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Incontri su Neuroscienze e Società
            IV Edizione
    Padova, 9-11 maggio 2012




          È possibile un nuovo
             umanesimo?
            Una prospettiva
            neuroscientifica

                   Vittorio Gallese

                  Dip. di Neuroscienze
                   Università di Parma
• Nella seconda metà del ‘900, le scienze
  umane hanno adottato una posizione
  marcatamente antiumanistica.
• I     pensatori    antiumanisti    hanno
  sostenuto, tra l’altro, che l’umanesimo
  implicherebbe          una         cultura
  soggettivistica di stampo aggressivo in
  cui le norme Occidentali si traducono
  nell’imperialismo e nel colonialismo.
• All’interno di questi discorsi, il concetto
  di umanesimo è divenuto un eufemismo
  per connotare tutto ciò che era
  retrogrado, totalizzante e/o totalitaristico
  – la vera essenza della falsa coscienza.
• Tra gli anni ’70 e gli anni ’80, le teorie
  antiumaniste       hanno       fortemente
  influenzato il dibattito accademico delle
  scienze umane e sociali sia in Europa,
  che negli Stati Uniti.
• Gli studi etnici e postcoloniali, il
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  fatto       propria       la     retorica
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• Immaginare      di    possedere      una
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• Contemporaneamente a questi dibattiti
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• Ciò dimostra come le varie costruzioni
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• Dovremmo accettare finalmente l’idea,
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  artificiale e artificialmente naturale.
• Le neuroscienze hanno dato un
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  gioco la nozione di “natura umana”.
”…è lecito postulare
l’esistenza di
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preliminare, anteriore alla
stessa formazione di soggetti
distinti; la mente umana, a
differenza di quanto
suggerisce il solipsismo
metodologico delle scienze
cognitive, è originariamente
pubblica o collettiva”.

        Paolo Virno, 2010, p. 198
• Le neuroscienze dimostrano che la
  dimensione pre-individuale, o noi-centrica,
  precede      e     sostiene   la   costruzione
  dell’individualità personale.
• Già nella fase fetale di sviluppo il nostro
  sistema motorio ci porta a inter-agire in modo
  diverso col modo esterno da come
  interagiamo col nostro corpo o col corpo di un
  feto gemello con cui condividiamo il grembo
  materno.
Intersoggettività
       &
  Neuroscienze
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 l’evidenza naturale




del mondo degli altri?
Neuroni   Specchio
Mirror neurons


di Pellegrino et al. Exp.Brain Res. 1992
Gallese et al. Brain 1996
Rizzolatti et al. Cog. Brain Res. 1996
Umiltà et al. Neuron 2001
Gallese et al. Attn&Perf. 2001
Kohler et al. Science 2002
Ferrari et al. J Cog Neurosci 2003
Fogassi et al. Science 2005
Caggiano et al. Science 2009
Bonini et al. Cereb. Cortex 2009
Kraskov et al. Neuron 2009
Rochat et al. Exp Brain Res. 2010
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                        humans

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Meccanismi di “rispecchiamento”nell’uomo


Gli stessi siti corticali sono ugualmente attivati
durante l’esecuzione/osservazione/imitazione di:

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Meccanismi di “rispecchiamento”nell’uomo


Gli stessi siti corticali sono ugualmente attivati
durante l’esperienza/osservazione di:

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                          Ebisch et al. 2008).

                  Dolore (Hutchison et al. 1999; Morrison et al. 2004;
                           Singer et al. 2004; Botvinick et al. 2005;
                          Jackson et al. 2005; Avenanti et al. 2005).
•Grazie al riuso di risorse neurali mappiamo le azioni altrui sulle
nostre rappresentazioni motorie, così come le emozioni e le
sensazioni altrui sulle nostre rappresentazioni viscero-motorie e
somatosensoriali.

• Embodied perchè coinvolge un             formato   corporeo    di
rappresentazione non proposizionale.

•Riutilizziamo i nostri stati o processi mentali rappresentati in
formato corporeo per attribuirli funzionalmente agli altri.
Ad un livello di base,
l’intersoggettività è prima di
tutto intercorporeità.
• Lo status “Come me”, non è necessariamente
  solo il risultato di un’inferenza per analogia, o
  della nostra consapevole riflessione su una
  percepita somiglianza esterna.

• La nostra identificazione sociale con gli altri è
  una caratteristica costitutiva di ciò che significa
  essere umani.
Un’accezione allargata di Empatia:
         Il Sistema della Molteplicità Condivisa
         (Gallese - The Shared Manifold, 2001)

•Caratterizza un livello di base delle nostre relazioni
interpersonali che non prevede l’uso esplicito di
atteggiamenti proposizionali.

•Questo livello di base consiste dei processi di
simulazione incarnata mediante i quali possiamo
costituire uno spazio interpersonale “noi-centrico”
condiviso ed intelligibile.
•Questo multiforme spazio condiviso definisce
l’ampia gamma di certezze implicite che nutriamo
riguardo i nostri simili.
Non esperiamo necessariamente i contenuti
specifici delle esperienze altrui.

Esperiamo gli altri come aventi esperienze
simili alle nostre.
Nel rapporto intersoggettivo, grazie
alla simulazione incarnata, vi è una
dimensione di identità che fonda e
precede la differenza.
ll programma di naturalizzazione
promosso        dall’approccio  della
simulazione incarnata assume che la
natura umana e le sue caratteristiche
distintive, come il linguaggio, la
creatività e l’arte, possano essere
pienamente comprese solo quando si
adotti     un     atteggiamento   non
solipsistico, che enfatizzi la natura
sociale della cognizione umana.
Conclusioni

• Partire dall’esperienza per guidare la
  ricerca neuroscientifica sulla natura
  umana significa adottare una strategia
  bottom-up che privilegia il corpo come
  campo di indagine.
Conclusioni

• Questo approccio consente di mettere
  in relazione il sistema cervello-corpo ed
  i suoi processi con il tema
  dell’intersoggettività e della soggettività,
  mostrando come queste nozioni siano
  inscindibilmente interrelate a livello
  neurobiologico.
Conclusioni

• Ipotizzo che esista un’esperienza originaria
  che facciamo degli altri, indipendentemente
  dalla loro etnia, religione, stato socio-
  economico o culturale.
• Tale esperienza sembra essere radicata in
  meccanismi nervosi che connettono tra loro
  differenti   sistemi   cervello-corpo come
  differenti soggetti come noi.
Conclusioni
• La rivendicazione di una propria identità
  (sociale, di genere, ecc.) ha indubbiamente
  rappresentato un progresso in termini di diritti
  politici e civili.
• Declinare l’identità di un individuo o di un
  gruppo sociale esclusivamente in termini
  culturali e in contrapposizione a una natura
  che si suppone veicoli necessariamente
  discorsi di potere, può essere però anche
  molto pericoloso.
Conclusioni

• L’identità, se declinata solo in termini cultural-
  sociali, può portare a una progressiva
  ghettizzazione del gruppo che la rivendica.
• Ancora       più    pericolosa      diviene     la
  rivendicazione identitaria quando è usata
  strumentalmente per veicolare discorsi
  tipicamente razzisti, come i discorsi che oggi
  parlano di identità dei popoli, delle piccole
  patrie, ecc.
Conclusioni

• Stabilire che lo statuto comune di essere
  umano è prodotto da meccanismi di
  identificazione sociale e reciprocità a
  livello corporeo pre-linguistico, e che
  questi           meccanismi            sono
  neurobiologicamente      fondati,     mostra
  quanto sia grande la potenziale rilevanza
  etica dell’indagine neuroscientifica.
“La sfera in cui veramente il tu
                   e l’io sono connessi nell’unità
                   della vita […] è il mondo comune
                   in cui non soltanto dominano le
                   relazioni comuni, ma in cui la relazione
                   comune è divenuta la forma costitutiva
                   di un mondo reale del noi evidente che
                   unisce io e tu.”

                   (I Gradi dell’Organico e l’Uomo, p. 332)


Helmuth Plessner
   (1892-1985)
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Vittorio Gallese (Università di Parma)

  • 1. Incontri su Neuroscienze e Società IV Edizione Padova, 9-11 maggio 2012 È possibile un nuovo umanesimo? Una prospettiva neuroscientifica Vittorio Gallese Dip. di Neuroscienze Università di Parma
  • 2. • Nella seconda metà del ‘900, le scienze umane hanno adottato una posizione marcatamente antiumanistica.
  • 3. • I pensatori antiumanisti hanno sostenuto, tra l’altro, che l’umanesimo implicherebbe una cultura soggettivistica di stampo aggressivo in cui le norme Occidentali si traducono nell’imperialismo e nel colonialismo.
  • 4. • All’interno di questi discorsi, il concetto di umanesimo è divenuto un eufemismo per connotare tutto ciò che era retrogrado, totalizzante e/o totalitaristico – la vera essenza della falsa coscienza.
  • 5. • Tra gli anni ’70 e gli anni ’80, le teorie antiumaniste hanno fortemente influenzato il dibattito accademico delle scienze umane e sociali sia in Europa, che negli Stati Uniti.
  • 6. • Gli studi etnici e postcoloniali, il femminismo, e i più recenti studi di genere e di identità hanno incorporato a diversi livelli varie critiche alla soggettività nelle proprie argomentazioni, e, come conseguenza, fatto propria la retorica dell’antiumanesimo.
  • 7. • Immaginare di possedere una soggettività umanistica, per se stessi e per il proprio gruppo, significava rinvigorire proprio quelle dinamiche egemoniche di potere e legate ad un’ideologia oppressiva che ciascuno di questi movimenti critici aveva cercato di smantellare.
  • 8. • Contemporaneamente a questi dibattiti sulla soggettività, altri teorici hanno criticato la distinzione categorica tra umano e animale, oltre che quella tra uomo e macchina – due facce della stessa medaglia.
  • 9. • L’uomo è forse anche un’invenzione recente, come ebbe a dire Foucault, ma quell’invenzione (culturale) non appartiene a una dimensione altra rispetto alla natura.
  • 10. • Tra molti cultori delle scienze umane rimane, come una sorta di riflesso condizionato, la tendenza a connettere tutto ciò che ha a che vedere con la naturalizzazione a una prospettiva meccanicistica e innatistica. • Le cose non stanno così. L’epigenetica mostra non solo come l’ambiente sia in grado di condizionare l’espressione dei geni, ma anche come questa modificata espressione genica possa essere trasmessa alla progenie.
  • 11. • Ciò dimostra come le varie costruzioni sociali siano comunque riconducibili a prospettive biologiche di naturalizzazione. • Dovremmo accettare finalmente l’idea, peraltro già sostenuta in passato, a esempio da Helmuth Plessner, che l’uomo è al contempo naturalmente artificiale e artificialmente naturale.
  • 12. • Le neuroscienze hanno dato un contributo importante a rimettere in gioco la nozione di “natura umana”.
  • 13. ”…è lecito postulare l’esistenza di un’intersoggettività preliminare, anteriore alla stessa formazione di soggetti distinti; la mente umana, a differenza di quanto suggerisce il solipsismo metodologico delle scienze cognitive, è originariamente pubblica o collettiva”. Paolo Virno, 2010, p. 198
  • 14. • Le neuroscienze dimostrano che la dimensione pre-individuale, o noi-centrica, precede e sostiene la costruzione dell’individualità personale. • Già nella fase fetale di sviluppo il nostro sistema motorio ci porta a inter-agire in modo diverso col modo esterno da come interagiamo col nostro corpo o col corpo di un feto gemello con cui condividiamo il grembo materno.
  • 15.
  • 16. Intersoggettività & Neuroscienze
  • 17. Come si costruisce l’evidenza naturale del mondo degli altri?
  • 18. Neuroni Specchio
  • 19.
  • 20. Mirror neurons di Pellegrino et al. Exp.Brain Res. 1992 Gallese et al. Brain 1996 Rizzolatti et al. Cog. Brain Res. 1996 Umiltà et al. Neuron 2001 Gallese et al. Attn&Perf. 2001 Kohler et al. Science 2002 Ferrari et al. J Cog Neurosci 2003 Fogassi et al. Science 2005 Caggiano et al. Science 2009 Bonini et al. Cereb. Cortex 2009 Kraskov et al. Neuron 2009 Rochat et al. Exp Brain Res. 2010
  • 21. The Mirror mechanism for action in humans Trans. Distal mov. Tool use Reaching mov. Intransitive mov. Upper limb mov. Cattaneo & Rizzolatti, Neurological Review 2009
  • 22.
  • 23. Meccanismi di “rispecchiamento”nell’uomo Gli stessi siti corticali sono ugualmente attivati durante l’esecuzione/osservazione/imitazione di: •Movimenti corporei •Azioni su oggetti •Azioni comunicative • e durante l’ascolto/lettura di descrizioni linguistiche di azioni.
  • 24. Il mio punto di vista • Alla base della capacità di comprendere il comportamento intenzionale altrui – sia da un punto di vista filo- che ontogenetico – vi è un meccanismo di base, la simulazione incarnata, che sfrutta l’organizzazione funzionale intrinseca del sistema motorio.
  • 25. Meccanismi di “rispecchiamento”nell’uomo Gli stessi siti corticali sono ugualmente attivati durante l’esperienza/osservazione di: •Emozioni (Carr et al. 2003; Wicker et al. 2003; Leslie et al. 2004; Pfeifer et al. 2008). •Sensazioni Tatto (Keysers et al. 2004; Blakemore et al. 2005; Ebisch et al. 2008). Dolore (Hutchison et al. 1999; Morrison et al. 2004; Singer et al. 2004; Botvinick et al. 2005; Jackson et al. 2005; Avenanti et al. 2005).
  • 26. •Grazie al riuso di risorse neurali mappiamo le azioni altrui sulle nostre rappresentazioni motorie, così come le emozioni e le sensazioni altrui sulle nostre rappresentazioni viscero-motorie e somatosensoriali. • Embodied perchè coinvolge un formato corporeo di rappresentazione non proposizionale. •Riutilizziamo i nostri stati o processi mentali rappresentati in formato corporeo per attribuirli funzionalmente agli altri.
  • 27. Ad un livello di base, l’intersoggettività è prima di tutto intercorporeità.
  • 28. • Lo status “Come me”, non è necessariamente solo il risultato di un’inferenza per analogia, o della nostra consapevole riflessione su una percepita somiglianza esterna. • La nostra identificazione sociale con gli altri è una caratteristica costitutiva di ciò che significa essere umani.
  • 29. Un’accezione allargata di Empatia: Il Sistema della Molteplicità Condivisa (Gallese - The Shared Manifold, 2001) •Caratterizza un livello di base delle nostre relazioni interpersonali che non prevede l’uso esplicito di atteggiamenti proposizionali. •Questo livello di base consiste dei processi di simulazione incarnata mediante i quali possiamo costituire uno spazio interpersonale “noi-centrico” condiviso ed intelligibile. •Questo multiforme spazio condiviso definisce l’ampia gamma di certezze implicite che nutriamo riguardo i nostri simili.
  • 30. Non esperiamo necessariamente i contenuti specifici delle esperienze altrui. Esperiamo gli altri come aventi esperienze simili alle nostre.
  • 31. Nel rapporto intersoggettivo, grazie alla simulazione incarnata, vi è una dimensione di identità che fonda e precede la differenza.
  • 32. ll programma di naturalizzazione promosso dall’approccio della simulazione incarnata assume che la natura umana e le sue caratteristiche distintive, come il linguaggio, la creatività e l’arte, possano essere pienamente comprese solo quando si adotti un atteggiamento non solipsistico, che enfatizzi la natura sociale della cognizione umana.
  • 33. Conclusioni • Partire dall’esperienza per guidare la ricerca neuroscientifica sulla natura umana significa adottare una strategia bottom-up che privilegia il corpo come campo di indagine.
  • 34. Conclusioni • Questo approccio consente di mettere in relazione il sistema cervello-corpo ed i suoi processi con il tema dell’intersoggettività e della soggettività, mostrando come queste nozioni siano inscindibilmente interrelate a livello neurobiologico.
  • 35. Conclusioni • Ipotizzo che esista un’esperienza originaria che facciamo degli altri, indipendentemente dalla loro etnia, religione, stato socio- economico o culturale. • Tale esperienza sembra essere radicata in meccanismi nervosi che connettono tra loro differenti sistemi cervello-corpo come differenti soggetti come noi.
  • 36. Conclusioni • La rivendicazione di una propria identità (sociale, di genere, ecc.) ha indubbiamente rappresentato un progresso in termini di diritti politici e civili. • Declinare l’identità di un individuo o di un gruppo sociale esclusivamente in termini culturali e in contrapposizione a una natura che si suppone veicoli necessariamente discorsi di potere, può essere però anche molto pericoloso.
  • 37. Conclusioni • L’identità, se declinata solo in termini cultural- sociali, può portare a una progressiva ghettizzazione del gruppo che la rivendica. • Ancora più pericolosa diviene la rivendicazione identitaria quando è usata strumentalmente per veicolare discorsi tipicamente razzisti, come i discorsi che oggi parlano di identità dei popoli, delle piccole patrie, ecc.
  • 38. Conclusioni • Stabilire che lo statuto comune di essere umano è prodotto da meccanismi di identificazione sociale e reciprocità a livello corporeo pre-linguistico, e che questi meccanismi sono neurobiologicamente fondati, mostra quanto sia grande la potenziale rilevanza etica dell’indagine neuroscientifica.
  • 39. “La sfera in cui veramente il tu e l’io sono connessi nell’unità della vita […] è il mondo comune in cui non soltanto dominano le relazioni comuni, ma in cui la relazione comune è divenuta la forma costitutiva di un mondo reale del noi evidente che unisce io e tu.” (I Gradi dell’Organico e l’Uomo, p. 332) Helmuth Plessner (1892-1985)
  • 40. Fine