I “Longobardi” è l’opera monumentale di Carlo Mo donata a Pavia da uno dei fondatori della Fedegari Autoclavi di Albuzzano, Fortunato Fedegari, che volle ricordare la scomparsa del fratello Giampiero, mancato nel 1993. Carlo Mo era solito dire:“Non importa che la vita sia lunga, l’importante è
che sia larga”. Fortunato Fedegari e Carlo Mo conoscevano il segreto per allargarla. Tempo dopo la scomparsa dell’artista,
Fortunato Fedegari lo ricordava ad alcuni amici con queste parole: “Carlo Mo, per me e la mia famiglia era come un fratello, tanto che mi è stato testimone di nozze. In fabbrica si comportava come tutti gli altri operai che lo consideravano uno
di loro, pur riconoscendogli il grande prestigio che emanava da ogni suo gesto. Non è giusto dire che siamo stati i suoi mecenati per ché il binomio Mo-Fedegari lo abbiamo sempre considerato come una cosa logica e naturale. Oggi, esportando in tutto il mondo i nostri prodotti, facendoci conoscere abbiamo sempre l’orgoglio di dichiararci “pavesi” ed in “simbiosi” con Carlo Mo.”
1. Due uomini
d’acciaio,
Fedegari e Mo
I “Longobardi” è l’opera
monumentale di Carlo Mo
donata a Pavia da uno dei
fondatori della Fedegari
Autoclavi di Albuzzano,
Fortunato Fedegari, che
volle ricordare la scompar-
sa del fratello Giampiero,
mancato nel 1993.
Carlo Mo era solito dire:
“Non importa che la vita
sia lunga, l’importante è
che sia larga”. Fortunato
Fedegari e Carlo Mo cono-
scevano il segreto per al-
largarla. Tempo dopo la
scomparsa dell’artista,
Fortunato Fedegari lo ri-
cordava ad alcuni amici
con queste parole:
“Carlo Mo, per me e la mia
famiglia era come un fra-
tello, tanto che mi è stato
testimone di nozze.
In fabbrica si comportava
come tutti gli altri operai
che lo consideravano uno
di loro, pur riconoscendo-
gli il grande prestigio che emanava da ogni suo gesto.
Non è giusto dire che siamo stati i suoi mecenati per-
ché il binomio Mo-Fedegari lo abbiamo sempre consi-
derato come una cosa logica e naturale.
Oggi, esportando in tutto il mondo i nostri prodotti,
facendoci conoscere abbiamo sempre l’orgoglio di di-
chiararci “pavesi” ed in “simbiosi” con Carlo Mo.”
“Carlo Mo e la sua città”.
Questo il titolo dato alla mo-
stra permanente che il gran-
de scultore di rilievo inter-
nazionale ha lasciato a Pa-
via alla sua morte nel 2004,
all’età di 81 anni. Ora le sue
grandi opere in acciaio inox
sono visibili da tutti. Nel
giardino del suo atelier, al
Chiozzo, in via Mascherpa 2,
oppure per le vie della città,
una decina di insigni scultu-
re collocate nei posti più ca-
ratteristici. L’atelier sarà
aperto fino al 4 luglio, con
orario 10-20, su prenotazio-
ne (tel. 335-8040553). Le
sculture in città sono visibili
a tutti, anche se la frenetica
vita quotidiana a volte ci im-
pedisce di alzare lo sguardo
verso il cielo e notare uno
dei giganti di Mo.
La figlia Paola ha ospitato
stampa ed autorità (l’asses-
sore alla cultura Giacomo
Galazzo, la vice presidente
della Fondazione Comunita-
ria Renata Crotti, amica di
Mo e divulgatrice delle sue
opere, il direttore della ban-
ca Consulia di Pavia, Guido
Caravaggi, che ha sostenuto
l’iniziativa, l’ex sindaco di
Pavia Andrea Albergati, il
prof. Paolo Veronesi della
Ibis edizioni, che ha presen-
tato una cartina illustrativa
delle opere di Mo a Pavia)
per la presentazione dell’e-
vento, che sarà accompagna-
to, sabato 24 giugno, con
partenza da via dei Mille
130 alle 18, da una biciclet-
tata con un itinerario alla
scoperta di tutte le opere
dello scultore (per info Fiab
lab di Pavia).
Vicentino di origine, dal
1942 Mo conobbe Pavia e
non se ne andò più. Sue ope-
re sono collocate in alcuni
dei più importanti musei
italiani e stranieri. Il gover-
no del Madagascar l’incaricò
per la realizzazione di un
monumento al Portatore
Malgascio (altezza 11 metri);
nel parco di Cesano Boscone
figura un altro monumento
(metri 4x4 in acciaio inox
saldato e scatolato a Pavia);
all’aeroporto Forlanini di Li-
nate venne posta Halley
(metri 7x4); mentre per la
sede del Medio Credito Lom-
bardo di piazza Cadorna a
Milano fu la volta di Evolu-
zione, una scultura cinetica,
sempre in acciaio.
In tutto le opere di Mo pre-
senti a Pavia sono una deci-
na. Quasi tutte in ottimo
stato, tranne “La Deposizio-
ne”, a fianco del Duomo, do-
nata dall’Associazione Arti-
giani della Provincia di Pa-
via ai tempi del leggendario
Luigi Ponzio, in occasione
del cinquantenario dell’asso-
ciazione. Ora alla base della
scultura abbondano erbacce,
ruggine e foglie non raccolte.
Insomma, uno stato di de-
grado, che rispecchia i tempi
e gli uomini che si sono avvi-
cendati in seno a questa as-
sociazione.
Di diverso aspetto “Alboino e
Teodolinda”, l’impressionan-
te scultura sul rondò vicino
al Policlinico, sul ponte della
ferrovia, che fu donata alla
città da Fortunato Fedegari
nel 1995, in onore del fratel-
lo. Ancora oggi, dopo 22 an-
ni, l’azienda ne ha cura.
Antonio Azzolini
Due meravigliose grandi mostre celebrano
uno dei più grandi scultori del XX secolo
12 CulturaVenerdì, 16 giugno 2017
I giganti
di acciaio
di Carlo Mo
nella sua città,
Pavia
Fortunato Fedegari
Particolare Tomba Fedegari
“Alboino e Teodolinda” Rondò cavalcavia stazione ferroviaria“Contrasto 1979” Istituto Itis Cardano“L’Attesa” Ingresso Policlinico S.Matteo
“Fucilazione” Cimitero Maggiore S.Giovannino
“Vita” Cimitero Maggiore S.Giovannino
“Deposizione” Piazza Duomo“Il sogno” Giardini Policlinico San Matteo
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