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Un re non destinato al trono …
Una testimonianza della moglie
Le tre giornate che sconvolsero la Francia
5 maggio: gli Stati Generali
20 giugno: Il giuramento della pallacorda
Il re e l’Assemblea Nazionale
14 luglio : la presa della Bastiglia
Il ruolo della monarchia in queste giornate
I lavori della Costituente e il trasferimento
alle Tuileries
Il comportamento del sovrano
Il re e la guerra
Verso la caduta della monarchia
La deposizione del re e il discorso di
Robespierre
Il discorso di Robespierre
Il processo al re
Le votazioni
Le ultime ore del re
la sorte della regina
Le opinioni di alcuni storici
il sole di Versailles è definitivamente
tramontato
Nel 1765, con la morte del fratello maggiore, Luigi a soli 11
anni viene designato erede al trono di Francia, col titolo di
Delfino.
Nel 1770 sposa Maria Antonietta d’Austria, figlia di Maria
Teresa.
Il re è fisicamente goffo, ha difficoltà di relazione e vorrebbe
dedicarsi ad attività tutt’altro che “regali” come costruire chiavi
e serrature in un piccolo laboratorio di fabbro. È appassionato
di caccia.
È un uomo mediocre, ma dotato di buon senso, debole nel
governo e certamente inadatto ad affrontare l’onda
rivoluzionaria.
Il suo tentativo di fuga del 1791 compromette
DEFINITIVAMENTE il rapporto con la nazione.
“Sono sempre più convinta che se dovessi
scegliere un marito tra i tre fratelli (i futuri Luigi
XVIII e Carlo X), preferirei ancora quello che il
Cielo mi ha dato: il re è una persona sincera e,
pur essendo un poco goffo,mi usa tutte le
attenzioni e le cortesie possibili e immaginabili.”
(1775 Maria Antonietta alla madre)
5 maggio Convocazione degli Stati
Generali
20 giugno Giuramento della
pallacorda
14 luglio Presa della Bastiglia
Gli Stati Generali sono convocati dal re a Versailles, e precisamente nel
Palazzo dei Menus Plaisirs, in una stanza provvisoria di legno e stucco, ricavata
al’interno di un capannone e dotata di pessima acustica.
Il discorso di Luigi è breve e insignificante,
senza alcun accenno alla necessità di riforme.
Necker, il direttore generale delle finanze, legge
una dettagliata relazione finanziaria, che dura
tre ore.
A questo punto il re si alza, nulla è stato deciso.
Il giorno dopo i tre ordini si riuniscono
separatamente.
17 giugno  Dopo un mese di inutili negoziati, il Terzo stato si autoproclama
Assemblea Nazionale.
Autodefinendosi Assemblea Nazionale, di fatto i deputati del Terzo stato svuotano
gli Stati Generali di ogni significato. È un vero e proprio cambiamento di regime. I
deputati, come rappresentanti della nazione, pretendono di fissare la Costituzione.
20 giugno  Quella mattina i deputati del Terzo
stato trovano la porta della loro sala sbarrata.
Motivo: lavori in corso.
Furenti i borghesi si radunano nella vicina Sala della
pallacorda, dove fanno il celebre giuramento: non si
scioglieranno finché la Francia non avrà una
Costituzione
Il 23.06.1789, finalmente, il re si rivolge agli Stati con un discorso aspro e
minaccioso nel tono, anche se con qualche promessa di riforma, ma le
concessioni sono tardive.
Le parole finali del re suonano come liquidazione dell’Assemblea Nazionale,
ma il decano, risponde “la nazione riunita in assemblea non può ricevere
ordini”.
Il re dapprima dà ordine alle guardie di disperdere i
deputati ribelli, ma poi non osa far sciabolare i suoi nobili
e dice “Ebbene, si arrangino”. Questa frase gli verrà
sempre rimproverata: significava la capitolazione.
Riconosce l’Assemblea e invita i rappresentanti degli altri
due stati a parteciparvi; l’Assemblea, dal 9 luglio si
chiamerà Assemblea Nazionale Costituente
Il 13.07 il popolo assale l’Hotel de Ville, chiedendo armi. Il giorno dopo si dirige alla
Bastiglia, la distrugge, eliminando il simbolo dell’ancien regime. Finisce così la
giornata considerata l’inizio della rivoluzione francese (festa nazionale dal 1880).
Gli insorti assumono il controllo del municipio parigino e organizzano una milizia
volontaria, la Guardia Nazionale, sotto il comando di Joseph de la Fayette.
Il 14 luglio il re avrebbe forse potuto fuggire, insieme ai molti
nobili che emigrano in altri paesi, e poi tornare a Parigi con
truppe fedeli per ristabilire la propria autorità.
In seguito, quando è ostaggio dei rivoluzionari, rimpiange di
non aver colto l’occasione propizia: “Sì, sarei dovuto
andarmene il 14 luglio. Ho lasciato passare l’attimo propizio
che poi non ho più trovato”.
Il re si mostra dapprima indifferente verso le rivendicazioni del Terzo stato, quindi debole al
momento di sciogliere l’Assemblea Nazionale Costituente e infine poco risoluto quando si
tratta di organizzare la fuga dopo la presa della Bastiglia.
Lo storico Lucio Villari afferma “Luigi XVI non era certo un genio politico, fa certamente un
grave errore non sciogliendo il nodo procedurale e non discutendo la questione della modalità
di voto. Sembra che il re tema più i nobili che la borghesia perché è l’aristocrazia che lo ha
messo in discussione.” Fonte: da 1789 – 1799 I dieci anni che sconvolsero il mondo, La
presa della Bastiglia, supplemento a “ La Repubblica”, n 1, 1989.
Gli errori di Luigi XVI sono stati:
convocare l’Assemblea proprio a Versailles, dove la corte
conduce una vita sfarzosa e molto dispendiosa;
far vestire i rappresentanti del Terzo Stato di nero,
“evidentemente, una divisa umiliante a fronte dei
ricchi abiti dei nobili e dei prelati”.
ABOLIZIONE DELLE CORVEES E DEGLI ALTRI OBBLIGHI FEUDALI DEI
CONTADINI (04.08.1789) inizialmente dietro pagamento di un indennizzo;
APPROVAZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL
CITTADINO (26.08.1789) che enuncia i diritti inviolabili dell’uomo;
REQUISIZIONE DEI BENI DEL CLERO (02.11.1789) venduti ai cittadini con gli
assegnati
PROMULGAZIONE DELLA COSTITUZIONE CIVILE DEL CLERO (1790 -
condannata da Pio IV): vescovi e parroci eletti dai cittadini e dipendenti dallo
Stato; Cattolicesimo non più religione di Stato. Il clero si divide in costituzionale
(fedele alla Costituzione) e refrattario (fedele al papa)
DIVISIONE DEL TERRITORIO IN 83 DIPARTIMENTI con uguali doveri verso
l’amministrazione centrale
PROCLAMAZIONE DI LUIGI COME RE DEI FRANCESI “PER GRAZIA DI DIO
E PER LA COSTITUZIONE DELLO STATO” (10.10.1789) accetta i decreti
dell’Assemblea; garantisce gli approvvigionamenti; si trasferisce al Palazzo delle
Tuileries.
Nel biennio 1789 – 1791, il potere del re Luigi XVI non
viene messo in discussione, anche se egli continua a
contrastare i lavori della Costituente.
Tenta la fuga il 20 giugno del 1791 travestito da servo
con la famiglia, ma viene riconosciuto a Varennes,
presso il confine franco-belga e ricondotto a Parigi.
Questo fatto apre una crisi all’interno dell’Assemblea
Nazionale che sta discutendo la Costituzione:
•i moderati vogliono mantenere la monarchia,
•i democratici spingono verso la repubblica.
Questo episodio incrina profondamente il prestigio
della monarchia. Comunque la Costituzione approvata
il 3.09.1791, stabilisce che la Francia è una
monarchia costituzionale.
Propone all’Assemblea legislativa la
dichiarazione di guerra all’Austria e alla Prussia
nell’aprile 1792, dichiarazione che viene
approvata. La Francia è in guerra e le sorti della
rivoluzione dipendono dall’esito delle Battaglie.
Approvata la Costituzione, l’Assemblea Costituente si scioglie, sostituita
dall’Assemblea Legislativa che si trova a decidere sulla guerra.
Luigi XVI vuole la guerra sperando nella sconfitta della Francia rivoluzionaria e
nel ripristino dell’ancien regime da parte degli stati assolutisti (Austria, Prussia,
Russia).
I rivoluzionari chiedono esplicitamente la deposizione
del re che non rappresenta più la volontà nazionale.
Gli eserciti austro – prussiani proseguono la loro
avanzata e il 25 luglio il duca di Brunswick, loro
comandante, minaccia di distruggere Parigi se viene
arrecata offesa al re.
A questo punto i sanculotti, sotto la guida politica dei giacobini e dei cordiglieri,
diventano i protagonisti della rivolta.
Il 20.06.1792 invadono la residenza del re e lo obbligano a bere alla salute della
Rivoluzione.
Il 03.09.1792 Robespierre pronuncia un discorso che
rivela la sua concezione radicale della democrazia.
Secondo lui
la condanna è una scelta politica in difesa del
bene collettivo;
la volontà generale ha più valore della
responsabilità individuale.
Questa minaccia spinge all’insurrezione la folla che prende d’assalto le
Tuileries. Il re si rifugia presso l’Assemblea Legislativa che lo sospende
dalle sue funzioni e lo imprigiona con la sua famiglia.
“Qui non si tratta di fare un processo. Luigi non è un accusato; e voi non siete
dei giudici; voi siete e non potete essere altro che uomini di Stato, i
rappresentanti della nazione. Non dovete pronunciare una sentenza a favore o
contro un uomo; dovete prendere una misura di salute pubblica, dovete
esercitare un atto di provvidenza nazionale. Luigi fu re, e la repubblica è stata
fondata. (…) Luigi è stato deposto dal trono per i suoi crimini; Luigi ha
denunciato il popolo francese come ribelle. Per punirlo ha chiamato gli eserciti
dei tiranni”.
(Fonte: M. Robespierre Discorso pronunciato
all’Assemblea Nazionale, 3 settembre 1792)
L’assemblea allestisce un vero e proprio processo (dicembre ’92) per accertare le
responsabilità di Luigi XVI. Ci sono prove sufficienti per incriminarlo: un armadio di
ferro segreto contiene documenti comprovanti l’ostilità del re alla rivoluzione e il suo
appoggio all’emigrazione di molti aristocratici.
Vi sono però perplessità:
per Morison Luigi XVI non deve essere giudicato in quanto re dei Francesi;
per Saint-Just Luigi XVI deve essere direttamente punito in quanto re.
per Robespierre, essendo la Francia una repubblica, non c’è bisogno d alcun
processo: “Luigi deve morire perché la patria viva”
Il 20 settembre 1792 si insedia la Convenzione, lo stesso giorno
in cui l’esercito francese vince a Valmy contro l’esercito
prussiano, vittoria che dà nuova forza alla rivoluzione. In questo
clima la Convenzione abolisce la monarchia e proclama la
repubblica. Bisogna decidere la sorte del re.
La maggioranza della Convenzione però decide che il processo deve essere
fatto per non far dubitare della legittimità del verdetto. I girondini chiedono la
sentenza della Convenzione sia sottoposta al giudizio popolare.
A partire dal 14.01.1793, i deputati si pronunciano per appello nominale su
tre quesiti:
•la colpevolezza del re,
•l’appello al popolo
•la pena da applicare.
La colpevolezza viene votata quasi all’unanimità; l’appello al popolo è
respinto con 424 voti contro 287; la condanna a morte è approvata con un
solo voto di maggioranza. Un quarta votazione decide sul rinvio
dell’esecuzione, bocciato con 380 voti contro 310.
La folla è tenuta ben distante dal patibolo. Rullano i tamburi. Il
re scende dalla berlina e si spoglia dell’abito e del fazzoletto.
Prima che i giustizieri lo afferrino il re grida alcune parole:
“popolo io muoio innocente”, poi “perdono ai miei nemici e
desidero che il mio sangue sia utile ai Francesi e plachi la
collera di Dio”. La testa di Luigi XVI cade alle 10.20.
Il corpo del «cittadino Capeto» è portato nel cimitero della
Madeleine e interrato senza nome in una fossa profonda per
evitare profanazioni. Non una lapide, non una croce.
Il 21.01.1793, il re si sveglia alle 5.30, si confessa e si comunica, fa la toilette e indossa
un abito di color grigio, pantalone di panno grigio, a mezza gamba, calze di seta grigie,
gilet trapunto.
Alle 8.30 vengono a prenderlo e per tutto il tragitto, dal Tempio alla Piazza della
rivoluzione, il re parla con il confessore. Non c’è gran folla nelle strade.
Fonte: da 1789 – 1799 I dieci
anni che sconvolsero il
mondo, La presa della
Bastiglia, supplemento a “ La
Repubblica”, n 1, 1989.
Maria Antonietta, ora chiamata "la vedova Capeto", è
trasferita all’umida prigione delle Conciergerie, (l’anticamera
della morte) sotto la sorveglianza totale dei rivoluzionari.
Il 14 ottobre viene processata, ma il verdetto non è mai stato
messo in discussione.
Il 16 ottobre 1793 è condannata alla ghigliottina. Ha solo 38
anni.
Suo marito diceva: “Se soltanto il popolo si rendesse conto di quanto è diventata
grande nella disgrazia, dovrebbe riverirla e amarla invece di credere a tutte le
cattiverie e le menzogne che sono state messe in giro dai suoi nemici”.
Di lei Bonaparte dice: “ … una principessa straniera, il più sacro degli ostaggi,
trascinarla dal trono al patibolo, attraverso ogni sorta d'oltraggi; vi è in ciò qualcosa
di peggio del regicidio”
Il re francese, uomo debole, con difficoltà di relazione,
inadeguato e impreparato ad affrontare la tempesta
rivoluzionaria è accusato di alto tradimento quando è già
stata proclamata la repubblica. Secondo Lucio Villari, la
sua morte sul patibolo fa di lui un eroe per gli aristocratici
reazionari, ma anche un inetto per i rivoluzionari.
Lo storico Furet afferma che questo sovrano “mediocre” gli sembra
inadatto a incarnare la rovina della monarchia francese: “è troppo serio,
troppo fedele ai suoi doveri, troppo economo, troppo casto e, nella sua
ultima ora, troppo coraggioso”.
Michelet pensa che il dramma della monarchia francese si sia
consumato con Luigi XV, il re depravato che quasi ha affidato il regno
alla sua amante. Se è così – conclude Furet – il regno di Luigi XVI è
“un’impresa quasi impossibile, sfociata in tragedia”.
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  • 1.
  • 2. Un re non destinato al trono … Una testimonianza della moglie Le tre giornate che sconvolsero la Francia 5 maggio: gli Stati Generali 20 giugno: Il giuramento della pallacorda Il re e l’Assemblea Nazionale 14 luglio : la presa della Bastiglia Il ruolo della monarchia in queste giornate I lavori della Costituente e il trasferimento alle Tuileries Il comportamento del sovrano Il re e la guerra Verso la caduta della monarchia La deposizione del re e il discorso di Robespierre Il discorso di Robespierre Il processo al re Le votazioni Le ultime ore del re la sorte della regina Le opinioni di alcuni storici il sole di Versailles è definitivamente tramontato
  • 3. Nel 1765, con la morte del fratello maggiore, Luigi a soli 11 anni viene designato erede al trono di Francia, col titolo di Delfino. Nel 1770 sposa Maria Antonietta d’Austria, figlia di Maria Teresa. Il re è fisicamente goffo, ha difficoltà di relazione e vorrebbe dedicarsi ad attività tutt’altro che “regali” come costruire chiavi e serrature in un piccolo laboratorio di fabbro. È appassionato di caccia. È un uomo mediocre, ma dotato di buon senso, debole nel governo e certamente inadatto ad affrontare l’onda rivoluzionaria. Il suo tentativo di fuga del 1791 compromette DEFINITIVAMENTE il rapporto con la nazione.
  • 4. “Sono sempre più convinta che se dovessi scegliere un marito tra i tre fratelli (i futuri Luigi XVIII e Carlo X), preferirei ancora quello che il Cielo mi ha dato: il re è una persona sincera e, pur essendo un poco goffo,mi usa tutte le attenzioni e le cortesie possibili e immaginabili.” (1775 Maria Antonietta alla madre)
  • 5. 5 maggio Convocazione degli Stati Generali 20 giugno Giuramento della pallacorda 14 luglio Presa della Bastiglia
  • 6. Gli Stati Generali sono convocati dal re a Versailles, e precisamente nel Palazzo dei Menus Plaisirs, in una stanza provvisoria di legno e stucco, ricavata al’interno di un capannone e dotata di pessima acustica. Il discorso di Luigi è breve e insignificante, senza alcun accenno alla necessità di riforme. Necker, il direttore generale delle finanze, legge una dettagliata relazione finanziaria, che dura tre ore. A questo punto il re si alza, nulla è stato deciso. Il giorno dopo i tre ordini si riuniscono separatamente.
  • 7. 17 giugno  Dopo un mese di inutili negoziati, il Terzo stato si autoproclama Assemblea Nazionale. Autodefinendosi Assemblea Nazionale, di fatto i deputati del Terzo stato svuotano gli Stati Generali di ogni significato. È un vero e proprio cambiamento di regime. I deputati, come rappresentanti della nazione, pretendono di fissare la Costituzione. 20 giugno  Quella mattina i deputati del Terzo stato trovano la porta della loro sala sbarrata. Motivo: lavori in corso. Furenti i borghesi si radunano nella vicina Sala della pallacorda, dove fanno il celebre giuramento: non si scioglieranno finché la Francia non avrà una Costituzione
  • 8. Il 23.06.1789, finalmente, il re si rivolge agli Stati con un discorso aspro e minaccioso nel tono, anche se con qualche promessa di riforma, ma le concessioni sono tardive. Le parole finali del re suonano come liquidazione dell’Assemblea Nazionale, ma il decano, risponde “la nazione riunita in assemblea non può ricevere ordini”. Il re dapprima dà ordine alle guardie di disperdere i deputati ribelli, ma poi non osa far sciabolare i suoi nobili e dice “Ebbene, si arrangino”. Questa frase gli verrà sempre rimproverata: significava la capitolazione. Riconosce l’Assemblea e invita i rappresentanti degli altri due stati a parteciparvi; l’Assemblea, dal 9 luglio si chiamerà Assemblea Nazionale Costituente
  • 9. Il 13.07 il popolo assale l’Hotel de Ville, chiedendo armi. Il giorno dopo si dirige alla Bastiglia, la distrugge, eliminando il simbolo dell’ancien regime. Finisce così la giornata considerata l’inizio della rivoluzione francese (festa nazionale dal 1880). Gli insorti assumono il controllo del municipio parigino e organizzano una milizia volontaria, la Guardia Nazionale, sotto il comando di Joseph de la Fayette. Il 14 luglio il re avrebbe forse potuto fuggire, insieme ai molti nobili che emigrano in altri paesi, e poi tornare a Parigi con truppe fedeli per ristabilire la propria autorità. In seguito, quando è ostaggio dei rivoluzionari, rimpiange di non aver colto l’occasione propizia: “Sì, sarei dovuto andarmene il 14 luglio. Ho lasciato passare l’attimo propizio che poi non ho più trovato”.
  • 10. Il re si mostra dapprima indifferente verso le rivendicazioni del Terzo stato, quindi debole al momento di sciogliere l’Assemblea Nazionale Costituente e infine poco risoluto quando si tratta di organizzare la fuga dopo la presa della Bastiglia. Lo storico Lucio Villari afferma “Luigi XVI non era certo un genio politico, fa certamente un grave errore non sciogliendo il nodo procedurale e non discutendo la questione della modalità di voto. Sembra che il re tema più i nobili che la borghesia perché è l’aristocrazia che lo ha messo in discussione.” Fonte: da 1789 – 1799 I dieci anni che sconvolsero il mondo, La presa della Bastiglia, supplemento a “ La Repubblica”, n 1, 1989. Gli errori di Luigi XVI sono stati: convocare l’Assemblea proprio a Versailles, dove la corte conduce una vita sfarzosa e molto dispendiosa; far vestire i rappresentanti del Terzo Stato di nero, “evidentemente, una divisa umiliante a fronte dei ricchi abiti dei nobili e dei prelati”.
  • 11. ABOLIZIONE DELLE CORVEES E DEGLI ALTRI OBBLIGHI FEUDALI DEI CONTADINI (04.08.1789) inizialmente dietro pagamento di un indennizzo; APPROVAZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO (26.08.1789) che enuncia i diritti inviolabili dell’uomo; REQUISIZIONE DEI BENI DEL CLERO (02.11.1789) venduti ai cittadini con gli assegnati PROMULGAZIONE DELLA COSTITUZIONE CIVILE DEL CLERO (1790 - condannata da Pio IV): vescovi e parroci eletti dai cittadini e dipendenti dallo Stato; Cattolicesimo non più religione di Stato. Il clero si divide in costituzionale (fedele alla Costituzione) e refrattario (fedele al papa) DIVISIONE DEL TERRITORIO IN 83 DIPARTIMENTI con uguali doveri verso l’amministrazione centrale PROCLAMAZIONE DI LUIGI COME RE DEI FRANCESI “PER GRAZIA DI DIO E PER LA COSTITUZIONE DELLO STATO” (10.10.1789) accetta i decreti dell’Assemblea; garantisce gli approvvigionamenti; si trasferisce al Palazzo delle Tuileries.
  • 12. Nel biennio 1789 – 1791, il potere del re Luigi XVI non viene messo in discussione, anche se egli continua a contrastare i lavori della Costituente. Tenta la fuga il 20 giugno del 1791 travestito da servo con la famiglia, ma viene riconosciuto a Varennes, presso il confine franco-belga e ricondotto a Parigi. Questo fatto apre una crisi all’interno dell’Assemblea Nazionale che sta discutendo la Costituzione: •i moderati vogliono mantenere la monarchia, •i democratici spingono verso la repubblica. Questo episodio incrina profondamente il prestigio della monarchia. Comunque la Costituzione approvata il 3.09.1791, stabilisce che la Francia è una monarchia costituzionale.
  • 13. Propone all’Assemblea legislativa la dichiarazione di guerra all’Austria e alla Prussia nell’aprile 1792, dichiarazione che viene approvata. La Francia è in guerra e le sorti della rivoluzione dipendono dall’esito delle Battaglie. Approvata la Costituzione, l’Assemblea Costituente si scioglie, sostituita dall’Assemblea Legislativa che si trova a decidere sulla guerra. Luigi XVI vuole la guerra sperando nella sconfitta della Francia rivoluzionaria e nel ripristino dell’ancien regime da parte degli stati assolutisti (Austria, Prussia, Russia).
  • 14. I rivoluzionari chiedono esplicitamente la deposizione del re che non rappresenta più la volontà nazionale. Gli eserciti austro – prussiani proseguono la loro avanzata e il 25 luglio il duca di Brunswick, loro comandante, minaccia di distruggere Parigi se viene arrecata offesa al re. A questo punto i sanculotti, sotto la guida politica dei giacobini e dei cordiglieri, diventano i protagonisti della rivolta. Il 20.06.1792 invadono la residenza del re e lo obbligano a bere alla salute della Rivoluzione.
  • 15. Il 03.09.1792 Robespierre pronuncia un discorso che rivela la sua concezione radicale della democrazia. Secondo lui la condanna è una scelta politica in difesa del bene collettivo; la volontà generale ha più valore della responsabilità individuale. Questa minaccia spinge all’insurrezione la folla che prende d’assalto le Tuileries. Il re si rifugia presso l’Assemblea Legislativa che lo sospende dalle sue funzioni e lo imprigiona con la sua famiglia.
  • 16. “Qui non si tratta di fare un processo. Luigi non è un accusato; e voi non siete dei giudici; voi siete e non potete essere altro che uomini di Stato, i rappresentanti della nazione. Non dovete pronunciare una sentenza a favore o contro un uomo; dovete prendere una misura di salute pubblica, dovete esercitare un atto di provvidenza nazionale. Luigi fu re, e la repubblica è stata fondata. (…) Luigi è stato deposto dal trono per i suoi crimini; Luigi ha denunciato il popolo francese come ribelle. Per punirlo ha chiamato gli eserciti dei tiranni”. (Fonte: M. Robespierre Discorso pronunciato all’Assemblea Nazionale, 3 settembre 1792)
  • 17. L’assemblea allestisce un vero e proprio processo (dicembre ’92) per accertare le responsabilità di Luigi XVI. Ci sono prove sufficienti per incriminarlo: un armadio di ferro segreto contiene documenti comprovanti l’ostilità del re alla rivoluzione e il suo appoggio all’emigrazione di molti aristocratici. Vi sono però perplessità: per Morison Luigi XVI non deve essere giudicato in quanto re dei Francesi; per Saint-Just Luigi XVI deve essere direttamente punito in quanto re. per Robespierre, essendo la Francia una repubblica, non c’è bisogno d alcun processo: “Luigi deve morire perché la patria viva” Il 20 settembre 1792 si insedia la Convenzione, lo stesso giorno in cui l’esercito francese vince a Valmy contro l’esercito prussiano, vittoria che dà nuova forza alla rivoluzione. In questo clima la Convenzione abolisce la monarchia e proclama la repubblica. Bisogna decidere la sorte del re.
  • 18. La maggioranza della Convenzione però decide che il processo deve essere fatto per non far dubitare della legittimità del verdetto. I girondini chiedono la sentenza della Convenzione sia sottoposta al giudizio popolare. A partire dal 14.01.1793, i deputati si pronunciano per appello nominale su tre quesiti: •la colpevolezza del re, •l’appello al popolo •la pena da applicare. La colpevolezza viene votata quasi all’unanimità; l’appello al popolo è respinto con 424 voti contro 287; la condanna a morte è approvata con un solo voto di maggioranza. Un quarta votazione decide sul rinvio dell’esecuzione, bocciato con 380 voti contro 310.
  • 19. La folla è tenuta ben distante dal patibolo. Rullano i tamburi. Il re scende dalla berlina e si spoglia dell’abito e del fazzoletto. Prima che i giustizieri lo afferrino il re grida alcune parole: “popolo io muoio innocente”, poi “perdono ai miei nemici e desidero che il mio sangue sia utile ai Francesi e plachi la collera di Dio”. La testa di Luigi XVI cade alle 10.20. Il corpo del «cittadino Capeto» è portato nel cimitero della Madeleine e interrato senza nome in una fossa profonda per evitare profanazioni. Non una lapide, non una croce. Il 21.01.1793, il re si sveglia alle 5.30, si confessa e si comunica, fa la toilette e indossa un abito di color grigio, pantalone di panno grigio, a mezza gamba, calze di seta grigie, gilet trapunto. Alle 8.30 vengono a prenderlo e per tutto il tragitto, dal Tempio alla Piazza della rivoluzione, il re parla con il confessore. Non c’è gran folla nelle strade. Fonte: da 1789 – 1799 I dieci anni che sconvolsero il mondo, La presa della Bastiglia, supplemento a “ La Repubblica”, n 1, 1989.
  • 20. Maria Antonietta, ora chiamata "la vedova Capeto", è trasferita all’umida prigione delle Conciergerie, (l’anticamera della morte) sotto la sorveglianza totale dei rivoluzionari. Il 14 ottobre viene processata, ma il verdetto non è mai stato messo in discussione. Il 16 ottobre 1793 è condannata alla ghigliottina. Ha solo 38 anni. Suo marito diceva: “Se soltanto il popolo si rendesse conto di quanto è diventata grande nella disgrazia, dovrebbe riverirla e amarla invece di credere a tutte le cattiverie e le menzogne che sono state messe in giro dai suoi nemici”. Di lei Bonaparte dice: “ … una principessa straniera, il più sacro degli ostaggi, trascinarla dal trono al patibolo, attraverso ogni sorta d'oltraggi; vi è in ciò qualcosa di peggio del regicidio”
  • 21. Il re francese, uomo debole, con difficoltà di relazione, inadeguato e impreparato ad affrontare la tempesta rivoluzionaria è accusato di alto tradimento quando è già stata proclamata la repubblica. Secondo Lucio Villari, la sua morte sul patibolo fa di lui un eroe per gli aristocratici reazionari, ma anche un inetto per i rivoluzionari. Lo storico Furet afferma che questo sovrano “mediocre” gli sembra inadatto a incarnare la rovina della monarchia francese: “è troppo serio, troppo fedele ai suoi doveri, troppo economo, troppo casto e, nella sua ultima ora, troppo coraggioso”. Michelet pensa che il dramma della monarchia francese si sia consumato con Luigi XV, il re depravato che quasi ha affidato il regno alla sua amante. Se è così – conclude Furet – il regno di Luigi XVI è “un’impresa quasi impossibile, sfociata in tragedia”.