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Britalyca News Londra
VARIE & ULTIME pagina 16 VIGNETTE Pagina 14
Cultura & Societa‟
A cura di Nino Bellinvia
Pagine centrali 8/9
L’Angolino della
Poesia
Marynzia Panico Borrelli
Quanno si guaglione
'a vita toja sta mman'e ggenitori
e tu,
si si nu figlio bbuono
'e penza ca chella vita,
é na bbenedizione!
Ppò, crisce dint'e valore ca
t'hanna cercat'e dà
chilli stesse ggenitore ca tu,
fino allora, valorizz'ancora!
'O tiempo passa e se va annanze
cu volontà e impegno
sempe cu chill' ammore primordiale
ca nc'ha criate figlie!
Chianu chiano se saglie 'o gradino
'e maggiorenne addò se penza ca sé
arrivat'a soglia 'e fa chello ca se
vò...senza nisciuno impegno!
Ma no...
chillo nun é n'arrivo ma sicuro é
na partenza,
addò tu faje vedè chello
ca tè mparato...cu ingegno e
intelligenza!
E intanto 'e ggenitore tuoje
vann'o a se fa viecchie ma
ponno dà ancora tanto della loro
esperienza e conoscenza!
Noooo...nun 'e ghittà dint'a discarica
da munnezza...
pecchè 'e capi ca lloro,
valene oro e, songo sempe nu tesoro
ca, se tene astipato dint'o core!
E t'hanna donato nun sulo 'a vita
ma pure, valori e educazione...
pirciò...pure si 'e vvide viecchie,
stanche, sciunche e senza
memoria...
puortele rispetto...pure dopp'a
morte...ricurdann'e sacrificie
'e na vita sana!
E nun fa ca ll'ombra 'e qualche
nuvola 'e passaggio...sia ll'ombra ca
tè leva ammore ppè chilli santi
ggenitori,
pecchè nu juorno 'a rota s'aggirarrá
'a parta toja e tu ppuò cchiagnere
dannato, chell'esistenza passata
e arricuordete ca tu...nun jesciarraje
maje 'a dint'o core 'e chella ggente
ca,
t'ha dato 'a vita!
COMUNICATI
Palmerini
Pagina 10
CRONACA
Doriana Goracci
Pagina 6
Dall‟ Italia e dall‟ Estero
A cura di Giorgio Brignola
Pagina 3
Periodico gratuito di libere e approfondite informazioni sociopolitiche Fondato ed edito da Carmine Gonnella a Londra
(2005/2018 )
III edizione N. 42 Settembre 2018 . Siamo su facebook e social networks. Limitato formato cartaceo e circa 3000 contatti Pdf
Governo del cambiamento
UN GOVERNO DOVE OGNUNO E‟
PER SE‟ E TUTTI PER “NESSUNO”
Vorrei ricordare un‟ articolo della Costituzione che spesso i primi ministri dimenticano: “Il Pres-
idente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile.
Mantiene l‟unità di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e coordinando l'attività dei
ministri.” segue a pagino due , prima colonna …..
Pistola taser,
attenzione ai
rischi mortali
Di Patrizio Gonnella
Ultima pagina
SPECIALE VAJONT
BEPI ZANFRON, FOTOREPORTER BELLUNESE
DAL CUORE GENEROSO E GRANDE,
CHE HA TRASMESSO AL MONDO INTERO LA
TRAGEDIA DEL VAJONT
Arnaldo Da Porti
Pagine 11/12
Indirizzare e sensibilizzare
il legislatore e’ dovere di
ogni cittadino
RIFORME COSTITUZIONALI
NECESSARIE
Eccco, questa e' l' unica riforma
costituzionale che nessuno mai
fara' ...
Art. 138
Le leggi di revisione della
Costituzione e le altre leggi
costituzionali sono adottate da ciascuna
Camera con due successive
deliberazioni ad intervallo non minore
di tre mesi, e sono approvate
a maggioranza "DEI DUE TERZI "dei
componenti di ciascuna Camera nella
seconda votazione.
(secondo e terzo comma, aboliti)
La ragione per cui nessuno fara‟ mai, e‟
per via del referendum confermativo,
che tra l‟ altro non ci sara‟ se la riforma
passa con I due terzi del Parlamento.
Allora, perche non cambiarlo ? In
primis fara‟ risparmiare 300/400 mil-
ioni ( di euroooo) ai cittadini , 400 mil-
ioni che si potrebbero investire nel
settore pubblico. E poi, se una riforma
costituzionale e‟ necessaria, di certo
passera‟ anche con I due terzi.
Poi,una volta riformato l' aticolo 138,
come sopra, si puo' introdurre il refer-
endum consultivo, con le stesse mo-
dalita' del 138, ma con solo due letture.
Referendum che si dovrebbe tenersi sei
mesi prima di ogni fine di legislatura,
come indirizzo ai nuovi legislatori
Qui Londra segue a pagina 2
A cura di Carmine Gonnella
Pagina 16 Settembre 2018
CHI SIAMO
Britalyca La Voce Alternativa,
nasce nel 2005 da una idea
Innovatrice di Carmine Gonnella
(G.B) . Siamo picccoli operatori
dell‟ Informazione liberat e
gratuita.
Analizziamo e approfondiamo
le tematiche sociopolitiche e culturali
scientemente con metodo imparziale.. Nel nostro
piccolo, non facciamo giornalismo,
ma informazione
Siamo online, su vari motori di ricerca e social
nerworks
Il format Pdf e‟ in A2 , per averne una co-
pia scrivere a:
lavocealternativa@gmail.com
Il nostro motto:
“NOI NON ABBIAMO SOLUZIONI ,SOLO ALTERNATIVE “
Collaboratori Cronaca, Doriana Goracci (Italia)
Alle politiche in Italia e all‟ Estero , il Comm.
Giorno Brignola (Italia) Cultura e Societa‟
Nino Bellinvia ( Italia ) Comunicati, Goffredo
Palmerini (Italia) alla diffusion online , Mario
Ponzi. (G.B.) Arnaldo De Porti ( Italia) e Luigi
Palumbo (InfoOggi)
Edito e pubblicato da
Britalyca News Londra,
Sede: 32 Fletcher Close ,
Bromley , BR2 9JD. Kent
Ilario Mario Ponzi
Collaboratore,
Fotografo
Socio onorario
Britalyca News Londra
(La Voce Alternativa)
FOR DONATIONS TO
Britalyca News Londra
(La Voce Alternativa )
IBAN: CB03 BUKB 2012 2673 9613 46
Pistola taser, attenzione ai rischi mortali
Dal prossimo 5 settembre, in 12 città ital-
iane, sarà sperimentata la pistola taser.
Ad annunciarlo è stato il Ministro dell'Inter-
no Salvini. È importante tuttavia sapere
cosa è accaduto negli Stati Uniti che, primi
fa tutti, hanno introdotto l'uso di questo
dispositivo di elettroshock.
Secondo le indagini effettuate da Amnesty
International e dall'agenzia di stampa bri-
tannica Reuters, a partire dal 2000, anno
di introduzione del taser, sarebbero stati
circa 1.000 i morti a causa di questo tipo
di pistola. Molti studi medici hanno certifi-
cato che per persone con precedenti dis-
turbi neurologici o cardiaci la pistola taser ha rischi mortali. La stessa azienda produttrice
americana è stata costretta ad ammettere che nello 0,25% dei casi c'è rischio di morte.
Una percentuale allarmante.
Vari organismi internazionali hanno espresso pareri fortemente contrari all'uso del taser.
Come la pratica di polizia ha dimostrato negli Stati Uniti, il taser non ha ridotto l'utilizzo
delle armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine ma è divenuto invece uno strumento
alternativo principalmente alle manette, in particolare per immobilizzare persone in stato di
agitazione e principalmente con disturbi psichiatrici.
Va ricordato - prosegue Gonnella - che la legge che introduce il taser è stata approvata
nella precedente legislatura e che fin da allora avevamo espresso la nostra contrarietà.
Infine, Taser è il nome di una multinazionale americana. Immaginiamo che questa opera-
zione avrà costi significativi.
Riteniamo che il prezioso lavoro delle forze dell'ordine potrebbe essere meglio supportato
in altro modo, ad esempio attraverso un serio supporto alle tecnologie investigative piut-
tosto che all'acquisto di armi potenzialmente letali
http://www.antigone.it/ Patrizio Gonnella
Da: “Autaforism”
Di Carmine Gonnella
Il problema con la legittima difesa, e'
che se un ladro entra in casa e il
proprietario spara per primo e'
sbaglio, legittima il ladro ad uccidere
La Stampa e non solo, non dovrebbe
mai generalizzare, si chiama
disinformazione
Il nostro sara' anche una Stato sovra-
no, ma per decenni e rimasto sotto l'
influenza della Chiesa cattolica ,
i parametri europei sono nulla al
cospetto
Ogni lingua ha mille linguaggi, l’ im-
portante e’ non imparare bene la
lingua, ma di carpire i linguaggi
Viviamo ancora in un mondo, dove si
puo’ dire di non credere in Dio, ma
non remare contro I suoi devoti
La politica e' l' unica istituzione, ad
non avere regole o dererrenti
Come deterrente per i delitti contro la
pubblica amministrazione ci vorrebbe
l’ allontamento perpetuo dai pubblici
uffici, ergo dalla politica
Nemmeno i tarocchi hanno una sola
sfumatura di rosso, figuriamoci il co-
munismo
Diventa sempre piu’ difficile esplicare
ai bambini, che la nostra Repubblica
democratica e’ fondata sul lavoro, non
e’ soltanto un modo di dire
Finche’ ci sara’ un esere superiore in
cielo e in terra, ci saranno sempre
conflitti sociali, politici e razziali
Quello che i cittadini non hanno
ancora capito della politica, e' che non
ne faranno mai parte
La filosofia si basa sull’ immagina-
zioone e senza si essa non c’e’
intelligenza
Attaccando i giornalisti in generale, la
politica cerca di allontanare i cittadini
dalla liberta' d' informazione e quindi
dai fatti reali
Per risolvere l’ attuale crisi economica
e finanziaria del capitalismo, ci
vorrebbe la moltiplicazione dei pani e
dei pesci, purtroppo l’ unica persona
in grado di farlo, la politica l’ ha
ammazzato due mila anni fa
Dietro ogni partito ci sono poteri
occulti, tra questi anche le lobbies
E’ la paura del nulla, che ha spinto l’
uomo a molti[plicarsi in dismisura,
ecco perche’ I poveri fanno piu’ figli
dei ricchi
Noi umani, quando non siamo capaci
di risolvere, ci inventiamo le bugie
Un popolo indifferente illude
il legislatore, in una democrazia chi
contolla il controllore, e’ in primis il
cittadino
Il capitalismo genere poverta’ e non
benessere,se non mettiamo un tetto
massimo alla ricchezza, fra mille anni
si avranno gli stessi conflitti
sociopolitici
Io agl’ analfabeti funzionali
aggiungerei anche quelli intellettuali,
sono coloro che pur capendo quell
che leggono, si soffermano solo su
cio’ che interessa loro
Il sangue sparso
dai fascisti che non
esisterebbero più
Alcuni manifestanti che hanno par-
tecipato venerdì sera al corteo anti-
razzista "Mai con Salvini" a Bari
sono stati aggrediti dopo la mani-
festazione da un gruppo di militanti
di Casapound. È accaduto nel
quartiere Libertà poco dopo le 23.
Nel pestaggio sono rimasti feriti An-
tonio Perillo, assistente dell'eurodep-
utata Eleonora Forenza, e Claudio
Riccio, componente di Sinistra Italiana.
di Giorgio Cremaschi
Continua a pagina 7Interrompono il Cdm per
festeggiare con i parlamentari in
piazza. "Non temiamo né spread
né mercati"
Si affaccia al balcone. Il consiglio dei minis-
tri si è interrotto per consentire a Luigi Di
Maio la scena madre che deve galvanizzare
un Movimento che ha attraversato in questa
fase molte difficoltà. Se per la gioia targata
"deficit 2.4" il vicepremier grillino si fosse
lanciato dal piano nobile di Palazzo Chigi,
da questa balaustra dove sventolano le
bandiere, sarebbe atterrato su un centinaio
di parlamentari M5s accorsi in piazza per
osannare il capo politico che l'ha spuntata
sul ministro dell'Economia Giovanni Tria.
Con Di Maio ci sono tutti i ministri che salu-
tano una folla che urla come fosse in uno
stadio, "Aleeee ohhh".
Come sempre in questi casi, per i 5Stelle la
scenografia è tutto: l'effetto è da curva di
tifosi sotto il palazzo istituzionale per eccel-
lenza. In fila lassù, con sotto i deputati e i
senatori, ci sono Danilo Toninelli, Alessio
Villarosa, Barbara Lezzi, Alfonso Bonafede,
Riccardo Fraccaro, Elisabetta Trenta, Alber-
to Bonisoli. Ma le urla sono tutte per Di Ma-
io: "Luigi, Luigi, Luigi. Il cambiamento siamo
noi". Lo staff grillino suggerisce: "Alzate le
bandiere, alzate le bandiere". Quelle bandi-
ere che lo stesso staff di Palazzo Chigi
aveva provveduto a distribuire in piazza a
riunione in corso. I ministri, una volta las-
ciato il Consiglio, fanno dal balcone il segno
della vittoria che poi è anche il simbolo del
Movimento. Si abbracciano, sorridono men-
tre giù i parlamentari sono adoranti:
"Grazie, il cambiamento siamo noi".
Non c'è nulla di istituzionale, soprattutto se
si pensa che c'è un consiglio dei ministri
che non ha ancora finito di lavorare. Di isti-
tuzionale ci sarebbe il balcone con le bandi-
ere dell'Italia e dell'Unione europea ma
adesso viene usato in una maniera propa-
gandistica: "Ce l'abbiamo fatta. Non temia-
mo né spread nelé mercati", strilla Di Maio.
"Ora scendiamo", rassicura mentre il flash
mob va avanti a oltranza.
Vecchi e nuovi parlamentari sono tutti qui.
Sergio Battelli intrattiene i colleghi
nell'attesa del grande abbraccio: "Da
domani è un giorno nuovo, finalmente lo
Stato dà dignità ai cittadini". Quanti soldi ci
saranno per il reddito di cittadinanza:
"Domani ne parliamo, le cifre domani, ora
festeggiamo".
Poco importa se ancora la manovra finan-
ziaria è da scrivere, approvare e dovrà
passare al vaglio di Bruxelles. Per i grillini è
come se il via libera fosse scontato e i soldi
del reddito di cittadinanza già nelle tasche
degli italiani: "Finalmente una manovra del
popolo", dice un neo eletto: "Solo così può
ripartire l'economia".
Ecco Bonafede: "Chi è contro questa
manovra non vive tra i cinque milioni di
italiani che sono in povertà assoluta". In
piazza non c'è un solo partecipante che
non stia girando un video da pubblicare o
non stia facendo un Facebook live da con-
dividere con la rete: "È una giornata stori-
ca". E a chiudere questa girandola di
proclami è Di Maio: "Buonanotte a tutti,
domani ci sveglieremo in una nuova Italia".
Un deputato neo eletto, che si trova qui in
piazza perché così gli è stato detto, sussur-
ra sottovoce: "Forse scappo dall'Italia.
Forse devo trovare una via d'uscita". Qual-
cuno tra i 5Stelle che ritiene che questa
mossa sia azzarda c'è, ma l'immagine che i
ministri M5s vogliono consegnare è quella
di un popolo che esulta salutando i propri
dirigenti politici, come eroi di una battaglia.
Ma non è ancora detto che questa battaglia
porti al risultato.
huffingtonpost.it/ 27/09/2018
Di Maio e ministri "occupano"
il balcone di Palazzo Chigi
Interrompono il Cdm per
festeggiare con i parlamentari
in piazza. "Non temiamo né
spread né mercati"
Ultima pagina
Le promesse di Lega a e M5S alla prova del
Def: ecco cosa ci aspetta
Pagina 4
RICORDIAMO CHE " I
DEBITI SENZA
COPERTURE
CHIAMANO ALTRI
DEBITI"
Una volta quando in politica c'era
piu' diallettica, i decreti li autorizzava
il Colle e poi in Parlamento per la
loro conversione in legge, oggi con
questa nuova generazione di politici
si festeggiano ancor prima di averli
metabolizzati
„Trump segreto‟ fa
ancora più paura di
quello conosciuto
Da‟ remocontro
Ennio Remondino
Pagina 5
COMUNICATI
Palmerini
L‟Ape musicale di Lorenzo
Da Ponte
Pagina 10
Doriana Goracci ricorda
Gian Paolo Foglietti
Pagina 6
INCHIESTA
Colla, coca,
eroina: in Italia
l'emergenza droga
comincia a 8 anni
Pagina 13
Brexit
These are the terrifying
parallels between Brexit
and the appeasement of
Hitler in the 1930s
l‟ Indepent
Di David Keys
Pagina 14
Straniero 1 studente su 10, ma in
3 casi su 5 è nato in Italia: nuove
priorità per la scuola
multiculturale
Pagina 10 (Palmerini )
Pagine 15 ESTERO Settembre 2018Britalyca News Londra
Their MPs were opposed to
leaving the EU, yet still the lead-
erships of both major political
parties persist in hurtling to-
wards the Brexit precipice like
lemmings, ignoring the lessons
of the past – and weakening
European stability
As we hurtle towards the Brexit precipice,
our politicians should reflect upon some
illuminating yet unsettling history. For the
tragic truth is that historically, Britain‟s po-
litical class has disturbing form when it
comes to betraying the geopolitical inter-
ests of our country and our continent.
For anyone who cares to look, there are
horrific parallels be-
tween Tory and Labour foreign policy in
the 1930s and now. Both then and now,
both party leaderships, in their own differ-
ent ways, turned their backs on Europe.
Now, of course, both party leaderships
support (albeit to different degrees) a
course of action, initially promulgated pre-
dominantly by the right, that will inevitably
result in us reducing the scale of our politi-
cal engagement with our continent. They
must surely realise that their actions could
well ultimately contribute to a serious de-
stabilisation of Europe which can only
please our major geopolitical adver-
sary, Vladimir Putin, and drive us into the
arms of Trump‟s America. Similarly, back
in the 1930s, Britain‟s political parties re-
fused to help strengthen stability and de-
mocracy in Europe and instead contributed
to their horrific demise.
And as in the 1930s, an unholy mixture of
political opportunism and misguided ideol-
ogy by both major political party leader-
ships has been driving our country and our
continent towards another geopolitical
precipice. In the case of the Tories, there
is even a degree of personal continuity
from the pro-appeasement wing of that
party in the 1930s to the Eurosceptic wing
of the party in more modern times. In that
sense, the geopolitical thinking behind
appeasement fed into the roots of the
modern Leave movement which won the
2016 Brexit referendum. Indeed, significant
pre-war pro-appeasement Tory politicians
such as Derek Walker Smith (MP for East
Hertfordshire until 1983), Robert Turton
(MP for Thirsk and Malton until 1974) and
Somerset de Chair (who first entered par-
liament in 1935, and whose son-in-law is
the arch Leave advocate Jacob Rees
Mogg) became notable post-war proto-
Eurosceptics.
People's Vote march – demanding vote
on final Brexit deal
British Tory betrayal of Europe in the
1930s was nothing short of spectacular.
For the Tories, the great and overwhelm-
ing priority was the promotion and defence
of the empire. They were, on the whole,
comparatively uninterested in safeguarding
democracy and stability in continental Eu-
rope. Indeed, many of them were quite
Questo e‟ un governo ...segue dalla
prima pagina
Per definire l' attuale “Trinita‟ Governativa” ,
l‟ unica frase adeguate che mi viene in men-
te e‟ : “ Ognuno per se e tutti per nessuno”
Io non ho ancora capito se l‟ Avvocato
Giuseppe Conte, prima di accettare la
proposta a Primo Ministro da parte di Salvini
e Di Maio, aveva cognizione dell‟ articolo 95
della Costituzione e del suo ruolo isti-
tuzionale ? Al momento non c‟e‟ ne‟ coordi-
namento ne‟ promozione di nessun genere.
La chiusura dei porti andava discussa prima
dal consiglio dei ministri e qui subentra il
secondo colla dello stesso articolo: “I minis-
tri sono responsabili collegialmente degli atti
del Consiglio dei ministri, e individualmente
degli atti dei loro dicasteri.. E‟ la prima volta
nella storia dei questa malformata Repub-
blcia che l‟ Esecutivo e‟ poco presente, con
un Primo Ministro fantoccio ( tanto per
usare un eufemismo) Personalmente non
credo che sapesse quale sarebbe stato il
suo reale ruolo nella “trinita‟ e che non
avesse nemmeno cognizione del “contratto
del cambiament” a prior e che invece l‟
avrebbe letto in un secondo luogo, in altre
parole uno sprovveduto, se non un cial-
trone !
Chiunque abbia letto la Costituzione sa
esattamente che nella formazione del gov-
erno ( Titolo III ) ad ogni legislature oggi
come ieri e‟ il Capo dello Stato che nomina
il Primo Ministro e su proposta di questo I
ministri. Fin qui non ci piove ! In questa
sessantaquattresima legislature e‟ avvenuto
il contrario, I due capi polpolo dei partititi
maggioritari, hanno nominato il loro capo e il
Presidente della Repubblica l‟ ha formal-
mente confermato. E‟ la prima volta nella
stria della Repubblica, sperando che sia l‟
ultima, perche‟ la Repubblica italiana non e‟
un ancora un premiarato di fatto.
Qualcuno direbbe e‟ tutta colpa di Mattarel-
la. Perche‟ no, in base al secondo comma
dell‟ articolo 92 , avrebbe dovuto care l‟ in-
carico di formare un possibile governo al
partito o coalizione con il maggior numero di
seggi in parlamento, nello specifico a
Matteo Salvini, invece di usare la carta
presidenti delle camera. Adesso ahime‟, il
Capo dello Stato non ha piu‟ nessuna voce
in capito, e‟ tutto nelle mani dei capi popolo
appunto, al suo primo passo sbagliato (a
loro dire) si invoca nuovamente l‟ accusa di
attentato alla Costituzione; scacco matto al
Presidente
SENZA
DISCRIMINAZIONE ALCUNA
Il principio egualitarista vige in ogni
democrazia moderna e in “principio “vieta
ogni forma di disciminazione.
Tutti lo sappiamo.L' abbiamo imparato dalla
nostra Costituzione, all' aticolo terzo: “Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione
di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali”
Il problema, e‟ che il principio continua nel
secondo comma: “È compito della Repubbli-
ca rimuovere gli ostacoli di ordine economi-
co e sociale, che, limitando di fatto la libertà
e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l'ef-
fettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e
sociale del Paese
Pero‟, io incomincio a pensare che sia il cos-
tituente, sia il legislatore si siano fermati al
primo comma. Perche‟ ad oggi per esempio
non essiste ancora una legge che vieti ogni
forma di disciminazione, a parte la legge
Mancino, che nel 99% dei casi, non e‟ mai
stata applicata, altrimenti oggi non ci
sarebbero partiti per dir poco di stampo
fascistoide.
Ecco come io vedrei in future l‟ articolo terzo:
“ . : “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale
e sono eguali davanti alla legge, senza disci-
minazioni di sesso, di cultura, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali” Basterebbe cancellare le
parole “distinzione” e “razza”, perche‟ troppo
generiche, le razze non esistono e dis-
tinguere tra una cosa e l‟ altra lo facciamo
tutti.
Il principio egualitarista senza leggi o misure
adeguate per la rimozione degli ostacoli di
ordine economico e sociale, resta comunque
solo un principio.
generazionale e culturale o meglio, meri-
tocrazia at is best! Va altresi estesa la
mozione di sfiducia personale a tutti i par-
lamentari, per icasi di lesa sovranita‟. In una
Democrazia parlamenatare, spetta al Par-
lamento sovrano regolare il libero mandato e
non ai partiti. Se non per altro come deter-
rente e buona onorabilita‟ e discplina a tutti
LE DEMOCRAZIE MODERNE
SONO LOGORE, E’ ORA CHE
SI RITORNI ALLE ORIGINI
“Qui il nostro governo favorisce i molti invece
dei pochi: e per questo viene chiamato
democrazia.” ( discorso di Pericle agli atenesi
nel 461 Avanti Cristo, l’ origini dell’ attuali
democrazie moderne”
Un governo per favorire i molti deve ap-
plicare due principi fonadamentali, il principio
egualitarista e quello solidarista. Purtroppo
nelle democrazie moderne liberiste e‟ impos-
sibile materializzarli in toto. Prendiamo ad
esempio il principio egualitarista italiano:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono eguali davanti alla legge, senza dis-
tinzione di sesso, di razza, di lingua, di reli-
gione, di opinioni politiche, di condizioni per-
sonali e sociali. Oggi a distanza di oltre due
millenni e mezzo, stiamo ancora parlando di
poverta‟ ineguaglianze, conflitti istituzionali e
di corruzioni di ogni genere, e‟ ovvio che e‟
venuto meno il principio solidarista, che ha
favorito i pochi e tra questi anche gli stessi
politici.
L‟ unico modo per evitare che le democrazie
in generale decadono ulteriolmente, e‟ quello
di un ritorno alle origini, con il cittadino al
primo posto. Una riforma radicale dei partiti,
con disciplina post- elettorale e con un‟ unico
sistema elettorale.
Introducendo quelle che possiamo chi-
amiamo “Cittadinarie Universalum ”.
Ad ogni tornata elettorale I partiti presentano
nei collegi le liste o candidati (se uninominali)
con i rispettivi programmi legislativi, per le
sottoscrizioni prima che vengano sottoposte
alle autorita‟ competenti per la verifica; dopo
chi che si da inizio alle champagne elettorali.
Meta‟ collegi uninominali dove ripresentare i
parlamentari uscenti e‟ meta‟ proporzionali
con due preferenze dove candidare le nuove
leve e i candidati che non sono stati rieletti
nei collegi uninominali nelle precedenti legis-
lature. Si chiama cambio generazionale e
culturale o meglio, meritocrazia at is best! Va
altresi estesa la mozione di sfiducia person-
ale a tutti i parlamentari, per icasi di lesa sov-
ranita‟. In una Democrazia parlamenatare,
spetta al Parlamento sovrano regolare il li-
bero mandato e non ai partiti. Se non per
altro come deterrente e buona onorabilita‟ e
discplina a tutti
IL CONFLITTO DEI CONFLITTI
A questo punto la domanda e‟ di dovere !
Perche‟ non applicare l‟ aticolo 104 anche
per l‟ avvocatura come avviene gia‟ per la
magistratura ?
La ragione per cui i magistrati , non possono,
finché sono in carica, essere iscritti, negli albi
professionali, né far parte del Parlamento o
di un Consiglio regionale, e‟ perche‟ non si
puo‟ essere legislatore di mattina e escutori
delle leggi di sera, Anche gli avvocati sono
uomini di legge e quindi per evitare ulteriori
conflitti tra il potere legislativo e l‟ esecutivo,
occorre tenere fuori dalla politica anche l‟
avvocatura .
ALLEANZA PROGRESSISTA E
NON CENTRO SINISTRA O
PARTITO UNICO
Chiamatelo se volete un “minestrone con un
unico sapore”.
Il mondo politico e‟ sempre stato (e lo e‟‟ an-
cora) diviso in progressisti e conservatoristi.
Sono cambiate solo le sigle ma non il pensi-
ero, e‟ rimasto lo stesso tutto: “ Cambiare il
tuttto senza poi cambiare nulla” .Non sono le
sigle o le faccie che vanno cambiate ma il
pensiero politico, su cosa fare per il domani
riparando agli errori fatti nel passato. Occorre
cambiare il mondo del lavoro, caccia grossa
al sommerso, alla corruziene vuoi politica
vuoi amminstrativa. Un nuovo meccanismo
elettorale, anzi il primo visto che per oltre 70
anni, siamo andati avanti con leggi lettorali ,
per dir poco anomale. Un meccanismo elet-
torale che complenda anche una legge
specifica su partiti, su candidature e pro-
grammi legislativi. Come abbiamo sempre
ribadito le candidature e il programmi legisla-
tive andrebbe messi al vaglia
SCUSATE ANCORA LA MIA
IGNORANZA IN MATERIA
Invece di revocare la consessione ad auto-
strade che costerebbe alcuni miliardi ai cit-
tadini, prima e dopo, si costriggesse la fami-
glia Benetton a investire alcuni soldini in ma-
nutenzioni di tutta l‟ infrastruttura autostra-
dale ,che in tanti anni di gestione hanno ac-
cumulato. Incominciando dai ponti e viadotti
che hanno superato i 40 anni ?
Vorrei inoltre dire ai politici e a tutti coloro
che dopo la tragedia sono andati in cerca di
responsabili, che la Costiziione parla chiaro:
“L'iniziativa economica privata è libera. Non
può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale
o in modo da recare danno alla sicurezza,
alla libertà, alla dignità umana. La legge de-
termina i programmi e i controlli opportuni
perché l'attività economica pubblica e privata
possa essere indirizzata e coordinata a fini
sociali. La resposabilita‟ e‟ sempre di chi fa le
leggi e quindi della politica
IL POLITICANTE HA
SUPERATO IL POLITICO
In democarzia ci deve essere una linea di
demarcazione tra il politicante e il politico o
tra il politico e lo statista, altrimenti non c‟e‟
una governabilita‟ leggitima. Una cosa e‟ fare
politica un‟ atra e‟ amministrare il Paese. L‟
attuala classe politica e‟ composta per gran
parte da semplici o meglio sempliciotti politi-
canti, (senza offendere semplici e semplicisti)
in eterna campagna elettoarle. Mi chiedo se
in Italia ci sono ancora politici, senza parlare
di statisti o statalisti, sono quasi sicuro che
non sanno nemeno il significato e dovreb-
bero “googlare” .La ragione principale credo
sia il fatto che, utimamente anche a livello
mondiale ci troviamo al cospetto di politici
indifferenti e incompetenti, perche' generati
dai mass media e non dal popolo. Come
abbiamo gia‟ ribadito piu‟ volte, la politica
contemporanea oramai non rappresenta piu‟
il popolo ma i partiti, le lobbies, poteri forti e
occulti, ergo il Dio denaro..
AMMISTRARE SIGNIFICA
Popolo svegliati e chiedi piu‟ Costituzione, la nostra non e‟ mai stata una Democrazia compiuta, in
quelle compiute sono i cittadini che determinano la politica nazionale e non i partiti o i capi popolo
GESTIRE LO STATO, QUANDO
VIENE MENO LA RE-
SPONSABILITA’ PRINCIPALE,
E’ DELLA POLITICA
Diversamente detto: “ Anche se lo Stato
siamo noi e siamo sempre noi a determinare
liberamente la politica nazionale, sara‟ poi la
politica a gestirlo, perche’ e’ la legge che
determina i programmi e i controlli opportuni
perché l'attività economica pubblica e privata
possa essere indirizzata e coordinata a fini
sociali e non noi. La prossiama volta che vi
cade un ponte in testa, sapete su chi puntare
il dito, senza aggiungere contorni giornalistici
o retoriche di ogni genere. La Politica non
puo‟ non sapere o non ricordare ...
ARRIVERA’ SETTEMBRE E
INIZIERANNO A CADERE DAL
PIEDISTALLO
In Democrazia cadere dal piedistallo e‟ molto
piu‟ facile che nelle dittature (Autocit.)
In Italia dal 48 in poi abbiamo avuto bel 64
governi, quindi un primo ministro ogni circa
13 mesi , seconso me il trio Conte & Co. si
fermera' a meta' strada. Un buon politico lo si
riconosce da quel che fa e non da quel che
dice e sino adesso, a parte chiudere i porti,
"pulire " qualche spiaggia dai " vuo 'compra'"
e mettersi in conflitto con tutta l' Unione
Europea, la voglia del fare e' ancora lontana
anni luce. In altre parole dovremmo aspettare
ancora un po' (molto probabilmente dopo la
legge di stabilita') che il "Trio" metta
realmente mano al contratto “stipulato” con l'
elettorato; da non confondere con l‟ intera
Nazione; come spesso fanno I populisti.
In Italia la presunzione di innocenza e‟
garantita a tutti anche a Salvini riguardo i 49
milioni rubati ai cittadini dal suo partito,
tranne al migrante che per lui o chi per lui,
resta un clandestino a prescindere. Non c‟e‟
altro da mettere sulla brace, per i contorni vi
consiglio di leggere i giornali
E LA PRIMA VOLTA NELLA
STORIA DELLA REPUBBLICA,
SPERANDO CHE SIA L’ ULTI-
MA…
Ciunque abbia letto la Costituzione sa esatta-
mente che nella formazione del governo
( Titolo III ) ad ogni legislature oggi come ieri
e‟ il Capo dello Stato che nomina il Primo
Ministro e su proposta di questo I ministri. Fin
qui non ci piove ! In questa sessantaquattres-
ima legislature e‟ avvenuto il contrario, I due
capi polpolo dei partititi maggioritari, hanno
nominato il loro capo e il Presidente della
Repubblica l‟ ha formalmente confermato. E‟
la prima volta nella stria della Repubblica,
sperando che sia l‟ ultima, perche‟ la Repub-
blica italiana non e‟ un ancora un premiarato
di fatto. Qualcuno direbbe e‟ tutta colpa di
Mattarella. Perche‟ no, in base al secondo
comma dell‟ articolo 92 , avrebbe dovuto
care l‟ incarico di formare un possibile gov-
erno al partito o coalizione con il maggior
numero di seggi in parlamento, nello specifi-
co a Matteo Salvini, invece di usare la carta
presidenti delle camera. Adessso ahime‟ il
Capo dello Stato non ha piu‟ nessuna voce in
capitol, e‟ tutto nelle mani dei capi popolo
appunto, al suo primo passo sbagliato (a loro
dire) si invoca nuovamente l‟ accusa di atten-
tato alla Costituzione; scacco matto al Presi-
dente
ANTI-CO-STI-TU-ZIO-NALE *
"Il reddito di cittadinanza è una misura attiva
rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirli
nella vita sociale e lavorativa del Paese."
(* incostituzionale = non contemplata dalla
Costituzione, anticostituzionale = contro la
Costituzione )
Sfido chiunque a trovarmi in costituzione un'
articolo o un comma che sancisce i diritti ai
solo cittadini italiani..."Chi non ha cognizione
dei dettami costituzionali, non dovrebbe nem-
meno avvicinarsi alla politica"
Settembre 2018Britalyca News LondraPagina 2
prepared to see Germany rule supreme on
the continent, as long as the British Em-
pire could rule supreme in much of the rest
of the world.
This unholy yet unwritten policy was in fact
what led the Tory-dominated British gov-
ernment to acquiesce (indeed in some
ways, encourage) the fascist-backed over-
throw (achieved with Italian and German
help) of the democratically elected Span-
ish government, and to acquiesce in the
German takeover of Austria and the
Czechoslovak Sudetenland. It is also in
part what led it to re-arm the British army
(the only potential way of helping to deter
Hitler in Europe) at less than 10 per cent a
year (after a 600 per cent reduction in the
1920s) at a time when Hitler was expand-
ing his army at many times that rate. Be-
tween 1935 and 1939, Germany increased
its total military spending more than ten-
fold – while Britain‟s Tory-dominated gov-
ernment expanded total UK militarily
spending at only around a third of that
rate. What‟s more, during the Spanish Civil
War, Britain maintained an officially neutral
position, but in reality secretly connived at
helping General Franco‟s Nazi-backed
rightist rebels as part of its appeasement
policy. The existence of the empire acted
as an economic and ideological magnet
which enabled and encouraged the gov-
ernment to imagine that Britain had no
major strategic need to more substantially
involve itself in Europe. The result of this
blinkered view was of course catastrophic
and led to the deaths of millions.
Likewise, today, the current Tory govern-
ment seems to think that we have no stra-
tegic need to fully participate politically in
continental Europe. It fondly imagines that,
conceptually, the empire is still there
(“disguised” as the Commonwealth), just
waiting to sustain and help rescue us.
Again, in continental Europe, Tory policies
will lead (in the absence of the UK) to a
consequent massive increase in German
power in Europe, an increase which is
likely ultimately to lead to problems in the
EU as a whole. And just as in the 1930s,
the UK‟s departure from Europe (due to
appeasement and the Second World War)
made us utterly dependent on the USA, so
our 2019 departure from Europe (due to
Brexit) will also massively increase Ameri-
can influence over our economic and geo-
political existence.
So much for the parallels in Tory poli-
cy, but what of the Labour Party leader-
ships? They too were, and, to an extent,
are equally guilty.
Just eight months after Hitler came to
power in late January 1933, the Labour
leader George Lansbury delivered a
speech which would have been music to
the Fuhrer‟s ears if he ever heard about
it – and which represented an abandon-
ment by Labour of the possibility of sup-
porting any real physical backing for Euro-
pean stability: “I would close every recruit-
ing station, disband the army, dismantle
the navy, and dismiss the air force. I would
abolish the whole dreadful equipment of
war and say to the world, „Do your worst!‟ I
believe it would do its best.” Two years
later, as Hitler was beginning to massively
expand the aggressive capacity of the Luft-
waffe, the Labour leadership actually
blocked an internal party policy proposal to
support British air parity with Germany.
Then, in August 1936, the party leadership
(now under Clement Attlee) opted to sup-
port the Tory policy of virtual neutrality in
the Spanish Civil War. This meant starving
the democratically elected Spanish gov-
ernment of the weapons it desperately
needed to defend itself against the Nazi
and fascist-backed extreme-right military
rebels led by General Franco.
The attitude of the British government and
Labour opposition tragically eroded Euro-
pean democrats’ and progressives’ confi-
dence that Britain would help bolster
stability and democracy in Europe.
Although in June 1937, the Labour leader-
ship technically changed its view on Spain-
related neutrality, it was a largely ineffec-
tive policy change because the party lead-
ership (though not all the party‟s members)
still opposed allowing arms to be sent to
help save democracy. Instead, it devel-
oped a respectable-sounding compro-
mise: the sending of milk and other food-
stuffs to victims of the conflict rather than
pressing the UK government to allow arms
shipments to protect Spanish democracy.
Indeed, for almost two years, as fascism
was taking over Spain, Labour‟s National
Executive Committee (NEC) refused to
meet with the Labour grassroots-backed
popular campaign. Even just four months
before the Second World War finally broke
out, the Labour Party conference, on the
urging of the party leadership, rejected a
motion critical of the NEC‟s complete fail-
ure to campaign effectively against Nazi-
backed aggression in Spain. That was
despite the fact that the leadership had, in
1938, spoken strongly against Chamber-
lain‟s notorious Munich agreement with
Hitler.
Neither did the Liberals consistently cover
themselves in glory. They too, for most of
the period, failed in any concrete way to
help the Spanish republic defeat the fascist
and Nazi-backed forces ranged against it.
However, the Liberal leadership was criti-
cal of appeasement (and voted against the
Munich Agreement), despite the fact that
three years after Hitler had come to power
(and well after his totalitarian and antise-
mitic attitudes had become blatantly obvi-
ous), the father of the House of Commons,
David Lloyd George (who had been Liberal
Party leader till 1931) had gone to Berlin to
meet the Fuhrer and had publicly declared
that his host was none other than “the
George Washington of Germany” and “one
of the greatest [men] I have ever met”.
That whole sorry story of much of the Brit-
ish political establishment‟s ill-conceived
slow-motion abandonment of our continent
took place eight decades ago.
But tragically, here we are again, with a
Tory government and the Labour leader-
ship both betraying our continent through
their support for Brexit, albeit substantially
different potential versions of it.
Tories at war: Boris Johnson 'suicide
vest' Brexit jibe causes divide
Pre-referendum, 74 per cent of MPs were
anti-Brexit – but that did not stop the vast
majority of them, for politically opportunis-
tic reasons (sidelining Ukip) from voting to
hold a referendum. Most of the anti-Brexit
MPs (including most Labour, Tory, Liberal
Democrat and Green ones) thought they
could have their cake and eat it. They
thought they could come up smelling of ros-
es and still win the referendum. They were
ever so wrong and, tragically, had absolute-
ly no understanding of the forces they were
unleashing.
Most of those 74 per cent of MPs still know
that Brexit is likely to severely damage Brit-
ain and our continent, both economically
and in terms of political stability and securi-
ty. They still know that the key people who
will rejoice over Brexit will be Putin and oth-
er ultra-nationalist, often Russia-aligned,
extreme-right movements in Europe. They
know that geopolitically European democra-
cy will be weakened. They know that pro-
Putin forces still occupy parts of
Ukraine, and that some Russian politicians
have threatened parts of the EU. They know
that Brexit is likely to harm Nato. They know
that far-right nationalists are on the rise in
many parts of Europe and that both directly
and indirectly, politically and economically,
Brexit is likely to help their cause.
And yet, the leaderships of both major politi-
cal parties persist in hurtling towards the
Brexit precipice like lemmings bent on ignor-
ing the lessons of the past, and weakening
Europe and its long term stability.
Over a century ago, the Spanish-born Har-
vard philosopher Professor George San-
tayama warned humanity that “those who
cannot remember the past are condemned
to repeat it”. Since the end of the Second
World War, most of Europe has enjoyed
relative peace and prosperity, partly thanks
to the existence of the European Union and
its predecessor organisations. The history of
Europe over the past several hundred years
has repeatedly demonstrated what an inher-
ently unstable continent we live in. The EU
has helped reduce national rivalries and
held our continent together. If that geopoliti-
cal gravitational energy did not exist, then
Europe would risk reverting to its past; na-
tionalist and xenophobic centrifugal forces
would erode its unity, be exploited by its
enemies, and eventually tear it asunder.
Britain has one of the three biggest popula-
tions and economies in Europe, one of its
the largest militaries, and has been tradi-
tionally a major link between the EU and the
rest of the world. Britain‟s role in Europe is
therefore crucial for long term European
stability and prosperity.
If – helped by Brexit – Europe splinters,
declines and enters into an era of instability,
it is the British people just as much as the
French, the Germans, the Italians, the
Poles, who will suffer. If only more of our
politicians would listen to the good professor
Da: l‟ Indepent
Di David Keys
These are the terrifying parallels between
Brexit and the appeasement of Hitler in the
Pagine 3 DALL‟ ITALIA & DALL‟ ESTERO BRIGNOLAPaginea 14 Vignette Britalyca News Londra Britalyca News Londra
L’ACCOGLIENZA
I Connazionali oltre confine non fanno più
“notizia” già da parecchio tempo. In Patria
sono considerati parti integranti della
Comunità ospite e la memoria per l’Italia si
suppone che sia “svanita”. Non è, sempre,
così. Anche se la stampa s’interessa degli
esodi di disperati che nulla hanno da
condividere con gli italiani che si sono
trasferiti “altrove”.
Gli italiani all’estero hanno loro convinzioni
sulla realtà della Penisola. Sono informati,
interessati e, assai spesso, anche coinvolti.
Insomma, i milioni d’italiani nel mondo sono
la realtà di uno stato sociale che si è
sviluppato altrove, ma non estraneo alle
vicissitudini della terra d’origine. Per quelli
che sono nati lontano e della nostra lingua
non hanno perfetta padronanza, restano le
tradizioni e il desiderio d’italianità.
Si lasciava lo Stivale per cercare in altre
terre pane, lavoro. Insomma, un futuro .
Dagli anni’50, migliaia d’italiani si sono
riversati in altri Stati europei e del Mondo;
fieri della loro origine e motivati nel voler
riuscire a dare una dimensione al loro futuro.
All’estero, li attendevano sacrifici ed anche
umiliazioni. Non si sono arresi. Sono andati
avanti. Se le due prime Generazioni di
Migranti si sono disperse nell’oblio dell’età, i
loro figli e i loro nipoti hanno continuato per
quel concetto d’appartenenza che non è
venuto mai meno. Anche negli anni più
difficili. Ora che la nostra Emigrazione è
ripresa, l’Italia dovrebbe fare di più, e di
meglio, per questa realtà sociale vincolante.
Un’iniziativa che, prima di tutto, intendiamo
accrescere con l’aiuto di tutti. Oltre queste
riflessioni, aspettiamo i riscontri dei Lettori.
Le conquiste sociali, quelle vere, non
possono essere parziali e non si realizzano
da sole. Anche l’informazione ha da rivelare
il suo ruolo; sempre nella considerazione
dell’accoglienza e dell’ascolto. “Il Corriere
Europeo” è pronto a fare la sua parte.
.
NOI E LORO
Tra i nostri Emigrati e Immigrati i punti
d’incontro sembrerebbero pochi. Ma la
realtà, che viviamo nel quotidiano, ci
consente una visione più concreta di un
fenomeno sociale e umano da monitorare
con cura.
Da noi si tende, soprattutto sul fronte
politico, a tener “separate” le due facce di un
problema che, invece, hanno aspetti in
comune. Meglio, quindi, tentare di chiarire la
realtà per non distorcere la storia di questo
nostro Paese che si è dimostrato disponibile,
da subito, all’accoglienza; ma non a tollerare
le “invasioni” selvagge e lo “sfruttamento”
delle disgrazie altrui.
La nostra Emigrazione ha iniziato a essere
monitorata verso la fine del 1900.
L’Immigrazione, diretta verso la nostra
Penisola e l’Europa, è cominciata verso gli
anni’80. Dal 1992, il Parlamento italiano ha
iniziato a legiferare per disciplinare i flussi
migratori. L’integrazione è diventata una
delle possibilità nazionali. Almeno nei suoi
aspetti più palesi. Si trattava, però,
d’emigrazione non “patologica”.
Il nostro Paese, tuttavia, fa parte di un
Sistema che ha da affrontare l’attuale
emergenza immigrazione in un’ottica
comunitaria. Ovviamente, non solo sotto il
Settembre 2018 Settembre 2018
I Connazionali oltre confine non fanno più “notizia”
già da parecchio tempo
profilo di sostegno economico. Gli interventi
non hanno da coinvolgere unicamente gli
Stati che s’affacciano sul Mediterraneo. I
seguiti umanitari fanno parte della cultura
dell’Europa stellata. E’ difficile non essere
obiettivi. L’UE, nel suo complesso, deve farsi
carico, nel concreto, dei destini di una fitta
Umanità che viene da lontano e tenta di
trovare una sorte migliore lontano dalle
guerre e dalle dittature. L’importante è non
dimenticare le nostre radici storiche e sociali
in nome di una pluralità che, restando solo di
facciata, potrebbe arrecare più danni che
vantaggi.
Ora l’UE dovrebbe varare norme in materia
per chi giunge dall’altro capo del “Mare
Nostrum” e dall’est del mondo. L’Italia, come
da sempre, non mancherà di fare la sua
parte. Gli altri Stati membri dell’Unione
facciano la loro. Anche perché non saranno i
muri, reali o ideologici, a frenare il flusso di
un’Umanità dolente e disperata. Oggi, fare il
punto della situazione resta l’unico sistema
perchè gli eventi non volgano in peggio.
IL PROGETTO
Tra rinvii con esternazioni senza tempo, la
partita politica Salvini/Di Maio s’è conclusa.
Comunque, da quanto è emerso, il quadro
politico potrebbe ancora cambiare. Il Potere
Legislativo è stato varato senza palesi
difficoltà. Quello esecutivo è ancora da
interpretare; ma già è motivo d’attrito tra i
partiti d’”opposizione”. Di più non è possibile
evidenziare proprio perché non sono ancora
operativi i contenuti del contratto di governo.
Del quale dovrebbe essere garante il Capo
dello Stato.
Nella foga della disamina, resta da chiarire
come andrà a essere gestita la politica della
formazione di “centro/destra” con possibili
aperture esterne di sostegno. Non è neppure
da escludere, però, la cobelligeranza dei
partitini che, all’occorrenza, potrebbero fare
“numero” nel mucchio.
Il contratto elettorale, sarà il banco di prova
per la “tenuta” di un Esecutivo il cui Primo
Ministro dovrà, fare i conti con un Parlamento
dissimile da quello passato.
Date le ammissibili “novità”, potrebbe avere
buon gioco anche una sorta di “fiducia” con
voto segreto. Lega e Cinque Stelle faranno di
tutto per non “mollare”. Se il contratto non
dovesse essere condiviso da una certa
maggioranza parlamentare, non ci sarebbero
altre occasione. Il Potere Legislativo sarebbe
nelle condizioni di discutere e approvare una
nuova legge elettorale.
LA TERAPIA
L’attuale “terapia politica”rivelerà la sua
efficacia nell’ autunno. Ma il “malato”
potrebbe “spirare” prima. Questa è la
situazione che si percepisce in Italia. La crisi
economica, antica e reiterata ci ha messo a
terra. Ma non solo. Mentre il sistema bancario
nazionale è stato tutelato, accedere al credito
resta un problema. Per parecchi piccoli
imprenditori si è fatto impossibile. La
macchina economica nazionale è ancora
inceppata. Intanto, tirare avanti, è un’impresa
che metta a dura prova anche il più diligente
degli imprenditori. La burocrazia nazionale
non concorre, certamente, a migliorare il
quadro sociale del Bel Paese. Tantomeno,
quello economico.
Del resto, la pressione fiscale,
indipendentemente da ogni altra stima, resta
alta. Ipotecando, tra l’altro, il futuro di
un’intera Generazione di lavoratori e senza
garantire una serena vecchiaia a quella che
è destinata a uscire della realtà produttiva.
Ma non è tutto. Tra accise, addizionali locali
e nazionali, andare avanti è quasi
impossibile e il rischio di recessione resta.
Purtroppo, non esiste una “cura” sicura per
frenare il depauperamento delle risorse
nazionali. Neppure il “contratto” Di Maio/
Salvini.
Certamente non è impoverendo il Popolo
che sarà possibile limitare tanti effetti
negativi. L’Italia è uno dei Paesi UE con
una macchina dello Stato a ingente costo e
a basso rendimento. Una terapia, poi mai
sperimentata, poteva essere quella del
federalismo fiscale. Da noi, si è fatto un
passo indietro. Ci sono, così, dei vincoli che
restano in primo piano ed è molto più facile
concentrarsi sul “mucchio” che mettere a
“fuoco” le speculazioni di pochi. Insomma,
chi rischia sono sempre i più “deboli”. Ma
non è ancora finita.
La nuova dirigenza politica dovrà
dimostrare un impegno che potrebbe
essere anche frenato da chi, almeno sulla
carta, è alleato dell’accoppiata Di Maio/
Salvini. La “terapia” per salvare l’Italia
resta, di conseguenza, ancora da
sperimentare. Intanto, aumenta la
disoccupazione e calano gli investimenti. La
Penisola torna a essere a rischio.
L’ITALIA DEL
CENTRO/
DESTRA
In Italia è complicato vivere. Lo
riconosciamo. Questa, in definitiva, è la
risultante di una situazione che continuerà.
Che cosa accadrà nel Bel Paese? Tutti si
sono resi conto che la “politica” dei partiti è
ben differente da quella “economica” che
dovrebbe ridare linfa al Paese. La legge
elettorale “Rosatellum” non ha fatto
prodigi. Con l’autunno, rivedere la
situazione, nel suo complesso, rappresenta,
quindi, la regola per tentare d’uscire da un
ginepraio che ha spiazzato tutti.
Solo i politici sembrano non risentire della
risacca che ha dilavato anche i migliori
proponimenti. L’Italia ha un sistema
economico “libero” all’interno che, però, si
presenta maggiormente esposto alla
speculazione internazionale. Altra nota: si
dovrebbe tutelare maggiormente la
produttività con un criterio di più ampio
mercato che, invece, è stato “limitato”. Che
certe regole non siano rispettate si evince
anche dal numero di simboli elettorali,
vecchi e nuovi, che interferiscono nello
scacchiere politico italiano. Anche se
qualcuno sarà ricusato, sono sempre
troppi. Almeno per un Paese dove vivere
alla giornata, è sempre più difficile e far
fronte ai propri impegni spesso impossibile.
Oggi le imprese, piccole e medie, chiudono
i battenti per mancanza di richiesta e per
un mercato che non tiene conto delle
esigenze di chi vorrebbe andare avanti.
Non è lontano il giorno nel quale saranno le
“grandi” imprese a essere coinvolte. Vivere
d’espedienti resta una regola. Risparmiare
è quasi impossibile. Fare delle previsioni
nella Penisola rimane un problema anche
per gli economisti più considerati.
Per carità, non è nelle nostre corde fare
della filosofia disfattista, solo non si
dovrebbe dimenticare che l’Italia è parte
di un’UE della quale ha accettato, nel
bene e nel male, le regole. Il bilancio
pubblico è sempre più “pesante” e le
iniziative private, quelle che potrebbero
offrire occupazione, sono intralciate da
opercoli che fanno preferire non
“rischiare”. Ora non resta che attendere le
decisioni del Parlamento che dovranno
essere operative entro l’autunno. Certo è
che i “lacci” economici potrebbero essere
districati da questo Esecutivo di Centro/
Destra sempre se avrà le capacità
d’impegnarsi anche sotto il profilo socio/
economico. La prima verifica, almeno per
quanto ci compete, la faremo nel gennaio
2019
OLTRE LA
SPERANZA
L’autunno ha trovato la Penisola in
condizioni socio/politiche non migliori
dello scorso inverno. Il panorama, e
non solo istituzionale, continua a
presentarsi complesso e mancano,
sfacciatamente, gli accordi per
superare le difficoltà correlate a
un’economia ancora tutta da
inquadrare.
L’attuale maggioranza di Governo
supererà, però, le insidie di una
stagione che già si annuncia non
priva d’incognite anche per quella
che, ora, è l’Opposizione.
Ovviamente, più formale, che
sostanziale.
Per la verità, lo avevamo già intuito
dalla scorsa primavera. L’abbinata Di
Maio/Salvini avrà da affrontare anche
gli incerti di questo quadro“politico”
nazionale proprio in un momento nel
quale l’economia italiana avrebbe
bisogno di una carica di fiducia
maggiore per consolidare i potenziali
segnali di ripresa. Del resto, non
intravediamo scelte se non una prova
di buona volontà che consenta ai
politici di ritrovare un piano di
confronto. Quello che manca da
troppi anni.
Ora non si può fare filosofia dei
problemi del Paese. O si torna su una
via percorribile o i risultati elettorali
dello scorso marzo sarebbero
vanificati. Non riteniamo più
concepibile restare spettatori di una
situazione che non favorirebbe,
indubbiamente, la ripresa del Paese.
Anche tenuto conto che la
“maggioranza” di governo dovrà
dimostrare le sue capacità operative.
Le nostre valutazioni non intendono
essere solo un segnale preoccupante
di qualunquismo politico. Intendiamo,
invece, mostrare che il potere
esecutivo ha da tenere in maggior
conto le previsioni socio/economiche
già ben note dallo scorso anno.
Insomma, i capitoli politici
non si eliminano, ma si
possono integrare.
Pagine 13Pagina 4 ECOMONIA Britalyca News Londra Britalyca News Londra
INCHIESTA
Colla, coca, eroina: in Italia l'emergenza droga comincia a 8 anni
que costosi, come per esempio la revisione
della legge Fornero sulla previdenza o la
cosiddetta pace fiscale, eufemismo che
serve a nascondere il più classico dei con-
doni
I conti non tornano, come era evidente sin
da principio, ma il tempo delle chiac-
chiere adesso sta per finire. Nell’ulti-
ma settimana di settembre l‟esecutivo gi-
alloverde è atteso al primo esame concreto.
In vista della legge di bilancio per il 2019,
da chiudere entro il 20 ottobre, va
presentata alle Camere la Nota di aggiorna-
mento al Def, il Documento di economia e
finanza che riassume obiettivi e interventi
del governo in tema di conti pubblici.
A metà ottobre quelle carte dovranno es-
sere recapitate anche alla Commissione
europea. L‟Italia, che negli anni scorsi ha
ottenuto margini di manovra ben più ampi
rispetto agli altri Paesi Ue, corre da tempo
sul filo della bocciatura per deficit eccessi-
vo. I piani di rientro messi nero su bianco
dai precedenti governi, quello di Matteo
Renzi e poi del suo successore Paolo Gen-
tiloni, indicano obiettivi che oggi sembrano
irrealistici alla luce della nuova congiuntura
economica, con il Pil che rallenta rispetto
alle previsioni. Come dire che il confronto
con Bruxelles si presentava già pieno di
insidie ancora prima della svolta sov-
ranista e populista della nuova maggio-
ranza.
In largo anticipo rispetto alla politica, però,
potrebbero essere i mercati a fischiare la
fine della ricreazione per il premier
Giuseppe Conte e i suoi ministri. Se gli in-
vestitori dovessero convincersi che Roma
non è in grado di tenere sotto controllo la
spesa pubblica, le tensioni sui tassi dei titoli
di Stato italiani si moltiplicherebbero. Dalla
metà di maggio, quando ha cominciato a
prendere forma il nuovo governo, la differ-
enza di rendimento tra i Btp decennali e i
bund tedeschi di pari durata, meglio nota
come spread, è quasi raddoppiata e ormai
corre intorno ai 260-270 punti. Questo sig-
nifica che il costo del nostro debito pubblico
è in netto aumento, quando ancora non si
conoscono i dettagli della legge di bilancio.
Questi oneri si vanno ad aggiungere alle
somme necessarie per finanziare gli
impegni, di certo rivisti al ribasso, che
Cinque Stelle e Lega si
sono presi di fronte agli
elettori.
Per dare un‟idea delle
cifre in gioco basta
segnalare che secondo
uno studio dell‟Ufficio
parlamentare di bilan-
cio, nel 2019 l‟Italia
dovrà piazzare sul mer-
cato titoli per 380 mil-
iardi. In caso di spread
in rialzo, la spesa per
interessi tornerebbe
quindi a crescere dopo
anni in cui, anche per
effetto degli acquisti
della Bce, il cosiddetto
Quantitative easing
(Qe), questa voce si è
ridotta dai 64,2 miliardi
del 2012 ai 53,2 miliardi
del 2017.
Un taglio di 11 miliardi
che ha contribuito a
migliorare i conti pubbli-
ci. Alla luce dell‟impen-
nata dello spread, e di
nuovi possibili futuri
aumenti dei tassi, ques-
ta spirale virtuosa sem-
bra destinata a inter-
rompersi. Anche perché ad ottobre la Bce
ridurrà i suoi acquisti di titoli di Stato, per poi
fermarli del tutto entro fine anno.
Ricapitoliamo: a bocce ferme, cioè senza
calcolare gli oneri per finanziare le riforme
promesse, la legge di bilancio parte già con
un handicap pari a circa a un punto di Pil,
una zavorra prodotta dal rallentamento dell‟e-
conomia e dalla maggiore spesa per inter-
essi. Previsto inizialmente (nei piani del gov-
erno Gentiloni) intorno allo 0,8 per cento, il
rapporto tra deficit e Pil viaggia verso quota 2
per cento e minaccia di andare a sbattere
contro il muro del 3 per cento, fissato dalle
regole europee come limite massimo da non
superare.
A questo punto però, la preoccupazione prin-
cipale non sembra neppure più il confronto
con Bruxelles. A breve termine sono gli in-
vestitori internazionali che vanno rassicurati.
Questa sembra essere la missione principale
a cui si sta dedicando il ministro dell‟Econo-
mia Giovanni Tria, impegnato a spegnere i
focolai di tensione che si accendono sui mer-
cati attorno ai piani del governo gialloverde.
«L‟avvio delle misure principali del contratto
di governo è compatibile con i vincoli di finan-
za pubblica», ha dichiarato Tria al Sole
24Ore lo scorso 8 agosto. La frase contiene
una parola chiave, “avvio”, che serve a sal-
vare la faccia ai due azionisti di controllo del
governo, Di Maio e Salvini. Entrambi pos-
sono così rinviare a un futuro indefinito l‟at-
tuazione delle riforme annunciate in campa-
gna elettorale, a cominciare da flat tax e red-
dito di cittadinanza, prendendosi allo stesso
tempo il merito di aver comunque messo le
basi della rivoluzione economica populista.
Niente da fare, quindi, per la tassa piatta. Il
nuovo sistema fiscale propagandato per anni
dal leghista Armando Siri, ora sottosegretario
alle Infrastrutture, avrebbe dovuto alleggerire
il peso del imposte sui cittadini e rilanciare
l‟economia grazie al maggior reddito reso
disponibile per i consumi. La riforma potreb-
be alla fine risolversi in una più modesta revi-
sione delle aliquote Irpef, che passerebbero
da cinque a tre. Anche questo intervento,
però, richiede tempo e risorse finanziarie,
almeno 10 miliardi. Se ne riparla nel 2019, o
forse più avanti ancora. Pure il reddito di
cittadinanza si fermerà all‟antipasto. Più soldi
per i centri per l‟impiego e una nuova legge
sulla cassa integrazione, con l‟obiettivo di
allargare la platea dei lavoratori che ne
avrebbero diritto. Poca cosa davvero, in
confronto alla promessa dei Cinque Stelle,
che vagheggiavano un sussidio pubblico
per tutti i cittadini in cerca d‟impiego.
Intanto, mentre si avvicina l‟appuntamento
decisivo con la legge di bilancio, il dibattito
politico segue un canovaccio che ha del
surreale. Ministri, sottosegretari e par-
lamentari della maggioranza lanciano
proposte che sembrano studiate apposta
per tenere alto il morale della truppa, cioè
dei milioni di elettori che hanno votato
Cinque Stelle e Lega. Ecco qualche esem-
pio. Tagli alle pensioni d‟oro, che poi
sarebbero quelle sopra i 4 mila euro al
mese, per finanziare l‟aumento delle min-
ime. Nuovi sgravi per le partite Iva. Incentivi
alle aziende appena nate. E adesso, dopo il
disastro di Genova, è stato sganciato anche
il ballon d‟essai di una ipotetica nazional-
izzazione di Autostrade. Una misura estre-
ma che potrebbe costare, solo di indenniz-
zo al venditore, cioè la holding Atlantia dei
Benetton, una somma nell‟ordine dei dieci
miliardi, ma forse di più. Per non parlare,
restando in tema di trasporti, del sal-
vataggio di Alitalia, di cui, secondo il gov-
erno, dovrebbe farsi carico almeno in parte
lo Stato.
In coda a questo florilegio di promesse
mancano del tutto, o sono molto vaghe, le
indicazioni su come reperire il denaro desti-
nato a finanziare le nuove spese. L‟elenco
dei possibili interventi è lungo, ma tutti han-
no il medesimo difetto: risulta quantomeno
difficile quantificare le risorse che potreb-
bero garantire. Si parla di privatizzazioni, di
tagli alla spesa corrente, di lotta all‟eva-
sione fiscale, accompagnata dal riordino
delle cosiddette tax expenditures, cioè gli
sconti d‟imposta elargiti a svariate categorie
di cittadini e imprese. Tutte le misure citate
hanno un gettito incerto, se non aleatorio.
Un esempio: quanto potrà fruttare la pace
fiscale predicata da Salvini e affidata, se
mai si farà, ad Antonio Maggiore, il gener-
ale della Guardia di Finanza appena messo
a capo dell‟Agenzia delle Entrate? La Lega
pronosticava introiti per 50-60 miliardi, ma i
dati più attendibili in circolazione au-
torizzano a prevedere che il provvedimento
non frutterà più di 3-4 miliardi. Un incasso
una tantum, comunque. E quindi l‟anno
successivo, in mancanza di quei soldi, si
dovrà cercare un‟altra pezza per il bilancio
delloStato.
In passato, nel tentativo di arginare il deficit,
i governi hanno preso la scorciatoia dei tagli
agli investimenti pubblici. Dai grandi lavori
fino agli interventi per scuole, strade e
ospedali. Adesso Roma vuole invertire la
rotta e chiederà all‟Unione Europea nuovi
margini di manovra, anche al di fuori delle
regole comunitarie di bilancio, per affrontare
l‟emergenza infrastrutture.
Già nel 2016, la Commissione aveva au-
torizzato spese supplementari per un impor-
to pari allo 0,25 per cento del Pil, circa 5
miliardi di euro. Il governo però non è ri-
uscito a realizzare tutti gli investimenti pro-
grammati in opere pubbliche e quindi la
flessibilità concessa si è alla fine ridotta allo
0,21 per cento.
Non è un bel precedente per un Paese che
reclama risorse per aggiustare strade, ponti
e gallerie. E per un governo che tende a
scaricare la colpa dei suoi problemi di bilan-
cio sui burocrati di Bruxelles.
Da: http://espresso.repubblica.it ( 28,oct. 18
Settembre 2018Settembre 2018
C‟è un video cliccatissimo in rete che rac-
conta alla perfezione il distacco tra propa-
ganda e realtà. Parole e immagini che se-
gnalano il vuoto di senso in cui restano
sospese le promesse irrealizzabili dell‟ulti-
ma campagna elettorale. «Un impegno
concreto, fattibile», esordisce Matteo Sal-
vini nella clip di Youtube. Un Salvini dall‟ar-
ia vagamente professorale, sguardo fisso
in camera, camicia bianca d‟ordinanza e
giacca scura. È il primo marzo, sprint finale
dell‟ultima campagna elettorale. Il leader
della Lega, davanti a un cartellone pieno di
numeri, spiega che metà del prezzo della
benzina finisce nelle casse dello Stato sot-
to forma di tasse. Di accise, per la preci-
sione. Niente paura. «Se vinco le elezioni
faccio giustizia», annuncia il futuro
vicepremier. «Datemi fiducia e io taglio»,
promette, perché «gli italiani non possono
pagare la benzina più cara d‟Europa». Fac-
ile, no? Zac, gesticola Salvini con due dita
che si fanno forbice. E infatti, una volta
vinte le elezioni, arriva la solenne promes-
sa: «Basta con le accise». Quando? «Alla
prima riunione del consiglio dei ministri»,
disse il capo leghista.#
Ebbene, il governo gialloverde è in cari-
ca ormai da tre mesi ma le tasse sulla
benzina sono ancora lì e potrebbero re-
starci a lungo. «Entro l‟anno via le accise»,
ha aggiustato il tiro Salvini lo scorso 20
agosto. Intanto però la sua promessa elet-
torale è finito nel calderone degli impegni
solenni liquefatti dal sole caldo della realtà.
I calcoli sono presto fatti. Grazie alle accise
lo Stato incassa ogni anno circa 25 miliardi.
Se si decide di fare a meno di quei soldi (in
tutto o in parte), bisogna trovare risorse
che vadano a coprire il buco in bilancio,
oppure ridurre la spesa in altri settori, op-
pure ancora le due cose insieme. L‟alterna-
tiva è gonfiare il deficit e quindi il già colos-
sale debito pubblico. Il fatto è che il taglio
delle accise è solo uno dei tanti capitoli del
gigantesco libro mastro delle promesse
elettorali dei due partiti di governo. Flat tax
e reddito di cittadinanza, innanzitutto. Da
come sono state presentate in campagna
elettorale, queste due novità comportereb-
bero una spesa complessiva pari al 6-7 per
cento del Pil, poco meno di 100 miliardi. A
questa somma andrebbero poi aggiunti una
serie di impegni meno roboanti ma comun-
Le promesse di Lega a e M5S alla
prova del Def: ecco cosa ci aspetta
L'economia frena, i mercati mandano segnali preoccupanti e lo Stato deve piazzare
quasi 400 miliardi di di titoli mentre il paracadute Bce si sta per chiudere. I segnali di
un autunno ad alto rischio DI VITTORIO MALAGUTTI
Le scuole medie, Riccardo, le ha viste solo
da lontano. Quel giorno di settembre è arri-
vato davanti al cancello dell’istituto, l’ha
fissato per alcuni secondi e poi se ne è anda-
to. Per lui non ci sarebbero stati libri, com-
pagni, compiti in classe. Aveva 12 anni e
una sola necessità: farsi di coca e farlo in
fretta.
Oggi Riccardo, 16 anni appena compiuti,
tossicodipendente da quattro, in fuga da tre
diverse comunità terapeutiche, praticamen-
te analfabeta, fa parte di quella generazione
di ragazzi interrotti che aumenta giorno
dopo giorno.
Bambini che a 8 anni hanno già sperimen-
tato le droghe più devastanti: colla e solven-
ti. Tredicenni che si prostituiscono per una
dose, rimangono incinte e sono costrette ad
abortire. Adolescenti legati con le cinghie ai
letti di contenzione, sottoposti a trattamenti
sanitari obbligatori negli ospedali psichiat-
rici per adulti. Eroina non più fumata ma
sparata direttamente in vena, così che a 13
anni hanno già il corpo massacrato dai bu-
chi delle siringhe, si ammalano di epatite e
Aids, come i vecchi tossici negli anni Ottan-
ta.
Le loro storie, raccolte dall’Espresso, fanno
rabbrividire. Sono contenute nei verbali
delle forze dell’ordine che ogni giorno
prestano servizio nelle piazze dello spaccio e
nei boschi della droga. Sono scritte nero su
bianco nelle relazioni dei Tribunali per i
minorenni. Escono dalla bocca di quegli
stessi ragazzi che a fatica accettano di par-
lare, dalle comunità dove stanno cercando
lentamente di riemergere dagli abissi della
tossicodipendenza.
Un’emergenza alla quale il nostro Sistema
sanitario nazionale non riesce più a stare
dietro. Secondo i dati ottenuti dall’Espresso,
da Nord a Sud la presa in carico da parte dei
Servizi sanitari locali dei minori che fanno
uso di droga negli ultimi 5 anni è quasi
ovunque raddoppiata. Anche i Tribunali per
i minorenni - sia civili che penali - regis-
trano un’impennata di baby consumatori:
quasi tutti italiani, iniziano ad assumere
droga in media a 12 anni.
Mentre le comunità terapeutiche per minori
con problemi psichici causati dalle droghe -
il vero fenomeno di questi ultimi anni - si
contano sulle dita di una mano. E così i
bambini tossicodipendenti con disagi men-
tali spesso sono trasferiti a centinaia di chil-
ometri di distanza dalle loro famiglie in
luoghi non idonei. O trattenuti in reparti
neuropsichiatrici per adulti, dove non po-
trebbero stare.
Così morire di overdose è diventato nor-
male
Quasi 70 mila persone vengono uccise
dall'eccesso di oppioidi ogni anno. Negli
Usa la chiamano epidemia, ma è un fe-
nomeno endemico. E sociale
L’impennata dei Serd
In tutta Italia - secondo i dati elaborati dal
Dipartimento per la giustizia minorile del
ministero della Giustizia - i minori e i gio-
vani adulti (dai 18 ai 25 anni) attualmente
in carico agli uffici di servizio sociale per i
minorenni sono 20.466, di cui oltre 7 mila
nuovi arrivi solo nell’ultimo anno. Negli
ultimi 12 mesi, quelli collocati nelle comuni-
tà dell’area penale - fra cui i minori che han-
no commesso reati in materia di stupefacen-
ti - sono stati 1.837, con un aumento di qua-
si 300 unità rispetto al 2015. Poco più di
cento, invece, quelli ricoverati in apposite
strutture per disintossicarsi. Quando si trat-
ta di minorenni infatti - i magistrati sono i
primi ad ammetterlo - le comunità sono solo
l’estremo rimedio. Nella maggior parte dei
casi i ragazzi vengono indirizzati verso i
Serd, i servizi pubblici per le dipendenze
patologiche. Ed è anche qui che i numeri
degli under 18 in cura negli ultimi anni han-
no avuto un’impennata, al punto che alcune
Regioni si sono dovute attrezzare con dipar-
timenti riservati solo agli adolescenti e con
la nascita di strutture private, ormai sempre
più diffuse.
Ma si tratta ovviamente di una panoramica
sottostimata: mancano all’appello tutti i
ragazzi che non sono entrati nel circuito dei
tribunali e che si sono rivolti direttamente a
strutture terapeutiche private. O che sono
totalmente sconosciuti ai servizi sociali.
In Lombardia il fenomeno è in continua
crescita. A Milano nonostante le ripetute
operazioni di polizia resiste il bosco della
droga di Rogoredo, una delle piazze di
spaccio più grandi d’Europa. Le dosi di
eroina vendute a prezzi stracciati - fino a 2
euro al grammo - richiamano ogni giorno
adolescenti da ogni parte d’Italia. Quando
non bastano i soldi, le dosi vengono pagate
con la prostituzione. Non di rado, spiegano
dal commissariato Scalo Romana, i fidanza-
tini arrivano in coppia, ma poi mandano
avanti la ragazza, che ritorna dal bosco stra-
volta e in stato confusionale. Mentre
all’ospedale Mangiagalli, racconta un’opera-
trice in forza agli uffici per la 194, sono sem-
pre di più le ragazzine tossicodipendenti che
si rivolgono alla clinica milanese per abor-
tire dopo rapporti sessuali avvenuti sotto
effetto della droga. I dati parlano chiaro:
solo nell’ultimo anno i minorenni presi in
carico dai servizi ambulatoriali della Lom-
bardia per la cura delle dipendenze sono
stati quasi novecento. Più che raddoppiati
rispetto a cinque anni prima. Tanto che per
correre ai ripari l’assessorato regionale al
Welfare guidato da Giulio Gallera ha au-
mentato di 6 milioni di euro le rette desti-
nate alle comunità. Strutture che, spiega
l’assessore, devono essere ripensate per
fronteggiare questa nuova emergenza so-
ciale.
Il discorso cambia di poco nel Lazio. Gli
under 18 in cura per tossicodipendenza
sono schizzati a quasi 300 nell’ultimo anno.
Erano 78 cinque anni prima.
La situazione è difficile anche in Emilia Ro-
magna: i ragazzi che hanno avuto accesso ai
Servizi per le dipendenze sono quasi rad-
doppiati, passando da 207 casi a 389. Qui
attualmente esiste una sola comunità tera-
peutica pubblica riservata ai minori e ac-
creditata dalla Regione, in provincia di Forlì
-Cesena, che accoglie 12 ragazzi. Mentre la
storica San Patrignano, sui colli del
Riminese, fra i suoi 509 ospiti accoglie in
tutto 177 giovani, fra cui minori di appena
13 anni. Ragazzi che provengono da tutta
Italia, per i quali i servizi sociali dei Comuni
di appartenenza rimborsano una retta di
100 euro al giorno. «Fra i 34 minorenni
presenti da noi in questo momento, 30 di
loro sono arrivati solo nel corso dell’ultimo
anno», spiega il Presidente di San Pat-
rignano Antonio Tinelli, «rispetto a 5 anni
fa, per quanto riguarda i minori, c’è stato un
aumento di ingressi del 70 per cento». In
Veneto, invece, sono circa mille i ragazzini
in cura nei 38 Serd della Regione. Alcuni di
loro hanno appena 11 anni. Mentre a Trieste
per far fronte al problema è nato il primo
servizio per la cura delle dipendenze
riservato esclusivamente ai più giovani,
dove sono già in cura 170 ragazzi.
Negli ultimi anni, poi, vista la difficoltà a
trovare posti letto liberi nelle comunità pub-
bliche o del privato accreditato, stanno cre-
scendo a vista d’occhio anche le costosis-
sime cliniche “rehab” su modello anglosas-
sone. Al momento se ne contano una cin-
quantina. Fra queste ci sono i 10 centri Nar-
conon ispirati alla dottrina di Scientology,
che chiedono alle famiglie dei pazienti rette
da oltre duemila euro al mese.
Comunità assenti al Centrosud
Ma il problema per i minorenni tossicodi-
pendenti non è più solo la droga. Sono so-
prattutto le patologie psichiatriche, spesso
scatenate dal policonsumo, l’utilizzo di più
droghe, che provoca nella psiche giovane
effetti devastanti. Una fetta di popolazione,
questa, che sta raggiungendo numeri sem-
pre più alti: secondo le stime del ministero
della Giustizia, almeno il 15 per cento dei
ragazzi che entra in comunità avrebbe bi-
sogno di essere seguito per una “doppia
diagnosi”: ovvero quando la tossicodipend-
enza si accompagna a un disturbo mentale.
Però le Regioni italiane attrezzate per ques-
ta nuova emergenza sono ancora po-
chissime. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sici-
lia e Puglia, ad esempio, sono totalmente
prive di strutture del genere. Richieste
d’aiuto arrivano attraverso segnalazioni
quasi quotidiane da parte dei Tribunali per i
minorenni di mezza Italia, soprattutto al
Centrosud. Per capire la portata del prob-
lema basta dare uno sguardo ai numeri del
Dipartimento per la Giustizia minorile:
nell’ultimo anno i ragazzi affidati a comuni-
tà autorizzate al trattamento della doppia
diagnosi sono stati solo 6 in tutta Italia.
Pochissimi e selezionati posti distribuiti in 3
strutture presenti soltanto in Liguria, Lom-
bardia e Umbria. Più del 30 per cento dei
ragazzi che dovrebbero essere ricoverati in
una apposita comunità, rende noto la Socie-
tà italiana di neuropsichiatria dell’infanzia,
non trova posto da nessuna parte.
«È una situazione che abbiamo denunciato
più volte al ministero», spiega la presidente
del Tribunale per minorenni dell’Aquila
Cecilia Angrisano. «Riscontriamo almeno
un caso a settimana di adolescenti con
problematiche psichiche mediamente gravi
e diversi casi all’anno di ragazzi con una
psicopatologia strutturata spesso associata
all’uso di droghe. Per questo abbiamo
chiesto alla Regione di cercare di disporre
almeno 3 posti letto per le emergenze di
questo tipo. Anche se la soluzione», prose-
gue il magistrato, «dovrebbe essere quella
di costruire una comunità di riferimento per
il Centrosud»
In psichiatria con gli adulti
E così succede che Francesca, nome di fan-
tasia di una ragazza che oggi ha 17 anni,
consumatrice di crack da quando ne aveva
12, venga ricoverata per 50 giorni in un rep-
arto psichiatrico per adulti, nel Lazio, a cen-
tinaia di chilometri da casa. Senza seguire
un percorso terapeutico adatto alla sua età.
E succede anche che Stefan, 18 anni,
cresciuto nelle fogne di Bucarest dove ha
iniziato a sniffare colla e a fumare crack
all’età di 8 anni, negli ultimi 10 abbia vagato
da una comunità del Centro Italia all’altra,
in un crescendo di disperazione. È affetto da
un lieve deficit cognitivo dalla nascita ag-
gravato dall’uso massiccio di droga, e le
strutture non abilitate a seguire i problemi
psichici non sono state in grado di aiutarlo.
Oggi, malato di epatite e sieropositivo, con-
tinua ad avere rapporti sessuali non protet-
ti, prostituendosi nelle stazioni.
E poi esiste il problema dei mancati control-
li all’interno delle numerose comunità tera-
peutiche private presenti in tutta Italia,
sottolineato anche nell’ultima relazione
della Commissione parlamentare delle
politiche antidroga. Alcune strutture si ac-
creditano per ospitare ragazzi in cura con
doppia diagnosi, ma non potrebbero farlo.
Sarebbe successo per esempio nella provin-
cia di Perugia, dove la cooperativa sociale Il
Piccolo Carro è accusata - il processo è tut-
tora in corso - di aver truffato per anni lo
Stato chiedendo rimborsi da 400 euro al
giorno per ogni ospite pur senza averne
titolo. Da qui, scapparono la 14enne Daniela
Sanjuan e la 16enne Sara Bosco. I resti del
cadavere di Daniela sono stati ritrovati, a 10
anni dalla scomparsa, a pochi metri dalla
struttura. Sara è morta di overdose due anni
fa, in uno dei padiglioni abbandonati dell’ex
ospedale Forlanini a Roma.
Dalla colla alla coca
Per chi ha cominciato ad addentrarsi nel
tunnel quando era appena un bambino,
tornare indietro è difficilissimo. Lo sanno
bene alla comunità terapeutica Draghi
Randagi, nella campagna bergamasca, una
delle strutture approvate dal circuito della
giustizia minorile, costruita per volere
dell’Aga, associazione nata negli anni Ottan-
ta su iniziativa di un gruppo di genitori di
tossicodipendenti.
Qui da due settimane vive Kevin, che ha
cominciato a sniffare colla a 9 anni in Bra-
sile e poi, una volta in Italia, la cocaina. «Ho
tentato di annegare nelle sostanze il dram-
ma del distacco dalla mia famiglia di origi-
ne», racconta. «Ho vissuto 5 anni in cui non
capivo più niente: sniffavo e mentivo».
Paolo, invece, ha smesso di mentire 6 mesi
fa. In 5 anni ha bruciato tutte le tappe: a 13
anni le pastiglie, a 16 la coca, a 19 l’eroina in
vena.
Quindi, in fumo, ha mandato tutto quello
che di buono aveva al mondo: la sua fami-
glia, la sua ragazza, il suo lavoro.
Matteo, 17 anni, un mese fa è stato fer-
mato durante l’ennesima rapina. Quando lo
hanno portato in Questura i suoi occhi era-
no annebbiati, continuava a ridere, come
fosse impazzito. «La mia più grande fortu-
na», racconta oggi, « è essere stato arrestato
adesso. Così sono stato costretto a curarmi.
Perché io, a 20 anni, non ci sarei arrivato».
Finisce di parlare, poi corre a sistemare la
sala da pranzo. Seduto al tavolo c’è Carlo, il
più piccolo ospite della comunità. Lui, però,
non ha tempo di parlare: sta preparandosi
per la terza media.
Da : L’ Espresso
Pagine 12Paginea 5 Britalyca News Londra Britalyca News Londra
l'ordine urgente di abbassare il livello dell'in-
vaso, circostanza che ha determinato un
forte calo di pressione all'invaso stesso con
le varie conseguenze riconducibili al distac-
co del monte Toc. Del resto, in quei mo-
menti tragici, un qualche rimedio, seppur
inutile, quelli della SADE lo dovevano pur
tentare.
Ma allora, quanto a responsabilita', sia pur
in contesti diversi che hanno pero' come
unico denominatore l'uomo, si dovrebbe
fare altrettanto per il crollo delponte di Ge-
nova che, mentre sto scrivendo, non ha
ancora responsabili. Ed i massi che si stac-
cano ad ogni pie' sospinto nei pressi di
Cortina d'Ampezzo sono tutti ascrivili ad
errori umani? E che dire del crollo del tetto
della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami
avvenuto ieri, (ndr. 30.08.2018) in pieno
centro storico di Roma? Ecco perche' mi
danno fastidio gli "scooperisti" del senno di
poi, salvo rare eccezioni che pur ci sono
state e ci sono anche ora!
"E' il giorno dei "mea culpa" dello
Stato, qui a Longarone, dove oggi si
sono raccolti quasi 5 mila volontari di
protezione civile, vigili del fuoco ed
altre associazioni, assieme ai soccorri-
tori dell'alba del 9 ottobre 1963 ed ai
familiari delle vittime del disastro ",
hanno detto prima il capo del diparti-
mento della protezione civile, Franco
Gabrielli, e poi il ministro per l'ambi-
ente, Andrea Orlando.
"Come rappresentante di un pezzo di
Stato, il cui compito e' la salvaguardia
e la cura delle persone - ha detto Ga-
brielli - vi chiedo scusa".
"Trascorrendo qui questi giorni - ha
aggiunto - ho percepito come quella
tragedia sia ancora una ferita molto
aperta, come ci sia ancora una rabbia
sorda, un lutto non ancora elaborato
anche perche' nessunoha aiutato
queste persone ad elaborarlo".
Di energia anche maggiore sono poi state
le parole di Orlando, che ha anticipato di
sentirsi in debito per non essere stato prima
a Longarone "non da ministro ma da cittadi-
no italiano". "Luoghi come questi - ha detto
- dovrebbero essere le tappe fondamentali
per un pellegrinaggio di costruzione della
memoria e di religione civile. L'onere di
rappresentare il governo qui e' molto
grande perche' ho l'obbligo di assumermi
colpe e responsabilita' che, per genera-
zione, non mi appartengono ma che non
possono essere dimenticate". "Bisogna
chiedere scusa ai cittadini - ha proseguito
Orlando - e questo lo Stato lo deve fare per
il presente e per ogni volta che abbandona
una persona.
Il ministro e' andato oltre aggiungendo che
la consapevolezza dei rischi connessi
all'instabilita' idrogeologica del Paese "non
sono migliori rispetto a 50 anni fa".
"Possiamo vantare una maggiore padro-
nanza della tecnica, ma non dobbiamo mai
abbassare la guardia e a tenere alta la
guardia sono sempre le popolazioni locali.
Le resistenze delle popolazioni e dei comi-
tati non si possono sempre liquidare come
localismi dei no, ci sono esperienze di chi
vive nei luoghi che meritano altrettanto
rispetto delle perizie tecniche. Le famiglie
del Vajont si opposero e denunciarono per
tempo cio' che gia' si sapeva e si poteva
evitare".
Rilevando, infine, che con un " investimento
sulla partecipazione attiva si puo' costruire
un rapporto positivo fra politica e cittadini".
Tema, quest'ultimo, non disgiunto da quello
dello sbilanciamento di investimenti pubblici
a favore di infrastrutture piuttosto che ad
opere di prevenzione e che e' stato sottolin-
eato dal presidente della Regione Veneto,
Luca Zaia. "In questo Paese abbiamo bi-
sogno di costruire meno strade e di realiz-
zare piu' opere di prevenzione idrogeologi-
ca". "La vera sfida di civilta' per un territorio
e' quella di mettere in sicurezza i propri
cittadini. Credo non sia facile districarsi a
Roma su queste partite - ha concluso Zaia,
rivolto ad Orlando - ma noi crediamo che il
dissesto idrogeologico sia la vera partita da
giocare".
Insomma, tante belle parole che, al di la' di
un severo e necessario "Memento Homo"
per tutti, non devono infierire, a fini diversi e
talvolta populisticamente, presso la gente;
insomma, su questa tragedia, non si deve
costruire continuamente anche una sorta di
business (al di la' del doveroso ricordo delle
tante vittime), ma e' necessario erigere seri
e silenziosi monumenti alla memoria, riflet-
tendo anche sul fatto che le vere colpe po-
trebbero essere state comodamente e gra-
tuitamente generalizzate, senza riflettere un
po' anche sull'imponderabilita' della natura,
tanto da non poter attribuire tout court le
colpesoltanto in capo agli addetti ai lavori,
pur non esimendoli dalle loro responsabilita'
professionali. A volte, come e' successo per
i recenti fatti di Genova, anche i sensori
davano risultati sbagliati. So che, dicendo
queste cose, mi inimico con diversa gente,
ma mi pare onesto e giusto non continuare
a vedere le cose sempre da un'unica ango-
lazione...e soprattutto da parte di chi non
conosce i vari risvolti che le hanno determi-
nate. Il discorso sarebbe lungo e complesso
e quindi difficile da mettere insieme...
Pretendere che venga il Presidente della
Repubblica a chiedere scusa, come da
richiesta del Sindaco di Longarone (a mio
avviso con un po' di...demagogia politica,
pur ringraziandolo del diploma di soccorri-
tore consegnatomi), mi pare quasi una for-
zatura che stride con quanto diro' in chi-
usura di queste mie affrettate considerazio-
ni.
Vorrei aggiungere, ma questa e' una notizia
di poco conto, avevo allora composto in
musica un "Inno al Vajont" che, d'accordo
con l'on.lePaolo De Paoli, amico del Presi-
dente Ciampi, col quale si davano del tu
come ho sentito da vicino, avrei dovuto
suonare detto inno, realta' che poi, per
complicazioni logistiche, non e' stato pos-
sibile fare.
A mio modo di vedere le cose (aspetto che
non e' sicuramente in linea con il film sul
Vajont di Renzo Martinelli) di acqua ce ne
passa... vedo infatti in questo film piu' sce-
nografia correlata ad altro rispetto alla vera
dinamica della tragedia, sia pur nella rap-
presentazione della sua immane dolorosa
realta'. Insomma, cavalcare il dolore in
funzione della buona riuscita di un docu-
mentario o per altri fini, e' un po' deviante,
perche' analogamente, a parte l'eccezione
mass-mediale della tragedia di Marcinelle
che ha avuto forte risonanza per le sue
dimensioni europee, si dovrebbe appunto
fare altrettanto per i tanti minatori che
muoiono ancora, quasi dimenticati...nel piu'
assordante silenzio, anche nelle viscere
della terra. E senza alcun sostegno a favore
delle famiglie. A chi si dovrebbe chiedere
scusa in questo caso?
Dico questo perche' su questo argomento,
credetemi, potrei spendere qualche pa-
rola... e con lo stesso dolore che provo tut-
tora per i 1910 morti del Vajont, su cui ho
scritto tanto, sia da una parte che d'altra,
anche in veste di Direttore della Rivista "Il
Minatore".
ECCO COME HO DATO L'ESTREMO
SALUTO NELLA CHIESA DI CASTION-BL
ALL'AMICO COLLEGA BEPI ZANFRON
Bepi, voglio salutarti con queste poche e
semplici parole, prendendo a prestito le tue
caratteristiche di persona semplice, ma
sempre disponibile in ogni occasione per
comunicare con gli altri, anche e soprattut-
to, attraverso quella tua macchina fotografi-
ca che ha fatto viaggiare le tue foto in tutto
il mondo. Non posso dimenticare la tua
presenza in tante occasioni che mi hanno
riguardato anche personalmente come l'in-
augurazione della nuova sede della Banca
Commerciale Italiana a Belluno, la
presentazione di qualche mio libro, i vari
incontri nei consigli direttivi dell'Assostampa
bellunese presso la Sala di Cultura De Lu-
ca, la premiazione per la tua professionalita'
presso l'Ordine dei Giornalisti di Venezia
durante la quale ho speso col cuore alcune
parole nei tuoi riguardi, i vari incontri a Lon-
garone per ricordare la tragedia che tutti
conosciamo, l'incontro conviviale a casa
mia a Zermen insieme con i giornalisti di
Telebelluno ed altri giornali, ma soprattutto
voglio ricordare quando, poche ore dopo la
tragedia del Vajont, eravamo insieme senza
saperlo, con compiti diversi, fra le macerie
causate dalla diga per conoscerci molto piu'
tardi e cioe' a tragedia avvenuta.
Mi ricordo anche, e di cio' sono dispiaciuto,
che mi avevi chiesto la mia vecchia Fiat
600, per il film sul Vajont, ma che non mi e'
stato possibile farlo perche' appena qualche
settimana l'avevo rottamata. Avrei tante
cose da aggiungere, ma vengo all'essenza
di questo mio breve saluto di commiato.
Bepi, la tua semplicita' non disgiunta dal tuo
modo di porti di fronte alla gente, costituis-
ca, per chi rimane, un forteesempio di cui la
moderna societa', stravolta da una miriade
di inutili e spesso create ad arte complica-
zioni, avrebbe veramente bisogno per
vivere meglio.
Ciao, amico Bepi.
CONCLUSIONI
Vorrei fare delle considerazioni finali, se vuoi
anche strettamente soggettive, premettendo
che, molto verosimilmente questa mia testi-
monianza potrebbe apparire un po' auto-
celebrativa, ma non e' assolutamente cosi', in
quanto quasi tutti gli argomenti citati si inte-
grano molto saldamente con l'operato di Bepi
Zanfron al punto da coagularsi in una cosa
sola: la realta' tragica che, insieme con lo
scrivente, ha coinvolto in prima linea tanti
personaggi, ovviamente apartire da Bepi Zan-
fron, al Generale Angelo Baraldo, al Generale
Guglielmo de Mari e, molto piu' in la', appunto
anche lo scrivente, tuttora portatore di fatti e
storie che sarebbe impossibile raccontare in
questa sede.
Io penso che il mondo stia vivendo una parti-
colare situazione che da' adito a molte
sorprese, spesso anche tragiche, semplice-
mente per il fatto che l'uomo, spinto dalla ne-
cessita' volta alla sopravvivenza personale,
spesso dall'egoismo, ma anche - se vogliamo
dirlo onestamente -nell'interesse della col-
lettivita', non e' piu' in grado di immaginare le
conseguenze che, i progetti piu' arditi, se vuoi
anche suffragati e supportati dalle non sem-
pre consolidate esperienze scientifiche di
utilizzo futuribile, possono trarre in inganno,
soprattutto quando si ha a che fare con la
natura che non sempre e' in perfetta simbiosi
con l'opera dell'uomo stesso.
Anche per questo dobbiamo premiare il
grande lavoro di Bepi Zanfron, i cui documenti
fotografici che ha lasciato al mondo intero,
costituiscono gia' un "memento homo" su cui
riflettere onde evitare che tragedie come
quella del Vajont, ma anche di tante altre, non
debbano piu' accadere.
Bepi, durante il suo lavoro appassionato che
non concedeva limiti agli orari, ha dimostrato
che, operando nella semplicita' della con-
dizione umana - egli infatti era un uomo sem-
plice e, per questo, ben voluto e stimato da
tutti - si possono fare grandi cose nell'inter-
esse della conoscenza collettiva e, allo stesso
tempo, discernere - attraverso la foto - sia il
brutto derivante dalle tragedie, che il bello
caratterizzato dagli entusiasmi insiti in situa-
zioni piacevoli da ascrivere alla storia di cias-
cuno di noi.
Egli, era molto fiero ed orgoglioso della sua
professione, tanto da essere estremamente
difficile immaginare che, all'interno di qualche
sua borsa, non avesse a portata di mano la
sua preziosa macchina fotografica che im-
mortalava, fra le altre tante cose, anche gli
incontri fra noi giornalisti, alla presenza delle
massime autorita' civili, militari e religiose. E'
ancora sotto gli occhi la foto di un direttivo
dell'Assostampa bellunese con il compianto
Vescovo di Belluno, Mons. Vincenzo Savio
che, prima di lasciarci, ha voluto darci il suo
ultimo saluto in Vescovado, come da foto.
Ed infine, mi sento di dire, supportato dalla
mia eta' certamente non piu' giovane (al mo-
mento della tragedia io avevo 28 anni e Bepi
Zanfron 30), che mai come in questo momen-
to storico caratterizzato da eccessi di conflit-
tualita' in quasi tutti i contesti della vita so-
ciale, sarebbe necessario prendere ad esem-
pio lasua semplicita' di vita, anche profession-
ale, da estendere a nostra volta in tutti i con-
testi esistenziali, esattamente come Bepi pare
ancora suggerire a tutti noi dall'"al di la'", in
direzione di una piu' razionale e sana
consapevolezza del futuro che ci attende, nel
rispetto delle persone e della stessa natura.
Che ha piu' volte dimostrato di essere in con-
flitto con i continui maltrattamenti subi'ti
dall'uomo, a tal punto che, per certi versi,sia
pur in misura diversa, potremmo tutti ed
ognuno considerarci solidamente responsabili
degli eventi, sia che essi portino il nome di
Vajont, Marcinelle o... Ponte di Genova.
A conclusione di questi miei ricordi, se vuoi
anche con qualche inesattezza dovuta ad un
po' di ovvia incompetenza nel contesto trat-
tato, vorrei dire che Bepi si e' sempre nutrito
di quella linfa professionale, pura e semplice,
che attribuisce a pieno titolo questo premio
alla sua memoria.
Le immagini inserite nel testo
- Bepi Zanfron con Arnaldo De Porti durante
la consegna del "Premio alla carriera" presso
l'Ordine Regionale Veneto dei Giornalisti
- Bepi Zanfron
- foto della mitica Fiat 600 bianca con la quale
lo scrivente ha attraversato un cimitero di
detriti e macerie di ogni tipo, non escluso
purtroppo anche di resti
umani
- attestato ricevuto dal Comune di Longarone
nel 50esimo anniversario della tragedia
Arnaldo De Porti
………...E mi spiego.
Io lavoravo a pochi metri dalla SADE di
allora, a Venezia... e anche oggi, a 50 anni
di distanza, provo tuttora una qualche sof-
ferenza per quegli ingegneri criminalizzati
(che ho conosciuto personalmente per mo-
tivi professionali, come i Semenza ed i Bi-
adene) i quali di certo non volevano uc-
cidere. Onestamente mi sento di dire che,
dopo aver avuto l'occasione di ascoltare a
Venezia detti personaggi, l'imponderabilita'
di questa immane tragedia va a braccetto
con errori umani riconducibili solo e soltanto
a detta imponderabilita', molto accidentale
ed assolutamente imprevedibile, che molto
verosimilmente avrebbe potuto investire
anche la migliore scienza ingegneristica,
per cui trovo strumentali molti feroci articoli
anche da penne illustri come Gianpaolo
Pansa che, nella prefazione di un libro, ha
connotato la tragedia come uno strumento
di solo profitto a tutti i costi.
Per contro allora, dovremmo citare anche
tre penne altrettanto illustri come quelle di
Indro Montanelli, di Giorgio Bocca e di Dino
Buzzati (tra l'altro bellunese) che, imputaro-
no il disastro ad un caso fortuito, accusando
i "tecnici della prevedibilita'", alias le cas-
sandre, di combattere una battaglia politica
a favore della nazionalizzazione, pur essen-
do chiaro che qualcosa non stava
funzionando nell'area del Monte Toc. Ci
sarebbe anche da chiedersi perche' la se-
gnalazione della Sade, qui sotto fedelmente
riportata, fatta ai comuni anche piu' piccoli
non sia stata accolta da coloro che adesso
accusano a voce alta, anche per altri motivi
che si scontrano con l'etica del dolore per i
morti.
Alla fine dell'estate del 1963 i capisal-
di rilevarono movimenti preoccupanti
della montagna, quindi venne deciso di
diminuire gradualmente l'altezza
dell'invaso, arrivando alla quota di
sicurezza, ed il Comune di Erto su sol-
lecito dei tecnici S.A.D.E. emana la se-
guente ordinanza:
"Avviso di pericolo continuato. Si por-
ta a conoscenza della popolazione che
gli uffici tecnici della Enel-Sade se-
gnalano l'instabilita' delle falde del
monte Toc e pertanto e' prudente al-
lontanarsi dalla zona che va dal Gorc,
oltre Pineda e presso la diga e per
tutta la estensione, tanto sotto che
sopra la piana. La gente di Casso, in
modo particolare, si premuri di ap-
profittare dei mezzi che l'Enel-Sade
mette a disposizione per sgomberare
ordinatamente la zona, senza frap-
porre indugio, con animali e cose. Bos-
caioli e cacciatori cerchino altre
plaghe e siccome le frane del Toc po-
trebbero sollevare ondate paurose su
tutto il lago, si avverte ancora tutta
la gente e in modo particolare i pes-
catori che e' estremamente pericoloso
scendere sulle sponde del lago. Le
ondate possono salire le rive per de-
cine di metri e travolgere annegando
anche il piu' esperto dei nuotatori. Chi
non ubbidisce ai presenti consigli,
mette a repentaglio la propria vita.
Enel-Sade e autorita' tutte non si ri-
tengono responsabili per eventuali
incidenti che possono accadere a colo-
ro che sconsideratamente, si avven-
turano oltre i limiti sopra descritti".
Certamente, la SADE ha le sue re-
sponsabilita' che la inchiodano come, al-
meno dal mio punto di vista da profano,
„Trump segreto‟ fa ancora più
paura di quello conosciuto
Settembre 2018Settembre 2018
Il libro di Bob Woodward “Fear”, già
uscito in America, descrive l’atmosfera
shakesperiana della Casa Bianca,
trasformatasi nel castello di Macbeth
-Funzionari e consiglieri gli remano con-
tro per attenuare i danni derivanti dalle
sue decisioni.
-Il caso delle lettere scritte, firmate e…
cestinate
Di Piero Orteca23 settembre 2018
Più che paura
“Fear”, “Paura”. Fear? Per noi questo ti-
tolo va tradotto con “Terrore”. Se solo la metà di
quello che c‟è scritto nel libro di Bob Woodward
su Donald Trump è vero, allora stiamo freschi. La
Casa Bianca è diventata un manicomio, dove vo-
lano piatti ad altezza d‟uomo e dove, nello Studio
Ovale, si entra e si esce a seconda delle paturnie
quotidiane del Presidente. Una specie di castello di
Macbeth di shakesperiana memoria. Per il prestigi-
oso giornalista Usa, il cuore del potere mondiale si
è trasformato soprattutto in un caravanserraglio
della politica internazionale, in cui diversi collab-
oratori di Trump svolgono il loro lavoro come i
branchi di leoni nel Serengeti: lottano per la so-
pravvivenza, pronti ad azzannarsi a vicenda e a
fare le scarpe allo stesso capo. D‟altro canto, i re-
centi “scoop” sui funzionari “infedeli” e sul vi-
ceministro della Giustizia Rosenstein la dicono
lunga sulla situazione esplosiva che si è creata nelle
segrete stanze.
Mattone in testa
L‟impressione che si ricava leggendo il “mattone”
di Woodward, lanciato sulla capigliatura strobo-
scopica di Trump, è devastante. In pratica, il nostro
destino sembra nelle mani di una sorta di Franken-
stein della politica, dove sindromi, nevrosi, osses-
sività e un‟ipertrofia dell‟Io si legano a una mani-
festa psicolabilità di fondo. Woodward è quello che
ha tirato fuori tutte le magagne del “Watergate”,
affossando Richard Nixon. Non solo. È anche l‟au-
tore di una serie di best seller di successo dal titolo em-
blematico: Bush at War. Leggasi, per capirci, “Guerra
del Golfo” (la seconda), concepita male, in modo cial-
tronesco, e condotta peggio. Abbiamo definito
“mattone” il lavoro di Woodward non perché sia
“indigeribile”, tutt‟altro. Ma solo perché è un bel tomo
di 480 pagine che diventa laterizio “politico”, nel senso
che va a colpire dritto filato la cucurbitacea dell‟ex
Palazzinaro.
Il Mago di Oz
Rivelando fatti, assurdità, ossessioni, fisime e
parafernalia cerebrali che sembrano usciti dal Mago di
Oz. E le fonti, per la maggior parte, sono paradossal-
mente i più stretti collaboratori dello stesso Presidente,
che fanno di tutto per rincollare i vasi cinesi che lui
cerca di rompere in continuazione, sfasciando rapporti
e relazioni internazionali. Un esempio per tutti è citato
nelle prime pagine del libro. Trump ha l‟ossessione del
risparmio. Qualche volta ha pensato di depotenziare il
cemento delle relazioni con la Corea del Sud, ritirando
il contingente americano e lasciando l‟alleato esposto
con le terga allo scirocco. Dal Pentagono, al Diparti-
mento di Stato, dal Consiglio per la Sicurezza Na-
zionale fino al cameriere che gli serve la colazione di
mattina, tutti hanno cercato di convincerlo a evitare
questa mossa. Nulla da fare. Trump ha preparato la let-
tera ufficiale e l‟ha firmata.
L‟Aquilone
Solo che non è mai partita, perché gliel‟hanno nascosta.
Due volte. In che modo? Siccome soffre di vuoti di
memoria, non si ricordava di averla già firmata. E al-
lora si è ripetuta la solita pantomima: riunione
(urlacci), pareri nettamente opposti al suo (ma si fa
“come dico io”), alzatucce di spalle, dettatura, firma
e… cestino. Ergo: a codesto prezzo ci pare di capire
che la diplomazia internazionale Usa, in questa fase, sia
gestita da una turba di impiegati in mezze maniche ne-
re, che scrivono, protocollano, fanno finta di spedire,
ma poi scaraventano nella spazzatura. Su input, è chia-
ro, dei ministri che contano, come Jim Mattis alla Dif-
esa. Funziona così? Si funziona così, quando non
funziona peggio. Dal libro di Woodward si evince che
la politica estera di Trump, data la scarsa memoria
delle posizioni prese il giorno prima, sembra come
l‟Aquilone di Giovanni Pascoli: ondeggia, pencola,
urta, sbalza, risale e prende il vento.
Prima, aggiungiamo noi, di calare a picco non appena
cambia il tempo.
Da: remocontro.it
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Noooo...nun 'e ghittà dint'a discarica da munnezza... pecchè 'e capi ca lloro, valene oro e, songo sempe nu tesoro ca, se tene astipato dint'o core! E t'hanna donato nun sulo 'a vita ma pure, valori e educazione... pirciò...pure si 'e vvide viecchie, stanche, sciunche e senza memoria... puortele rispetto...pure dopp'a morte...ricurdann'e sacrificie 'e na vita sana! E nun fa ca ll'ombra 'e qualche nuvola 'e passaggio...sia ll'ombra ca tè leva ammore ppè chilli santi ggenitori, pecchè nu juorno 'a rota s'aggirarrá 'a parta toja e tu ppuò cchiagnere dannato, chell'esistenza passata e arricuordete ca tu...nun jesciarraje maje 'a dint'o core 'e chella ggente ca, t'ha dato 'a vita! COMUNICATI Palmerini Pagina 10 CRONACA Doriana Goracci Pagina 6 Dall‟ Italia e dall‟ Estero A cura di Giorgio Brignola Pagina 3 Periodico gratuito di libere e approfondite informazioni sociopolitiche Fondato ed edito da Carmine Gonnella a Londra (2005/2018 ) III edizione N. 42 Settembre 2018 . Siamo su facebook e social networks. Limitato formato cartaceo e circa 3000 contatti Pdf Governo del cambiamento UN GOVERNO DOVE OGNUNO E‟ PER SE‟ E TUTTI PER “NESSUNO” Vorrei ricordare un‟ articolo della Costituzione che spesso i primi ministri dimenticano: “Il Pres- idente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l‟unità di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e coordinando l'attività dei ministri.” segue a pagino due , prima colonna ….. Pistola taser, attenzione ai rischi mortali Di Patrizio Gonnella Ultima pagina SPECIALE VAJONT BEPI ZANFRON, FOTOREPORTER BELLUNESE DAL CUORE GENEROSO E GRANDE, CHE HA TRASMESSO AL MONDO INTERO LA TRAGEDIA DEL VAJONT Arnaldo Da Porti Pagine 11/12 Indirizzare e sensibilizzare il legislatore e’ dovere di ogni cittadino RIFORME COSTITUZIONALI NECESSARIE Eccco, questa e' l' unica riforma costituzionale che nessuno mai fara' ... Art. 138 Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza "DEI DUE TERZI "dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. (secondo e terzo comma, aboliti) La ragione per cui nessuno fara‟ mai, e‟ per via del referendum confermativo, che tra l‟ altro non ci sara‟ se la riforma passa con I due terzi del Parlamento. Allora, perche non cambiarlo ? In primis fara‟ risparmiare 300/400 mil- ioni ( di euroooo) ai cittadini , 400 mil- ioni che si potrebbero investire nel settore pubblico. E poi, se una riforma costituzionale e‟ necessaria, di certo passera‟ anche con I due terzi. Poi,una volta riformato l' aticolo 138, come sopra, si puo' introdurre il refer- endum consultivo, con le stesse mo- dalita' del 138, ma con solo due letture. Referendum che si dovrebbe tenersi sei mesi prima di ogni fine di legislatura, come indirizzo ai nuovi legislatori Qui Londra segue a pagina 2 A cura di Carmine Gonnella Pagina 16 Settembre 2018 CHI SIAMO Britalyca La Voce Alternativa, nasce nel 2005 da una idea Innovatrice di Carmine Gonnella (G.B) . Siamo picccoli operatori dell‟ Informazione liberat e gratuita. Analizziamo e approfondiamo le tematiche sociopolitiche e culturali scientemente con metodo imparziale.. Nel nostro piccolo, non facciamo giornalismo, ma informazione Siamo online, su vari motori di ricerca e social nerworks Il format Pdf e‟ in A2 , per averne una co- pia scrivere a: lavocealternativa@gmail.com Il nostro motto: “NOI NON ABBIAMO SOLUZIONI ,SOLO ALTERNATIVE “ Collaboratori Cronaca, Doriana Goracci (Italia) Alle politiche in Italia e all‟ Estero , il Comm. Giorno Brignola (Italia) Cultura e Societa‟ Nino Bellinvia ( Italia ) Comunicati, Goffredo Palmerini (Italia) alla diffusion online , Mario Ponzi. (G.B.) Arnaldo De Porti ( Italia) e Luigi Palumbo (InfoOggi) Edito e pubblicato da Britalyca News Londra, Sede: 32 Fletcher Close , Bromley , BR2 9JD. Kent Ilario Mario Ponzi Collaboratore, Fotografo Socio onorario Britalyca News Londra (La Voce Alternativa) FOR DONATIONS TO Britalyca News Londra (La Voce Alternativa ) IBAN: CB03 BUKB 2012 2673 9613 46 Pistola taser, attenzione ai rischi mortali Dal prossimo 5 settembre, in 12 città ital- iane, sarà sperimentata la pistola taser. Ad annunciarlo è stato il Ministro dell'Inter- no Salvini. È importante tuttavia sapere cosa è accaduto negli Stati Uniti che, primi fa tutti, hanno introdotto l'uso di questo dispositivo di elettroshock. Secondo le indagini effettuate da Amnesty International e dall'agenzia di stampa bri- tannica Reuters, a partire dal 2000, anno di introduzione del taser, sarebbero stati circa 1.000 i morti a causa di questo tipo di pistola. Molti studi medici hanno certifi- cato che per persone con precedenti dis- turbi neurologici o cardiaci la pistola taser ha rischi mortali. La stessa azienda produttrice americana è stata costretta ad ammettere che nello 0,25% dei casi c'è rischio di morte. Una percentuale allarmante. Vari organismi internazionali hanno espresso pareri fortemente contrari all'uso del taser. Come la pratica di polizia ha dimostrato negli Stati Uniti, il taser non ha ridotto l'utilizzo delle armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine ma è divenuto invece uno strumento alternativo principalmente alle manette, in particolare per immobilizzare persone in stato di agitazione e principalmente con disturbi psichiatrici. Va ricordato - prosegue Gonnella - che la legge che introduce il taser è stata approvata nella precedente legislatura e che fin da allora avevamo espresso la nostra contrarietà. Infine, Taser è il nome di una multinazionale americana. Immaginiamo che questa opera- zione avrà costi significativi. Riteniamo che il prezioso lavoro delle forze dell'ordine potrebbe essere meglio supportato in altro modo, ad esempio attraverso un serio supporto alle tecnologie investigative piut- tosto che all'acquisto di armi potenzialmente letali http://www.antigone.it/ Patrizio Gonnella Da: “Autaforism” Di Carmine Gonnella Il problema con la legittima difesa, e' che se un ladro entra in casa e il proprietario spara per primo e' sbaglio, legittima il ladro ad uccidere La Stampa e non solo, non dovrebbe mai generalizzare, si chiama disinformazione Il nostro sara' anche una Stato sovra- no, ma per decenni e rimasto sotto l' influenza della Chiesa cattolica , i parametri europei sono nulla al cospetto Ogni lingua ha mille linguaggi, l’ im- portante e’ non imparare bene la lingua, ma di carpire i linguaggi Viviamo ancora in un mondo, dove si puo’ dire di non credere in Dio, ma non remare contro I suoi devoti La politica e' l' unica istituzione, ad non avere regole o dererrenti Come deterrente per i delitti contro la pubblica amministrazione ci vorrebbe l’ allontamento perpetuo dai pubblici uffici, ergo dalla politica Nemmeno i tarocchi hanno una sola sfumatura di rosso, figuriamoci il co- munismo Diventa sempre piu’ difficile esplicare ai bambini, che la nostra Repubblica democratica e’ fondata sul lavoro, non e’ soltanto un modo di dire Finche’ ci sara’ un esere superiore in cielo e in terra, ci saranno sempre conflitti sociali, politici e razziali Quello che i cittadini non hanno ancora capito della politica, e' che non ne faranno mai parte La filosofia si basa sull’ immagina- zioone e senza si essa non c’e’ intelligenza Attaccando i giornalisti in generale, la politica cerca di allontanare i cittadini dalla liberta' d' informazione e quindi dai fatti reali Per risolvere l’ attuale crisi economica e finanziaria del capitalismo, ci vorrebbe la moltiplicazione dei pani e dei pesci, purtroppo l’ unica persona in grado di farlo, la politica l’ ha ammazzato due mila anni fa Dietro ogni partito ci sono poteri occulti, tra questi anche le lobbies E’ la paura del nulla, che ha spinto l’ uomo a molti[plicarsi in dismisura, ecco perche’ I poveri fanno piu’ figli dei ricchi Noi umani, quando non siamo capaci di risolvere, ci inventiamo le bugie Un popolo indifferente illude il legislatore, in una democrazia chi contolla il controllore, e’ in primis il cittadino Il capitalismo genere poverta’ e non benessere,se non mettiamo un tetto massimo alla ricchezza, fra mille anni si avranno gli stessi conflitti sociopolitici Io agl’ analfabeti funzionali aggiungerei anche quelli intellettuali, sono coloro che pur capendo quell che leggono, si soffermano solo su cio’ che interessa loro Il sangue sparso dai fascisti che non esisterebbero più Alcuni manifestanti che hanno par- tecipato venerdì sera al corteo anti- razzista "Mai con Salvini" a Bari sono stati aggrediti dopo la mani- festazione da un gruppo di militanti di Casapound. È accaduto nel quartiere Libertà poco dopo le 23. Nel pestaggio sono rimasti feriti An- tonio Perillo, assistente dell'eurodep- utata Eleonora Forenza, e Claudio Riccio, componente di Sinistra Italiana. di Giorgio Cremaschi Continua a pagina 7Interrompono il Cdm per festeggiare con i parlamentari in piazza. "Non temiamo né spread né mercati" Si affaccia al balcone. Il consiglio dei minis- tri si è interrotto per consentire a Luigi Di Maio la scena madre che deve galvanizzare un Movimento che ha attraversato in questa fase molte difficoltà. Se per la gioia targata "deficit 2.4" il vicepremier grillino si fosse lanciato dal piano nobile di Palazzo Chigi, da questa balaustra dove sventolano le bandiere, sarebbe atterrato su un centinaio di parlamentari M5s accorsi in piazza per osannare il capo politico che l'ha spuntata sul ministro dell'Economia Giovanni Tria. Con Di Maio ci sono tutti i ministri che salu- tano una folla che urla come fosse in uno stadio, "Aleeee ohhh". Come sempre in questi casi, per i 5Stelle la scenografia è tutto: l'effetto è da curva di tifosi sotto il palazzo istituzionale per eccel- lenza. In fila lassù, con sotto i deputati e i senatori, ci sono Danilo Toninelli, Alessio Villarosa, Barbara Lezzi, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Elisabetta Trenta, Alber- to Bonisoli. Ma le urla sono tutte per Di Ma- io: "Luigi, Luigi, Luigi. Il cambiamento siamo noi". Lo staff grillino suggerisce: "Alzate le bandiere, alzate le bandiere". Quelle bandi- ere che lo stesso staff di Palazzo Chigi aveva provveduto a distribuire in piazza a riunione in corso. I ministri, una volta las- ciato il Consiglio, fanno dal balcone il segno della vittoria che poi è anche il simbolo del Movimento. Si abbracciano, sorridono men- tre giù i parlamentari sono adoranti: "Grazie, il cambiamento siamo noi". Non c'è nulla di istituzionale, soprattutto se si pensa che c'è un consiglio dei ministri che non ha ancora finito di lavorare. Di isti- tuzionale ci sarebbe il balcone con le bandi- ere dell'Italia e dell'Unione europea ma adesso viene usato in una maniera propa- gandistica: "Ce l'abbiamo fatta. Non temia- mo né spread nelé mercati", strilla Di Maio. "Ora scendiamo", rassicura mentre il flash mob va avanti a oltranza. Vecchi e nuovi parlamentari sono tutti qui. Sergio Battelli intrattiene i colleghi nell'attesa del grande abbraccio: "Da domani è un giorno nuovo, finalmente lo Stato dà dignità ai cittadini". Quanti soldi ci saranno per il reddito di cittadinanza: "Domani ne parliamo, le cifre domani, ora festeggiamo". Poco importa se ancora la manovra finan- ziaria è da scrivere, approvare e dovrà passare al vaglio di Bruxelles. Per i grillini è come se il via libera fosse scontato e i soldi del reddito di cittadinanza già nelle tasche degli italiani: "Finalmente una manovra del popolo", dice un neo eletto: "Solo così può ripartire l'economia". Ecco Bonafede: "Chi è contro questa manovra non vive tra i cinque milioni di italiani che sono in povertà assoluta". In piazza non c'è un solo partecipante che non stia girando un video da pubblicare o non stia facendo un Facebook live da con- dividere con la rete: "È una giornata stori- ca". E a chiudere questa girandola di proclami è Di Maio: "Buonanotte a tutti, domani ci sveglieremo in una nuova Italia". Un deputato neo eletto, che si trova qui in piazza perché così gli è stato detto, sussur- ra sottovoce: "Forse scappo dall'Italia. Forse devo trovare una via d'uscita". Qual- cuno tra i 5Stelle che ritiene che questa mossa sia azzarda c'è, ma l'immagine che i ministri M5s vogliono consegnare è quella di un popolo che esulta salutando i propri dirigenti politici, come eroi di una battaglia. Ma non è ancora detto che questa battaglia porti al risultato. huffingtonpost.it/ 27/09/2018 Di Maio e ministri "occupano" il balcone di Palazzo Chigi Interrompono il Cdm per festeggiare con i parlamentari in piazza. "Non temiamo né spread né mercati" Ultima pagina Le promesse di Lega a e M5S alla prova del Def: ecco cosa ci aspetta Pagina 4 RICORDIAMO CHE " I DEBITI SENZA COPERTURE CHIAMANO ALTRI DEBITI" Una volta quando in politica c'era piu' diallettica, i decreti li autorizzava il Colle e poi in Parlamento per la loro conversione in legge, oggi con questa nuova generazione di politici si festeggiano ancor prima di averli metabolizzati „Trump segreto‟ fa ancora più paura di quello conosciuto Da‟ remocontro Ennio Remondino Pagina 5 COMUNICATI Palmerini L‟Ape musicale di Lorenzo Da Ponte Pagina 10 Doriana Goracci ricorda Gian Paolo Foglietti Pagina 6 INCHIESTA Colla, coca, eroina: in Italia l'emergenza droga comincia a 8 anni Pagina 13 Brexit These are the terrifying parallels between Brexit and the appeasement of Hitler in the 1930s l‟ Indepent Di David Keys Pagina 14 Straniero 1 studente su 10, ma in 3 casi su 5 è nato in Italia: nuove priorità per la scuola multiculturale Pagina 10 (Palmerini )
  • 2. Pagine 15 ESTERO Settembre 2018Britalyca News Londra Their MPs were opposed to leaving the EU, yet still the lead- erships of both major political parties persist in hurtling to- wards the Brexit precipice like lemmings, ignoring the lessons of the past – and weakening European stability As we hurtle towards the Brexit precipice, our politicians should reflect upon some illuminating yet unsettling history. For the tragic truth is that historically, Britain‟s po- litical class has disturbing form when it comes to betraying the geopolitical inter- ests of our country and our continent. For anyone who cares to look, there are horrific parallels be- tween Tory and Labour foreign policy in the 1930s and now. Both then and now, both party leaderships, in their own differ- ent ways, turned their backs on Europe. Now, of course, both party leaderships support (albeit to different degrees) a course of action, initially promulgated pre- dominantly by the right, that will inevitably result in us reducing the scale of our politi- cal engagement with our continent. They must surely realise that their actions could well ultimately contribute to a serious de- stabilisation of Europe which can only please our major geopolitical adver- sary, Vladimir Putin, and drive us into the arms of Trump‟s America. Similarly, back in the 1930s, Britain‟s political parties re- fused to help strengthen stability and de- mocracy in Europe and instead contributed to their horrific demise. And as in the 1930s, an unholy mixture of political opportunism and misguided ideol- ogy by both major political party leader- ships has been driving our country and our continent towards another geopolitical precipice. In the case of the Tories, there is even a degree of personal continuity from the pro-appeasement wing of that party in the 1930s to the Eurosceptic wing of the party in more modern times. In that sense, the geopolitical thinking behind appeasement fed into the roots of the modern Leave movement which won the 2016 Brexit referendum. Indeed, significant pre-war pro-appeasement Tory politicians such as Derek Walker Smith (MP for East Hertfordshire until 1983), Robert Turton (MP for Thirsk and Malton until 1974) and Somerset de Chair (who first entered par- liament in 1935, and whose son-in-law is the arch Leave advocate Jacob Rees Mogg) became notable post-war proto- Eurosceptics. People's Vote march – demanding vote on final Brexit deal British Tory betrayal of Europe in the 1930s was nothing short of spectacular. For the Tories, the great and overwhelm- ing priority was the promotion and defence of the empire. They were, on the whole, comparatively uninterested in safeguarding democracy and stability in continental Eu- rope. Indeed, many of them were quite Questo e‟ un governo ...segue dalla prima pagina Per definire l' attuale “Trinita‟ Governativa” , l‟ unica frase adeguate che mi viene in men- te e‟ : “ Ognuno per se e tutti per nessuno” Io non ho ancora capito se l‟ Avvocato Giuseppe Conte, prima di accettare la proposta a Primo Ministro da parte di Salvini e Di Maio, aveva cognizione dell‟ articolo 95 della Costituzione e del suo ruolo isti- tuzionale ? Al momento non c‟e‟ ne‟ coordi- namento ne‟ promozione di nessun genere. La chiusura dei porti andava discussa prima dal consiglio dei ministri e qui subentra il secondo colla dello stesso articolo: “I minis- tri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.. E‟ la prima volta nella storia dei questa malformata Repub- blcia che l‟ Esecutivo e‟ poco presente, con un Primo Ministro fantoccio ( tanto per usare un eufemismo) Personalmente non credo che sapesse quale sarebbe stato il suo reale ruolo nella “trinita‟ e che non avesse nemmeno cognizione del “contratto del cambiament” a prior e che invece l‟ avrebbe letto in un secondo luogo, in altre parole uno sprovveduto, se non un cial- trone ! Chiunque abbia letto la Costituzione sa esattamente che nella formazione del gov- erno ( Titolo III ) ad ogni legislature oggi come ieri e‟ il Capo dello Stato che nomina il Primo Ministro e su proposta di questo I ministri. Fin qui non ci piove ! In questa sessantaquattresima legislature e‟ avvenuto il contrario, I due capi polpolo dei partititi maggioritari, hanno nominato il loro capo e il Presidente della Repubblica l‟ ha formal- mente confermato. E‟ la prima volta nella stria della Repubblica, sperando che sia l‟ ultima, perche‟ la Repubblica italiana non e‟ un ancora un premiarato di fatto. Qualcuno direbbe e‟ tutta colpa di Mattarel- la. Perche‟ no, in base al secondo comma dell‟ articolo 92 , avrebbe dovuto care l‟ in- carico di formare un possibile governo al partito o coalizione con il maggior numero di seggi in parlamento, nello specifico a Matteo Salvini, invece di usare la carta presidenti delle camera. Adesso ahime‟, il Capo dello Stato non ha piu‟ nessuna voce in capito, e‟ tutto nelle mani dei capi popolo appunto, al suo primo passo sbagliato (a loro dire) si invoca nuovamente l‟ accusa di attentato alla Costituzione; scacco matto al Presidente SENZA DISCRIMINAZIONE ALCUNA Il principio egualitarista vige in ogni democrazia moderna e in “principio “vieta ogni forma di disciminazione. Tutti lo sappiamo.L' abbiamo imparato dalla nostra Costituzione, all' aticolo terzo: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” Il problema, e‟ che il principio continua nel secondo comma: “È compito della Repubbli- ca rimuovere gli ostacoli di ordine economi- co e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'ef- fettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese Pero‟, io incomincio a pensare che sia il cos- tituente, sia il legislatore si siano fermati al primo comma. Perche‟ ad oggi per esempio non essiste ancora una legge che vieti ogni forma di disciminazione, a parte la legge Mancino, che nel 99% dei casi, non e‟ mai stata applicata, altrimenti oggi non ci sarebbero partiti per dir poco di stampo fascistoide. Ecco come io vedrei in future l‟ articolo terzo: “ . : “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza disci- minazioni di sesso, di cultura, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” Basterebbe cancellare le parole “distinzione” e “razza”, perche‟ troppo generiche, le razze non esistono e dis- tinguere tra una cosa e l‟ altra lo facciamo tutti. Il principio egualitarista senza leggi o misure adeguate per la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale, resta comunque solo un principio. generazionale e culturale o meglio, meri- tocrazia at is best! Va altresi estesa la mozione di sfiducia personale a tutti i par- lamentari, per icasi di lesa sovranita‟. In una Democrazia parlamenatare, spetta al Par- lamento sovrano regolare il libero mandato e non ai partiti. Se non per altro come deter- rente e buona onorabilita‟ e discplina a tutti LE DEMOCRAZIE MODERNE SONO LOGORE, E’ ORA CHE SI RITORNI ALLE ORIGINI “Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.” ( discorso di Pericle agli atenesi nel 461 Avanti Cristo, l’ origini dell’ attuali democrazie moderne” Un governo per favorire i molti deve ap- plicare due principi fonadamentali, il principio egualitarista e quello solidarista. Purtroppo nelle democrazie moderne liberiste e‟ impos- sibile materializzarli in toto. Prendiamo ad esempio il principio egualitarista italiano: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza dis- tinzione di sesso, di razza, di lingua, di reli- gione, di opinioni politiche, di condizioni per- sonali e sociali. Oggi a distanza di oltre due millenni e mezzo, stiamo ancora parlando di poverta‟ ineguaglianze, conflitti istituzionali e di corruzioni di ogni genere, e‟ ovvio che e‟ venuto meno il principio solidarista, che ha favorito i pochi e tra questi anche gli stessi politici. L‟ unico modo per evitare che le democrazie in generale decadono ulteriolmente, e‟ quello di un ritorno alle origini, con il cittadino al primo posto. Una riforma radicale dei partiti, con disciplina post- elettorale e con un‟ unico sistema elettorale. Introducendo quelle che possiamo chi- amiamo “Cittadinarie Universalum ”. Ad ogni tornata elettorale I partiti presentano nei collegi le liste o candidati (se uninominali) con i rispettivi programmi legislativi, per le sottoscrizioni prima che vengano sottoposte alle autorita‟ competenti per la verifica; dopo chi che si da inizio alle champagne elettorali. Meta‟ collegi uninominali dove ripresentare i parlamentari uscenti e‟ meta‟ proporzionali con due preferenze dove candidare le nuove leve e i candidati che non sono stati rieletti nei collegi uninominali nelle precedenti legis- lature. Si chiama cambio generazionale e culturale o meglio, meritocrazia at is best! Va altresi estesa la mozione di sfiducia person- ale a tutti i parlamentari, per icasi di lesa sov- ranita‟. In una Democrazia parlamenatare, spetta al Parlamento sovrano regolare il li- bero mandato e non ai partiti. Se non per altro come deterrente e buona onorabilita‟ e discplina a tutti IL CONFLITTO DEI CONFLITTI A questo punto la domanda e‟ di dovere ! Perche‟ non applicare l‟ aticolo 104 anche per l‟ avvocatura come avviene gia‟ per la magistratura ? La ragione per cui i magistrati , non possono, finché sono in carica, essere iscritti, negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale, e‟ perche‟ non si puo‟ essere legislatore di mattina e escutori delle leggi di sera, Anche gli avvocati sono uomini di legge e quindi per evitare ulteriori conflitti tra il potere legislativo e l‟ esecutivo, occorre tenere fuori dalla politica anche l‟ avvocatura . ALLEANZA PROGRESSISTA E NON CENTRO SINISTRA O PARTITO UNICO Chiamatelo se volete un “minestrone con un unico sapore”. Il mondo politico e‟ sempre stato (e lo e‟‟ an- cora) diviso in progressisti e conservatoristi. Sono cambiate solo le sigle ma non il pensi- ero, e‟ rimasto lo stesso tutto: “ Cambiare il tuttto senza poi cambiare nulla” .Non sono le sigle o le faccie che vanno cambiate ma il pensiero politico, su cosa fare per il domani riparando agli errori fatti nel passato. Occorre cambiare il mondo del lavoro, caccia grossa al sommerso, alla corruziene vuoi politica vuoi amminstrativa. Un nuovo meccanismo elettorale, anzi il primo visto che per oltre 70 anni, siamo andati avanti con leggi lettorali , per dir poco anomale. Un meccanismo elet- torale che complenda anche una legge specifica su partiti, su candidature e pro- grammi legislativi. Come abbiamo sempre ribadito le candidature e il programmi legisla- tive andrebbe messi al vaglia SCUSATE ANCORA LA MIA IGNORANZA IN MATERIA Invece di revocare la consessione ad auto- strade che costerebbe alcuni miliardi ai cit- tadini, prima e dopo, si costriggesse la fami- glia Benetton a investire alcuni soldini in ma- nutenzioni di tutta l‟ infrastruttura autostra- dale ,che in tanti anni di gestione hanno ac- cumulato. Incominciando dai ponti e viadotti che hanno superato i 40 anni ? Vorrei inoltre dire ai politici e a tutti coloro che dopo la tragedia sono andati in cerca di responsabili, che la Costiziione parla chiaro: “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge de- termina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. La resposabilita‟ e‟ sempre di chi fa le leggi e quindi della politica IL POLITICANTE HA SUPERATO IL POLITICO In democarzia ci deve essere una linea di demarcazione tra il politicante e il politico o tra il politico e lo statista, altrimenti non c‟e‟ una governabilita‟ leggitima. Una cosa e‟ fare politica un‟ atra e‟ amministrare il Paese. L‟ attuala classe politica e‟ composta per gran parte da semplici o meglio sempliciotti politi- canti, (senza offendere semplici e semplicisti) in eterna campagna elettoarle. Mi chiedo se in Italia ci sono ancora politici, senza parlare di statisti o statalisti, sono quasi sicuro che non sanno nemeno il significato e dovreb- bero “googlare” .La ragione principale credo sia il fatto che, utimamente anche a livello mondiale ci troviamo al cospetto di politici indifferenti e incompetenti, perche' generati dai mass media e non dal popolo. Come abbiamo gia‟ ribadito piu‟ volte, la politica contemporanea oramai non rappresenta piu‟ il popolo ma i partiti, le lobbies, poteri forti e occulti, ergo il Dio denaro.. AMMISTRARE SIGNIFICA Popolo svegliati e chiedi piu‟ Costituzione, la nostra non e‟ mai stata una Democrazia compiuta, in quelle compiute sono i cittadini che determinano la politica nazionale e non i partiti o i capi popolo GESTIRE LO STATO, QUANDO VIENE MENO LA RE- SPONSABILITA’ PRINCIPALE, E’ DELLA POLITICA Diversamente detto: “ Anche se lo Stato siamo noi e siamo sempre noi a determinare liberamente la politica nazionale, sara‟ poi la politica a gestirlo, perche’ e’ la legge che determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e non noi. La prossiama volta che vi cade un ponte in testa, sapete su chi puntare il dito, senza aggiungere contorni giornalistici o retoriche di ogni genere. La Politica non puo‟ non sapere o non ricordare ... ARRIVERA’ SETTEMBRE E INIZIERANNO A CADERE DAL PIEDISTALLO In Democrazia cadere dal piedistallo e‟ molto piu‟ facile che nelle dittature (Autocit.) In Italia dal 48 in poi abbiamo avuto bel 64 governi, quindi un primo ministro ogni circa 13 mesi , seconso me il trio Conte & Co. si fermera' a meta' strada. Un buon politico lo si riconosce da quel che fa e non da quel che dice e sino adesso, a parte chiudere i porti, "pulire " qualche spiaggia dai " vuo 'compra'" e mettersi in conflitto con tutta l' Unione Europea, la voglia del fare e' ancora lontana anni luce. In altre parole dovremmo aspettare ancora un po' (molto probabilmente dopo la legge di stabilita') che il "Trio" metta realmente mano al contratto “stipulato” con l' elettorato; da non confondere con l‟ intera Nazione; come spesso fanno I populisti. In Italia la presunzione di innocenza e‟ garantita a tutti anche a Salvini riguardo i 49 milioni rubati ai cittadini dal suo partito, tranne al migrante che per lui o chi per lui, resta un clandestino a prescindere. Non c‟e‟ altro da mettere sulla brace, per i contorni vi consiglio di leggere i giornali E LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DELLA REPUBBLICA, SPERANDO CHE SIA L’ ULTI- MA… Ciunque abbia letto la Costituzione sa esatta- mente che nella formazione del governo ( Titolo III ) ad ogni legislature oggi come ieri e‟ il Capo dello Stato che nomina il Primo Ministro e su proposta di questo I ministri. Fin qui non ci piove ! In questa sessantaquattres- ima legislature e‟ avvenuto il contrario, I due capi polpolo dei partititi maggioritari, hanno nominato il loro capo e il Presidente della Repubblica l‟ ha formalmente confermato. E‟ la prima volta nella stria della Repubblica, sperando che sia l‟ ultima, perche‟ la Repub- blica italiana non e‟ un ancora un premiarato di fatto. Qualcuno direbbe e‟ tutta colpa di Mattarella. Perche‟ no, in base al secondo comma dell‟ articolo 92 , avrebbe dovuto care l‟ incarico di formare un possibile gov- erno al partito o coalizione con il maggior numero di seggi in parlamento, nello specifi- co a Matteo Salvini, invece di usare la carta presidenti delle camera. Adessso ahime‟ il Capo dello Stato non ha piu‟ nessuna voce in capitol, e‟ tutto nelle mani dei capi popolo appunto, al suo primo passo sbagliato (a loro dire) si invoca nuovamente l‟ accusa di atten- tato alla Costituzione; scacco matto al Presi- dente ANTI-CO-STI-TU-ZIO-NALE * "Il reddito di cittadinanza è una misura attiva rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirli nella vita sociale e lavorativa del Paese." (* incostituzionale = non contemplata dalla Costituzione, anticostituzionale = contro la Costituzione ) Sfido chiunque a trovarmi in costituzione un' articolo o un comma che sancisce i diritti ai solo cittadini italiani..."Chi non ha cognizione dei dettami costituzionali, non dovrebbe nem- meno avvicinarsi alla politica" Settembre 2018Britalyca News LondraPagina 2 prepared to see Germany rule supreme on the continent, as long as the British Em- pire could rule supreme in much of the rest of the world. This unholy yet unwritten policy was in fact what led the Tory-dominated British gov- ernment to acquiesce (indeed in some ways, encourage) the fascist-backed over- throw (achieved with Italian and German help) of the democratically elected Span- ish government, and to acquiesce in the German takeover of Austria and the Czechoslovak Sudetenland. It is also in part what led it to re-arm the British army (the only potential way of helping to deter Hitler in Europe) at less than 10 per cent a year (after a 600 per cent reduction in the 1920s) at a time when Hitler was expand- ing his army at many times that rate. Be- tween 1935 and 1939, Germany increased its total military spending more than ten- fold – while Britain‟s Tory-dominated gov- ernment expanded total UK militarily spending at only around a third of that rate. What‟s more, during the Spanish Civil War, Britain maintained an officially neutral position, but in reality secretly connived at helping General Franco‟s Nazi-backed rightist rebels as part of its appeasement policy. The existence of the empire acted as an economic and ideological magnet which enabled and encouraged the gov- ernment to imagine that Britain had no major strategic need to more substantially involve itself in Europe. The result of this blinkered view was of course catastrophic and led to the deaths of millions. Likewise, today, the current Tory govern- ment seems to think that we have no stra- tegic need to fully participate politically in continental Europe. It fondly imagines that, conceptually, the empire is still there (“disguised” as the Commonwealth), just waiting to sustain and help rescue us. Again, in continental Europe, Tory policies will lead (in the absence of the UK) to a consequent massive increase in German power in Europe, an increase which is likely ultimately to lead to problems in the EU as a whole. And just as in the 1930s, the UK‟s departure from Europe (due to appeasement and the Second World War) made us utterly dependent on the USA, so our 2019 departure from Europe (due to Brexit) will also massively increase Ameri- can influence over our economic and geo- political existence. So much for the parallels in Tory poli- cy, but what of the Labour Party leader- ships? They too were, and, to an extent, are equally guilty. Just eight months after Hitler came to power in late January 1933, the Labour leader George Lansbury delivered a speech which would have been music to the Fuhrer‟s ears if he ever heard about it – and which represented an abandon- ment by Labour of the possibility of sup- porting any real physical backing for Euro- pean stability: “I would close every recruit- ing station, disband the army, dismantle the navy, and dismiss the air force. I would abolish the whole dreadful equipment of war and say to the world, „Do your worst!‟ I believe it would do its best.” Two years later, as Hitler was beginning to massively expand the aggressive capacity of the Luft- waffe, the Labour leadership actually blocked an internal party policy proposal to support British air parity with Germany. Then, in August 1936, the party leadership (now under Clement Attlee) opted to sup- port the Tory policy of virtual neutrality in the Spanish Civil War. This meant starving the democratically elected Spanish gov- ernment of the weapons it desperately needed to defend itself against the Nazi and fascist-backed extreme-right military rebels led by General Franco. The attitude of the British government and Labour opposition tragically eroded Euro- pean democrats’ and progressives’ confi- dence that Britain would help bolster stability and democracy in Europe. Although in June 1937, the Labour leader- ship technically changed its view on Spain- related neutrality, it was a largely ineffec- tive policy change because the party lead- ership (though not all the party‟s members) still opposed allowing arms to be sent to help save democracy. Instead, it devel- oped a respectable-sounding compro- mise: the sending of milk and other food- stuffs to victims of the conflict rather than pressing the UK government to allow arms shipments to protect Spanish democracy. Indeed, for almost two years, as fascism was taking over Spain, Labour‟s National Executive Committee (NEC) refused to meet with the Labour grassroots-backed popular campaign. Even just four months before the Second World War finally broke out, the Labour Party conference, on the urging of the party leadership, rejected a motion critical of the NEC‟s complete fail- ure to campaign effectively against Nazi- backed aggression in Spain. That was despite the fact that the leadership had, in 1938, spoken strongly against Chamber- lain‟s notorious Munich agreement with Hitler. Neither did the Liberals consistently cover themselves in glory. They too, for most of the period, failed in any concrete way to help the Spanish republic defeat the fascist and Nazi-backed forces ranged against it. However, the Liberal leadership was criti- cal of appeasement (and voted against the Munich Agreement), despite the fact that three years after Hitler had come to power (and well after his totalitarian and antise- mitic attitudes had become blatantly obvi- ous), the father of the House of Commons, David Lloyd George (who had been Liberal Party leader till 1931) had gone to Berlin to meet the Fuhrer and had publicly declared that his host was none other than “the George Washington of Germany” and “one of the greatest [men] I have ever met”. That whole sorry story of much of the Brit- ish political establishment‟s ill-conceived slow-motion abandonment of our continent took place eight decades ago. But tragically, here we are again, with a Tory government and the Labour leader- ship both betraying our continent through their support for Brexit, albeit substantially different potential versions of it. Tories at war: Boris Johnson 'suicide vest' Brexit jibe causes divide Pre-referendum, 74 per cent of MPs were anti-Brexit – but that did not stop the vast majority of them, for politically opportunis- tic reasons (sidelining Ukip) from voting to hold a referendum. Most of the anti-Brexit MPs (including most Labour, Tory, Liberal Democrat and Green ones) thought they could have their cake and eat it. They thought they could come up smelling of ros- es and still win the referendum. They were ever so wrong and, tragically, had absolute- ly no understanding of the forces they were unleashing. Most of those 74 per cent of MPs still know that Brexit is likely to severely damage Brit- ain and our continent, both economically and in terms of political stability and securi- ty. They still know that the key people who will rejoice over Brexit will be Putin and oth- er ultra-nationalist, often Russia-aligned, extreme-right movements in Europe. They know that geopolitically European democra- cy will be weakened. They know that pro- Putin forces still occupy parts of Ukraine, and that some Russian politicians have threatened parts of the EU. They know that Brexit is likely to harm Nato. They know that far-right nationalists are on the rise in many parts of Europe and that both directly and indirectly, politically and economically, Brexit is likely to help their cause. And yet, the leaderships of both major politi- cal parties persist in hurtling towards the Brexit precipice like lemmings bent on ignor- ing the lessons of the past, and weakening Europe and its long term stability. Over a century ago, the Spanish-born Har- vard philosopher Professor George San- tayama warned humanity that “those who cannot remember the past are condemned to repeat it”. Since the end of the Second World War, most of Europe has enjoyed relative peace and prosperity, partly thanks to the existence of the European Union and its predecessor organisations. The history of Europe over the past several hundred years has repeatedly demonstrated what an inher- ently unstable continent we live in. The EU has helped reduce national rivalries and held our continent together. If that geopoliti- cal gravitational energy did not exist, then Europe would risk reverting to its past; na- tionalist and xenophobic centrifugal forces would erode its unity, be exploited by its enemies, and eventually tear it asunder. Britain has one of the three biggest popula- tions and economies in Europe, one of its the largest militaries, and has been tradi- tionally a major link between the EU and the rest of the world. Britain‟s role in Europe is therefore crucial for long term European stability and prosperity. If – helped by Brexit – Europe splinters, declines and enters into an era of instability, it is the British people just as much as the French, the Germans, the Italians, the Poles, who will suffer. If only more of our politicians would listen to the good professor Da: l‟ Indepent Di David Keys These are the terrifying parallels between Brexit and the appeasement of Hitler in the
  • 3. Pagine 3 DALL‟ ITALIA & DALL‟ ESTERO BRIGNOLAPaginea 14 Vignette Britalyca News Londra Britalyca News Londra L’ACCOGLIENZA I Connazionali oltre confine non fanno più “notizia” già da parecchio tempo. In Patria sono considerati parti integranti della Comunità ospite e la memoria per l’Italia si suppone che sia “svanita”. Non è, sempre, così. Anche se la stampa s’interessa degli esodi di disperati che nulla hanno da condividere con gli italiani che si sono trasferiti “altrove”. Gli italiani all’estero hanno loro convinzioni sulla realtà della Penisola. Sono informati, interessati e, assai spesso, anche coinvolti. Insomma, i milioni d’italiani nel mondo sono la realtà di uno stato sociale che si è sviluppato altrove, ma non estraneo alle vicissitudini della terra d’origine. Per quelli che sono nati lontano e della nostra lingua non hanno perfetta padronanza, restano le tradizioni e il desiderio d’italianità. Si lasciava lo Stivale per cercare in altre terre pane, lavoro. Insomma, un futuro . Dagli anni’50, migliaia d’italiani si sono riversati in altri Stati europei e del Mondo; fieri della loro origine e motivati nel voler riuscire a dare una dimensione al loro futuro. All’estero, li attendevano sacrifici ed anche umiliazioni. Non si sono arresi. Sono andati avanti. Se le due prime Generazioni di Migranti si sono disperse nell’oblio dell’età, i loro figli e i loro nipoti hanno continuato per quel concetto d’appartenenza che non è venuto mai meno. Anche negli anni più difficili. Ora che la nostra Emigrazione è ripresa, l’Italia dovrebbe fare di più, e di meglio, per questa realtà sociale vincolante. Un’iniziativa che, prima di tutto, intendiamo accrescere con l’aiuto di tutti. Oltre queste riflessioni, aspettiamo i riscontri dei Lettori. Le conquiste sociali, quelle vere, non possono essere parziali e non si realizzano da sole. Anche l’informazione ha da rivelare il suo ruolo; sempre nella considerazione dell’accoglienza e dell’ascolto. “Il Corriere Europeo” è pronto a fare la sua parte. . NOI E LORO Tra i nostri Emigrati e Immigrati i punti d’incontro sembrerebbero pochi. Ma la realtà, che viviamo nel quotidiano, ci consente una visione più concreta di un fenomeno sociale e umano da monitorare con cura. Da noi si tende, soprattutto sul fronte politico, a tener “separate” le due facce di un problema che, invece, hanno aspetti in comune. Meglio, quindi, tentare di chiarire la realtà per non distorcere la storia di questo nostro Paese che si è dimostrato disponibile, da subito, all’accoglienza; ma non a tollerare le “invasioni” selvagge e lo “sfruttamento” delle disgrazie altrui. La nostra Emigrazione ha iniziato a essere monitorata verso la fine del 1900. L’Immigrazione, diretta verso la nostra Penisola e l’Europa, è cominciata verso gli anni’80. Dal 1992, il Parlamento italiano ha iniziato a legiferare per disciplinare i flussi migratori. L’integrazione è diventata una delle possibilità nazionali. Almeno nei suoi aspetti più palesi. Si trattava, però, d’emigrazione non “patologica”. Il nostro Paese, tuttavia, fa parte di un Sistema che ha da affrontare l’attuale emergenza immigrazione in un’ottica comunitaria. Ovviamente, non solo sotto il Settembre 2018 Settembre 2018 I Connazionali oltre confine non fanno più “notizia” già da parecchio tempo profilo di sostegno economico. Gli interventi non hanno da coinvolgere unicamente gli Stati che s’affacciano sul Mediterraneo. I seguiti umanitari fanno parte della cultura dell’Europa stellata. E’ difficile non essere obiettivi. L’UE, nel suo complesso, deve farsi carico, nel concreto, dei destini di una fitta Umanità che viene da lontano e tenta di trovare una sorte migliore lontano dalle guerre e dalle dittature. L’importante è non dimenticare le nostre radici storiche e sociali in nome di una pluralità che, restando solo di facciata, potrebbe arrecare più danni che vantaggi. Ora l’UE dovrebbe varare norme in materia per chi giunge dall’altro capo del “Mare Nostrum” e dall’est del mondo. L’Italia, come da sempre, non mancherà di fare la sua parte. Gli altri Stati membri dell’Unione facciano la loro. Anche perché non saranno i muri, reali o ideologici, a frenare il flusso di un’Umanità dolente e disperata. Oggi, fare il punto della situazione resta l’unico sistema perchè gli eventi non volgano in peggio. IL PROGETTO Tra rinvii con esternazioni senza tempo, la partita politica Salvini/Di Maio s’è conclusa. Comunque, da quanto è emerso, il quadro politico potrebbe ancora cambiare. Il Potere Legislativo è stato varato senza palesi difficoltà. Quello esecutivo è ancora da interpretare; ma già è motivo d’attrito tra i partiti d’”opposizione”. Di più non è possibile evidenziare proprio perché non sono ancora operativi i contenuti del contratto di governo. Del quale dovrebbe essere garante il Capo dello Stato. Nella foga della disamina, resta da chiarire come andrà a essere gestita la politica della formazione di “centro/destra” con possibili aperture esterne di sostegno. Non è neppure da escludere, però, la cobelligeranza dei partitini che, all’occorrenza, potrebbero fare “numero” nel mucchio. Il contratto elettorale, sarà il banco di prova per la “tenuta” di un Esecutivo il cui Primo Ministro dovrà, fare i conti con un Parlamento dissimile da quello passato. Date le ammissibili “novità”, potrebbe avere buon gioco anche una sorta di “fiducia” con voto segreto. Lega e Cinque Stelle faranno di tutto per non “mollare”. Se il contratto non dovesse essere condiviso da una certa maggioranza parlamentare, non ci sarebbero altre occasione. Il Potere Legislativo sarebbe nelle condizioni di discutere e approvare una nuova legge elettorale. LA TERAPIA L’attuale “terapia politica”rivelerà la sua efficacia nell’ autunno. Ma il “malato” potrebbe “spirare” prima. Questa è la situazione che si percepisce in Italia. La crisi economica, antica e reiterata ci ha messo a terra. Ma non solo. Mentre il sistema bancario nazionale è stato tutelato, accedere al credito resta un problema. Per parecchi piccoli imprenditori si è fatto impossibile. La macchina economica nazionale è ancora inceppata. Intanto, tirare avanti, è un’impresa che metta a dura prova anche il più diligente degli imprenditori. La burocrazia nazionale non concorre, certamente, a migliorare il quadro sociale del Bel Paese. Tantomeno, quello economico. Del resto, la pressione fiscale, indipendentemente da ogni altra stima, resta alta. Ipotecando, tra l’altro, il futuro di un’intera Generazione di lavoratori e senza garantire una serena vecchiaia a quella che è destinata a uscire della realtà produttiva. Ma non è tutto. Tra accise, addizionali locali e nazionali, andare avanti è quasi impossibile e il rischio di recessione resta. Purtroppo, non esiste una “cura” sicura per frenare il depauperamento delle risorse nazionali. Neppure il “contratto” Di Maio/ Salvini. Certamente non è impoverendo il Popolo che sarà possibile limitare tanti effetti negativi. L’Italia è uno dei Paesi UE con una macchina dello Stato a ingente costo e a basso rendimento. Una terapia, poi mai sperimentata, poteva essere quella del federalismo fiscale. Da noi, si è fatto un passo indietro. Ci sono, così, dei vincoli che restano in primo piano ed è molto più facile concentrarsi sul “mucchio” che mettere a “fuoco” le speculazioni di pochi. Insomma, chi rischia sono sempre i più “deboli”. Ma non è ancora finita. La nuova dirigenza politica dovrà dimostrare un impegno che potrebbe essere anche frenato da chi, almeno sulla carta, è alleato dell’accoppiata Di Maio/ Salvini. La “terapia” per salvare l’Italia resta, di conseguenza, ancora da sperimentare. Intanto, aumenta la disoccupazione e calano gli investimenti. La Penisola torna a essere a rischio. L’ITALIA DEL CENTRO/ DESTRA In Italia è complicato vivere. Lo riconosciamo. Questa, in definitiva, è la risultante di una situazione che continuerà. Che cosa accadrà nel Bel Paese? Tutti si sono resi conto che la “politica” dei partiti è ben differente da quella “economica” che dovrebbe ridare linfa al Paese. La legge elettorale “Rosatellum” non ha fatto prodigi. Con l’autunno, rivedere la situazione, nel suo complesso, rappresenta, quindi, la regola per tentare d’uscire da un ginepraio che ha spiazzato tutti. Solo i politici sembrano non risentire della risacca che ha dilavato anche i migliori proponimenti. L’Italia ha un sistema economico “libero” all’interno che, però, si presenta maggiormente esposto alla speculazione internazionale. Altra nota: si dovrebbe tutelare maggiormente la produttività con un criterio di più ampio mercato che, invece, è stato “limitato”. Che certe regole non siano rispettate si evince anche dal numero di simboli elettorali, vecchi e nuovi, che interferiscono nello scacchiere politico italiano. Anche se qualcuno sarà ricusato, sono sempre troppi. Almeno per un Paese dove vivere alla giornata, è sempre più difficile e far fronte ai propri impegni spesso impossibile. Oggi le imprese, piccole e medie, chiudono i battenti per mancanza di richiesta e per un mercato che non tiene conto delle esigenze di chi vorrebbe andare avanti. Non è lontano il giorno nel quale saranno le “grandi” imprese a essere coinvolte. Vivere d’espedienti resta una regola. Risparmiare è quasi impossibile. Fare delle previsioni nella Penisola rimane un problema anche per gli economisti più considerati. Per carità, non è nelle nostre corde fare della filosofia disfattista, solo non si dovrebbe dimenticare che l’Italia è parte di un’UE della quale ha accettato, nel bene e nel male, le regole. Il bilancio pubblico è sempre più “pesante” e le iniziative private, quelle che potrebbero offrire occupazione, sono intralciate da opercoli che fanno preferire non “rischiare”. Ora non resta che attendere le decisioni del Parlamento che dovranno essere operative entro l’autunno. Certo è che i “lacci” economici potrebbero essere districati da questo Esecutivo di Centro/ Destra sempre se avrà le capacità d’impegnarsi anche sotto il profilo socio/ economico. La prima verifica, almeno per quanto ci compete, la faremo nel gennaio 2019 OLTRE LA SPERANZA L’autunno ha trovato la Penisola in condizioni socio/politiche non migliori dello scorso inverno. Il panorama, e non solo istituzionale, continua a presentarsi complesso e mancano, sfacciatamente, gli accordi per superare le difficoltà correlate a un’economia ancora tutta da inquadrare. L’attuale maggioranza di Governo supererà, però, le insidie di una stagione che già si annuncia non priva d’incognite anche per quella che, ora, è l’Opposizione. Ovviamente, più formale, che sostanziale. Per la verità, lo avevamo già intuito dalla scorsa primavera. L’abbinata Di Maio/Salvini avrà da affrontare anche gli incerti di questo quadro“politico” nazionale proprio in un momento nel quale l’economia italiana avrebbe bisogno di una carica di fiducia maggiore per consolidare i potenziali segnali di ripresa. Del resto, non intravediamo scelte se non una prova di buona volontà che consenta ai politici di ritrovare un piano di confronto. Quello che manca da troppi anni. Ora non si può fare filosofia dei problemi del Paese. O si torna su una via percorribile o i risultati elettorali dello scorso marzo sarebbero vanificati. Non riteniamo più concepibile restare spettatori di una situazione che non favorirebbe, indubbiamente, la ripresa del Paese. Anche tenuto conto che la “maggioranza” di governo dovrà dimostrare le sue capacità operative. Le nostre valutazioni non intendono essere solo un segnale preoccupante di qualunquismo politico. Intendiamo, invece, mostrare che il potere esecutivo ha da tenere in maggior conto le previsioni socio/economiche già ben note dallo scorso anno. Insomma, i capitoli politici non si eliminano, ma si possono integrare.
  • 4. Pagine 13Pagina 4 ECOMONIA Britalyca News Londra Britalyca News Londra INCHIESTA Colla, coca, eroina: in Italia l'emergenza droga comincia a 8 anni que costosi, come per esempio la revisione della legge Fornero sulla previdenza o la cosiddetta pace fiscale, eufemismo che serve a nascondere il più classico dei con- doni I conti non tornano, come era evidente sin da principio, ma il tempo delle chiac- chiere adesso sta per finire. Nell’ulti- ma settimana di settembre l‟esecutivo gi- alloverde è atteso al primo esame concreto. In vista della legge di bilancio per il 2019, da chiudere entro il 20 ottobre, va presentata alle Camere la Nota di aggiorna- mento al Def, il Documento di economia e finanza che riassume obiettivi e interventi del governo in tema di conti pubblici. A metà ottobre quelle carte dovranno es- sere recapitate anche alla Commissione europea. L‟Italia, che negli anni scorsi ha ottenuto margini di manovra ben più ampi rispetto agli altri Paesi Ue, corre da tempo sul filo della bocciatura per deficit eccessi- vo. I piani di rientro messi nero su bianco dai precedenti governi, quello di Matteo Renzi e poi del suo successore Paolo Gen- tiloni, indicano obiettivi che oggi sembrano irrealistici alla luce della nuova congiuntura economica, con il Pil che rallenta rispetto alle previsioni. Come dire che il confronto con Bruxelles si presentava già pieno di insidie ancora prima della svolta sov- ranista e populista della nuova maggio- ranza. In largo anticipo rispetto alla politica, però, potrebbero essere i mercati a fischiare la fine della ricreazione per il premier Giuseppe Conte e i suoi ministri. Se gli in- vestitori dovessero convincersi che Roma non è in grado di tenere sotto controllo la spesa pubblica, le tensioni sui tassi dei titoli di Stato italiani si moltiplicherebbero. Dalla metà di maggio, quando ha cominciato a prendere forma il nuovo governo, la differ- enza di rendimento tra i Btp decennali e i bund tedeschi di pari durata, meglio nota come spread, è quasi raddoppiata e ormai corre intorno ai 260-270 punti. Questo sig- nifica che il costo del nostro debito pubblico è in netto aumento, quando ancora non si conoscono i dettagli della legge di bilancio. Questi oneri si vanno ad aggiungere alle somme necessarie per finanziare gli impegni, di certo rivisti al ribasso, che Cinque Stelle e Lega si sono presi di fronte agli elettori. Per dare un‟idea delle cifre in gioco basta segnalare che secondo uno studio dell‟Ufficio parlamentare di bilan- cio, nel 2019 l‟Italia dovrà piazzare sul mer- cato titoli per 380 mil- iardi. In caso di spread in rialzo, la spesa per interessi tornerebbe quindi a crescere dopo anni in cui, anche per effetto degli acquisti della Bce, il cosiddetto Quantitative easing (Qe), questa voce si è ridotta dai 64,2 miliardi del 2012 ai 53,2 miliardi del 2017. Un taglio di 11 miliardi che ha contribuito a migliorare i conti pubbli- ci. Alla luce dell‟impen- nata dello spread, e di nuovi possibili futuri aumenti dei tassi, ques- ta spirale virtuosa sem- bra destinata a inter- rompersi. Anche perché ad ottobre la Bce ridurrà i suoi acquisti di titoli di Stato, per poi fermarli del tutto entro fine anno. Ricapitoliamo: a bocce ferme, cioè senza calcolare gli oneri per finanziare le riforme promesse, la legge di bilancio parte già con un handicap pari a circa a un punto di Pil, una zavorra prodotta dal rallentamento dell‟e- conomia e dalla maggiore spesa per inter- essi. Previsto inizialmente (nei piani del gov- erno Gentiloni) intorno allo 0,8 per cento, il rapporto tra deficit e Pil viaggia verso quota 2 per cento e minaccia di andare a sbattere contro il muro del 3 per cento, fissato dalle regole europee come limite massimo da non superare. A questo punto però, la preoccupazione prin- cipale non sembra neppure più il confronto con Bruxelles. A breve termine sono gli in- vestitori internazionali che vanno rassicurati. Questa sembra essere la missione principale a cui si sta dedicando il ministro dell‟Econo- mia Giovanni Tria, impegnato a spegnere i focolai di tensione che si accendono sui mer- cati attorno ai piani del governo gialloverde. «L‟avvio delle misure principali del contratto di governo è compatibile con i vincoli di finan- za pubblica», ha dichiarato Tria al Sole 24Ore lo scorso 8 agosto. La frase contiene una parola chiave, “avvio”, che serve a sal- vare la faccia ai due azionisti di controllo del governo, Di Maio e Salvini. Entrambi pos- sono così rinviare a un futuro indefinito l‟at- tuazione delle riforme annunciate in campa- gna elettorale, a cominciare da flat tax e red- dito di cittadinanza, prendendosi allo stesso tempo il merito di aver comunque messo le basi della rivoluzione economica populista. Niente da fare, quindi, per la tassa piatta. Il nuovo sistema fiscale propagandato per anni dal leghista Armando Siri, ora sottosegretario alle Infrastrutture, avrebbe dovuto alleggerire il peso del imposte sui cittadini e rilanciare l‟economia grazie al maggior reddito reso disponibile per i consumi. La riforma potreb- be alla fine risolversi in una più modesta revi- sione delle aliquote Irpef, che passerebbero da cinque a tre. Anche questo intervento, però, richiede tempo e risorse finanziarie, almeno 10 miliardi. Se ne riparla nel 2019, o forse più avanti ancora. Pure il reddito di cittadinanza si fermerà all‟antipasto. Più soldi per i centri per l‟impiego e una nuova legge sulla cassa integrazione, con l‟obiettivo di allargare la platea dei lavoratori che ne avrebbero diritto. Poca cosa davvero, in confronto alla promessa dei Cinque Stelle, che vagheggiavano un sussidio pubblico per tutti i cittadini in cerca d‟impiego. Intanto, mentre si avvicina l‟appuntamento decisivo con la legge di bilancio, il dibattito politico segue un canovaccio che ha del surreale. Ministri, sottosegretari e par- lamentari della maggioranza lanciano proposte che sembrano studiate apposta per tenere alto il morale della truppa, cioè dei milioni di elettori che hanno votato Cinque Stelle e Lega. Ecco qualche esem- pio. Tagli alle pensioni d‟oro, che poi sarebbero quelle sopra i 4 mila euro al mese, per finanziare l‟aumento delle min- ime. Nuovi sgravi per le partite Iva. Incentivi alle aziende appena nate. E adesso, dopo il disastro di Genova, è stato sganciato anche il ballon d‟essai di una ipotetica nazional- izzazione di Autostrade. Una misura estre- ma che potrebbe costare, solo di indenniz- zo al venditore, cioè la holding Atlantia dei Benetton, una somma nell‟ordine dei dieci miliardi, ma forse di più. Per non parlare, restando in tema di trasporti, del sal- vataggio di Alitalia, di cui, secondo il gov- erno, dovrebbe farsi carico almeno in parte lo Stato. In coda a questo florilegio di promesse mancano del tutto, o sono molto vaghe, le indicazioni su come reperire il denaro desti- nato a finanziare le nuove spese. L‟elenco dei possibili interventi è lungo, ma tutti han- no il medesimo difetto: risulta quantomeno difficile quantificare le risorse che potreb- bero garantire. Si parla di privatizzazioni, di tagli alla spesa corrente, di lotta all‟eva- sione fiscale, accompagnata dal riordino delle cosiddette tax expenditures, cioè gli sconti d‟imposta elargiti a svariate categorie di cittadini e imprese. Tutte le misure citate hanno un gettito incerto, se non aleatorio. Un esempio: quanto potrà fruttare la pace fiscale predicata da Salvini e affidata, se mai si farà, ad Antonio Maggiore, il gener- ale della Guardia di Finanza appena messo a capo dell‟Agenzia delle Entrate? La Lega pronosticava introiti per 50-60 miliardi, ma i dati più attendibili in circolazione au- torizzano a prevedere che il provvedimento non frutterà più di 3-4 miliardi. Un incasso una tantum, comunque. E quindi l‟anno successivo, in mancanza di quei soldi, si dovrà cercare un‟altra pezza per il bilancio delloStato. In passato, nel tentativo di arginare il deficit, i governi hanno preso la scorciatoia dei tagli agli investimenti pubblici. Dai grandi lavori fino agli interventi per scuole, strade e ospedali. Adesso Roma vuole invertire la rotta e chiederà all‟Unione Europea nuovi margini di manovra, anche al di fuori delle regole comunitarie di bilancio, per affrontare l‟emergenza infrastrutture. Già nel 2016, la Commissione aveva au- torizzato spese supplementari per un impor- to pari allo 0,25 per cento del Pil, circa 5 miliardi di euro. Il governo però non è ri- uscito a realizzare tutti gli investimenti pro- grammati in opere pubbliche e quindi la flessibilità concessa si è alla fine ridotta allo 0,21 per cento. Non è un bel precedente per un Paese che reclama risorse per aggiustare strade, ponti e gallerie. E per un governo che tende a scaricare la colpa dei suoi problemi di bilan- cio sui burocrati di Bruxelles. Da: http://espresso.repubblica.it ( 28,oct. 18 Settembre 2018Settembre 2018 C‟è un video cliccatissimo in rete che rac- conta alla perfezione il distacco tra propa- ganda e realtà. Parole e immagini che se- gnalano il vuoto di senso in cui restano sospese le promesse irrealizzabili dell‟ulti- ma campagna elettorale. «Un impegno concreto, fattibile», esordisce Matteo Sal- vini nella clip di Youtube. Un Salvini dall‟ar- ia vagamente professorale, sguardo fisso in camera, camicia bianca d‟ordinanza e giacca scura. È il primo marzo, sprint finale dell‟ultima campagna elettorale. Il leader della Lega, davanti a un cartellone pieno di numeri, spiega che metà del prezzo della benzina finisce nelle casse dello Stato sot- to forma di tasse. Di accise, per la preci- sione. Niente paura. «Se vinco le elezioni faccio giustizia», annuncia il futuro vicepremier. «Datemi fiducia e io taglio», promette, perché «gli italiani non possono pagare la benzina più cara d‟Europa». Fac- ile, no? Zac, gesticola Salvini con due dita che si fanno forbice. E infatti, una volta vinte le elezioni, arriva la solenne promes- sa: «Basta con le accise». Quando? «Alla prima riunione del consiglio dei ministri», disse il capo leghista.# Ebbene, il governo gialloverde è in cari- ca ormai da tre mesi ma le tasse sulla benzina sono ancora lì e potrebbero re- starci a lungo. «Entro l‟anno via le accise», ha aggiustato il tiro Salvini lo scorso 20 agosto. Intanto però la sua promessa elet- torale è finito nel calderone degli impegni solenni liquefatti dal sole caldo della realtà. I calcoli sono presto fatti. Grazie alle accise lo Stato incassa ogni anno circa 25 miliardi. Se si decide di fare a meno di quei soldi (in tutto o in parte), bisogna trovare risorse che vadano a coprire il buco in bilancio, oppure ridurre la spesa in altri settori, op- pure ancora le due cose insieme. L‟alterna- tiva è gonfiare il deficit e quindi il già colos- sale debito pubblico. Il fatto è che il taglio delle accise è solo uno dei tanti capitoli del gigantesco libro mastro delle promesse elettorali dei due partiti di governo. Flat tax e reddito di cittadinanza, innanzitutto. Da come sono state presentate in campagna elettorale, queste due novità comportereb- bero una spesa complessiva pari al 6-7 per cento del Pil, poco meno di 100 miliardi. A questa somma andrebbero poi aggiunti una serie di impegni meno roboanti ma comun- Le promesse di Lega a e M5S alla prova del Def: ecco cosa ci aspetta L'economia frena, i mercati mandano segnali preoccupanti e lo Stato deve piazzare quasi 400 miliardi di di titoli mentre il paracadute Bce si sta per chiudere. I segnali di un autunno ad alto rischio DI VITTORIO MALAGUTTI Le scuole medie, Riccardo, le ha viste solo da lontano. Quel giorno di settembre è arri- vato davanti al cancello dell’istituto, l’ha fissato per alcuni secondi e poi se ne è anda- to. Per lui non ci sarebbero stati libri, com- pagni, compiti in classe. Aveva 12 anni e una sola necessità: farsi di coca e farlo in fretta. Oggi Riccardo, 16 anni appena compiuti, tossicodipendente da quattro, in fuga da tre diverse comunità terapeutiche, praticamen- te analfabeta, fa parte di quella generazione di ragazzi interrotti che aumenta giorno dopo giorno. Bambini che a 8 anni hanno già sperimen- tato le droghe più devastanti: colla e solven- ti. Tredicenni che si prostituiscono per una dose, rimangono incinte e sono costrette ad abortire. Adolescenti legati con le cinghie ai letti di contenzione, sottoposti a trattamenti sanitari obbligatori negli ospedali psichiat- rici per adulti. Eroina non più fumata ma sparata direttamente in vena, così che a 13 anni hanno già il corpo massacrato dai bu- chi delle siringhe, si ammalano di epatite e Aids, come i vecchi tossici negli anni Ottan- ta. Le loro storie, raccolte dall’Espresso, fanno rabbrividire. Sono contenute nei verbali delle forze dell’ordine che ogni giorno prestano servizio nelle piazze dello spaccio e nei boschi della droga. Sono scritte nero su bianco nelle relazioni dei Tribunali per i minorenni. Escono dalla bocca di quegli stessi ragazzi che a fatica accettano di par- lare, dalle comunità dove stanno cercando lentamente di riemergere dagli abissi della tossicodipendenza. Un’emergenza alla quale il nostro Sistema sanitario nazionale non riesce più a stare dietro. Secondo i dati ottenuti dall’Espresso, da Nord a Sud la presa in carico da parte dei Servizi sanitari locali dei minori che fanno uso di droga negli ultimi 5 anni è quasi ovunque raddoppiata. Anche i Tribunali per i minorenni - sia civili che penali - regis- trano un’impennata di baby consumatori: quasi tutti italiani, iniziano ad assumere droga in media a 12 anni. Mentre le comunità terapeutiche per minori con problemi psichici causati dalle droghe - il vero fenomeno di questi ultimi anni - si contano sulle dita di una mano. E così i bambini tossicodipendenti con disagi men- tali spesso sono trasferiti a centinaia di chil- ometri di distanza dalle loro famiglie in luoghi non idonei. O trattenuti in reparti neuropsichiatrici per adulti, dove non po- trebbero stare. Così morire di overdose è diventato nor- male Quasi 70 mila persone vengono uccise dall'eccesso di oppioidi ogni anno. Negli Usa la chiamano epidemia, ma è un fe- nomeno endemico. E sociale L’impennata dei Serd In tutta Italia - secondo i dati elaborati dal Dipartimento per la giustizia minorile del ministero della Giustizia - i minori e i gio- vani adulti (dai 18 ai 25 anni) attualmente in carico agli uffici di servizio sociale per i minorenni sono 20.466, di cui oltre 7 mila nuovi arrivi solo nell’ultimo anno. Negli ultimi 12 mesi, quelli collocati nelle comuni- tà dell’area penale - fra cui i minori che han- no commesso reati in materia di stupefacen- ti - sono stati 1.837, con un aumento di qua- si 300 unità rispetto al 2015. Poco più di cento, invece, quelli ricoverati in apposite strutture per disintossicarsi. Quando si trat- ta di minorenni infatti - i magistrati sono i primi ad ammetterlo - le comunità sono solo l’estremo rimedio. Nella maggior parte dei casi i ragazzi vengono indirizzati verso i Serd, i servizi pubblici per le dipendenze patologiche. Ed è anche qui che i numeri degli under 18 in cura negli ultimi anni han- no avuto un’impennata, al punto che alcune Regioni si sono dovute attrezzare con dipar- timenti riservati solo agli adolescenti e con la nascita di strutture private, ormai sempre più diffuse. Ma si tratta ovviamente di una panoramica sottostimata: mancano all’appello tutti i ragazzi che non sono entrati nel circuito dei tribunali e che si sono rivolti direttamente a strutture terapeutiche private. O che sono totalmente sconosciuti ai servizi sociali. In Lombardia il fenomeno è in continua crescita. A Milano nonostante le ripetute operazioni di polizia resiste il bosco della droga di Rogoredo, una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa. Le dosi di eroina vendute a prezzi stracciati - fino a 2 euro al grammo - richiamano ogni giorno adolescenti da ogni parte d’Italia. Quando non bastano i soldi, le dosi vengono pagate con la prostituzione. Non di rado, spiegano dal commissariato Scalo Romana, i fidanza- tini arrivano in coppia, ma poi mandano avanti la ragazza, che ritorna dal bosco stra- volta e in stato confusionale. Mentre all’ospedale Mangiagalli, racconta un’opera- trice in forza agli uffici per la 194, sono sem- pre di più le ragazzine tossicodipendenti che si rivolgono alla clinica milanese per abor- tire dopo rapporti sessuali avvenuti sotto effetto della droga. I dati parlano chiaro: solo nell’ultimo anno i minorenni presi in carico dai servizi ambulatoriali della Lom- bardia per la cura delle dipendenze sono stati quasi novecento. Più che raddoppiati rispetto a cinque anni prima. Tanto che per correre ai ripari l’assessorato regionale al Welfare guidato da Giulio Gallera ha au- mentato di 6 milioni di euro le rette desti- nate alle comunità. Strutture che, spiega l’assessore, devono essere ripensate per fronteggiare questa nuova emergenza so- ciale. Il discorso cambia di poco nel Lazio. Gli under 18 in cura per tossicodipendenza sono schizzati a quasi 300 nell’ultimo anno. Erano 78 cinque anni prima. La situazione è difficile anche in Emilia Ro- magna: i ragazzi che hanno avuto accesso ai Servizi per le dipendenze sono quasi rad- doppiati, passando da 207 casi a 389. Qui attualmente esiste una sola comunità tera- peutica pubblica riservata ai minori e ac- creditata dalla Regione, in provincia di Forlì -Cesena, che accoglie 12 ragazzi. Mentre la storica San Patrignano, sui colli del Riminese, fra i suoi 509 ospiti accoglie in tutto 177 giovani, fra cui minori di appena 13 anni. Ragazzi che provengono da tutta Italia, per i quali i servizi sociali dei Comuni di appartenenza rimborsano una retta di 100 euro al giorno. «Fra i 34 minorenni presenti da noi in questo momento, 30 di loro sono arrivati solo nel corso dell’ultimo anno», spiega il Presidente di San Pat- rignano Antonio Tinelli, «rispetto a 5 anni fa, per quanto riguarda i minori, c’è stato un aumento di ingressi del 70 per cento». In Veneto, invece, sono circa mille i ragazzini in cura nei 38 Serd della Regione. Alcuni di loro hanno appena 11 anni. Mentre a Trieste per far fronte al problema è nato il primo servizio per la cura delle dipendenze riservato esclusivamente ai più giovani, dove sono già in cura 170 ragazzi. Negli ultimi anni, poi, vista la difficoltà a trovare posti letto liberi nelle comunità pub- bliche o del privato accreditato, stanno cre- scendo a vista d’occhio anche le costosis- sime cliniche “rehab” su modello anglosas- sone. Al momento se ne contano una cin- quantina. Fra queste ci sono i 10 centri Nar- conon ispirati alla dottrina di Scientology, che chiedono alle famiglie dei pazienti rette da oltre duemila euro al mese. Comunità assenti al Centrosud Ma il problema per i minorenni tossicodi- pendenti non è più solo la droga. Sono so- prattutto le patologie psichiatriche, spesso scatenate dal policonsumo, l’utilizzo di più droghe, che provoca nella psiche giovane effetti devastanti. Una fetta di popolazione, questa, che sta raggiungendo numeri sem- pre più alti: secondo le stime del ministero della Giustizia, almeno il 15 per cento dei ragazzi che entra in comunità avrebbe bi- sogno di essere seguito per una “doppia diagnosi”: ovvero quando la tossicodipend- enza si accompagna a un disturbo mentale. Però le Regioni italiane attrezzate per ques- ta nuova emergenza sono ancora po- chissime. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sici- lia e Puglia, ad esempio, sono totalmente prive di strutture del genere. Richieste d’aiuto arrivano attraverso segnalazioni quasi quotidiane da parte dei Tribunali per i minorenni di mezza Italia, soprattutto al Centrosud. Per capire la portata del prob- lema basta dare uno sguardo ai numeri del Dipartimento per la Giustizia minorile: nell’ultimo anno i ragazzi affidati a comuni- tà autorizzate al trattamento della doppia diagnosi sono stati solo 6 in tutta Italia. Pochissimi e selezionati posti distribuiti in 3 strutture presenti soltanto in Liguria, Lom- bardia e Umbria. Più del 30 per cento dei ragazzi che dovrebbero essere ricoverati in una apposita comunità, rende noto la Socie- tà italiana di neuropsichiatria dell’infanzia, non trova posto da nessuna parte. «È una situazione che abbiamo denunciato più volte al ministero», spiega la presidente del Tribunale per minorenni dell’Aquila Cecilia Angrisano. «Riscontriamo almeno un caso a settimana di adolescenti con problematiche psichiche mediamente gravi e diversi casi all’anno di ragazzi con una psicopatologia strutturata spesso associata all’uso di droghe. Per questo abbiamo chiesto alla Regione di cercare di disporre almeno 3 posti letto per le emergenze di questo tipo. Anche se la soluzione», prose- gue il magistrato, «dovrebbe essere quella di costruire una comunità di riferimento per il Centrosud» In psichiatria con gli adulti E così succede che Francesca, nome di fan- tasia di una ragazza che oggi ha 17 anni, consumatrice di crack da quando ne aveva 12, venga ricoverata per 50 giorni in un rep- arto psichiatrico per adulti, nel Lazio, a cen- tinaia di chilometri da casa. Senza seguire un percorso terapeutico adatto alla sua età. E succede anche che Stefan, 18 anni, cresciuto nelle fogne di Bucarest dove ha iniziato a sniffare colla e a fumare crack all’età di 8 anni, negli ultimi 10 abbia vagato da una comunità del Centro Italia all’altra, in un crescendo di disperazione. È affetto da un lieve deficit cognitivo dalla nascita ag- gravato dall’uso massiccio di droga, e le strutture non abilitate a seguire i problemi psichici non sono state in grado di aiutarlo. Oggi, malato di epatite e sieropositivo, con- tinua ad avere rapporti sessuali non protet- ti, prostituendosi nelle stazioni. E poi esiste il problema dei mancati control- li all’interno delle numerose comunità tera- peutiche private presenti in tutta Italia, sottolineato anche nell’ultima relazione della Commissione parlamentare delle politiche antidroga. Alcune strutture si ac- creditano per ospitare ragazzi in cura con doppia diagnosi, ma non potrebbero farlo. Sarebbe successo per esempio nella provin- cia di Perugia, dove la cooperativa sociale Il Piccolo Carro è accusata - il processo è tut- tora in corso - di aver truffato per anni lo Stato chiedendo rimborsi da 400 euro al giorno per ogni ospite pur senza averne titolo. Da qui, scapparono la 14enne Daniela Sanjuan e la 16enne Sara Bosco. I resti del cadavere di Daniela sono stati ritrovati, a 10 anni dalla scomparsa, a pochi metri dalla struttura. Sara è morta di overdose due anni fa, in uno dei padiglioni abbandonati dell’ex ospedale Forlanini a Roma. Dalla colla alla coca Per chi ha cominciato ad addentrarsi nel tunnel quando era appena un bambino, tornare indietro è difficilissimo. Lo sanno bene alla comunità terapeutica Draghi Randagi, nella campagna bergamasca, una delle strutture approvate dal circuito della giustizia minorile, costruita per volere dell’Aga, associazione nata negli anni Ottan- ta su iniziativa di un gruppo di genitori di tossicodipendenti. Qui da due settimane vive Kevin, che ha cominciato a sniffare colla a 9 anni in Bra- sile e poi, una volta in Italia, la cocaina. «Ho tentato di annegare nelle sostanze il dram- ma del distacco dalla mia famiglia di origi- ne», racconta. «Ho vissuto 5 anni in cui non capivo più niente: sniffavo e mentivo». Paolo, invece, ha smesso di mentire 6 mesi fa. In 5 anni ha bruciato tutte le tappe: a 13 anni le pastiglie, a 16 la coca, a 19 l’eroina in vena. Quindi, in fumo, ha mandato tutto quello che di buono aveva al mondo: la sua fami- glia, la sua ragazza, il suo lavoro. Matteo, 17 anni, un mese fa è stato fer- mato durante l’ennesima rapina. Quando lo hanno portato in Questura i suoi occhi era- no annebbiati, continuava a ridere, come fosse impazzito. «La mia più grande fortu- na», racconta oggi, « è essere stato arrestato adesso. Così sono stato costretto a curarmi. Perché io, a 20 anni, non ci sarei arrivato». Finisce di parlare, poi corre a sistemare la sala da pranzo. Seduto al tavolo c’è Carlo, il più piccolo ospite della comunità. Lui, però, non ha tempo di parlare: sta preparandosi per la terza media. Da : L’ Espresso
  • 5. Pagine 12Paginea 5 Britalyca News Londra Britalyca News Londra l'ordine urgente di abbassare il livello dell'in- vaso, circostanza che ha determinato un forte calo di pressione all'invaso stesso con le varie conseguenze riconducibili al distac- co del monte Toc. Del resto, in quei mo- menti tragici, un qualche rimedio, seppur inutile, quelli della SADE lo dovevano pur tentare. Ma allora, quanto a responsabilita', sia pur in contesti diversi che hanno pero' come unico denominatore l'uomo, si dovrebbe fare altrettanto per il crollo delponte di Ge- nova che, mentre sto scrivendo, non ha ancora responsabili. Ed i massi che si stac- cano ad ogni pie' sospinto nei pressi di Cortina d'Ampezzo sono tutti ascrivili ad errori umani? E che dire del crollo del tetto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami avvenuto ieri, (ndr. 30.08.2018) in pieno centro storico di Roma? Ecco perche' mi danno fastidio gli "scooperisti" del senno di poi, salvo rare eccezioni che pur ci sono state e ci sono anche ora! "E' il giorno dei "mea culpa" dello Stato, qui a Longarone, dove oggi si sono raccolti quasi 5 mila volontari di protezione civile, vigili del fuoco ed altre associazioni, assieme ai soccorri- tori dell'alba del 9 ottobre 1963 ed ai familiari delle vittime del disastro ", hanno detto prima il capo del diparti- mento della protezione civile, Franco Gabrielli, e poi il ministro per l'ambi- ente, Andrea Orlando. "Come rappresentante di un pezzo di Stato, il cui compito e' la salvaguardia e la cura delle persone - ha detto Ga- brielli - vi chiedo scusa". "Trascorrendo qui questi giorni - ha aggiunto - ho percepito come quella tragedia sia ancora una ferita molto aperta, come ci sia ancora una rabbia sorda, un lutto non ancora elaborato anche perche' nessunoha aiutato queste persone ad elaborarlo". Di energia anche maggiore sono poi state le parole di Orlando, che ha anticipato di sentirsi in debito per non essere stato prima a Longarone "non da ministro ma da cittadi- no italiano". "Luoghi come questi - ha detto - dovrebbero essere le tappe fondamentali per un pellegrinaggio di costruzione della memoria e di religione civile. L'onere di rappresentare il governo qui e' molto grande perche' ho l'obbligo di assumermi colpe e responsabilita' che, per genera- zione, non mi appartengono ma che non possono essere dimenticate". "Bisogna chiedere scusa ai cittadini - ha proseguito Orlando - e questo lo Stato lo deve fare per il presente e per ogni volta che abbandona una persona. Il ministro e' andato oltre aggiungendo che la consapevolezza dei rischi connessi all'instabilita' idrogeologica del Paese "non sono migliori rispetto a 50 anni fa". "Possiamo vantare una maggiore padro- nanza della tecnica, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia e a tenere alta la guardia sono sempre le popolazioni locali. Le resistenze delle popolazioni e dei comi- tati non si possono sempre liquidare come localismi dei no, ci sono esperienze di chi vive nei luoghi che meritano altrettanto rispetto delle perizie tecniche. Le famiglie del Vajont si opposero e denunciarono per tempo cio' che gia' si sapeva e si poteva evitare". Rilevando, infine, che con un " investimento sulla partecipazione attiva si puo' costruire un rapporto positivo fra politica e cittadini". Tema, quest'ultimo, non disgiunto da quello dello sbilanciamento di investimenti pubblici a favore di infrastrutture piuttosto che ad opere di prevenzione e che e' stato sottolin- eato dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. "In questo Paese abbiamo bi- sogno di costruire meno strade e di realiz- zare piu' opere di prevenzione idrogeologi- ca". "La vera sfida di civilta' per un territorio e' quella di mettere in sicurezza i propri cittadini. Credo non sia facile districarsi a Roma su queste partite - ha concluso Zaia, rivolto ad Orlando - ma noi crediamo che il dissesto idrogeologico sia la vera partita da giocare". Insomma, tante belle parole che, al di la' di un severo e necessario "Memento Homo" per tutti, non devono infierire, a fini diversi e talvolta populisticamente, presso la gente; insomma, su questa tragedia, non si deve costruire continuamente anche una sorta di business (al di la' del doveroso ricordo delle tante vittime), ma e' necessario erigere seri e silenziosi monumenti alla memoria, riflet- tendo anche sul fatto che le vere colpe po- trebbero essere state comodamente e gra- tuitamente generalizzate, senza riflettere un po' anche sull'imponderabilita' della natura, tanto da non poter attribuire tout court le colpesoltanto in capo agli addetti ai lavori, pur non esimendoli dalle loro responsabilita' professionali. A volte, come e' successo per i recenti fatti di Genova, anche i sensori davano risultati sbagliati. So che, dicendo queste cose, mi inimico con diversa gente, ma mi pare onesto e giusto non continuare a vedere le cose sempre da un'unica ango- lazione...e soprattutto da parte di chi non conosce i vari risvolti che le hanno determi- nate. Il discorso sarebbe lungo e complesso e quindi difficile da mettere insieme... Pretendere che venga il Presidente della Repubblica a chiedere scusa, come da richiesta del Sindaco di Longarone (a mio avviso con un po' di...demagogia politica, pur ringraziandolo del diploma di soccorri- tore consegnatomi), mi pare quasi una for- zatura che stride con quanto diro' in chi- usura di queste mie affrettate considerazio- ni. Vorrei aggiungere, ma questa e' una notizia di poco conto, avevo allora composto in musica un "Inno al Vajont" che, d'accordo con l'on.lePaolo De Paoli, amico del Presi- dente Ciampi, col quale si davano del tu come ho sentito da vicino, avrei dovuto suonare detto inno, realta' che poi, per complicazioni logistiche, non e' stato pos- sibile fare. A mio modo di vedere le cose (aspetto che non e' sicuramente in linea con il film sul Vajont di Renzo Martinelli) di acqua ce ne passa... vedo infatti in questo film piu' sce- nografia correlata ad altro rispetto alla vera dinamica della tragedia, sia pur nella rap- presentazione della sua immane dolorosa realta'. Insomma, cavalcare il dolore in funzione della buona riuscita di un docu- mentario o per altri fini, e' un po' deviante, perche' analogamente, a parte l'eccezione mass-mediale della tragedia di Marcinelle che ha avuto forte risonanza per le sue dimensioni europee, si dovrebbe appunto fare altrettanto per i tanti minatori che muoiono ancora, quasi dimenticati...nel piu' assordante silenzio, anche nelle viscere della terra. E senza alcun sostegno a favore delle famiglie. A chi si dovrebbe chiedere scusa in questo caso? Dico questo perche' su questo argomento, credetemi, potrei spendere qualche pa- rola... e con lo stesso dolore che provo tut- tora per i 1910 morti del Vajont, su cui ho scritto tanto, sia da una parte che d'altra, anche in veste di Direttore della Rivista "Il Minatore". ECCO COME HO DATO L'ESTREMO SALUTO NELLA CHIESA DI CASTION-BL ALL'AMICO COLLEGA BEPI ZANFRON Bepi, voglio salutarti con queste poche e semplici parole, prendendo a prestito le tue caratteristiche di persona semplice, ma sempre disponibile in ogni occasione per comunicare con gli altri, anche e soprattut- to, attraverso quella tua macchina fotografi- ca che ha fatto viaggiare le tue foto in tutto il mondo. Non posso dimenticare la tua presenza in tante occasioni che mi hanno riguardato anche personalmente come l'in- augurazione della nuova sede della Banca Commerciale Italiana a Belluno, la presentazione di qualche mio libro, i vari incontri nei consigli direttivi dell'Assostampa bellunese presso la Sala di Cultura De Lu- ca, la premiazione per la tua professionalita' presso l'Ordine dei Giornalisti di Venezia durante la quale ho speso col cuore alcune parole nei tuoi riguardi, i vari incontri a Lon- garone per ricordare la tragedia che tutti conosciamo, l'incontro conviviale a casa mia a Zermen insieme con i giornalisti di Telebelluno ed altri giornali, ma soprattutto voglio ricordare quando, poche ore dopo la tragedia del Vajont, eravamo insieme senza saperlo, con compiti diversi, fra le macerie causate dalla diga per conoscerci molto piu' tardi e cioe' a tragedia avvenuta. Mi ricordo anche, e di cio' sono dispiaciuto, che mi avevi chiesto la mia vecchia Fiat 600, per il film sul Vajont, ma che non mi e' stato possibile farlo perche' appena qualche settimana l'avevo rottamata. Avrei tante cose da aggiungere, ma vengo all'essenza di questo mio breve saluto di commiato. Bepi, la tua semplicita' non disgiunta dal tuo modo di porti di fronte alla gente, costituis- ca, per chi rimane, un forteesempio di cui la moderna societa', stravolta da una miriade di inutili e spesso create ad arte complica- zioni, avrebbe veramente bisogno per vivere meglio. Ciao, amico Bepi. CONCLUSIONI Vorrei fare delle considerazioni finali, se vuoi anche strettamente soggettive, premettendo che, molto verosimilmente questa mia testi- monianza potrebbe apparire un po' auto- celebrativa, ma non e' assolutamente cosi', in quanto quasi tutti gli argomenti citati si inte- grano molto saldamente con l'operato di Bepi Zanfron al punto da coagularsi in una cosa sola: la realta' tragica che, insieme con lo scrivente, ha coinvolto in prima linea tanti personaggi, ovviamente apartire da Bepi Zan- fron, al Generale Angelo Baraldo, al Generale Guglielmo de Mari e, molto piu' in la', appunto anche lo scrivente, tuttora portatore di fatti e storie che sarebbe impossibile raccontare in questa sede. Io penso che il mondo stia vivendo una parti- colare situazione che da' adito a molte sorprese, spesso anche tragiche, semplice- mente per il fatto che l'uomo, spinto dalla ne- cessita' volta alla sopravvivenza personale, spesso dall'egoismo, ma anche - se vogliamo dirlo onestamente -nell'interesse della col- lettivita', non e' piu' in grado di immaginare le conseguenze che, i progetti piu' arditi, se vuoi anche suffragati e supportati dalle non sem- pre consolidate esperienze scientifiche di utilizzo futuribile, possono trarre in inganno, soprattutto quando si ha a che fare con la natura che non sempre e' in perfetta simbiosi con l'opera dell'uomo stesso. Anche per questo dobbiamo premiare il grande lavoro di Bepi Zanfron, i cui documenti fotografici che ha lasciato al mondo intero, costituiscono gia' un "memento homo" su cui riflettere onde evitare che tragedie come quella del Vajont, ma anche di tante altre, non debbano piu' accadere. Bepi, durante il suo lavoro appassionato che non concedeva limiti agli orari, ha dimostrato che, operando nella semplicita' della con- dizione umana - egli infatti era un uomo sem- plice e, per questo, ben voluto e stimato da tutti - si possono fare grandi cose nell'inter- esse della conoscenza collettiva e, allo stesso tempo, discernere - attraverso la foto - sia il brutto derivante dalle tragedie, che il bello caratterizzato dagli entusiasmi insiti in situa- zioni piacevoli da ascrivere alla storia di cias- cuno di noi. Egli, era molto fiero ed orgoglioso della sua professione, tanto da essere estremamente difficile immaginare che, all'interno di qualche sua borsa, non avesse a portata di mano la sua preziosa macchina fotografica che im- mortalava, fra le altre tante cose, anche gli incontri fra noi giornalisti, alla presenza delle massime autorita' civili, militari e religiose. E' ancora sotto gli occhi la foto di un direttivo dell'Assostampa bellunese con il compianto Vescovo di Belluno, Mons. Vincenzo Savio che, prima di lasciarci, ha voluto darci il suo ultimo saluto in Vescovado, come da foto. Ed infine, mi sento di dire, supportato dalla mia eta' certamente non piu' giovane (al mo- mento della tragedia io avevo 28 anni e Bepi Zanfron 30), che mai come in questo momen- to storico caratterizzato da eccessi di conflit- tualita' in quasi tutti i contesti della vita so- ciale, sarebbe necessario prendere ad esem- pio lasua semplicita' di vita, anche profession- ale, da estendere a nostra volta in tutti i con- testi esistenziali, esattamente come Bepi pare ancora suggerire a tutti noi dall'"al di la'", in direzione di una piu' razionale e sana consapevolezza del futuro che ci attende, nel rispetto delle persone e della stessa natura. Che ha piu' volte dimostrato di essere in con- flitto con i continui maltrattamenti subi'ti dall'uomo, a tal punto che, per certi versi,sia pur in misura diversa, potremmo tutti ed ognuno considerarci solidamente responsabili degli eventi, sia che essi portino il nome di Vajont, Marcinelle o... Ponte di Genova. A conclusione di questi miei ricordi, se vuoi anche con qualche inesattezza dovuta ad un po' di ovvia incompetenza nel contesto trat- tato, vorrei dire che Bepi si e' sempre nutrito di quella linfa professionale, pura e semplice, che attribuisce a pieno titolo questo premio alla sua memoria. Le immagini inserite nel testo - Bepi Zanfron con Arnaldo De Porti durante la consegna del "Premio alla carriera" presso l'Ordine Regionale Veneto dei Giornalisti - Bepi Zanfron - foto della mitica Fiat 600 bianca con la quale lo scrivente ha attraversato un cimitero di detriti e macerie di ogni tipo, non escluso purtroppo anche di resti umani - attestato ricevuto dal Comune di Longarone nel 50esimo anniversario della tragedia Arnaldo De Porti ………...E mi spiego. Io lavoravo a pochi metri dalla SADE di allora, a Venezia... e anche oggi, a 50 anni di distanza, provo tuttora una qualche sof- ferenza per quegli ingegneri criminalizzati (che ho conosciuto personalmente per mo- tivi professionali, come i Semenza ed i Bi- adene) i quali di certo non volevano uc- cidere. Onestamente mi sento di dire che, dopo aver avuto l'occasione di ascoltare a Venezia detti personaggi, l'imponderabilita' di questa immane tragedia va a braccetto con errori umani riconducibili solo e soltanto a detta imponderabilita', molto accidentale ed assolutamente imprevedibile, che molto verosimilmente avrebbe potuto investire anche la migliore scienza ingegneristica, per cui trovo strumentali molti feroci articoli anche da penne illustri come Gianpaolo Pansa che, nella prefazione di un libro, ha connotato la tragedia come uno strumento di solo profitto a tutti i costi. Per contro allora, dovremmo citare anche tre penne altrettanto illustri come quelle di Indro Montanelli, di Giorgio Bocca e di Dino Buzzati (tra l'altro bellunese) che, imputaro- no il disastro ad un caso fortuito, accusando i "tecnici della prevedibilita'", alias le cas- sandre, di combattere una battaglia politica a favore della nazionalizzazione, pur essen- do chiaro che qualcosa non stava funzionando nell'area del Monte Toc. Ci sarebbe anche da chiedersi perche' la se- gnalazione della Sade, qui sotto fedelmente riportata, fatta ai comuni anche piu' piccoli non sia stata accolta da coloro che adesso accusano a voce alta, anche per altri motivi che si scontrano con l'etica del dolore per i morti. Alla fine dell'estate del 1963 i capisal- di rilevarono movimenti preoccupanti della montagna, quindi venne deciso di diminuire gradualmente l'altezza dell'invaso, arrivando alla quota di sicurezza, ed il Comune di Erto su sol- lecito dei tecnici S.A.D.E. emana la se- guente ordinanza: "Avviso di pericolo continuato. Si por- ta a conoscenza della popolazione che gli uffici tecnici della Enel-Sade se- gnalano l'instabilita' delle falde del monte Toc e pertanto e' prudente al- lontanarsi dalla zona che va dal Gorc, oltre Pineda e presso la diga e per tutta la estensione, tanto sotto che sopra la piana. La gente di Casso, in modo particolare, si premuri di ap- profittare dei mezzi che l'Enel-Sade mette a disposizione per sgomberare ordinatamente la zona, senza frap- porre indugio, con animali e cose. Bos- caioli e cacciatori cerchino altre plaghe e siccome le frane del Toc po- trebbero sollevare ondate paurose su tutto il lago, si avverte ancora tutta la gente e in modo particolare i pes- catori che e' estremamente pericoloso scendere sulle sponde del lago. Le ondate possono salire le rive per de- cine di metri e travolgere annegando anche il piu' esperto dei nuotatori. Chi non ubbidisce ai presenti consigli, mette a repentaglio la propria vita. Enel-Sade e autorita' tutte non si ri- tengono responsabili per eventuali incidenti che possono accadere a colo- ro che sconsideratamente, si avven- turano oltre i limiti sopra descritti". Certamente, la SADE ha le sue re- sponsabilita' che la inchiodano come, al- meno dal mio punto di vista da profano, „Trump segreto‟ fa ancora più paura di quello conosciuto Settembre 2018Settembre 2018 Il libro di Bob Woodward “Fear”, già uscito in America, descrive l’atmosfera shakesperiana della Casa Bianca, trasformatasi nel castello di Macbeth -Funzionari e consiglieri gli remano con- tro per attenuare i danni derivanti dalle sue decisioni. -Il caso delle lettere scritte, firmate e… cestinate Di Piero Orteca23 settembre 2018 Più che paura “Fear”, “Paura”. Fear? Per noi questo ti- tolo va tradotto con “Terrore”. Se solo la metà di quello che c‟è scritto nel libro di Bob Woodward su Donald Trump è vero, allora stiamo freschi. La Casa Bianca è diventata un manicomio, dove vo- lano piatti ad altezza d‟uomo e dove, nello Studio Ovale, si entra e si esce a seconda delle paturnie quotidiane del Presidente. Una specie di castello di Macbeth di shakesperiana memoria. Per il prestigi- oso giornalista Usa, il cuore del potere mondiale si è trasformato soprattutto in un caravanserraglio della politica internazionale, in cui diversi collab- oratori di Trump svolgono il loro lavoro come i branchi di leoni nel Serengeti: lottano per la so- pravvivenza, pronti ad azzannarsi a vicenda e a fare le scarpe allo stesso capo. D‟altro canto, i re- centi “scoop” sui funzionari “infedeli” e sul vi- ceministro della Giustizia Rosenstein la dicono lunga sulla situazione esplosiva che si è creata nelle segrete stanze. Mattone in testa L‟impressione che si ricava leggendo il “mattone” di Woodward, lanciato sulla capigliatura strobo- scopica di Trump, è devastante. In pratica, il nostro destino sembra nelle mani di una sorta di Franken- stein della politica, dove sindromi, nevrosi, osses- sività e un‟ipertrofia dell‟Io si legano a una mani- festa psicolabilità di fondo. Woodward è quello che ha tirato fuori tutte le magagne del “Watergate”, affossando Richard Nixon. Non solo. È anche l‟au- tore di una serie di best seller di successo dal titolo em- blematico: Bush at War. Leggasi, per capirci, “Guerra del Golfo” (la seconda), concepita male, in modo cial- tronesco, e condotta peggio. Abbiamo definito “mattone” il lavoro di Woodward non perché sia “indigeribile”, tutt‟altro. Ma solo perché è un bel tomo di 480 pagine che diventa laterizio “politico”, nel senso che va a colpire dritto filato la cucurbitacea dell‟ex Palazzinaro. Il Mago di Oz Rivelando fatti, assurdità, ossessioni, fisime e parafernalia cerebrali che sembrano usciti dal Mago di Oz. E le fonti, per la maggior parte, sono paradossal- mente i più stretti collaboratori dello stesso Presidente, che fanno di tutto per rincollare i vasi cinesi che lui cerca di rompere in continuazione, sfasciando rapporti e relazioni internazionali. Un esempio per tutti è citato nelle prime pagine del libro. Trump ha l‟ossessione del risparmio. Qualche volta ha pensato di depotenziare il cemento delle relazioni con la Corea del Sud, ritirando il contingente americano e lasciando l‟alleato esposto con le terga allo scirocco. Dal Pentagono, al Diparti- mento di Stato, dal Consiglio per la Sicurezza Na- zionale fino al cameriere che gli serve la colazione di mattina, tutti hanno cercato di convincerlo a evitare questa mossa. Nulla da fare. Trump ha preparato la let- tera ufficiale e l‟ha firmata. L‟Aquilone Solo che non è mai partita, perché gliel‟hanno nascosta. Due volte. In che modo? Siccome soffre di vuoti di memoria, non si ricordava di averla già firmata. E al- lora si è ripetuta la solita pantomima: riunione (urlacci), pareri nettamente opposti al suo (ma si fa “come dico io”), alzatucce di spalle, dettatura, firma e… cestino. Ergo: a codesto prezzo ci pare di capire che la diplomazia internazionale Usa, in questa fase, sia gestita da una turba di impiegati in mezze maniche ne- re, che scrivono, protocollano, fanno finta di spedire, ma poi scaraventano nella spazzatura. Su input, è chia- ro, dei ministri che contano, come Jim Mattis alla Dif- esa. Funziona così? Si funziona così, quando non funziona peggio. Dal libro di Woodward si evince che la politica estera di Trump, data la scarsa memoria delle posizioni prese il giorno prima, sembra come l‟Aquilone di Giovanni Pascoli: ondeggia, pencola, urta, sbalza, risale e prende il vento. Prima, aggiungiamo noi, di calare a picco non appena cambia il tempo. Da: remocontro.it