanzioni disciplinari, commisurate alla
gravità degli atti compiuti.
8.ammonimento con convocazione da parte del questore, per gli autori di atti di cyberbullismo, di età
compresa fra i 14 e i 18 anni e i loro genitori, se non c’è querela o denuncia per i reati di cui agli articoli 594,
595 e 612 del codice penale
24. Segnali se fosse vittima
Osservare cosa nasconde tuo figlio: le aggressioni possono avere segni
Osserva improvvisi cambi di umore, resistenze verso la scuola, non voler frequentare luoghi o
persone, isolamento, assenza di contatti sociali
Atteggiamenti ripetuti di sconforto, di ritiro, di andare a scuola, eccessiva immersione nello studio,
disinteresse per eventi sociali (gite, eventi sportivi,)
Desidera essere accompagnato a scuola
Perde di continuo oggetti personali, richiede spesso soldi o li sottrae
Osserva disturbi psicosomatici (alterazioni sonno, irrequietezza, attacchi di panico, cefalee insistenti,
dolori addominali, inappetenza, ansia, problemi di restrizione alimentare)
25. Segnali se fosse bullo
Osserva atteggiamenti arroganti e prepotenti, intelleranza e rabbia esplosiva
Valutare quanto sia ostentata la sicurezza di tuo figlio e quanto invece sia fragile e bisognoso di
continue conferme e insicuro
Valuta se regge le frustrazioni e i no che gli vengono dati
Considerare se e quanto è difficile fargli rispettare le regole e con quale frequenza ha
comportamenti trasgressivi (usce sempre e fino a tardi, fumo, uso alcol, attività estreme…)
Non chiede mai soldi
Non sottovalutare azioni di violenza fisica e verbale su adulti e fratelli
26. Prevenire si può INSIEME
La prevenzione nasce dalle piccole cose quotidiane: dare esempio a casa a scuola, a sport
Incentivare a usare formule ormai desuete: per favore, permesso, posso, salutare, ringraziare
per l’aiuto ricevuto, attendere il proprio turno…ma con spiegazioni diverse che parlano di
rispetto di se e dell’altro non di “portami rispetto che sono più vecchio di te”
Ricordarsi che nessun psicologo vi insegnerà a fare ma a osservare voi stessi e i vostri figli:
mettersi ogni giorno in discussione è la soluzione!
Perché essere genitori non segue una pratica del fare ma dell’essere
Non ci sono regole preconfezionate per tutti e per ogni situazione uguale a se stesse
27. L’integrazione educativa
Serve riattivare le funzioni collettive di una educazione partecipata tra le varie componenti
sociali e in particolare tra famiglia e scuola affinché insieme si possano insegnare
COOPERAZIONE E COLLABORAZIONE
Oggi spesso invece che allearsi ci si accusa di reciproca incompetenza e incapacità tra
scuola e famiglia alimentando il senso di irresponsabilità nei ragazzi
PER CRESCERE UN BAMBINO CI VUOLE UN INTERO VILLAGGIO (proverbio africano)
28. Prevenire tra pari
Gli interventi che si possono attivare, per promuovere abilità e competenze sono
molte. L’attenzione però dovrebbe spostarsi, oltre che su cosa fare, su come
essere presenti là dove si manifestano i fenomeni dei quali ci stiamo occupando.
Per avere delle comunità virtuali capaci di attivarsi responsabilmente risulta
strategico attivare percorsi formativi di Educazione tra Pari
Dove si insegni a “costruire l’umano” tramite le life skills (in particolare:
consapevolezza di sé e gestione emotiva, empatia e comunicazione, problem
solving e pensiero critico) nuovi influencers che usano la cooperazione vs la
competizione, la gentilezza vs l’odio, tolleranza vs rifiuto
29. Educare oggi è:
Studiare per conoscere le nuove tecnologie e
aggiornarsi di continuo
Dare LIMITI e CONFINI CHIARI
Essere buoni modelli emotivi/educativi*
Essere COERENTI
Avere voglia di osservarli
Far riconoscere e stimolarli a esprimere le
emozioni vs uso delle faccine
*cosa faccio io sul web? Come mi comporto nelle relazioni? Chi cosa critico? Sono tollerante,
comprensivo e solidale verso l’altro diverso da me?......
Incentivare il piano emotivo vs cognitivo
Aiutarli a costruire empatia
Parlate con vostro figlio/a creando una
stanza della conversazione (di loro, del
loro mondo, del mondo social, dei rischi,
dei reati, delle emozioni)
Chiedete aiuto ad un esperto: imparerà da
voi che è possibile chiedere e ricevere
aiuto
30. educare
AUTOREVOLEZZA (capacità di governare e guidare l’altro alla crescita
l’autorevolezza è coerenza e serve a dare sicurezza)
Accoglienza nella REGOLA (contenere le pretese, valorizzare senza negare i
bisogni e le necessità) mettendo la
RELAZIONE AL CENTRO e usando la
NEGOZIAZIONE
Educare è condurre, far venire fuori ma anche prendersi
cura, occuparsi, assistere
e deve prevedere:
“I no sono un pò come
cancelli che proteggono e
fanno sentire sicuri” Asha
Phillips (1999)
31. Cosa fare se mio figlio è vittima
Offrirgli la massima comprensione e incoraggiarli a
condividere ciò che provano
Non andare su tutte le furie: insegnerete che la rabbia non
si regola ricordarsi che siamo noi gli adulti e dobbiamo
“reggere” in primis noi la frustrazione di fronte a tali eventi
Non forzateli a raccontare facendo il terzo grado ma con
l’invito a darvi info concrete per poterli aiutare
Insegnare a non rispondere ai bulli e a non supplicare i
bulli affinché smettano con le prese in giro
Insegnargli a bannare i bullli e informare gli adulti senza
rispondere alle offese online
Dargli ascolto attento e partecipato: se non dicono nulla
chiedete agli amici, o fate domande su ciò che avete
notato (“come ti sei fatto questi graffi?”)
Aiutarli a non sentirsi in colpa né sbagliati per l’accaduto
Non minimizzare i fatti come “ragazzate”
Mostrargli reale diponibilità e atti concreti nel dargli aiuto
Informare e collaborare subito con la scuola
Prevedere l’aiuto di uno specialista
Invitarli a frequentare amici diversi e allargare la cerchia di
frequentazioni
Parlare della tecnologia con loro e usare il Parental control
per vedere i loro interessi quando navigano o usano i
social
32. Cosa fare se è bullo
Parlarne subito evitando un processo ma capire
Ascoltare le motivazioni
Comprendere se è consapevole delle azioni
offensive che usa
Spiegare che non è con la prepotenza che si
risolvono le cose
Chiedergli cosa può provare la persona offesa
Fare chiarezza sulle conseguenze derivanti dai
comportamenti dei bullismo
Pretendere che si scusi con chi ha offeso e si
confronti con la vittima e i genitori
Date una sanzione riparatrice che richieda
impegno e fatica per farlo riflettere
Mantenere comunicazione e dialogo
Confrontarsi con altri genitori per non essere
isolati e fare alleanza contro il bullismo
Verificare con gli altri genitori l’effettivo
atteggiamento nel gruppo di vostro figlio
Cosa sta accadendo in famiglia? I modelli litigiosi
contano
Chiedere aiuto se la situazione non è più gestibile
a un esperto fuori e dentro la scuola
33. Cosa fare se sa ma non parla
Educare a non tenere segreti
Spiegare che tacere sul bullismo equivale a
una ulteriore violenza sulla vittima perché si
è complici
Chiarite che non si fa la spia ma è un dovere
uscire dall’omertà
Spiegare che denunciare è un atto di
coraggio e può intimidire ma è l’unica cosa
da fare
Insegnate l’empatia verso la vittima
Spiegare che il silenzio della maggioranza
silenziosa incoraggia i bulli e che è in questa
categoria di persone la leva che permette di
cambiare la situazione
Fare esempi concreti ripresi dalla cronaca sul
bullismo e le sue conseguenze
Dategli sostegno e rassicurazioni se sostiene
che ha paura delle ritorsioni invitandolo a
cercare molti consensi nel denunciare e
riferirsi anche agli adulti autorevoli
34. Regole d’uso dello smartphone
Va usato solo quando serve
A scuola va spento e consegnato
Va spento durante i compiti a casa
Quando si mangia si lascia nell’altra stanza
Si spenge la sera e va lasciato in un
determinato posto
Può essere usato per i videogiochi ma con
un tempo specifico
Si tiene sotto controllo quanto tempo si
usa
Non si usa per inviare o pubblicare foto
private
Non si usa per mandare messaggi
offensivi o prese di giro anche se ci paiono
innocue
Anche i genitori lo usano in egual modo
(Maiolo, G. 2019)
Non si vieta l’uso ma si da con regole e limiti
(Andreoli, V. 2017)
35. Educazione digitale
Insegnare una corretta educazione da tenere in rete e sui social, a non offendere o denigrare gli altri
Educare al rispetto dei valori e dei sentimenti degli altri evitando di attaccare a livello personale
Educare a un uso misurato e adeguato delle emoticon
Invitare a curare il linguaggio, l’ortografia, la punteggiatura
Insegnare a chiedere sempre il consenso prima di taggare foto e video
Educare a citare la fonte dei materiali postati online
Raccomandare di non innescare litigi e offese quando si partecipa a una discussione
Vietare di pubblicare i post che contengano offese o parole di odio, di pregiudizio e discriminazione
razziale, sessuale, religiosa
(Maiolo, G. 2019)
36. prevenire
Viste le conseguenze che fenomeni di bullismo e cyber hanno nel tempo è
necessario che gli adulti di riferimento siano capaci di:
Osservare
Ascoltare
Sostenere
Costruire e mantenere legami solidi e partecipati: antidoto alla solitudine e unico
efficace strumento di prevenzione
37. informarsi
letture
Mio figlio tra bullismo e
cyberbullismo vittima, bullo o
complice? Maiolo G., 2019
Stop al cyberbullismo, Iannaccone N.
Tutto troppo presto, Pellai A.
Oltre il pantalone rosa, Manes T.
Genitori 2.0, Maiolo G.,
film
Cyberbully. Pettegolezzi online (2011)
Disconnect (2014)
Infernet (2016)
Nient’altro che noi (2008)
Un gioco da ragazze (2008)
Un bacio (2016)
link
www.cyberbullismo.com
www.generazioniconnesse.it
www.bullismoonline.it