2. La Tradizione Cattolica ESERCIZI
Rivista ufficiale del Distretto italiano della
SPIRITUALI
Fraternità Sacerdotale San Pio X DI SANT’IGNAZIO
2010
Per gli uomini:
Anno XXI n. 3 (76) - 2010 dall’8 al 13 novembre ad Albano
Redazione: 2011
Priorato Madonna di Loreto Per gli uomini:
Via Mavoncello, 25 - 47923 SPADAROLO (RN) dal 4 al 9 aprile ad Albano
Tel. 0541.72.77.67 - Fax 0541.31.28.24 dal 9 al 14 maggio a Montalenghe
E-mail: rimini@sanpiox.it dal 1° al 6 agosto ad Albano
dal 17 al 22 ottobre a Montalenghe
Direttore: dal 14 al 19 novembre ad Albano
don Davide Pagliarani
Direttore responsabile:
Per le donne:
don Giuseppe Rottoli dal 7 al 14 marzo ad Albano
dal 16 al 21 maggio a Montalenghe
Autorizz. Tribunale di Ivrea - n. 120 del 21-01-1986 dal 25 luglio al 2 agosto ad Albano
Stampa: Garattoni - Viserba (RN) dal 10 al 15 ottobre ad Albano
SOMMARIO • La rivista è consultabile in rete
all’indirizzo: www.sanpiox.it
3 Editoriale • “La Tradizione Cattolica” è in-
5 Dottrina: L’ermeneutica dell’ermeneutica
viata gratuitamente a tutti coloro
Riflessioni sulle implicazioni che ne fanno richiesta. Ricordia-
e conseguenze ultime mo che essa vive unicamente delle
dell’ermenutica della continuità offerte dei suoi Lettori.
• Per le offerte servirsi delle se-
18 Lo stato di necessità
guenti coordinate:
25 Documenti: John Henry Newman – versamento sul C/C Postale n°
Un Cardinale tutt’altro che liberale 92391333 intestato a “Fraternità
San Pio X, La Tradizione Cattolica”
28 Storia: L’influenza straniera
nella lotta alla Chiesa – bonifico bancario intestato a
“Fraternità San Pio X, La Tradi-
34 Il linguaggio delle pietre zione Cattolica”
IBAN: IT 54 K 07601 13200
41 Invito alla lettura
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BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX
– “on line” tramite pagamento
44 La vita della Tradizione sicuro con PayPal e Carta di Cre-
dito dal sito www.sanpiox.it
In copertina: Papa San Pio X (Giuseppe Sarto,
1903-1914) nella sezione “Come aiutarci”.
La Tradizione
Cattolica
3. Editoriale
di don Davide Pagliarani
Il paradosso di un concilio che intendeva rendere la Chiesa
più “pastorale”, più vicina alle anime del “Popolo di Dio” e alla
l o ro s e n s i b i l i t à , e i n v e c e l ’ h a i m p re g n a t a d i c l e r i c a l i s m o .
Editoriale
Dottrina
Carissimi lettori, soprannaturale, nelle verità immutabili
Ci sembra interessante riflettere su della fede degli archetipi per plasmare e
un male che, negli stereotipi più comuni correggere in qualche modo il divenire
forgiati dalla Rivoluzione, viene sistema- storico; ora è stato riconosciuto all’uomo
ticamente attribuito alla Chiesa del passato il posto centrale e la soluzione ai suoi
quasi ne fosse una nota connaturale: il problemi è immanente all’uomo stesso:
clericalismo. quindi essa va ricercata studiando l’uomo,
Questo termine indica una certa valorizzando al massimo tutto ciò che è e
tendenza propria agli uomini di Chiesa che fa, interessandosi alla società umana in
ad impicciarsi di ciò che non li riguarda, modo nuovo ed esauriente.
mettendo il naso in quegli ambiti che non Di conseguenza gli uomini di Chiesa
sono di loro diretta competenza, a comin- al passo con i tempi - ma non più con la loro
ciare dalla politica e da tutto ciò che ha missione - sono esperti di ambiente, lega-
profumo di potere. lità, democrazia, libertà, lavoro, immigrati,
Risulta piuttosto facile trovare prete- giustizia sociale, surriscaldamento del
sti per incolpare la Chiesa del passato attra- pianeta, raccolta differenziata, risparmio
verso questa accusa e soprattutto tale critica energetico, sicurezza stradale, etc…
si rivela estremamente funzionale alla Troviamo qui un’applicazione del
legittimazione di tutte le rivoluzioni, sia di concetto equivoco di “pastoralità” sul quale
quella liberale che di quella iniziata con il è stato costruito il Concilio, funzionale
Concilio Vaticano II: entrambe avrebbero a canalizzare la missione della Chiesa in
contribuito a “purificare” la Chiesa renden- una dimensione intramondana che ha per
dola più libera e leggera, finalmente capace oggetto l’uomo e si esaurisce nell’uomo:
di predicare il Vangelo e solo il Vangelo, questo ruolo nuovo coincide con una
con uno spirito realmente evangelico e sorta di promozione umana che non ha
quindi capace di consacrarsi ad una mis- più per oggetto i fedeli battezzati, ma in
sione autenticamente spirituale. qualche modo l’umanità intera come tale,
A noi sembra che in realtà il Con- nei confronti della quale la Chiesa ha una
cilio abbia dato un contributo originale e missione nuova che non coincide più con
insostituibile nel “clericalizzare” la Chiesa quella tradizionale.
universale, nel senso che esso ha posto le
premesse per obbligare la Chiesa ad occu- È evidente che il Concilio ha inaugurato un
parsi del mondo, dei suoi problemi terreni, nuovo modo di rapportarsi con il mondo, forzando
delle sue ansie intramondane, attraverso la Chiesa ad occuparsi di tematiche e di problemi che
un nuovo baricentro che è l’uomo come non le competono direttamente. Anche sotto questo
profilo esiste una perfetta continuità fra Concilio
tale, nel suo essere concreto e storico. La e Postconcilio. Emblematica in questo senso è la
prospettiva non è più quella tradizionale Costituzione pastorale “Gaudium et Spes”, la quale
che cercava in Dio, nell’eternità, nel intende rivolgersi a tutti gli uomini indistintamente,
La Tradizione
Cattolica
4. Soprattutto - e questo è l’aspetto sempre qualche uomo di mondo che cono-
più grave - si tratta di una prospettiva che sce i problemi del mondo meglio di chi, per
in ultima analisi rinuncia agli strumenti vocazione, dovrebbe occuparsi di altro.
soprannaturali quali i sacramenti, la vita In secondo luogo la “nuova missione”
spirituale, la santificazione personale, i sul mondo necessariamente non può armo-
concetti di grazia e di peccato, etc., per nizzarsi con quella tradizionale di salvare
affidarsi solo a risorse puramente umane, le anime e questo per un motivo molto
quali le doti manageriali o l’abilità diplo- semplice: è impossibile lavorare a questo
matica. Il tutto ovviamente condito con le nobile fine se lo spirito si occupa anche di
iniziative pastorali più originali, eccentri- altro, in quanto questo fine è raggiungibile
che, creative e apparentemente produttive. solo se la consacrazione ad esso è totale.
È giocoforza che in questa prospettiva il La Chiesa non ha bisogno di preti né
valore dei contatti col mondo politico e di vescovi che parlino di inquinamento o
con il dio danaro rischiano di acquisire di promozione umana e che si impiccino
un’importanza disproporzionata, a causa di tutti i più disparati fatti e problemi di
della sostanziale assenza dell’elemento cronaca.
soprannaturale. Quei preti non servono la Chiesa e
Notiamo inoltre che più si fanno non servono alla Chiesa.
propri i canoni e il metro del mondo per La Chiesa ha bisogno di preti che
salvare il mondo, più ci si esprime in un parlino di Cristo crocifisso - e solo di Cristo
modo e attraverso temi e figure consoni crocifisso - scandalo per gli ebrei e follia
alla sensibilità del mondo: di conseguenza per i gentili.
la Chiesa, pur godendo di un’apparente Vogliamo una Chiesa che parli ancora
libertà, in realtà si ritrova oggi vincolata ad di Cristo Re, della Sua Divinità, dei Suoi
affermare ciò che il mondo vuole sentire e diritti; una Chiesa che condanni l’errore e
ad evitare ciò che potrebbe dare fastidio; si che insegni la Verità; una Chiesa che rin-
tratta certamente di una tentazione sempre cominci a parlare di Passione, di Piaghe,
esistita ma che nel passato era quantomeno di Sangue, di Croce, di Sacrificio Propi-
arginata dall’antinomia mondo-chiesa che ziatorio, di santità, di grazia, di preghiera,
il Concilio ha voluto abbattere. di penitenza, di digiuno, di adorazione, di
Ebbene questa prospettiva è emi- paradiso e di inferno; una Chiesa che lasci
nentemente clericale: gli uomini di Chiesa il mondo occuparsi delle sue insignificanti
di oggi si occupano di tutto, si pronunciano bagatelle e che lasci una volta per tutte i
su tutto, mettendo spesso il naso in que- morti seppellire i morti.
stioni che non li riguardano direttamente e
per le quali non hanno competenze specifi- È solo di questa predicazione che
che, né, soprattutto, le grazie di stato. l’uomo ha bisogno, soprattutto oggi, e solo
Questo neoclericalismo è la cifra questa predicazione lo può ancora salvare;
più significativa della crisi del sacerdozio è solo per questa predicazione che Nostro
e l’indice più evidente del malessere di un Signore ha fondato la Sua Chiesa.
clero che non sa più che cosa sia la Chiesa
e perché esista.
La prima conseguenza è il necessa-
rio discredito della Chiesa, trascinata in
un terreno che non è il suo: infatti ci sarà
anche a quelli che non invocano il nome di Cristo.
Ebbene tale Costituzione tocca tutti i punti possibili
e immaginabili scendendo in considerazioni varie
e disparate sullo sciopero, sull’associazionismo
sindacale, sul tempo libero, sugli investimenti, sulla
moneta, sul problema del latifondo, etc…
La Tradizione
Cattolica
5. L’ermeneutica dell’ermeneutica
Riflessioni sulle implicazioni e sulle conseguenze ultime
dell’ermeneutica della continuità
di don Davide Pagliarani
Documenti
A c c a n t o a l l e v a l u t a z i o n i m e d i a t i c h e e a l l e p re s e n t a z i o n i
Dottrina
superficiali e scontate, un’attenta analisi dell’ermeneutica
della continuità evidenzia perfettamente il fallimento del Concilio.
Il pontificato di Benedetto XVI è
stato contraddistinto da alcuni momenti
fondamentali che hanno provocato rea-
zioni non sempre pienamente prevedibili
e certamente non facilmente controllabili:
basti pensare alle polemiche che hanno
fatto seguito al motu proprio Summorum
Pontificum. Tale atto, occasione di una
reazione generalizzata apertamente ostile, è
stato pure l’occasione per alcuni di scoprire
quale sia il vero patrimonio liturgico della
Chiesa e, attraverso di esso, lo stimolo a
scoprire una ecclesiologia ed un impianto
teologico non solo diverso ma incompa-
tibile con quello forgiato in questi ultimi
cinquant’anni e imposto prepotentemente
al “Popolo di Dio”.
Tra queste scelte caratterizzanti il
pontificato di Benedetto XVI ci sembra di
poter annoverare innanzitutto il principio
dell’ermeneutica della continuità, che Il discorso di Benedetto XVI del 22 dicembre 2005
trova la sua formulazione programmatica alla Curia romana, in cui si fa strada l’espressione
nel celebre discorso alla Curia romana del «ermeneutica della continuità» relativa ai testi del
22 dicembre 2005. A tale discorso non Vaticano II.
hanno fatto seguito reazioni eclatanti e di posizioni contrapposte tuttora in corso
clamorose come in altri casi, nondimeno che merita la nostra attenzione.
da esso è nato un movimento di pensiero e Nelle riflessioni che seguono cerche-
remo di analizzare in estrema sintesi che
Utilizziamo solo per comodità l’espressione cosa affermi il principio dell’ermeneutica
“ermeneutica della continuità” in quanto essa è della continuità e soprattutto cercheremo
certamente la più diffusa nella vulgata per indicare di collocarlo nel frangente storico che la
il tipo di ermeneutica indicato dal Papa in contrap- Chiesa sta vivendo onde cercare di evin-
posizione all’ermeneutica “della discontinuità o della
rottura”. Per esattezza il Papa parla di “ermeneutica cerne tutte le implicazioni.
della riforma”.
La Tradizione
Cattolica
6. Un principio vero accanto ad un cilio in modo autentico, secondo il suo
vero intendimento e soprattutto in perfetta
presupposto indimostrato armonia con la Tradizione.
Benedetto XVI, a quarant’anni dalla L’intervento di Benedetto XVI ha
chiusura del Concilio, riconosce che situa- innanzitutto il pregio di evidenziare un
zioni di profondo malessere hanno fatto principio sacrosanto, ovvero che nell’inse-
seguito a quell’evento storico. Egli ravvisa gnamento magisteriale della Chiesa non ci
subito tale difficoltà in un problema di rice- può essere rottura ma continuità: ciò che la
zione del Concilio, legato a sua volta ad un Chiesa ha sempre insegnato non può essere
problema di interpretazione (ermeneutica) superato né messo da parte, ma costituisce
dei testi del Concilio stesso: troppo spesso il suo patrimonio irrinunciabile il quale,
il Concilio sarebbe stato interpretato e nei suoi contenuti fondamentali, non può
quindi applicato in rottura con la Tradizione cambiare.
costante della Chiesa, contro il significato Notiamo subito che la verità ricordata
oggettivo dei suoi testi e contro l’intenzione da Benedetto XVI è, in un certo senso,
degli stessi Padri conciliari. L’ermeneutica estremamente semplice e appartiene ai
della continuità si presenta quindi come la rudimenti della fede ed ai princìpi basi-
via da percorrere per interpretare il Con- lari che definiscono la natura stessa della
La Tradizione
Cattolica
7. Chiesa. Di conseguenza il fatto che egli si Entrando ora nel vivo delle nostre
sia sentito in dovere di programmare il suo considerazioni intendiamo situare stori-
pontificato alla luce di essa rappresenta una camente l’ermeneutica della continuità
prima significativa ammissione della crisi cercando di coglierne tutti gli addentellati:
dottrinale in cui versa la Chiesa: nel dover senza entrare in merito ai contenuti speci-
ricordare solennemente una verità sem- fici del Concilio, già tante volte discussi,
plicissima ed elementare, evidentemente ci renderemo conto che essa postula una
accantonata nell’ortoprassi, nell’insegna- serie di elementi che anziché salvare il
mento e nel sentire comuni, il Papa fornisce Concilio ne dimostrano, indirettamente,
inevitabilmente un indice oggettivo della il fallimento.
gravità della situazione attuale.
Ci troviamo infatti davanti ad un tono
Dottrina
insolito, in cui i discorsi abituali sul Conci- PRIMA PARTE:
lio, celebrativi e altisonanti, sono sostituiti
dal ricordo di principi elementari: questo
L’eclissi del Magistero
rappresenta una prima grave ammissione
che qualcosa non ha funzionato. Finalità del Magistero
Bisogna riconoscere inoltre che Vale la pena innanzitutto di focaliz-
l’aver ricordato il principio che negli inse- zare l’attenzione sulla finalità specifica del
gnamenti della Chiesa non ci può essere Magistero e più in particolare di un Conci-
rottura, ha provocato in alcuni soggetti, lio che si autocertifica come “pastorale”.
soprattutto sacerdoti, il desiderio di valo- La questione è capitale in quanto la
rizzare ciò che appartiene al passato e alla finalità rappresenta la ragion d’essere di
Tradizione della Chiesa, il che si è tradotto una realtà e ciò che più di ogni altro ele-
in tanti casi nella scoperta progressiva di un mento la specifica e la caratterizza.
patrimonio assolutamente nuovo di cui essi Non dobbiamo dimenticare che
sentono di essere stati defraudati: questo è il Magistero è per definizione la regola
indubbiamente l’effetto più positivo del- prossima della Fede, cioè quella fonte
l’ermeneutica della continuità. che immediatamente mi deve dire e fare
Tuttavia l’ermeneutica della conti- capire cosa devo credere e fare per essere
nuità si profila, non tanto nel suo valore un buon cristiano e salvarmi l’anima. In
intrinseco e astratto quanto piuttosto nel- questo senso il Magistero si distingue dalla
l’applicazione concreta che ne viene fatta, Sacra Scrittura e dalla Tradizione le quali,
come un’arma a doppio taglio: essa di fatto pur essendo fonti della Rivelazione, sono
dà per scontato che i testi del Concilio regole remote della Fede, cioè necessitano
siano in perfetta continuità con la Tradi- delle delucidazioni intermedie del Magi-
zione costante della Chiesa e quantunque
evidenzi un problema grave e oggettivo di Commissione Ecclesia Dei, in un recente intervento
del 2 luglio scorso a Wigratzbad (Germania), parla di
rottura lo restringe sistematicamente ad una una “ideologia para-conciliare” che si sarebbe addi-
questione di interpretazione del Concilio rittura “impadronita del Concilio fin dal principio,
stesso, ad una deviazione prodottasi nel sovrapponendosi a esso. Con questa espressione,
Postconcilio. L’assoluta fedeltà del Concilio non si intende qualcosa che riguarda i testi del
al Magistero precedente sembra rimanere Concilio, né tanto meno l’intenzione dei soggetti,
un postulato indiscutibile. In questo modo ma il quadro di interpretazione globale in cui il
Concilio fu collocato e che agì come una specie di
la “colpa” ricadrebbe su di una corrente di condizionamento interiore nella lettura successiva
pensiero eterodossa incompatibile con la dei fatti e dei documenti. Il Concilio non è affatto
dottrina cattolica ed estranea al Concilio l’ideologia paraconciliare, ma nella storia della
stesso, ma che paradossalmente è riuscita vicenda ecclesiale e dei mezzi di comunicazione di
a pilotarne in buona parte l’applicazione e massa ha operato in larga parte la mistificazione del
gli esiti concreti. Concilio, cioè appunto l’ideologia paraconciliare”.
L’ammissione è in sé grave: ovviamente accompa-
Mons. Guido Pozzo, attuale segretario della gnata dalla contestuale assoluzione del Concilio.
La Tradizione
Cattolica
8. stero per una retta comprensione dei loro indicato dal Papa? Se lo ha fatto, perché
contenuti. Ora se il Magistero solenne di un non è riuscito nell’intento di far capire
Concilio non riesce a farsi capire a tal punto esattamente che cosa il Concilio volesse
che dopo ben quarant’anni - lo spazio di una dire? Prescindendo da qualunque altra con-
generazione biblica - un papa ne invoca la siderazione, possono essere attendibili un
retta interpretazione cercando di indicare Concilio la cui interpretazione non è chiara
criteri ermeneutici di fondo, questo può e un Magistero che non è riuscito a fornire
significare una cosa sola: tale Concilio ha questa sospirata chiarezza nella stagione
fallito nella sua finalità specifica. inaugurata da tale Concilio?
Se poi aggiungiamo a questa conside- Il dilemma si presenta piuttosto
razione generica il fatto che il Vaticano II si semplice: se non avesse fallito il Concilio
sia presentato d’emblée come “pastorale”, sembra aver fallito l’unico organo vera-
esso ha inteso evidenziare ulteriormente mente competente a fare chiarezza su di
e al massimo la sua finalità di farsi capire esso: il Magistero del Postconcilio.
da tutti attraverso formulazioni consone Oppure, molto più semplicemente,
alla sensibilità dell’uomo moderno; questo hanno fallito entrambi.
significa che il Concilio ha voluto essere Indirettamente l’ermeneutica della
lui stesso esplicitamente ed eminentemente continuità, nell’intento di salvare a priori
“ermeneutico” rispetto ai punti che inten- il Magistero del Concilio, condanna, con
deva toccare, cioè capace di fornire risposte una intensità coestensiva a tale intento, il
chiare, sicure e accessibili. Ma se dopo Magistero che avrebbe dovuto garantirne la
quarant’anni un papa ne invoca la retta retta interpretazione e, in un certo senso, ne
interpretazione, vuol dire che il Concilio ha dichiara l’incapacità ad intervenire effica-
fallito pure nella “pastoralità” che avrebbe cemente. Qui si annida una contraddizione
dovuto caratterizzarlo. abbastanza evidente, frutto della “intangi-
bilità” del Concilio. Di conseguenza, una
risposta soddisfacente potrà essere fornita
Il Magistero è l’unico solo quando si avrà il coraggio di prendere
interprete del Magistero in considerazione serenamente il Concilio
Ammesso e non concesso che il stesso, valutando la sua finalità, la sua
problema del Concilio si riduca ad un natura atipica, le sue anomalie, ridefinendo
problema di retta interpretazione, viene la sua portata dogmatica e il tenore dei suoi
spontanea una domanda: a chi il Papa contenuti: un’autentica interpretazione
chiede aiuto per garantire l’ermeneutica dovrebbe incominciare innanzitutto
della continuità? Ma soprattutto: perché prendendo in considerazione ciò che
chiede aiuto ad altri? deve interpretare. Quel giorno non sembra
Stando al tenore del discorso, il Papa
sembra denunciare certe scuole teologiche Purtroppo l’unico intervento significativo di
unitamente ad un atteggiamento diffuso Giovanni Paolo II in relazione alla Tradizione non
nella Chiesa. Nello stesso tempo però egli sembra andare esattamente nel senso di una valo-
sembra chiedere aiuto ai teologi stessi più rizzazione della medesima. Si tratta della condanna
della Fraternità San Pio X, nel 1988, accusata di
che agli episcopati o ad altri organismi da avere una nozione “incompleta e contraddittoria”
lui direttamente dipendenti. del concetto di Tradizione. Tale condanna, prima
Ora se il Magistero deve essere inter- ancora di colpire delle persone, ha colpito indub-
pretato, l’unico organo competente è il biamente un tipo di atteggiamento tradizionale. È
Magistero stesso. Nessuno può spiegare ciò interessante notare come Benedetto XVI riconduca
che l’autorità intende con maggior chiarezza sostanzialmente tutti i problemi del Postconcilio
ad una interpretazione di rottura con la Tradizione,
dell’autorità stessa e soprattutto nessuno ha mentre il predecessore riconduceva sistematicamente
l’autorità per farlo all’infuori di essa. tali problemi ad una non piena e completa applica-
Ci chiediamo: perché nel Postconcilio zione del Concilio stesso. Da una parte emergerebbe
il Magistero non è intervenuto nel senso l’errore per eccesso, dall’altra l’errore per difetto.
La Tradizione
Cattolica
9. essere vicino e l’impasse del momento di scuole teologiche ognuna caratterizzata
presente è probabilmente destinata a tra- dalla propria originalità specifica. Di
scinarsi per un po’ di tempo. conseguenza i teologi più conosciuti del
Fino ad ora il Concilio è sistemati- Postconcilio appaiono come un variegato
camente spiegato e applicato attraverso gruppo di “santoni”, ognuno alla ricerca
l’unica, autosufficiente, autoreferenziale, della propria originalità, piuttosto che
indiscutibile autorità del Concilio stesso. come rappresentanti di una teologia siste-
È giocoforza che con tali premesse il pro- matica, coerente ed unitaria. Questo dato
blema della continuità con la Tradizione è importante: non avendo il Concilio una
costante non possa essere seriamente sua teologia ufficiale ma essendo suppor-
affrontato e in ultima analisi non possa tato da scuole disomogenee, qualunque
veramente interessare. tipo di ermeneutica teologica che lo
Dottrina
A questo proposito merita di essere volesse relazionare alla Tradizione o ad
menzionata come emblematica ed estre- altro dovrebbe innanzitutto giustificare la
mamente significativa la reazione degli propria “scuola” per poi confrontarsi con
episcopati agli “auspici” di Benedetto una selva di tesi diverse e svariate che
XVI. La generale levata di scudi contro condannerebbero in partenza ogni sforzo
il cauto invito a recuperare qualcosa della all’inconcludenza.
Tradizione - naturalmente senza mettere Stando così le cose, non sembra
in discussione il Concilio - unitamente che l’ermeneutica della continuità possa
all’indifferenza di parecchi vescovi, mostra contare molto sull’aiuto dei vescovi né
purtroppo che è lo stesso collegio episco- dei teologi.
pale ad avere assimilato un’avversione In fondo il Papa sembra demandare ad
per il passato della Chiesa umanamente altri, in particolare ai teologi, una risposta e
inguaribile e ad incarnare in se stesso e una chiarezza che solo lui può fornire.
nel proprio atteggiamento quella “rottura”
di cui Benedetto XVI vorrebbe limitare Due icone significative del
i danni. Purtroppo è questo il frutto più
rappresentativo del Concilio e del Postcon-
Postconcilio: la riforma liturgica e
cilio, maturato lentamente negli ultimi la riunione interreligiosa di Assisi
cinquant’anni. Illustriamo ora quanto abbiamo evi-
Quanto ai teologi, altro frutto maturo, denziato circa il rapporto tra Concilio e
ci sembra di poter constatare che l’ambi- Postconcilio con un esempio: la riforma
guità di fondo del Concilio unitamente liturgica. Si tratta di un campo su cui si è
all’assenza complementare di definizioni creato ultimamente un certo dibattito e, in
dogmatiche precise, abbia prodotto e con- seguito al motu proprio Summorum Pon-
tinui a produrre un numero considerevole tificum, si è pure aperta una certa analisi
La Tradizione
Cattolica
10. critica, quantunque moderatissima, della Una osservazione analoga potrebbe
riforma del 1969. essere fatta circa la portata della riunione
Ora è un dato acquisito universal- interreligiosa di Assisi del 1986. Essa
mente che il messale di Paolo VI sia il rappresenta l’apogeo di un lungo percorso
primo e il più appariscente frutto del Con- ecumenico ed interreligioso come pure il
cilio. Questo “dono” è stato imposto al modello storico per ogni iniziativa di tal
“Popolo di Dio” applicando i dettami del genere.
Concilio in materia di liturgia ed è stato Essa rappresenta pure la giornata più
confezionato appena quattro anni dopo la nera della Storia della Chiesa.
chiusura del Concilio stesso. Ora qualcuno potrebbe osservare che
Certamente è legittimo chiedersi se ad Assisi si è esagerato, oltrepassando i det-
la riforma liturgica non sia andata oltre tami del Concilio stesso: si può discutere,
i dettami del Concilio, come un’attenta certo, ma resta il fatto che tale iniziativa
ermeneutica della continuità suggerirebbe; purtroppo porta anch’essa, al pari della
ma in caso di risposta affermativa bisogne- promulgazione del Concilio, la firma di
rebbe avere il coraggio di chiedersi pure un Papa.
di chi è la responsabilità: si tratta di scuole In sintesi l’ermeneutica della conti-
teologiche eterodosse e facinorose o di chi nuità conduce necessariamente ad ammet-
aveva l’autorità per vigilare sull’applica- tere che qualcosa non ha funzionato nel-
zione del Concilio? l’esercizio dell’autorità.
Ci limitiamo a notare che la promul-
gazione dei testi del Concilio e del nuovo
messale purtroppo portano la firma della
stessa autorità, operante sia durante il Con-
cilio che nel Postconcilio. Di conseguenza l’arricchimento vicendevole, escludendo qualunque
tipo di giudizio ulteriore sulla qualità della riforma
restringere sistematicamente i problemi liturgica. In questo senso esso non mette direttamente
in questione alle interpretazioni che del in discussione l’applicazione del Concilio realizzata
Concilio sono state date successivamente, dalla riforma di Paolo VI.
creando una cesura tra Concilio e Postcon- Se però il nuovo fosse già in perfetta continuità con
cilio, non sembra essere uno schema per- l’antico, l’accostamento non avrebbe veramente
fettamente aderente al reale. senso e sarebbe semplicemente superfluo, essendo
il nuovo rito in se stesso espressione di continuità.
Il motu proprio Summorum Pontificum, che Soprattutto non sarebbe comprensibile come mai il
vorrebbe essere un’applicazione concreta ed esem- vecchio rito non sia stato riaccolto con naturalezza e
plare dell’ermeneutica della continuità in materia di semplicità dalla Chiesa universale. Insomma, ancora
liturgia, si è limitato ad accostare l’antico e il nuovo una volta si intende valorizzare una continuità che
onde valorizzarne la presunta continuità e favorirne non si vuole ammettere di aver perso.
La Tradizione
Cattolica 10
11. salvezza, esige
una risposta di
fede semplice
e chiara, quale
è quella che si
trova nei sim-
boli della fede
e nella regula
fidei. La procla-
mazione della
verità della fede
implica sempre Mons. Guido Pozzo, Segreta-
Dottrina
Pagina precedente: la riunione interreligiosa di Assisi anche la confu- rio della Pontificia Commis-
1986; qui sopra, la visita alla Sinagoga di Roma: Gio- tazione dell’er- sione Ecclesia Dei.
vanni Paolo II “interprete autentico” del Vaticano II. rore e la censura delle posizioni ambigue
Una recente osservazione di e pericolose che diffondono incertezza e
confusione nei fedeli.
mons. Guido Pozzo Sarebbe quindi sbagliato e infondato
Circa le riflessioni che ci occupano, ritenere che dopo il Concilio Vaticano II
ci sembra interessante riprendere il recente il pronunciamento dogmatico e censorio
intervento di mons. Pozzo a cui abbiamo del Magistero debba essere abbandonato
già fatto riferimento. Il prelato ravvisa la o escluso, così come sarebbe altrettanto
prima causa dell’ermeneutica della rottura sbagliato ritenere che l’indole espositiva
nella rinuncia all’anatema. e pastorale dei Documenti del Concilio
«Il primo fattore è la rinuncia Vaticano II non implichi anche una dottrina
all’anatema, cioè alla netta contrappo- che esige il livello di assenso da parte dei
sizione tra ortodossia ed eresia. fedeli secondo il diverso grado di autorità
In nome della cosiddetta “pastoralità” delle dottrine proposte».
del Concilio, si fa passare l’idea che la Mons. Pozzo fa propria un’osserva-
Chiesa rinuncia alla condanna dell’errore, zione che da sempre viene esternata dagli
alla definizione dell’ortodossia in con- stessi “tradizionalisti” sul Concilio, ma,
trapposizione all’eresia. Si contrappone la da buon interprete dell’ermeneutica della
condanna degli errori e l’anatema pronun- continuità, la restringe rigorosamente al
ciato dalla Chiesa in passato su tutto ciò Postconcilio, o, per usare la sua stessa
che è incompatibile con la verità cristiana espressione, all’“ideologia paraconciliare”.
al carattere pastorale dell’insegnamento Naturalmente non mettiamo in discussione
del Concilio, che ormai non intenderebbe le buone intenzioni del Monsignore, ma
più condannare o censurare, ma soltanto questo modo di procedere evidenzia subito
esortare, illustrare o testimoniare. la contraddizione di fondo: in tutta onestà
In realtà non c’è nessuna contraddi-
zione tra la ferma condanna e confutazione Gli anatemi, cioè le condanne degli errori con-
trapposti alle verità che venivano definite, hanno
degli errori in campo dottrinale e morale e sempre caratterizzato il Magistero tradizionale, sia
l’atteggiamento di amore verso chi cade nei concili che al di fuori di essi. Essi esprimono la
nell’errore e di rispetto della sua dignità volontà della Chiesa docente di “definire” e conse-
personale. Anzi, proprio perché il cristiano guentemente di “obbligare”. La loro assenza nei testi
ha un grande rispetto per la persona umana, del Vaticano II è sempre stata evidenziata come segno
si impegna oltre ogni limite per liberarla di assenza di tale volontà di “imporre” e quindi come
dall’errore e dalle false interpretazioni della prova della non infallibilità di quei testi.
L’argomento riposa sul fatto che la Chiesa non
realtà religiosa e morale. può definire una verità di Fede senza al contempo
L’adesione alla persona di Gesù Figlio imporla alle intelligenze come verità che deve essere
di Dio, alla sua Parola e al suo mistero di creduta.
11 La Tradizione
Cattolica
12. appare una forzatura accusare il Postconci-
lio di aver rinunciato agli anatemi quando secondo è la traduzione del pensiero cattolico
il testo del Concilio non ne contiene nem- nelle categorie della modernità: «L’apertura
meno uno. della Chiesa alle istanze e alle esigenze poste dalla
modernità (vedi Gaudium et Spes) viene interpre-
Su questo punto è evidente che l’at- tata dall’ideologia para-conciliare come necessità
teggiamento del Postconcilio è in perfetta di una conciliazione tra Cristianesimo e pensiero
continuità con ciò che il Concilio esprime filosofico e ideologico culturale moderno. Si tratta
(o piuttosto non esprime): entrambi invece, di un’operazione teologica e intellettuale che
Concilio e Postconcilio, rappresentano un ripropone nella sostanza l’idea del modernismo,
atteggiamento del tutto nuovo rispetto al condannato all’inizio del Novecento da S. Pio».
Bisogna riconoscere che mons. Pozzo dice una
passato; insomma, non ci sembra onesto cosa giustissima quando intravede nella crisi
continuare a cercare dei capri espiatori solo attuale una riproposta dello schema modernista
in coloro che sono nati dopo il 1965. condannato da san Pio X. Il problema però è a
Soprattutto non possiamo esimerci monte ed è molto più radicale: purtroppo egli
dal sottolineare che l’anatema può essere potrebbe dire liberamente il contrario e troverebbe
formulato esclusivamente da chi ha l’au- ugualmente diritto di cittadinanza nell’emiciclo di
torità per farlo: in pratica da chi ha al con- posizioni più disparate che si appellano al Con-
cilio. Come è possibile questo? Anche su questo
tempo la responsabilità del Magistero. Se punto non si può ridurre il tutto ad una disfunzione
quindi si è rinunciato agli anatemi significa interpretativa. Innanzitutto il Concilio ha inteso
che l’autorità deputata a stabilirli è stata in confrontarsi con l’età moderna, con l’antropologia
qualche modo inadempiente. moderna, con il pensiero moderno, ecc… come lo
Tenendo conto di queste sfaccetta- stesso Benedetto XVI spiega abbondantemente
ture, l’ermeneutica della continuità appare nel discorso del 22 dicembre 2005: «Il Concilio
doveva determinare in modo nuovo il rapporto
- nell’utilizzo specifico che ne viene fatto - tra Chiesa ed età moderna». Il Concilio però ha
pericolosa contro lo stesso Magistero: più si scelto di farlo senza più denunciare e condannare
cerca di salvare il Concilio, più si rischia di l’anima apostata e immanentista del pensiero
distruggere definitivamente l’autorità che moderno, ma cercando un approccio nuovo: sono
avrebbe dovuto garantirne la retta interpre- mancati proprio - nel Concilio - quegli anatemi,
tazione e, soprattutto, l’unica autorità che quei “paletti” a cui mons. Pozzo fa riferimento.
Ci sembra abbastanza naturale che, senza defi-
attualmente è chiamata a porre rimedio ai nire e senza anatematizzare nel modo classico, il
mali che affliggono la Chiesa. Concilio abbia aperto le strade ad interpretazioni
Un principio in se stesso buono diverse e divergenti. Voler imporre una inter-
rischia, proprio a causa della sua bontà pretazione piuttosto che un’altra, dopo 45 anni,
intrinseca, di essere tanto più pernicioso pur mantenendo l’ambiguità di fondo del testo
nel momento in cui viene applicato senza conciliare, è semplicemente impossibile. Mons.
Pozzo ha la libertà di esprimersi come sopra, ma
il necessario discernimento; l’idea aprio- come lui possono esprimersi liberamente altre
ristica che il Concilio debba essere neces- figure istituzionali, soprattutto vescovi…, che
sariamente in continuità con la Tradizione possono avere sfumature decisamente diverse:
è un pregiudizio che falsa tutto lo status l’unica libertà che non è concessa a nessuno è di
quaestionis ed evidenzia - ci scusiamo con rimuovere la causa prima dell’ambiguità, dell’an-
mons. Pozzo - un approccio di tipo ideolo- fibologia, del circiterismo (per usare un termine
gico. La paura di discutere tranquillamente caro ad Amerio), che permette la coesistenza delle
posizioni più disparate.
sul Concilio, con la dovuta serenità e onestà Il terzo fattore a cui mons. Pozzo fa riferimento
intellettuale, non è altro che l’ennesimo è una cattiva interpretazione dell’idea di “aggior-
indice della sua debolezza intrinseca. namento”. Questo tema appare connesso al
precedente, quantunque sia caratterizzato da una
L’intervento di mons. Pozzo merita, a causa nota propria che evidenzieremo in seguito: «Con
dell’autorevolezza istituzionale dell’Autore, il termine “aggiornamento”, Papa Giovanni XXIII
qualche riflessione supplementare. Egli ravvisa volle indicare il compito prioritario del Concilio
sinteticamente le cause dell’ermeneutica della Vaticano II. Questo termine nel pensiero del Papa
rottura in tre fattori. Il primo è la rinuncia all’ana- e del Concilio non esprimeva però ciò che invece
tema, su cui abbiamo già speso qualche parola; il è accaduto in suo nome nella recezione ideolo-
La Tradizione
Cattolica 12
13. SECONDA PARTE:
gica del dopo-Concilio. “Aggiornamento” nel
significato papale e conciliare voleva esprimere Conseguenze ultime
la intenzione pastorale della Chiesa di trovare i
modi più adeguati e opportuni per condurre la dell’ermeneutica della
coscienza civile del mondo attuale a riconoscere
la verità perenne del messaggio salvifico di Cristo
continuità
e della dottrina della Chiesa. Amore per la verità e L’ermeneutica della continuità
zelo missionario per la salvezza degli uomini sono
alla base i principi dell’azione di “aggiornamento” prova la non infallibilità del
voluto e pensato dal Concilio Vaticano II e dal Concilio
Magistero pontificio successivo.
Invece dall’ideologia para-conciliare, diffusa
Un testo infallibile per definizione
non può essere interpretato. Se infatti un
Dottrina
soprattutto dai gruppi intellettualistici catto-
lici neomodernisti e dai centri massmediatici testo infallibile necessita di una interpre-
del potere mondano secolaristico, il termine tazione, automaticamente è il contenuto
“aggiornamento” venne inteso e proposto come dell’interpretazione che diventa infallibile e
il rovesciamento della Chiesa di fronte al mondo non più il testo originario, in quanto è l’in-
moderno: dall’antagonismo alla recettività. La terpretazione che esprime la formulazione
Modernità ideologica – che certamente non deve
essere confusa con la legittima e positiva auto- inequivocabile e definitiva e quindi capace
nomia della scienza, della politica, delle arti, del di essere vincolante. Una definizione infatti
progresso tecnico – si è posta come principio il necessariamente riguarda qualcosa di defi-
rifiuto del Dio della Rivelazione cristiana e della nitivo: definire ciò che non è definitivo vor-
Grazia. Essa non è quindi neutrale di fronte alla
fede. Ciò che fece pensare ad una conciliazione sembra ancora individuata nell’analisi fornita
della Chiesa con il mondo moderno portò così dal prelato. Non ripetiamo quanto già osservato
paradossalmente a dimenticare che lo spirito e che ci sembra evidente circa l’origine di questa
anticristiano del mondo continua ad operare nella “fessura”.
storia e nella cultura [questo però il Concilio non Notiamo semplicemente che “aggiornamento”
sembra averlo sottolineato abbastanza - N.d.R.]. significa relazione con un oggi contingente che
La situazione postconciliare venne così descritta domani sarà già superato: pertanto esso implica
già da Paolo VI nel 1972: la complessa relazione tra elementi trascendenti
“Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana ed elementi mutevoli; anche su questo punto il
nel tempio di Dio: c’è il dubbio, l’incertezza, la Concilio non ha inteso stabilire dei punti fermi e
problematica, l’inquietudine. È entrato il dubbio definitivi (e in un certo senso non poteva fornirli
nelle nostre coscienze ed è entrato per finestre che a causa della contingenza dell’“oggi” a cui ha
invece dovevano essere aperte alla luce. Anche inteso relazionarsi), ma si è di fatto cimentato in
nella Chiesa regna questo stato di incertezza. un movimento di adattamento che non ha ancora
Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta avuto termine e che, a causa del fluire della Storia,
una giornata di sole per la storia della Chiesa. È non avrà mai termine. Si tratta di un aspetto essen-
venuta invece una giornata di nuvole, di tempeste, ziale del problema ermeneutico che analizzeremo
di buio, di ricerca, di incertezza. Come è avve- nel corso delle nostre riflessioni e al quale riman-
nuto questo? Vi confidiamo un nostro pensiero: diamo il Lettore.
c’è stato l’intervento di un potere avverso: il suo Per il momento ci basti sottolineare che tutto ciò
nome è il diavolo, questo misterioso essere a cui che è contingente non può, per natura, essere defi-
si fa allusione anche nella lettera di san Pietro” nitivo né oggetto di definizioni irreformabili, ma
(Paolo VI, Insegnamenti, Ed. Vaticana, vol. X, riguarda strettamente la sfera del divenire storico.
1972, p. 707). Ora la Chiesa si è sempre occupata di adattamenti
Purtroppo gli effetti di quanto individuato da Paolo a situazioni nuove e questo non rappresenta una
VI non sono scomparsi. Un pensiero estraneo è eccezionalità del Concilio; il Concilio tuttavia
entrato nel mondo cattolico, gettando scompiglio, sembra giustapporre - senza i dovuti distinguo -
seducendo molti animi e disorientando i fedeli. Vi ciò che appartiene alla sfera dottrinale con ciò che
è uno “spirito di autodemolizione” che pervade il riguarda la contingenza storica. Questa carenza di
modernismo, che si è impadronito, tra l’altro, di chiarezza e di distinzione rappresenta un perma-
gran parte della pubblicistica cattolica». nente fattore di confusione e di dogmatizzazione
Il discorso di mons. Pozzo è estremamente signi- di ciò che non è dogmatizzabile. Gli stessi richiami
ficativo e riprende la celebre descrizione di Paolo all’autorità del Concilio generalmente non affron-
VI. Questi parla di una “fessura” che però non tano questo evidentissimo problema.
13 La Tradizione
Cattolica
14. 1965 - 2005 - 2010
Abbiamo già accennato ad alcune
implicazioni della “pastoralità” del Con-
cilio, evidenziando come esso intendesse
utilizzare espressioni e linguaggi adatti
alla sensibilità dell’uomo contemporaneo.
Di conseguenza il linguaggio dei testi
conciliari si esprime utilizzando sfumature
proprie al clima culturale, alle apprensioni
e agli entusiasmi tipici degli anni sessanta.
Ora il contesto sociale, culturale e religioso
del terzo millennio ha subìto una trasfor-
Una rappresentazione del Concilio Vaticano I, in cui
mazione tale per cui, in una prospettiva
è stata proclamata l’infallibilità pontificia. lealmente e realmente ermeneutica, i testi
pastorali del Concilio, piuttosto che essere
rebbe dire definire l’indefinibile, pretendere reinterpretati, andrebbero sostituiti con
di staticizzare il fluire del divenire. altri testi consoni e adatti all’uomo di oggi.
Di conseguenza nessuna autorità può Se proprio si volesse continuare ad utiliz-
obbligare qualcuno a credere qualcosa prima zarli come base per una interpretazione
ancora che si sappia che cosa sia o cosa autentica, bisognerebbe avere il coraggio
esprima (da questo deriva l’assoluta preci- di riconoscere che ogni reinterpretazione
sione delle formule dogmatiche classiche): avrebbe un valore contingente, consono
equivarrebbe a chiedere a qualcuno di nuo- al momento storico in cui è formulata, e
tare senza permettergli di entrare in piscina. che al contempo dovrebbe continuare a
L’applicazione del principio diventa confrontarsi con la realtà, onde continuare
ancora più stringente se la stessa autorità a fornire risposte sempre adeguate e quindi
responsabile riconosce una grave necessità sempre vere.
di interpretazione. L’ermeneutica autentica, nel senso
Ora se dopo quarant’anni i testi moderno del termine, presuppone uno
del Concilio necessitano di una corretta sforzo continuo capace di produrre nuove
interpretazione, è la prova provata che il domande, nuove risposte e nuove espres-
Concilio non può essere vincolante per la sioni, parallelo e coestensivo all’evolu-
coscienza cattolica. zione dell’umanità, dei suoi problemi,
Lo potrebbe essere invece, in linea delle sue aspettative, della sua vita.
puramente teorica, la sua retta interpreta- Sposando l’uomo nel suo essere
zione: noi sappiamo però che una retta inter- concreto, nel suo essere nel mondo - ciò
pretazione per essere autentica (nel senso che il Concilio ha inteso fare - necessaria-
moderno del termine) deve continuamente mente bisogna sposarne pure il continuo
essere riformulata per poter esprimere qual- divenire.
cosa di sempre vivo e quindi sempre vero. Lo stesso discorso alla Curia del
In questo meccanismo ermeneutico non 2005 - solo per fare un esempio recente
può esistere più nulla di dogmaticamente - è espressione di un’intenzione precisa del
vincolante perché non possono più esistere Papa formulata ed espressa in un momento
formulazioni dogmatiche semanticamente preciso del suo pontificato. Probabilmente
stabili. Questo aspetto del problema merita oggi egli riformulerebbe diversamente ciò
qualche riflessione supplementare.
In sintesi l’ermeneutica della continuità
si trova a dover armonizzare tre elementi che
appaiono decisamente inconciliabili: la Tradi-
zione, i testi del Concilio, l’evoluzione presente
dell’umanità.
La Tradizione
Cattolica 14
15. che ha espresso cinque anni fa, tenendo
conto di cosa è accaduto nella Chiesa in
questi anni, di come è evoluta la sua sen-
sibilità e quella del suo gregge… e anche
di come sono stati accolti i suoi “segnali”
dagli episcopati.
Tornando ai testi del Concilio, se
spingiamo alle estreme conseguenze
la dinamica ermeneutica descritta, essi
finiscono per significare qualcosa di
indefinibile ovvero asserti mutevoli e al
limite pure contraddittori. In questo senso
Dottrina
Il Concilio di Trento: esempio di chiarezza dogmatica.
tali testi, presi alla lettera, si rivelano
incapaci di significare in un senso unico Una analogia inapplicabile:
e definitivo. il problema storico della ricezione
La conclusione può sembrare esa-
gerata, ma la babele teologica, dottrinale dei concili
e morale che imperversa nella Chiesa di Probabilmente nell’intento di ammor-
oggi è realmente paragonabile ad una tizzare un po’ il dramma attuale, vengono
mescolanza di vero e di falso, di bene e spesso evocate le difficoltà che la Chiesa
di male, di bello e di brutto, di assoluto ha incontrato nell’applicare le decisioni
e di relativo, di essere e di non essere, dei concili precedenti. Basti pensare al
risultato di un atteggiamento di fondo Concilio di Nicea o al Concilio di Trento.
comprensibile solo in una prospettiva in Insomma, osservando la Storia, ci vuole
cui, rinunciando a definire, si è rinunciato pazienza e bisogna continuare a sperare.
ad insegnare. Se le cose stanno veramente Pur condividendo pienamente la
così, la Chiesa non è più - umanamente fiducia nella Provvidenza, ci sembra di rav-
parlando - né docibile, né governabile. visare in questo ragionamento una qualche
Nulla può più essere insegnato confusione di fondo che merita attenzione.
perché nulla può essere definito nel È ben vero che il Concilio Tridentino - ad
senso classico del termine. Nessun testo esempio - incontrò numerose sacche di
e nessuna formula dogmatica possono più resistenza e certamente non fu applicato in
pretendere di avere un senso definitivo, un giorno; tuttavia la causa fondamentale
intrinseco, universale e perenne. di tali difficoltà sembra essere opposta ai
In definitiva è questa la trappola in problemi dell’ermeneutica del Vaticano II.
cui la Chiesa è caduta con il Concilio. È Il Tridentino infatti incontrò ostacoli pro-
questa la trappola in cui si ritrova ingab- prio a causa della sua chiarezza dogmatica
biato il Magistero stesso nel momento in e disciplinare: i suoi testi si spiegavano e
cui si ostina a salvare i testi del Concilio. si spiegano tuttora da soli, con una tale
In questo quadro l’ermeneutica della chiarezza che certamente spaventava quelle
continuità fornisce un canale di comuni- parti della Chiesa e del clero reticenti alla
cazione con la Tradizione, senza tuttavia tanto necessaria riforma cattolica ed ai
permettere di uscire dalla gabbia in cui il sacrifici che essa implicava.
Concilio ha intrappolato le intelligenze sia Il Vaticano II invece è stato accolto e
del discente che del docente. applicato in un clima di entusiasmo gene-
rale, soprattutto dall’ala più modernista del
clero, ora accusata di non aver ben capito
cosa il Concilio volesse dire.
Paradossalmente il paragone con i
concili precedenti evidenzia una volta di
più che i problemi che hanno fatto seguito
15 La Tradizione
Cattolica
16. al Vaticano II sono riconducibili innanzi-
tutto ad una sua deficienza intrinseca, asso-
lutamente assente in qualsivoglia concilio
della Storia.
Ermeneutica della continuità e
“superdogma” del Concilio
Ci sembra particolarmente illumi-
nante, nella riflessione che ci sta occupando,
un’espressione utilizzata dall’allora Card.
Ratzinger, divenuta poi canonica e spesso
L’espressione fu utilizzata per la prima volta dal
Card. Ratzinger, il 13 luglio 1988, in una conferenza
ai vescovi cileni in cui il Porporato, commentando il
“caso Lefebvre”, prendeva spunto per alcune analisi
e riflessioni nelle quali troviamo in nuce i principi
basilari dell’ermeneutica della continuità. Ne citiamo
un breve passaggio: «È un’operazione necessaria
difendere il Concilio Vaticano II nei confronti di
mons. Lefebvre, come valido e come vincolante per
la Chiesa. Certamente c’è una mentalità dalla visuale
ristretta che tiene conto solo del Vaticano II e che ha
provocato questa opposizione. Ci sono molte presen-
tazioni di esso che danno l’impressione che, dal Vati-
cano II in avanti, tutto sia stato cambiato e che ciò che L’ultima sessione del Concilio Vaticano II.
lo ha preceduto non abbia valore o, nel migliore dei
casi, abbia valore soltanto alla luce del Vaticano II.
Il Concilio Vaticano II non è stato trattato come
riutilizzata, per illustrare la disfunzione pro-
una parte dell’intera tradizione vivente della Chiesa, dottasi nell’interpretazione del Concilio la
ma come una fine della Tradizione, un nuovo inizio quale postulerebbe l’ermeneutica della con-
da zero. La verità è che questo particolare concilio tinuità come soluzione. Il Concilio sarebbe
non ha affatto definito alcun dogma e deliberata- stato trasformato in un “superdogma”,
mente ha scelto di rimanere su un livello modesto, come se tutto fosse nato con esso, senza
come concilio soltanto pastorale; ma molti lo
trattano come se si sia trasformato in una specie di
quindi più alcun riferimento alla Tradizione
superdogma che toglie importanza a tutto il resto. perenne della Chiesa. L’espressione è molto
Questa idea è resa più forte dalle cose che ora stanno chiara e incisiva e in fondo ha il pregio di
accadendo. Ciò che precedentemente è stato consi- riassumere in una sola parola il complesso
derato la cosa più santa - la forma in cui la liturgia problema dell’assolutizzazione del Conci-
è stata trasmessa - appare improvvisamente come lio. Tuttavia questa stessa espressione, al
la più proibita di tutte le cose, l’unica cosa che può
essere impunemente proibita. Non si sopporta che
pari dell’ermeneutica della continuità, alla
si critichino le decisioni che sono state prese dal quale è complementare, rischia di oscurare
Concilio; d’altra parte, se certuni mettono in dubbio la radice del problema. Essa infatti - ancora
le regole antiche, o persino le verità principali della una volta - vorrebbe ridimensionare il Con-
fede - per esempio, la verginità corporale di Maria, cilio, troppo “superdogmatizzato” nella sua
la Resurrezione corporea di Gesù, l’immortalità applicazione e interpretazione, salvandolo
dell’anima, ecc. - nessuno protesta, o soltanto lo fa
con la più grande moderazione. Io stesso, quando Tutto questo conduce tantissima gente a chiedersi
ero professore, ho visto come lo stesso Vescovo che, se la Chiesa di oggi è realmente la stessa di ieri, o
prima del Concilio, aveva licenziato un insegnante se l’hanno cambiata con qualcos’altro senza dirlo
che era realmente irreprensibile, per una certa alla gente. La sola via nella quale il Vaticano II può
crudezza nel discorso, non è stato in grado, dopo il essere reso plausibile è di presentarlo così come è:
Concilio, di allontanare un professore che ha negato una parte dell’ininterrotta, dell’unica tradizione della
apertamente verità della fede certe e fondamentali. Chiesa e della sua fede».
La Tradizione
Cattolica 16
17. però in tutti i suoi contenuti. Insomma Conclusione
il tutto si ridurrebbe ad una questione di
A noi sembra che tutta la vicenda nata
misura ma non di sostanza.
dall’ermeneutica della continuità abbia
Tale interpretazione non ci sembra
il merito di aver evidenziato il problema
esaustiva della questione, soprattutto se
fondamentale del Concilio: si tratta di un
- per assurdo - applicassimo uno schema
problema strutturale prima ancora di essere
analogo agli altri Concili della Chiesa. Se
un problema di contenuti.
per esempio nella Chiesa si assolutizzas-
- Il Concilio non insegna nel senso
sero le decisioni dogmatiche del Concilio
classico, ma accosta espressioni e contenuti
di Trento, la Chiesa non diventerebbe
antichi a espressioni e contenuti nuovi, ele-
conciliar-tridentina a detrimento di altre
menti di natura dogmatica e considerazioni
verità non trattate direttamente dal Conci-
Dottrina
di natura pastorale e contingente.
lio di Trento, ma resterebbe perfettamente
- Questo prodotto non ha valore
Cattolica. Se si “superdogmatizzassero”
definitivo, ma rappresenta piuttosto una
le decisioni di Nicea, la Chiesa resterebbe
piattaforma di base da cui partire per una
quello che è, quantunque estremamente
costante e incessante reinterpretazione,
irrobustita e confermata nella Fede di
sempre viva e attuale, non ancorabile ad un
sempre. Questo perché la Fede è una virtù
momento storico particolare e non esprimi-
teologale che avendo per oggetto Dio non
bile attraverso sentenze irreformabili.
è mai troppo dogmatica nel senso che non
Si tratta di un movimento ermeneu-
esiste, come errore, un “eccesso di dogma”,
tico inarrestabile che potrà essere fermato
né “l’eccesso di un dogma”. Se per esempio
solo quando sarà fermato il Concilio, nel
si “superdogmatizzasse” il dogma del-
senso che avrà fine il movimento da esso
l’Incarnazione, cioè se si incominciasse a
incominciato.
insistere tantissimo su questo dogma, tale
Probabilmente per giungere a questo
“superdogmatizzazione” non condurrebbe
risultato bisognerebbe innanzitutto ricon-
mai, in quanto tale, ad un errore. Sempli-
vertire le intelligenze al fatto che esiste
cemente aumenterebbe ulteriormente la
una Verità Assoluta la Quale può essere
conoscenza esplicita di questo dogma e
espressa e descritta attraverso asserti dog-
attraverso di essa tutto il plesso dogmatico
matici definitivi, che non postulano e non
cattolico ne uscirebbe rinvigorito. La Fede
necessitano alcuna ermeneutica ulteriore.
infatti è un unicum semplice e integrale, e
Si tratta delle formule dogmatiche
non il risultato di equilibri interagenti o di
classiche della Tradizione perenne e
componenti eterogenei.
costante della Chiesa: esse, lungi dal rap-
Di conseguenza il fatto che la “super-
presentare un concetto della Tradizione
dogmatizzazione” del Concilio Vaticano II
“incompleto e contraddittorio”, lungi dal
abbia condotto alla situazione gravissima
rappresentare una tradizione “pietrificata”,
che conosciamo e che finalmente un papa
sono l’unico veicolo possibile per trasmet-
riconosce, è indice che il Concilio stesso
tere la Fede Apostolica fino alla fine dei
contiene intrinsecamente elementi non in
tempi.
sintonia con la Tradizione: la sua asso-
lutizzazione appare come conseguenza
inevitabile della sua mancanza di legame
con il passato. Essa non ha fatto altro che
amplificare gli elementi neoterici già pre-
senti nel Concilio, senza crearli ex novo ed ef
autonomamente da esso.
Valga come esempio la già menzio-
nata assenza di anatemi, la quale caratte-
rizza, in perfetta continuità, sia il Concilio
che il Postconcilio.
17 La Tradizione
Cattolica
18. Lo stato di necessità
di don Mauro Tranquillo
Perché i sacerdoti della Fraternità San Pio X esercitano un apostolato, pur non
avendo una struttura canonica “ufficiale”? In questo articolo l’Autore dimostra
come l’attuale situazione “straordinaria” venutasi a creare nella Chiesa da qua-
rant’anni a questa parte rende necessario il ricorso a “norme straordinarie”, pre-
viste dal Codice di Diritto canonico, le quali non solo giustificano, ma impongono a
detti sacerdoti l’apostolato in favore delle anime, la cui salvezza è la legge suprema.
Et respondens ad illos dixit: lo stato di necessità una sorta di giungla,
Cuius vestrum asinus, aut bos in di regressione a uno stato pre-sociale, o è
puteum cadet, et non continuo invece una situazione straordinaria in cui
extrahet illum die sabbati? (Lc 14, 5) si applicano norme straordinarie, mentre
sarebbe erroneo pretendere di applicare
Anche dopo la rimozione delle cosid- alla lettera quelle ordinarie? Esiste cioè,
dette scomuniche, sull’invalidità delle di diritto e di fatto, una situazione tale da
quali tanto si è detto e qualcosa si dirà rendere impossibile o inutile o addirittura
ancora nel corso di questo articolo, si con- dannosa l’applicazione delle leggi positive
tinua a definire illegittimo il ministero dei ordinarie, e da esigere invece il ricorso
sacerdoti della Fraternità San Pio X, perché all’applicazione di norme più alte, non
non inquadrato in una forma canonica. certo arbitrarie ma previste dal legislatore
Infatti questi sacerdoti confessano e ammi- e dal diritto divino?
nistrano i sacramenti quasi fossero parroci, In questo articolo vorremmo
mentre le autorità ordinarie della Chiesa mostrare quanto sia assolutamente legit-
non hanno concesso loro alcun titolo per timo, opportuno e adeguato alla situa-
esercitare alcun tipo di ministero. zione il tipo di apostolato svolto dalla
Ci proponiamo dunque in questo Fraternità San Pio X.
testo di esaminare a quale titolo i sacer-
doti della Fraternità continuino ad eser-
citare il loro apostolato, e in base a quali La necessità,
norme divine e giuridiche. In effetti essi definizione e divisione
invocano spesso uno “stato di necessità”: Parliamo qui dello stato di necessità
che cos’è questo stato, e quali facoltà spirituale, cioè della necessità di ricevere
giuridiche permette di esercitare? È forse i sacramenti (e secondariamente gli altri
«Abbiamo scelto – con la grazia di Dio – dei giovani sacerdoti, dei preti della nostra Fraternità che ci sono
sembrati i più atti e nello stesso tempo che si trovano in circostanze, in luoghi e in funzioni che permetteranno
loro di compiere più facilmente il loro ministero episcopale, di dare la cresima ai vostri figli, di conferire le
ordinazioni nei nostri vari seminari» (Omelia delle Consacrazioni episcopali, 30 giugno 1988).
La Tradizione
Cattolica 18
19. aiuti che predispongono alla ricezione dei gravemente a seconda del tipo di necessità
medesimi, dai sacramentali all’istruzione in cui quelli versano; gli altri sacerdoti (e
alle varie opere di misericordia spirituale); anche i laici, al loro livello) possono essere
non ci occupiamo dello stato di necessità tenuti in carità a prestare ausilio a coloro
corporale, che riguarda l’obbligo in carità che sono nella necessità spirituale, ognuno
di prestare soccorso secondo le opere di secondo le proprie possibilità e con più o
misericordia corporale. meno urgenza a seconda della gravità della
necessità stessa.
Lo stato di necessità spirituale è di
tre tipi, se lo dividiamo quanto alla sua La situazione attuale: necessità
Documenti
gravità:
• necessità estrema: è quella di
grave generale
Dottrina
chi non può sottrarsi a un pericolo certo e Ora ci chiediamo quale sia la situa-
prossimo di perdere la propria anima senza zione attuale, quale stato di necessità sia
l’aiuto di un altro. Questo è il caso del bam- quello in cui versano oggi i fedeli della
bino che rischia di morire senza battesimo Chiesa. In seguito cercheremo di capire
o del peccatore in punto di morte che non come si possa e si debba venire in soccorso
sa o non può fare un atto di contrizione a tale situazione.
perfetta, che sia fedele o infedele. In tutta la Chiesa oggi esiste una crisi
• necessità grave: è quella che conclamata, e in questa stessa Rivista ne
si supera solo con grave difficoltà, per abbiamo spesso denunciato i molteplici
esempio in caso di un pericolo prossimo di aspetti. Essa consiste essenzialmente nel
perdere la fede o la grazia. Questa neces- fatto, ammesso fino a un certo punto anche
sità è tipica del peccatore in pericolo di pubblicamente dalla stessa suprema auto-
morte (la differenza con la precedente sta rità della Chiesa, che è oggi quasi impos-
nel fatto che qui si suppone che possa al sibile continuare a vivere da cattolici nelle
limite salvarsi con un atto di contrizione strutture ordinarie della Chiesa (questo
perfetta), ma anche di chi corre un pericolo non inficia ovviamente l’indefettibilità
ravvicinato di perdersi senza aiuto. della Chiesa, dato che entrano in gioco,
• necessità comune: è quella di come vediamo in questo articolo, i mezzi
chi senza aiuto potrebbe cadere in pec- straordinari dei quali la Chiesa è dotata).
cato, anche se il pericolo potrebbe essere Tutti gli aspetti della vita cattolica sono
superato senza tale aiuto. Qui l’aggettivo diventati problematici: anzitutto la profes-
comune indica il fatto che tale situazione sione esterna e completa della fede senza
è quella abituale alla maggior parte delle ambiguità, ma anche la liturgia, la vita
situazioni della vita degli uomini. sacramentale, la vita di preghiera, l’inse-
Chiaramente i pastori d’anime sono gnamento della fede tanto nel catechismo
tenuti in giustizia a soccorrere i loro sud- quanto nella formazione dei sacerdoti, l’in-
diti in tali necessità, peccando più o meno segnamento morale conforme alla dottrina
«[...] Mi vedo costretto dalla Divina Provvidenza a trasmettere la grazia dell’episcopato cattolico che io ho
ricevuto affinché la Chiesa e il sacerdozio continuino a sussistere per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
A tal fine, convinto di non fare altro che compiere la Santa Volontà di Dio, vi chiedo di accettare di ricevere
la grazia dell’episcopato cattolico, che già ho conferito ad altri sacerdoti in altre circostanze».
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Cattolica
20. Tutti questi fattori ovviamente non
hanno lo stesso carattere generale, e non
hanno nemmeno tutti la stessa importanza;
né si trovano necessariamente tutti riu-
niti, né tutti sono ugualmente approvati o
causati dalle autorità stesse. Li possiamo
dividere in due grandi gruppi, il primo
generale e uniforme ovunque, il secondo
estremamente variabile.
1. Anzitutto ogni fedele o sacerdote
oggi si trova a dover prender posizione
contro degli errori che sono comunemente
diffusi nell’intero episcopato residenziale.
Praticamente la totalità dei Vescovi dio-
cesani professa, almeno esternamente, i
principali errori del Vaticano II (sul loro
contenuto rimandiamo ai numerosi articoli
di questa Rivista nel corso del tempo e ai
numerosi studi in materia). E questa pro-
fessione esterna d’errore (o al minimo un
tacito assenso) è richiesta a tutto il clero,
compreso quello che celebra l’antico rito,
per potersi dire inserito nel quadro ufficiale
Un bel confessionale desolatamente vuoto. Spesso il della gerarchia e ottenere cura d’anime in
fedele che desidera confessarsi non trova il sacerdote modo ordinario. I rarissimi esempi di par-
disposto ad ascoltarlo. E quando lo trova, avviene non
roci o altri pastori ordinari che conservano
di rado che venga redarguito per aver confessato come
peccato ciò che non deve essere più considerato tale.
il loro posto pur prendendo chiaramente
posizione contro le nuove dottrine e la
in tutti i suoi aspetti, la frequentazione di nuova liturgia non alterano la sostanza del
un ambiente pericoloso per la fede etc. Solo problema, semmai la confermano proprio
per fare un esempio concreto, basti pensare per la loro eccezionalità. Quindi il cattolico
alla difficoltà oggettiva che incontra il (e in particolare il sacerdote) si trova nella
fedele medio che necessita di ricorrere al oggettiva difficoltà di non cadere in una
sacramento della confessione: ammesso professione di fede quantomeno ambigua
e non concesso che trovi un confessore sulle nuove dottrine, e di non partecipare
disposto ad ascoltarlo e che creda ancora o approvare un culto che, secondo la notis-
e realmente in questo sacramento, il fedele sima espressione dei Cardinali Ottaviani e
non ha più - generalmente parlando - le Bacci, si allontana in modo impressionante
garanzie necessarie di essere confessato, dalla dottrina cattolica sulla santa Messa
istruito, guidato e assolto secondo la morale definita a Trento. Questo stato di cose,
che ha sempre contraddistinto la prassi cat- lo sottolineiamo di nuovo, è universale:
tolica, con particolare riferimento al senso tono psicologico. Nondimeno le garanzie generali
del peccato, al dramma del peccato mortale, di trovare tali sacerdoti in una qualunque parrocchia
alla conoscenza di ciò che è peccato, alla piuttosto che in un’altra non sussistono più: questa
necessità della grazia per essere perdonati mancanza è già sufficiente a determinare uno stato di
e salvarsi, etc. necessità generale su questo delicatissimo punto.
Si noti inoltre che non mancano sacerdoti o religiosi
Ovviamente nessuno nega che esistano sacerdoti sistematicamente redarguiti (e talora pure trasferiti)
che ancora credono in questo sacramento e lo ammi- dai loro superiori proprio per la loro refrattarietà ad
nistrano in modo conforme alla prassi di sempre adottare i nuovi criteri pastorali circa l’amministra-
senza banalizzarlo o ridurlo ad una chiacchierata di zione del sacramento della penitenza.
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Cattolica 20
21. siamo di fronte sotto questo aspetto a una
necessità generale comune; il permanere
di questa situazione sarebbe di per sé suf-
ficiente a invocare tale stato di necessità.
2. In secondo luogo a tale situazione
universale si aggiungono mille ostacoli
messi alla vita cattolica dagli stessi pastori,
quelli che potremmo chiamare “gli abusi”
di mille generi: da quelli pastorali e liturgici
(anche oltre le nuove norme) alle enormità
Documenti
dottrinali, che vanno anche oltre la lettera
Dottrina
del Vaticano II, e che vengono insegnate
dal catechismo dei bambini fino ai semi-
nari e alle università pontificie, passando
per molte cattedre episcopali. L’autorità
suprema a volte condanna, a volte tollera, a
volte incoraggia questo stato di cose; rara-
mente passa a un’azione davvero efficace:
questo perché si è giunti a una situazione
di ingovernabilità, frutto dell’astensione da
veri atti di Magistero (l’agire della volontà A scanso di equivoci: processione del Corpus Domini
segue i principi cui l’intelligenza aderisce). a Linz (Austria). Nulla di strano, vero?
Una vasta letteratura, da sì sì no no ai libri
di Gnocchi e Palmaro dà ampio resoconto
Cosa si possa o si debba fare
di queste mille situazioni. Tali abusi pos- nella necessità grave generale
sono essere appunto più o meno gravi, più Secondo il Dictionarium morale
o meno palesi, o addirittura inesistenti: essi et canonicum del Card. Pietro Palazzini,
aggravano o alleviano lo stato di necessità, specie di summa di tali scienze pubblicato
ma non ne cambiano la natura: per quello alla vigilia del Concilio dai più grandi
che abbiamo detto nel punto precedente, la canonisti e moralisti romani, e che riprende
necessità resta grave e generale. Se cessasse quindi le dottrine più certe e le interpre-
la situazione descritta nel primo punto, tazioni più ufficiali, la necessità grave
cesserebbe anche lo stato di necessità, visto comune corrisponde alla necessità estrema
che da questi “abusi” si potrebbe uscire in del singolo, in ragione della preminenza
modo ordinario, senza ricorrere a mezzi del bene comune sul bene privato. Questo
eccezionali. Diciamo che si potrebbe, non punto ha due conseguenze che scaturiscono
che sia facile: molti sacerdoti e fedeli, l’una dall’altra, la prima a livello dei doveri
anche senza contestare il Vaticano II, non e la seconda riguardo ai poteri concessi in
riescono neppure a evitare quegli abusi che questa situazione.
sono contro le stesse nuove leggi, a causa
della pressione che ricevono dall’ambiente Secondo i precetti della carità, è
in cui si trovano. Immaginate la difficoltà, un dovere grave soccorrere il prossimo
ad esempio, anche solo di un parroco che nell’estrema necessità, e secondo quanto
volesse fare in modo che i ministri straor- detto sopra lo è anche nella grave necessità
dinari della Comunione diventino davvero comune. Palazzini dice esplicitamente che
straordinari (non parliamo nemmeno di un ogni sacerdote anche senza cura d’anime è
parroco che volesse ripristinare unicamente tenuto ex caritate a soccorrere sub gravi il
l’antica Messa). prossimo nell’estrema necessità spirituale
dandogli i sacramenti, anche con pericolo
di vita. E che lo stesso è tenuto a fare nella
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Cattolica
22. Scena di ordinaria liturgia, in
una ordinaria parrocchia di una
ordinaria diocesi d’Italia... Così
ci si prepara alla Cresima: «È
stata una celebrazione suggestiva
[spiega la didascalia tratta dal sito
ufficiale]. Durante il canto allo
Spirito Santo [...] i ragazzi con il
parroco si stringevano intorno alla
Statua della Madonna per voler
ripetere la discesa dello Spirito
Santo sugli Apostoli che in attesa
dello Spirito erano assidui nella
preghiera insieme a Maria SS.»
grave necessità generale. In poche parole, Un principio speculare
quando tutta una comunità è in difficoltà
Al concetto della grave necessità
chiunque sia in grado deve dare una mano
corrisponde specularmente il problema del
secondo le sue possibilità.
grave incomodo. In generale il grave inco-
modo (o grave impedimento) nell’ordine
Questo dovere di carità fonda anche le
spirituale è qualsiasi pregiudizio notevole
facoltà che la Chiesa dà ai sacerdoti in questi
per l’anima della persona o di terzi. Ora
casi: in particolare tutti gli atti del potere
vi è un fondamentale principio morale e
d’ordine diventano leciti, e la giurisdizione
giuridico, ammesso da tutti i canonisti e
per ascoltare le confessioni viene concessa
i moralisti (cf. can. 20): Lex positiva non
a tutti i sacerdoti. Come è esplicitamente
obligat cum gravi incommodo: in presenza
concesso dai canoni (c. 882; nc. 976), ogni
di un grave incomodo ogni legge pura-
sacerdote può lecitamente e validamente
mente positiva (cioè umana, non la legge
assolvere il fedele in punto di morte, cioè
naturale o quella divina) cessa di obbligare.
nell’estrema necessità; ma a quest’estrema
La grave necessità attuale poggia proprio
necessità del singolo è appunto equiparata
sul fatto che ci sarebbe un grave incomodo
la grave necessità comune, non solo per
per la fede, anzi spesso un vero e proprio
i doveri ma evidentemente anche per le
ostacolo alla professione della medesima,
facoltà concesse onde poter adempiere a
nel rispettare numerose leggi positive anche
tali doveri; quindi attualmente ogni sacer-
ecclesiastiche. Per fare un esempio diverso,
dote può venire in soccorso al fedele che
un sacerdote imprigionato dai persecutori
gli chiede l’assoluzione, ricevendo in quel
può e deve celebrare la Messa e comuni-
preciso momento la giurisdizione neces-
care, specie se la morte è imminente per sé
saria per farlo a norma del diritto. Si pren-
o per altri, purché osservi ciò che è diritto
dano come esempi analoghi le situazioni
divino, cioè abbia pane di frumento e vino
di alcuni paesi di persecuzione, dove ogni
d’uva e dica le parole consacratorie; ma
sacerdote che può all’occasione prestare
indubbiamente non è tenuto ad osservare
soccorso a dei fedeli lo può fare anche se
le leggi liturgiche, né ad avere i paramenti
questi non sono in punto di morte e non
etc., né a pronunciare tutte le preghiere
sono suoi sudditi.
del Messale: tutte prescrizioni gravi ma
di diritto puramente ecclesiastico, che in
quel momento non lo obbligano, poiché
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