1. Elementi di retorica aristotelica “ La parola è un potente signore che, pur dotato di corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine . Essa può far cessare il timore, togliere il dolore, dare una gioia, accrescere la compassione. Chi la ascolta è invaso da un brivido, dal terrore, da una compassione che strappa le lacrime e da una struggente brama di dolore. Il fascino divino che suscita la parola è anche generatore di piacere e può liberare dal dolore. La forza dell'incantesimo, accompagnandosi all'opinione dell'anima, la seduce, persuade e trasforma per mezzo del suo incanto. " Gorgia da Lentini, Elogio di Elena
2. Aristotele 384 – 322 a.C. Allievo di Platone , fondò il Liceo ad Atene, e sviluppò un sapere di enorme ampiezza. Intuì o definì alcune delle principali nozioni su cui poi si sviluppò il pensiero occidentale: sostanza, atto, virtù, spazio e tempo, ecc. Descrisse il sillogismo dando la base a tutta la logica successiva.
3. Opere di Aristotele Scritti “essoterici” Opere destinate alla lettura del grande pubblico, scritte in bello stile, su una grande varietà di argomenti. Sono andate tutte perdute. Ci restano qua e là pochi frammenti sparsi Scritti “esoterici” Un insieme di testi realizzati come appunti di studio, come dispense per un utilizzo interno al Peripato. Hanno uno stile non letterario. Tutte le Opere che ci sono pervenute, - anche la Retorica - appartengono a questo insieme di scritti. Organon (scritti di logica) - Etica Nicomachea – Etica Eudemia - Grande Etica Il cielo – La generazione e la corruzione – Ricerche sugli animali Metereologici - Fisica – Metafisica – L’Anima – Politica – Costituzione degli Ateniesi – Retorica – Poetica – Altre opere minori
4. La Retorica Aristotele rappresenta sicuramente il più accreditato studioso e insegnante di retorica di tutti i tempi. Il suo trattato sull’arte retorica è l’unico del mondo greco che ci sia pervenuto.
5.
6. I libro: l’oratore Vi si tratta principalmente della concezione delle argomentazioni, nella misura in cui dipendono dall’oratore, dal suo adattarsi al pubblico, e questo secondo i tre generi riconosciuti del discorso II libro: il pubblico Vi si tratta delle emozioni e di nuovo delle argomentazioni, ma questa volta in quanto sono recepite (e non più, come nel primo, concepite ) III libro: il messaggio Vi si tratta della elocutio , cioè delle figure e della dispositio , cioè dell’ordine delle parti del discorso. Originariamente il terzo libro costituiva un trattato a sé, che poi venne integrato con gli altri due La divisione del trattato
7.
8. Una premessa etica La retorica non è una tecnica o un’arte sganciata dal contenuto etico delle argomentazioni, o delle questioni. Qualcuno potrebbe criticarla in questo senso (ricordiamo le accuse mosse ai sofisti). Ma Aristotele la difende… 1) I contenuti non sono mai indifferenti , ma quelli veri e buoni sono per loro natura più adatti all’argomentazione e più persuasivi 2) In ogni caso la retorica è come tanti beni (denaro, potere, forza, ecc.) che possono essere utilizzati per fini buoni o per fini cattivi . Non basta possedere l’arte, ma bisogna farne buon uso. 3) Se è vergognoso non sapersi difendere con le proprie braccia, sarebbe ben più vergognoso non sapersi difendere per mezzo della parola , il cui uso è più proprio dell’uomo di quello delle braccia.
9. I trattati di tecnica retorica che lo avevano preceduto, secondo Aristotele non avevano afferrato l’essenziale. E si erano occupati solo degli elementi accessori del discorso trascurando il nucleo centrale dell’arte di persuadere: l’argomentazione . Le argomentazioni possono essere non tecniche, come le testimonianze, le confessioni (anche quelle ottenute sotto tortura…), i documenti scritti. Oppure possono essere argomentazioni tecniche L’argomentazione
10. Argomentazioni Tecniche Il “carattere” dell’oratore «La persuasione si realizza per mezzo del carattere quando il discorso sia fatto in modo da rendere credibile l’oratore: noi infatti crediamo alle persone affidabili in misura maggiore e con più prontezza riguardo ad ogni questione in generale, e completamente, in quelle che non comportano certezza assoluta ma varietà di opinioni» Il discorso stesso «La persuasione si ottiene quando mostriamo il vero o ciò che appare tale attraverso i mezzi di persuasione più appropriati in ogni caso» La capacità di predisporre il pubblico «La persuasione avviene anche quando gli ascoltatori siano condotti dal discorso a provare un’emozione. I giudizi non vengono emessi allo stesso modo se si è infuenzati da sentimenti di dolore o di gioia, oppure di amicizia o di odio» Quest’ultimo è il tipo più essenziale di argomentazione persuasiva
11. Parallelamente la retorica produce le sue argomentazioni in due modi: L’esempio: detto anche induzione retorica, che consiste nel convincere che un certo fatto avviene sempre in un certo modo mostrando casi concreti. L’argomentazione C’è un parallelismo tra la retorica e la dialettica . L’una è l’arte della persuasione, l’altra è l’arte della dimostrazione. La dialettica dimostra le cose attraverso Induzione : trarre da vari casi particolari una regola generale Deduzione : partendo dai principi dimostrare un caso particolare (questo avviene con il sillogismo) L’entimema : detto anche sillogismo retorico, che consiste nell’argomentare logicamente da alcune premesse alcune conclusioni
12.
13. L’entimema Cos’è un sillogismo? Un ragionamento formato da tre proposizioni di cui le prime due sono premesse e la terza conclusione. Esistono vari generi di sillogismo, che Aristotele ha definito in una serie di figure, operando diverse distinzioni tra i vari generi di proposizione. Sillogismo BAROCO (una univ. aff. e due particolari negative) Tutti gli uomini sono razionali Alcuni animali non sono razionali Alcuni animali non sono uomini Sillogismo BARBARA (tre universali affermative) Tutti gli uomini sono mortali Socrate è un uomo Socrate è mortale Due esempi
14.
15. La retorica deve studiare i “luoghi comuni” che sono come gli schemi concettuali all’interno dei quali si formano gli entimemi. Le diverse scienze hanno ciascuna i suoi “luoghi specifici”. La retorica ha come dei macroschemi, molto generali, che le servono da guida per costruire le argomentazioni. Il fine specifico dei discorsi è convincere riguardo a tre categorie Giusto – ingiusto ret. giudiziaria Utile – nocivo ret. deliberativa Bello – brutto ret. epidittica Oggetto dell’argomentazione e luoghi comuni Possibile – impossibile Esistente – inesistente Maggiore – minore Questo vuol dire che generalmente un’argomentazione ha come obbiettivo di mostrare la possibilità o l’impossibilità di una cosa, la sua maggiore o minore utilità, la verità di un fatto o la sua falsità
16. Altri “luoghi” (topoi) su cui si costruiscono gli entimemi I contrari (essere temperanti è un bene poiché l’intemperanza è dannosa) Termini in rapporto reciproco (se è buona l’azione subita è buona anche quella fatta) Il più e il meno (se neppure gli déi sanno tutto difficilmente lo sapranno gli uomini) Il tempo Volgere accuse ricevute (mostrare che chi accusa compie le stesse azioni) Dalla definizione Distinguere i diversi significati di una parola Dalla Divisione Da un giudizio precedente Dalle parti Partire dalla conseguenza Sviluppare conseguenze degli opposti Il fine e la causa Il vero non verosimile (è vero proprio perché non è verosimile) Esaminare le contraddizioni della parte avversa
17. Informazione L’informazione è alla base della capacità retorica , e della possibilità di costruire argomentazioni, perché queste si basano sulle informazioni a nostra disposizione. Non è un buon oratore chi non è capace di raccogliere informazioni su ciò di cui deve parlare. L’informazione deve essere completa , congruente e ben selezionata . Bisogna aver chiaro fin dall’inizio cosa si deve conoscere per poter parlare con proprietà di un certo argomento.
18.
19.
20.
21. Il carattere dell’oratore È la seconda delle argomentazioni tecniche, dopo il discorso stesso. La trattazione di Aristotele è molto rapida. A rendere un oratore credibile sono Intelligenza Virtù Benevolenza Ed è mancare di una di queste tre caratteristiche che può compromettere la sua credibilità
22. Le emozioni Il libro II della Retorica contiene una delle trattazioni più acute sulle emozioni umane. Considerate nell’ottica del retore, le emozioni sono disposizioni che si possono indurre nel pubblico, per ottenere più facilmente l’effetto persuasivo del discorso. Per suscitare un’emozione nel pubblico bisogna conoscere tre cose In quali disposizioni d’animo si è soliti provarla Nei confronti di chi la si prova In quali circostanze questo è solito avvenire. Aristotele fa un elenco di emozioni (e sentimenti) e per ciascuna espone tutte queste caratteristiche. Noi vedremo solo le definizioni generali
23. L’ira Un desiderio di aperta vendetta, accompagnato da dolore, per una palese offesa alla nostra persona, o a qualcuno a noi legato, quando l’offesa non era meritata
24. La paura Una forma di sofferenza o uno sconvolgimento che deriva dalla prefigurazione di un male imminente che causa rovina o dolore
25. La vergogna Una forma di sofferenza o di sconvolgimento relativa ad azioni colpevoli presenti, passate o future, che portano disonore
26. La riconoscenza ( Charis ) È un atteggiamento positivo nei confronti di qualcuno che ha compiuto un’azione concreta di servizio – gratuito e senza altri fini – ad uno che ne aveva bisogno.
27. La compassione Una forma di sofferenza di fronte alla visione di un male manifestamente rovinoso o doloroso che ricade su una persona che non lo merita . Un male che anche noi possiamo attenderci di subire
28. Lo sdegno Al contrario della compassione, che è sofferenza di fronte alla sfortuna altrui immeritata, lo sdegno è dolore di fronte a una grande fortuna capitata a chi non la merita
29. L’invidia Simile allo sdegno, l’invidia si rivolge però verso i simili e quelli di pari condizione. Essa è dolore per il semplice fatto che l’altro abbia un certo bene di cui io sono privo
30. L’emulazione Una forma di sofferenza nel constatare la presenza, in persone simili a noi per natura, di beni tenuti in grande considerazione e che è possibile anche per noi ottenere , sofferenza che deriva non dal fatto che un altro possiede questi beni, ma dal fatto che non li abbiamo noi (per questo l’emulazione è un sentimento onesto, mentre l’invidia è spregevole, in quanto il primo si accinge ad ottenere quei beni, il secondo a impedire che chi gli è vicino li abbia). L’emulazione comporta una certa stima, e porta ad imitare l’altra persona, per eguagliarla.
31. Siamo vicini alla conclusione Anche Aristotele suggerisce di far sì che l’ascoltatore intravveda la fine del discorso, perché è come un atleta, che quando ha in vista l’arrivo si fa coraggio e continua a correre
32.
33.
34. Espressioni brillanti Si può imparare a crearle per talento naturale o per esercizio. Sono quelle espressioni che fanno comprendere qualcosa di nuovo. Affermazioni che non sono scontate e banali, ma neanche oscure e incomprensibili. Detti intelligenti che aprono un nuovo “orizzonte di senso” sulle cose. La più importante delle espressioni brillanti è per Aristotele la Metafora Questi argomenti sono stati molto ripresi nel barocco, che ha avuto un grande interesse per l’uso sorprendente del linguaggio
35. È lo strumento più bello e più efficace perché è al tempo stesso chiara , originale , e piacevole . Per costruire metafore è necessario saper vedere l’analogia. Le metafore sono una sorta di enigma. Istituiscono come una proporzione Dato che A : B = C : D , utilizzo A e B per parlare di C e D. (Cit. p. 333.) La Metafora mette davanti agli occhi ciò di cui si parla, condensandolo in un’immagine. La metafora è un oggetto linguistico molto studiato anche al giorno d’oggi, in quanto è ricchissimo di valenze (oltre che di fascino) nella filosofia, la poesia, la logica, la retorica, la semiotica Metafora
36. Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade (Ungaretti) Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita (Carducci) e prego anch’io nel tuo porto quiete (Foscolo) Piove senza rumore sul prato del mare (Pavese) Sono i tuoi puri occhi due miracolose corolle, sbocciate a lavarmi lo sguardo. (A. Pozzi) Metafora