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MANAGEMENT : Dal Caos all’Appropriatezza  attraverso la Comunicazione Dott.  Alessandro RAHINÒ, FT
Caos Esistono numerose definizione di caos, ognuna per il diverso campo di applicazione. Per quanto ci riguarda  definiamo caos uno stato non ben definito di elementi governate da leggi proprie che non vertono verso una direzione.
Ordine Successione e/o disposizione razionale di elementi nello spazio e nel tempo governati da leggi distinte orientate verso una direzione
Ordine Salute Appropriatezza
Appropriatezza Il concetto di appropriatezza  si afferma in concomitanza con la diffusione della medicina basata sulle prove di efficacia. L’appropriatezza è, nella sua essenza, l’espressione dello scarto tra un comportamento osservato e un comportamento atteso in base alle conoscenze scientifiche e/o aspetti normativi.
Come si raggiunge l’Appropriatezza?
Appropriatezza ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Il paziente e la famiglia non sono più l’oggetto di trattamenti, prestazioni e servizi, ma vengono integrati nel team riabilitativo 1. Centralità della persona disabile
1. Centralità della persona disabile Paziente Famiglia Ass. Sociali Istituzioni Psicologo Medico Riabilitatori
2. Approccio globale Il paziente inteso come unità  bio-psico-sociale  (OMS) necessita di un approccio globale secondo un intervento che si connota fortemente come un processo di problem- solving.
3. Outcome-based rehabilitation Passaggio da un modello di riabilitazione intesa come erogazione di prestazioni  (service-based rehabilitation) ad un modello di riabilitazione finalizzata al raggiungere determinati, ben definiti e misurabili  outcome  (outcome- based rehabilitation)
4. Lavoro di gruppo L’emergere sempre crescente della consapevolezza che, di fronte al moltiplicarsi delle conoscenze e ai progressi in campo scientifico e tecnologico, la maggior parte dei processi di cura richiede l’intervento coordinato e integrato di diverse tipologie di  operatori.
Inversione di tendenza ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Persona Abilità funzionali Globalità vera della persona Unicità del progetto riab. Globalità dell’approccio Interprofessionale
Appropriatezza Bisogna ogni Caso Clinico un “Universo” unico Come
Si traduce: linee guida ministeriali 07.05.98 La Riabilitazione è un processo di soluzione dei problemi e di educazione nel corso del quale si porta una persona disabile a raggiungere  il miglior livello di vita possibile sul piano fisico, sociale ed emozionale , con la minor restrizione possibile delle sue scelte operative, pur nell’ambito della limitazione della sua menomazione e della qualità di risorse disponibili. Processo che deve coinvolgere la famiglia ed il suo ambiente di vita.
Tipologia degli interventi di riabilitazione       Riabilitazione intensiva Riabilitazione estensiva o intermedia Tipologia degli interventi di riabilitazione    
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Riabilitazione intensiva
[object Object],[object Object],[object Object],Riabilitazione estensiva o intermedia
Riabilitazione estensiva o intermedia L'impegno clinico e terapeutico è comunque sempre tale da richiedere una presa in  carico specificatamente riabilitativa e complessivamente le attività terapeutiche sono valutabili tra una e tre ore giornaliere.
Livelli organizzativi In generale le attività di riabilitazione sono erogate mediante una  rete di  servizi ospedalieri  ed  extraospedalieri appositamente dimensionati.
Gli interventi riabilitativi
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Finalizzati ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],in particolare: farlo tornare attivo nell’ambiente familiare, sociale e lavorativo  (dove e se possibile) Riabilitazione
Caregiver :   Il “Prendersi Cura” ,[object Object]
 
PROGETTO RIABILITATIVO   Progetto Riabilitativo di Struttura  + Progetto Riabilitativo Individuale
Progetto Riabilitativo Individuale ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Progetto Riabilitativo Individuale
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Progetto Riabilitativo Individuale
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],Progetto Riabilitativo Individuale
Management
Il management in riabilitazione non si esaurisce nell’effettuazione di singole procedure terapeutiche  ma deve rispondere in modo più globale alle esigenze di recupero che il  paziente esprime
Riabilitatore Paziente
Comunicazione Strumento di interazione ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
la comunicazione sta assumendo in medicina e soprattutto, in riabilitazione, una centralità che i tempi  Le  affidano in ogni ambito della società e della scienza.  Comunicazione
Comunicazione La  La  comunicazione  (Wikipedia),  dal latino  cum  =  con , e  munire  =  legare, costruire  e dal latino  communico  =  mettere in comune, far partecipe  non è soltanto un processo di trasmissione di informazioni (Shannon e Weaver). Poiché il termine viene impiegato in contesti assai diversi , tra i quali:  filosofia ,  sociologia ,  psicologia ,  biologia  e  teoria dell'informazione , risulta difficile fornire una definizione allo stesso tempo significativa e valida per ogni contesto.  In  italiano ,ad esempio,  il termine "comunicazione" ha il significato semantico di  "far conoscere", "rendere noto".  In  tedesco , il termine  Mitteilung  mantiene la radice latina  mettere in comune , condividere. La comunicazione è un processo costituito da un soggetto che ha intenzione di far sì che il ricevente pensi o faccia qualcosa.
 
Come deve essere? Comunicazione
Efficace Orientata a stabilire una relazione in grado di individuare capire e comprendere i reali bisogni del paziente. In buona sostanza La nostra comunicazione deve aiutare il paziente
Comunicazione Il modello interattivo
La relazione d’aiuto Comunicazione si caratterizza come incontro fra due persone, una delle quali si trova in una condizione di  bisogno  ( riferita alla necessità di risolvere un problema di varia natura: emotivoaffettiva, di lavoro, educativo, di salute) e l’altra ha una competenza/abilità e capacità di adattamento che si sono rivelate efficaci rispetto a situazioni problematiche da affrontare.
La relazione d’aiuto Se la relazione d’aiuto è come relazione autentica: -  favorisce la crescita  dell’utente, con  interscambio con il consulente che offre aiuto. L’aiuto non va inteso come elargizione di consigli: - ma come  attivazione di risorse  di cui la persona dispone ma che al momento non riesce a Recuperare. Per attivare tali risorse o sostenere l’apprendimento di nuove abilità occorre  capire  quali ostacoli, e di che natura ( cognitiva, emotiva, pratica) impediscono alla persona il pieno sviluppo del Sé.
Carl Rogers, uno dei maggiori teorici della relazione d’aiuto necessità che la relazione d’aiuto fosse  centrata sulla Persona Il bisogno va letto nella peculiarità del suo originarsi in quella persona e non in un’altra.( universo unico ) Non generalizzare tecniche procedurali acquisite ma di inserirsi nella relazione portando quelle abilità che la persona chiede di sviluppare e di maturare.  La relazione d’aiuto
La relazione d’aiuto e  Ascolto attivo ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
L’ascolto attivo è necessariamente, nella relazione d’aiuto,  ascolto empatico . ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
L’ascolto empatico Per quanto si possa affinare la propria competenza empatica occorre sempre ricordare: che ogni stato emotivo acquista coloriture e spessori differenti che sono propri di chi vive l’emozione, •  secondo la propria storia •  i personali trascorsi, •  secondo l’intelligenza, •  l’educazione ricevuta, •  la visione del mondo.
ERRORI nella Comunicazione T.Gordon  grande studioso di comunicazione , fra i teorici dell’ascolto attivo, individuò una serie di errori che si instaurano nella comunicazione pregiudicandone la funzionalità: 1)Esortare e far moralismo 2)Ordinare, comandare 3)Persuadere con ragionamenti 4)Interrogare
ERRORI nella Comunicazione 5) Analizzare e interpretare 6)Rassicurare 7)Ridicolizzare, umiliare 8)Complimentarsi (per compiacenza) 9)Dare soluzioni e consigli 10) Giudicare, Etichettare
In che modo è possibile ottimizzare il livello e la qualità dello scambio? con una analisi e una riflessione sulla domanda
La domanda quindi 1) Apre il dialogo, 2) Favorisce il passaggio di informazioni 3) Consente di chiarire l’uso di parole e concetti, espressioni 4) Consente di ipotizzare 5) Consente di riformulare affermazioni dell’interlocutore problematizzandole ulteriormente 6) Coinvolge emotivamente poiché denota interessamento 7)Sollecita riflessioni, conclusioni 8)Sollecita a guardarsi con gli occhi dell’interlocutore ed ad adottarne il punto di vista
e ancora: Molto importante è la scelta di procedere con domande aperte piuttosto che domande chiuse . Una domanda chiusa riduce lo spazio della conversazione ad assensi o dinieghi o risposte sintetiche a domande determinate: es.Dove? Quando? Chi? La domanda aperta invece sollecita il bisogno di spiegare, aggiungere, particolareggiare:es.E quindi? Come? Cosa pensi?,
La Riformulazione Consiste nella rielaborazione di un’affermazione dell’interlocutore con parole proprie e che viene riproposta al fine di accertarsi di avere compreso. Occorre molta cautela poiché il rischio è di travisare il significato della frase influenzando chi l’ha elaborata. Può anche essere utilizzata al fine di valorizzare affermazioni ottimistiche e propositive presenti nell’affermazione.
LA COMUNICAZIONE  NON VERBALE Comprende i sistemi comunicativi del  “Linguaggio del corpo”  rappresentati da una vasta gamma di segnali di tipo cinesico, paralinguistico e ntonazionale, che integrano, ampliano e a volte sostituiscono il contenuto verbale della comunicazione. Gesti  Mimica facciale  Sguardo Voce  Movimenti del corpo  Tremore Rossore  Imbarazzo  Uso di segni particolari ..... Questo tipo di comunicazione ha la funzione di esprimere lo stato emotivo del soggetto o l’atteggiamento di una persona di fronte a determinati eventi. L’espressione nonverbale può avvenire in modo intenzionale o non, ed è strettamente intrecciato alla C.V...
 
Il Medico delle Parole Il dottor  Eric Miles era uno dei medici più noti in Arizona.  A dire il vero, molte persone che erano a conoscenza della sua fama, arrivavano anche da altri Stati per farsi curare da lui, o per sottoporgli  i casi clinici considerati più difficili o addirittura irrisolvibili. Miles era un terapeuta con una dote molto particolare: riusciva a curare le persone solo parlando con loro. Il resto erano essi stessi a farlo, fino a guarire completamente.  Fu così che un giorno un uomo chiamato Fred andò a trovarlo per chiedergli aiuto, a causa di un forte stato depressivo. Era quasi curvato su se stesso e aveva un volto scuro e infelice.
<Dottor Miles, mi curi, ho la depressione!> disse sedendosi davanti a lui. Miles lo osservò con molto interesse, poi gli rispose: <Oh! Beh! Allora non è così grave, dove la tieni esattamente?>. <In che senso scusi?>. L’uomo si irrigidì sulla sedia. <Lo ha appena detto lei , di AVERE la depressione. Quindi questo vuol dire che ce l’ha da qualche parte>.  Il paziente lo guardò smarrito, non sapendo se innervosirsi o meno, perché non capiva se il medico lo stesse prendendo in giro o facesse sul serio. Eppure il suo volto gli era parso quello di una persona serie e professionale, in più molta gente gli aveva consigliato di rivolgersi proprio a lui.
Così riprese il discorso: < Quello che volevo dire è che …>. Si fermò cercando di trovare le parole adatte per spiegargli il suo problema. <Lei ha detto proprio ciò che voleva dire , Fred. È stato molto preciso, quindi adesso mi indichi esattamente dove HA la depressione> aggiunse Eric Miles quando il paziente si interruppe. <Che sensazioni prova? Dove sono localizzate?>. Sempre più perplesso l’uomo rispose:<Io credo… mi faccia pensare un attimo. Sì credo di averla qui. È come un masso pesante>. Si toccò il centro del petto. <Meno male sa?> lo tranquillizzò il dottore. <Se lei avesse detto:”io SONO depresso”, avrebbe identificato se stesso,  la propria intera personalità, con uno stato emotivo. Ma invece mi ha detto che HA la depressione e che quella non È altro che un masso pesante sul petto.
Si tratta di un oggetto e quindi lo possiamo togliere da lì, o alleggerirlo fino a farlo diventare una piuma>.  Fred lo fissò e finalmente sorrise con grande curiosità. <Sa, Fred. le parole sono importantissime, perché rappresentano lo specchio esatto di quello che abbiamo dentro di noi e imparare ad utilizzarle nella maniera giusta e consapevole, può cambiarci la vita. Per questo motivo ora vorrei parlare un po’ con lei>. Il dottor Miles ricambiò il sorriso. <Mi dica quello che vuole sapere dottore>.  E l’uomo posò la schiena sulla spalliera, allungando le gambe  e assumendo un atteggiamento via via più rilassato.
<Da quanto tempo ha questa Pietra sul petto?> gli chiese Miles , assumendo una postura ugualmente distesa. <Da un mese, da quando sono stato licenziato. Sono un fallito, lo so e me lo dicono tutti> rispose Fred abbassando gli occhi, quasi a volersi guardare fin dentro. <Un attimo, un attimo. Andiamo con ordine: lei mi sta dicendo di essere stato licenziato>. <Si, perché sono un fallito>. Ribadì il paziente e riprese ad agitarsi. <È vero, è probabile che in questa cosa lei ABBIA fallito. Ma quante altre ne riesce a fare splendidamente nella sua vita?> provò a fargli notare il dottore, enfatizzando un po’ il tono. <Non lo so!> disse semplicemente Fred ancora alterato. <Ad esempio, lei è sposato?  Ha figli?>. <Si, ne ho due!>. Alzò gli occhi in alto, cercando a destra e a sinistra nella sua mente, quasi a volerne  trovare l’immagine. .
<<E ritiene di essere sempre stato un buon marito e un buon padre per la sua famiglia?> aggiunse Miles. <Si. Credo di si!> ripeté e anche lui si fece in avanti. <E se adesso provasse a cambiare la parola  fallito? > procedette il dottore parlando con voce più calma. <Mezzo mondo va dicendo che lo sono!> controbatté Fred. <Accidenti! Mezzo mondo? Conosce davvero così tante persone e OGNUNA  di esse glilo ha detto?> Eric Miles sgranò gli occhi. Poi sorrise  e anche Fred fece una breve risata dinanzi a quella frase pronunciata con sorpresa. <No, non è esattamente così. Intendo i miei genitori>. <Ah, bene. Questo vuol dire DUE persone su… quante ne conosce?> provò a chiedergli.
<Oh, beh!> Fred iniziò un conteggio mentale. <Non saprei quantificare con esattezza, comunque molte>. <Due su molte, non può definirsi TUTTI. Non crede? Magari la sua famiglia d’origine RAPPRESENTA per lei ben  la metà del suo mondo , ma di fatto non è così. Cambia qualcosa adesso?>. <Si. Cambia!> continuò a sorridere l’uomo. <E ora proviamo con quella vecchia parola di prima. Mi chiedo cosa accadrebbe se lo sostituissimo con “qualcosa di differente da ciò che desiderava”. Ad esempio, se io dico che lei è stato licenziato perché è successo  qualcosa di differente da ciò che desiderava?>.  Miles assunse un’espressione interrogativa.  Fred ci pensò un poco: <Direi che sono stato licenziato perché il personale della mia azienda era in esubero> assentì poi, tirando fuori un forte sospiro  di sollievo .  <Ed è realmente così?>.
<È così!> Fred allargò sempre di più il sorriso. Mosse la testa e gli occhi facendoli ruotare in ogni direzione, come se vedesse un nuovo paesaggio, prima avvolto nella nebbia. <Che ne è ora del sassolino sul suo petto?> chiese il dottore. <È realmente un sassolino> si sorprese il paziente. <Bene, Fred. Ora ti insegnerò un grande segreto. Ma che non vorrei rimanesse tale. Io farò in modo che molte, moltissime  persone come te lo sappiano>. Miles iniziò a parlare con tono rilassante e quasi suadente. <Il linguaggio che utilizziamo “costruisce”, nel vero senso del termine, il mondo che ci appartiene e a sua volta è determinato da ciò che viviamo e da come interpretiamo quel nostro vissuto> proseguì.
<Basta cambiare le parole per cambiare. Innanzitutto, il proprio modo di pensare e, infine, la propria intera vita. Sta a noi decidere se mutarla in meglio. Perché, vedi, se decidiamo di immaginarci e pensarci e pensarci come una piccola formica davanti a un sasso, questo ci apparirà come una montagna; ma se noi guardiamo le cose  con altri occhi, quelli di un uomo a esempio, quel SASSOLINO sarà proprio quello che è realmente!>. Fred ascoltava con lo sguardo fisso, ma con la mente sembrava trasportato altrove dalla voce del dottore. <E se addirittura ci sediamo a osservarlo sul ramo più alto di un albero, ci sembrerà un granello di SABBIA. E se saremo in volo su un aereo, sarà un puntino di POLVERE e la polvere basta soffiarla via.
E voglio che tu ora ti figuri questo nella mente, Fred. Che tu rappresenti te stesso in volo, in un cielo sereno, mentre osservi un granello di polvere giù in basso. Pensa questo. Immaginalo mentre la mia voce ti accompagna; solo un puntino di polvere mooolto piccolo!>. Eric Miles soffiò sul petto di Fred e lui si alzò pian piano in piedi. Come se stesse levitando leggero. <Le parole cambiano i pensieri e ogni altra cosa Fred. Non scordarlo mai e seguita ancora a pensarlo quando, uscendo da qui, ti sentirai bene e felice. Continua ad averlo presente SEMPRE>.
Il dottor Miles, il medico delle parole, ebbe moltissimi pazienti e oggi un’enorme quantità di persone conosce il segreto per vivere bene. Il segreto del pensare con flessibilità, per trasformare la propria esistenza cambiando semplicemente dei vocaboli. E voi? Forse da questo istante LO SAPETE FARE di già! dedicato a  Milton H. Erickson.
Patch Adams diceva: “ QUANDO CURI UNA PERSONA PUOI VINCERE O PUOI PERDERE, MA QUANDO TI PRENDI CURA DI TE STESSO E DI QUALCUN ALTRO PUOI SOLO VINCERE” Grazie a voi per l’  ”ASCOLTO”

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Management clinico: l’approccio al singolo caso come universo unico

  • 1. MANAGEMENT : Dal Caos all’Appropriatezza attraverso la Comunicazione Dott. Alessandro RAHINÒ, FT
  • 2. Caos Esistono numerose definizione di caos, ognuna per il diverso campo di applicazione. Per quanto ci riguarda definiamo caos uno stato non ben definito di elementi governate da leggi proprie che non vertono verso una direzione.
  • 3. Ordine Successione e/o disposizione razionale di elementi nello spazio e nel tempo governati da leggi distinte orientate verso una direzione
  • 5. Appropriatezza Il concetto di appropriatezza si afferma in concomitanza con la diffusione della medicina basata sulle prove di efficacia. L’appropriatezza è, nella sua essenza, l’espressione dello scarto tra un comportamento osservato e un comportamento atteso in base alle conoscenze scientifiche e/o aspetti normativi.
  • 6. Come si raggiunge l’Appropriatezza?
  • 7.
  • 8. Il paziente e la famiglia non sono più l’oggetto di trattamenti, prestazioni e servizi, ma vengono integrati nel team riabilitativo 1. Centralità della persona disabile
  • 9. 1. Centralità della persona disabile Paziente Famiglia Ass. Sociali Istituzioni Psicologo Medico Riabilitatori
  • 10. 2. Approccio globale Il paziente inteso come unità bio-psico-sociale (OMS) necessita di un approccio globale secondo un intervento che si connota fortemente come un processo di problem- solving.
  • 11. 3. Outcome-based rehabilitation Passaggio da un modello di riabilitazione intesa come erogazione di prestazioni (service-based rehabilitation) ad un modello di riabilitazione finalizzata al raggiungere determinati, ben definiti e misurabili outcome (outcome- based rehabilitation)
  • 12. 4. Lavoro di gruppo L’emergere sempre crescente della consapevolezza che, di fronte al moltiplicarsi delle conoscenze e ai progressi in campo scientifico e tecnologico, la maggior parte dei processi di cura richiede l’intervento coordinato e integrato di diverse tipologie di operatori.
  • 13.
  • 14. Appropriatezza Bisogna ogni Caso Clinico un “Universo” unico Come
  • 15. Si traduce: linee guida ministeriali 07.05.98 La Riabilitazione è un processo di soluzione dei problemi e di educazione nel corso del quale si porta una persona disabile a raggiungere il miglior livello di vita possibile sul piano fisico, sociale ed emozionale , con la minor restrizione possibile delle sue scelte operative, pur nell’ambito della limitazione della sua menomazione e della qualità di risorse disponibili. Processo che deve coinvolgere la famiglia ed il suo ambiente di vita.
  • 16. Tipologia degli interventi di riabilitazione     Riabilitazione intensiva Riabilitazione estensiva o intermedia Tipologia degli interventi di riabilitazione    
  • 17.
  • 18.
  • 19. Riabilitazione estensiva o intermedia L'impegno clinico e terapeutico è comunque sempre tale da richiedere una presa in carico specificatamente riabilitativa e complessivamente le attività terapeutiche sono valutabili tra una e tre ore giornaliere.
  • 20. Livelli organizzativi In generale le attività di riabilitazione sono erogate mediante una rete di servizi ospedalieri ed extraospedalieri appositamente dimensionati.
  • 22.
  • 23.
  • 24.  
  • 25. PROGETTO RIABILITATIVO   Progetto Riabilitativo di Struttura + Progetto Riabilitativo Individuale
  • 26.
  • 27.
  • 28.
  • 29.
  • 31. Il management in riabilitazione non si esaurisce nell’effettuazione di singole procedure terapeutiche ma deve rispondere in modo più globale alle esigenze di recupero che il paziente esprime
  • 33.
  • 34. la comunicazione sta assumendo in medicina e soprattutto, in riabilitazione, una centralità che i tempi Le affidano in ogni ambito della società e della scienza. Comunicazione
  • 35. Comunicazione La La comunicazione (Wikipedia), dal latino cum = con , e munire = legare, costruire e dal latino communico = mettere in comune, far partecipe non è soltanto un processo di trasmissione di informazioni (Shannon e Weaver). Poiché il termine viene impiegato in contesti assai diversi , tra i quali: filosofia , sociologia , psicologia , biologia e teoria dell'informazione , risulta difficile fornire una definizione allo stesso tempo significativa e valida per ogni contesto. In italiano ,ad esempio, il termine &quot;comunicazione&quot; ha il significato semantico di &quot;far conoscere&quot;, &quot;rendere noto&quot;. In tedesco , il termine Mitteilung mantiene la radice latina mettere in comune , condividere. La comunicazione è un processo costituito da un soggetto che ha intenzione di far sì che il ricevente pensi o faccia qualcosa.
  • 36.  
  • 37. Come deve essere? Comunicazione
  • 38. Efficace Orientata a stabilire una relazione in grado di individuare capire e comprendere i reali bisogni del paziente. In buona sostanza La nostra comunicazione deve aiutare il paziente
  • 40. La relazione d’aiuto Comunicazione si caratterizza come incontro fra due persone, una delle quali si trova in una condizione di bisogno ( riferita alla necessità di risolvere un problema di varia natura: emotivoaffettiva, di lavoro, educativo, di salute) e l’altra ha una competenza/abilità e capacità di adattamento che si sono rivelate efficaci rispetto a situazioni problematiche da affrontare.
  • 41. La relazione d’aiuto Se la relazione d’aiuto è come relazione autentica: - favorisce la crescita dell’utente, con interscambio con il consulente che offre aiuto. L’aiuto non va inteso come elargizione di consigli: - ma come attivazione di risorse di cui la persona dispone ma che al momento non riesce a Recuperare. Per attivare tali risorse o sostenere l’apprendimento di nuove abilità occorre capire quali ostacoli, e di che natura ( cognitiva, emotiva, pratica) impediscono alla persona il pieno sviluppo del Sé.
  • 42. Carl Rogers, uno dei maggiori teorici della relazione d’aiuto necessità che la relazione d’aiuto fosse centrata sulla Persona Il bisogno va letto nella peculiarità del suo originarsi in quella persona e non in un’altra.( universo unico ) Non generalizzare tecniche procedurali acquisite ma di inserirsi nella relazione portando quelle abilità che la persona chiede di sviluppare e di maturare. La relazione d’aiuto
  • 43.
  • 44.
  • 45. L’ascolto empatico Per quanto si possa affinare la propria competenza empatica occorre sempre ricordare: che ogni stato emotivo acquista coloriture e spessori differenti che sono propri di chi vive l’emozione, • secondo la propria storia • i personali trascorsi, • secondo l’intelligenza, • l’educazione ricevuta, • la visione del mondo.
  • 46. ERRORI nella Comunicazione T.Gordon grande studioso di comunicazione , fra i teorici dell’ascolto attivo, individuò una serie di errori che si instaurano nella comunicazione pregiudicandone la funzionalità: 1)Esortare e far moralismo 2)Ordinare, comandare 3)Persuadere con ragionamenti 4)Interrogare
  • 47. ERRORI nella Comunicazione 5) Analizzare e interpretare 6)Rassicurare 7)Ridicolizzare, umiliare 8)Complimentarsi (per compiacenza) 9)Dare soluzioni e consigli 10) Giudicare, Etichettare
  • 48. In che modo è possibile ottimizzare il livello e la qualità dello scambio? con una analisi e una riflessione sulla domanda
  • 49. La domanda quindi 1) Apre il dialogo, 2) Favorisce il passaggio di informazioni 3) Consente di chiarire l’uso di parole e concetti, espressioni 4) Consente di ipotizzare 5) Consente di riformulare affermazioni dell’interlocutore problematizzandole ulteriormente 6) Coinvolge emotivamente poiché denota interessamento 7)Sollecita riflessioni, conclusioni 8)Sollecita a guardarsi con gli occhi dell’interlocutore ed ad adottarne il punto di vista
  • 50. e ancora: Molto importante è la scelta di procedere con domande aperte piuttosto che domande chiuse . Una domanda chiusa riduce lo spazio della conversazione ad assensi o dinieghi o risposte sintetiche a domande determinate: es.Dove? Quando? Chi? La domanda aperta invece sollecita il bisogno di spiegare, aggiungere, particolareggiare:es.E quindi? Come? Cosa pensi?,
  • 51. La Riformulazione Consiste nella rielaborazione di un’affermazione dell’interlocutore con parole proprie e che viene riproposta al fine di accertarsi di avere compreso. Occorre molta cautela poiché il rischio è di travisare il significato della frase influenzando chi l’ha elaborata. Può anche essere utilizzata al fine di valorizzare affermazioni ottimistiche e propositive presenti nell’affermazione.
  • 52. LA COMUNICAZIONE NON VERBALE Comprende i sistemi comunicativi del “Linguaggio del corpo” rappresentati da una vasta gamma di segnali di tipo cinesico, paralinguistico e ntonazionale, che integrano, ampliano e a volte sostituiscono il contenuto verbale della comunicazione. Gesti Mimica facciale Sguardo Voce Movimenti del corpo Tremore Rossore Imbarazzo Uso di segni particolari ..... Questo tipo di comunicazione ha la funzione di esprimere lo stato emotivo del soggetto o l’atteggiamento di una persona di fronte a determinati eventi. L’espressione nonverbale può avvenire in modo intenzionale o non, ed è strettamente intrecciato alla C.V...
  • 53.  
  • 54. Il Medico delle Parole Il dottor Eric Miles era uno dei medici più noti in Arizona. A dire il vero, molte persone che erano a conoscenza della sua fama, arrivavano anche da altri Stati per farsi curare da lui, o per sottoporgli i casi clinici considerati più difficili o addirittura irrisolvibili. Miles era un terapeuta con una dote molto particolare: riusciva a curare le persone solo parlando con loro. Il resto erano essi stessi a farlo, fino a guarire completamente. Fu così che un giorno un uomo chiamato Fred andò a trovarlo per chiedergli aiuto, a causa di un forte stato depressivo. Era quasi curvato su se stesso e aveva un volto scuro e infelice.
  • 55. <Dottor Miles, mi curi, ho la depressione!> disse sedendosi davanti a lui. Miles lo osservò con molto interesse, poi gli rispose: <Oh! Beh! Allora non è così grave, dove la tieni esattamente?>. <In che senso scusi?>. L’uomo si irrigidì sulla sedia. <Lo ha appena detto lei , di AVERE la depressione. Quindi questo vuol dire che ce l’ha da qualche parte>. Il paziente lo guardò smarrito, non sapendo se innervosirsi o meno, perché non capiva se il medico lo stesse prendendo in giro o facesse sul serio. Eppure il suo volto gli era parso quello di una persona serie e professionale, in più molta gente gli aveva consigliato di rivolgersi proprio a lui.
  • 56. Così riprese il discorso: < Quello che volevo dire è che …>. Si fermò cercando di trovare le parole adatte per spiegargli il suo problema. <Lei ha detto proprio ciò che voleva dire , Fred. È stato molto preciso, quindi adesso mi indichi esattamente dove HA la depressione> aggiunse Eric Miles quando il paziente si interruppe. <Che sensazioni prova? Dove sono localizzate?>. Sempre più perplesso l’uomo rispose:<Io credo… mi faccia pensare un attimo. Sì credo di averla qui. È come un masso pesante>. Si toccò il centro del petto. <Meno male sa?> lo tranquillizzò il dottore. <Se lei avesse detto:”io SONO depresso”, avrebbe identificato se stesso, la propria intera personalità, con uno stato emotivo. Ma invece mi ha detto che HA la depressione e che quella non È altro che un masso pesante sul petto.
  • 57. Si tratta di un oggetto e quindi lo possiamo togliere da lì, o alleggerirlo fino a farlo diventare una piuma>. Fred lo fissò e finalmente sorrise con grande curiosità. <Sa, Fred. le parole sono importantissime, perché rappresentano lo specchio esatto di quello che abbiamo dentro di noi e imparare ad utilizzarle nella maniera giusta e consapevole, può cambiarci la vita. Per questo motivo ora vorrei parlare un po’ con lei>. Il dottor Miles ricambiò il sorriso. <Mi dica quello che vuole sapere dottore>. E l’uomo posò la schiena sulla spalliera, allungando le gambe e assumendo un atteggiamento via via più rilassato.
  • 58. <Da quanto tempo ha questa Pietra sul petto?> gli chiese Miles , assumendo una postura ugualmente distesa. <Da un mese, da quando sono stato licenziato. Sono un fallito, lo so e me lo dicono tutti> rispose Fred abbassando gli occhi, quasi a volersi guardare fin dentro. <Un attimo, un attimo. Andiamo con ordine: lei mi sta dicendo di essere stato licenziato>. <Si, perché sono un fallito>. Ribadì il paziente e riprese ad agitarsi. <È vero, è probabile che in questa cosa lei ABBIA fallito. Ma quante altre ne riesce a fare splendidamente nella sua vita?> provò a fargli notare il dottore, enfatizzando un po’ il tono. <Non lo so!> disse semplicemente Fred ancora alterato. <Ad esempio, lei è sposato? Ha figli?>. <Si, ne ho due!>. Alzò gli occhi in alto, cercando a destra e a sinistra nella sua mente, quasi a volerne trovare l’immagine. .
  • 59. <<E ritiene di essere sempre stato un buon marito e un buon padre per la sua famiglia?> aggiunse Miles. <Si. Credo di si!> ripeté e anche lui si fece in avanti. <E se adesso provasse a cambiare la parola fallito? > procedette il dottore parlando con voce più calma. <Mezzo mondo va dicendo che lo sono!> controbatté Fred. <Accidenti! Mezzo mondo? Conosce davvero così tante persone e OGNUNA di esse glilo ha detto?> Eric Miles sgranò gli occhi. Poi sorrise e anche Fred fece una breve risata dinanzi a quella frase pronunciata con sorpresa. <No, non è esattamente così. Intendo i miei genitori>. <Ah, bene. Questo vuol dire DUE persone su… quante ne conosce?> provò a chiedergli.
  • 60. <Oh, beh!> Fred iniziò un conteggio mentale. <Non saprei quantificare con esattezza, comunque molte>. <Due su molte, non può definirsi TUTTI. Non crede? Magari la sua famiglia d’origine RAPPRESENTA per lei ben la metà del suo mondo , ma di fatto non è così. Cambia qualcosa adesso?>. <Si. Cambia!> continuò a sorridere l’uomo. <E ora proviamo con quella vecchia parola di prima. Mi chiedo cosa accadrebbe se lo sostituissimo con “qualcosa di differente da ciò che desiderava”. Ad esempio, se io dico che lei è stato licenziato perché è successo qualcosa di differente da ciò che desiderava?>. Miles assunse un’espressione interrogativa. Fred ci pensò un poco: <Direi che sono stato licenziato perché il personale della mia azienda era in esubero> assentì poi, tirando fuori un forte sospiro di sollievo . <Ed è realmente così?>.
  • 61. <È così!> Fred allargò sempre di più il sorriso. Mosse la testa e gli occhi facendoli ruotare in ogni direzione, come se vedesse un nuovo paesaggio, prima avvolto nella nebbia. <Che ne è ora del sassolino sul suo petto?> chiese il dottore. <È realmente un sassolino> si sorprese il paziente. <Bene, Fred. Ora ti insegnerò un grande segreto. Ma che non vorrei rimanesse tale. Io farò in modo che molte, moltissime persone come te lo sappiano>. Miles iniziò a parlare con tono rilassante e quasi suadente. <Il linguaggio che utilizziamo “costruisce”, nel vero senso del termine, il mondo che ci appartiene e a sua volta è determinato da ciò che viviamo e da come interpretiamo quel nostro vissuto> proseguì.
  • 62. <Basta cambiare le parole per cambiare. Innanzitutto, il proprio modo di pensare e, infine, la propria intera vita. Sta a noi decidere se mutarla in meglio. Perché, vedi, se decidiamo di immaginarci e pensarci e pensarci come una piccola formica davanti a un sasso, questo ci apparirà come una montagna; ma se noi guardiamo le cose con altri occhi, quelli di un uomo a esempio, quel SASSOLINO sarà proprio quello che è realmente!>. Fred ascoltava con lo sguardo fisso, ma con la mente sembrava trasportato altrove dalla voce del dottore. <E se addirittura ci sediamo a osservarlo sul ramo più alto di un albero, ci sembrerà un granello di SABBIA. E se saremo in volo su un aereo, sarà un puntino di POLVERE e la polvere basta soffiarla via.
  • 63. E voglio che tu ora ti figuri questo nella mente, Fred. Che tu rappresenti te stesso in volo, in un cielo sereno, mentre osservi un granello di polvere giù in basso. Pensa questo. Immaginalo mentre la mia voce ti accompagna; solo un puntino di polvere mooolto piccolo!>. Eric Miles soffiò sul petto di Fred e lui si alzò pian piano in piedi. Come se stesse levitando leggero. <Le parole cambiano i pensieri e ogni altra cosa Fred. Non scordarlo mai e seguita ancora a pensarlo quando, uscendo da qui, ti sentirai bene e felice. Continua ad averlo presente SEMPRE>.
  • 64. Il dottor Miles, il medico delle parole, ebbe moltissimi pazienti e oggi un’enorme quantità di persone conosce il segreto per vivere bene. Il segreto del pensare con flessibilità, per trasformare la propria esistenza cambiando semplicemente dei vocaboli. E voi? Forse da questo istante LO SAPETE FARE di già! dedicato a Milton H. Erickson.
  • 65. Patch Adams diceva: “ QUANDO CURI UNA PERSONA PUOI VINCERE O PUOI PERDERE, MA QUANDO TI PRENDI CURA DI TE STESSO E DI QUALCUN ALTRO PUOI SOLO VINCERE” Grazie a voi per l’ ”ASCOLTO”