Focus sulla Malattia di Alzheimer nell'ottica d'approccio infermieristico.
Sommario.
Demenza Senile:
- Definizione
Letteratura Scientifica:
- Cenni storici
Epidemiologia:
- Diffusione ed incidenza
Patologia:
- Caratteristiche e modalità d'azione
- Fattori di rischio
Quadro clinico:
- Fasi della malattia
- Fase Iniziale
- Fase Intermedia
- Fase Terminale
- Schema di progressione patologica
Diagnosi:
- Anamnesi e segni oggettivi
- Strumentistica diagnostica
- Test valutativi ed istologici
Terapia:
- Trattamenti terapeutici
- Trattamento farmacologico
- Trattamento basato sui training
- Tipologie training
- Trattamenti integrativi
- Ruolo Caregiver
Prevenzione:
- Fattori modificabili
- Teoria della riserva cognitiva
Assistenza Infermieristica:
- Presa in carico del paziente
1. Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’Aosta
MALATTIA DI
CORSO DI NEUROLOGIA
ALZHEIMER
PROF. FERRARO
2. Sommario
Demenza senile
Definizione
Letteratura scientifica
Epidemiologia
Cenni storici
Diffusione ed incidenza
Patologia
Caratteristiche e modalità
d’azione
Fattori di rischio
Quadro clinico
Fasi della malattia
Fase Iniziale
Fase Intermedia
Fase Terminale
Schema Progressione
Patologica
Diagnosi
Anamnesi e segni oggettivi
Strumentistica diagnostica
Test valutativi ed istologici
TerapiaTrattamenti terapeutici
Trattamento farmacologico
Trattamento basato sui
training
Tipologie training
Trattamenti integrativi
Ruolo Caregiver
Fattori modificabili
Teoria della riserva cognitiva
Prevenzione
Assistenza
infermieristica
Presa in carico del paziente
3. La malattia di Alzheimer,
rappresenta una delle forme di
demenza degenerativa invalidante
più comuni e frequenti.
Definizione
Demenza senile
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’Aosta
E’ definita anche come:
Morbo di Alzheimer
Demenza senile di tipo
Alzheimer
Semplicemente Alzheimer
4. Definizione
Demenza senile
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P.O. Elena D’Aosta
La sindrome induce ad una
perdita delle funzioni intellettive
tra le quali:
La demenza è un processo degenerativo consistente nel malfunzionamento, correlato
anche a perdita, delle cellule cerebrali, ovvero i neuroni.
Gestione dei ricordi
Capacità di pensiero
Capacità di ragionamento
La gravità è tale da rendere i
soggetti affetti non autosufficienti
5. Le prime documentazioni di studi risalgono al 1901,
firmate a nome del dottor Alois Alzheimer che esaminò
la signora Auguste D sottoponendola ad una serie di
domande.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaLetteratura scientifica
Cenni storici
La verifica fu condotta mostrandole diversi
oggetti consecutivamente, chiedendole
successivamente di riportare cosa le fosse stato
mostrato.
La donna non riuscì a ricordare le sequenze e tale
comportamento fu registrato come “disordine da
amnesia di scrittura” rappresentando, seppur
inconsciamente, la prima diagnosi reale di malattia di
Alzheimer.
6. Alzheimer affidò
successivamente al neurologo
italiano Perusini il compito di
raccogliere informazioni su
casi analoghi.
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Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaLetteratura scientifica
Cenni storici
Perusini ne descrisse altri
corredandoli di abili disegni a
mano che vennero pubblicati
da Alzheimer nel 1910 senza
però il nome del neurologo
italiano.
7. Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaEpidemiologia
In termini epidemiologici la
malattia di Alzheimer si
propone come la sindrome
più diffusa nell’ambito delle
demenze degenerative.
Diffusione ed incidenza
M. Alzheimer VAD DLB FLD Atre
60%
15%
15%
10%
5%
5%
VAD: Demenza Vascolare
DLB: Demenza a corpi di Lewy
FLD: Demenza del lobo frontale
8. In Italia ne soffrono circa 492.000 persone e 26,6 milioni nel mondo, con una netta
prevalenza di donne.
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P.O. Elena D’Aosta
Diffusione ed incidenza
L'incidenza è di 2,5 casi ogni mille persone per la fascia d'età tra i 65-69 anni; 9/1000
tra i 75-79 anni e 40/1000 tra gli 85-80.
0
2
4
6
8
10
12
14
2000 2010 2020 2030 2040 2050
Studio Istat – Aspettativa prossimi 50 anni
Epidemiologia
9. Il morbo di Alzheimer è legato ad una
diffusa degenerazione neuronale,
principalmente attribuita alla proteina
beta-amiloide che, depositandosi tra i
neuroni, agisce da collante dando vita a
placche e grovigli "neurofibrillari”.
La malattia si correla inoltre ad una forte
diminuzione di acetilcolina nel cervello,
neurotrasmettitore fondamentale per la
comunicazione tra neuroni incidendo
sulla capacità di memoria ed ogni altra
facoltà intellettiva
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaPatologia
Caratteristiche e modalita’ d’azione
10. Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaPatologia
Caratteristiche e modalita’ d’azione
11. Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaPatologia
Caratteristiche e modalita’ d’azione
12. Certi:
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Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaPatologia
Fattori di rischio
Età
Familiarità
Fattori vascolari
Fattori ambientali
Deficit simultaneo di
aree cognitive multiple
Possibili
Demenza dovuta a
trauma cranico
Possibili Probabili:
Incerti:
Razza
Lavoro
Malnutrizione
Solitudine*
Accumulo di metalli
come ferro o rame**
*Journal of neurology neurosurgery and psychiatry
** Journal of Alzheimer disease
13. Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaQuadro clinico
Fasi della malattia
Il decorso della malattia di Alzheimer si articola su tre fasi di accertamento, in base alle
quali viene redatto e sviluppato il piano d'assistenza:
Fase Iniziale
Lieve perdita di
memoria
Incapacità ad esprimersi
Perdita d'iniziativa e
motivazione
Perdita di interesse
Fase Intermedia Fase Terminale
Difficoltà a riconoscere
gli ambienti
Aprassia
Comportamenti
inappropriati in pubblico
Incapacità nel
riconoscere familiari
Incapacità ad esprimersi
Incontinenza per urine e
feci
Rischio di Complicanze
14. Quadro clinico
Fasi della malattia
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P.O. Elena D’Aosta
15. Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’Aosta
Fase iniziale
La malattia inizialmente si manifesta spesso come demenza caratterizzata da amnesia
progressiva e altri deficit cognitivi.
Il deficit di memoria è prima circoscritto a sporadici episodi nella vita quotidiana, ovvero
disturbi come:
L’on-going memory: ricordarsi cosa si è mangiato a pranzo, cosa si è fatto durante il giorno
La memoria prospettica: che riguarda l'organizzazione del futuro prossimo, come ricordarsi di
andare a un appuntamento
La memoria episodica retrograda: riguardante fatti della propria vita passati
La memoria semantica: che riguarda fatti ed eventi non della propria vita passati
Quadro clinico
16. Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaQuadro clinico
Fase intermedia
A partire dalle fasi lievi e intermedie possono poi manifestarsi crescenti difficoltà di
produzione del linguaggio, con incapacità nella definizione di nomi di persone od oggetti,
e frustranti tentativi di "trovare le parole", seguiti poi nelle fasi più avanzate da
disorganizzazione nella produzione di frasi e uso sovente scorretto del linguaggio
(confusione sui significati delle parole, ecc.).
Sempre nelle fasi lievi-intermedie, la pianificazione e gestione di compiti complessi
(gestione di documenti, attività lavorative di concetto, gestione del denaro, guida
dell'automobile, cucinare, ecc.) cominciano a diventare progressivamente più
impegnative e difficili, fino a richiedere assistenza continuativa o divenire impossibili.
17. Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaQuadro clinico
Fase terminale
Nelle fasi intermedie ed avanzate possono manifestarsi problematiche comportamentali
(vagabondaggio, coazione a ripetere movimenti o azioni, reazioni comportamentali incoerenti)
o psichiatriche (confusione, ansia, depressione, e occasionalmente deliri e allucinazioni). Il
disorientamento nello spazio, nel tempo o nella persona (ovvero la mancata o confusa
consapevolezza di dove si è situati nel tempo, nei luoghi e/o nelle identità personali, proprie o
di altri - comprese le difficoltà di riconoscimento degli altri significativi) è sintomo frequente.
Si aggiungono difficoltà progressive anche nella cura della persona (lavarsi, vestirsi,
assumere farmaci, ecc…) ed infine complicanze mediche internistiche, che portano ad una
compromissione progressiva della salute.
18. Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaQuadro clinico
Schema progressione patologica
19. La malattia di Alzheimer è di solito
diagnosticata clinicamente dalla
storia del paziente, da
osservazioni cliniche, dalla
presenza di particolari
caratteristiche neurologiche e
neuropsicologiche e per l'assenza
di condizioni alternative.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaDiagnosi
Anamnesi e sintomi oggettivi
20. Sistemi avanzati di imaging biomedico,
come la tomografia computerizzata (TC), la
risonanza magnetica (MRI), la tomografia a
emissione di fotone singolo (SPECT) o la
tomografia ad emissione di positroni (PET)
possono essere utilizzate per aiutare a
escludere altre patologie cerebrali o altri tipi
di demenza.
Inoltre, si possono prevedere il passaggio
da fasi prodromiche (decadimento cognitivo
lieve) alla malattia di Alzheimer.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaDiagnosi
Strumentistica diagnostica
21. Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaDiagnosi
Strumentistica diagnostica
22. Gli assessment neuropsicologici e cognitivi, inclusi i test di memoria ed esecutivi, possono
ulteriormente caratterizzare lo stato della malattia.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaDiagnosi
Test valutativi ed istologici
Diverse organizzazioni mediche hanno creato i criteri diagnostici per facilitare e
standardizzare il processo diagnostico. La diagnosi clinica viene confermata a livello
patologico solo con l'analisi istologica del cervello post-mortem.
23. Anche se al momento non esiste una cura efficace, sono state proposte diverse strategie
terapeutiche per tentare di influenzare clinicamente il decorso della malattia di Alzheimer:
tali strategie puntano a modulare farmacologicamente alcuni dei meccanismi patologici che
ne stanno alla base legando interventi psicosociali, cognitivi e comportamentali, che hanno
dimostrato effetti positivi nel rallentamento dell'evoluzione dei sintomi e nella qualità della
vita dei pazienti e dei caregiver.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaTerapia
Trattamenti terapeutici
24. In primo luogo, basandosi sul fatto che nell'Alzheimer
si ha diminuzione dei livelli di acetilcolina, un'ipotesi
terapeutica è stata quella di provare a ripristinarne i
livelli fisiologici. L'acetilcolina pura non può però essere
usata, in quanto troppo instabile e con un effetto
limitato. Gli agonisti colinergici invece avrebbero effetti
sistemici e produrrebbero troppi effetti collaterali, e non
sono quindi utilizzabili. Si possono invece usare gli
inibitori della colinesterasi, l'enzima che catabolizza
l'acetilcolina: inibendo tale enzima, si aumenta la
quantità di acetilcolina presente nello spazio
intersinaptico.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaTerapia
Trattamento farmacologico
25. Le forme di trattamento non-farmacologico consistono prevalentemente in interventi
comportamentali, di supporto psicosociale e di training cognitivo. Tali misure sono
solitamente integrate in maniera complementare con il trattamento farmacologico, e hanno
dimostrato una loro efficacia positiva nella gestione clinica complessiva del paziente.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaTerapia
Trattamento basato sui training
Cognitivo Comportamentale
Cognitive
Stimulation
Therapy
Reality
Orientation
Therapy
Reminescence
Therapy
Validation
Therapy
Gentlecare
Emotivo-motivazionale
26. I diversi tipi di intervento si possono
rivolgere prevalentemente alla:
Sfera cognitiva (ad es., Cognitive
Stimulation Therapy)
Comportamentale (Gentlecare,
programmi di attività motoria)
Sociale ed emotivo-motivazionale
(ad es., Reminescence Therapy,
Validation Therapy, etc.).
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’Aosta
Tipologie training
Terapia
27. Forme specifiche di musicoterapia e arteterapia, attuate da personale qualificato, possono
essere utilizzate per sostenere il tono dell'umore e forme di socializzazione nelle fasi
intermedio-avanzate della patologia, basandosi su canali di comunicazione non verbali.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaTerapia
Trattamenti integrativi
28. Fondamentale è inoltre la
preparazione e il supporto,
informativo e psicologico, rivolto
ai "caregiver" (parenti e
personale assistenziale) del
paziente, che sono sottoposti a
stress fisici ed emotivi
significativi, in particolare con
l'evoluzione della malattia.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaTerapia
Ruolo dei Caregiver
29. Al momento non ci sono prove definitive per sostenere l'efficacia di una qualsiasi misura
preventiva per la malattia di Alzheimer.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaPrevenzione
Fattori modificabili
Studi per identificarle hanno spesso prodotto risultati incoerenti. Tuttavia, studi
epidemiologici hanno proposto correlazioni tra alcuni fattori modificabili (come la dieta, il
rischio cardiovascolare, l'utilizzo di prodotti farmaceutici, o lo svolgimento di attività
intellettuali) e la probabilità per una popolazione di sviluppare la malattia. Solo ulteriori
ricerche, tra cui gli studi clinici, riveleranno se questi fattori possono aiutare a prevenire o
ritardare l'insorgenza della malattia di Alzheimer.
30. Le persone che si impegnano in attività intellettuali, come la lettura, i giochi da tavolo, i
cruciverba, l'esecuzione con strumenti musicali, o che hanno una regolare interazione
sociale, mostrano una riduzione del rischio di sviluppo della malattia di Alzheimer.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaPrevenzione
Teoria della riserva cognitiva
Questo è compatibile con la teoria della
riserva cognitiva, in cui si afferma che
alcune esperienze di vita forniscono
all'individuo una riserva cognitiva che ritarda
l'insorgenza di manifestazioni di demenza.
L'apprendimento di una seconda lingua,
anche in tarda età, sembra ritardare la
malattia di Alzheimer.
31. Nella presa in carico di un
paziente con Alzheimer, sia
il servizio erogato in via
domiciliare, ospedaliera, in
RSA, ecc... l'infermiere nel
formulare il piano
d'assistenza personalizzato
può prendere come
riferimento il concetto di
nursing proposto da Virginia
Henderson nella “Teoria dei
bisogni”.
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaAssistenza Infermieristica
Presa in carico del paziente
32. Sommando un quindicesimo bisogno:
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Cdl in Scienze Infermieristiche
P.O. Elena D’AostaAssistenza Infermieristica
Presa in carico del paziente
La cura del gesto
33. Journal of Alzheimer's disease
I quaderni dell'infermiere (Masson)
Wikipedia
Daniela Di Petrillo
Ciro Lentano
Alessandro Pagnozzi
Vincenzo Palladino
Giovanni Rebbecchi
Valeria Vignone
Autori Fonti