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Cambiamento climatico, crisi idrica
e instabilità nell’area MENA
Mutamenti climatici, crisi socio-alimentare e (in)sicurezza alimentare: un Mediterraneo in transizione.
Convegno in memoria di Eugenia Ferragina
Napoli, 17 settembre 2018
Desirée Quagliarotti
desiree.quagliarotti@issm.cnr.it
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License
Il bacino del Tigri e dell’Eufrate
• Turchia: paese a monte, piena sovranità su tutte le acque che scorrono entro i propri
confini
• Siria e Iraq: paesi a valle, rivendicano il principio di «diritto storico» sulle acque
utilizzate dalle popolazioni della Mesopotamia fin dagli arbori della civiltà
• Dissoluzione dell’Impero Ottomano: fine del controllo del sistema idrico da parte di
un’unica autorità e la sua frammentazione tra le diverse entità statali che si vennero a
formare
• L’Iraq godeva di un rapporto privilegiato con le acque dei due fiumi, utilizzandole in
maniera pressoché esclusiva
• Sfruttamento delle risorse sostenibile
• Rottura dell’equilibrio a partire dagli anni ’60
• Evento decisivo: realizzazione dei primi sbarramenti in Siria e Turchia
La disputa idrica nel bacino
del Tigri e dell’Eufrate
Progetti idrici sui due fiumi
Keban dam 1966-1974
Tabqa dam 1968-1974
• La siccità rese particolarmente difficoltoso e potenzialmente conflittuale il
riempimento simultaneo dei due bacini idrici
• Tensioni tra Siria e Iraq
• Accordo ufficioso: la Siria si impegnava a utilizzare solo il 42% del flusso
dell’Eufrate lasciando il restante 58% all’Iraq
• Tentativo di costituire un Comitato Tecnico Congiunto, con il ruolo di stabilire un
sistema equo di ripartizione delle acque del bacino
• Il fallimento di un sistema trilaterale di gestione innescò un circolo vizioso
caratterizzato da un gioco a somma zero in cui l’acqua prelevata da un paese
contribuiva a penalizzare la disponibilità idrica a valle alimentando una forte
pressione sulle risorse ed esacerbando la tensione tra paesi per il controllo della
risorsa
Contenzioso idrico tra paesi
Progetti idrici sui due fiumi
Mosul dam 1985
Haditha dam 1987
Fallujah dam 1985
• Nel 1987 la Turchia siglò un accordo bilaterale con la Siria (Protocollo turco-siriano
sulla Cooperazione Economica) in base al quale la Turchia si impegnava a concedere
alla Siria un afflusso medio annuo di 500 mc al secondo
• Nel 1990 Siria e Iraq siglarono un Protocollo sull’acqua nel quale confermarono le
quote di allocazione decise ufficiosamente due anni prima
• Obiettivo dell’accordo turco era quello di cercare di mitigare le tensioni con i paesi a
valle prima della costruzione di due dighe
Accordi bilaterali
1980-1990
Progetto del Sud-Est Anatolico
(GAP)
Karakaya dam 1987
Ataturk dam 1992
• Progetto integrato e multifunzionale
• Area interessata: 75.000 kmq (9,5% della superficie totale del paese dove vivono
circa 6 milioni di persone per lo più curdi)
• 22 dighe e 19 centrali idroelettriche per la creazione di aree irrigue e la produzione di
energia
• Obiettivo: promuovere lo sviluppo socio-economico dell’area sud-orientale allo
scopo di ridurre il divario con il resto del paese
• Impatto: rischia di compromette l’approvvigionamento idrico dei paesi a valle
(diminuzione del 40% della portata dei due fiumi)
• Con l’inaugurazione del GAP l’acqua diventa variabile determinante nel regolare
l’evoluzione dei rapporti della Turchia sia interni sia esterni
GAP e questione idrica
• Mitigare l’irredentismo curdo attraverso un progetto di sviluppo in grado di ridurre il
divario socio-economico tra le regioni occidentali e quelle orientali;
• Indebolire la presenza curda attraverso la frammentazione del territorio determinata
dalla costruzione di dighe e canali
• Estendere il controllo di Ankara sul Kurdistan settentrionale ricco di risorse naturali:
acqua e riserve energetiche
• La Turchia non riconosce lo status giuridico di corso d’acqua internazionale al Tigri
e all’Eufrate
• Siria-Turchia: acqua-questione curda
• Iraq-Turchia: petrolio-acqua
Gap, questione curda
e rapporti paesi a valle
• La disponibilità idrica pro-capite in Siria si attesta intorno agli 800 mc pro-capite
annui
• Crisi idrica ‘naturale’ (scarsa dotazione della risorsa e crescita della popolazione)
• Crisi idrica ‘indotta’ (politica agricola distorsiva)
• Costruzione di grandi dighe e di sistemi di pompaggio Tra il 1985 e il 2010 l’area
irrigua è più che raddoppiata (da 651.000 a 1.350.000 ha)
• La percentuale di acqua allocata al settore agricolo ha raggiunto il 90%
Crisi idrica in Siria
La disponibilità idrica pro-capite in Iraq (2467 mc pro-capite annui) teoricamente più che
sufficiente a soddisfare la domanda della popolazione
La crisi idrica è più legata agli aspetti qualitativi della risorsa che rendono l’acqua
inutilizzabile per gli usi irrigui e domestici
Posizione di paese a valle: eccessivo utilizzo di acqua e di fertilizzanti e pesticidi in
Turchia e in Siria hanno contribuito a incrementare il livello di salinità e la
concentrazione di agenti inquinanti nelle acque dei due fiumi
Conflitti: la pressione esercitata dalle attività belliche ha provocato la distruzione e la
mancata manutenzione dei sistemi fognari e degli impianti per il trattamento delle acque
reflue (contaminazione delle fonti superficiali e sotterranee e diffusione delle malattie a
trasmissione idrica)
Crisi idrica in Iraq
Crisi idrica e
cambiamento climatico
• Rottura equilibrio ambientale: peggioramento quadro climatico e scarsità idrica
• Rottura equilibri economici: passaggio da modello di economia pianificata a uno di
economia sociale di mercato
• Abolizione dei sussidi statali e riduzione delle misure di sostegno al settore agricolo.
• Calo della produzione agricola
• Importazione di derrate agricole
• Forte incremento dei prezzi dei prodotti agricoli di base
• Esodo di 1,5 milioni di agricoltori costretti ad abbandonare le proprie terre divenute
improduttive e a riversarsi nei centri urbani
• Incapacità del governo di arginare la crisi e malcontento nei confronti del regime di
Assad
Impatto della transizione
economica della Siria
Territori controllati dallo
stato islamico
L’uso dell’acqua come
arma
L’ordine idropolitico del bacino del Tigri e dell’Eufrate è stato stravolto
Il due corsi d’acqua non sono più considerati come un unico bacino idrografico
Eufrate: condiviso tra Turchia, Is e Iraq
Tigri: condiviso tra Turchia, Kurdistan iracheno, formazioni curde siriane e Iraq ed è
conteso dall’Is
Siria non ha più il controllo dei due fiumi
Iraq controlla solo la parte centro-meridionale
L’unico attore ad aver consolidato la sua posizione idrostrategica all’interno del bacino è
la Turchia che nel tentativo di indebolire la presenza del califfato all’interno della
regione, ha ulteriormente ridotto il flusso idrico a valle aggravando ulteriormente la
penuria idrica di Siria e Iraq
Nuovo ordine idropolitico
del bacino del Tigri e
dell’Eufrate
• Guerra civile in Siria risultato dell’interrelazione di diversi fenomeni:
• interferenze internazionali
• cambiamento degli equilibri di potere tra le diverse componenti
etniche e religiose
• crisi economica
• assenza di democrazia
• siccità: ruolo di “variabile nascosta” che, interagendo con altri fattori di
natura socio-economica, politica e ambientale, ha contribuito a
esacerbare l’instabilità politica che ha portato all’implosione del
regime di Assad.
Il cambiamento climatico come
«moltiplicatore di minacce» in Siria
• La scarsità idrica assume nell’escalation della crisi in Siria una
duplice funzione:
• nella fase pre-conflitto: la scarsità idrica amplifica l’esposizione del
Paese al rischio climatico
• in seguito, con la proclamazione dello Stato Islamico aumenta la
valenza strategica della risorsa divenendo in una vera e propria arma
non convenzionale utilizzata dallo Stato islamico per affermare il suo
potere
Ruolo dell’acqua nella
crisi siriana
• Secondo gli esperti, il cambiamento climatico renderà la correlazione tra sicurezza e
ambiente sempre più stringente
• Le istituzioni militari e gli esperti di studi strategici hanno considerato cambiamento
climatico come Threat Multiplier, ovvero un moltiplicatore di minacce in grado di
amplificare conflitti preesistenti (CNA Military Advisory Board, USA Defence
Department, 2007)
• In futuro, il cambiamento climatico potrebbe diventare un catalizzatore di conflitti,
ovvero forza attiva nel provocare conflitti (CNA Military Advisory Board, 2014)
Conclusioni
• Il cambiamento climatico può agire da moltiplicatore di minacce e può incrementare in maniera
esponenziale il valore strategico di una risorsa naturale come l’acqua quando ai vincoli ambientali si
associano altri fattori di destabilizzazione
• clima arido (scarse precipitazioni, elevati tassi di evapotraspirazione, scarsa dotazione di risorse
idriche)
• elevati tassi di incremento demografico.
• forte dipendenza dalle importazioni agricole per soddisfare la domanda alimentare di una
popolazione in continua crescita
• presenza di fonti idriche condivise tra più paesi e dalla mancanza di cooperazione tra paesi
rivieraschi
• la questione idrica si intreccia con altri elementi di conflittualità di origine politica, ideologica o
religiosa.
• scarsa capacità del governo di gestire il rischio ambientale
• instabilità politica
• forti flussi migratori dalle aree rurali alle aree urbane
• presenza di nuovi attori nel controllo e nella gestione delle risorse
Fattori di rischio nell’area MENA
Cambiamento climatico, crisi idrica e instabilità nell’area MENA

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Cambiamento climatico, crisi idrica e instabilità nell’area MENA

  • 1. Cambiamento climatico, crisi idrica e instabilità nell’area MENA Mutamenti climatici, crisi socio-alimentare e (in)sicurezza alimentare: un Mediterraneo in transizione. Convegno in memoria di Eugenia Ferragina Napoli, 17 settembre 2018 Desirée Quagliarotti desiree.quagliarotti@issm.cnr.it This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License
  • 2. Il bacino del Tigri e dell’Eufrate
  • 3. • Turchia: paese a monte, piena sovranità su tutte le acque che scorrono entro i propri confini • Siria e Iraq: paesi a valle, rivendicano il principio di «diritto storico» sulle acque utilizzate dalle popolazioni della Mesopotamia fin dagli arbori della civiltà • Dissoluzione dell’Impero Ottomano: fine del controllo del sistema idrico da parte di un’unica autorità e la sua frammentazione tra le diverse entità statali che si vennero a formare • L’Iraq godeva di un rapporto privilegiato con le acque dei due fiumi, utilizzandole in maniera pressoché esclusiva • Sfruttamento delle risorse sostenibile • Rottura dell’equilibrio a partire dagli anni ’60 • Evento decisivo: realizzazione dei primi sbarramenti in Siria e Turchia La disputa idrica nel bacino del Tigri e dell’Eufrate
  • 4. Progetti idrici sui due fiumi Keban dam 1966-1974 Tabqa dam 1968-1974
  • 5. • La siccità rese particolarmente difficoltoso e potenzialmente conflittuale il riempimento simultaneo dei due bacini idrici • Tensioni tra Siria e Iraq • Accordo ufficioso: la Siria si impegnava a utilizzare solo il 42% del flusso dell’Eufrate lasciando il restante 58% all’Iraq • Tentativo di costituire un Comitato Tecnico Congiunto, con il ruolo di stabilire un sistema equo di ripartizione delle acque del bacino • Il fallimento di un sistema trilaterale di gestione innescò un circolo vizioso caratterizzato da un gioco a somma zero in cui l’acqua prelevata da un paese contribuiva a penalizzare la disponibilità idrica a valle alimentando una forte pressione sulle risorse ed esacerbando la tensione tra paesi per il controllo della risorsa Contenzioso idrico tra paesi
  • 6. Progetti idrici sui due fiumi Mosul dam 1985 Haditha dam 1987 Fallujah dam 1985
  • 7. • Nel 1987 la Turchia siglò un accordo bilaterale con la Siria (Protocollo turco-siriano sulla Cooperazione Economica) in base al quale la Turchia si impegnava a concedere alla Siria un afflusso medio annuo di 500 mc al secondo • Nel 1990 Siria e Iraq siglarono un Protocollo sull’acqua nel quale confermarono le quote di allocazione decise ufficiosamente due anni prima • Obiettivo dell’accordo turco era quello di cercare di mitigare le tensioni con i paesi a valle prima della costruzione di due dighe Accordi bilaterali 1980-1990
  • 8. Progetto del Sud-Est Anatolico (GAP) Karakaya dam 1987 Ataturk dam 1992
  • 9. • Progetto integrato e multifunzionale • Area interessata: 75.000 kmq (9,5% della superficie totale del paese dove vivono circa 6 milioni di persone per lo più curdi) • 22 dighe e 19 centrali idroelettriche per la creazione di aree irrigue e la produzione di energia • Obiettivo: promuovere lo sviluppo socio-economico dell’area sud-orientale allo scopo di ridurre il divario con il resto del paese • Impatto: rischia di compromette l’approvvigionamento idrico dei paesi a valle (diminuzione del 40% della portata dei due fiumi) • Con l’inaugurazione del GAP l’acqua diventa variabile determinante nel regolare l’evoluzione dei rapporti della Turchia sia interni sia esterni GAP e questione idrica
  • 10. • Mitigare l’irredentismo curdo attraverso un progetto di sviluppo in grado di ridurre il divario socio-economico tra le regioni occidentali e quelle orientali; • Indebolire la presenza curda attraverso la frammentazione del territorio determinata dalla costruzione di dighe e canali • Estendere il controllo di Ankara sul Kurdistan settentrionale ricco di risorse naturali: acqua e riserve energetiche • La Turchia non riconosce lo status giuridico di corso d’acqua internazionale al Tigri e all’Eufrate • Siria-Turchia: acqua-questione curda • Iraq-Turchia: petrolio-acqua Gap, questione curda e rapporti paesi a valle
  • 11. • La disponibilità idrica pro-capite in Siria si attesta intorno agli 800 mc pro-capite annui • Crisi idrica ‘naturale’ (scarsa dotazione della risorsa e crescita della popolazione) • Crisi idrica ‘indotta’ (politica agricola distorsiva) • Costruzione di grandi dighe e di sistemi di pompaggio Tra il 1985 e il 2010 l’area irrigua è più che raddoppiata (da 651.000 a 1.350.000 ha) • La percentuale di acqua allocata al settore agricolo ha raggiunto il 90% Crisi idrica in Siria
  • 12. La disponibilità idrica pro-capite in Iraq (2467 mc pro-capite annui) teoricamente più che sufficiente a soddisfare la domanda della popolazione La crisi idrica è più legata agli aspetti qualitativi della risorsa che rendono l’acqua inutilizzabile per gli usi irrigui e domestici Posizione di paese a valle: eccessivo utilizzo di acqua e di fertilizzanti e pesticidi in Turchia e in Siria hanno contribuito a incrementare il livello di salinità e la concentrazione di agenti inquinanti nelle acque dei due fiumi Conflitti: la pressione esercitata dalle attività belliche ha provocato la distruzione e la mancata manutenzione dei sistemi fognari e degli impianti per il trattamento delle acque reflue (contaminazione delle fonti superficiali e sotterranee e diffusione delle malattie a trasmissione idrica) Crisi idrica in Iraq
  • 14. • Rottura equilibrio ambientale: peggioramento quadro climatico e scarsità idrica • Rottura equilibri economici: passaggio da modello di economia pianificata a uno di economia sociale di mercato • Abolizione dei sussidi statali e riduzione delle misure di sostegno al settore agricolo. • Calo della produzione agricola • Importazione di derrate agricole • Forte incremento dei prezzi dei prodotti agricoli di base • Esodo di 1,5 milioni di agricoltori costretti ad abbandonare le proprie terre divenute improduttive e a riversarsi nei centri urbani • Incapacità del governo di arginare la crisi e malcontento nei confronti del regime di Assad Impatto della transizione economica della Siria
  • 17. L’ordine idropolitico del bacino del Tigri e dell’Eufrate è stato stravolto Il due corsi d’acqua non sono più considerati come un unico bacino idrografico Eufrate: condiviso tra Turchia, Is e Iraq Tigri: condiviso tra Turchia, Kurdistan iracheno, formazioni curde siriane e Iraq ed è conteso dall’Is Siria non ha più il controllo dei due fiumi Iraq controlla solo la parte centro-meridionale L’unico attore ad aver consolidato la sua posizione idrostrategica all’interno del bacino è la Turchia che nel tentativo di indebolire la presenza del califfato all’interno della regione, ha ulteriormente ridotto il flusso idrico a valle aggravando ulteriormente la penuria idrica di Siria e Iraq Nuovo ordine idropolitico del bacino del Tigri e dell’Eufrate
  • 18. • Guerra civile in Siria risultato dell’interrelazione di diversi fenomeni: • interferenze internazionali • cambiamento degli equilibri di potere tra le diverse componenti etniche e religiose • crisi economica • assenza di democrazia • siccità: ruolo di “variabile nascosta” che, interagendo con altri fattori di natura socio-economica, politica e ambientale, ha contribuito a esacerbare l’instabilità politica che ha portato all’implosione del regime di Assad. Il cambiamento climatico come «moltiplicatore di minacce» in Siria
  • 19. • La scarsità idrica assume nell’escalation della crisi in Siria una duplice funzione: • nella fase pre-conflitto: la scarsità idrica amplifica l’esposizione del Paese al rischio climatico • in seguito, con la proclamazione dello Stato Islamico aumenta la valenza strategica della risorsa divenendo in una vera e propria arma non convenzionale utilizzata dallo Stato islamico per affermare il suo potere Ruolo dell’acqua nella crisi siriana
  • 20. • Secondo gli esperti, il cambiamento climatico renderà la correlazione tra sicurezza e ambiente sempre più stringente • Le istituzioni militari e gli esperti di studi strategici hanno considerato cambiamento climatico come Threat Multiplier, ovvero un moltiplicatore di minacce in grado di amplificare conflitti preesistenti (CNA Military Advisory Board, USA Defence Department, 2007) • In futuro, il cambiamento climatico potrebbe diventare un catalizzatore di conflitti, ovvero forza attiva nel provocare conflitti (CNA Military Advisory Board, 2014) Conclusioni
  • 21. • Il cambiamento climatico può agire da moltiplicatore di minacce e può incrementare in maniera esponenziale il valore strategico di una risorsa naturale come l’acqua quando ai vincoli ambientali si associano altri fattori di destabilizzazione • clima arido (scarse precipitazioni, elevati tassi di evapotraspirazione, scarsa dotazione di risorse idriche) • elevati tassi di incremento demografico. • forte dipendenza dalle importazioni agricole per soddisfare la domanda alimentare di una popolazione in continua crescita • presenza di fonti idriche condivise tra più paesi e dalla mancanza di cooperazione tra paesi rivieraschi • la questione idrica si intreccia con altri elementi di conflittualità di origine politica, ideologica o religiosa. • scarsa capacità del governo di gestire il rischio ambientale • instabilità politica • forti flussi migratori dalle aree rurali alle aree urbane • presenza di nuovi attori nel controllo e nella gestione delle risorse Fattori di rischio nell’area MENA