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PROGRAMMA DI FORMAZIONE PER IL 
MIGLIORAMENTO DELL’INCLUSIONE SCOLASTICA DI 
BAMBINI E ADOLESCENTI CON DISTURBI DELLO 
SPETTRO AUTISTICO 
2 - Interventi a sostegno del 
linguaggio e della comunicazione 
Susanna Villa 
IRCCS E Medea – Associazione La Nostra Famiglia, Conegliano
Educazione o “terapia”? 
• L’identità dell’educatore di fronte al bambino che presenta 
bisogni speciali 
• La frustrazione di non conoscere tutte le tecniche 
• La “responsabilità educativa” 
• La necessità di “crederci sempre” e la necessità di 
accettare che i risultati possono essere inferiori rispetto 
alle proprie attese
Comunicazione e interazione 
• La comunicazione avviene quando una persona manda 
un messaggio ad un’altra persona. 
• Si può mandare un messaggio in molti modi 
• Si può mandare un messaggio per diverse ragioni 
• Si parla di interazione quando voi e il bambino fate 
qualcosa insieme e uno risponde all’altro. Questa è la 
base della comunicazione a due vie. Ogni volta che voi e 
il bambino interagite create una relazione che fa partire la 
comunicazione.
Osservate come il bambino comunica 
Il vostro bambino può comunicare in alcuni dei seguenti modi: 
• gridare o urlare 
• avvicinarsi alle cose o alle persone che lo interessano oppure allontanarsi 
• fare dei gesti o delle espressioni facciali 
• protendere una mano aperta verso qualcosa che vuole 
• prendere la vostra mano per farsi fare delle cose da voi 
• guardare intensamente ciò che vuole 
• indicare le cose senza guardarvi 
• guardare o indicare ciò che vuole e poi guardare verso di voi. Lo spostamento dello 
sguardo tra voi e l’oggetto è chiamata Attenzione Congiunta. 
• comunicare con delle immagini 
• emettere dei suoni 
• pronunciare parole (eventualmente ecolaliche) 
• pronunciare frasi (eventualmente ecolaliche) 
• organizzare le frasi in una narrazione
Cercate di comprendere per quale scopo il vostro bambino 
comunica ( àmanda dei messaggi) 
Il vostro bambino può comunicare in modo pre-intenzionale per: 
• Auto-regolarsi mentre sta facendo qualcosa 
• esercitare un’abilità 
• orientare se stesso 
• reagire ad una situazione piacevole o imprevista 
• raggiungere delle cose che vuole 
• protestare o rifiutare. Le prime proteste del bambino sono solitamente 
delle risposte automatiche a delle cose che non gli piacciono. Quando piange , 
gira la testa, o spinge via la vostra mano, ha lo scopo di evitarvi piuttosto che 
cercare di dirvi ciò che prova.
Il bambino può comunicare in modo intenzionale per diverse ragioni 
Protestare o rifiutare 
Le proteste o i rifiuti non-intenzionali, diventano intenzionali quando il 
bambino vi manda un messaggio in modo diretto. Per esempio, vi guarda 
prima di spingere via la vostra mano. Oppure invece di gridare e voltarsi 
dall’altra parte quando gli offrite qualcosa che non vuole, scuote la testa ad 
indicare il “No”
Richiedere 
Il vostro bambino può fare una richiesta intenzionale per farvi capire che vuole: 
• cibi o bevande 
• un gioco, un oggetto, un’attività 
• il vostro aiuto 
• il permesso di fare qualcosa 
Quando il bambino inizia a comunicare per ragioni diverse dal soddisfare i suoi 
bisogni primari, significa che sta facendo dei progressi lungo la via per 
diventare un comunicatore efficace. 
Per esempio: 
• Continuare un gioco 
• Ottenere informazioni 
• Fare capire agli altri bambini che vuole giocare con loro
Più il bambino è “sociale”, più è in grado di comunicare per scopi diversi 
Può comunicare 
• per rispondere agli altri seguendo le loro indicazioni, compiere 
una scelta o rispondere ad una domanda. 
• per salutare. 
• per richiedere la vostra attenzione 
• per farvi vedere e commentare qualcosa. 
• per farvi delle domande 
• per parlarvi del passato e del futuro 
• per esprimere i suoi sentimenti e dirvi se è felice, triste o arrabbiato 
• per fingere qualcosa nei giochi di immaginazione.
Il continuum della comunicazione itenzionale 
E’ utile considerare le abilità di comunicazione intenzionale 
come un continuum. 
All’estremo iniziale del continuum ci sono dei bambini che 
comunicano solo per ottenere qualcosa legato ai propri 
bisogni. Dall’altra parte ci sono i bambini che comunicano per 
diverse ragioni come fare delle domande, dei commenti su 
qualcosa o semplicemente per scopi sociali.
Come osservare la comunicazione 
Il livello comunicativo del bambino può essere individuato sulla base di quattro 
fattori: 
• come interagisce 
• come comunica 
• perché comunica 
• cosa comprende 
E’ importante individuare lo stadio comunicativo del bambino in modo da avere 
una idea chiara di ciò che sa e non sa fare, ma anche per riuscire a capire ciò 
che ci si può aspettare da lui. 
La conoscenza degli stadi comunicativi potrà aiutare a definire degli obiettivi e 
anche a capire il tipo di supporto di cui il bambino ha bisogno
Insegnare la comunicazione 
Nonostante la comunicazione non faccia parte del curriculum standard di 
insegnamento, i deficit nucleari presenti nei disturbi dello spettro autistico 
impongono di prendere in esame l’insegnamento della comunicazione attraverso 
più direzioni: 
• Migliorare l’interazione 
• Comunicare usando modi nuovi 
• Comunicare per nuove ragioni 
• Capire la connessione tra quello che state dicendo e ciò che succede nel 
mondo 
Non è possibile lavorare sui mezzi e sulle funzioni nello stesso tempo: in un certo 
momento ci si potrà concentrare su come il bambino comunica, in un altro 
momento invece lo si potrà aiutare a comunicare per ragioni che siano diverse dal 
richiedere delle cose. 
Si potrà invece inserire il lavoro sull’interazione e sulla comprensione all’interno 
di qualsiasi cosa venga fatta con il bambino. Ogni giorno dovete aiutare il tuo 
bambino a capire la relazione tra ciò che dite e ciò che accade nel mondo e ogni 
giorno dovete cercare di raggiungere un’interazione a due-vie
Quando il bambino è agli inizi della comunicazione 
Rebecca ha 2 anni e mezzo, è una bambina molto indipendente. Tende a fare le cose da sola però non gioca molto con i giocattoli. 
La sua attività preferita è correre al parco. Quando vede la mamma che sta per uscire Rebecca salta su e giù tutta emozionata. 
Spesso la bambina prova anche ad aprirsi la porta da sola, e si mette a piangere o si picchia se non riesce subito La mamma è 
preoccupata perché Rebecca non le chiede mai aiuto.
Obiettivi per un bambino agli inizi della comunicazione: 
Coinvolgete il bambino in una interazione gioiosa nei giochi fisici e di scambio 
Dovete aiutarlo a scoprire che può divertirsi e può avere un effetto su di voi se cerca di mettersi in interazione. 
Aiutate il bambino a scoprire il divertimento insieme a voi facendo insieme le cose che gli piacciono. 
Predisponete delle situazioni perché il bambino inizi a comunicare in modo intenzionale, partendo dalle 
richieste. 
Facilitate le richieste 
Insegnate al bambino a prendere il turno usando i movimenti del corpo, il contatto visivo, il sorriso, i 
suoni nei giochi fisici e sensoriali preferiti. 
La parola “turno”, descrive il modo in cui il bambino, attraverso, gesti, facendo suoni dicendo una parola e 
guardandovi, vi fa capire che sta partecipando all’interazione. 
Il vostro bambino può apprendere i primi turni comunicativi all’interno di situazioni motivanti. Il suo sguardo e i 
sui sorrisi vi dicono che si sta divertendo e che vuole continuare. 
Aumentate la comprensione del bambino per le attività in modo tale che inizi a rispondere a ciò gli dite 
Anche se il vostro bambino non capisce ancora le parole, facendo delle cose con lui e inserendole in una 
routine semplificata e comprensibile, potrà iniziare a prevedere ciò che succederà. E in questo modo le vostre 
parole cominceranno ad avere un significato “concret0”
Il bambino che comincia a richiedere 
Kevin è un bambino di 3 anni ed è allo stadio delle richieste, comunica principalmente gridando e tirando gli altri per ottenere le 
cose che vuole. Durante il bagnetto, Kevin tira la mano del papà per dirgli che vuole che gli venga fatto il solletico. Quando invece 
vuole uscire di casa tira la mamma davanti alla porta. Kevin adotta questa tecnica di “tirare” le persone anche quando vuole che 
uno dei due genitori gli dia un biscotto dalla mensola della cucina. 
I genitori sono frustrati perché è difficile attirare e mantenere l’attenzione del bambino.
Obiettivi per il bambino che comincia a fare delle richieste 
Aiutate il vostro bambino a produrre un’ azione o un suono per dirvi di continuare un gioco fisico come 
il gioco del solletico o del rincorrersi. 
Esempi di giochi utili: giochi con le persone, go-go game 
A volte il bambino può chiedere di continuare in modo chiaro, magari con un suono, un gesto o un’azione, ma a 
volte non è così. Aiutatelo a prendere più turni e a continuare il gioco più a lungo. 
Aiutate il bambino a sostituire il portare e il prendere la vostra mano con il fare dei gesti, usare figure, 
suoni o tentativi di parole. 
Aggiungete delle cose nuove per cui il bambino può fare una richiesta 
Se il vostro bambino vi chiede solo una o due cose, dovete cercare altre cose che vuole in modo che ve le 
possa chiedere. 
Aiutate il bambino a capire diverse parole familiari. 
Mentre il bambino sta facendo qualcosa, descrivete le sue azioni per aiutarlo a capire il significato delle parole. 
Se vi state concentrando sulla comprensione, non spingete troppo sull’espressione 
Incoraggiate il bambino a giocare con più persone 
Il vostro bambino può fare dei giochi di coppia con voi e allo stesso modo può farli anche con altre persone, 
quindi provate ad incoraggiarlo in questo passaggio in modo che possa generalizzare i suoi apprendimenti.
Il bambino che inizia la comunicazione sociale 
Jake ama giochi fisico e sensoriali come il rincorrersi o fare il solletico, spesso lo fa con i genitori o con il fratello. La 
mamma di lo tiene per le spalle e dice: “Pronti.. Partenza..” e poi aspetta che sia il bambino a dire: “Via..” per farle capire 
che la corsa può cominciare. La mamma si stanca di fare questo gioco molto prima di Jake. Qualche volta Jake inizia a 
giocare anche con altre persone diverse dalla mamma dicendo sempre “Via”. Jake inoltre ha imparato a dire alcune parol:, a 
volte per dire alla mamma che gli apra il vasetto delle caramelle usa un gesto che ha imparato all’asilo, altre volte invece 
usa proprio la parola “Apri”.
Obiettivi per il bambino che inizia la comunicazione sociale 
Incoraggiate il bambino ad iniziare dei giochi fisici piuttosto di aspettare qualcuno faccia qualcosa. 
Dopo che Jake ha giocato a “Pronti…Partenza…Via” per un bel po’ di volte, il passo successivo è di iniziare il gioco con il fratello Jesse. 
La mamma lo aiuta a prenderlo mentre Jesse inizia a correre. Bisogna aspettare fino a quando Jake non avrà detto “Pronti…Partenza… 
Via” e poi iniziare a correre. 
Aiutate il bambino a usare sempre più i gesti, le figure o le parole per fare delle richieste all’interno di 
situazioni nuove. 
Jake fa un gesto e dice “Apri” per chiedere di parire la scatola delle caramelle 
Così il papà di Jake incoraggia il bambino ad usare lo stesso gesto e la stessa parola per chiedergli di aprire la portiera della macchina. 
Aiutate il bambino a migliorare il modo di comunicare: 
• trasformando i suoi echi in parole spontanee 
• trasformando i suoi gesti in gesti condivisi, parole o in figure che servono per comunicare 
• trasformando le immagini in comunicazioni verbali 
• trasformando delle singole parole in frasi brevi. 
Aiutate il bambino a comunicare per una varietà di ragioni e non solo per ottenere ciò che vuole. 
Incoraggiatelo a: 
• fare delle domande 
• salutare le persone 
• attirare la vostra attenzione su qualcosa o qualcuno 
• commentare a proposito di qualcosa di inusuale o su una cosa preferita 
Aiutate il bambino a capire parole e frasi familiari e a seguire delle semplici indicazioni 
.
Il bambino “partner verbale” 
Jerry è un Partner sia a livello di comunicazione che di gioco. Gli piace interagire con le altre persone e riesce ad avere delle brevi 
conversazioni a proposito dei suoi interessi. Spesso le conversazioni si interrompono perché il bambino non riesce a comprendere 
pienamente cosa dicono le altre persone o perché non ricorda le parole che deve utilizzare per esprimersi. Quando ciò accade, 
spesso il bambino tenderà ad utilizzare l’ecolalia. 
Dalla didascalia: una conversazione a due tra il partner e un’altra persona, può interrompersi quando la comunicazione comincia a 
complicarsi (pag.36).
Obiettivi per il bambino allo stadio del Partner 
Aiutate il bambino a milgiorare il suo modo di comunicare 
A questo stadio incoraggiate il vostro bambino a: 
• rimpiazzare l’ecolalia con delle parole spontanee 
• usare dei termini corretti e delle affermazioni nella conversazione 
• usare delle figure o un sistema di comunicazione al computer se non è capace di produrre delle parole 
Aiutate il bambino a comunicare per una più ampia varietà di ragioni 
Incoraggiatelo a : 
• Porre delle domande che cominciano con: Come, Chi, Dove; sia aperte che chiuse come: “Perché sei triste?” o “Cosa stai 
calpestando?” 
• parlare del passato del futuro e dei sentimenti 
• far finta 
Aiutate il bambino a sostenere una conversazione 
Un bambino allo stadio di comunicazione del partner può imparare: 
• come iniziare e terminare la conversazione 
• come rimanere su un argomento 
• che le altre persone e gli altri bambini non sempre capiscono il significato di ciò che dice e che può cambiare le sue affermazioni. 
• che deve chiedere delle spiegazioni quando non capisce qualcosa. 
Aiutate il bambino a migliorare la comprensione 
Allo stadio del partner il bambino può essere aiutato a capire anche delle cose che si riferiscono a dei concetti astratti e che non si possono 
vedere come: 
ü il passato e il futuro 
ü i sentimenti (la felicità e la tristezza) 
ü comparazioni e termini di relazione 
ü il punto di vista degli altri 
ü come comportarsi e come risolvere i problemi 
Aiutate il bambino a giocare e a comunicare con successo anche con gli altri bambini
SUGGERIMENTI PER FACILITARE 
LA COMPRENSIONE
Esempi di quotidianità 
Gianna torna da scuola e si ferma nell’ingresso della sua casa. La mamma la prende per 
mano e la conduce fino al guardaroba dicendo: togliti il cappotto e metti il cestino della 
merenda in cucina. Gianna esegue. Risponde alle parole o segue la routine che scatta 
quando riceve un segnale? 
Paolo comincia a sparecchiare il tavolo dopo pranzo. Quando prende in mano il bicchiere 
dirigendosi verso il carrello, il suo insegnante richiama la sua attenzione chiamandolo 
per nome e gli dice di metterlo nel lavello, puntando il dito verso il lavello. A quale 
segnale risponde Paolo? Ha ricevuto più informazioni dalle parole del suo insegnante 
oppure ne ha ricevute di più dall’oggetto che aveva in mano e dal gesto (indicare) che 
ha visto? 
L’insegnante porge a Marina una carta di caramella e le dice di metterla sulla scrivania. 
Marina butta la carta di caramella nel cestino. Quali indicazioni ha seguito? Non ha 
voluto fare ciò che le diceva verbalmente l’insegnante o ha risposto con un 
comportamento di routine associato all’oggetto?
Un normale messaggio di comunicazione è: 
(Linda A. Hodgdon) 
• Per il 55% visivo: - gesti, 
- espressione facciale, 
- postura e movimento del corpo, 
- oggetti che ci circondano. 
• Per il 37% vocale: - intonazione della voce, 
- il ritmo, 
- il volume. 
• Per il 7% verbale: - le parole che vengono 
pronunciate
A volte la mancanza di collaborazione o autonomia da 
parte dei bambini può risultare da una loro 
incomprensione, anche parziale, degli eventi o delle 
aspettative che esistono nei loro confronti. 
Possono interpretare frammenti più o meno ampi di una 
comunicazione verbale ma spesso possono avere delle 
difficoltà anche ad interpretare le informazioni di sostegno 
(informazione vocale o visiva)
Alcuni adattamenti importanti del proprio stile 
comunicativo 
• Semplifichiamo quello che vogliamo dire 
• Poniamo l’accento su quello che vogliamo dire 
• Cerchiamo di usare una velocità adeguata 
• Mostriamo i significati
Per i bambini non verbali 
• Dire bene il nome dell’oggetto e non sostituirlo con 
questo/quello, -lo…. 
• Chiamare il bambino per nome per attirare la sua 
attenzione prima di parlare e, nella fase in cui non 
conosce i pronomi, usare la 3° persona. 
• Dare la giusta enfasi alle “parole chiave”, usare parole e 
suoni divertenti (per accompagnare le azioni) o 
onomatopeici. 
• Mostrare con oggetti reali. Se si utilizzano le immagini, 
queste devono essere riferite a qualcosa di concreto. 
• Mostrare con gesti e espressioni enfatizzate 
• Le immagini vanno utilizzate in modo informativo e 
direttamente collegate alla situazione
… ed inoltre 
• Quando vogliamo essere informativi dobbiamo usare solo 
le parole che servono (diverso è quando si usa il 
linguaggio per esprimere affettività) 
• Usiamo i gesti che servono, con il giusto ritmo e la giusta 
enfasi. 
Video: 
4. Semplificazione del linguaggio, uso di parole e suoni divertenti; 
5: gesto per “niente”, foto per mostrare l’ambiente successivo, gesto di tirar 
via il tavolo per rinforzare il messaggio 
15. “in piedi” alzandosi in piedi 
23. Chiamare per nome. Poche parole. Suoni divertenti
Per i bambini verbali 
• Usare frasi semplici del tipo S-V-O 
• Cominciare ad usare il pronome abbinato al nome 
• Cominciare ad usare il linguaggio per descrivere quello 
che sta succedendo 
Es video 2. spiegazione del gioco 
video 24 “dove sei…..?” 
video 22. Fare da modello per l’uso dei pronomi
Gli aiuti visivi
Perché un messaggio visivo è più facile da 
comprendere di un messaggio uditivo? 
• Perché permane nel tempo 
• Permette una codifica immediata in immagine mentale 
• Ha una codifica universale
Perché alcune persone con disturbi della comunicazione si 
destreggiano meglio visivamente? 
• Perché si può saltare il passaggio parola – immagine 
mentale 
• C’è più tempo a disposizione per la decodifica 
• Ci sono meno rischi di fraintendimento, e comunque 
può comprendere concetti che non sono stati ancora 
appresi sotto forma di parola 
• Perché è più facile prestare attenzione 
all’informazione visiva anche in presenza di rumori di 
fondo
Gli aiuti visivi possono aiutare i bambini a 
comprendere meglio: 
• Le scelte e le opportunità che hanno a disposizione 
• Che cosa sta per succedere 
• Come collocare le cose all’interno di un prima e dopo 
• Comprendere sentimenti e stati d’animo 
• Comprendere come fare le cose in modo autonomo
Ma gli aiuti visivi servono anche per facilitare 
l’espressione del bambino 
• Lo aiutano ad esprimere delle scelte 
• Lo aiutano a trovare dei nuovi modi per dire delle 
cose 
• Lo aiutano a ricordare cosa deve dire o fare
Come usare gli aiuti visivi per un bambino ai primi 
gradini della “scala di comunicazione” 
• Mostrare oggetti reali per far capire cosa si sta facendo, o cosa si farà 
appena un’attimo dopo 
• Far scegliere fra due oggetti (es: giochi, merende) 
• Far capire l’uso comunicativo degli oggetti 
• Introdurre qualche immagine molto chiara con 1 solo oggetto/persona/ 
situazione rappresentato, appena un attimo prima della situazione reale. 
• Cominciare ad usare delle tabelle molto semplici (oggetti o immagini chiare) 
che spiegano al bambino il senso di prima-dopo 
• Usare immagini singole per far capire al bambino dove si sta andando 
• Cominciare ad usare oggetti/immagini per ricordare al bambino cosa deve 
dire/esprimere 
• Fare da modello: guardare e indicare l’aiuto visivo ed esprimere il concetto 
• LE IMMAGINI SI APPRENDONO PIU’ VELOCEMENTE ALL’INTERNO 
DELLA ROUTINE
Esempi di uso delle immagini per bambini che hanno 
già fatto qualche passo sulla scala della 
comunicazione 
• Usare tabelle delle scelte nelle quali l’elemento mancante 
è contrassegnato con il simbolo di NO 
• Piccole storie personali in cui un avvenimento è 
raccontato attraverso immagini 
• Uso delle immagini per ricordarsi le parole da dire, e per 
evitare l’apprendimento a memoria di intere unità 
frastiche senza comprensione del significato delle singole 
parole 
Video 3: il libro delle canzoncine
Esempi di uso delle immagini per bambini/ragazzi che sono già 
avanti nella comunicazione 
• Immagini per le storie sociali e per la rappresentazione di 
stati mentali
Consigli per l’uso di aiuti visivi 
• Posizionate la facilitazione 
visiva vicino a dove potrà 
essere utilizzata
Consigli per l’uso di aiuti visivi 
• Guardate e indicate quello che state dicendo (sia con 
oggetti concreti che con immagini)
Consigli per l’uso di aiuti visivi 
• Cercate lo sguardo del bambino dopo che ha compreso 
ciò che gli volete comunicare
Consigli per l’uso di aiuti visivi 
(a scuola, o negli ambienti dove ci sono più persone che 
interagiscono con il bambino) aggiungere la parola scritta 
all’immagine
Metodi d’intervento riabilitativo sul linguaggio e 
comunicazione: overview 
Rogers (2006) e Goldstein (2002) hanno discusso gli 
interventi per il linguaggio e comunicazione definendo tre 
livelli: 
• Metodi didattici 
• Metodi naturalistici 
• Metodi evolutivo-pragmatici
Metodi didattici 
• I metodi didattici sono basati sulla teoria comportamentale 
e traggono vantaggio da tecniche come la 
sovraesposizione, il condizionamento operante, lo 
shaping, il promting e il chaining. Il rinforzo è usato per 
aumentare la frequenza del comportamento target atteso. 
Le sessioni di insegnamento implicano un alto livello di 
controllo da parte dell’adulto e sono quindi chiamate 
teacher oriented (TD)
Metodi naturalistici 
• Questi approcci cercano di incorporare i principi 
comportamentali all’interno di ambienti maggiormente 
naturali utilizzando interazioni sociali appropriate (ad hoc) 
invece di sequenze prefissate stimolo-risposta. Il rinforzo 
è intrinseco all’attività. L’intervento si focalizza sul fatto 
che il soggetto inizi la comunicazione piuttosto che fargli 
assumere solo il ruolo di responder
Metodi basati sullo sviluppo e sulla 
pragmatica 
• Questi approcci enfatizzano la comunicazione funzionale 
piuttosto che il linguaggio. Essi incoraggiano i molteplici 
aspetti della comunicazione (non solo verbale). L’adulto 
crea un ambiente e delle attività che forniscono stimoli e 
opportunità per la comunicazione, e risponde ad ogni 
tentativo del bambino permettendogli di accedere al suo 
obiettivo.
Tratto da Rhea Paul & Dean Sutherland (2005) “Enhancing Early Language in Children with Autism 
Spectrum Disorders “ 
Didactic Naturalistic Developmental-Pragmatic 
Discrete Trial Milieu Teaching Child-Centered Approaches 
RMI PECS RDI 
Verbal Behavior MSA Hanen 
PROMPT NET DIR 
Teach Me Language 
ABA
Livello preverbale 
• Durante questo stadio di sviluppo il bambino può mostrare 
una limitata consapevolezza degli altri come fonte di 
comfort così come oggetto di comunicazione. Alcuni 
possono mostrare alcune abilità nel direzionare messaggi 
vocali o gestuali ad altri, ma primariamente per la 
funzione richiestiva. Spesso questa funzione è espressa 
in modo non convenzionale.
Deficit nucleari per la comunicazione al livello preverbale 
(Prizant & Wetherby, 2005; Marans et al 2005) 
• Difficoltà a prestare attenzione al linguaggio (es. risposta al 
nome), è uno dei predittori 
• Sviluppo dell’attenzione congiunta (coordinare attenzione fra 
persone e oggetti, attirare l’attenzione degli altri su oggetti o 
eventi per condividere l’esperienza, seguire lo sguardo e 
l’indicazione degli altri, shiftare sguardo fra oggetto e persona con 
l’obiettivo di orientare l’attenzione della persona, e convogliare 
emozioni agli altri attraverso lo sguardo) 
• Ridotta frequenza degli atti comunicativi (anche quando sono 
presenti delle funzioni comunicative, esse sono espresse in 
frequenza minore rispetto agli altri bambini). Scarsi tentativi di 
compensazione.  minori occasioni di apprendere 
• Deficit in altre forme di comportamento simbolico
Approcci didattici (TD) 
• Una grande mole di ricerche ha dimostrato che gli approcci 
didattici sono un importante strumento per sviluppare 
un’iniziale attenzione verso il linguaggio, un’iniziale 
comprensione e un’iniziale espressione dello stesso 
• Vi è evidenza anche rispetto all’avvio dell’imitazione vocale e 
gestuale 
• La criticità è rispetto al ruolo passivo del bambino che risponde 
a dei prompt ma non inizia la comunicazione o non generalizza 
le acquisizioni in contesti diversi da quello di apprendimento.
Esempio di Discrete Trial 
• Presentazione dell’istruzione o stimolo per i quali è attesa 
la risposta (es: l’esaminatore mostra un’immagine di una palla che il 
bambino deve indicare in risposta al suo nome “palla”) 
• Prompt per facilitare l’emissione della risposta (es: 
l’esaminatore fa da modello, oppure guida fisica..) 
• Risposta 
• Rinforzo 
Questi tentativi continuano fino a quando il bambino risponde con un 
prompting minimo, poi si passa allo step successivo, per esempio indicare 
l’immagine nominata quando due cartoncini sono presentati
Metodi naturalistici 
• La differenza più importante rispetto ai metodi didattici è 
che l”istruzione” segue e non precede l’iniziativa 
comunicativa del bambino. Questo permette al bambino di 
avere accesso all’oggetto per il quale lui ha avviato una 
qualche forma di scambio comunicativo. 
• La generalizzazione è maggiormente facilitata 
• È moderatamente controllato dall’adulto, sia per quanto 
riguarda i prompts che i rinforzatori.
Es: Milieu Teaching 
• Il training è portato avanti nell’ambiente di tutti i giorni piuttosto che in 
una stanza di terapia 
• Le attività si svolgono durante l’arco della giornata 
• Enfasi su materiali e attività motivanti 
• Gli adulti incoraggiano la comunicazione fornendo opportunità (es: 
allontanando l’oggetto desiderato) e rimanendo in atteggiamento di 
“expectant waiting” 
• Il bambino inizia la situazione di apprendimento indicando o 
mostrando interesse in un oggetto o attività 
• L’adulto fornisce aiuto e suggerimenti per espandere l’iniziativa del 
bambino 
• Le espansioni del bambino sono premiate con l’accesso all’oggetto 
o all’attività desiderata.
Metodi Evolutivo-Pragmatici 
• Sono approcci basati sul bambino e focalizzati sul suo sviluppo in 
generale non solo sulla comunicazione. Vi è più enfasi sulla 
comunicazione che sul linguaggio. 
• Richiedono un livello elevato di sensibilità e creatività da parte del 
terapista che deve decidere cosa fare nel momento in cui si presenta 
l’occasione 
• La ricerca mostra evidenza per quanto riguarda l’incremento 
dell’imitazione, dello sguardo, dell’attivazione dei turni e attenzione 
congiunta ma al momento vi sono poche evidenze sulla capacità di 
elicitare le prime parole in bambini preverbali al momento del 
trattamento
Conclusioni per il livello preverbale 
• I metodi didattici e naturalistici sono più efficaci per 
l’avvio alle parole, mentre gli approcci evolutivo-pragmatici 
sono più efficaci a livello di comunicazione e 
interazione sociale 
• L’utilizzo di metodi di CAA non limita la possibile 
evoluzione del linguaggio verbale 
• Non abbiamo ancora studi sufficienti che ci permettono di 
stabilire quali caratteristiche del bambino orientano verso 
la scelta di un metodo piuttosto che un altro à si deve 
partire dagli obiettivi e bisogna saper integrare le tecniche in modo 
coerente
Livello del primo linguaggio 
(Early language) 
• Ecolalia, usata per un’ampia gamma di funzioni 
• Difficoltà nell’uso dei pronomi 
• Espressione generalmente migliore della comprensione 
• (le tappe di acquisizione degli aspetti formali del 
linguaggio si realizzano più o meno nella stessa sequenza 
di altri) ma l’uso delle parole è diverso in molti modi: 1) 
costruzione di significati rigidi 2) difficoltà nei termini di 
relazione 3)utilizzo di frasi campione ecc. 
• Prosodia 
• Pragmatica
Aree della pragmatica maggiormente 
danneggiate nei bambini con Autismo verbali 
• Uso dello sguardo 
• Produzione di dettagli irrilevanti o inappropriati 
• Contributi alla conversazione non sincronizzati sulla 
conversazione del momento 
• Perseverazione su particolari argomenti 
• Produzione di informazioni di contesto insufficienti 
• Produzione di risposte vaghe o non sufficientemente 
informative 
• Difficoltà ad assumere un ruolo assertivo nella 
conversazione
Metodi di intervento a livello del primo 
linguaggio 
Questi bambini hanno iniziato ad usare le parole e le 
combinazioni di parole, ma mostrano alcune 
caratteristiche tipiche dell’autismo come ecolalia, 
confusione dei pronomi, prosodia anomala, scarsa 
comprensione del linguaggio rispetto all’espressione. Le 
difficoltà maggiori sono nell’usare il linguaggio per 
interagire con gli altri. I programmi di intervento quindi non 
andranno solo a migliorare la maturità del loro linguaggio 
ma anche a migliorare l’efficacia della comunicazione.
Approcci didattici 
• Sono programmi strutturati secondo curricula precisi di 
apprendimento 
• Hanno il vantaggio di essere validati 
• Hanno lo svantaggio di porre il bambino in un ruolo 
passivo e non favoriscono la generalizzazione.
Es: Verbal Behavior (1995) 
Gli obiettivi sono strutturati in categorie che 
comprendono: 
• Comportamenti Eco: imitazione del comportamento 
verbale 
• Mands: comportamenti verbali che producono un 
immediato beneficio per il parlante (es: richieste) 
• Tacts: etichette verbali 
• Ricezione: seguire istruzioni date attraverso il linguaggio 
verbale 
• Intraverbal: risposte verbali non-ecoiche e conversazione
Esempi di obiettivi: Eco 
• Imitare suoni 
• Imitare parole 
• Imitare frasi 
• Imitare con prosodia 
• Imitare con volume appropriato 
• Imitare con velocità appropriata 
• Imitare nuove parole e frasi
Approcci naturalistici 
• Diverse tecniche si rivolgono ai deficit specifici presenti 
nell’autismo e sono spesso rivolte all’ecolalia e alla sua 
trasformazione in linguaggio funzionale. Le tecniche 
devono avere luogo nell’ambiente quotidiano del 
bambino 
• Es: Manning e Katz (1991) ecolalia per lo shaping del 
linguaggio, attraverso espansioni dell’ecolalia mitigata. 
• Es: Donnellan et al (1976) uso della domanda sussurrata 
seguita dalla frase a voce alta che il bambino deve 
imitare.
Incrementare la comunicazione sociale 
• Durante il periodo prescolare, i bambini sviluppano una 
serie di abilità di interazione sociale che sono mediate in 
modo importante dal loro livello di sviluppo del linguaggio. 
• I bambini con ASD possono avere difficoltà nell’uso del 
linguaggio così come, anche in assenza di ritardi 
nell’acquisizione delle forme di linguaggio, possono 
comunque avere difficoltà nel suo utilizzo all’interno di 
situazioni di gioco soprattutto sociale e di finzione. 
• Vi è accordo che questi bambini hanno bisogno di 
opportunità di partecipazione guidata nel gioco sociale
Interventi mediati dall’adulto per il 
miglioramento della pragmatica 
• Sostenere l’interazione agendo come un interprete per il bambino e 
fornire le opportune facilitazioni per l’interazione stessa 
• Guidare la comunicazione sociale incominciando dall’invito al gioco 
• Invogliare i compagni riluttanti 
• Aiutare il bambino a rispondere ai segnali dei compagni 
• Mantenere ed espandere l’interazione attraverso il linguaggio 
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Autismo Dr.ssa Villa 10 dicembre 2013

  • 1. PROGRAMMA DI FORMAZIONE PER IL MIGLIORAMENTO DELL’INCLUSIONE SCOLASTICA DI BAMBINI E ADOLESCENTI CON DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO 2 - Interventi a sostegno del linguaggio e della comunicazione Susanna Villa IRCCS E Medea – Associazione La Nostra Famiglia, Conegliano
  • 2. Educazione o “terapia”? • L’identità dell’educatore di fronte al bambino che presenta bisogni speciali • La frustrazione di non conoscere tutte le tecniche • La “responsabilità educativa” • La necessità di “crederci sempre” e la necessità di accettare che i risultati possono essere inferiori rispetto alle proprie attese
  • 3. Comunicazione e interazione • La comunicazione avviene quando una persona manda un messaggio ad un’altra persona. • Si può mandare un messaggio in molti modi • Si può mandare un messaggio per diverse ragioni • Si parla di interazione quando voi e il bambino fate qualcosa insieme e uno risponde all’altro. Questa è la base della comunicazione a due vie. Ogni volta che voi e il bambino interagite create una relazione che fa partire la comunicazione.
  • 4. Osservate come il bambino comunica Il vostro bambino può comunicare in alcuni dei seguenti modi: • gridare o urlare • avvicinarsi alle cose o alle persone che lo interessano oppure allontanarsi • fare dei gesti o delle espressioni facciali • protendere una mano aperta verso qualcosa che vuole • prendere la vostra mano per farsi fare delle cose da voi • guardare intensamente ciò che vuole • indicare le cose senza guardarvi • guardare o indicare ciò che vuole e poi guardare verso di voi. Lo spostamento dello sguardo tra voi e l’oggetto è chiamata Attenzione Congiunta. • comunicare con delle immagini • emettere dei suoni • pronunciare parole (eventualmente ecolaliche) • pronunciare frasi (eventualmente ecolaliche) • organizzare le frasi in una narrazione
  • 5. Cercate di comprendere per quale scopo il vostro bambino comunica ( àmanda dei messaggi) Il vostro bambino può comunicare in modo pre-intenzionale per: • Auto-regolarsi mentre sta facendo qualcosa • esercitare un’abilità • orientare se stesso • reagire ad una situazione piacevole o imprevista • raggiungere delle cose che vuole • protestare o rifiutare. Le prime proteste del bambino sono solitamente delle risposte automatiche a delle cose che non gli piacciono. Quando piange , gira la testa, o spinge via la vostra mano, ha lo scopo di evitarvi piuttosto che cercare di dirvi ciò che prova.
  • 6. Il bambino può comunicare in modo intenzionale per diverse ragioni Protestare o rifiutare Le proteste o i rifiuti non-intenzionali, diventano intenzionali quando il bambino vi manda un messaggio in modo diretto. Per esempio, vi guarda prima di spingere via la vostra mano. Oppure invece di gridare e voltarsi dall’altra parte quando gli offrite qualcosa che non vuole, scuote la testa ad indicare il “No”
  • 7. Richiedere Il vostro bambino può fare una richiesta intenzionale per farvi capire che vuole: • cibi o bevande • un gioco, un oggetto, un’attività • il vostro aiuto • il permesso di fare qualcosa Quando il bambino inizia a comunicare per ragioni diverse dal soddisfare i suoi bisogni primari, significa che sta facendo dei progressi lungo la via per diventare un comunicatore efficace. Per esempio: • Continuare un gioco • Ottenere informazioni • Fare capire agli altri bambini che vuole giocare con loro
  • 8. Più il bambino è “sociale”, più è in grado di comunicare per scopi diversi Può comunicare • per rispondere agli altri seguendo le loro indicazioni, compiere una scelta o rispondere ad una domanda. • per salutare. • per richiedere la vostra attenzione • per farvi vedere e commentare qualcosa. • per farvi delle domande • per parlarvi del passato e del futuro • per esprimere i suoi sentimenti e dirvi se è felice, triste o arrabbiato • per fingere qualcosa nei giochi di immaginazione.
  • 9. Il continuum della comunicazione itenzionale E’ utile considerare le abilità di comunicazione intenzionale come un continuum. All’estremo iniziale del continuum ci sono dei bambini che comunicano solo per ottenere qualcosa legato ai propri bisogni. Dall’altra parte ci sono i bambini che comunicano per diverse ragioni come fare delle domande, dei commenti su qualcosa o semplicemente per scopi sociali.
  • 10. Come osservare la comunicazione Il livello comunicativo del bambino può essere individuato sulla base di quattro fattori: • come interagisce • come comunica • perché comunica • cosa comprende E’ importante individuare lo stadio comunicativo del bambino in modo da avere una idea chiara di ciò che sa e non sa fare, ma anche per riuscire a capire ciò che ci si può aspettare da lui. La conoscenza degli stadi comunicativi potrà aiutare a definire degli obiettivi e anche a capire il tipo di supporto di cui il bambino ha bisogno
  • 11. Insegnare la comunicazione Nonostante la comunicazione non faccia parte del curriculum standard di insegnamento, i deficit nucleari presenti nei disturbi dello spettro autistico impongono di prendere in esame l’insegnamento della comunicazione attraverso più direzioni: • Migliorare l’interazione • Comunicare usando modi nuovi • Comunicare per nuove ragioni • Capire la connessione tra quello che state dicendo e ciò che succede nel mondo Non è possibile lavorare sui mezzi e sulle funzioni nello stesso tempo: in un certo momento ci si potrà concentrare su come il bambino comunica, in un altro momento invece lo si potrà aiutare a comunicare per ragioni che siano diverse dal richiedere delle cose. Si potrà invece inserire il lavoro sull’interazione e sulla comprensione all’interno di qualsiasi cosa venga fatta con il bambino. Ogni giorno dovete aiutare il tuo bambino a capire la relazione tra ciò che dite e ciò che accade nel mondo e ogni giorno dovete cercare di raggiungere un’interazione a due-vie
  • 12. Quando il bambino è agli inizi della comunicazione Rebecca ha 2 anni e mezzo, è una bambina molto indipendente. Tende a fare le cose da sola però non gioca molto con i giocattoli. La sua attività preferita è correre al parco. Quando vede la mamma che sta per uscire Rebecca salta su e giù tutta emozionata. Spesso la bambina prova anche ad aprirsi la porta da sola, e si mette a piangere o si picchia se non riesce subito La mamma è preoccupata perché Rebecca non le chiede mai aiuto.
  • 13. Obiettivi per un bambino agli inizi della comunicazione: Coinvolgete il bambino in una interazione gioiosa nei giochi fisici e di scambio Dovete aiutarlo a scoprire che può divertirsi e può avere un effetto su di voi se cerca di mettersi in interazione. Aiutate il bambino a scoprire il divertimento insieme a voi facendo insieme le cose che gli piacciono. Predisponete delle situazioni perché il bambino inizi a comunicare in modo intenzionale, partendo dalle richieste. Facilitate le richieste Insegnate al bambino a prendere il turno usando i movimenti del corpo, il contatto visivo, il sorriso, i suoni nei giochi fisici e sensoriali preferiti. La parola “turno”, descrive il modo in cui il bambino, attraverso, gesti, facendo suoni dicendo una parola e guardandovi, vi fa capire che sta partecipando all’interazione. Il vostro bambino può apprendere i primi turni comunicativi all’interno di situazioni motivanti. Il suo sguardo e i sui sorrisi vi dicono che si sta divertendo e che vuole continuare. Aumentate la comprensione del bambino per le attività in modo tale che inizi a rispondere a ciò gli dite Anche se il vostro bambino non capisce ancora le parole, facendo delle cose con lui e inserendole in una routine semplificata e comprensibile, potrà iniziare a prevedere ciò che succederà. E in questo modo le vostre parole cominceranno ad avere un significato “concret0”
  • 14. Il bambino che comincia a richiedere Kevin è un bambino di 3 anni ed è allo stadio delle richieste, comunica principalmente gridando e tirando gli altri per ottenere le cose che vuole. Durante il bagnetto, Kevin tira la mano del papà per dirgli che vuole che gli venga fatto il solletico. Quando invece vuole uscire di casa tira la mamma davanti alla porta. Kevin adotta questa tecnica di “tirare” le persone anche quando vuole che uno dei due genitori gli dia un biscotto dalla mensola della cucina. I genitori sono frustrati perché è difficile attirare e mantenere l’attenzione del bambino.
  • 15. Obiettivi per il bambino che comincia a fare delle richieste Aiutate il vostro bambino a produrre un’ azione o un suono per dirvi di continuare un gioco fisico come il gioco del solletico o del rincorrersi. Esempi di giochi utili: giochi con le persone, go-go game A volte il bambino può chiedere di continuare in modo chiaro, magari con un suono, un gesto o un’azione, ma a volte non è così. Aiutatelo a prendere più turni e a continuare il gioco più a lungo. Aiutate il bambino a sostituire il portare e il prendere la vostra mano con il fare dei gesti, usare figure, suoni o tentativi di parole. Aggiungete delle cose nuove per cui il bambino può fare una richiesta Se il vostro bambino vi chiede solo una o due cose, dovete cercare altre cose che vuole in modo che ve le possa chiedere. Aiutate il bambino a capire diverse parole familiari. Mentre il bambino sta facendo qualcosa, descrivete le sue azioni per aiutarlo a capire il significato delle parole. Se vi state concentrando sulla comprensione, non spingete troppo sull’espressione Incoraggiate il bambino a giocare con più persone Il vostro bambino può fare dei giochi di coppia con voi e allo stesso modo può farli anche con altre persone, quindi provate ad incoraggiarlo in questo passaggio in modo che possa generalizzare i suoi apprendimenti.
  • 16. Il bambino che inizia la comunicazione sociale Jake ama giochi fisico e sensoriali come il rincorrersi o fare il solletico, spesso lo fa con i genitori o con il fratello. La mamma di lo tiene per le spalle e dice: “Pronti.. Partenza..” e poi aspetta che sia il bambino a dire: “Via..” per farle capire che la corsa può cominciare. La mamma si stanca di fare questo gioco molto prima di Jake. Qualche volta Jake inizia a giocare anche con altre persone diverse dalla mamma dicendo sempre “Via”. Jake inoltre ha imparato a dire alcune parol:, a volte per dire alla mamma che gli apra il vasetto delle caramelle usa un gesto che ha imparato all’asilo, altre volte invece usa proprio la parola “Apri”.
  • 17. Obiettivi per il bambino che inizia la comunicazione sociale Incoraggiate il bambino ad iniziare dei giochi fisici piuttosto di aspettare qualcuno faccia qualcosa. Dopo che Jake ha giocato a “Pronti…Partenza…Via” per un bel po’ di volte, il passo successivo è di iniziare il gioco con il fratello Jesse. La mamma lo aiuta a prenderlo mentre Jesse inizia a correre. Bisogna aspettare fino a quando Jake non avrà detto “Pronti…Partenza… Via” e poi iniziare a correre. Aiutate il bambino a usare sempre più i gesti, le figure o le parole per fare delle richieste all’interno di situazioni nuove. Jake fa un gesto e dice “Apri” per chiedere di parire la scatola delle caramelle Così il papà di Jake incoraggia il bambino ad usare lo stesso gesto e la stessa parola per chiedergli di aprire la portiera della macchina. Aiutate il bambino a migliorare il modo di comunicare: • trasformando i suoi echi in parole spontanee • trasformando i suoi gesti in gesti condivisi, parole o in figure che servono per comunicare • trasformando le immagini in comunicazioni verbali • trasformando delle singole parole in frasi brevi. Aiutate il bambino a comunicare per una varietà di ragioni e non solo per ottenere ciò che vuole. Incoraggiatelo a: • fare delle domande • salutare le persone • attirare la vostra attenzione su qualcosa o qualcuno • commentare a proposito di qualcosa di inusuale o su una cosa preferita Aiutate il bambino a capire parole e frasi familiari e a seguire delle semplici indicazioni .
  • 18. Il bambino “partner verbale” Jerry è un Partner sia a livello di comunicazione che di gioco. Gli piace interagire con le altre persone e riesce ad avere delle brevi conversazioni a proposito dei suoi interessi. Spesso le conversazioni si interrompono perché il bambino non riesce a comprendere pienamente cosa dicono le altre persone o perché non ricorda le parole che deve utilizzare per esprimersi. Quando ciò accade, spesso il bambino tenderà ad utilizzare l’ecolalia. Dalla didascalia: una conversazione a due tra il partner e un’altra persona, può interrompersi quando la comunicazione comincia a complicarsi (pag.36).
  • 19. Obiettivi per il bambino allo stadio del Partner Aiutate il bambino a milgiorare il suo modo di comunicare A questo stadio incoraggiate il vostro bambino a: • rimpiazzare l’ecolalia con delle parole spontanee • usare dei termini corretti e delle affermazioni nella conversazione • usare delle figure o un sistema di comunicazione al computer se non è capace di produrre delle parole Aiutate il bambino a comunicare per una più ampia varietà di ragioni Incoraggiatelo a : • Porre delle domande che cominciano con: Come, Chi, Dove; sia aperte che chiuse come: “Perché sei triste?” o “Cosa stai calpestando?” • parlare del passato del futuro e dei sentimenti • far finta Aiutate il bambino a sostenere una conversazione Un bambino allo stadio di comunicazione del partner può imparare: • come iniziare e terminare la conversazione • come rimanere su un argomento • che le altre persone e gli altri bambini non sempre capiscono il significato di ciò che dice e che può cambiare le sue affermazioni. • che deve chiedere delle spiegazioni quando non capisce qualcosa. Aiutate il bambino a migliorare la comprensione Allo stadio del partner il bambino può essere aiutato a capire anche delle cose che si riferiscono a dei concetti astratti e che non si possono vedere come: ü il passato e il futuro ü i sentimenti (la felicità e la tristezza) ü comparazioni e termini di relazione ü il punto di vista degli altri ü come comportarsi e come risolvere i problemi Aiutate il bambino a giocare e a comunicare con successo anche con gli altri bambini
  • 20. SUGGERIMENTI PER FACILITARE LA COMPRENSIONE
  • 21. Esempi di quotidianità Gianna torna da scuola e si ferma nell’ingresso della sua casa. La mamma la prende per mano e la conduce fino al guardaroba dicendo: togliti il cappotto e metti il cestino della merenda in cucina. Gianna esegue. Risponde alle parole o segue la routine che scatta quando riceve un segnale? Paolo comincia a sparecchiare il tavolo dopo pranzo. Quando prende in mano il bicchiere dirigendosi verso il carrello, il suo insegnante richiama la sua attenzione chiamandolo per nome e gli dice di metterlo nel lavello, puntando il dito verso il lavello. A quale segnale risponde Paolo? Ha ricevuto più informazioni dalle parole del suo insegnante oppure ne ha ricevute di più dall’oggetto che aveva in mano e dal gesto (indicare) che ha visto? L’insegnante porge a Marina una carta di caramella e le dice di metterla sulla scrivania. Marina butta la carta di caramella nel cestino. Quali indicazioni ha seguito? Non ha voluto fare ciò che le diceva verbalmente l’insegnante o ha risposto con un comportamento di routine associato all’oggetto?
  • 22. Un normale messaggio di comunicazione è: (Linda A. Hodgdon) • Per il 55% visivo: - gesti, - espressione facciale, - postura e movimento del corpo, - oggetti che ci circondano. • Per il 37% vocale: - intonazione della voce, - il ritmo, - il volume. • Per il 7% verbale: - le parole che vengono pronunciate
  • 23. A volte la mancanza di collaborazione o autonomia da parte dei bambini può risultare da una loro incomprensione, anche parziale, degli eventi o delle aspettative che esistono nei loro confronti. Possono interpretare frammenti più o meno ampi di una comunicazione verbale ma spesso possono avere delle difficoltà anche ad interpretare le informazioni di sostegno (informazione vocale o visiva)
  • 24. Alcuni adattamenti importanti del proprio stile comunicativo • Semplifichiamo quello che vogliamo dire • Poniamo l’accento su quello che vogliamo dire • Cerchiamo di usare una velocità adeguata • Mostriamo i significati
  • 25. Per i bambini non verbali • Dire bene il nome dell’oggetto e non sostituirlo con questo/quello, -lo…. • Chiamare il bambino per nome per attirare la sua attenzione prima di parlare e, nella fase in cui non conosce i pronomi, usare la 3° persona. • Dare la giusta enfasi alle “parole chiave”, usare parole e suoni divertenti (per accompagnare le azioni) o onomatopeici. • Mostrare con oggetti reali. Se si utilizzano le immagini, queste devono essere riferite a qualcosa di concreto. • Mostrare con gesti e espressioni enfatizzate • Le immagini vanno utilizzate in modo informativo e direttamente collegate alla situazione
  • 26. … ed inoltre • Quando vogliamo essere informativi dobbiamo usare solo le parole che servono (diverso è quando si usa il linguaggio per esprimere affettività) • Usiamo i gesti che servono, con il giusto ritmo e la giusta enfasi. Video: 4. Semplificazione del linguaggio, uso di parole e suoni divertenti; 5: gesto per “niente”, foto per mostrare l’ambiente successivo, gesto di tirar via il tavolo per rinforzare il messaggio 15. “in piedi” alzandosi in piedi 23. Chiamare per nome. Poche parole. Suoni divertenti
  • 27. Per i bambini verbali • Usare frasi semplici del tipo S-V-O • Cominciare ad usare il pronome abbinato al nome • Cominciare ad usare il linguaggio per descrivere quello che sta succedendo Es video 2. spiegazione del gioco video 24 “dove sei…..?” video 22. Fare da modello per l’uso dei pronomi
  • 29. Perché un messaggio visivo è più facile da comprendere di un messaggio uditivo? • Perché permane nel tempo • Permette una codifica immediata in immagine mentale • Ha una codifica universale
  • 30. Perché alcune persone con disturbi della comunicazione si destreggiano meglio visivamente? • Perché si può saltare il passaggio parola – immagine mentale • C’è più tempo a disposizione per la decodifica • Ci sono meno rischi di fraintendimento, e comunque può comprendere concetti che non sono stati ancora appresi sotto forma di parola • Perché è più facile prestare attenzione all’informazione visiva anche in presenza di rumori di fondo
  • 31. Gli aiuti visivi possono aiutare i bambini a comprendere meglio: • Le scelte e le opportunità che hanno a disposizione • Che cosa sta per succedere • Come collocare le cose all’interno di un prima e dopo • Comprendere sentimenti e stati d’animo • Comprendere come fare le cose in modo autonomo
  • 32. Ma gli aiuti visivi servono anche per facilitare l’espressione del bambino • Lo aiutano ad esprimere delle scelte • Lo aiutano a trovare dei nuovi modi per dire delle cose • Lo aiutano a ricordare cosa deve dire o fare
  • 33. Come usare gli aiuti visivi per un bambino ai primi gradini della “scala di comunicazione” • Mostrare oggetti reali per far capire cosa si sta facendo, o cosa si farà appena un’attimo dopo • Far scegliere fra due oggetti (es: giochi, merende) • Far capire l’uso comunicativo degli oggetti • Introdurre qualche immagine molto chiara con 1 solo oggetto/persona/ situazione rappresentato, appena un attimo prima della situazione reale. • Cominciare ad usare delle tabelle molto semplici (oggetti o immagini chiare) che spiegano al bambino il senso di prima-dopo • Usare immagini singole per far capire al bambino dove si sta andando • Cominciare ad usare oggetti/immagini per ricordare al bambino cosa deve dire/esprimere • Fare da modello: guardare e indicare l’aiuto visivo ed esprimere il concetto • LE IMMAGINI SI APPRENDONO PIU’ VELOCEMENTE ALL’INTERNO DELLA ROUTINE
  • 34. Esempi di uso delle immagini per bambini che hanno già fatto qualche passo sulla scala della comunicazione • Usare tabelle delle scelte nelle quali l’elemento mancante è contrassegnato con il simbolo di NO • Piccole storie personali in cui un avvenimento è raccontato attraverso immagini • Uso delle immagini per ricordarsi le parole da dire, e per evitare l’apprendimento a memoria di intere unità frastiche senza comprensione del significato delle singole parole Video 3: il libro delle canzoncine
  • 35. Esempi di uso delle immagini per bambini/ragazzi che sono già avanti nella comunicazione • Immagini per le storie sociali e per la rappresentazione di stati mentali
  • 36. Consigli per l’uso di aiuti visivi • Posizionate la facilitazione visiva vicino a dove potrà essere utilizzata
  • 37.
  • 38. Consigli per l’uso di aiuti visivi • Guardate e indicate quello che state dicendo (sia con oggetti concreti che con immagini)
  • 39. Consigli per l’uso di aiuti visivi • Cercate lo sguardo del bambino dopo che ha compreso ciò che gli volete comunicare
  • 40. Consigli per l’uso di aiuti visivi (a scuola, o negli ambienti dove ci sono più persone che interagiscono con il bambino) aggiungere la parola scritta all’immagine
  • 41. Metodi d’intervento riabilitativo sul linguaggio e comunicazione: overview Rogers (2006) e Goldstein (2002) hanno discusso gli interventi per il linguaggio e comunicazione definendo tre livelli: • Metodi didattici • Metodi naturalistici • Metodi evolutivo-pragmatici
  • 42. Metodi didattici • I metodi didattici sono basati sulla teoria comportamentale e traggono vantaggio da tecniche come la sovraesposizione, il condizionamento operante, lo shaping, il promting e il chaining. Il rinforzo è usato per aumentare la frequenza del comportamento target atteso. Le sessioni di insegnamento implicano un alto livello di controllo da parte dell’adulto e sono quindi chiamate teacher oriented (TD)
  • 43. Metodi naturalistici • Questi approcci cercano di incorporare i principi comportamentali all’interno di ambienti maggiormente naturali utilizzando interazioni sociali appropriate (ad hoc) invece di sequenze prefissate stimolo-risposta. Il rinforzo è intrinseco all’attività. L’intervento si focalizza sul fatto che il soggetto inizi la comunicazione piuttosto che fargli assumere solo il ruolo di responder
  • 44. Metodi basati sullo sviluppo e sulla pragmatica • Questi approcci enfatizzano la comunicazione funzionale piuttosto che il linguaggio. Essi incoraggiano i molteplici aspetti della comunicazione (non solo verbale). L’adulto crea un ambiente e delle attività che forniscono stimoli e opportunità per la comunicazione, e risponde ad ogni tentativo del bambino permettendogli di accedere al suo obiettivo.
  • 45. Tratto da Rhea Paul & Dean Sutherland (2005) “Enhancing Early Language in Children with Autism Spectrum Disorders “ Didactic Naturalistic Developmental-Pragmatic Discrete Trial Milieu Teaching Child-Centered Approaches RMI PECS RDI Verbal Behavior MSA Hanen PROMPT NET DIR Teach Me Language ABA
  • 46. Livello preverbale • Durante questo stadio di sviluppo il bambino può mostrare una limitata consapevolezza degli altri come fonte di comfort così come oggetto di comunicazione. Alcuni possono mostrare alcune abilità nel direzionare messaggi vocali o gestuali ad altri, ma primariamente per la funzione richiestiva. Spesso questa funzione è espressa in modo non convenzionale.
  • 47. Deficit nucleari per la comunicazione al livello preverbale (Prizant & Wetherby, 2005; Marans et al 2005) • Difficoltà a prestare attenzione al linguaggio (es. risposta al nome), è uno dei predittori • Sviluppo dell’attenzione congiunta (coordinare attenzione fra persone e oggetti, attirare l’attenzione degli altri su oggetti o eventi per condividere l’esperienza, seguire lo sguardo e l’indicazione degli altri, shiftare sguardo fra oggetto e persona con l’obiettivo di orientare l’attenzione della persona, e convogliare emozioni agli altri attraverso lo sguardo) • Ridotta frequenza degli atti comunicativi (anche quando sono presenti delle funzioni comunicative, esse sono espresse in frequenza minore rispetto agli altri bambini). Scarsi tentativi di compensazione.  minori occasioni di apprendere • Deficit in altre forme di comportamento simbolico
  • 48. Approcci didattici (TD) • Una grande mole di ricerche ha dimostrato che gli approcci didattici sono un importante strumento per sviluppare un’iniziale attenzione verso il linguaggio, un’iniziale comprensione e un’iniziale espressione dello stesso • Vi è evidenza anche rispetto all’avvio dell’imitazione vocale e gestuale • La criticità è rispetto al ruolo passivo del bambino che risponde a dei prompt ma non inizia la comunicazione o non generalizza le acquisizioni in contesti diversi da quello di apprendimento.
  • 49. Esempio di Discrete Trial • Presentazione dell’istruzione o stimolo per i quali è attesa la risposta (es: l’esaminatore mostra un’immagine di una palla che il bambino deve indicare in risposta al suo nome “palla”) • Prompt per facilitare l’emissione della risposta (es: l’esaminatore fa da modello, oppure guida fisica..) • Risposta • Rinforzo Questi tentativi continuano fino a quando il bambino risponde con un prompting minimo, poi si passa allo step successivo, per esempio indicare l’immagine nominata quando due cartoncini sono presentati
  • 50. Metodi naturalistici • La differenza più importante rispetto ai metodi didattici è che l”istruzione” segue e non precede l’iniziativa comunicativa del bambino. Questo permette al bambino di avere accesso all’oggetto per il quale lui ha avviato una qualche forma di scambio comunicativo. • La generalizzazione è maggiormente facilitata • È moderatamente controllato dall’adulto, sia per quanto riguarda i prompts che i rinforzatori.
  • 51. Es: Milieu Teaching • Il training è portato avanti nell’ambiente di tutti i giorni piuttosto che in una stanza di terapia • Le attività si svolgono durante l’arco della giornata • Enfasi su materiali e attività motivanti • Gli adulti incoraggiano la comunicazione fornendo opportunità (es: allontanando l’oggetto desiderato) e rimanendo in atteggiamento di “expectant waiting” • Il bambino inizia la situazione di apprendimento indicando o mostrando interesse in un oggetto o attività • L’adulto fornisce aiuto e suggerimenti per espandere l’iniziativa del bambino • Le espansioni del bambino sono premiate con l’accesso all’oggetto o all’attività desiderata.
  • 52. Metodi Evolutivo-Pragmatici • Sono approcci basati sul bambino e focalizzati sul suo sviluppo in generale non solo sulla comunicazione. Vi è più enfasi sulla comunicazione che sul linguaggio. • Richiedono un livello elevato di sensibilità e creatività da parte del terapista che deve decidere cosa fare nel momento in cui si presenta l’occasione • La ricerca mostra evidenza per quanto riguarda l’incremento dell’imitazione, dello sguardo, dell’attivazione dei turni e attenzione congiunta ma al momento vi sono poche evidenze sulla capacità di elicitare le prime parole in bambini preverbali al momento del trattamento
  • 53. Conclusioni per il livello preverbale • I metodi didattici e naturalistici sono più efficaci per l’avvio alle parole, mentre gli approcci evolutivo-pragmatici sono più efficaci a livello di comunicazione e interazione sociale • L’utilizzo di metodi di CAA non limita la possibile evoluzione del linguaggio verbale • Non abbiamo ancora studi sufficienti che ci permettono di stabilire quali caratteristiche del bambino orientano verso la scelta di un metodo piuttosto che un altro à si deve partire dagli obiettivi e bisogna saper integrare le tecniche in modo coerente
  • 54. Livello del primo linguaggio (Early language) • Ecolalia, usata per un’ampia gamma di funzioni • Difficoltà nell’uso dei pronomi • Espressione generalmente migliore della comprensione • (le tappe di acquisizione degli aspetti formali del linguaggio si realizzano più o meno nella stessa sequenza di altri) ma l’uso delle parole è diverso in molti modi: 1) costruzione di significati rigidi 2) difficoltà nei termini di relazione 3)utilizzo di frasi campione ecc. • Prosodia • Pragmatica
  • 55. Aree della pragmatica maggiormente danneggiate nei bambini con Autismo verbali • Uso dello sguardo • Produzione di dettagli irrilevanti o inappropriati • Contributi alla conversazione non sincronizzati sulla conversazione del momento • Perseverazione su particolari argomenti • Produzione di informazioni di contesto insufficienti • Produzione di risposte vaghe o non sufficientemente informative • Difficoltà ad assumere un ruolo assertivo nella conversazione
  • 56. Metodi di intervento a livello del primo linguaggio Questi bambini hanno iniziato ad usare le parole e le combinazioni di parole, ma mostrano alcune caratteristiche tipiche dell’autismo come ecolalia, confusione dei pronomi, prosodia anomala, scarsa comprensione del linguaggio rispetto all’espressione. Le difficoltà maggiori sono nell’usare il linguaggio per interagire con gli altri. I programmi di intervento quindi non andranno solo a migliorare la maturità del loro linguaggio ma anche a migliorare l’efficacia della comunicazione.
  • 57. Approcci didattici • Sono programmi strutturati secondo curricula precisi di apprendimento • Hanno il vantaggio di essere validati • Hanno lo svantaggio di porre il bambino in un ruolo passivo e non favoriscono la generalizzazione.
  • 58. Es: Verbal Behavior (1995) Gli obiettivi sono strutturati in categorie che comprendono: • Comportamenti Eco: imitazione del comportamento verbale • Mands: comportamenti verbali che producono un immediato beneficio per il parlante (es: richieste) • Tacts: etichette verbali • Ricezione: seguire istruzioni date attraverso il linguaggio verbale • Intraverbal: risposte verbali non-ecoiche e conversazione
  • 59. Esempi di obiettivi: Eco • Imitare suoni • Imitare parole • Imitare frasi • Imitare con prosodia • Imitare con volume appropriato • Imitare con velocità appropriata • Imitare nuove parole e frasi
  • 60. Approcci naturalistici • Diverse tecniche si rivolgono ai deficit specifici presenti nell’autismo e sono spesso rivolte all’ecolalia e alla sua trasformazione in linguaggio funzionale. Le tecniche devono avere luogo nell’ambiente quotidiano del bambino • Es: Manning e Katz (1991) ecolalia per lo shaping del linguaggio, attraverso espansioni dell’ecolalia mitigata. • Es: Donnellan et al (1976) uso della domanda sussurrata seguita dalla frase a voce alta che il bambino deve imitare.
  • 61. Incrementare la comunicazione sociale • Durante il periodo prescolare, i bambini sviluppano una serie di abilità di interazione sociale che sono mediate in modo importante dal loro livello di sviluppo del linguaggio. • I bambini con ASD possono avere difficoltà nell’uso del linguaggio così come, anche in assenza di ritardi nell’acquisizione delle forme di linguaggio, possono comunque avere difficoltà nel suo utilizzo all’interno di situazioni di gioco soprattutto sociale e di finzione. • Vi è accordo che questi bambini hanno bisogno di opportunità di partecipazione guidata nel gioco sociale
  • 62. Interventi mediati dall’adulto per il miglioramento della pragmatica • Sostenere l’interazione agendo come un interprete per il bambino e fornire le opportune facilitazioni per l’interazione stessa • Guidare la comunicazione sociale incominciando dall’invito al gioco • Invogliare i compagni riluttanti • Aiutare il bambino a rispondere ai segnali dei compagni • Mantenere ed espandere l’interazione attraverso il linguaggio narrativo • Guidare il gioco incorporando i comportamenti insoliti del bambino e dare un senso costruttivo a tutto (tratto da Wolfberg & Schuler, 1999)