TRIMESTRALE NUMERO 2 - MARZO 2023
VILLA D'ALMÈ
Da un vigneto del 1300
i vini che raccontano la valle
ZOGNO
Al liceo sportivo
i primi studenti-bagnini
SAN GIOVANNI BIANCO
Il direttore dei musei di Imola
e quella visita di Sgarbi
BREMBILLA
Giada, miss e influencer
Oltre la bellezza c'è di più
Popolazione sotto i 40 mila abitanti
e pochissimi stranieri residenti
Ma c'è chi arriva da lontano e trova un futuro
D'oltre oceano
fino alla valle
«Qui un sogno»
3 | PRIMAVERA 2023
Cari lettori,
prima di tutto grazie per i tanti apprezzamenti che abbiamo ricevuto
con la distribuzione del primo numero del magazine.
Ciò ci sprona a continuare, anche perché vorremmo costruire
ValbrembanaMag per e con la valle,
raccogliendo i contributi di singoli cittadini, associazioni e Comuni.
E affrontando magari anche i «nodi» della nostra terra.
A partire dallo spopolamento. Purtroppo apriamo il
secondo numero proprio con questo: per la prima volta, nel 2022, la
Valle Brembana è scesa sotto i 40mila residenti.
Ma il calo della natalità non può essere solo determinato
dall'abitare in montagna.
Perché altrove c'è una montagna, quella trentina e autonoma, per
esempio, che ha un tasso di natalità altissimo e cresce.
Cosa fare? Servizi, viabilità e lavoro restano i nodi critici da
sciogliere.
In tutto questo, peraltro, non ci aiuta neppure l'emigrazione
straniera: abbiamo un tasso bassissimo, circa il 3%, contro l'11%
lombardo. Anche se ci sono storie di chi, arrivato da lontanissimo, da
noi si è pienamente integrato e ha trovato lavoro: nel primo numero
avevamo raccontato di una famiglia argentina, qui la storia di Au-
rora, ragazza cubana «adottata» a Olmo al Brembo che gestisce un
negozio ad Almè.
E poi le storie di imprenditori che - stante le difficoltà della viabilità
e i pochi servizi - avrebbero potuto lasciare la valle per svilupparsi
altrove: come quella di Marino e Marco Sonzogni, di Zogno, che da
un quarto di secolo portano la laboriosità e l'inventiva dei valligiani
in tutto il mondo realizzando opere in marmo.
Ma sempre con il quartier generale a Zogno.
C'è poi chi ha scelto la valle come terra fertile per i suoi progetti: è la
storia di Antonio Lecchi, originario di Scanzorosciate, che da 20 anni
produce vino brembano nella sua Tenuta Casa Virginia di
Villa d'Almè, frutto di intraprendenza e continua sperimentazione.
Lavori che testimoniano come anche restando in Valle Brembana,
nonostante tutto, si possano ancora realizzare storie di successo.
La redazione
Rivista trimestrale di attualità, storie e turismo
sulla Valle Brembana (Bergamo)
Numero 2 - Marzo 2023
EDITORE
Associazione culturale
ValbrembanaWeb
DIRETTORE RESPONSABILE
Giovanni Ghisalberti
REDAZIONE
Erika Bodnar
Barbara Scaglia
Sergio Sonzogni
PROGETTO, GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Diego Sonzogni
FOTOGRAFIE
Sergio Carminati
Baldovino Midali
Miky Oprandi
Alessandro Spada
HANNO COLLABORATO
Tarcisio Bottani
Elena Zerbini
SEDE REDAZIONE
Via Paolo Boselli, 10
24015 San Giovanni Bianco
(Bergamo)
STAMPA
Graphic Scalve
Località Ponte Formello, 1/3/4
24020 Vilminore di Scalve
(Bergamo)
Testata giornalistica
n. 15/2022
registrata presso
il Tribunale di Bergamo
CONTATTI
Telefono 0345/41834
redazione@valbrembanaweb.com
Copertina: Aurora Guerrero nel suo negozio di Almè -
foto di Baldovino Midali
Ultima pagina: i laghetti di Ponteranica - Miky Oprandi
SOMMARIO
7 SPOPOLAMENTO
Sotto i 40 mila e pochi stranieri
8 AURORA DA CUBA
La valle mi ha accolto
18 MARINO SONZOGNI
I miei marmi in tutto il mondo
20 LE RAGAZZE DI FAUSTO
Centro pallavolo 27, sport e amicizia
26 TALENTO RALLY
Martina, navigatrice da Dossena
28 I BURATTINAI
La tradizione, chi dopo di noi?
31RONDÒ A VALTESSE
Via birilli e semafori a ingresso città
34 MISS GIADA
L'influencer laureanda in Legge
38 VITTORIO MILESI
Da 25 anni alla guida del Comune
42 ANDREA CARMINATI
Il Cai, i cacciatori e i motociclisti
47 ATALANTA CAMP
In mille da tutta Italia
53 PASSA IL GIRO
A maggio la «corsa rosa»
La chiesa di San Giovanni Bianco - foto di Alessandro Spada
7 | PRIMAVERA 2023
PRIMO PIANO
“
”
Poco più di un centinaio
di marocchini e ucraini,
solo 26 cinesi. Ma c'è chi
da noi si è realizzato
Uno scorcio di Valtorta
Crollodellapopolazione
Eabbiamopochistranieri
Il 2022 altro anno di poche nascite: i residenti scesi a 39.959, mai così pochi. Anche Almè e Villa d'Almè in calo
E siamo la terra con meno immigrati: solo il 2,7% contro una media regionale dell'11% e nazionale dell'8,5
A
bitanti in Valle Brembana: il
2022 sarà ricordato come un
anno «nero», l'anno simbolico
del crollo. Per la prima volta i
residenti nei 37 comuni appartenenti alla
Comunità montana sono scesi comples-
sivamente sotto le 40mila unità. Esatta-
mente 39.959. L'ennesimo segno dello
spopolamento in corso ormai da anni,
decenni. Negli ultimi vent'anni sono stati
persi circa 4.000 residenti, come se quasi
tutto Val Brembilla fosse scomparso.
Ancora una volta i nati sono meno del-
la metà dei decessi, e coloro che hanno
scelto di venire da fuori ad abitare in valle
molto meno di chi la valle l'ha lasciata.
Dieci i comuni dove nel 2022 non si è
registrata alcuna nascita, un calo che
riguarda i 20 paesi dell'alta valle (scesi
complessivamente a 6.499 residenti) ma
anche la media valle.
E anche i comuni fuori dalla Comuni-
tà montana ma geograficamente vicini,
all'imbocco della valle, sembrano risentir-
ne: Almè, Villa d'Almè, Paladina e la stes-
sa Sorisole ormai alle porte di Bergamo,
negli ultimi anni hanno perso abitanti.
In tutto questo non ci aiuta neppure l'e-
migrazione straniera, magari più forte in
altre zone d'Italia o della Lombardia.
Stando agli ultimi dati Istat disponibi-
li (inizio 2022), i 37 Comuni della Valle
Brembana contano 1.093 stranieri resi-
denti, ovvero il 2,7% della popolazione.
Contro una media regionale dell'11% e
nazionale dell'8,5%. Da noi risultano re-
sidenti 138 marocchini, 133 ucraini, solo
26 cinesi (la sola Sant'Omobono, in Valle
Imagna, per esempio, ne conta 36).
Il problema non è certo la montagna in sé,
perché c'è una montagna - quella trenti-
na - che cresce. Viabilità difficile, caren-
za di lavoro e servizi: i nodi ormai sono
conosciuti. Eppure, nonostante tutto, ci
sono storie di chi in valle vuole venirci a
vivere. Anche tra i pochissimi» stranieri
che abbiamo «ospiti», ormai adottati.
Come la storia di Aurora di Cuba, da die-
ci anni a Olmo al Brembo. Una storia che
raccontiamo nella prossima pagina.
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E
ra studentessa universitaria di
educazione fisica a Holguìn, a
Cuba. Un futuro probabilmente
di insegnante di scherma. Nel
2013, all'età di 19 anni anni, in uno Stato
in cui le condizioni economiche non era-
no certo delle più prospere, lascia tutto.
Conosce Danilo Guerinoni, di Olmo al
Brembo.
E con lui costruisce la sua famiglia in
Valle Brembana: oggi è un punto di rife-
rimento per le cubane in valle e gestisce
un negozio di carne Black Angus, razza
bovina longeva, resistente, da cui si ha
una carne tra le più pregiate e richieste
al mondo. Con il marito Danilo ha un
allevamento di centinaia di capi, in Ro-
mania, gestito da un socio e da alcuni
collaboratori, anche cubani. Non solo,
tra un'attività nel negozio (soprattutto
vendita online) e gli impegni di mamma
(due figlie di sei e tre anni), è impegna-
ta per alcune agenzie di moda a Milano.
Una storia di successo quella di Aurora
Tito Guerrero, 28 anni, da ormai dieci in
Italia, in Valle Brembana.
«Volevo cambiare vita - racconta - ma la
mia famiglia non era proprio così d'accor-
do. Ho conosciuto Danilo che mi ha por-
tato qua. L'impatto con la nuova cultura,
con la montagna, con uno stile diverso di
vita non è stato facile. Mi mancava la fa-
miglia, gli amici, la sorella che aveva solo
sei anni».
L'integrazione, anche linguistica, arriva
grazie a un lavoro come commessa in un
bar di Piazza Brembana.
«Poi ho fatto la patente di guida - con-
tinua - e così ho iniziato a spostarmi, a
conoscere anche le connazionali che
abitavano poco lontano da me». Nasco-
no le figlie Veronica e Valeria. «Con loro
ho apprezzato ancora di più la bellezza
Da Cuba alla valle
«Non lascerei
mai questa vita»
Aurora Guerrero, 28 anni, a Olmo al Brembo dal 2013
Ad Almè ha aperto un negozio di carne Black Angus
8 | PRIMAVERA 2023
PRIMO PIANO
“
”
All'inizio la difficoltà
di integrarsi, poi il lavoro
in un bar l'aiuta. Oggi
ha due figlie e un'attività
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Aurora Guerrero con il marito Danilo Guerinoni e le due figlie
PRIMO PIANO
di vivere qui in montagna - dice -. In
meno di un'ora siamo comunque in cit-
tà a Bergamo se c'è bisogno, ma per i
bambini qui è meglio, più libertà, una vita
più sana. Se poi confrontata con Cuba
le opportunità che ci sono in Italia sono
tantissime, per i ragazzi e per gli adulti».
Aurora e Danilo, artigiano idraulico, si
rimboccano le maniche. Grazie alla co-
noscenza con Hans Quarteroni di Piazza
Brembana, titolare di un allevamento in
valle di bovini grass-feed (alimentati solo
a erba), la coppia si lancia nel commer-
cio alimentare.
«La famiglia di mio marito - continua
Aurora - aveva già allevamenti, come
tanti in valle. Dopo aver conosciuto Hans
abbiamo voluto provare questa nuova
attività. E ora va benissimo. Qui da noi,
però, non ci sono spazi sufficienti per al-
levamenti così ampi. L'abbiamo trovato
in Romania, dove, insieme a un socio e
altri collaboratori anche cubani alleviamo
capi di Black Angus».
Un tipo di carne sana, grazie ad animali
allevati senza antibiotici, mangimi e ogm.
Solo erba. Con proprietà nutrizionali
quindi eccellenti e ben diverse dagli al-
levamenti intensivi. «Una scelta di salute
Aurora Guerrero all'ingresso del suo negozio di Almè
9 | PRIMAVERA 2023
- dice Aurora - per noi, i figli e per la gente
che apprezza tutto questo». Con l'alleva-
mento ha aperto poi anche il negozio, ad
Almè (al confine con Paladina), lungo la
statale della valle. «Andiamo periodica-
mente in Romania per il lavoro e a Cuba
dai miei famigliari - dice - anche loro sono
già venuti a trovarmi. Il mio futuro ora lo
vedo qua, l'attività va bene, le figlie sono
contente, parlano spagnolo e italiano.
Dopo dieci anni devo dire grazie Danilo,
grazie Valle Brembana».
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10 | PRIMAVERA 2023
ALTA VALLE
Tramonto sul Monte Alben - foto di Alessandro Spada
11 | PRIMAVERA 2023
“
”
«Piazzatorre nel cuore
e nel primo romanzo»
Alberto Marzocchi, 33 anni, giornalista de «il Fatto Quotidiano»
ambienta nel suo paese d'origine l'opera di esordio: «Sul confine»
C
i sono le montagne. C’è una fitta
nevicata - che di questi tempi, è
sempre benvenuta - e c’è il dia-
letto (bergamasco).
Nel romanzo d’esordio di Alberto Marzoc-
chi c’è spazio per i luoghi - e le atmosfere
- della sua infanzia e adolescenza.
Trentatré anni, ha lasciato Piazzatorre
dopo la maturità, ma col cuore, e la testa,
vi fa ritorno appena può. Ed ecco perché
il romanzo «Sul confine - Una storia di
giornalisti, ubriaconi e spie cattivissime»
(edito da Scatole Parlanti) sia pieno di ri-
ferimenti a Bergamo e alla sua provincia.
«È il secondo libro che scrivo - raccon-
ta - ma il primo di narrativa. È un giallo
atipico, perché nelle mie intenzioni do-
vrebbe divertire il lettore. In questo sen-
so mi sono ispirato allo stile irriverente di
Joe Lansdale. I fatti si svolgono nel 2055
- spiega Marzocchi - in un’ambientazio-
ne distopica (descrizione di una realtà
immaginaria del futuro, ndr). La distopia
però non riguarda tanto la tecnologia,
che mi sono immaginato tutto somma-
to simile alla nostra, quanto la società.
C’è un governo dispotico, l’Unione euro-
pea non c’è più e sta per scoppiare una
guerra tra Italia e Francia. Ho preso certi
aspetti tipici del tempo in cui viviamo e
li ho portati alle estreme conseguenze:
le persone si ammazzano di alcol dalla
mattina alla sera e sono poco interessate
a ciò che succede intorno a loro».
Marzocchi fa il giornalista ed è, a propo-
sito di montagna, maestro di sci (ha inse-
gnato per sette anni nel comprensorio di
Valtorta-Piani di Bobbio). Il papìà è stato
medico per anni in alta Valle Brembana.
Ha collaborato per quattro anni con «L’E-
co di Bergamo», poi a 24 anni ha iniziato
a lavorare con Repubblica e Radio Capi-
tal, finché nel 2018 è entrato nella reda-
zione milanese de «il Fatto Quotidiano».
Tra i tre protagonisti del suo romanzo
c’è un giornalista: «Il cronista viene dal-
la Bergamasca, anche se nel libro non
specifico da dove, esattamente. E ha
una figlia che è soprannominata, in modo
affettuoso "Brachetì". Era il nomignolo
che mi dava mia nonna quand’ero picco-
lo: "Braca de òss" o, appunto, ‘Brachetì
de òss’. Al giornalista si aggiungono altri
due personaggi improbabili. I tre vengo-
no coinvolti in una vicenda che sarebbe
oggettivamente seria, cioè un omicidio,
se solo loro non la rendessero buffa».
I tre sventurati, loro malgrado, finiscono
per essere indagati dalle forze dell’ordi-
ne. Così a un certo punto sono costretti
a compiere un viaggio apparentemente
suicida.
E qui ritorna il tema della montagna: «Il
clou del romanzo si svolge lungo il con-
fine tra Italia e Francia, a Claviere, in
alta Val di Susa - racconta Marzocchi -
perché è tra quei due Paesi che sta per
scoppiare il conflitto».
«Ma io, confesso - conclude il giornali-
sta di Piazzatorre -- a Claviere non sono
mai stato. Così mi sono immaginato che i
miei personaggi salissero sul Monte Tor-
cola, sopra Piazzatorre, e che i fatti più
importanti del libro si svolgessero dove
sciavo da piccolo».
Alberto Marzocchi, 33 anni, di Piazzatorre
Nel libro un personag-
gio chiamato Brachetì:
era il nomignolo che mi
dava la nonna da piccolo
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12 | PRIMAVERA 2023
U
na colomba made in alta Valle
Brembana, con farina bianca
intera.
A produrla il laboratorio di Bal-
dovino Midali di Branzi, ormai conosciu-
tissimo anche fuori paese per la qualità
con cui da anni sforna pane, prodotti di
pasticceria e salati.
Il segreto? «Oltre alla passione e all'e-
sperienza di oltre mezzo secolo e tre ge-
nerazioni - spiegano Baldovino, 63 anni,
notissimo anche come fotografo naturali-
sta e il figlio David - il segreto sta nell'u-
tilizzo di una materia prima di altissima
qualità. La farina intera, un progetto del
molino Varvello e del molino Colombo di
Paderno d'Adda. La "Farina Intera" è un
prodotto certificato da studi universitari
che nacque dopo una provocazione del
medico Franco Berrino sulle conseguen-
ze negative per la salute delle farine trop-
po raffinate».
Nacquecosìla«FarinaIntera»grazieauna
lavorazione particolare denominata «La-
vorazione fedele» con la quale si è riusciti
a eliminare la componente di fibra insolu-
bile, e conservando solo la fibra solubile.
«Farina Intera è una farina alternativa,
avendo una biodisponibilità di fibra so-
lubile superiore di circa il 30% rispetto a
una tradizionale farina integrale - spie-
gano dal molino Varvello -. Risulta una
farina bianca tipo 0, ma a ridotto impatto
glicemico. Non innalza i livelli di glicemia
nel sangue e li mantiene sotto controllo
rispetto alle farine equivalenti; obiettivo
primario dei regimi alimentari osserva-
ti nella popolazione a rischio di diabete
e sindrome metabolica (anziani, donne
Una colomba
made in Branzi
Di Farina intera
Il progetto di due molini di Paderno sbarcato da anni nel laboratorio
di Baldovino Midali. Le ricerche universitarie a servizio della salute
David Midali con la moglie Shyra Cattaneo nel negozio di Branzi
“
”
Grazie a un procedimento
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13 | PRIMAVERA 2023
ALTA VALLE
avviene nel nostro stomaco in fase dige-
stiva - che scinde la crusca e separa la
frazione solubile da quella insolubile. La
frazione solubile e il germe di grano ven-
gono reintegrati all’interno della farina.
Attraverso questo processo di lavorazio-
ne si ottiene una farina bianca non raffi-
nata, ideale per il pane, che contiene solo
fibra solubile (fibra buona), in percentuale
maggiore rispetto alle farine tradizionali».
E da quasi dieci anni la «Farina Intera» è
l'unica utilizzata dal laboratorio di Midali,
per il pane, i prodotti salati in genere e
per i prodotti di pasticceria da forno, tra
cui la nuova colomba pronta per le feste
pasquali. E il pane ormai si può trovare
non solo a Branzi, ma in diverse rivendite
della valle, da Villa d'Almè a salire.
«In questi anni abbiamo visto che la no-
stra scelta è stata apprezzata dai clienti
della valle Brembana ma non solo, an-
che dai villeggianti e dai turisti che ormai
conoscono la nostra filosofia - prosegue
Midali -. Una scelta di qualità, e natural-
mente di salute, necessaria anche per
differenziarci dalle grandi produzioni in-
dustriali con le quali non potremmo com-
petere».
bile presente nella crusca e il germe di
grano. Ciò avviene grazie a un proces-
so enzimatico naturale (da qui la defi-
nizione di "fedele") - simile a quello che
in gravidanza). Quindi Farina Intera è
una farina bianca fonte di fibre solubi-
li, le uniche riconosciute dall’European
Food Safety Authority efficaci nella ri-
duzione dell’innalzamento glicemico».
Ma come avviene la lavorazione del gra-
no per ottenere questo tipo di farina?
«La Lavorazione Fedele è una tecnologia
sviluppata in collaborazione con l’Univer-
sità di Bologna per ottenere una delle
migliori farine per il pane a basso indice
glicemico: il grano viene macinato in ma-
niera tradizionale recuperando la frazio-
ne farinosa interna e separando la parte
esterna, la crusca, e il germe - spiegano
ancora dal Molino Varvello e Colombo -
La crusca e il germe di grano sono fonti
straordinarie di fibra solubile e insolubi-
le, di vitamine e sostanze antiossidanti.
La fibra solubile è legata alla struttura
complessa della fibra insolubile (cellu-
losa e lignina) e per questo è poco bio-
disponibile per l’organismo umano, che
è in grado di digerirla parzialmente».
«La Lavorazione Fedele - continuano
dal Moino Varvello e Colombo - consen-
te di recuperare naturalmente le parti
nobili del chicco di grano, la fibra solu-
Baldovino e David Midali nel laboratorio di Branzi
Membro delle seguenti società scientifiche: SOI (Soc.Oculist. Ital.), AIERV (Associat Internaz pour l’Enfance
et la Rehabil. Visuelle) e AIOPP (Associaz. Ital. Oculisti pediatrici e Pediatri). Autore di notevoli pubblicazioni
scientifiche. Segue sin dalla Tesi di Laurea con maggior interesse l’Oculistica Pediatrica, il Glaucoma
e le patologie causanti Ipovisione, DMS (Degeneraz. Maculare Senile) etc.. Segue comunque, la diagnostica e
trattamento di tutte le patologie oculari ed i Vizi di refrazione (Miopia, Ipermetropia, Astigmatismo e Presbiopia)
necessitanti di correzione con Lenti etc. ed eventuali trattamenti chirurgici c/o gli Ospedali di Seriate e Teviglio.
†
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‹
2008 - 2023
15 ANNI
di
attività
14 | PRIMAVERA 2023
Studenti e bagnini
Dall'istituto Turoldo
i primi «Baywatch»
Zogno, otto ragazzi del liceo sportivo pronti al brevetto di assistente bagnanti a 17 anni
«Lavoreremo in piscina, ma ci piacerebbe il mare». E in classe c'è chi gioca nell'Atalanta
“
”
Il corso si svolge
a San Pellegrino.
«Tanta fatica, non è da
tutti». La prova finale
prevista a giugno
S
aranno i primi bagnini che usci-
ranno dal liceo sportivo dell'istitu-
to Turoldo di Zogno. Sono in otto,
hanno tutti 17 anni e il desiderio di
una lavoro magari atipico in una valle di
montagna ma che comunque piace. Per
qualcuno l'obiettivo è soprattutto fare as-
sistenza bagnanti nelle piscine, altri già
puntano a proseguire nella formazione e
diventare baywatch brembani su qualche
spiaggia italiana.
Sette ragazzi e una studentessa: Matteo
Musitelli di Berbenno, Tommaso Previtali
di Almè, Filippo Masnada di Sant'Omo-
bono, Pietro Marconi di San Giovanni
Bianco, Alessandro Ruggeri e Gabriele
Giupponi di San Pellegrino, Andrea Pon-
sini di Dalmine e Alessia Pellegrini di Zo-
gno.
Frequentano la classe quarta del liceo
scientifico di Zogno, indirizzo sportivo,
introdotto appunto quattro anni fa nell'i-
stituto brembano per dare la possibilità ai
ragazzi di approcciarsi a diverse discipli-
ne, anche poco praticate da noi in ambito
scolastico: scherma, golf, training auto-
geno, oltre a rugby e sci di fondo.
E poi il nuoto, per il quale i ragazzi si tro-
vano settimanalmente alla piscina coper-
ta di Pregalleno, a San Pellegrino. Liceo
sportivo presente nella nostra provincia Da sinistra, in alto: Pellegrini, Ruggeri, Marconi, Giupponi. Quindi Masnada, Musitelli, Ponsini
MEDIA VALLE
15 | PRIMAVERA 2023
qualche occasione di lavoro».
«Il corso, peraltro - continua lo studente
di Almè - non è da tutti, richiede sacrifi-
cio, fatica e abilità nelle diverse situazioni
che vengono proposte dall'istruttore. Nel-
le esercitazioni in piscina ci scambiamo
il ruolo di salvatori e salvati, affrontiamo
diverse situazioni di pericolo e salvatag-
gio, con diversi mezzi di trasporto a riva».
«Perché ho voluto provare? - dice An-
drea Ponsini di Dalmine -. Perché, oltre
a piacermi l'ambiente della piscina, mi
piace l'idea di poter aiutare chi si trova
in difficoltà». Guarda, invece, al lavoro
Alessandro Ruggeri di San Pellegrino:
«Penso che il corso potrà già aprirmi a
qualche possibilità di lavoro». Così an-
che Tommaso e Filippo, a cui piacerebbe
proseguire nella formazione per poi fare
assistente bagnante in qualche spiaggia
italiana. Infine Alessia, l'unica ragazza
del gruppo: «Nuotare e l'ambiente della
piscina mi sono sempre piaciuti - spiega
- e facevo già attività agonistica: questa,
quindi, è stata un'occasione da prendere
subito». L'appuntamento, ora, è a giu-
gno, quando gli otto ragazzi sosterran-
no l'esame finale. Ma il liceo sportivo di
Zogno non «sforna» solo bagnini. Iscritto
allo stesso indirizzo e nella stessa clas-
se degli aspiranti a Baywatch, c’è Pie-
tro Asiatico, 16 anni, di Sant’Omobono,
dall’età di 9 anni in forze all’Atalanta, ora
nella formazione dell’under 17.
«Mi aveva notato un osservatore duran-
te una partita con la Polisportiva Valle
Imagna - racconta - così ho iniziato gli
allenamenti a Zingonia e da allora con-
tinuo». Tutti i giorni, tranne il lunedì e il
anche ad Alzano e Lovere (e a Berga-
mo, ma privato). Da qui è nata l'idea di
un corso vero e proprio per diventare
«assistenti bagnanti». A gennaio il test di
ingresso con prove nei vari stili, di gal-
leggiamento senza mani e apnea.
Fino a maggio le prove di pratica e te-
oriche (primo soccorso) li vedranno im-
pegnati a scuola e in piscina, con Sergio
Bosio, istruttore della Federazione italia-
na nuovo, e la docente Alessandra Car-
minati ad accompagnarli. Poi a giugnosi
terrà l'esame finale per il consegumen-
to del diploma. Seguiranno, di fatto, le
orme di un loro coetaneo e convalligiano,
Francesco Tassi di San Pellegrino, già
con brevetto di assistente bagnanti.
«Sono stato spronato dai miei genitori -
dice Tommaso Previtali - perché io non
ero convintissimo. Ora, invece, sono
contento della scelta fatta. Al termine del
corso, se l'avrò superato, potrà avere in
mano un attestato che può aprirmi già a
MEDIA VALLE
Pietro Asiatico, 16 anni, di Sant'Omobono.
“
”
«Allenamenti tutti
i giorni. Finisco scuola
e raggiungo Zingonia,
arrivo a casa la sera
e inizio a studiare»
“
”
Pietro Asiatico,
di Sant'Omobono,
dall'età di 9 anni in
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pegno non da poco. «Finisco scuola -
dice - raggiungo casa, quindi il pulmino
della società viene a prendermi per gli
allenamenti a Zingonia, arrivo a casa
alle 20, ceno e poi inizio a studiare».
Tifoso atalantino da sempre ora gioca
proprio per la squadra del cuore. «Punto
a fare il calciatore di professione - con-
tinua - e ce la sto mettendo tutta. Tanti i
sacrifici ma per ora ne vale la pena».
16 | PRIMAVERA 2023
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Crocus in fiore nei pressi dei Laghetti di Ponteranica - foto di Miky Oprandi
17 | PRIMAVERA 2023
Da sinistra, Beato della cooperativa «In Cammino» il sindaco Galizzi e il dirigente scolastico Leidi
D
opo il bar didattico denomina-
to «Incontra», aperto lo scorso
febbraio, è prevista per la pros-
sima estate, l’apertura anche di
ristorante e albergo, sempre con il servi-
zio degli studenti dell’istituto alberghiero.
Sono gli spazi dell’ex hotel Moderno di
San Pellegrino, in piazza San Francesco.
Già da alcuni anni l’ex Moderno (chiuso
da tre anni) ospita il convitto femminile,
a servizio della scuola, e da febbraio, al
piano terra, è aperto il bar didattico dove
gli studenti (ed ex) possono svolgere atti-
vità didattica e stage.
Un progetto pensato da tempo, voluto
con forza dalla scuola che ha trovato
nella cooperativa «In Cammino» di San
Pellegrino (quest’anno festeggia il 30° di
fondazione) il pieno appoggio.
La cooperativa ha quindi acquisito l’im-
mobile, riqualificandolo e iniziando quindi
la collaborazione con l’istituto scolastico.
Lo scorso febbraio l’apertura al pubblico,
con una cerimonia che ha visto la parte-
cipazione di una trentina di ragazzi delle
classi seconde, a cui le attività nell’al-
bergo sono particolarmente rivolte (per
aiutarli nella scelta dell’indirizzo). Priorità
sarà data anche ai ragazzi con fragilità.
«Sarà un valore aggiunto - ha detto il di-
rigente scolastico dell’istituto alberghiero
Giovanna Leidi - non va visto, quindi,
come un ostacolo alle altre attività, anzi
un nuovo elemento di attrazione per la
Valle Brembana».
«San Pellegrino è la nostra casa - ha
detto la presidente della cooperativa “In
Cammino” Danila Beato - e la valle la
nostra terra. Da un anno il lavoro con l’i-
stituto alberghiero ha dato profondità im-
portante all’impegno che ci assumiamo
per il futuro della nostra valle. Investire
sui ragazzi vuol dire investire sulla nostra
qualità di vita e sul nostro futuro».
E ancora il dirigente scolastico, com-
mentando l’abbraccio ideale che gli stu-
denti hanno realizzato all’inaugurazione:
«Questo è l’abbraccio a tutto il territorio,
è la condivisione di una responsabilità
educativa verso i nostri ragazzi, che rap-
presentano il futuro del territorio. Il bar
consentirà ai nostri ragazzi di sperimen-
tare la loro professionalità».
Per l’estate - quando il convitto è chiuso -
l’apertura di ristorante e albergo.
Istituto alberghiero
Dopo il bar didattico
il ristorante-albergo
L’attività ricettiva dall’estate. Una «palestra» professionale per gli studenti
ricavata nell’ex hotel Moderno. Gli spazi acquisiti dalla cooperativa
-«In Cammino» di San Pellegrino, impegnata sul territorio da 30 anni
MEDIA VALLE
“
”
La presidente della coo-
perativa: investimento sui
ragazzi. La preside: valore
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18 | PRIMAVERA 2023
Partì lo zio da una stanza
Ora i marmi dei Sonzogni
arrivano in tutto il mondo
Zogno: la storia di Marino e Marco. Quella volta che dovettero smontare il tetto di una villa per calare
il bancone di un bar ricavato da un blocco unico. «La filosofia? Realizzare quello che per altri è impensabile»
S
icuramente è stata originale quella
volta che, due o tre anni fa, per far
entrare un bancone ricavato da un
pezzo unico di marmo, si è dovuto
smontare il tetto della villa. Con l'auto-
gru abbiamo calato il bancone dall'alto
e quindi si è ricostruito il tetto», racconta
Marco Sonzogni.
Quel bancone di un bar, ricavato da pie-
tra lavica di Sicilia, era stato realizzato
da «Sonzogni marmi», l'azienda nata nel
1979 a Zogno da Marino e Marco Sonzo-
gni, erede dell'attività avviata negli anni
Quaranta del secolo scorso dallo zio An-
gelo Colombo, in una stanza di via Maz-
zini. Come accade spesso nelle favole
Marino Sonzogni
più belle dell'imprenditoria, l'attività è poi
andata talmente lontana che il nome dei
Sonzogni è ormai tra i leader del settore
marmi e pietre antiche.
«Acquistiamo marmo ovunque, lo lavo-
riamo, e poi realizziamo opere in tutto il
mondo - dice Marco -. In Germania, Sviz-
zera, Olanda, Austria, a Taipei, per citare
solo gli ultimi».
Lavori spesso incredibili da raccontare,
come appunto è accaduto per il banco-
ne della villa austriaca: viaggio in Sicilia
per cercare il blocco unico di Lavica, raro,
quindi il trasporto con un bilico di 12 metri
e la lavorazione a Zogno. Poi il posiziona-
mento con l'autogru nella villa austriaca.
Oppure a Taipei dove, uno studio privato
di 800 metri quadrati ha fatto realizzare
due bar interni interamente in marmo,
con pareti e porte di pietra. E c'è chi, tra
i clienti dell'azienda, s'è fatto realizzare
una vasca da bagno da un pezzo unico
di quarzite. Ma l'azienda collabora anche
“
”
A Taipei pareti e porte in
marmo. E in Puglia hanno
recuperato e venduto una
masseria all'attrice Mirren
MEDIA VALLE
19 | PRIMAVERA 2023
Una villa a Vetta di San Pellegrino: l'azienda Sonzogni ha realizzato interni ed esterni in marmo
con importanti studi di archiettura, come
il francese Liaigre, realizza ville, pisci-
ne, scale, sale da bagno, bar, scalinate,
pareti. Per imprenditori e clienti di fama
internazionale; tra loro, per esempio, la
casa di orologi svizzeri Chopard.
Tra i ricordi più belli, quelli legati all'ami-
cizia con l'attrice inglese Helen Mirren
(Oscar nel 2007 con «The Queen»):
Marino Sonzogni, negli anni 90, aveva
acquistato e restaurato una masseria in
Puglia. Durante quegli anni conobbe l'at-
trice che si innamorò della masseria e la
acquistò dai Sonzogni.
Ma l'azienda, fin dalla nascita, ha investi-
to tanto anche sul recupero e la vendita
di pietre antiche: sculture, statue, bifore,
portali, pozzi, camini, fontane, acquesan-
tiere, casseforti, per citare solo alcuni
dei centinaia di pezzi esposti nella sede
di Ambria.
Marino era appassionato di pietre antiche
e, fin da giovane, iniziò a cercare e com-
prare i primi pezzi, a ristrutturarli e poi a
proporli per arredare case nuove.
L'idea funzionò, le richieste aumenta-
rono, la raccolta di materiale si ampliò
e divenne parte importante dell'attività
aziendale. Oggi orientata anche alle ri-
strutturazioni e alle realizzazioni, per così
dire... extra large. È un po' la filosofia di
Marco e Marino: «Gli antichi seppero
costruire cose straordinarie con il nul-
la - dice ancora Marco -. Non avevano
certo le forze e la tecnologia che abbia-
mo noi oggi. Perché, allora, dire di no a
richieste che possono sembrare assur-
de o impossibili? Non abbiamo difficoltà
a realizzarle, così come è accaduto per
il pezzo unico del bar o le pareti lunghe
otto metri e fatte interamente di marmo.
Il nostro impegno è proprio quello di fare
opere fuori misura che, magari, per altri
sarebbero impensabili. C'è il rischio, ma
si fa. Da buoni bergamaschi».
«I nostri lavori sono sempre unici - conti-
nua Marco - perché ricavati dalla natura,
che è sempre unica: rifiutiamo categori-
camente, di fare brutte copie, magari in
ceramica o altri materiali. Il marmo per
noi è natura, chi se l'ho porta in casa,
porta in casa anche la salute: la pietra
dà energia al corpo. Proprio per questo
nostro impegno nell'uso esclusivo di ma-
teriali naturali siamo stati premiati».
«Creiamo e arrediamo ambienti interni
ed esterni - proseguono Marco e Marino
- utilizzando sempre materiali naturali. Ci
occupiamo di tutte le fasi della ristruttu-
razione: dalla ricerca dei materiali alla
progettazione, fino alla realizzazione su
misura e alla posa».
In ormai mezzo secolo di storia l'azienda
ha saputo ampliarsi, innovarsi - anche
con macchine all'avanguardia - portando
nel mondo la capacità della gente brem-
bana.
Avrebbero potuto spostare l'attività altro-
ve, l'azienda ha invece preferito restare
in valle, legata alle proprie radici. Radici
fatte di sacrifici, caparbietà e genialità.
«Testardi» e forti, come il marmo.
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Le ragazze di Fausto
Una favola di pallavolo
che dura da 40 anni
La società «Cp 27» nata a San Giovanni Bianco ha fatto giocare 1.700 ragazze e ragazzi della Valle Brembana
Alla guida, dalla fondazione, Rota, ex insegnante di italiano: appartenenza, disponibilità e sacrificio i nostri valori
pù grande, più importante, con risultati
sicuramente impensabili fino a disputa-
re, due anni fa, i play off per la promo-
zione in serie B, qualcosa di proibitivo.
E a raggiungere il titolo regionale con
l’Under 14 e l’Under 15. Trentotto anni
di attività, un punto di vista privilegiato
di chi questa società ha guidato, anche
sul mondo adolescienziale. «Qualcosa
nella capacità di mantenere attenzione e
concentrazione durante gli allenamenti e
nelle gare è cambiato - racconta Fausto
-. Fisicamente gli atleti sono più fragili,
ma il modo di vivere l’esperienza sportiva
e i rapporti all’interno del Cp27 non sono
smai cambiati». E quali sono i valori che
come scommessa, oggi tra le realtà più
conosciute in Lombardia di questo sport.
E l’anima di questa storia è Fausto Rota,
classe 1961, ex studente e insegnante di
Lettere, che un giorno si presenta fuori
dai cancelli delle scuole di San Giovan-
ni Bianco con quel ghiacciolo e dice sì
alla richiesta di 12 ragazze di creare una
squadra di volley.
Da allora nel Centro pallavolo 27 della
Valle Brembana sono passati 1.700 at-
leti, può vantare 11 campionati Fipav e
due squadre amatoriali Csi, oggi conta
185 atleti in attività. Numeri straordinari
per una valle comunque piccola come
la nostra. Una società diventata sempre
U
na storia partita da un ghiac-
ciolo rosso, dall’incontro di un
giovane con alcune ragazze
della scuola media. Una favola
iniziata anche con il prestigioso sprono di
Angiolino Quarenghi, lo storico medico
dell’Inter. Quella favola si chiama Centro
pallavolo 27, il movimento nato 38 anni fa
“
”
Il ricordo di due atleti
scomparsi prematura-
mente, lo storico playoff
per la serie B
MEDIA VALLE
La prima squadra del Centro pallavolo 27, per la quarta stagione consecutiva in serie C
20 | PRIMAVERA 2023
21 | PRIMAVERA 2023
Porto con me il dolore straziante che mi
ha davvero fatto barcollare mentre ten-
tavo inutilmente di rinanimare Giovanni,
a cui, a soli 24 anni, ho visto fermarsi il
cuore in palestra. Ho nel cuore la mia su-
per Roby, che nei primi anni Novanta fu
progatonista assoluta a livello lombardo
nell’under 14, ho nel cuore i mie primi
due capitani storici, Silvia Giupponi ed
Erika Rota. E poi l’abnegazione e l’ap-
partenenza di Federica Balestra, unica
atleta del Cp27 a non aver mai abbando-
nato l’attività agonistica da 32 anni. Ho
nel cuore i due martelloni Eleonora Giup-
poni e Roby Milesi che si battono come
leonesse alle finali regionali del 2004 per
poi abbandonare virtualmente la gara e
venire a darmi forza mentre stavo com-
battendo tra la vita e la morte».
«E poi la gioia più bella - conclude -. La
vittoria che ci proiettava al primo posto
della classifica del campionato di serie
C. In quel momento veramente il nostro
gruppo ha vissuto un sogno ad occhi
aperti».
Ma il sogno realizzato è quell’avventura
che dopo 38 anni dura ancora oggi. Ini-
ziata con un ghiacciolo rosso davanti al
cancello di una scuola.
sintetizzano meglio il Centro pallavolo
27? «Sono innanzitutto quelli di appar-
tenenza, disponibilità, umiltà e sacrificio.
Un’atleta che ha giocato nel Cp27 resta
una ragazza del Cp27 per tutta la vita».
C’è poi un elemento che in questi decen-
ni ha «segnato» l’anima del fondatore
del Centro Pallavolo 27: la sua severità,
a volte dipinta come eccessiva. «Sono
stato definito anche “burbero” - dice Rota
- ma nel mondo dello sport, a livello ago-
nistico, allenatore vincenti sprovvisti di
carattere forte non ne ho conosciuti. Ne-
gli anni, in realtà, mi sono ammorbidito
molto. Anzi, le atlete più “anziane” mi rim-
proverano proprio questo, il troppo per-
missivismo che ormai consente a molte
atlete di non dare il 100%».
Si guarda al futuro, ai progetti, a «sogni»
nel cassetto. «Siamo riusciti a organizza-
re un torneo di Snow volley per portare
qualcosa di nuovo in una valle spesso
abulica e poco fiduciosa dei propri mezzi.
L’altro grande progetto che si sta concre-
tizzando è quello di portare ai vertici tec-
nici e organizzativi della società un grup-
po di giovani allenatori». Infine i momenti
indimenticabili di questa avventura che
cotinua ancora, momenti di gioia ma an-
che di dolore, per la perdita tragica di due
atleti del gruppo, e per l’incidente strada-
le che portò proprio Fausto fino al coma.
«Porto con me l’immagine di Alessandra
Rubini con in braccio mia figlia appena
nata, inconsapevoli che pochi mesi dopo
avrebbe perso la vita in un assurdo inci-
dente stradale al ritorno da Padova, dove
si era appena laureata con 110 e lode.
Faustro Rota con le ragazze del 2005 durante una vacanza nel 2022
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proiettati in testa
alla serie C
22 | PRIMAVERA 2023
MEDIA VALLE
dall’Atb di Bergamo riaprirà il prossimo 5
maggio per restare funzionante di nuovo
fino al 24 settembre.
Lo scorso 15 luglio 2022 la funicolare che
porta in Vetta è stata riattivata a 113 anni
dalla sua prima accensione, era il 25 lu-
glio 1909.
E la clientela, nei primi mesi, non è man-
cata: ben 10mila, secondo i numeri forniti
dall’Amministrazione comunale, i pas-
seggeri. La funicolare - lunga 710 metri
con un dislivello di circa 300 metri - è
semi automatica (c’è solo un macchini-
sta alla stazione di monte): il ticket costa
5 euro (andata e ritorno) e le carrozze
(due) salgono e scendono ogni 20 minuti
(la salita dura quattro minuti compreso
Quasi 10mila passeggeri, per 40
giorni di apertura (da venerdì a
lunedì). Quindi una media di cir-
ca 250 persone al giorno. Sono
i numeri della rinnovata funicolare San
Pellegrino-Vetta aperta lo scorso luglio e
chiusa poi a settembre.
Apertura che arrivava dopo 33 anni di
stop e dopo un intervento di recupero co-
stato circa cinque milioni di euro. Gestita
Riparte la funicolare
E in Vetta il food truck
San Pellegrino: dal 5 maggio, e alla stazione a monte al via servizio ristoro
Aperture straordinarie fino alle 23. L'anno scorso 250 persone al giorno
La funicolare di San Pellegrino il giorno del debutto
l’imbarco). Attualmente non vi sono fer-
mate intermedie, in previsione c’è però
la realizzazione della fermata in località
Botta. La funicolare sarà aperta fino al 24
settembre, venerdì, sabato e lunedì, dal-
le 10 alle 21, e domenica dalle 10 alle 19.
Per questa stagione sono però previste
aperture straordinarie fino alle 23, in con-
comitanza, in particolare, con eventi che
saranno organizzati al parco della Vetta.
Inoltre, alla stazione a monte, saranno
presenti food truck per il ristoro, furgoni
che a turno proporranno servizio ristoro.
“
”
Biglietto di andata e ritor-
no a 5 euro, sarà in funzio-
ne fino al 24 settembre
da venerdì a lunedì
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23 | PRIMAVERA 2023
MEDIA VALLE
“
”
Luca Galizzi, Francesco
Gioia e Samuel Fontana.
Il primo album nel 2021
è andato subito sold out
Cancervo, la band che porta
in Europa le nostre leggende
Tre giovani di San Giovanni Bianco, San Pellegrino e Serina incidono solo
su vinile. Parte il tour in Francia, Austria, Slovenia. Terzo album nel 2024
Da sinistra, Luca Galizzi, Francesco Gioia e Samuel Fontana
sarda Electric Valley Records (Sassari),
una delle più attive a livello mondiale su
questo genere – continua Galizzi -.
Il brano è piaciuto e subito ci siamo ac-
cordati per l’uscita del primo Lp in un’e-
dizione limitata di 300 copie in vinile.
L’album, intitolato “Uno”, contenente sei
brani strumentali totalmente incentrati
sulle leggende brembane, è uscito a feb-
braio 2021 e in pochi mesi è andato sold-
out con vendite su scala mondiale».
A inizio 2022, ecco il secondo nuovo Lp,
con l’aumento della tiratura a 500 vinili.
«Anche a questo giro le leggende della
nostra amata valle sono il tema centra-
le. Il grande cambiamento arriva dall’ag-
giunta della voce e dai ritmi più lenti e
solenni», racconta Galizzi. Le leggende?
«Il mandriano spergiuro del Grem», «La
cassa da morto del diavolo», «Il drago di
Zambla», per citarne alcune. Luca lavora
alla Nestlè, Francesco è operaio e Sa-
muel cuoco. Ma tutti con la grande pas-
sione della musica. E presto suoneranno
all’estero. Il 27 gennaio scorso è stato
pubblicato online tutto il nuovo album (in-
titolato Due), e a marzo ecco il tour euro-
peo in Francia (Lione), Austria (Bludenz),
Germania (Karlsruhe e altre due loca-
tion), Slovenia (Lubiana) per terminare
nelle due date sarde (Cagliari e Sassari).
Sempre quest'anno la registrazione del
terzo album, con uscita nel 2024.
U
na band tutta brembana che
canta la valle e fa dischi in vini-
le. Sì, proprio nel caro vecchio
vinile.
E vende soprattutto in Europa. Si chia-
mano Luca Galizzi, 35 anni, di San Pel-
legrino (voce e basso), Francesco Gioia,
29 anni, di San Giovanni Bianco (chitar-
ra) e Samuel Fontana, 27 anni, di Serina
(batteria).
Il nome della band è un richiamo alla
Valle Brembana, come le loro canzoni e i
loro testi: si chiamano «Cancervo» come
la montagna sopra San Giovanni Bianco.
Dopo esperienze in altre band si sono
uniti nel 2020.
Racconta Galizzi: «Abbiamo forti ispira-
zioni stoner/psych/doom, tutti generi che
affondano le loro radici nel rock anni 70
dei Pink Floyd, dei Black Sabbath e altri.
Ma abbiamo voluto radicarci al territorio».
Da qui l’idea della band Cancervo e di
musica e testi (in inglese) legati alle leg-
gende della Valle Brembana.
«Tutto è cominciato quando abbiamo
inviato il nostro primo pezzo all’etichetta
24 | PRIMAVERA 2023
S
arà un centro all'avanguardia, uni-
co nel suo genere. Che farà anco-
ra di più della Valle Serina un terri-
torio dedicato alla cura di persone
con fragilità e al turismo della salute.
È il grande progetto della cooperativa
sociale «ALP Life», con sede a Oltre il
Colle, cooperativa che fa parte del Grup-
po IN, insieme a «La Bonne Semence»,
a «Contatto» e «ProgettAzione»: «Storie
e identità imprenditoriali consolidate - si
legge nel sito del gruppo - unite per una
sfida comune: dare volto all’innovazione
che favorisce l’inclusione sociale pro-
muovendo nuove idee, nuove risposte
e nuovi modi per generare una società
inclusiva e solidale». Il Gruppo IN ha
250 dipendenti, cinque strutture di pro-
prietà e sette in affitto, 33 appartamenti
di proprietà e 23 in locazione o comodato
d'uso, e un fatturato di oltre sei milioni di
euro l'anno.
Il nuovo centro - progetto dai fratelli ar-
chitetti Michele e Cesare Villarboito -
sorgerà su un’area edificabile a Costa
Serina, dove la cooperativa «ALP Life»
ha un terreno di circa 11.700 metri qua-
drati. Sarà destinato a persone con gravi
cerebrolesioni e lesioni midollari e/o pa-
tologie neuromotorie (sclerosi multipla,
Sla, morbo di Parkinson), e per altrettanti
posti letto a pazienti con disturbi del com-
portamento e deficit cognitivo. Persone
che necessitano di una presa in carico
socio sanitaria di medio/lungo termin:
complessivamente saranno quaranta i
posti letto. E una quarantina anche i po-
sti di lavoro che potrà garantire una volta
che la struttura sarà a regime.
«Sarà un luogo - spiegano ancora dalla
cooperativa - dove ricerca e innovazione
si concretizzeranno nell’utilizzo di nuo-
ve tecniche per la verticalizzazione e la
Costa Serina: un centro
per la riabilitazione
dei malati neurologici
Realizzato dalla cooperativa «ALP Life» di Oltre il Colle costerà 8 milioni
Avrà 40 letti e darà altrettanti posti di lavoro. Sarà pronto nel 2025
Il rendering del futuro centro di riabilitazione che sorgerà a Costa Serina
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25 | PRIMAVERA 2023
L'Easy Gait System
che si sta già utilizzando nella palestra di
Serina, con pazienti del territorio e della
Residenza sanitaria disabili di Valpiana.
Nella struttura di Costa Serina avrà un
percorso sia interno sia esterno, quin-
di con la possibilità di fare riabilitazione
immersi nella natura, con tutti i benefici
psicofisici che ne conseguono. Si tratta
di una attrezzatura composta da sorta di
parallele sia a livello delle braccia sia a
livello delle gambe, con percorsi differen-
ziati che simulano il movimento dello sci
di fondo.
Fondamentale nei percorsi di cura di ALP
Life è l'attenzione al benessere comples-
sivo della persona, per cui oltre alla ria-
bilitazione fisica, svolta con attrezzatura
tecnologicamente avanzata, è centrale il
training cognitivo. L'integrazione di diver-
se discipline per concorrere a un percor-
so di cura quanto più completo.
il Comune, peraltro, prevede che la pa-
lestra del centro potrà essere utilizzata
anche dai residenti.
Avrà un costo stimato intorno agli otto mi-
lioni di euro, di cui un milione arriveranno
dalla Fondazione Cariplo con il progtto
emblematico.
«I costi sono in via di rielaborazione -
spiega il presidente della cooperativa
ALP Life Giovanni Faggioli - in parti-
colare a causa dei listini prezzi che negli
ultimi anni sono saliti considerevolmente.
Ma ci sono comunque buone possibilità
di un loro ridimensionamento. Procede-
remo anche una raccolta fondi e a un
partenariato che possa sostenere un pro-
getto di sviluppo della valle. Pensiamo di
iniziare i lavori entro il 2023 e di conclu-
dere l'intervento nel 2025».
Una start-up innovativa a vocazione so-
ciale che consentirà agli eventuali inve-
stitori di avere sgravi fiscali importanti,
da qui l'auspicio della cooperativa che
ci sia la compartecipazione di aziende
e privati. La compagine sociale vede la
partecipazione del mondo Profit con AxL
spa. Fiore all'occhiello del futuro centro
sanitario sarà l'attrezzatura brevettata
dalla cooperativa, denominata Easy Gait
System: serve per la verticalizzazione e
l'avanzamento facilitato, un'attrezzatura
mobilità, appositamente brevettate. Le
quali verranno applicate sia in percorsi
all’interno della palestra attrezzata, sia
all’esterno, immersi nella natura, con i
benefici psicofisici che essa comporta.
Un modello di assistenza e rigenerazio-
ne personale che si identifica nel terri-
torio della Val Serina, con i suoi boschi,
le sue montagne, l’accoglienza dei suoi
abitanti».
Un progetto, quello di «ALP Life», che
parte da lontano: inizialmente previsto
nell'area della Conca dell'Alben di Oltre
il Colle (nell'edificio pubblico-privato nei
pressi delle piste da sci), quindi ipotiz-
zato a Lepreno di Serina; ora ha trovato
la sua destinazione finale in un'area del
Comune di Costa Serina. L'accordo con
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26 | PRIMAVERA 2023
Navigatrice per i rally
Talento lady a Dossena
Martina Omacini, 17 anni, ha vinto l'annuale concorso nazionale organizzato dall'Aci in provincia di Treviso
Papà Enken che gli ha trasmesso la passione: «Ha stoffa». Lei: la velocità? Non mi fa paura, ma tanta adrenalina
siti, qualcuno non ci credeva. Sono solo
all’inizio, ma, perché no, sogno già che
possa diventare una professione».
Papà Enken, comunque, non ha dubbi:
«Martina ha la stoffa, la passione per
continuare. Quando ha compiuto 14 anni
ha subito voluto fare la patente del moto-
rino: pensavo avesse voluto uno scooter,
invece ha voluto un Super Motard 50».
«Da qui alla maggiore età, quando com-
pirà 18 anni a ottobre - continua Enken
- vedremo se ci sarà la possibilità di par-
tecipare a qualche centro di formazione
o a qualche accademia, come il Vittorio
Caneva Rally School, di Varese, una pa-
lestra per chi, non ancora maggiorenne,
non vuole attendere la patente di guida
per prendere poi la licenza sportiva e
quindi poter partecipare alle manifesta-
zioni agonistiche».
«Vediamo comunque di non bruciare le
tappe e fare un passo alla volta», con-
clude papà Enken. Ma il «motore» della
passione di Martina è acceso. E difficil-
mente si spegnerà.
mia passione. Così, lo scorso anno, ho
provato a iscriverla al Rally Italia Talent,
un evento che, in prospettiva, ha poi por-
tato i partecipanti a diventare professioni-
sti, come Piero Ometto, attuale campio-
ne italiano». E tra i giudici della gara di
Treviso c’erano campioni ben «navigati»
nel settore, come Gigi Pirollo, campione
mondiale nel 1989.
Prima le prove teoriche, quindi quel-
le pratiche, con simulatori ma anche in
auto. In mano a Martina, il Roadbook,
con cui doveva indicare al pilota percorsi
e trasferimenti in tempi esatti.
Alla fine Martina ha conquistato il miglior
risultato della sua categoria (maschi e
femmine competono insieme). Era la pri-
ma gara, un esordio.
«Sono stata felicissima – racconta – è
andata fin troppo bene. Ho sempre se-
guito mio padre nei rally e mi sono ap-
passionata. La velocità non mi fa paura,
anzi mi dà tanta adrenalina. Per la prima
volta l’ho detto anche ai miei compagni
di scuola di questa passione: tutti incurio-
L
a passione e la voglia di farla di-
ventare una professione vera le
ha ereditate da papà Enken.
Di certo non teme la velocità.
«Nessuna paura, anzi è tutto molto adre-
nalinico e mi piace», dice lei. Diciassette
anni (sarà maggiorenne a ottobre e que-
sto sarà fondamentale per la sua «carrie-
ra»), di Dossena, Martina Omacini vanta
– potremmo dire – già un alloro nazionale
come navigatrice da rally.
Il 6 e 7 dicembre 2022, a San Vendemia-
no (Treviso), ha vinto il «Rally Italia Ta-
lent», organizzato da Aci Italia e giunto
alla nona edizione. Manifestazione da cui
poi emergono i grandi piloti e navigatori
per rally.
L’obiettivo dell’evento è «insegnare i
principi fondamentali per l’educazione
alla sicurezza stradale (guida sicura) e
successivamente l’individuazione (premi
finali) di talenti da inserire e supportare
nell’automobilismo sportivo – settore ral-
ly (piloti e navigatori)».
Otto le categorie in gara. Martina ha con-
quistato il titolo nazionale nell’under 18
(la più giovane è l’under 16), sbaraglian-
do la concorrenza di decine di sfidanti
arrivati da tutta Italia. Le prime selezioni
nel luglio 2022 all’autodromo di Monza,
da dove sono usciti i semifinalisti, quindi
le finali nel Trevigiano, all’inizio di dicem-
bre.Ad accompagnare Martina (studen-
tessa al quarto anno dell’istituto Natta
di Bergamo), c’era papà Enken, agente
commerciale ma da sempre con la pas-
sione per i rally: è stato navigatore dal
2005 al 2016, con ottimi piazzamenti an-
che nel rally Prealpi orobiche.
«Fin da quando era bambina – racconta
Enken – portavo Martina a condividere la
Martina Omacini con la tuta da navigatrice
“
”
A 14 anni chiese di
avere un motorino. Uno
scooter? No, volle subi-
to un Super Motard 50
MEDIA VALLE
27 | PRIMAVERA 2023
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MEDIA VALLE
Stambecchi sul Pizzo Zerna - foto di Alessandro Spada
«Noi, ultimi burattinai
della Val Brembana»
Sergio e Rossana dal 2000 mantengono viva la tradizione di Bigio Milesi
L'esordio tragicomico: a metà spettacolo crollò il teatro, ci applaudirono
Francesco, Rossana e Serbio Bellotto, burattinai della Valle Brembana. E dopo di loro?
sana, infatti, che principalmente realizza
i burattini, abiti compresi. Non solo per
i loro spettacoli, ma anche su richiesta.
Così le è capitato di dover scolpire i gran-
di classici come «ol Giopì e la Margì», o
personaggi famosi come Totò, Craxi o
Dario Fo, ma anche di intagliare burattini
che ritraggono persone comuni. Da quel
primo spettacolo improvvisato a Serina
non si sono più fermati, hanno fondato
la Compagnia «Il Riccio» e con quella
hanno inscenano circa 800 spettacoli in
tutta Italia, dal Veneto alla Calabria, e
anche all’estero, in Svizzera e Francia.
Sono burattinai indipendenti e autodi-
datti, realizzano tutto in autonomia, dai
personaggi alla struttura del teatrino, dal-
le scenografie alle storie da raccontare.
«Teniamo molto ai contenuti - racconta
Sergio orgogliosamente -. Raccontano
storie con una morale, portando in chia-
ve allegra e giocosa, alla portata di bam-
bino, temi come l’amicizia, l’amore e la
gentilezza che trasformano le persone
cattive in persone buone. Vengono
trattati temi sempre attuali, come l’accet-
tazione del diverso, le dipendenze dai
giochi d’azzardo o dall’alcol». Nel palaz-
zo Grataroli, nonché Casa museo di Ar-
lecchino a Oneta, si trova un loro teatrino
che viene utilizzato per spettacoli per le
scolaresche o per eventi, in collaborazio-
ne con la cooperativa Oter. Quali sono i
loro prossimi progetti?
Quest’anno Bergamo è, insieme a Bre-
scia, capitale della cultura. Proprio ai
servi bergamaschi emigrati a Venezia in
cerca di lavoro si deve la nascita della
commedia dell’arte, del teatro popolare,
alla portata di tutti. È nata così la ma-
schera dello Zanni (diminutivo di Giovan-
ni, come i veneziani chiamavano comu-
nemente i servi) che col passare degli
anni si è trasformata nel più elegante
Arlecchino. I bergamaschi hanno quindi
reso un grande servigio al teatro. Perciò
il loro progetto di portare nei teatri e nel-
le piazze tre spettacoli che hanno come
protagonista Arlecchino è più che mai in-
dovinato.
La prossima estate metteranno in scena
rappresentazioni a San Pellegrino. «La
più grande soddisfazione è quando ve-
diamo i bambini incantati, rapiti dalla sto-
ria, ma ancora di più quando riceviamo i
complimenti anche da parte degli adulti,
che hanno apprezzato il lavoro e la pas-
sione che ci mettiamo nel rappresentare
questi spettacoli - racconta Sergio -. Pur-
troppo il teatro dei burattini viene spesso
visto come una cosa “da piccoli”, ma non
è affatto così».
Elena Zerbini
sione, l’hanno trasformato in un lavoro
vero e proprio, come nelle migliori favole.
Ne è passato di tempo da quando quasi
per scherzo Sergio chiese a Bepi Bigio il
suo teatrino per inscenare uno spettacolo
durante un mercatino a Serina. Sergio da
piccolo amava assistere agli spettacoli
di suo padre, Luigi (Bigio) Milesi, storico
burattinaio della Valle Brembana. Ros-
sana racconta: L’esordio fu tragicomico
perché, complice il caldo e la veneranda
età del teatrino, i giunti di gomma a metà
dello spettacolo non tennero più e crollò
l’intera baracca. Imbarazzata salii con la
scaletta affacciandomi così sulla scena e
a quel punto partì un grosso applauso.
È così da quel lontano 2000 le cose sono
cambiate. Rossana ha sempre avuto la
vena artistica e da quel momento, an-
ziché creare collane e orecchini, ha co-
minciato a realizzare burattini. Prima in
cartapesta, poi in legno. Ora sono più di
120 le teste scolpite. È la paziente Ros-
S
ono volti conosciuti in Valle Brem-
bana: Rossana Paganoni, 67 anni,
il marito Sergio Bellotto, 70, e il fi-
glio Francesco, 31, portano in giro
per l’Italia il teatro dei burattini. La Valle
Brembana è indissolubilmente legata ad
Arlecchino e non stupisce che proprio
qui una famiglia si sia dedicata con tanta
passione ai burattini e alle storie che han-
no per protagonista lo Zanni. Rossana
ha studiato architettura a Milano, Sergio
insegnava inglese e francese nelle scuo-
le della valle, mentre Francesco è fisio-
terapista, ma tutti e tre hanno maturato
questo grande amore per il teatro. E’ nato
tutto per gioco e, spinti da una forte pas-
“
”
Ottocento spettacoli in
tutta Italia e all'estero. La
più grande soddisfazione?
La gioia dei bambini
MEDIA VALLE
28 | PRIMAVERA 2023
29 | PRIMAVERA 2023
BASSA VALLE
centro sportivo. «Con questi primi fon-
di - spiega il sindaco Massimo Bande-
ra - inizieremo la sistemazione dell'area
esterna, con parcheggi, arredo urbano e
ingresso. Un nuovo tratto di pista ciclabi-
le consentirà di collegare direttamente la
ciclabile della Valle Brembana con quella
del Parco dei Colli, creando un anello con
i collegamenti già esistenti».
Gli attuali parcheggi saranno spostati
davanti al campo da tennis, al loro posto
passerà la pista ciclabile, quindi sono
previsti nuovi spazi pedonali e un arre-
do urbano. E sulla strada che attraversa
la zona sarà istituito il limite di velocità di
30 chilometri all’ora. «L'obiettivo è appal-
tare i lavori entro fine anno».L’intervento
N
uovo volto per via Olimpia ad
Almè, la strada comunale su
cui si affacciano le piscine, il
centro sportivo comunale, e nei
pressi delle scuole elementari e medie.
Grazie a un finanziamento regionale da
825 mila euro l'area sarà riqualificata.
Obiettivo dell'Amministrazione comuna-
le è creare un collegamento in sicurezza
tra le scuole (poste in via don Iseni) e il
Almè, si chiude l'anello
della pista ciclabile
Entro l'anno i lavori in via Olimpia: qui il limite di velocità sarà di 30 all'ora
Si collegherà la pista dalla Val Brembana al tracciato del Parco dei Colli
Il Centro sportivo di Almè, in via Olimpia
di riqualificazione della strada rientra in
un progetto più ampio da sette milioni di
euro, (da realizzare a lotti funzionali) di
rinnovamento del centro sportivo comu-
nale che prevede, tra l’altro, la trasforma-
zione del campo da calcio in erba con un
terreno in sintetico, lo spostamento dello
stesso campo verso le piscine e, nello
spazio lasciato libero, la costruzione di
un nuovo palasport, di tribune coperte,
quindi una piazza dietro al bar (anche per
le feste), infine campi da tennis, paddle e
area giochi.
“
”
L'opera rientra nel proget-
to di riqualificazione
del centro sportivo
che prevede un palasport
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31 | PRIMAVERA 2023
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Via due semafori e i birilli
Ponteranica avrà i rondò
Da aprile ad agosto i lavori al nodo di Pontesecco, sulla statale della Valle Brembana all’ingresso di Bergamo
Si parte da sud, all’intersezione con la circonvallazione. Previsto passaggio pedonale con semaforo a chiamata
“
”
Da sempre causa di lun-
ghissime code da e per
la valle. L’intervento co-
sterà 3,4 milioni di euro
È
la «croce» di migliaia di automobi-
listi della Val Brembana, i pendolari
che la mattina devono raggiunge-
re la città e rientrare la sera. Ma
anche dei turisti, alle prese, al nodo di
Pontesecco di Ponteranica, con code in-
terminabili.
Parliamo dei tre semafori che si incontra-
no all’ingresso di Bergamo, provenendo
da Petosino. Da anni la soluzione per
cercare di snellire il traffico è stata quel-
la di posare dei birilli per differenziare le
corsie in base al flusso delle auto. So-
luzione tampone ma che non ha risolto
il problema. Negli anni si sono ipotizzate
anche più soluzioni più o meno radica-
li e invasive. Da aprile è previsto il via
ai lavori per un intervento che, quanto
meno, dovrebbe migliorare la situazione:
i tre semafori saranno tolti, al loro posto
arriveranno due rotatorie. A sud, all’inter-
sezione di via Pietro Ruggeri da Stabello
con la circonvallazione Fabriciano, sarà
realizzato il primo intervento; poi ci si spo-
sterà a nord, per togliere il semaforo tra
Bergamo e Ponteranica, tra le vie Rame-
ra, Serena e Maresana. Via anche il se-
maforo che si trova tra via Pietro Ruggeri
da Stabello, via Rava e via Biava (all’al-
tezza della pizzeria Azzurra): qui non è
prevista la rotatoria ma la revisione della
segnaletica orizzontale e verticale. Sarà
ricavato un passaggio pedonale protetto
con semaforo a chiamata. Basteranno gli
interventi per risolvere o quanto meno ri-
durre le interminabili code che arrivano
fin su a Petosino? I lavori, affidati dal Co-
mune di Bergamo a un'azienda con sede
a Soncino (Cremona), dovrebbero dura-
re cinque mesi, quindi concludersi entro
l’estate e l’avvio dell’anno scolastico, in
coincidenza anche con un periodo critico
proprio per la viabilità di ingresso e uscita
da Bergamo.
Con l’arrivo delle rotatorie saranno tolti
anche i birilli che, alla mattina, vengo-
no posizionati per creare due corsie in
discesa verso Bergamo, per facilitare il
flusso di auto in ingresso alla città. Già
alcuni anni fa, al nodo di Pontesecco-Val-
tesse, era stata allargata la strada. Ora
questo intervento - dicono gli studi viabi-
listici e precisano dal Comune di Berga-
mo - dovrebbe ulteriormente migliorare
la viabilità per i pendolari e i turisti diretti
in Val Brembana. I lavori costeranno 3,4
milioni di euro, finanziati dalla Regione.
32 | PRIMAVERA 2023
«Ricercoesperimento
Cosìfacciovinoeroico»
Villa d'Almè, Antonio Lecchi nel 2002 ha recuperato un vigneto del 1300, già indicato
come il migliore della provincia. Ha scelto viti resistenti e aperto un agri-ristorante
“
”
A Tenuta Casa Virginia
una boutique enologica
con etichette sulle
leggende brembane
za media, a 13 anni, va subito a lavorare
in città. «Volevo fare il cuoco». E così è
stato.
Poi Laigueglia, la scuola alberghiera a
San Pellegrino, a 20 anni apre un bar-lat-
teria in via Ghislanzoni a Bergamo, dal
1988 per 30 anni il successo con il Rusti-
co di Petosino. Ma già nel 2002 acquista
la cascina a Bruntino e inizia la coltiva-
zione dello storico vigneto. E' l'inizio di un
progetto che lo porterà lontanissimo.
«Questa terra - racconta Antonio che cre-
sce con il gastronomo e giornalista Luigi
Veronelli tra i maestri - già nel 1200-1300
era considerata come di grandissimo va-
lore, tanto da avere l'affitto più alto. Poi
nel 1700, sempre nei testi storici, insie-
me al San Giovannino di Gandosso, è
indicata anche come la più importante
per la viticoltura della nostra provincia.
Quando la ritirai io era tutto abbandona-
to, solo il lontano ricordo di quello che fu
in passato». Antonio inizia il recupero e la
coltivazione. E la sperimentazione. Nulla
viene lasciato al caso, fin da allora, con la
cura di ogni dettaglio. Lo Shiraz, vitigno
di origini forse iraniane, ma ormai diffuso
nel mondo, diventa uno dei punti di rife-
rimento. Antonio si rivolge soprattutto a
vitigni particolarmente resistenti.
«Già da decenni si parlava di cambia-
menti climatici e riscaldamento - raccon-
ta - così mi indirizzai su un tipo di vite
resistente al caldo».
Ma il segreto di questo piccolo appezza-
mento dalla forte pendenza all'ingresso
della Valle Brembana sta tanto nella sua
terra e nella sua posizione. «Siamo su
vare, sulle pareti le citazioni dei classici
antichi e moderni e la storia del vino, che
fanno del suo regno anche un piccolo la-
boratorio-museo.
E lui è un fiume in piena, racconta mez-
zo secolo di passione, per la cucina, per
il territorio e il vino. «Sempre guardando
avanti, perché ogni giorno voglio impara-
re», dice. Siamo nel piccolo paradiso di
Tenuta Casa Virginia, sulle prime alture
di Villa d'Almè, località Violo. Qui guida il
suo agri-ristorante, come lo ho chiamato,
ma che è molto di più di un semplice ban-
chetto. Insieme è cultura e storia del vino,
una boutique enologica. Figlio di Lino e
Virginia, famiglia di Rosciate, finita la ter-
U
n po' contadino e un po' risto-
ratore, vignaiuolo sperimenta-
tore e ricercatore, visionario e
geniale.
Antonio Lecchi, 60 anni, è forse un po'
tutto questo. Ti accompagna nella sua
cantina, tra botti in legno francese, bot-
tiglie di spumante e grappe, vini rossi e
miele usciti tutti dalla sua voglia di pro-
Antonio Lecchi, 60 anni.
BASSA VALLE
“
”
«La marna di Bruntino,
il sole, la pendenza
e il microclima del luogo
creano sapori unici»
33 | PRIMAVERA 2023
Antonio Lecchi nella sua cantina di Tenuta Casa Virginia
Una produzione di nicchia ma di altissi-
ma qualità, che vende anche all'estero.
Intanto la ricerca prosegue con i vitigni
cosiddetti Piwi, quelli appunto particolar-
mente resistenti. E tra questi lo spagnolo
Tempranico, ultimo, in ordine tempora-
le, che Antonio sta provando sulla sua
collina. Sguardo internazionale, ma con
un profondo radicamento nel territorio.
Anche nelle etichette, che raccontano
le leggende della Valle Brembana: «Il
Folletto del ponte di Sottochiesa», «Il
Castello della Regina» di Brembilla, il
«Drago di Santa Brigida» e poi i prossimi
spumanti che prenderanno il nome del
Monte Avaro, della Valle Inferno, dei La-
ghi Gemelli, a portare in giro per il mon-
do un po' della valle. Basta inquadrare il
«Qr code» ed ecco la versione inglese
ma anche in dialetto bergamasco della
storia che accompagna ogni vino. Fare
il viticoltore, sperimentare nuove strade
in questo campo richiede anni e anni di
attesa. Quelli della natura, i tempi del
vino. Ma Antonio non teme certo il tem-
po e l'età e resta apertissimo alle sfide
sfuture.
«La forza della volontà apre ogni porta -
scrive Antonio Lecchi nella brochure che
illustra i suoi gioieli da enologo -. A volte
senza sapere cosa ci aspetta oltre».
Insomma un microclima e un terreno che
quel ragazzo diventato grande con la
passione per storia, natura, cucina, ana-
lizza nei minimi particolari. Nel 2010 ac-
canto alla cantina arrivano gli eventi, nel
2018 l'apertura dell'agri-ristorante. Con
l'attenzione al territorio: farine, olio, riso,
carne sono prodotti direttamente dal An-
tonio, tramite anche alcuni soci, o sono
selezionati in modo accurato su Bergamo
o la Lombardia. In un continuo lavoro di
sperimentazione e ricerca.
marna di Bruntino - continua - dal forte
potere drenante. Quando piove tanto
l'acqua non ristagna. E poi c'è il sole, dal-
la mattina alla sera. È come se l'uva, gra-
zie al dislivello del terreno, fosse appesa
al sole. Ma non l'uva che, invece, io devo
nascondere al sole, ma terra e foglie.
L'altro vantaggio è la Ventolosa: qui sia-
mo all'incontro dell'Imagna col Brembo,
si creano una corrente d'aria, uno sbalzo
termico tra giorno e notte che poi sono
fondamentali per i profumi».
BASSA VALLE
“
”
I suoi vini raccontano la
valle. I prossimi spumanti?
Monte Avaro, Laghi Ge-
melli e Valle Inferno
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34 | PRIMAVERA 2023
«Miss e influencer
non basta la bellezza»
Giada Salvi, 22 anni, di Brembilla, laureanda in Legge e 160 mila followers: anche qui servono testa e coscienza
Sfilate e pubblicità per cosmetici e gioielli. Avvocato o modella? «Si vedrà». E l'amore? «Per ora sono single»
O
gni lavoro ha una sua dignità.
Certo, ci sono lavori che richie-
dono più sacrificio. Ma fare l'in-
fluencer ha ugualmente la sua
dignità. Non basta essere belle, ci vuole
testa, coscienza in ciò che fai e dici, se
la gente ti segue. Puoi sembrare frivola,
ma se hai migliaia e migliaia di followers,
qualcosa vuol dire che è piaciuto».
Giada Salvi, di Val Brembilla, ha 22 anni
ed è laureanda in Giurisprudenza all'U-
niversità di Bergamo. Bella sì, ma non
solo. Modella, influencer (con 160 mila
followers su Instagram «Giady16»), ha
vinto concorsi di bellezza (a dicembre
2022 Miss Inverno in Liguria, tappe di
Miss mondo e Miss Italia), ha fatto pub-
blicità per cosmetici, abbigliamento, pa-
lestre, gioielli. «Così riesco a pagarmi gli
studi e non peso sulla famiglia», dice.
Genitori, il fratello, e la nonna soprattut-
to, sono i suoi sponsor: vai avanti così,
le dicono.
Influencer, una «professione» contem-
poranea, nata col web, spesso motivo di
scontro tra detrattori (in genere più anzia-
ni) e sostenitori (giovanissimi).
E anche la Valle Brembana ha le «sue»
influencer. Su tutte Paola Turani, clas-
se 1987, originaria di Sedrina, tra le più
seguite in in Italia con oltre un milione di
followers.
Influencer della Valle Brembana. «Sì,
perché anche da un piccolo paese di
montagna una ragazza può farlo, lo ha
dimosrato Paola. Una ragazza della val-
le, bella, ma che è rimasta genuina. Devi
avere testa, non basta avere un bel cor-
po», racconta la modella e studentessa
brembillese. Giada si divide tra studio,
sfilate e campagne pubblicitarie. In mez-
“
”
Ci sarà sempre chi deni-
gra. Ogni lavoro è dignito-
so, l'importante è non dare
messaggi negativi
BASSA VALLE
Giada Salvi (Image Time Agency)
35 | PRIMAVERA 2023
BASSA VALLE
esempi negativi. Io non mi iscriverò mai
a Onlyfans (social a pagamento, ndr).
Fare soldi facili in quel modo non è nella
mia indole». L'amore? «Avevo un fidan-
zato ligure. Sulla riviera ho casa e amici.
Ma ora sono single».
dopo la triennale, proseguirà ancora per
altri due anni, «ma vado avanti passo
passo, con obiettivi che diventano a loro
volta altri punti di partenza. Io un model-
lo per i miei coetanei? Non sono così
famosa. La cosa importante è non dare
zo, nel 2021, anche una comparsa, nel
ruolo di influencer (che viene assassi-
nata), nel film «Reverse» di Mauro John
Capece, premiato al Worldfest di Hou-
ston.
Lo scorso autunno la presenza, come
ospite, dell'influencer Elisa Esposito
(«la prof del corsivo») in un noto locale
notturno di Paladina, scatenò sulla rete
locale una marea di critiche. «I leoni da
tastiera ci sono sempre, ci sarà sempre
chi denigra e deve trovare qualcosa di
negativo - dice Giada -. Le critiche van
bene, ma che siano costruttive. Esposito,
evidentemente, ha saputo fare qualcosa
che piace ai ragazzi. L'importante è non
lanciare messaggi negativi. Penso che ci
sia anche tanta invidia, invece servirebbe
più rispetto».
Ma come è nato questo percorso che ora
ti ha portato a passerelle, moda e spetta-
colo? «Avevo 15 anni quando un fotogra-
fo di Bergamo notò le mie foto in rete e mi
propose una collaborazione - ricorda - .
Da allora ho iniziato a fare concorsi, sfila-
te e pubblicità. Ma non ho mai lasciato lo
studio. Un obiettivo non esclude l'altro».
Avvocato, modella o influencer si vedrà.
Di certo ora è prioritaria l'Università che,
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Mucca al pascolo sul Monte Avaro - foto di Alessandro Spada
37 | PRIMAVERA 2023
BASSA VALLE
I quattro pellicani ospiti del parco faunistico Le Cornelle di Valbrembo da questa stagione
A
perto nel 1981 fa ormai parte
della storia della nostra provin-
cia da quasi mezzo secolo. Dal
febbraio scorso +++ha inaugu-
rato una nuova stagione il parco faunisti-
co «Le Cornelle» di Valbrembo.
Ad accogliere turisti e visitatori tantissi-
me new entry: due piccole pantere nere
(Panthera pardus), nate a fine 2022,
un cucciolo di sitatunga (Tragelaphus
spekii), ovvero un'antilope africana, e
uno di wallaby (Macropus rufogriseus)
nati a gennaio.
Ma non solo cuccioli, il parco in questi
mesi ha accolto tanti nuovi animali, tra
cui quattro pellicani bianchi (Peleca-
nus onocrotalus), due ibis hadada (Bo-
strychia hagedash) e un piccolo gruppo
di anatre africane (Anas ottentota) che,
insieme alle oltre 120 specie presenti al
parco, sono pronti ad allietare le gior-
nate di grandi e piccini, in un’atmosfera
naturale e giocosa. Le piccole pantere,
che sono in realtà leopardi africani dalla
colorazione nera, sono nate da Kala, la
mamma e Richard il padre. Le panterine
hanno già cominciato a fare i primi passi,
a giocare insieme e a esplorare i dintorni
della loro tana.
La mamma, sempre attenta, le accudisce
con cura e amore e si occuperà delle pic-
cole per almeno un anno. Da poche set-
timane anche la nascita del piccolo di an-
tilope sitatunga, che si va ad aggiungere
al folto gruppo già presente al parco e del
cucciolo di wallaby, che essendo ancora
molto piccolo passa gran parte del tempo
all’interno del caldo marsupio materno.
A conferma dell’attenzione alla salva-
guardia delle specie animali più a rischio,
il parco faunistico le Cornelle ha accolto
nuovi arrivi: quattro pellicani bianchi, due
rari ibis hadada e un gruppo di anatre
africane che saranno ospitate nella serra
tropicale.
Idue esemplari di ibis hadada provengo-
no dallo zoo di Praga e si vanno a som-
mare alle altre specie di Ibis presenti al
parco. Tra i nuovi arrivati al parco fau-
nistico anche quattro giovani pellicani
bianchi che si vanno ad aggiungere alla
coppia già presente e ospitati nella selva.
Panterine e pellicani
new entry alle Cornelle
La stagione dello storico parco faunistico aperto dal 1981 a Valbrembo
Anche un gruppo di anatre africane e ibis provenienti dallo zoo di Praga
“
”
I piccoli felini sono nati
alla fine dello scorso anno.
Tra le novità un sitatunga,
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San Pellegrino
«Ora attendiamo
galleria di negozi
e Hotel Terme»
Il vicesindaco Milesi: «Crisi e Covid hanno costretto Percassi a modificare
i progetti. Ma ci auguriamo, in tempi brevi, che si possa ripartire»
V
ittorio Milesi, 63 anni, sindaco
per quattro mandati, ora vi-
cesindaco di San Pellegrino,
è stato ed è tra i protagonisti
del rilancio turistico della cittadina ter-
male, fin da quando, nel 2007, venne
sottoscritto l'accordo di programma con
Gruppo Percassi, Provincia e Regione
Lombardia. Lo abbiamo sentito sulle pro-
spettive di sviluppo:
Sono trascorsi 15 anni dalla prima fir-
ma, e rispetto alle previsioni iniziali i
tempi si sono allungati. Si poteva fare
di meglio? O comunque tutto di gua-
dagnato?
«L’Accordo di programma sottoscritto nel
2007, nonostante i ritardi, ha prodotto
risultati straordinarii. Gli interventi han-
no rinnovato San Pellegrino, restituito
fiducia agli operatori turistici e commer-
ciali e consentito un rilancio della nostra
cittadina riscontrabile nel considerevo-
le aumento degli arrivi e delle presen-
ze turistiche che, negli anni successivi
all’apertura del centro termale, si sono
triplicati. L’attuazione degli interventi ha
inoltre generato ulteriori importanti inve-
stimenti dei privati: l’ampliamento delle
terme al casinò, la costruzione di nuo-
ve piscine, il recupero dell’area posta
dinanzi al centro termale e l’apertura di
QcRoom a opera di QcTerme, l’iniziativa
del gruppo Zani Viaggi per il recupero
dell’ex albergo Vetta, il restauro della ex
stazione ferroviaria di piazza Granelli,
l’acquisizione e il recupero dell’albergo
Moderno da parte della cooperativa “In
Cammino”, l’iniziativa della Sanpellegri-
no denominata “Flagship factory” che
porterà lo stabilimento a essere anche
un punto di riferimento sul piano turisti-
co a livello internazionale, oltre a nuovi
ingenti investimenti pubblici: il recupero
dell’ex cinema Eden, il restauro della ex
stazione ferroviaria di piazza Rosmini, la
riqualificazione del Centro civico, il nuovo
ponte pedonale, il recupero dell’ex ponte
ferroviario tra Ruspino e Pregalleno, l’at-
tuazione dell’iniziativa “Santa Croce: per
un nuovo Rinascimento”».
Percassi, se non ci fosse stato lui,
oggi ci sarebbe un altro imprenditore
su San Pellegrino?
«L’apporto dato dal gruppo Percassi
allo sviluppo di San Pellegrino è stato
decisivo per il risveglio della nostra cit-
tadina e resta tuttora fondamentale per
la costruzione del centro commerciale e
dell’albergo delle Terme. È doveroso ri-
conoscere che è stata proprio l’iniziativa
promossa da Antonio Percassi ad atti-
rare su San Pellegrino l’interesse di altri
imprenditori. Perché il centro commer-
ciale-residenziale nei pressi di QC Terme
non è ancora partito? La lunga attesa
della realizzazione della variante di Zo-
gno prima, l’emergenza sanitaria poi e
oggi la guerra con l’aumento smisurato
del costo delle materie prime unito ai
cambiamenti indotti dall’esplosione del
commercio online e le conseguenti riper-
cussioni economiche non hanno ancora
consentito la realizzazione del centro
“
”
La sfida più difficile
dopo 25 anni in Comune?
Formare chi possa
raccogliere il testimone
LE INTERVISTE
38 | PRIMAVERA 2023
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39 | PRIMAVERA 2023
quella direzione,se proprio devo dare un
numero, dico 5. Ricordo che comunque il
Comune è aperto alla valutazione di pro-
poste con destinazioni anche di natura
diversa».
Il vostro gruppo guida San Pellegrino
Terme da ormai un quarto di secolo,
nessuno in paese ha saputo scalzarvi.
«Con molta serenità possiamo afferma-
re di aver sempre lavorato con grande
passione e generosità per il bene della
nostra cittadina e nel riconoscimento di
questo impegno i sanpellegrinesi ci han-
no voluto bene».
Prima o poi la vostra «avventura» am-
ministrativa si concluderà: cosa vi
preme fare prima di passare il testi-
mone?
«Personalmente mi auguro che le grandi
questioni ancora aperte e sulle quali la-
voriamo da tanti anni, a partire dal Grand
Hotel, possano quantomeno essere av-
viate a soluzione entro il corrente manda-
to. Le nostre storie singolari tuttavia con-
tano poco, quello che conta, soprattutto
in un tempo strano come quello che stia-
mo vivendo, è l’amore che nel nostro ser-
vizio quotidiano riusciamo a mettere per
la nostra cittadina e per la nostra gente.
Per questa ragione, in questa stagione
dove dominano disinteresse e disimpe-
gno, forse l’obiettivo e la sfida più difficile
alla quale siamo chiamati, sono quelli di
risvegliare sensibilità e attenzioni che ci
consentano di preparare e formare per-
sone che raccolgano il nostro testimone
per continuare a scrivere pagine di storia
importanti per la nostra comunità».
commerciale-residenziale e dell’albergo
delle Terme. Le perduranti incertezze
derivate dal mutato contesto economico
hanno portato a una nuova rivisitazione
del progetto originario che ci auguriamo
possa consentire, in tempi non troppo
lunghi, di attuare anche questa impor-
tante parte dell’Accordo di programma».
La funicolare aperta ora deve traina-
re... lo sviluppo della Vetta. Quanto
tempo ci vorrà ancora perché i due
poli (funicolare e Vetta) si completino
a vicenda? Il parco tecnologico e l'al-
bergo del gruppo Zani quando saran-
no pronti?
«La riattivazione della funicolare insieme
allo sviluppo della Vetta sono un ulteriore
importante segno della rinascita turisti-
ca. Si è discusso a lungo sull’opportunità
dell’intervento, ma non può non essere
riconosciuto che è stato il ripristino del-
la funicolare a generare come immediati
benèfici effetti, il recupero di diverse ville
liberty, l’acquisizione dell’albergo Vetta
da parte del gruppo Zani e la definizione
di un piano di sviluppo dell’area finan-
ziato da Regione Lombardia con ulte-
riori due milioni di euro. Nell’arco di tre/
quattro anni contiamo di veder realizzati
sia gli interventi previsti nel progetto “La
via dell’acqua” (compreso il parco tec-
nologico) sia il recupero dell’albergo Vet-
ta. Sempre nell’ottica del rafforzamento
dell’operazione di rilancio della Vetta, si
sta lavorando con la Sanpellegrino per il
recupero e la valorizzazione a fini turistici
degli immobili di di proprietà del Comune
in località Paradiso».
Terme sanitarie: è sempre stato un
vostro pallino, anche controcorrente.
Perché insistere su qualcosa che mol-
ti considerano poco sostenibile?
«In realtà, fino a qualche anno fa, siamo
stati accusati di aver rinunciato alle Ter-
me sanitarie che avevano rappresentato
una parte importante della nostra storia.
Il ripristino delle Terme sanitarie continua
invece a costituire per noi, oltre che un
elemento importante anche dal punto
di vista sociale e della prevenzione per
la nostra gente, un'ulteriore significativa
tessera del rilancio. In questa direzione
siamo convinti che le terme sanitarie po-
tranno avere una ricaduta positiva con-
tribuendo a un ulteriore incremento delle
presenze alberghiere».
Realisticamente, quante possibilità ha
il Grand hotel di riaprire come hotel di
lusso, da uno a dieci?
«Nell’attesa di conoscere la valutazione
definitiva di Cassa depositi e prestiti (che
potrebbe finanziare il recupero, ndr), ri-
spetto a un’ipotesi di recupero che va in
LE INTERVISTE
Vittorio Milesi, 63 anni, vicesindaco di S. Pellegrino
“
”
L'apporto del Gruppo
Percassi è stato decisivo
per lo sviluppo della
nostra cittadina
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40 | PRIMAVERA 2023
LE INTERVISTE
Diego Galizzi, 51 anni, originario di San Giovanni Bianco, dal 2000 in Emilia Romagna, tra università e lavoro
«Vittorio mi chiamò una sera del 31 dicembre. Il giorno dopo voleva vedere una mostra, rientrai da Roma»
sono sempre molto, molto divertenti».
Non hai mai pensato di tornare in val-
le, o a Bergamo?
«Torno spesso a San Giovanni Bianco,
ma tornarvi in pianta stabile sarebbe di-
verso, vorrebbe dire avere una prospet-
tiva di lavoro in valle che, a oggi, one-
stamente, non è percorribile. Diverso il
discorso per Bergamo città: sì, ci ho pen-
sato e ci penso, l’offerta culturale della
città sta crescendo velocemente, ha un
patrimonio storico e artistico straordina-
rio… e poi c’è l’Accademia Carrara, un
museo che amo e che considero uno dei
più belli d’Italia».
Ti manca qualcosa della tua terra d’o-
rigine?
«Più passa il tempo più avverto il richia-
mo di tante cose che mi mancano della
valle. Le montagne prima di tutto, che
ho sempre frequentato e che frequento
con sempre maggiore ammirazione. Il
clima… quei cieli blu che nella pianura
romagnola si vedono raramente. E poi mi
manca poter andare quando voglio all’A-
talanta! Sono un grande tifoso “a distan-
za”, molti qui in Romagna sanno della
i complimenti, che ti raccontano di quanto
si sono sentiti arricchiti. Questo è il senso
di tutto. Le difficoltà non sono poche, nel
mondo della cultura devi sempre confron-
tarti con budget esigui se non addirittura
insufficienti. A ciò si aggiunge la difficoltà
di lavorare nel pubblico, dove quasi tutto
è complicazione e burocrazia, e dei mille
progetti che hai in testa solo pochi pos-
sono vedere la luce per la lentezza e a
volte l’illogicità della macchina ammini-
strativa».
L’incontro con qualche personaggio?
«Personaggi famosi? Beh, ogni tanto ca-
pita che mi contatta Vittorio Sgarbi per
delle visite improvvisate. Una volta mi
chiamò verso le 11 di sera del 31 dicem-
bre. Ero a Roma per il veglione con amici.
Sarebbe venuto il giorno dopo a vedere
la mia mostra con un piccolo seguito di
amici (il 1° gennaio!). Ovviamente la mat-
tina all’alba ho preso il primo treno e sono
rientrato. Lui è fatto così, un carattere im-
prevedibile e instancabile, una curiosità
irrefrenabile, una memoria visiva da far
paura. Fu gentilissimo, come sempre in-
questi casi. Le passeggiate insieme a lui
D
a San Giovanni Bianco a diretto-
re dei Musei civici di Imola. Die-
go Galizzi, 51 anni, originario di
San Giovanni Bianco, si è lau-
reato nel 2000 in Conservazione dei Beni
culturali a Ravenna. Dopo diversi anni
come curatore delle collezioni al Museo
civico di Bagnacavallo (Ravenna), con
una parentesi tra il 2008 e il 2009 quale
funzionario culturale al Comune di Gub-
bio, oggi ha la responsabilità di tre mu-
sei: il Museo di San Domenico, la Rocca
Sforzesca e Palazzo Tozzoni (rappresen-
tano i musei civici di Imola).
Cosa ti appassiona di più del tuo la-
voro?
«Più progredisco nella mia carriera mu-
seale più il mio tempo è sempre più
monopolizzato da aspetti gestionali e
manageriali. Il tempo della ricerca stori-
co-artistica è sempre meno, eppure que-
sto è il lato più appassionante di chi lavo-
ra con la storia dell’arte. Concentrarsi su
un artista, ripercorre i suoi passi, passare
al setaccio le sue opere, cercare di met-
tere a fuoco non solo il suo stile ma an-
che il senso della sua arte, le sue inten-
zioni, i fallimenti, la sua visione dell’arte e
del mondo. E’ un processo magico... e in
certi casi giungi a un punto in cui capisci
tutto di lui, riconosci il frutto del suo lavo-
ro a un primo sguardo».
Quali le difficoltà e invece le soddisfa-
zioni maggiori?
«Parto dalle soddisfazioni. Le migliori
sono la risposta delle persone ai progetti
che porti a termine. Vedere una mostra
che trabocca di gente, oppure le persone
appassionarsi a una conferenza o a una
presentazione. Capita che ti fermano,
che vogliono saperne di più, che ti fanno
“
”
Nel 2019 riservai
il museo per le suore:
erano venute per ve-
dere un loro quadro
Diego Galizzi con il critico d'arte Vittorio Sgarbi
Dirige i musei di Imola
«Sgarbi? Gentilissimo»
41 | PRIMAVERA 2023
LE INTERVISTE
mia passione e devo dire che intorno a
me si è creato un piccolo circolo di sim-
patia nerazzurra».
Il ricordo più bello della tua carriera di
direttore museale.
«Il primo ricordo è legato a una ricerca
intorno a un pittore dell’Ottocento, tal Sa-
poretti, a cui dovevo curare una mostra
retrospettiva ma di cui si sapeva poco o
niente. Mesi di ricerche e davvero poche
notizie raccolte. Dopo così tanto tempo
ero scoraggiato, ma mi sono impuntato a
risalire a tutti i discendenti, passando al
setaccio le anagrafi di decine di comuni
di tutto il nord Italia. Poi una funzionaria
gentile di Udine, che mi passa il recapi-
to di un’anziana casalinga di quella cit-
tà. La chiamo, le spiego chi sono e cosa
sto cercando, e lei che mi dice “Dottore,
venga a trovarmi quando può che credo
di avere qualcosa per lei”. Mi precipito il
giorno dopo, ed entrato nella sua cucina
scopro che ha le pareti tappezzate dei
migliori capolavori di quell’artista, mai
visti prima. Poi mi consegna un vecchio
quaderno che ha trovato in cantina, lo
sfoglio e mi prende un colpo. Era un lun-
go memoriale scritto a mano dall’artista
dove raccontava per filo e per segno la
sua vita. Ho scoperto un’esistenza incre-
dibile, fatta di fughe amorose con una
contessa austriaca, accuse di anarchia,
spionaggio, intrighi internazionali.Ho
scoperto che si era rifugiato in Inghilter-
ra, dove per contratto realizzava dipinti
che non poteva firmare ma che firmava
l’artista capo bottega, e che ora saranno
sparsi nei musei di mezza Londra. Avevo
scoperto un nuovo grande personaggio
dell’arte».
«Rientrando in auto, di notte, con quel
manoscritto posato sul sedile di fianco,
ho pensato che faccio il mestiere più bel-
Diego Galizzi, si è laureato in Conservazione dei Beni culturali nel 2000 a Ravenna
lo del mondo», ricorda ancora Galizzi.
«Ma c’è un altro ricordo bellissimo. Nel
2019 avevo organizzato una mostra mol-
to speciale a Bagnacavallo, dove avevo
riportato una preziosissima Madonna col
bambino di Albrecht Dürer che per se-
coli era conservata lì, in un monastero
di clausura, ma che quando fu “scoper-
ta” dal mercato dell’arte fu acquistata da
un ricco mecenate emiliano. Dopo cin-
quan’anni da quella vendita ero riuscito
a riportare in città quel capolavoro per
“restituirla” all’ammirazione dei cittadini».
«Mi chiamò un giorno la badessa delle
suore di clausura che avevano da sem-
pre custodito e venerato quell’immagine
e che nel frattempo si erano trasferite a
Brescia - continua nel racconto Diego
Galizzi -. Mi disse che avevano avuto
speciale licenza da Roma per uscire dalla
clausura e per venire a rivedere la “loro”
madonnina. Fecero un pulmino e venne-
ro al museo. Non era mai successo che
l’intera comunità lasciasse il monastero,
ne parlarono i giornali di tutta Italia. De-
cisi di chiudere per una mattinata il mu-
seo per riservare a loro tutto il tempo per
ritrovare e venerare la “loro” immagine
sacra».
«Quel giorno - conclude Diego - il museo
echeggiò di canti e di lodi. Un’anziana
suora si ricordava ancora di quel piccolo
dipinto, quando era giovane novizia, e si
commosse. Fu un momento commoven-
te per tutti, anche per me».
“
”
Le religiose lasciarono la
clausura per un quadro:
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42 | PRIMAVERA 2023
Il Cai a difesa dei monti
«Ma nessun pregiudizio
per cacciatori e trialisti»
Andrea Carminati, 38 anni, originario di Brembilla, dal 2021 è vicepresidente lombardo del Club alpino italiano
«Nella nostra associazione convivono diverse anime. Ci confrontiamo anche col mondo venatorio e dei motori»
«Praticamente l’unica costante è che il
lavoro è sempre del tutto volontario, per il
resto il lavoro in sezione è più sul campo,
“pancia a terra”, mentre in Cai Lombardia
è più di coordinamento delle varie realtà,
oltre che di cerniera con il Cai centrale;
si distribuiscono fondi alle sezioni tramite
bandi, si gestiscono le varie commissioni
tecniche, si tengono i rapporti con gli enti
politici e amministrativi della Regione.
Forse è meno “divertente”, ma bisogna
considerare che quel che di buono riu-
sciamo a fare in Regione o a Roma poi
semplifica la vita anche al territorio».
Tornando alla Val Brembana, come è
la collaborazione con i comuni e le al-
tre associazioni?
«Sempre molto buona e positiva: i co-
muni hanno l’interesse a curare il proprio
nazionale che tutela le terre alte e chi ci
abita, promuovendo anche una frequen-
tazione consapevole a tutti i livelli, dall’al-
pinismo delle origini alle sue derivazioni.
Sul territorio il Cai è strutturato in sezioni:
in valle la sezione di Piazza Brembana
copre tutto l’Oltre Goggia ed è autono-
ma, mentre le sottosezioni di Valserina e
Zogno coprono il resto e afferiscono alla
sezione di Bergamo; le differenze sono
burocratiche e gestionali, per il resto ogni
socio è uguale e le attività principali co-
muni sono la cura dei sentieri, le gite, le
Scuola Orobica di alpinismo, il Soccorso
alpino e la gestione dei rifugi Cai (Balic-
co, Benigni, Calvi, Gherardi, Laghi Ge-
melli e Longo)».
Che differenza c’è tra lavoro in Sezio-
ne e lavoro negli enti Cai superiori?
A
ndrea Carminati, 38 anni, resi-
dente a Bergamo ma originario
di Brembilla, dopo aver ricoper-
to per due mandati la carica di
presidente della sezione Cai di Piazza
Brembana, dal 2021 è vicepresidente del
Cai Lombardia oltre che accompagnato-
re del Collegio guide alpine Lombardia.
Cos’è il Cai e come opera sul territo-
rio?
«Il Club alpino è un’associazione inter-
“
”
«In tanti hanno risco-
perto la montagna. Ora
occorre che questo sia
risorsa per la valle»
LE INTERVISTE
sone a frequentare le terre alte, chiunque
frequenta la valle se ne sarà accorto; la
sfida è rendere tutto ciò sostenibile per
l’ambiente e diventare sempre di più una
risorsa economica per il territorio, per
consentire soprattutto ai nostri paesi non
solo di sopravvivere, ma di progredire
e con una filosofia ecologica. Personal-
mente sono fiducioso, è un processo lun-
go ma vedo più luci che ombre… avan-
ti!».
frequentazione sostenibile, il che esclude
certamente alcune evidenti attività im-
pattanti e tutto questo è scritto nero su
bianco nel Bidecalogo nazionale del Cai;
ripeto che è comunque sbagliato chiuder-
si a riccio e non confrontarsi, soprattutto
con chi in montagna ci vive tutti i giorni e
la conosce bene».
Come sta la nostra montagna e quali
prospettive avrà nel futuro?
«Il post-covid ha portato ancora più per-
territorio e l’abbiamo pure noi. Il fatto poi
che il lavoro sia volontario, disinteressato
e “gratis”, oltre che competente, spesso
costituisce una spinta in più a collabora-
re. Con le associazioni è parimenti buo-
no: essendo tutti parte di una piccola co-
munità il rapporto è molto franco anche
con associazioni potenzialmente distanti
dal nostro mondo, almeno apparente-
mente».
A proposito di questo, ci sono spesso
polemiche in merito alla caccia, alla
costruzione di strade e infrastrutture,
oppure alla presenza di moto sui sen-
tieri, sulle motoslitte. Come si pone il
Cai riguardo a queste realtà?
«Bisogna sempre considerare che il Cai
rappresenta, in piccolo, la società del
proprio territorio; la maggioranza è total-
mente ecologista, ma soprattutto nelle
realtà di montagna ci sono anche soci,
ad esempio cacciatori, trialisti, forse per-
sino enduristi. Credo che questo sia co-
munque positivo, perché consente il con-
fronto tra le diverse anime, è una specie
di microcosmo. Abbiamo nostri rappre-
sentanti nei comprensori della caccia,
oppure, anni fa, da un proficuo tavolo di
confronto coi motoclub era emerso l’ap-
poggio alla pista nelle ex cave di Dos-
sena. Gli esempi sono quindi molteplici.
Forse è più ostico con le realtà urbane,
che sono più sensibili a certi temi ma
che spesso, non avendo percezione di-
retta del territorio, hanno un’idea più “tu-
ristica” delle terre alte, quasi da riserva,
a volte trascurando chi in montagna ci
vive. A noi sta trovare una mediazione.
In ogni caso quello a cui non si transige
è il rispetto dell’ambiente e di una sua
Sul senterio 101, verso il rifugio Benigni, in territorio di Ornica
LE INTERVISTE
Carminati all'uscita dal canale delle Cime di Pejo, Ghiacciaio dei forni (alta Valtellina)
Andrea Carminati, 38 anni, originario di Brembilla
43 | PRIMAVERA 2023