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Consiglio Regionale - Gruppo Consiliare M5S
Al Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo
L’Aquila SEDE
Al Presidente della I Commissione Consiliare Permanente
L'Aquila SEDE
RISOLUZIONE URGENTE
OGGETTO: Istituzione dell'Ufficio per la Trasparenza e l'Anticorruzione.
Il Consiglio Regionale:
Premesso che:
− Il problema della corruzione in generale nel Paese, e in particolar modo nella Pubblica
Amministrazione, appare come una vera e propria emergenza sociale;
− I pubblici dipendenti di ogni ordine e grado possono essere sottoposti, per i loro doveri
d'ufficio a tensioni e sollecitazioni, il cui contrasto merita di essere rafforzato con
iniziative coordinate con la normativa vigente;
− Il danno prodotto dal sistema illegale della corruzione incide pesantemente e
negativamente sull'efficienza della Pubblica Amministrazione concorrendo a determinare
un imponente quanto ingiustificato aumento della spesa pubblica con le negative ricadute
economiche e fiscali che questo comporta;
− In attuazione dell'articolo 6 della convenzione ONU contro la corruzione del 31 ottobre
2003 (ratificata con legge 3 agosto 2009 n. 116) ed in attuazione degli articoli 20 e 21
della convenzione penale sulla corruzione adottata a Strasburgo il 27 gennaio 1999,
ratificata ai sensi della Legge 28 giugno 2012, n. 110, il Parlamento Italiano ha approvato
la Legge 6 novembre 2012 n.190, recante: "Disposizioni per la prevenzione e la
repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione", entrata in
vigore il 28.11.2012;
− La legge n. 190/2012 prevede che ogni Amministrazione definisca il Piano triennale di
prevenzione della corruzione individuando e selezionando i processi da monitorare,
identificando i rischi più probabili nell'ambito dei processi considerati, progettando un
sistema di controlli e identificando per ciascun rischio un sistema di azioni per la
prevenzione;
− Con Delibera n. 72/2013 l'Autorità Nazionale Anticorruzione, ai sensi dell'art. 1 c. 2 lett.
b) della legge 6 novembre 2012 n. 190, ha approvato il Piano Nazionale Anticorruzione e
sulla base delle indicazioni in esso contenute ogni pubblica amministrazione ha definito
un proprio Piano Anticorruzione in ambito decentrato;
− Il Decreto 24 giugno 2014, n. 90 convertito con modificazioni dalla L. 11 agosto 2014, ha
previsto, tra l'altro, che le funzioni del Dipartimento della funzione pubblica della
Presidenza del Consiglio dei Ministri in materia di trasparenza e di prevenzione della
corruzione, di cui all'art. 1, cc. 4, 5 e 8 della legge 6.11.2012 n. 190, sono trasferite
all'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC);
− La legge 6 novembre 2012, n. 190 recante: “Disposizioni per la prevenzione e la
repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, all'art. 1,
commi 5, 8 e 60, prevede che l'organo di indirizzo politico, su proposta del Responsabile
della prevenzione della corruzione, individuato ai sensi del comma 7 dell'art. 1 della legge
stessa, entro il 31 gennaio di ogni anno, adotta il Piano Triennale di Prevenzione della
Corruzione;
− Tale Piano elaborato sulla base delle Direttive contenute nelle Linee di indirizzo del
Comitato Interministeriale, contiene degli obiettivi strategici governativi per lo sviluppo
della strategia di prevenzione a livello centrale e fornisce indirizzi e supporto alle
Amministrazioni Pubbliche per l'attuazione della prevenzione sulla corruzione;
− Spetta all'organo di indirizzo politico approvare il Piano Anticorruzione e relativi allegati
secondo quanto previsto dall'art. 1, comma 8, della legge n. 190;
− Con delibera n. 12/2014, l'Autorità Nazionale Anticorruzione (A.N.AC.), identifica la
Giunta quale organo competente per l'adozione del Piano Triennale di Prevenzione della
Corruzione negli enti locali.
Rilevato che:
− Il Piano, quale strumento di carattere organizzativo - programmatico, si prefigge di
realizzare la riduzione delle opportunità che si manifestino casi di corruzione, l'aumento
della capacità di scoprire i casi di corruzione, la creazione di un contesto sfavorevole alla
corruzione;
− Con il termine "corruzione" nel PNA viene inteso il procedimento di assunzione di
decisioni (di assetto di interessi a conclusione di procedimenti, di determinazioni di fase
interne a singoli procedimenti, di gestione di risorse pubbliche) devianti dalla cura
dell'interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi
particolari;
− E' necessaria l'individuazione delle attività dell'Ente nell'ambito delle quali è più elevato il
rischio di corruzione prevedendo, per le attività a rischio, meccanismi di annullamento o
mitigazione del rischio di corruzione, nonché di formazione, attuazione e controllo delle
decisioni idonei a prevenire il rischio di corruzione.
Preso atto che:
− L'ANAC ha svolto un'analisi dei PTPC di 1911 amministrazioni che ha riguardato i Piani
adottati per il triennio 2015-2017 incentrando la valutazione sulla qualità del processo di
gestione del rischio, sulla programmazione delle misure di prevenzione e sul
coordinamento o integrazione con altri strumenti di programmazione;
− La fase maggiormente critica risulta essere l’analisi del contesto esterno, insufficiente o
inadeguata nel 96,52% dei PTPC analizzati (addirittura assente nell’84,46% dei casi). In
altre parole, è risultata inadeguata la capacità delle amministrazioni di leggere ed
interpretare le dinamiche socio-territoriali e di tenerne conto nella redazione del PTPC;
− L’analisi del contesto interno, da attuare attraverso l’analisi dei processi organizzativi
(mappatura dei processi), pur essendo meno critica della precedente fase, risulta
tendenzialmente non adeguata. Nel 73,9 % dei casi l’analisi dei processi delle cd. “aree
obbligatorie” presenta una bassa qualità ed analiticità. La percentuale aumenta al 79,78%
per i processi relativi alle “aree ulteriori”. Nello specifico, tra quei PTPC in cui la
mappatura dei processi nelle “aree obbligatorie” risulta inadeguata, emerge un 9,02% di
casi in cui essa risulta addirittura assente per talune aree. La percentuale sale al 46,09%
nel caso dei processi nelle “aree ulteriori”;
− La valutazione del rischio presenta ampi margini di miglioramento nella maggioranza dei
PTPC analizzati (nello specifico l’identificazione e analisi dei rischi nel 67,07% dei casi e
la valutazione e ponderazione del rischio nel 62,39% dei casi). Emerge la concreta
difficoltà delle amministrazioni di individuare correttamente i rischi di corruzione, di
collegarli ai processi organizzativi e di utilizzare un’adeguata metodologia di valutazione
e ponderazione dei rischi;
− Il trattamento del rischio (fase volta all’individuazione delle misure di prevenzione della
corruzione sulla base delle priorità emerse in sede di valutazione degli eventi rischiosi) è
risultato adeguato solo nel 37,72% dei PTPC analizzati. La qualità della programmazione
delle misure di prevenzione, che indica la capacità delle amministrazioni di identificare e
programmare gli interventi organizzativi finalizzati a ridurre il rischio corruttivo
nell’amministrazione, è risultata prevalentemente insufficiente (in media nel 77% dei
PTPC analizzati) per tutte le misure obbligatorie. La gran parte dei PTPC esaminati anche
se contiene misure “obbligatorie”, è priva di una concreta pianificazione delle stesse,
facendo venir meno la componente di programmazione propria dello strumento. Per
quanto concerne le misure ulteriori, invece, esse non sono state previste nel 55,5% dei casi
analizzati;
− L’analisi dei dati mostra l’assenza di un efficace coordinamento tra il PTPC e il Piano
della performance (nell’80,6% dei casi in esame). Il collegamento con il PTTI è
inadeguato nel 63,97% dei PTPC analizzati;
− Il livello di coinvolgimento degli attori interni ed esterni, utile alla migliore qualità del
processo di gestione del rischio, e le azioni di accompagnamento per la predisposizione
del PTPC risultano particolarmente critici; il coinvolgimento degli attori esterni è risultato
assente nel 55,38%; il coinvolgimento degli attori interni inadeguato nel 61,25% delle
amministrazioni. La qualità delle azioni di accompagnamento, sensibilizzazione e
formazione poste in essere per la realizzazione del PTPC sembra essere sostanzialmente
non elevata nel 75,98% dei PTPC analizzati;
− Il sistema di monitoraggio interno che risulta insufficiente nel 75,22% dei PTPC analizzati
la cui qualità sembra scontare problematiche e cause strutturali che concernono, da una
parte i ruoli e le responsabilità di soggetti che operano nelle amministrazioni e, dall’altra,
gli indirizzi del PNA rivolti indistintamente a tutte le amministrazioni;
− I fattori di successo per migliorare le strategie di prevenzione della corruzione, evitando
che queste si trasformino in un mero adempimento, sembrano essere la differenziazione e
la semplificazione dei contenuti del PNA, a seconda delle diverse tipologie e dimensioni
delle amministrazioni, nonché l’investimento nella formazione e l’accompagnamento
delle amministrazioni e degli enti nella predisposizione del PTPC.
Considerato che:
− E’ doveroso effettuare un'analisi di tutte le aree di attività ed una mappatura esaustiva di
tutti i processi;
− E’ necessario adottare tutti gli interventi necessari riguardanti l’imparzialità oggettiva
(volte ad assicurare le condizioni organizzative che consentono scelte imparziali) ed
l’imparzialità soggettiva del funzionario (per ridurre i casi di ascolto privilegiato di
interessi particolari in conflitto con l’interesse generale);
− E’ basilare assicurare l’integrità morale dei funzionari pubblici e la trasparenza d’azione
ed organizzazione della Pubblica Amministrazione;
− E’ fondamentale realizzare un lavoro di autoanalisi organizzativa per l’individuazione di
misure di prevenzione della corruzione, concepito non come adempimento a se stante ma
come una politica di riorganizzazione da conciliare, in una logica di stretta integrazione,
con ogni altra politica di miglioramento organizzativo;
− E’ nodale prevedere d'intesa con il dirigente competente, l'effettiva rotazione degli
incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il
rischio che siano commessi reati di corruzione;
− E’ importante inserire il Programma per la trasparenza all’interno del Piano Triennale di
Prevenzione della Corruzione, come specifica sezione, circostanza attualmente prevista
solo come possibilità dalla legge (art. 10 co. 2 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n.
33);
− E’ indispensabile redigere il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione annuale
coinvolgendo i componenti degli organi di indirizzo della “politica” in senso ampio;
− E’ importantissimo analizzare i settori principali e strategici dell’Ente più esposti a
fenomeni corruttivi (Appalti ed Opere Pubbliche, Contabilità Pubblica, Appalti e
Forniture di Beni e Servizi).
Ritenuto doveroso:
− Approfondire l’analisi degli aspetti cruciali indicati dal PNA, ossia: trasparenza, conflitto
di interessi, incompatibilità dei pubblici dipendenti, conferimento incarichi, tempi
dell’azione amministrativa;
− Far sì che l’applicazione del PTPC non sia un mero adempimento burocratico;
− Potenziare i controlli ed il supporto al Responsabile Prevenzione Corruzione;
− Attivare un concreto processo di responsabilizzazione dei Dirigenti;
− Coinvolgere gli attori esterni ed interni nonché i componenti degli organi di indirizzo
della politica in senso ampio;
− Coordinare il PTPC con il Piano Performance;
− Attuare un monitoraggio costante del PTPC.
− Condurre in modo univoco e dettagliato le direttive dell’Autorità Nazionale
Anticorruzione istituendo una Commissione Consiliare specifica per analizzare i fenomeni
corruttivi nel rispetto delle normative vigenti.
IMPEGNA la Giunta Regionale
1. Ad attivarsi affinché presso la Regione Abruzzo venga istituito un "Ufficio per la
Trasparenza e l'Anticorruzione", senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio regionale,
con il compito di fare rispettare le direttive dell'Autorità Nazionale Anticorruzione
nell'analisi dei fenomeni corruttivi, ed in particolare:
− Verificare l'applicazione delle direttive dell’Autorità Nazionale Anticorruzione
affiancando il Responsabile della Prevenzione della Corruzione e l’Ufficio preposto,
mediante anche audizioni trimestrali dei Dirigenti;
− Verificare l’adempimento degli obblighi in tema di trasparenza, pubblicazioni
obbligatorie ed effettivo accesso telematico a dati, documenti e procedimenti e il
riutilizzo dei dati, la diffusione del patrimonio pubblico e il controllo sull’attività da
parte dell’utenza;
− Analizzare i settori principali e strategici dell’Ente più esposti a fenomeni corruttivi
(Appalti ed Opere Pubbliche, Contabilità Pubblica, Appalti e Forniture di Beni e
Servizi). Accertarsi della formazione obbligatoria del personale e la loro rotazione;
− Esaminare il livello di informatizzazione dei processi per consentire la tracciabilità
dello sviluppo del processo e ridurre quindi il rischio di “blocchi” non controllabili
con emersione delle responsabilità per ciascuna fase;
− Monitorare il rispetto dei termini procedimentali, in quanto possibile sintomo di
fenomeni corruttivi in atto nelle attività della Regione, dei propri Enti strumentali e
delle Società partecipate e detenute;
− Supportare il Responsabile del Piano nelle fasi di Gestione del Rischio (Analisi,
Valutazione e Trattamento) del PTPC;
− Assicurare l’integrità morale dei funzionari pubblici e la trasparenza d’azione ed
organizzazione della Pubblica Amministrazione;
− Promuovere iniziative di sensibilizzazione sul Tema dell’Anticorruzione;
− Relazione annuale sulla verifica dell’attuazione del PTPC.
2. A prevedere che l'Ufficio per la Trasparenza e l'Anticorruzione svolga una funzione di
supporto per i Comuni della Regione Abruzzo, nell'adozione di tutte quelle misure
necessarie ad analizzare e contrastare i fenomeni corruttivi, sopra elencate, con la
costituzione presso gli stessi di Uffici per la Trasparenza e l'Anticorruzione a livello
comunale.
Il Consigliere regionale
Domenico Pettinari _____________________________

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  • 1. Consiglio Regionale - Gruppo Consiliare M5S Al Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo L’Aquila SEDE Al Presidente della I Commissione Consiliare Permanente L'Aquila SEDE RISOLUZIONE URGENTE OGGETTO: Istituzione dell'Ufficio per la Trasparenza e l'Anticorruzione. Il Consiglio Regionale: Premesso che: − Il problema della corruzione in generale nel Paese, e in particolar modo nella Pubblica Amministrazione, appare come una vera e propria emergenza sociale; − I pubblici dipendenti di ogni ordine e grado possono essere sottoposti, per i loro doveri d'ufficio a tensioni e sollecitazioni, il cui contrasto merita di essere rafforzato con iniziative coordinate con la normativa vigente; − Il danno prodotto dal sistema illegale della corruzione incide pesantemente e negativamente sull'efficienza della Pubblica Amministrazione concorrendo a determinare un imponente quanto ingiustificato aumento della spesa pubblica con le negative ricadute economiche e fiscali che questo comporta; − In attuazione dell'articolo 6 della convenzione ONU contro la corruzione del 31 ottobre 2003 (ratificata con legge 3 agosto 2009 n. 116) ed in attuazione degli articoli 20 e 21 della convenzione penale sulla corruzione adottata a Strasburgo il 27 gennaio 1999, ratificata ai sensi della Legge 28 giugno 2012, n. 110, il Parlamento Italiano ha approvato la Legge 6 novembre 2012 n.190, recante: "Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione", entrata in vigore il 28.11.2012; − La legge n. 190/2012 prevede che ogni Amministrazione definisca il Piano triennale di prevenzione della corruzione individuando e selezionando i processi da monitorare, identificando i rischi più probabili nell'ambito dei processi considerati, progettando un
  • 2. sistema di controlli e identificando per ciascun rischio un sistema di azioni per la prevenzione; − Con Delibera n. 72/2013 l'Autorità Nazionale Anticorruzione, ai sensi dell'art. 1 c. 2 lett. b) della legge 6 novembre 2012 n. 190, ha approvato il Piano Nazionale Anticorruzione e sulla base delle indicazioni in esso contenute ogni pubblica amministrazione ha definito un proprio Piano Anticorruzione in ambito decentrato; − Il Decreto 24 giugno 2014, n. 90 convertito con modificazioni dalla L. 11 agosto 2014, ha previsto, tra l'altro, che le funzioni del Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri in materia di trasparenza e di prevenzione della corruzione, di cui all'art. 1, cc. 4, 5 e 8 della legge 6.11.2012 n. 190, sono trasferite all'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC); − La legge 6 novembre 2012, n. 190 recante: “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, all'art. 1, commi 5, 8 e 60, prevede che l'organo di indirizzo politico, su proposta del Responsabile della prevenzione della corruzione, individuato ai sensi del comma 7 dell'art. 1 della legge stessa, entro il 31 gennaio di ogni anno, adotta il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione; − Tale Piano elaborato sulla base delle Direttive contenute nelle Linee di indirizzo del Comitato Interministeriale, contiene degli obiettivi strategici governativi per lo sviluppo della strategia di prevenzione a livello centrale e fornisce indirizzi e supporto alle Amministrazioni Pubbliche per l'attuazione della prevenzione sulla corruzione; − Spetta all'organo di indirizzo politico approvare il Piano Anticorruzione e relativi allegati secondo quanto previsto dall'art. 1, comma 8, della legge n. 190; − Con delibera n. 12/2014, l'Autorità Nazionale Anticorruzione (A.N.AC.), identifica la Giunta quale organo competente per l'adozione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione negli enti locali. Rilevato che: − Il Piano, quale strumento di carattere organizzativo - programmatico, si prefigge di realizzare la riduzione delle opportunità che si manifestino casi di corruzione, l'aumento della capacità di scoprire i casi di corruzione, la creazione di un contesto sfavorevole alla corruzione; − Con il termine "corruzione" nel PNA viene inteso il procedimento di assunzione di decisioni (di assetto di interessi a conclusione di procedimenti, di determinazioni di fase interne a singoli procedimenti, di gestione di risorse pubbliche) devianti dalla cura dell'interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari;
  • 3. − E' necessaria l'individuazione delle attività dell'Ente nell'ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione prevedendo, per le attività a rischio, meccanismi di annullamento o mitigazione del rischio di corruzione, nonché di formazione, attuazione e controllo delle decisioni idonei a prevenire il rischio di corruzione. Preso atto che: − L'ANAC ha svolto un'analisi dei PTPC di 1911 amministrazioni che ha riguardato i Piani adottati per il triennio 2015-2017 incentrando la valutazione sulla qualità del processo di gestione del rischio, sulla programmazione delle misure di prevenzione e sul coordinamento o integrazione con altri strumenti di programmazione; − La fase maggiormente critica risulta essere l’analisi del contesto esterno, insufficiente o inadeguata nel 96,52% dei PTPC analizzati (addirittura assente nell’84,46% dei casi). In altre parole, è risultata inadeguata la capacità delle amministrazioni di leggere ed interpretare le dinamiche socio-territoriali e di tenerne conto nella redazione del PTPC; − L’analisi del contesto interno, da attuare attraverso l’analisi dei processi organizzativi (mappatura dei processi), pur essendo meno critica della precedente fase, risulta tendenzialmente non adeguata. Nel 73,9 % dei casi l’analisi dei processi delle cd. “aree obbligatorie” presenta una bassa qualità ed analiticità. La percentuale aumenta al 79,78% per i processi relativi alle “aree ulteriori”. Nello specifico, tra quei PTPC in cui la mappatura dei processi nelle “aree obbligatorie” risulta inadeguata, emerge un 9,02% di casi in cui essa risulta addirittura assente per talune aree. La percentuale sale al 46,09% nel caso dei processi nelle “aree ulteriori”; − La valutazione del rischio presenta ampi margini di miglioramento nella maggioranza dei PTPC analizzati (nello specifico l’identificazione e analisi dei rischi nel 67,07% dei casi e la valutazione e ponderazione del rischio nel 62,39% dei casi). Emerge la concreta difficoltà delle amministrazioni di individuare correttamente i rischi di corruzione, di collegarli ai processi organizzativi e di utilizzare un’adeguata metodologia di valutazione e ponderazione dei rischi; − Il trattamento del rischio (fase volta all’individuazione delle misure di prevenzione della corruzione sulla base delle priorità emerse in sede di valutazione degli eventi rischiosi) è risultato adeguato solo nel 37,72% dei PTPC analizzati. La qualità della programmazione delle misure di prevenzione, che indica la capacità delle amministrazioni di identificare e programmare gli interventi organizzativi finalizzati a ridurre il rischio corruttivo nell’amministrazione, è risultata prevalentemente insufficiente (in media nel 77% dei PTPC analizzati) per tutte le misure obbligatorie. La gran parte dei PTPC esaminati anche se contiene misure “obbligatorie”, è priva di una concreta pianificazione delle stesse, facendo venir meno la componente di programmazione propria dello strumento. Per
  • 4. quanto concerne le misure ulteriori, invece, esse non sono state previste nel 55,5% dei casi analizzati; − L’analisi dei dati mostra l’assenza di un efficace coordinamento tra il PTPC e il Piano della performance (nell’80,6% dei casi in esame). Il collegamento con il PTTI è inadeguato nel 63,97% dei PTPC analizzati; − Il livello di coinvolgimento degli attori interni ed esterni, utile alla migliore qualità del processo di gestione del rischio, e le azioni di accompagnamento per la predisposizione del PTPC risultano particolarmente critici; il coinvolgimento degli attori esterni è risultato assente nel 55,38%; il coinvolgimento degli attori interni inadeguato nel 61,25% delle amministrazioni. La qualità delle azioni di accompagnamento, sensibilizzazione e formazione poste in essere per la realizzazione del PTPC sembra essere sostanzialmente non elevata nel 75,98% dei PTPC analizzati; − Il sistema di monitoraggio interno che risulta insufficiente nel 75,22% dei PTPC analizzati la cui qualità sembra scontare problematiche e cause strutturali che concernono, da una parte i ruoli e le responsabilità di soggetti che operano nelle amministrazioni e, dall’altra, gli indirizzi del PNA rivolti indistintamente a tutte le amministrazioni; − I fattori di successo per migliorare le strategie di prevenzione della corruzione, evitando che queste si trasformino in un mero adempimento, sembrano essere la differenziazione e la semplificazione dei contenuti del PNA, a seconda delle diverse tipologie e dimensioni delle amministrazioni, nonché l’investimento nella formazione e l’accompagnamento delle amministrazioni e degli enti nella predisposizione del PTPC. Considerato che: − E’ doveroso effettuare un'analisi di tutte le aree di attività ed una mappatura esaustiva di tutti i processi; − E’ necessario adottare tutti gli interventi necessari riguardanti l’imparzialità oggettiva (volte ad assicurare le condizioni organizzative che consentono scelte imparziali) ed l’imparzialità soggettiva del funzionario (per ridurre i casi di ascolto privilegiato di interessi particolari in conflitto con l’interesse generale); − E’ basilare assicurare l’integrità morale dei funzionari pubblici e la trasparenza d’azione ed organizzazione della Pubblica Amministrazione; − E’ fondamentale realizzare un lavoro di autoanalisi organizzativa per l’individuazione di misure di prevenzione della corruzione, concepito non come adempimento a se stante ma come una politica di riorganizzazione da conciliare, in una logica di stretta integrazione, con ogni altra politica di miglioramento organizzativo;
  • 5. − E’ nodale prevedere d'intesa con il dirigente competente, l'effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione; − E’ importante inserire il Programma per la trasparenza all’interno del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione, come specifica sezione, circostanza attualmente prevista solo come possibilità dalla legge (art. 10 co. 2 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33); − E’ indispensabile redigere il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione annuale coinvolgendo i componenti degli organi di indirizzo della “politica” in senso ampio; − E’ importantissimo analizzare i settori principali e strategici dell’Ente più esposti a fenomeni corruttivi (Appalti ed Opere Pubbliche, Contabilità Pubblica, Appalti e Forniture di Beni e Servizi). Ritenuto doveroso: − Approfondire l’analisi degli aspetti cruciali indicati dal PNA, ossia: trasparenza, conflitto di interessi, incompatibilità dei pubblici dipendenti, conferimento incarichi, tempi dell’azione amministrativa; − Far sì che l’applicazione del PTPC non sia un mero adempimento burocratico; − Potenziare i controlli ed il supporto al Responsabile Prevenzione Corruzione; − Attivare un concreto processo di responsabilizzazione dei Dirigenti; − Coinvolgere gli attori esterni ed interni nonché i componenti degli organi di indirizzo della politica in senso ampio; − Coordinare il PTPC con il Piano Performance; − Attuare un monitoraggio costante del PTPC. − Condurre in modo univoco e dettagliato le direttive dell’Autorità Nazionale Anticorruzione istituendo una Commissione Consiliare specifica per analizzare i fenomeni corruttivi nel rispetto delle normative vigenti. IMPEGNA la Giunta Regionale 1. Ad attivarsi affinché presso la Regione Abruzzo venga istituito un "Ufficio per la Trasparenza e l'Anticorruzione", senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio regionale, con il compito di fare rispettare le direttive dell'Autorità Nazionale Anticorruzione nell'analisi dei fenomeni corruttivi, ed in particolare: − Verificare l'applicazione delle direttive dell’Autorità Nazionale Anticorruzione affiancando il Responsabile della Prevenzione della Corruzione e l’Ufficio preposto, mediante anche audizioni trimestrali dei Dirigenti;
  • 6. − Verificare l’adempimento degli obblighi in tema di trasparenza, pubblicazioni obbligatorie ed effettivo accesso telematico a dati, documenti e procedimenti e il riutilizzo dei dati, la diffusione del patrimonio pubblico e il controllo sull’attività da parte dell’utenza; − Analizzare i settori principali e strategici dell’Ente più esposti a fenomeni corruttivi (Appalti ed Opere Pubbliche, Contabilità Pubblica, Appalti e Forniture di Beni e Servizi). Accertarsi della formazione obbligatoria del personale e la loro rotazione; − Esaminare il livello di informatizzazione dei processi per consentire la tracciabilità dello sviluppo del processo e ridurre quindi il rischio di “blocchi” non controllabili con emersione delle responsabilità per ciascuna fase; − Monitorare il rispetto dei termini procedimentali, in quanto possibile sintomo di fenomeni corruttivi in atto nelle attività della Regione, dei propri Enti strumentali e delle Società partecipate e detenute; − Supportare il Responsabile del Piano nelle fasi di Gestione del Rischio (Analisi, Valutazione e Trattamento) del PTPC; − Assicurare l’integrità morale dei funzionari pubblici e la trasparenza d’azione ed organizzazione della Pubblica Amministrazione; − Promuovere iniziative di sensibilizzazione sul Tema dell’Anticorruzione; − Relazione annuale sulla verifica dell’attuazione del PTPC. 2. A prevedere che l'Ufficio per la Trasparenza e l'Anticorruzione svolga una funzione di supporto per i Comuni della Regione Abruzzo, nell'adozione di tutte quelle misure necessarie ad analizzare e contrastare i fenomeni corruttivi, sopra elencate, con la costituzione presso gli stessi di Uffici per la Trasparenza e l'Anticorruzione a livello comunale. Il Consigliere regionale Domenico Pettinari _____________________________