1. I GULAG
(Mauro Tolomei)
Quando?
Dopo la presa del
potere con la rivoluzione
d'ottobre del 1917, Lenin
- mentre procedeva a
tappe forzate
all'industrializzazione del
paese e al miglioramento
del livello dell'istruzione -
mise in piedi in Russia un
apparato di repressione
delle classi non proletarie
(non operaie): la nobiltà,
la borghesia e il clero. Il
sistema concentrazionario, indicato dall’acronimo Gulag (Direzione generale lager:
presiedeva alla reclusione e al lavoro schiavistico dei prigionieri o zek nella
costruzione delle infrastrutture, delle mostruose companv-town subpolari, nelle
miniere), ne era la sintesi.
Dove?
2. Il sistema dei campi di concentramento punitivi appartiene infatti alla storia
sovietica sin dagli esordi, dai tempi di Lenin (già nel '20, presso le isole Solovki,
situate nel Mar Bianco, a circa duecento chilometri dal circolo polare artico, era stato
creato un "lager di lavori forzati per i prigionieri della guerra civile", dove vennero
imprigionati tutti coloro che si opponevano al nuovo regime).
Perchè?
Nel 1917 Lenin annunciò che tutti i "nemici di classe", anche in assenza di
prove di alcun crimine contro lo Stato, non potevano essere fidati e non dovevano
essere trattati meglio dei criminali
I Gulag furono creati per mettere a tacere le voci di dissenso al governo
comunsita di Stalin e Lenin. Il maggior sviluppo dei gulag avvenne però negli anni
del consolidamento del potere di Stalin, e durante il suo lungo "regno", che va dagli
anni trenta fino alla metà degli anni cinquanta.
Comeerano organizzati?
I campi erano, inizialmente, ubicati in
luoghi ritenuti idonei a facilitare l'isolamento
dei prigionieri. Si trattava di vaste regioni
disabitate, senza collegamenti (in effetti, la
costruzione delle strade era assegnata ai detenuti
dei campi specializzati in ferrovie) o fonti di
sostentamento, ma ricche di minerali ed altre
risorse naturali. Il taglio e trasporto del
legname e il lavoro in miniera erano le
3. attività più comuni e più dure. I detenuti erano spesso costretti a lavorare in
condizioni disumane. A dispetto del clima brutale, non erano mai adeguatamente
vestiti, nutriti, trattati medicalmente in modo appena sufficiente.
Vittime?
Dal 1929 al '32, Stalin e i comunisti 'repressero' con fredda determinazione
i kulaki (contadini), deportandoli a morire con le mogli e i figli - quindici milioni di
esseri umani - nelle tundre gelate della Russia europea e nelle zone disabitate della
Siberia.
Nel '36 Stalin reintrodusse quindi contemporaneamente - e sviluppò al
massimo - alcune forme di repressione già attuate da Lenin su frange proletarie
corrotte, e cioè l'epurazione (= ‘purificazione’ che divenne una sorta di setacciatura
periodica, a turno, di tutti senza eccezione degli strati proletari). Introdusse inoltre la
'rieducazione mediante il lavoro' (forzato), allargando a dismisura la rete dei lager
creata da Lenin per la rieducazione dei nemici di classe (si andò così formando lo
sterminato 'arcipelago Gulag' descritto poi con tanta efficacia da Solgenìtsin.
<<Durante la seconda guerra mondiale la popolazione dei Gulag diminuì signi-
ficativamente, a causa della "liberazione" di massa di centinaia di migliaia di prigio-
nieri che furono arruolati e inviati direttamente sulle linee del fronte, ma soprattutto a
causa di una vertiginosa crescita della mortalità nel 1942-43. Dopo la guerra, il nume-
ro di internati nei campi di prigionia e nelle colonie crebbe di nuovo rapidamente e
raggiunse il numero di circa due milioni e mezzo di persone all'inizio degli anni cin-
quanta. Sebbene alcuni di questi fossero disertori e criminali, c'erano anche prigionie-
ri di guerra russi rimpatriati e "lavoratori dell'Est", tutti universalmente accusati di
tradimento e "cooperazione col nemico" (formalmente, lavoravano davvero per i pae-
si occupanti dell'Asse). Vi furono spediti anche un ampio numero di civili dei territori
russi caduti sotto occupazione straniera, come pure dai territori annessi all'Unione
Sovietica dopo la guerra. Non fu raro per i sopravvissuti ai Lager nazisti essere tra-
sportati direttamente ai Gulag sovietici.
Nel secondo dopoguerra una significativa parte dei reclusi fu costituita da tede-
schi, finlandesi, ebrei, romeni, estoni, lettoni, lituani e altri prigionieri di guerra ap-
partenenti a paesi occupati dall'Armata Rossa>> (da Wikipedia)
Alla morte di Stalin, nel '53' vi erano rinchiusi 15 milioni di proletari: la
mortalità vi era elevatissima, ben pochi ne uscivano vivi). Non esiste un computo
esatto delle perdite umane: Solgenitsin e gli altri dissidenti sovietici parlano in
genere di 60 milioni.