Mobilitazione efsa gli elementi di un dialogo possibile
1. numero 137 gennaio/febbraio 2013 26
Mobilitazione EFSA:
gli elementi di un dialogo possibile
Mentre l’Agenzia Europea per la Sicurezza
Alimentare festeggiava i suoi primi dieci anni,
agricoltori, ricercatori, attivisti ed esponenti
politici europei si sono incontrati a Parma
per riflettere sul potere dell’industria
sulle regole europee che tutelano
il nostro cibo e la salute.
I due giorni di incontri e presìdi sono stati
così determinanti che hanno spinto i vertici
dell’EFSA ad accettare un confronto
con le organizzazioni nel 2013.
Sarà in quest’occasione che saranno
presentati cinque proposte per una revisione
del Regolamento dell’Agenzia in nome
della trasparenza, dell’indipendenza
e della qualità scientifica.
di Luca Colombo Nei giorni in cui l’EFSA, l’Agenzia Europea per la
Sicurezza Alimentare, ha festeggiato il suo de-
cimo anniversario, agricoltori, ricercatori, attivisti
ed esponenti politici europei si sono incontrati a
Parma per riflettere sull’influenza che l’industria
esercita sulle regole europee, chiamate a garan-
tire la sicurezza degli alimenti e a fornire prote-
zione sulla salute pubblica e l’ambiente.
L’appuntamento convocato da Corporate Eu-
rope Observatory, Task Force italiana anti-OGM,
Coordinamento Europeo Via Campesina e FIRAB
ha avuto la duplice veste di convegno e presidio
di fronte alla sede dell’EFSA, in occasione della
conferenza istituzionale per il decennale.
Entrambe le occasioni hanno fatto emergere,
sulla base di solide argomentazioni, documen-
tate da casi di studio e rigorose proposte di
cambiamento, le criticità dell’operato dell’Agen-
zia e gli elementi di riforma che si richiedono al
suo mandato. È stata tale pertinenza degli argo-
menti scientifici e politici avanzati da spingere i
vertici dell’EFSA a proporre un incontro con le
organizzazioni per il 2013.
Sulla scorta del lavoro di confronto e di prepa-
razione della mobilitazione nei confronti del-
l’EFSA, le organizzazioni promotrici chiederanno
pertanto di dedicare la giornata di discussione
con i manager dell’Agenzia sui punti di riforma
da adottare per garantire un ruolo imparziale di
affiancamento scientifico al processo di ge-
stione del rischio alimentare all’esclusivo fine di
tutelare la salute pubblica.
Senza preordinare i risultati dell’incontro e senza
nutrire illusorie aspettative, il riconoscimento che
le organizzazioni hanno ricevuto dalla decisione
dell’EFSA di interloquire sul merito delle que-
stioni è di buon auspicio e le ricadute concrete
di questo confronto andranno in seguito moni-
torate da vicino. Aspetti tanto più importanti se
si considera il processo di revisione del Regola-
mento istitutivo dell’Agenzia che la Commis-
sione Europea intende lanciare nel 2013 per
intervenire sulla governance dell’EFSA, sulla sua
indipendenza, trasparenza e qualità scientifica.
I punti nodali che porremo al centro del con-
fronto sono sintetizzabili nelle seguenti istanze:
Prevenire i conflitti di interesse
La politica di indipendenza dell’EFSA deve
escludere in maniera efficace le figure che
presentano conflitti di interesse dal suo Con-
peciale Bio e sicurezza alimentareprimopianos
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siglio di Amministrazione, dai suoi panel, dal
suo comitato scientifico e dal personale di cui
si avvale. L’EFSA dovrebbe ricercare attiva-
mente esperti indipendenti e spingere le isti-
tuzioni dell’UE a metterle a disposizione le
risorse per remunerare il loro lavoro. Qualsiasi
collaborazione con l’industria e le associazioni
di impresa – quali l’International Life Sciences
Institute (ILSI) – deve essere dismessa.
Ridefinire le norme comunitarie in modo
che la valutazione del rischio poggi su or-
ganizzazioni scientifiche indipendenti e
non sull’industria
È necessario rivedere le norme UE per im-
porre che le valutazioni del rischio si basino
su studi effettuati in modo indipendente con
risorse assicurate attraverso un fondo gestito
da istituzioni pubbliche. L’industria richie-
dente dovrebbe sostenerne i costi, mante-
nendo al contempo una rigida separazione
tra l’industria stessa e l’EFSA.
Un codice di buona prassi scientifica per
l’EFSA
Il regolamento istitutivo dell’EFSA dovrebbe
contribuire a raggiungere l’obiettività. Ciò si-
gnifica l’adesione a metodologie scientifica-
mente rigorose, trasparenti e replicabili per il
lavoro di valutazione del rischio. Oltre a raf-
forzare la fiducia del pubblico in tale pro-
cesso, questo aiuterà anche a minimizzare le
controversie attorno ai conflitti di interesse
che circondano l’EFSA. Il codice di buona
prassi scientifica dovrebbe coprire:
- la determinazione delle evidenze compren-
dendo i parametri di ricerca, i criteri di inclu-
sione ed esclusione degli studi, le strategie
per assicurare l’acquisizione completa di
elementi pertinenti di prova, contemplando
anche la letteratura non peer-review;
- la valutazione e la determinazione dei pesi
specifici delle evidenze, includendo criteri
rigorosi di imputazione di valore dei singoli
studi, affinchè vi sia la massima valorizza-
zione della letteratura disponibile.
I metodi di selezione e analisi dei dati per la
valutazione del rischio devono, inoltre, essere
sistematizzati. In materia di pesticidi e pro-
dotti chimici, l’EFSA deve rispettare le vigenti
leggi europee (quali il Regolamento REACH
sulle sostanze chimiche e la regolamenta-
zione dei pesticidi), che danno il giusto peso
nella valutazione del rischio all’ampio set di
studi peer-review disponibili in letteratura,
piuttosto che avallare ricerche industriali con-
dotte secondo i protocolli di buona prassi di
laboratorio (BPL) definiti in ambito OCSE.
Migliorare la trasparenza e l’accountability
L’EFSA deve rendere accessibili tutti i dati e
le informazioni su cui basa la valutazione del
rischio, garantendo tra l’altro accesso sul suo
portale internet a tutti i dati dei dossier indu-
striali e relativi ai suoi processi decisionali.
Processi che su alcuni temi, come le so-
stanze rischiose, gli OGM e le sostanze chi-
miche dovrebbero essere decentrati per
evitare un eccessivo potere dell’EFSA. I timori
sono legati sia alla permeabilità all’influenza
industriale che alla ristretta gamma di com-
petenze presenti nei panel di esperti scienti-
fici. Tali limiti hanno portato a decisioni che
non riflettono l’intero spettro di rischi.
Questo problema potrebbe essere risolto de-
legando la valutazione ambientale dei rischi
all’Agenzia Europea per l’Ambiente.
Analogamente, potrebbe essere affrontato
seguendo codici di buona prassi scientifica,
minimizzando così il rischio di trascurare ta-
luni aspetti.
Assicurare un’ampia partecipazione
L’EFSA deve ampliare l’area di competenza
scientifica dei suoi esperti nei panel, finora cri-
ticati per aver competenze troppo settoriali e
specifiche. Noi raccomandiamo, come minimo,
che vadano individuati e invitati esperti con
competenze nelle seguenti aree e discipline:
- embriologi, endocrinologi, neurologi, spe-
cialisti dello sviluppo neurologico, biologi
della riproduzione, genetisti umani, pediatri
per valutare i rischi per la salute umana;
- ecologi, biologi, pedologi, entomologi per
valutare i rischi ambientali.
Gli esperti dell’EFSA dovrebbero, inoltre, essere
remunerati. La prassi attuale di utilizzare esperti
volontari non retribuiti, chiamati a collaborare in
ambito EFSA nel tempo libero, favorisce specia-
listi che ricevono commissioni di consulenza o
altri emolumenti da parte dell’industria.