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Organizzare il tempo libero e facilitare la
partecipazione ad attività sportive e ricreative
dott. Bert Pichal, ortopedagogista, consulente in autismo
Bert.Pichal@fastwebnet.it
presso i servizi per l’autismo della
Fondazione TEDA per l’Autismo Onlus in Associazione Temporanea d’Impresa (ATI) con Cooperativa Sociale Interactive
(www.fondazioneteda.it)
bert.pichal@fondazioneteda.it
La Casa per l’autismo a Candelo della Società Cooperativa Sociale di Solidarietà - Domus Laetitiae
- Sagliano Micca (Biella)
b.pichal@domuslaetitiae.com
e docente presso Istituto Universitario Salesiani Rebaudengo, Torino; (www.ius.to)
bert.pichal@ius.to
Conegliano, 27 marzo 2018
Tempo Libero
TEMPO LIBERO SIGNIFICA:
LIBERO:
 Conoscere le possibilità di scelta
 Potere scegliere
 Organizzare sé stesso
 Variare le attività
TEMPO:
 Sapere quando iniziare o quando è il
momento adatta per farla
 Sapere quanto tempo continuare
 Sapere quando finire
2
IL GIOCO
Giocare : imparare a svilupparsi
crescere
esplorare il mondo
Gioco di manipolazione, gioco sensomotorio (4- 8 mesi)
Gioco di combinazioni , di appaiamento , gioco organizzativo (6
- 12 mesi)
Gioco funzionale (9 - 18 mesi)
Gioco simbolico (18 - 24 mesi)
Gioco sociale (intorno a 4 e 6 anni)
3
INTERSOGGETTIVITA’:
INTERSOGGETTIVITA’
PRIMARIA (0-8 mesi)
Il bimbo sperimenta situazioni di
scambio che si svolgono
all’interno della coppia con la
mamma
Abilità di base:
Interesse per il viso
umano
Orientamento
Attivazione
Attenzione
Alternanza di turni
Integrazione di diverse
modalità sensoriali
4
INTERSOGGETTIVITA’
INTERSOGGETTIVITA’
SECONDARIA (9-18 mesi)
Il bimbo inizia a spostarsi e
utilizza ciò che aveva
sperimentato
nell’intersoggettività primaria
come spinta per incontrare altri
soggetti e per scambiare con loro
esperienze relative a quello che
accade nel mondo
Competenze correlate:
Attenzione congiunta
Intenzione congiunta
Emozione congiunta
Scambio di turni
Imitazione
Linguaggio e gioco
simbolico
5
l’intersoggettività nel bambino piccolo
suggerimenti
Proporre un’attività percettiva - motoria che è possibile reiterare (es: il cerchio
che ruota, il palloncino che si sgonfia in volo…)
Effettuare l’attività prestando attenzione all’oggetto ed enfatizzandone il
movimento con l’espressione del viso e vocalizzi
Effettuare l’attività, inizialmente “da sé per sé”, dandole un ritmo costante (quasi
ipnotico!)
Quando il bambino presta attenzione, modificare il ritmo, ponendo una latenza
fra le azioni (pochi secondi)
A questo punto è possibile
che il bambino cominci a “triangolare” lo sguardo fra l’educatore e l’oggetto
che “imiti” l’espressione emotiva
che “richieda” in un qualunque modo (es: raccogliendo l’oggetto e porgendolo,
toccando l’educatore…) la prosecuzione del gioco
6
Curare l’attenzione del vostro
bambino
Come curare l’attenzione del vostro bambino verso di voi, così
che le sue opportunità di imparare da voi aumenteranno.
L’apprendimento richiede prestare attenzione alle persone.
(Denver model, Rogers 2015)
7
Caratteristiche del gioco
SENSOMOTORIO
✓Nel bambino con sviluppo tipico
Esplorazione degli oggetti attraverso le diverse modalità sensoriali
mettere in bocca
scuotere il sonaglio
prendere in mano e guardare il cubo
✓Nel bambino con autismo
Predominanza di una modalità sensoriale
Manipolazione ripetitiva e stereotipata
Interesse limitato a pochi oggetti e materiali
8
Caratteristiche del gioco
COMBINATORIO
Nel bambino con sviluppo tipico
Organizzazione casuale degli oggetti, senza uno scopo
preciso, ricerca di una combinazione fra diversi oggetti
battere il cucchiaio sulla pentola, strofinarlo su un
piano
sovrapporre più oggetti
mettere un oggetto in una scatola e tirarlo fuori
Nel bambino con autismo
Combinazione “ovvia” e ripetitiva
Interesse limitato a pochi oggetti
Mancanza di organizzazione
9
Caratteristiche del gioco
FUNZIONALE e PRESIMBOLICO
✓Nel bambino con autismo
Iimitazione letterale di azioni
Ripetizione stereotipata di scene
Mancanza di iniziativa
10
✓Nel bambino con sviluppo tipico
Gioco funzionale
Utilizzo funzionale degli oggetti, in
accordo alle loro funzioni
✓ far rotolare la palla, spingere la
macchinina
Imitazione di altre persone
Comportamento orientato verso un
fine
✓ fare una torre alta
Gioco presimbolico
✓ Utilizzo di oggetti-giocattolo come se
fossero reali
✓ dare da mangiare alla bambola
Il gioco imparato
Un bambino autistico non se la cava facilmente con i bambini ‘normali’.
Thomas si relazionava agli oggetti ed ai suoi giochi in modo del tutto
anomalo e quando giocava si trattava di ‘gioco imparato’. A scuola, Thomas
amava molto giocare nella cucina giocattolo con il tostapane e, di
conseguenza, sebbene ne possedessimo già una, gli comprammo una
cucina giocattolo per casa simile a quella della scuola: la posizionammo in
veranda con la speranza che Thomas vi giocasse.
Purtroppo, così non accadde: a casa non mostrava alcun interesse per la
cucina giocattolo. Non essendo esattamente uguale a quella presente a
scuola, non capiva forse che si trattava di una cucina? Oppure era possibile
che non fosse in grado di trasferire a casa le abilità apprese a scuola?
L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011
11
Il gioco imparato
In primo luogo, il concetto di ‘cucina’ era determinato da alcuni
dettagli appartenenti alla cucina della scuola, dettagli che non erano
presenti in quella di casa: il colore, un pomolo diverso o un adesivo.
In secondo luogo, le difficoltà derivavano certamente da un
’problema di trasferimento’. Avevamo già avuto modo di verificare
che molto spesso alcune abilità rimanevano confinate a determinati
luoghi o persone.
A casa, non v’era modo di renderlo interessato alla cucina sebbene a
scuola sembrava non avere altra attrazione. A volte ho anche
pensato di chiedere in prestito la cucina della scuola ma il pensiero
di esser presa per matta mi tratteneva sempre.
Decisi di provare con il tostapane. Presi una fetta di pane – una vera
naturalmente, una finta per lui non è affatto una fetta di pane – e la
misi nel tostapane giocattolo.
L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011
12
Il gioco imparato
Da quel momento, ogni qual volta si predisponeva la cucina, Thomas
andava ad aprire la dispensa per prendere una fetta di pane. La inseriva
nel tostapane senza prestare alcuna attenzione al resto della cucina.
Ancora non so se abbia collegato la cucina con il tostapane a scuola,
rimane il fatto che non giocava mai spontaneamente con quella cucina.
Accadeva che giocasse solo su richiesta, ma è possibile parlare di
‘gioco’ in questo caso? Era più un rituale: il bambino gioca con la
cucina, allora il bambino prende una vera fetta di pane e la mette nel
tostapane….fine del gioco. Un gioco semplice, eppure per
insegnarglielo mi ci volle molto tempo ed energia.
L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011
13
Caratteristiche del gioco
SIMBOLICO
✓Nel bambino con sviluppo tipico
Assunzione di ruoli e finzione di esistenza
la bambola è la figlia, la bambina è la madre
“io sono l’uomo ragno e ti rapivo”
Simulazione di oggetti
utilizzo di oggetti diverso da quello solito:
“facciamo che le sedie erano il treno”
simulazione della presenza di un oggetto:
fare finta di lavare i capelli della bambola
con lo shampoo
creazione di oggetti: fare una torta di pongo
Attribuzione di pensieri
“adesso lei (la bambola) si era stancata e
voleva andare a casa”
prestare la voce, ovvero far parlare un
pupazzo, la bambola…
✓Nel bambino con autismo
Molto rara l’assunzione di ruoli
Dominato da temi specifici associati a
particolari interessi (es. programmi
televisivi)
Difficoltà di immaginazione e di empatia
14
Gioco simbolico e autismo…
E’ consigliabile, quanto si fantastica con un bambino, non andare oltre il limite
che loro stessi non oltrepassano.
[RITA KOHNSTAMM]
15
Utilizzare la fantasia è un modo di pensare
importante, perché ci libera dalle limitazioni della
situazione concreta.
[ RITA KOHNSTAMM]
Prospettiva
Proviamo ad abbandonare il nostro modo di vedere le cose ed
assumere la prospettiva di un bambino con autismo. Provate ad
immaginare cosa può significare per Thomas quando un’altra
famiglia entra in casa sua. Una strana donna che non appartiene alla
nostra famiglia, che gli fa strane facce e dice cose incomprensibili!
Che, come se non bastasse, rimette in ordine (distrugge…..) la sua
striscia di formine e le ripone nell’armadio. Che gli dice ogni sorta di
strane cose quando si mette a aprire il rubinetto anche se a lui piace
tantissimo poiché così prevedibile. E che lo prende per la mano per
fermarlo anche se lui non vuole essere toccato. E in bambini poi!
Bambini che camminano di qua e di là, fanno domande, parlano,
parlano e Thomas non capisce una parola. Inoltre, non si sa mai
dove si metteranno o dove si siederanno né tantomeno cosa stanno
per fare.
L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011
16
Prospettiva
E poi cosa combinano i bambini con i giocattoli? Tolgono dal
contenitore la cucina e nel mondo di Thomas la cucina deve stare nel
contenitore. Spargono tutti i pezzi sul pavimento. “Aspettate un
momento”, pensa. “Vado di corsa a prendere una fetta di pane
nell’armadio e la metto nel tostapane”. Quando la cucina viene tolta
dal contenitore la sua certezza è proprio questa. Ma cosa stanno
facendo quei bambini? Capovolgono il contenitore e dicono che è la
loro sedia, tolgono la fetta dal tostapane e la rimettono nel cestino
dentro l’armadio. Quindi uno dice all’altro, “io ho un ristorante e tu sei
un cliente”. Capovolge il tostapane, “questa è la nostra cassa”. Mettono
i cucchiaini nella cassa e li chiamano soldi. Le tazzine sono le loro pizze
e il forno la lavastoviglie.
L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011
17
Prospettiva
Thomas torna a prendere la sua fetta di pane dall’armadio ma non gli viene
permesso di metterla nella ‘cassa’. Che mondo caotico – in poco tempo, la cosa
più rassicurante ed affidabile torna ad essere la lucetta nel frigorifero o il suono
cigolante delle porte che si aprono e chiudono. Il ‘comportamento’ degli
interruttori della luce è molto più prevedibile, concreto, logico e facile da capire
rispetto a quello delle persone, certamente rispetto a quello dei bambini.
• Queste sono situazioni nelle quali è più complicato acquisire abilità linguistiche.
Thomas impiegò molto tempo a comprendere che le parole indicano ed
esprimono qualcosa. Quanto può essere difficoltosa quindi una situazione nella
quale la parola ‘tostapane’ improvvisamente diviene ‘cassa’? Alcuni bambini
devono essere matti.
L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011
18
Prospettiva
Mettono una matita sotto un pezzo di stoffa, vi battono sopra con un
cucchiaio dicendo che è una bacchetta magica e quindi fanno
apparire un coniglio. Quante volte ci ha provato lui stesso e ogni
volta, quando sotto la stoffa non compariva alcun coniglio ma
sempre quella stupida matita, si ripeteva che doveva esercitarsi di
più. Provava e riprovava in continuazione; “Oh, mamma, non ci sono
ancora riuscito!”. Cercavo di spiegargli che non poteva funzionare,
che era ‘per finta’ ma la sua replica era sempre “gli altri bambini ci
riescono, perché non ci posso riuscire io?”
L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011
19
Gioco simbolico e autismo…
Nei bambini con autismo, lo sviluppo è ‘qualitativamente ‘ diverso. Chi si occupa di
bambini con autismo deve tenerne conto. E’ importante valutare l’età mentale del
bambino nell’area dell’immaginazione, del gioco e della capacità d’astrazione. E’
importante innanzitutto capire il bambino, prendere in considerazione l’autismo di que
bambino e quindi il bambino che si cela dietro l’autismo. Credo che, parlando di
autismo, sia estremamente importante non tanto il fatto di giocare in modo diverso,
quanto tutte le conseguenze che una diversa immaginazione può causare. Un bambino
con autismo comprende un sacco di cose in modo ‘pervasivo’ e fondamentalmente
diverso, cose che a noi appaiono assolutamente ordinarie.
Capisco, tuttavia, che vi siano molte differenze tra i genitori stessi: ciò che può irritare
me, può essere per un altro genitore fonte di piacere. Per gli operatori può risultare
difficile conciliare diversi punti di vista. Dobbiamo costantemente chiederci: dove
posso indirizzare i miei stimoli e per quale bambino? Ha senso? Il bambino ricava
piacere da questa cosa? In definitiva, questo è ciò che conta, per lo meno per quanto
riguarda il tempo libero ed il gioco.
L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011
20
IL GIOCO È UNA COSA
IMPORTANTE!
21
Il gioco rappresenta una “palestra”, un luogo protetto entro cui
il bambino si può misurare con se stesso e con le competenze
necessarie a cimentarsi con il mondo reale…
22
L’acquisizione del gioco rappresenta un processo di costruzione
della cognizione sociale (Bruner 1968, Vygotskij,1966;1978)
23
Autismo: percezione diversa!
Aspetti sensoriali
• Resistenza ad utilizzare certi
materiali/certi giocatoli
• Panico quando forzato di.
• Giocatolo è utilizzato
solamente come input
(mono)sensoriale
• Giocatoli sono troppo
complessi al livello sensoriale
• …
24
IL GIOCO
1. comporta un impegno attivo in un’attività scelta
liberamente. È intrinsecamente motivato poiché si
manifesta in assenza di richieste
2. comporta flessibilità nel fare cose non previste, nel
modificare le regole, sperimentare combinazioni di
comportamenti e idee
3. Presenta frequentemente una qualità non-
letterale, del tipo “facciamo finta che”
25
Abilità di gioco problematico può
portare a comportamento problema
Mancanza
di abilità
di gioco
Sovrastimazione
Gioco
Spontaneo
26
Il bambino con autismo manifesta
evidenti limiti nell’ambito delle abilità
sociali
27
In sintesi
l’acquisizione delle capacità ludiche è
uno degli elementi maggiormente
problematici per questi bambini, in
grado inoltre di compromettere
ulteriormente il loro sviluppo generale.
28
Mediante il gioco sociale, il bambino
inizia a conoscere le pratiche di
negoziazione e ad avvicinarsi agli altri con
fiducia.
29
Tutto ciò conferma come il GIOCO sia
un aspetto sostanziale per facilitare
una crescita nelle abilità cognitive e
sociali, oltre che in quelle
specificatamente senso-motorie.
30
Alcuni giochi considerati in un’ampia prospettiva
temporale possono trasformarsi in giochi solitari e
stereotipati…
31
• i titoli di coda
• la corda
Nelle persone con autismo il gioco non si sviluppa
spontaneamente!
il gioco nel bambino con autismo
deve essere
esplicitamente insegnato
così come deve essere insegnato
ad un adulto con autismo
ad impegnare il suo
tempo libero
32
Tempo Libero
DOMANDE CHE UNA PERSONA CON AUTISMO SI PONE:
➢ Che cosa posso fare?
➢ Dove?
➢ Quando?
➢ Per quanto tempo?
➢ Che cosa succede dopo?
→ Chiarificazione di tempo e spazio.
33
Tempo Libero
ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO:
- Dove posso giocare?
- Quale materiale posso utilizzare?
- Come devo comportarmi?
ORGANIZZAZIONE DEL TEMPO:
- Quando ho tempo libero?
- Quante attività posso fare?
- Quando è finito il tempo libero?
- Che cosa succede dopo?
34
Tempi e spazi del gioco
suggerimenti per organizzarsi operativamente
In un ambiente educativo o riabilitativo per bambini, adolescenti
o adulti con autismo bisognerebbe prevedere:
Spazi
Uno spazio di gioco o tempo libero indipendente (tappeto o tavolo)
Uno spazio di puro relax
Uno spazio di gioco sociale
Uno spazio all’aperto (giardino con attrezzature per attività motorie)
Tempi
L’alternanza di attività di gioco “cognitive” e “motorie”
L’alternanza di attività pre-organizzate e attività libere
Momenti di privacy o di assenza dell’educatore
Momenti di relax
35
Organizzare
Limiti e selezione
Confini fisici
Proteggere
Canalizzare gioco stereotipato, ossessioni(computer)
Selezione di materiale/giochi
Sapere i bisogni del bambino
Individualizzazione
36
Tempo Libero
TEMPO LIBERO ORGANIZZATO
Attività sono presentate
Per lo più ad una tavola
Attività chiare con termine chiaro
Certi comportamenti sono aspettati
TEMPO LIBERO NON-ORGANIZZATO
Non presentare attività, solo materiale
Nessuna richiesta sul terreno di comportamenti (a meno che
si presenta un comportamento aggressivo o distruttivo).
37
Attività per il tempo libero
Motivazione, piacere, divertimento
Indipendente, autonomo
Priorità genitori
Priorità professionisti, operatori
Funzionalità
Integrazione/inclusione
Caratteristiche dell’autismo
Adattamento all’età
Valutazione informale
38
Ribaltare la
LOGICA DELLA MOTIVAZIONE
“Il bambino/l’adulto non sa fare alcune cose perché non è
interessato/motivato a farle”
E se fosse vero anche che:
“Il bambino/l’adulto non è interessato/motivato a fare quelle
cose che non sa fare”
È possibile scegliere di fare qualcosa che non si sa fare? Come
può il bambino con autismo impegnarsi in attività difficili o
sconosciute? O senza nessun aggancio con i suoi più autentici
interessi?
39
il primo punto dell’intervento:
La cura per la motivazione
✓E’ motivante
Ciò che si capisce
Ciò che si è in grado di fare
Ciò che risponde al proprio stile emotivo e
percettivo
40
Uno spazio di relax
Prevedere uno spazio “senza richieste”!
41
Il gioco in giardino
Uno spazio all’aperto
dedicato al gioco può
prevedere
attrezzature per attività non
strutturate (“castelletto”, scivolo,
altalena…)
percorsi motori strutturati
attrezzature sportive
42
42
Tempo Libero
Analisi dell’attività
Apprendimento passo a passo
Visualizzazione
43
43
Lavorare su abilità di gioco:
stimolare
Ambiente sicuro e chiaro
Interazione ‘uno ad uno
Connettere al ‘livello di gioco’ del bambino
Allargare esperienze
Imitare/modelling
Prima ‘contenuto del gioco’ che porta (probabilmente) a
‘contenuto sociale’
44
Stimolare: strategie
L’aspetto cognitivo: imparare a
giocare
Esperienziare
Manipolare
Strutturare
Dare significato ai giochi
Aspetti socio-emotive : imparare a
giocare con…
Gioco funzionale
Gioco simbolico (attenzione
condivisa,imitare,gioco parallelo,
gioco dialogo)
45
Giochi ed attività di
tempo libero non sociali (indipendenti)
mettere dentro
mettere in ordine
incastri
puzzle
chiodini
costruzioni
perline
colorare, dipingere
bricolage
cucire, ricamare
fare cruciverba
guardare la TV
ascoltare musica
… (hobbies)
46
Insegnare abilità di
tempo libero non sociali (indipendenti)
✓Insegnare l’attività al tavolo di lavoro
Partire da una abilità emergente prerequisita ad una attività di gioco
Organizzare il materiale in maniera autoesplicativa
Inserire l’attività fra i compiti di lavoro
Fornire aiuto quando è necessario
Diminuire gradualmente l’aiuto
Complessare l’attività fino a trasformarla in un’attività di gioco
Fornire solo supervisione
✓Quando l’attività viene effettuata autonomamente, “passarla”
all’angolo del gioco indipendente
47
Un esempio concreto…
48
le scelte
49
Insegnargli a un gioco
Con la parola
Con l’immagine
Con un pcs
Con un gesto (pointing)
Livelli sociali
Attività da solo
Prossimità
Attività parallela
Condividere materiale
Ciascuno al proprio turno
Regole
Reciprocità e iniziativa
54
55
GIOCHI SOCIALI A DUE
56
57
58
Insegnare a condividere
accettare la prossimità,
il gioco/attività parallelo,
 condivisione dell’oggetto di intrattenimento… gioco/attività di
scambio,
Accettare le routine di gioco diverse , accettare l’interferenza di
un altro all’interno della propria routine
Gioco in piccolo gruppo
Un esempio di strutturazione del setting
gioco
Regole di
comportamento
Regole di gioco
Come lavorare sulle regole di comportamento?
• Regole in positivo!
• Regole chiare!
• Aspettative chiare!
• Visualizzare e rendere disponibili le regole per favorire l’auto
regolazione.
 L’importanza dei pari: il bambino che sa leggere, legge per
tutti le regole di comportamento e le regole di gioco
 Le regole di gioco sono strutturate inserendo molti aiuti
visivi (simboli) perché possano essere intuitivamente
comprensibili anche per chi non sa leggere.
È consigliabile che gli
insegnanti, gli
operatori, o i
genitori, siano
comunque
presenti durante il
gioco
SOLLECITANDO
Negoziando
come procedere
nel giocorispetto dei
turni
Attraverso una strutturata riduzione
degli aiuti si promuove una crescente
autonomia nel gioco, e uno sviluppo
significativo nel bambino.
Cosa insegnare
 attività di gioco
 sia attività indipendenti che sociali
 regole ed abilità sociali
 attività variate
 attività adeguate all’età cronologica
 dare la possibilità di coltivare i propri interessi
 “sfruttare” interessi e punti di forza sia per la
motivazione, sia per i contenuti e le strategie
65
Sport e tempo libero
Sport e tempo libero
Come “utilizzare” gli interessi del bambino
(“ristretti e ripetitivi”)
✓Gli interessi “percettivi”
Creare giochi che permettano di ottenere effetti percettivi uguali o simili a quelli che il
bambino ama
Consentire l’accesso alla situazione percettivamente interessante al termine
dell’apprendimento di un’attività di gioco
✓Le attività frequenti e gli oggetti graditi
Proporre variazioni alle attività frequenti
Utilizzare gli oggetti graditi (o simili) per le attività di apprendimento
Consentire l’accesso alle attività frequenti al termine dell’apprendimento di un’attività di
gioco
✓Gli argomenti interessanti
Creare una o più situazioni in cui gli argomenti interessanti possano fare da tramite
sociale
Strutturare la situazione di accesso agli argomenti interessanti e consentirne l’accesso al
termine di un’attività di gioco nuova o meno motivante
68
Suggerimenti generici
per una positiva alleanza di gioco con il bambino
Posto che ogni bambino è diverso
e che un bambino con autismo è ancora più diverso…
(quindi non esistono suggerimenti che vanno bene per tutti…)
per cominciare:
➢Ridurre al minimo il linguaggio verbale e ciò che può essere sentito come interferenza e invasività (anche
richiamare l’attenzione, fare proposte, lodare…): meglio proporre in maniera indiretta, con il gioco parallelo o
ponendo in evidenza senza offrire esplicitamente
➢Osservare costantemente e rispettare quelle che sembrano essere le preferenze del bambino: magari gli
piacciono cose strane… anche a voi, però!
➢Evitare di mettere il bambino in difficoltà con attività troppo complesse per lui, eccessivamente simboliche, che
contengono incongruenze o “scherzi” percettivi o sociali: meglio dire e fare qualcosa che ha senso qui ed ora; gli
scherzi, per chi è diverso da voi, sembrano solo bugie!
➢Saper giocare da soli e sapersi divertire: non si è “condannati” a giocare, a volte può piacere di più “lavorare”, non
è un dramma!
La gioia e il reale interesse, uniti al rispetto, sono i maggiori predittori di successo
nel gioco con il bambino con autismo:
DIVERTITEVI!
69
il tempo libero nell’adulto
✓Adeguatezza all’età delle attività e dei materiali, es:
Collezionismo
giardinaggio
✓Possibilità di auto-organizzazione del tempo libero
indipendente, es:
Sfogliare riviste
fare cruciverba
✓Occasioni per il tempo libero sociale, es:
Giocare a bocce
giocare a dama
✓Previsione di un’attività sportiva non agonistica; es:
corsa
nuoto
70
E a scuola?
• Anche a scuola tutte le strategie appena illustrate possono
essere utili!
…insieme possiamo essere ancora più ambiziosi.
Possiamo insegnare ai compagni come si può giocare con il loro
amico “speciale”
Commenti conclusivi
• ‘Imparare una varietà di attività di gioco’ dovrebbe essere
una priorità nel programma educativo di un bambino con
autismo.
• ‘Abilità di gioco’ implicano tante abilità prerequisiti:
cognitivo, fine motorio, comunicazione, organizzazione,
sociale,…
• ‘Gioco sociale ’ come ‘competenza sociale ’!
• C’è un limite a quello che può essere insegnato: il gioco non
guarisce l’autismo!
72
Riferimenti bibliografici
✓ Beyer J. & Gammeltoft L. (2001) Autismo e gioco, Phoenix: Roma
✓ Benelli B. & Mastella F. (2003) Autismo e gioco simbolico: una rassegna critica. Autismo e disturbi
dello sviluppo, 1, 1, 111-128
✓ Bogdashina Olga (2011) Le percezioni sensoriali nell’autismo e nella sindrome di Asperger, Uovonero:
Crema
✓Di Biagio L. (2011) Una vita da regina… dei cani; Erickson: Trento.
✓ El-Ghoroury N. H. & Romanczyk R.G. (1999) Play interactions of family members towards children
with autism. Journal fo Autism and Developmental Disorders, 29, 3, 249-258
✓ Happé F. & Frith U. (2012) Autismo e talento, Erickson: Trento
✓ Micheli E ., Zacchini M. (2004); Autismo: verso l'autonomia; Vannini ed. 2004
✓ Micheli E ., Zacchini M. (2006); Anch'io gioco; Vannini ed. 2006
✓ Peeters T., De Clercq H. (2012) Autismo. Dalla conoscenza teorica alla pratica educativa.
Uovonero: Crema
✓ Quill,K. A. (2007) Comunicazione e reciprocità sociale nell’autismo; Erickson, 2007.
✓ Rogers S., Dawson G. Trad: Vivanti G.(2010) Early Start Denver Model; L’intervento precoce per
l’autismo; Linguaggio, apprendimento e reciprocità sociale, Omega Edizioni: Torino
✓ Rogers S., Dawson G., Vismara L.A. (2015) Un intervento precoce per il tuo bambino con autismo.
Come utilizzare l'Early Start Denver Model in famiglia. Hogrefe.
✓ Sainsbury (2010), Un’aliena nel cortile, Uovonero: Crema
✓ Valtellina, E. (2010) Sindrome di Asperger, HFA e formazione superiore; Esperienze e indicazioni per
la scuola secondaria di secondo grado e l‟Università. Erickson: Trento. 73
Guide per insegnanti
• Cottini L e Vivanti G., (a cura di) (2013), Autismo, come e cosa fare con bambini e
ragazzi a scuola, Giunti O.S, Firenze.
• http://www.giuntiscuola.it/catalogo/psicopedagogia/guidepsicopedagogiche/a
utismo-come-e-cosa-fare-con-bambini-e-ragazzi-a-scuola/
• Autismo a scuola. Le guide Erickson
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  • 1. Organizzare il tempo libero e facilitare la partecipazione ad attività sportive e ricreative dott. Bert Pichal, ortopedagogista, consulente in autismo Bert.Pichal@fastwebnet.it presso i servizi per l’autismo della Fondazione TEDA per l’Autismo Onlus in Associazione Temporanea d’Impresa (ATI) con Cooperativa Sociale Interactive (www.fondazioneteda.it) bert.pichal@fondazioneteda.it La Casa per l’autismo a Candelo della Società Cooperativa Sociale di Solidarietà - Domus Laetitiae - Sagliano Micca (Biella) b.pichal@domuslaetitiae.com e docente presso Istituto Universitario Salesiani Rebaudengo, Torino; (www.ius.to) bert.pichal@ius.to Conegliano, 27 marzo 2018
  • 2. Tempo Libero TEMPO LIBERO SIGNIFICA: LIBERO:  Conoscere le possibilità di scelta  Potere scegliere  Organizzare sé stesso  Variare le attività TEMPO:  Sapere quando iniziare o quando è il momento adatta per farla  Sapere quanto tempo continuare  Sapere quando finire 2
  • 3. IL GIOCO Giocare : imparare a svilupparsi crescere esplorare il mondo Gioco di manipolazione, gioco sensomotorio (4- 8 mesi) Gioco di combinazioni , di appaiamento , gioco organizzativo (6 - 12 mesi) Gioco funzionale (9 - 18 mesi) Gioco simbolico (18 - 24 mesi) Gioco sociale (intorno a 4 e 6 anni) 3
  • 4. INTERSOGGETTIVITA’: INTERSOGGETTIVITA’ PRIMARIA (0-8 mesi) Il bimbo sperimenta situazioni di scambio che si svolgono all’interno della coppia con la mamma Abilità di base: Interesse per il viso umano Orientamento Attivazione Attenzione Alternanza di turni Integrazione di diverse modalità sensoriali 4
  • 5. INTERSOGGETTIVITA’ INTERSOGGETTIVITA’ SECONDARIA (9-18 mesi) Il bimbo inizia a spostarsi e utilizza ciò che aveva sperimentato nell’intersoggettività primaria come spinta per incontrare altri soggetti e per scambiare con loro esperienze relative a quello che accade nel mondo Competenze correlate: Attenzione congiunta Intenzione congiunta Emozione congiunta Scambio di turni Imitazione Linguaggio e gioco simbolico 5
  • 6. l’intersoggettività nel bambino piccolo suggerimenti Proporre un’attività percettiva - motoria che è possibile reiterare (es: il cerchio che ruota, il palloncino che si sgonfia in volo…) Effettuare l’attività prestando attenzione all’oggetto ed enfatizzandone il movimento con l’espressione del viso e vocalizzi Effettuare l’attività, inizialmente “da sé per sé”, dandole un ritmo costante (quasi ipnotico!) Quando il bambino presta attenzione, modificare il ritmo, ponendo una latenza fra le azioni (pochi secondi) A questo punto è possibile che il bambino cominci a “triangolare” lo sguardo fra l’educatore e l’oggetto che “imiti” l’espressione emotiva che “richieda” in un qualunque modo (es: raccogliendo l’oggetto e porgendolo, toccando l’educatore…) la prosecuzione del gioco 6
  • 7. Curare l’attenzione del vostro bambino Come curare l’attenzione del vostro bambino verso di voi, così che le sue opportunità di imparare da voi aumenteranno. L’apprendimento richiede prestare attenzione alle persone. (Denver model, Rogers 2015) 7
  • 8. Caratteristiche del gioco SENSOMOTORIO ✓Nel bambino con sviluppo tipico Esplorazione degli oggetti attraverso le diverse modalità sensoriali mettere in bocca scuotere il sonaglio prendere in mano e guardare il cubo ✓Nel bambino con autismo Predominanza di una modalità sensoriale Manipolazione ripetitiva e stereotipata Interesse limitato a pochi oggetti e materiali 8
  • 9. Caratteristiche del gioco COMBINATORIO Nel bambino con sviluppo tipico Organizzazione casuale degli oggetti, senza uno scopo preciso, ricerca di una combinazione fra diversi oggetti battere il cucchiaio sulla pentola, strofinarlo su un piano sovrapporre più oggetti mettere un oggetto in una scatola e tirarlo fuori Nel bambino con autismo Combinazione “ovvia” e ripetitiva Interesse limitato a pochi oggetti Mancanza di organizzazione 9
  • 10. Caratteristiche del gioco FUNZIONALE e PRESIMBOLICO ✓Nel bambino con autismo Iimitazione letterale di azioni Ripetizione stereotipata di scene Mancanza di iniziativa 10 ✓Nel bambino con sviluppo tipico Gioco funzionale Utilizzo funzionale degli oggetti, in accordo alle loro funzioni ✓ far rotolare la palla, spingere la macchinina Imitazione di altre persone Comportamento orientato verso un fine ✓ fare una torre alta Gioco presimbolico ✓ Utilizzo di oggetti-giocattolo come se fossero reali ✓ dare da mangiare alla bambola
  • 11. Il gioco imparato Un bambino autistico non se la cava facilmente con i bambini ‘normali’. Thomas si relazionava agli oggetti ed ai suoi giochi in modo del tutto anomalo e quando giocava si trattava di ‘gioco imparato’. A scuola, Thomas amava molto giocare nella cucina giocattolo con il tostapane e, di conseguenza, sebbene ne possedessimo già una, gli comprammo una cucina giocattolo per casa simile a quella della scuola: la posizionammo in veranda con la speranza che Thomas vi giocasse. Purtroppo, così non accadde: a casa non mostrava alcun interesse per la cucina giocattolo. Non essendo esattamente uguale a quella presente a scuola, non capiva forse che si trattava di una cucina? Oppure era possibile che non fosse in grado di trasferire a casa le abilità apprese a scuola? L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011 11
  • 12. Il gioco imparato In primo luogo, il concetto di ‘cucina’ era determinato da alcuni dettagli appartenenti alla cucina della scuola, dettagli che non erano presenti in quella di casa: il colore, un pomolo diverso o un adesivo. In secondo luogo, le difficoltà derivavano certamente da un ’problema di trasferimento’. Avevamo già avuto modo di verificare che molto spesso alcune abilità rimanevano confinate a determinati luoghi o persone. A casa, non v’era modo di renderlo interessato alla cucina sebbene a scuola sembrava non avere altra attrazione. A volte ho anche pensato di chiedere in prestito la cucina della scuola ma il pensiero di esser presa per matta mi tratteneva sempre. Decisi di provare con il tostapane. Presi una fetta di pane – una vera naturalmente, una finta per lui non è affatto una fetta di pane – e la misi nel tostapane giocattolo. L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011 12
  • 13. Il gioco imparato Da quel momento, ogni qual volta si predisponeva la cucina, Thomas andava ad aprire la dispensa per prendere una fetta di pane. La inseriva nel tostapane senza prestare alcuna attenzione al resto della cucina. Ancora non so se abbia collegato la cucina con il tostapane a scuola, rimane il fatto che non giocava mai spontaneamente con quella cucina. Accadeva che giocasse solo su richiesta, ma è possibile parlare di ‘gioco’ in questo caso? Era più un rituale: il bambino gioca con la cucina, allora il bambino prende una vera fetta di pane e la mette nel tostapane….fine del gioco. Un gioco semplice, eppure per insegnarglielo mi ci volle molto tempo ed energia. L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011 13
  • 14. Caratteristiche del gioco SIMBOLICO ✓Nel bambino con sviluppo tipico Assunzione di ruoli e finzione di esistenza la bambola è la figlia, la bambina è la madre “io sono l’uomo ragno e ti rapivo” Simulazione di oggetti utilizzo di oggetti diverso da quello solito: “facciamo che le sedie erano il treno” simulazione della presenza di un oggetto: fare finta di lavare i capelli della bambola con lo shampoo creazione di oggetti: fare una torta di pongo Attribuzione di pensieri “adesso lei (la bambola) si era stancata e voleva andare a casa” prestare la voce, ovvero far parlare un pupazzo, la bambola… ✓Nel bambino con autismo Molto rara l’assunzione di ruoli Dominato da temi specifici associati a particolari interessi (es. programmi televisivi) Difficoltà di immaginazione e di empatia 14
  • 15. Gioco simbolico e autismo… E’ consigliabile, quanto si fantastica con un bambino, non andare oltre il limite che loro stessi non oltrepassano. [RITA KOHNSTAMM] 15 Utilizzare la fantasia è un modo di pensare importante, perché ci libera dalle limitazioni della situazione concreta. [ RITA KOHNSTAMM]
  • 16. Prospettiva Proviamo ad abbandonare il nostro modo di vedere le cose ed assumere la prospettiva di un bambino con autismo. Provate ad immaginare cosa può significare per Thomas quando un’altra famiglia entra in casa sua. Una strana donna che non appartiene alla nostra famiglia, che gli fa strane facce e dice cose incomprensibili! Che, come se non bastasse, rimette in ordine (distrugge…..) la sua striscia di formine e le ripone nell’armadio. Che gli dice ogni sorta di strane cose quando si mette a aprire il rubinetto anche se a lui piace tantissimo poiché così prevedibile. E che lo prende per la mano per fermarlo anche se lui non vuole essere toccato. E in bambini poi! Bambini che camminano di qua e di là, fanno domande, parlano, parlano e Thomas non capisce una parola. Inoltre, non si sa mai dove si metteranno o dove si siederanno né tantomeno cosa stanno per fare. L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011 16
  • 17. Prospettiva E poi cosa combinano i bambini con i giocattoli? Tolgono dal contenitore la cucina e nel mondo di Thomas la cucina deve stare nel contenitore. Spargono tutti i pezzi sul pavimento. “Aspettate un momento”, pensa. “Vado di corsa a prendere una fetta di pane nell’armadio e la metto nel tostapane”. Quando la cucina viene tolta dal contenitore la sua certezza è proprio questa. Ma cosa stanno facendo quei bambini? Capovolgono il contenitore e dicono che è la loro sedia, tolgono la fetta dal tostapane e la rimettono nel cestino dentro l’armadio. Quindi uno dice all’altro, “io ho un ristorante e tu sei un cliente”. Capovolge il tostapane, “questa è la nostra cassa”. Mettono i cucchiaini nella cassa e li chiamano soldi. Le tazzine sono le loro pizze e il forno la lavastoviglie. L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011 17
  • 18. Prospettiva Thomas torna a prendere la sua fetta di pane dall’armadio ma non gli viene permesso di metterla nella ‘cassa’. Che mondo caotico – in poco tempo, la cosa più rassicurante ed affidabile torna ad essere la lucetta nel frigorifero o il suono cigolante delle porte che si aprono e chiudono. Il ‘comportamento’ degli interruttori della luce è molto più prevedibile, concreto, logico e facile da capire rispetto a quello delle persone, certamente rispetto a quello dei bambini. • Queste sono situazioni nelle quali è più complicato acquisire abilità linguistiche. Thomas impiegò molto tempo a comprendere che le parole indicano ed esprimono qualcosa. Quanto può essere difficoltosa quindi una situazione nella quale la parola ‘tostapane’ improvvisamente diviene ‘cassa’? Alcuni bambini devono essere matti. L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011 18
  • 19. Prospettiva Mettono una matita sotto un pezzo di stoffa, vi battono sopra con un cucchiaio dicendo che è una bacchetta magica e quindi fanno apparire un coniglio. Quante volte ci ha provato lui stesso e ogni volta, quando sotto la stoffa non compariva alcun coniglio ma sempre quella stupida matita, si ripeteva che doveva esercitarsi di più. Provava e riprovava in continuazione; “Oh, mamma, non ci sono ancora riuscito!”. Cercavo di spiegargli che non poteva funzionare, che era ‘per finta’ ma la sua replica era sempre “gli altri bambini ci riescono, perché non ci posso riuscire io?” L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011 19
  • 20. Gioco simbolico e autismo… Nei bambini con autismo, lo sviluppo è ‘qualitativamente ‘ diverso. Chi si occupa di bambini con autismo deve tenerne conto. E’ importante valutare l’età mentale del bambino nell’area dell’immaginazione, del gioco e della capacità d’astrazione. E’ importante innanzitutto capire il bambino, prendere in considerazione l’autismo di que bambino e quindi il bambino che si cela dietro l’autismo. Credo che, parlando di autismo, sia estremamente importante non tanto il fatto di giocare in modo diverso, quanto tutte le conseguenze che una diversa immaginazione può causare. Un bambino con autismo comprende un sacco di cose in modo ‘pervasivo’ e fondamentalmente diverso, cose che a noi appaiono assolutamente ordinarie. Capisco, tuttavia, che vi siano molte differenze tra i genitori stessi: ciò che può irritare me, può essere per un altro genitore fonte di piacere. Per gli operatori può risultare difficile conciliare diversi punti di vista. Dobbiamo costantemente chiederci: dove posso indirizzare i miei stimoli e per quale bambino? Ha senso? Il bambino ricava piacere da questa cosa? In definitiva, questo è ciò che conta, per lo meno per quanto riguarda il tempo libero ed il gioco. L'autismo da dentro, Una guida pratica, Hilde De Clercq Erickson, 2011 20
  • 21. IL GIOCO È UNA COSA IMPORTANTE! 21
  • 22. Il gioco rappresenta una “palestra”, un luogo protetto entro cui il bambino si può misurare con se stesso e con le competenze necessarie a cimentarsi con il mondo reale… 22
  • 23. L’acquisizione del gioco rappresenta un processo di costruzione della cognizione sociale (Bruner 1968, Vygotskij,1966;1978) 23
  • 24. Autismo: percezione diversa! Aspetti sensoriali • Resistenza ad utilizzare certi materiali/certi giocatoli • Panico quando forzato di. • Giocatolo è utilizzato solamente come input (mono)sensoriale • Giocatoli sono troppo complessi al livello sensoriale • … 24
  • 25. IL GIOCO 1. comporta un impegno attivo in un’attività scelta liberamente. È intrinsecamente motivato poiché si manifesta in assenza di richieste 2. comporta flessibilità nel fare cose non previste, nel modificare le regole, sperimentare combinazioni di comportamenti e idee 3. Presenta frequentemente una qualità non- letterale, del tipo “facciamo finta che” 25
  • 26. Abilità di gioco problematico può portare a comportamento problema Mancanza di abilità di gioco Sovrastimazione Gioco Spontaneo 26
  • 27. Il bambino con autismo manifesta evidenti limiti nell’ambito delle abilità sociali 27
  • 28. In sintesi l’acquisizione delle capacità ludiche è uno degli elementi maggiormente problematici per questi bambini, in grado inoltre di compromettere ulteriormente il loro sviluppo generale. 28
  • 29. Mediante il gioco sociale, il bambino inizia a conoscere le pratiche di negoziazione e ad avvicinarsi agli altri con fiducia. 29
  • 30. Tutto ciò conferma come il GIOCO sia un aspetto sostanziale per facilitare una crescita nelle abilità cognitive e sociali, oltre che in quelle specificatamente senso-motorie. 30
  • 31. Alcuni giochi considerati in un’ampia prospettiva temporale possono trasformarsi in giochi solitari e stereotipati… 31 • i titoli di coda • la corda
  • 32. Nelle persone con autismo il gioco non si sviluppa spontaneamente! il gioco nel bambino con autismo deve essere esplicitamente insegnato così come deve essere insegnato ad un adulto con autismo ad impegnare il suo tempo libero 32
  • 33. Tempo Libero DOMANDE CHE UNA PERSONA CON AUTISMO SI PONE: ➢ Che cosa posso fare? ➢ Dove? ➢ Quando? ➢ Per quanto tempo? ➢ Che cosa succede dopo? → Chiarificazione di tempo e spazio. 33
  • 34. Tempo Libero ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO: - Dove posso giocare? - Quale materiale posso utilizzare? - Come devo comportarmi? ORGANIZZAZIONE DEL TEMPO: - Quando ho tempo libero? - Quante attività posso fare? - Quando è finito il tempo libero? - Che cosa succede dopo? 34
  • 35. Tempi e spazi del gioco suggerimenti per organizzarsi operativamente In un ambiente educativo o riabilitativo per bambini, adolescenti o adulti con autismo bisognerebbe prevedere: Spazi Uno spazio di gioco o tempo libero indipendente (tappeto o tavolo) Uno spazio di puro relax Uno spazio di gioco sociale Uno spazio all’aperto (giardino con attrezzature per attività motorie) Tempi L’alternanza di attività di gioco “cognitive” e “motorie” L’alternanza di attività pre-organizzate e attività libere Momenti di privacy o di assenza dell’educatore Momenti di relax 35
  • 36. Organizzare Limiti e selezione Confini fisici Proteggere Canalizzare gioco stereotipato, ossessioni(computer) Selezione di materiale/giochi Sapere i bisogni del bambino Individualizzazione 36
  • 37. Tempo Libero TEMPO LIBERO ORGANIZZATO Attività sono presentate Per lo più ad una tavola Attività chiare con termine chiaro Certi comportamenti sono aspettati TEMPO LIBERO NON-ORGANIZZATO Non presentare attività, solo materiale Nessuna richiesta sul terreno di comportamenti (a meno che si presenta un comportamento aggressivo o distruttivo). 37
  • 38. Attività per il tempo libero Motivazione, piacere, divertimento Indipendente, autonomo Priorità genitori Priorità professionisti, operatori Funzionalità Integrazione/inclusione Caratteristiche dell’autismo Adattamento all’età Valutazione informale 38
  • 39. Ribaltare la LOGICA DELLA MOTIVAZIONE “Il bambino/l’adulto non sa fare alcune cose perché non è interessato/motivato a farle” E se fosse vero anche che: “Il bambino/l’adulto non è interessato/motivato a fare quelle cose che non sa fare” È possibile scegliere di fare qualcosa che non si sa fare? Come può il bambino con autismo impegnarsi in attività difficili o sconosciute? O senza nessun aggancio con i suoi più autentici interessi? 39
  • 40. il primo punto dell’intervento: La cura per la motivazione ✓E’ motivante Ciò che si capisce Ciò che si è in grado di fare Ciò che risponde al proprio stile emotivo e percettivo 40
  • 41. Uno spazio di relax Prevedere uno spazio “senza richieste”! 41
  • 42. Il gioco in giardino Uno spazio all’aperto dedicato al gioco può prevedere attrezzature per attività non strutturate (“castelletto”, scivolo, altalena…) percorsi motori strutturati attrezzature sportive 42 42
  • 43. Tempo Libero Analisi dell’attività Apprendimento passo a passo Visualizzazione 43 43
  • 44. Lavorare su abilità di gioco: stimolare Ambiente sicuro e chiaro Interazione ‘uno ad uno Connettere al ‘livello di gioco’ del bambino Allargare esperienze Imitare/modelling Prima ‘contenuto del gioco’ che porta (probabilmente) a ‘contenuto sociale’ 44
  • 45. Stimolare: strategie L’aspetto cognitivo: imparare a giocare Esperienziare Manipolare Strutturare Dare significato ai giochi Aspetti socio-emotive : imparare a giocare con… Gioco funzionale Gioco simbolico (attenzione condivisa,imitare,gioco parallelo, gioco dialogo) 45
  • 46. Giochi ed attività di tempo libero non sociali (indipendenti) mettere dentro mettere in ordine incastri puzzle chiodini costruzioni perline colorare, dipingere bricolage cucire, ricamare fare cruciverba guardare la TV ascoltare musica … (hobbies) 46
  • 47. Insegnare abilità di tempo libero non sociali (indipendenti) ✓Insegnare l’attività al tavolo di lavoro Partire da una abilità emergente prerequisita ad una attività di gioco Organizzare il materiale in maniera autoesplicativa Inserire l’attività fra i compiti di lavoro Fornire aiuto quando è necessario Diminuire gradualmente l’aiuto Complessare l’attività fino a trasformarla in un’attività di gioco Fornire solo supervisione ✓Quando l’attività viene effettuata autonomamente, “passarla” all’angolo del gioco indipendente 47
  • 50. Insegnargli a un gioco Con la parola Con l’immagine Con un pcs Con un gesto (pointing)
  • 51.
  • 52.
  • 53.
  • 54. Livelli sociali Attività da solo Prossimità Attività parallela Condividere materiale Ciascuno al proprio turno Regole Reciprocità e iniziativa 54
  • 55. 55
  • 57. 57
  • 58. 58
  • 59. Insegnare a condividere accettare la prossimità, il gioco/attività parallelo,  condivisione dell’oggetto di intrattenimento… gioco/attività di scambio, Accettare le routine di gioco diverse , accettare l’interferenza di un altro all’interno della propria routine
  • 60. Gioco in piccolo gruppo Un esempio di strutturazione del setting gioco Regole di comportamento Regole di gioco
  • 61. Come lavorare sulle regole di comportamento? • Regole in positivo! • Regole chiare! • Aspettative chiare! • Visualizzare e rendere disponibili le regole per favorire l’auto regolazione.
  • 62.  L’importanza dei pari: il bambino che sa leggere, legge per tutti le regole di comportamento e le regole di gioco  Le regole di gioco sono strutturate inserendo molti aiuti visivi (simboli) perché possano essere intuitivamente comprensibili anche per chi non sa leggere.
  • 63. È consigliabile che gli insegnanti, gli operatori, o i genitori, siano comunque presenti durante il gioco SOLLECITANDO Negoziando come procedere nel giocorispetto dei turni
  • 64. Attraverso una strutturata riduzione degli aiuti si promuove una crescente autonomia nel gioco, e uno sviluppo significativo nel bambino.
  • 65. Cosa insegnare  attività di gioco  sia attività indipendenti che sociali  regole ed abilità sociali  attività variate  attività adeguate all’età cronologica  dare la possibilità di coltivare i propri interessi  “sfruttare” interessi e punti di forza sia per la motivazione, sia per i contenuti e le strategie 65
  • 66. Sport e tempo libero
  • 67. Sport e tempo libero
  • 68. Come “utilizzare” gli interessi del bambino (“ristretti e ripetitivi”) ✓Gli interessi “percettivi” Creare giochi che permettano di ottenere effetti percettivi uguali o simili a quelli che il bambino ama Consentire l’accesso alla situazione percettivamente interessante al termine dell’apprendimento di un’attività di gioco ✓Le attività frequenti e gli oggetti graditi Proporre variazioni alle attività frequenti Utilizzare gli oggetti graditi (o simili) per le attività di apprendimento Consentire l’accesso alle attività frequenti al termine dell’apprendimento di un’attività di gioco ✓Gli argomenti interessanti Creare una o più situazioni in cui gli argomenti interessanti possano fare da tramite sociale Strutturare la situazione di accesso agli argomenti interessanti e consentirne l’accesso al termine di un’attività di gioco nuova o meno motivante 68
  • 69. Suggerimenti generici per una positiva alleanza di gioco con il bambino Posto che ogni bambino è diverso e che un bambino con autismo è ancora più diverso… (quindi non esistono suggerimenti che vanno bene per tutti…) per cominciare: ➢Ridurre al minimo il linguaggio verbale e ciò che può essere sentito come interferenza e invasività (anche richiamare l’attenzione, fare proposte, lodare…): meglio proporre in maniera indiretta, con il gioco parallelo o ponendo in evidenza senza offrire esplicitamente ➢Osservare costantemente e rispettare quelle che sembrano essere le preferenze del bambino: magari gli piacciono cose strane… anche a voi, però! ➢Evitare di mettere il bambino in difficoltà con attività troppo complesse per lui, eccessivamente simboliche, che contengono incongruenze o “scherzi” percettivi o sociali: meglio dire e fare qualcosa che ha senso qui ed ora; gli scherzi, per chi è diverso da voi, sembrano solo bugie! ➢Saper giocare da soli e sapersi divertire: non si è “condannati” a giocare, a volte può piacere di più “lavorare”, non è un dramma! La gioia e il reale interesse, uniti al rispetto, sono i maggiori predittori di successo nel gioco con il bambino con autismo: DIVERTITEVI! 69
  • 70. il tempo libero nell’adulto ✓Adeguatezza all’età delle attività e dei materiali, es: Collezionismo giardinaggio ✓Possibilità di auto-organizzazione del tempo libero indipendente, es: Sfogliare riviste fare cruciverba ✓Occasioni per il tempo libero sociale, es: Giocare a bocce giocare a dama ✓Previsione di un’attività sportiva non agonistica; es: corsa nuoto 70
  • 71. E a scuola? • Anche a scuola tutte le strategie appena illustrate possono essere utili! …insieme possiamo essere ancora più ambiziosi. Possiamo insegnare ai compagni come si può giocare con il loro amico “speciale”
  • 72. Commenti conclusivi • ‘Imparare una varietà di attività di gioco’ dovrebbe essere una priorità nel programma educativo di un bambino con autismo. • ‘Abilità di gioco’ implicano tante abilità prerequisiti: cognitivo, fine motorio, comunicazione, organizzazione, sociale,… • ‘Gioco sociale ’ come ‘competenza sociale ’! • C’è un limite a quello che può essere insegnato: il gioco non guarisce l’autismo! 72
  • 73. Riferimenti bibliografici ✓ Beyer J. & Gammeltoft L. (2001) Autismo e gioco, Phoenix: Roma ✓ Benelli B. & Mastella F. (2003) Autismo e gioco simbolico: una rassegna critica. Autismo e disturbi dello sviluppo, 1, 1, 111-128 ✓ Bogdashina Olga (2011) Le percezioni sensoriali nell’autismo e nella sindrome di Asperger, Uovonero: Crema ✓Di Biagio L. (2011) Una vita da regina… dei cani; Erickson: Trento. ✓ El-Ghoroury N. H. & Romanczyk R.G. (1999) Play interactions of family members towards children with autism. Journal fo Autism and Developmental Disorders, 29, 3, 249-258 ✓ Happé F. & Frith U. (2012) Autismo e talento, Erickson: Trento ✓ Micheli E ., Zacchini M. (2004); Autismo: verso l'autonomia; Vannini ed. 2004 ✓ Micheli E ., Zacchini M. (2006); Anch'io gioco; Vannini ed. 2006 ✓ Peeters T., De Clercq H. (2012) Autismo. Dalla conoscenza teorica alla pratica educativa. Uovonero: Crema ✓ Quill,K. A. (2007) Comunicazione e reciprocità sociale nell’autismo; Erickson, 2007. ✓ Rogers S., Dawson G. Trad: Vivanti G.(2010) Early Start Denver Model; L’intervento precoce per l’autismo; Linguaggio, apprendimento e reciprocità sociale, Omega Edizioni: Torino ✓ Rogers S., Dawson G., Vismara L.A. (2015) Un intervento precoce per il tuo bambino con autismo. Come utilizzare l'Early Start Denver Model in famiglia. Hogrefe. ✓ Sainsbury (2010), Un’aliena nel cortile, Uovonero: Crema ✓ Valtellina, E. (2010) Sindrome di Asperger, HFA e formazione superiore; Esperienze e indicazioni per la scuola secondaria di secondo grado e l‟Università. Erickson: Trento. 73
  • 74. Guide per insegnanti • Cottini L e Vivanti G., (a cura di) (2013), Autismo, come e cosa fare con bambini e ragazzi a scuola, Giunti O.S, Firenze. • http://www.giuntiscuola.it/catalogo/psicopedagogia/guidepsicopedagogiche/a utismo-come-e-cosa-fare-con-bambini-e-ragazzi-a-scuola/ • Autismo a scuola. Le guide Erickson http://www.erickson.it/Libri/Pagine/Scheda-Libro.aspx?ItemId=40450