1. Ora dipende da me
Mc 15: 37 Gesù, emesso un gran grido, rese lo spirito
Cari Amici,
Come certamente saprete questa è una sera piuttosto complicata per uno UU
di ispirazione cristiana. Complicata perché non abbiamo assi nella manica: per
noi questo giorno non è un momento di recita magistrale in cui far finta
ipocritamente di essereun po’ tristi nell’attesa della festa di Domenica, per noi
Gesù è morto morto. Nessun appello, nessun se, nessun ma.
E’ morto da solo, preso in giro dai centurioni romani, torturato con la più
ignobile tortura romana, abbandonato da quanti gli avevano giurato fedeltà,
dimenticata dalla folla, già in cerca di nuovi eroi.
Rubens, (l’immagine della locandina) i fiamminghi mi piacciono molto,
perché presentano la realtà in maniera molto cruda. Pensateviai piedi di quella
croce. E mò?
A questo affiancate la presunzione diffusa di quanti giudicano la Bibbia senza
manco averla letta e fanno pubblico sfoggio della loro ignoranza, votandosi ora
a questa ora a quella moda o, peggio, insultando il proprio prossimo in nome
di una qualche teoria razzista.
Immaginiamo di avere quel corpo fra le braccia, di sentire i pianti di una
mamma che l’avrebbevoluto falegname, e le urla e gli insulti di quanti vedono
in quella fine una fine non degna di un grand uomo, non degna di un
rappresentante di Dio. La sconfitta pare senza appello, oggi come allora.
E mò? Che giudizio dare di quell’uomo, dell’eredità e dei valori che ha lasciato.
Il giudizio sul cristianesimo non possiamo darlo a partire da un versetto, da un
libro. Il libro è importante poiché ci restituisce esperienze e progetti di vita che
siamo chiamati a replicare. Il giudizio sulla vicenda di Gesù dipende dalla
qualità con cui noi abbiam messo in atto l’esperienza di vita che ci ha mostrato.
Il significato ultimo della sua morte dipende in ultima istanza da noi.
Io non sono un grande fan della croce come simbolo, ma ce n’è uno tra i tanti
che vorrei ricordare stasera: la croce come elemento di continuità
dell’esperienza spirituale del Maestro, come segno ultimo che quelle idee non
sono morte, non sono stupide non sono vinte, perché io le testimonio in
continuità con quanto fece il Maestro.
2. Dobbiamo alzarci con coraggio dai piedi della croce e mostrare che
quell’insegnamento ha avuto un senso profondo nella nostra volontà di
portarlo avanti, nonostante sia vilipeso, deriso, ignorato, mistificato considerato
inattuale. Dobbiamo alzarci dai piedi della croce e guadagnarci con le opere,
con la serenità d’animo che la preghiera suscita, quel rispetto per il Vangelo e
per la dignità del Maestro, che, oggi come allora sembra in discussione. Ma se
non ne fossimo in grado? Chi siamo noi per farci carico di una missione così
difficile e importante come quella di essere ogni giorno ciò che il Maestro
avrebbe voluto? Non fatevi confondere dai pregiudizi, chi credete fosse Gesù?
Gesù era uno di noi, debole umano fallibile, tentennante come noi, che però ha
avuto il grande pregio di continuare a provarci nel predicare il Vangelo, fino in
fondo, fino alla fine. Credete forse che non avrebbe voluto andare al mare,
correr dietro a qualche fimmina? Credete che non si chiedesse ogni minuto
“cosa cavolo sto facendo?” credete che non avesse una fottutissima paura
nell’andare incontro a morte certa? Certo che ce l’aveva! Sapeva di morire, non
perché fossechissà quale veggente, ma perché era in grado di fare due più due
e sapere che se avesse continuato a fracassare i cabasissi con il rigore morale
prima o poi… come del resto era successo al suo maestro Giovanni il battista…
Credete forse che non l’abbia fatta negli anni qualche cavolata? Certo che l’ha
fatta! Chissà quante volte non si sarà piaciuto e si sarà rimproverato…
Purtroppo la distorsione dogmatica e lo zelo imbecille di qualche copista ci ha
taciuto molti di questi inciampi, ma se leggete con attenzione tra le righe di
qualche pagina del Vangelo, non sarà difficile trovare un Maestro discutibile,
che perdeva le staffe o simili…
Eppure….
Eppure quell’uomo che oggi teniamo tra le braccia cadavere macchiato di
sangue e sputi ha offerto tutto se stesso in maniera pacifica al perseguimento
di una idea, senza curarsi del consenso o del successo personale, ma lavorando
affinchè un seme potesse fiorire e crescere nel seme di qualcuno di noi.
In fondo basta allora che noi impariamo ad essere l’uomo che il Vangelo ci
propone di esseree avremo onorato nella maniera migliorepossibile. Facileno?
Manco per sogno!
Pensateci la tradizione differisce di qualche ora (su per giù 40, altro che tre
giorni) la morte e la vittoria delle idee… Perché? Perché ci concede uno spazio
di riflessione per trovare in noi il coraggio di sconfiggere le paure i
3. tentennamenti ed i cattivi pensieri. Saremo fallibili, saremo pasticcioni, saremo
approssimativi, ma nonmolleremo, ela memoria di questo giorno saràla spinta
che ci permetterà di crescere. Lo dobbiamo a quest’uomo, alla sua memoria al
suo sacrificio. La vita spirituale è l’unica che premia anche il nostro darci il
nostro impegno intimo autentico e sincero. Se avremo una forte volontà di
trasformarel’insegnamento del Maestro dalla carta alla vita, al di là di qualche
inciampo, la memoria di Gesù sarà salva e avremo dato un senso alla sua
vicenda e al suo sacrificio.
L’individuo biologico muore, ma ci lascia gli strumenti spirituali per far
rivivere ogni giorno il suo più grande progetto. Ora tocca a noi. Prendiamoci
un momento per riflettere su quanto sia autentica la nostra fede, quanto siamo
seguaci di Gesù e non invece intellettuali da salotto che collezionano parole
vuote, pronti a cambiarle quando gira il vento. Nella nostra volontà di essere
uomini sulla scia di Gesù ritroviamo la vera vittoria delle sue idee, la sua più
tangibile resurrezione.
Vi lascio con un esercizio, un po’ banale ma significativo. Oggi che pensate a
questo corpo morto finito, battuto, provate a ripetervi “Gezie Gesù, ti voglio
bene”. Non si tratta di accaparrarsi qualche miracolo sotto banco con un po’ di
piaggeria, il nostro Gesùnon fa miracoli, ma è il modo di omaggiare il Maestro
nel suo momento più fragile, nel suo momento più debole, nel momento in cui
tutti l’hanno abbandonato.
E poi, una volta detto, cerchiamo di ripetercelo ogni giorno, ogni volta che
cerchiamo di essere ciò che lui avrebbe voluto, indipendentemente da quanto
ci riusciamo.
E allora diciamolo
In questo giorno in cui sei stato abbandonato da tutti
Nel momento in cui sei più debole, sei vinto e indifeso
Ho il coraggio di dirti
Grazie Gesù ti voglio bene
Amen
Rob